Mini tour
Sorrento - Palinuro - Sorrento

21-23 maggio 1999

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Viaggio non particolarmente lungo in termini chilometrici, ma estremamente intenso se vissuto in chiave turistica: le tantissime cose da visitare e ammirare richiederebbero molto più dei tre giorni in cui è stato realizzato il tour in questione. Sorrento, Amalfi, Paestum, Palinuro, stiamo parlando di alcuni dei più interessanti siti italiani per quanto riguarda bellezze paesaggistiche ed archeologiche, e lungo la strada tantissimi altri posti degni una sosta! Fortunatamente, vivendo a Sorrento, conosciamo bene la gran parte di questa zona, per cui, pur godendo sempre della bellezza del paesaggio, abbiam potuto rinunciare a qualche sosta prettamente turistica e concentrarci maggiormente sull'aspetto ciclabile del nostro week-end.

Venerdì 21 maggio: partenza da Sorrento alle 6,30. Il giorno prima, e durante la notte, ha piovuto e la temperatura, esageratamente calda nella settimana precedente, si è abbassata di parecchio. Quest'ultimo dato è piuttosto confortante, ma il rischo di pioggia mi preoccupa non poco: è la prima volta che affronto un "viaggio" in bici, e per di più con una recumbent; ci aspettano circa 160 km e l'idea di dover pedalare sotto l'acqua, o di dover rimanere fermi a lungo non è per nulla divertente. E poi, siamo quasi alla fine di maggio! che scherzi sono questi? Comunque si parte. La M5 Blue Glide è caricata con due borse laterali posteriori, piuttosto contenute, ed una piccola sacca sul portapacchi: per tre giorni non c'è bisogno di molta roba, ma ugualmente il piccolo carico si fa sentire, sia per peso, sia per una pur minima differenza nell'assetto della bici. I primi chilometri di pedalata sono soprattutto dedicati a prendere confidenza con questa nuova situazione e a capire se sia diminuita la stabilità in curva e in discesa.Sorrento1.GIF (35678 bytes)
Imboccata la ss 163 Amalfitana, al bivio per Sant'Agata incontro il mio compagno di viaggio, che con un po' di accorgimenti, è riuscito a montare due piccole borse laterali sulla sua bici da corsa e, sempre seguiti da neri nuvoloni, affrontiamo la discesa che porta verso Positano. Inutile dire che qualunque turista non potrebbe fare a meno di fermarsi almeno un paio d'ore in questa perla del golfo di Salerno. Converrebbe lasciare le bici nella parte alta e, seguendo le innumerevoli scale, scendere fino alla spiaggia; per la risalita si può ricorrere ai piccoli bus che fanno il giro dell'unica strada rotabile del paese.
Proseguiamo in direzione di Amalfi e, all'altezza di Praiano, arriva il primo scroscio di pioggia: fortunatamente il tutto si risolve nel giro di un quarto d'ora e possiamo riprendere la marcia sui continui saliscendi che caratterizzano questa splendida strada da godere metro per metro. Il traffico comincia ad intensificarsi e la presenza dei pullman turistici crea qualche intoppo, soprattutto nella stretta serie di curve che porta a Capo d'Orso, l'ultimo scollinamento, tra Maiori e Vietri sul Mare, prima di giungere a Salerno. La sosta forzata per la pioggia e la paura di essere ancora costretti a fermarci, fanno sì che si decida di pedalare con una certa lena, rinunciando ad esempio alla programmata colazione ad Amalfi. Su queste strade la mia recumbent arranca con una certa fatica, ma la pendenza non è mai eccessiva così riesco a pedalare in maniera abbastanza agile, cercando di non affaticarmi troppo.
A Salerno non incontriamo traffico e, oltrepassato il lungomare cittadino, inizia un lungo tratto di pianura, quasi 40 km, che conduce alle porte del Cilento. Il paesaggio è cambiato radicalmente: il primo tratto è caratterizzato, da un lato della strada, da una periferia piuttosto degradata, dall'altro da una lunga serie di stabilimenti balneari stile anni '60, e si intuisce come nei prossimi mesi questa zona si trasformerà in un vero e proprio carnaio di bagnanti chiassosi.
Giunti nella fascia costiera di Battipaglia si perde di vista il mare in quanto tra la strada e la costa si frappone una fitta pineta. Anche qui il paesaggio non è affatto piacevole, i segni lasciati dall'uomo sono davvero tremendi: l'intera pineta è disseminata di piccole costruzioni, moltissimi i prefabbricati, il caos è tanto. Nei mesi scorsi si è molto parlato dei primi interventi di demolizione in questa zona, perché si è edificato abusiavamente su suoli demaniali; di demolizioni non abbiamo visto traccia, ma per risanare il tutto, per rimediare a decenni di scempi di ogni genere, non so proprio cosa ci vorrebbe!
Anche prima di giungere a Vietri abbiamo incontrato "il mostro di Fuenti", è ancora lì in bellissima esposizione, eppure le opere di abbattimento dovrebbero essere cominciate da oltre un mese! E poi, quanti altri mostri, perfettamente efficienti, adornano le pendici dei Monti Lattari?
A parte queste considerazioni sul paesaggio, qui si pedala meravigliosamente, la pianura sarà anche monotona, ma per una recumbent è davvero il terreno d'elezione. E' la prima volta che riesco a percorrere tratti così lunghi a pendenza zero e, sebbene si
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Alla fine di interminabili rettilinei, si giunge alla zona archeologica di Paestun, e qui una sosta è assolutamente obbligatoria, quanto meno per una foto ricordo.
Purtroppo ecco di nuovo la pioggia, ma il forte vento che ci ha accompagnato durante tutto il tragitto, abbiamo già coperto circa 100 km, lascia sperare che le nubi veranno spazzate via. Ne approfittiamo per una mezz'ora di riposo ad Agropoli.
Ricomincia una serie continua di saliscendi, mediamente meno impegnativi di quelli della costiera amalfitana, inframezzati da tratti in pianura: davvero un paradiso ciclistico! Anche il traffico, forse complice l'ora meridiana, è decisamente scarso, si pedala che è un piacere.
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Superata Punta Licosa e Ogliastro, ci fermiamo per un caffé ad Acciaroli, i bar sul porto sono pressocché deserti e la nostra apparizione, in particolare della recumbent, ha un qualcosa di fantasmatico. Si respira un'aria tipica di paese rivierasco del sud, semi addormentato nell'ora della siesta: i giovani con cui scambiamo quattro chiacchiere al bar, hanno l'aria di chi attende qualcosa che non si sa se accadrà mai, e si informano sulle più frequentate discoteche delle nostre parti. Immagini e situazioni tante volte viste al cinema e lette nei romanzi.
Ci avviciniamo alla meta: Marina di Ascea, il contachilometri segna esattamente 160 km, sono le quattro del pomeriggio, la media di viaggio, escluse le soste, è stata di circa 19,5 kmh. La stanchezza comincia a farsi sentire, le gambe sono piuttosto pesanti, ma per il resto va tutto bene. La comodità della seduta della recumbent fa sì che schiena e collo siano davvero rilassati, unico neo il sediolino rigido della M5 che fa sudare parecchio.
Ci sistemiamo in un bungalow del Villaggio Eléa, dove abbiamo modo di apprezzare la simpatia e l'ospitalità del nostro amico Pio, che da trent'anni gestisce questo club vacanze.

Sabato 22 maggio: ore 7, maledizione, piove a dirotto! Non c'è un filo di vento e il cielo è di un grigio uniforme. Siamo comunque fiduciosi che tra un po' smetterà e ci si offra l'opportunità di completare il nostro tour, che per la giornata odierna prevede la visita di Palinuro e Camerota, per un totale di circa 80 km. Passano le ore e la situazione metereologica è sempre pessima; fortuna vuole che trovi un libro di Sepùlveda, almeno la noia mi è risparmiata. Nel pomeriggio, come per incanto, la pioggia smette e verso le 17 prendiamo le bici. Non abbiamo molto tempo, ma puntiamo ugualmente verso Palinuro. La salita verso Ascea è piutosto impegnativa, così come la discesa, anche a causa dell'asfalto bagnato. Proseguiamo per una ventina di km, fino a Pisciotta e Caprioli, ma ci rendiamo conto che forse non sarà possibile, per questioni di orario, raggiungere Palinuro e ritornare al "villaggio" prima che faccia notte. Ci accontentiamo di guardare, ormai da vicino, il promontorio di Capo Palinuro.
Percorsi circa 50 km.
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Domenica 24 maggio: Rientro a Sorrento. Partenza da  Marina di Ascea alle 8,30, il tempo è decisamente bello, anche se c'è molto vento e la temperatura ancora fresca.
La strada che dobbiamo percorrere è la stessa dell'andata, ma non c'è assolutamente il timore di annoiarsi. Chi non ha potuto precedentemente fermarsi in molti posti, ha ora un'occasione in più per farlo, comunque i colori e l'aria limpida per la pioggia del sabato rendono il paesaggio particolarmente affascinante.
Pedaliamo molto agilmente, le piccole salite che, con oltre 100 km nelle gambe, ci erano sembrate relativamente impegnative, vengono superate senza difficoltà.
Prima sosta al bivio per Ogliastro: splendida pasticceria e buon caffé. Da Agropoli a Salerno, la pianura viene affrontata ad una media di circa 27 kmh, sempre con un fastidioso vento contrario. Attraversiamo Salerno poco prima dell'ora di pranzo, c'è tanta gente nelle strade, ma si cammina speditamente. La recumbent, chiaramente, dà spettacolo, molti ragazzi in motorino mi affiancano, ormai ho fatto l'abitudine; ma la cosa più bella è l'espressione di stupore dei bambini: chissà cosa immaginano nella loro fantasia vedendo un "coso" così strano! Li saluto sempre, forse per rassicurarli.
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Si sale verso Vietri, altro luogo particolarmente interessante, e non solo per le ceramiche, quindi Cetara e Capo d'Orso. Sosta a Maiori, con pizzette e caffé.
Siamo ormai sulle strade di casa: si fatica non poco subito dopo Amalfi, ma ormai sappiamo bene cosa ci aspetta. La strada diventa piuttosto trafficata di gitanti domenicali che anticipano il loro rientro. Praiano, Positano, Colli (dove il mio compagno di viaggio, Peppe, si ferma), Sorrento: è fatta, anche oggi 160 km, sicuramente percorsi in maggiore scioltezza rispetto all'andata. In totale fanno circa 370, non male per una passeggiata di tre giorni, anche in considerazione del fatto che per tutti e due si trattava della prima esperienza di vero e proprio cicloturismo.