Nel corso di mie ricerche in internet, mi sono imbattuto nel sito
dell’Associazione Internazionale di HPV, Veicoli a Propulsione Umana (www.ihpva.org),
a mia grande meraviglia ho scoperto le straordinarie possibilità
velocistiche del complesso uomo/macchina. Cito alcuni dati, che credo
molto significativi, il record di velocità nel 2002 è stato di 129,73
kmh registrato a nome dell’Americano Sam Wittingham con un veicolo
denominato “Varna Diablo” (foto in basso sx), disegnato da George
Giorgiev, sempre nel 2002 il Tedesco Lars Teutemberg ha registrato il
record di percorrenza dell’ora con 82.600 km con un veicolo denominato
“White Hawk” (foto in basso a dx), disegnato dalla Vector/IKV.
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Leggendo i dati sopra riportati, il primo pensiero che mi è balzato alla
mente è stato quello che i record velocistici, annoverati attualmente
nello sport del ciclismo, si allontanano largamente da quelle che sono
le possibilità propulsive umane, per non parlare di cosa fanno gli
atleti per raggiungerli, mi riferisco al doping, pratica diventata ormai
quasi usuale tra gli atleti professionisti e non, praticanti questo tipo
di sport, stando almeno alle notizie riportate dai media. La mia analisi
è continuata verificando l’evoluzione delle biciclette da corsa
convenzionali, e ho scoperto che in più di cento anni di storia c è
stata una notevole innovazione tecnologica su tali mezzi, mi riferisco
ai sistemi di cambio perfezionati, telai più leggeri e robusti, etc, ma
verificando le prestazioni velocistiche dei mitici Coppi e Bartali,
paragonate agli odierni campioni, la differenza è minima, ed è difficile
capire se questi minimi risultati migliorativi, siano derivati dalle
nuove tecnologie adottate, o dal miglioramento nel tempo delle
condizioni fisiche degli atleti praticanti. Nella sostanza, in quasi
cento anni di storia, le biciclette da corsa hanno subito dei
cambiamenti sostanzialmente irrilevanti se confrontati all’evoluzione
compiuta dalla ricerca sulla propulsione umana. Dopo queste
considerazioni, ho immaginato che lo studio di una nuova bicicletta, con
caratteristiche tecnologiche che possano aumentare le performance degli
atleti, potrebbe apportare un concreto giovamento allo stesso sport
nonché a tutta l’industria compromessa. L’obiettivo primario della mia
ricerca, è stato quello di individuare un veicolo nel quale inserire
caratteristiche tecniche di alta efficienza, e nello stesso tempo
pratico nel suo utilizzo, il tutto inglobato in un contesto di design
propriamente studiato per incontrare il favore non solo degli
appassionati delle corse ciclistiche, ma anche di un pubblico al momento
non ancora coinvolto in questo tipo di disciplina sportiva. Ho
denominato questo progetto “Concept Racing Bike”, e mi sono avvalso di
numerosi studi svolti sulla propulsione umana (Gross A.C., Kyle C.R.,
Malewicki D.J.), nonché di un’approfondita ricerca sull’archivio
mondiale dei brevetti, al fine di constatare i progetti già in essere su
un tale argomento. La scelta da me intravista come la migliore
all’ottenimento degli scopi prefissatomi, ha previsto la creazione di un
veicolo, in cui fosse prevista una postura prona per il pedalatore cioè,
china in avanti con gli arti inferiori che azionano un gruppo motore a
pedali posto nella parte posteriore, che si trova precisamente
all’interno della circonferenza della ruota posteriore, posizione ideale
per poter ricavare un design con geometrie telaistiche molto vantaggiose
per l’estetica del mezzo e nello stesso tempo molto vantaggiose per
l’efficienza del trasferimento del lavoro.
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Dopo approfondite prove su di un prototipo statico, dal quale ho potuto
ricavare tutti i dati necessari per la prototipazione reale, come è
possibile osservare dalle foto sotto, la geometria scelta, per la
costruzione del telaio del prototipo di collaudo, è di un’unica trave,
che collega il canotto del manubrio all’asse della ruota posteriore. Il
gruppo motore a pedali, composto da due assemblati separati, è fissato
in modo girevole alle estremità delle appendici che compongono la
forcella posteriore, a sua volta poste a sbalzo in senso posteriore,
rispetto l’asse della ruota. La contrapposizione dei pedali in entrambi
i sensi di roteo, è garantita da due catene laterali solidali con
un’alberino alloggiato all’interno del mozzo. Il gruppo della sella è
posto all’estremità dell’appendice a sbalzo solidale con l’architrave
che costituisce la parte portante del telaio. Sempre dalle foto è
possibile vedere il gruppo manubrio nel quale sono previsti degli
appoggia gomiti, che permettono una comoda postura del pedalatore e
un’ottima performance aerodinamica del complesso uomo/macchina. I
materiali scelti per la costruzione di questo prototipo sono stati
alluminio e compositi per il telaio.
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Come evidenziato in tutti i progetti concepiti a oggi, per una
bicicletta che prevedesse una postura prona, uno dei grossi problemi
incontrati, è stato quello di individuare una seduta per il pedalatore
comoda e poco ingombrante. La soluzione adottata, e riscontrata essere
la migliore, è stata quella di prevedere un appoggio parziale dei glutei
e delle estremità inguinali, rilevatasi non ostruttiva nella fase di
roteo e molto comoda nella fase di marcia.
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I test condotti con tre atleti diversi, hanno manifestato in pieno i
pregi teoricamente previsti in precedenza e riassumibili in: miglior
coefficiente di penetrazione aerodinamica dell’intero complesso
uomo/macchina, valutato all’incirca del 30%, il punto di appoggio
offerto dall’innovativa geometria del manubrio, in rapporto alla
posizione del gruppo motore a pedali, garantisce un totale trasferimento
dell’energia espressa dalle sinergie muscolari del pedalatore; altro
enorme vantaggio individuato in questa tipologia di postura sta nel
miglioramento della ventilazione polmonare; come è ben visibile dalle
foto, la sella permette al bacino una posizione naturale, e non
ostruttiva in alcun modo alla dilatazione polmonare nel momento della
respirazione.
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Sebbene i test abbiano rilevato gli ottimi
risultati enunciati, sono stati individuati alcuni errori sulla
geometria del telaio e nell’efficienza della trasmissione, tali da
compromettere le prestazioni dei collaudatori, rendendo necessario la
prototipazione di un nuovo modello. Nelle prossime settimane depositerò
un’ulteriore domanda di brevetto per invenzione industriale, nella quale
sono inglobate tutte le soluzioni alle problematiche sopra citate,
nonché un sistema di cambio rapporti completamente innovativo, un nuovo
telaio che permette un’unica misura valida per atleti con altezze che
variano dal 1.70 a 1.90 di altezza, una sella migliorativa.
Per maggiori informazioni e-mail
inntek@tin.it
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