UN 2004 IN AGRO-DOLCE
PER LA FORTITUDO ITALERI BOLOGNA

Ottobre 2004. Torniamo ad un anno fa, quando la Fortitudo baseball, marchiata Italeri, riporta a Bologna il titolo tricolore del batti e corri italiano, dopo 19 lunghi anni di attesa e dopo un campionato dominato a suon di legnate, sia in regular season che nei playoff, che è valso nell'ordine: Coppa Italia, Scudetto e diritto a partecipare alla fase finale dell'European cup, la Coppa dei Campioni per club che si sarebbe disputata nella Repubblica di San Marino nel giugno 2004. Dopo alcuni anni di duro e serio lavoro da parte della dirigenza biancoblù, con il contributo indispensabile del manager Mazzotti, la Fortitudo esce dall'inferno in cui era finita negli anni '90 e torna a sognare a cavallo del nuovo millennio, fino a raggiungere l'ambito traguardo, dopo un paio di amare eliminazioni subite in semifinale playoff, sempre ad opera degli "odiati" rivali di Nettuno. Piano piano, il baseball è tornato a riempire, anche se nelle ultime pagine, le colonne degli inserti sportivi dei quotidiani locali, ha conquistato un piccolo spazio in una Tv locale (non riconfermato nel 2004 per scelta economica), è stato ricevuto dalle massime autorità locali, con il tricolore ancora nuovo, appena cucito sulle proprie divise. La festa "sociale" dello Chalet delle Rose è voluta essere un suggello, per tenere viva la passione e la gloria ad un mese di distanza da quella sera di Modena, da quell'ultimo out di Sheldon, ed in quel periodo i dirigenti biancoblù, sull'onda dell'entusiasmo, si erano dati subito da fare per avvalersi anche nell'anno successivo delle prestazioni del gruppo vincente, a partire dalla riconferma - non scontata - della propria punta di diamante in battuta, Claudio Liverziani, ed acquisendo la promessa da parte della coppia dominicana Solano - Antigua di tornare a vestire la casacca biancoblù nella stagione successiva. Allo Chalet delle Rose è giunta la ciliegina sulla torta, dopo che in settimana era stato annunciato, seppur ufficiosamente, l'ingaggio di uno dei prospetti più interessanti fra i lanciatori di scuola italiana: Stefano Bazzarini. Ma il pezzo forte da annunciare in quella sede era uno dei punti fermi della nazionale di Faraone, un tal Giovanni Pantaleoni, ennesimo talento strappato agli altrettanto (come Nettuno) "odiati" cugini riminesi, dopo Liverziani, Sheldon e lo stesso Bazzarini. Ai sostenitori accorsi nel locale di Sasso Marconi luccicavano gli occhi all'idea di potersi gustare la stagione successiva l'ennesimo gioiello, servito sul piatto d'argento, insieme ai frizzantini e ai limoncelli della "notte sassese".

Certo, vi era gioia, mista a malinconia, perché c'era nell'aria il divorzio con Danny Newman, il pitcher della partita - scudetto e protagonista di tanti altri momenti indimenticabili nella sua permanenza sotto le due torri. Era ormai acquisito il "precoce ritiro dall'attività agonistica" della bandiera, Riccardo Matteucci, che nella sua carriera biancoblù ha conquistato più di uno scudetto, ma gli ultimi due a distanza di 19 anni, il penultimo conquistato all'età di 27 anni, e l'ultimo, quando l'età era salita a 46, ma la voglia e la passione erano le stesse. C'era il saluto a Matteo Dall'Olio, silenzioso protagonista di tante stagioni eccellenti con la F stampata sul petto, e fattore importante anche nell'ultima gara disputata a Modena; c'era l'incertezza sul fatto di poter rivedere ancora in biancoblù due assi come Cretis e Sheldon, entrambi, nei rispettivi ruoli, dighe fondamentali per bloccare il nemico ed impedirgli di interrompere il volo dell'Aquila verso il tricolore.

Si è subito assodato che i due "vciat" sarebbero stati punti fermi anche nel 2004 (con Pantaleoni schierato all'esterno destro, spostando Liverziani in prima base, anche per rispettare i ruoli ricoperti in nazionale, in vista delle Olimpiadi), così come David Rigoli, Robert Fontana e tutta la truppa dei bolognesi doc ed acquisiti. La società doveva comunque operare modifiche all'assetto del monte di lancio, vista la partenza di Newman, la non riconferma del bizzarro Heredia, l'incertezza sulle condizioni di Fabio Betto e sul ritorno di Cerbone, e comunque l'esigenza di "allungare" il bullpen, anche in vista dell'European cup. Arriva così la notizia dell'ingaggio di Ghesini, buon pitcher della Fiorentina, appena retrocessa, e soprattutto dell'ex nettunese Ozuna, come lanciatore straniero, che aveva impressionato nella sua breve permanenza in Italia. Un monte di lancio composto da Cretis, Ozuna, Betto, Bazzarini, Corradini, Milano e Ghesini: di tutto rispetto ed adeguato alla lunga e difficile stagione che ci attendeva.

Nel contempo, fra le rivali, solo Grosseto si dava da fare, rivoluzionando l'assetto della squadra, riempiendo il roster di oriundi e stranieri dal buon pedegree e rinunciando alle prestazioni di alcuni "autoctoni", a partire da Manuel Gasparri. Alle porte della primavera la "cicogna biancoblù" portava al Falchi un giovane prospetto colombiano, ma con comprovata parentela nel Bel Paese, un tal Louis Felipe Urueta Romano - dal "nickname" che per un bolognese è tutto un programma: el Pipe - che al suo arrivo veniva immediatamente aggregato agli "azzurrabili" di Faraone, ingaggiato soprattutto per dare potenza al box di battuta (tornerò in seguito sull'argomento Pipe). Ma insieme alla cicogna, purtroppo arrivava un gufo, che prima portava la notizia del grave infortunio al ginocchio occorso a Ghesini (stagione finita prima di iniziare), poi si metteva dietro alla pallina incocciata dal sanmarinese (ed ex biancoblù) Paganucci, che in precampionato, a pochi giorni dal playball, mandava in frantumi il braccio del nostro pitcher straniero (stagione persa anche per Ozuna.

In quella fase sono arrivati i primi problemi per questa stagione biancoblù ...  in chiaroscuro. Due pitcher out (tra i quali lo straniero), Bazzarini arrivato a Bologna in condizioni fisiche precarie (lancerà gara1, poi praticamente si rivedrà in campo solo dopo la sosta olimpica), Betto con il punto interrogativo ed una squadra nel suo complesso apparsa già in pre-season molto meno tonica rispetto alla stagione precedente. L'emergenza monte di lancio ha caratterizzato una buona parte della stagione, anche se - ad onor del vero - non ha influenzato più di tanto lo svolgersi della stessa e gli esiti finali. Tra l'altro, siamo arrivati a giocarci coppa e scudetto in condizioni non certo d'emergenza in fatto di pitcher. Per riassumere l'evolversi della situazione sul monte biancoblù (in certe fasi un vero "porto di mare"), ricordo l'arrivo di Jesus Matos, ennesimo dominicano, che è stato a disposizione della truppa dal secondo trittico in poi, e non ha mai saltato una partita, rivelandosi alla fine del torneo il secondo miglior pitcher del campionato italiano, dietro all'immenso ex pro Jaime Navarro, arrivato a Grosseto anch'egli da "seconda scelta"; ricordo la piacevole sorpresa di vedere Betto tornare vicino ai livelli pre-infortunio, anche se non affidabile al 100%, soprattutto come "durata" sul monte, fino arrivare all'infortunio del dopo sosta, che nei fatti ha concluso la sua stagione (sul più bello); ricordo il buon inizio di Rolando Cretis, che però si è via via scomposto, non ripetendo la stagione straordinaria del 2003, ma comunque concludendo vittoriosamente in entrambe le partite lanciate nei playoff, dopo aver infranto il record come pitcher più vincente della storia del baseball italiano (da quando si è cominciato a tenere l'archivio delle statistiche, ma comunque meglio di lui ha fatto solo il mitico Giulio Glorioso, la cui parte iniziale di carriera non è presente negli archivi); ricordo la fugace apparizione in gara1 di Cerbone, e il suo ritorno per i playoff; ricordo il ritorno di Incantalupo per darci una mano nella Coppa ed in finale scudetto; ricordo la brillante conferma di Milano, anche se nell'ultima parte della stagione ha sofferto per il superlavoro in azzurro, a fianco di un Corradini invece condizionato da malanni fisici , ma pur sempre buonO; ricordo un Bazzarini messo KO dalla schiena, ma poi tornare ed imporsi come pitcher più in forma nella parte finale della stagione; ricordo infine nei momenti di estrema emergenza la encomiabile disponibilità di Fabio Frignani e Giovanni Pantaleoni nel mettersi in gioco per il bene della squadra.

La stagione, a dire il vero, inizia con un trofeo, anche se poco ambito: la supercoppa italiana conquistata al Falchi ad una settimana dal playball, contro un Rimini davvero impresentabile. La parabola della Fortitudo baseball ricorda purtroppo quella dei cugini del basket: Coppa Italia, Scudetto, Supercoppa italiana, poi secondi posti. Ma le attese sono per il campionato vero e proprio, e per la Fortitudo si presenta una stagione da "tour de force", con un impegno per buona parte della squadra senza soluzione di continuità per quasi sei mesi. Dalla supercoppa (inizio aprile), si passa al campionato, alla settimana di coppa campioni, al recupero della gara contro San Marino, alla fase olimpica per i numerosi azzurri, alla ripresa del torneo, ai playoff destinati a concludersi oltre la metà del mese di ottobre. La pioggia "birichina" si accanisce contro il baseball e fa rimandare il playball in tutti i diamanti: anche successivamente Giove pluvio si confermerà più severo dell'anno precedente. Dunque la gara di esordio è quella del sabato pomeriggio, e l'Italeri soccombe al Falchi al cospetto degli agguerriti sanmarinesi, che hanno reso amaro l'esordio di Bazzarini ed inutile il rilievo di Cerbone, già con il biglietto aereo in tasca. L'Italeri si rifà nelle successive gare, ma con molta fatica, e sfruttando un Betto che lancia "da straniero" nel recupero di gara1. Nettuno inizia il torneo "a mille", Grosseto segue e fa già intravedere la straordinaria potenza del lineup e la capacità dei propri partenti, mettendo a luce quel Rollandini che fino a fine agosto, proprio a Bologna, si è avvalso a buona ragione del titolo di "zero pgl". La Fortitudo soffre, sbuffa, fatica a trovare la condizione dell'anno precedente, soprattutto in attacco, mentre in difesa e sul monte costruisce le sue vittorie, che non mancano sin dalla partita successiva alla sconfitta dell'esordio.

In particolare è un grande Fausto Solano che sostiene l'attacco biancoblù, quando molti compagni hanno le polveri bagnate. Una media intorno ai 600, una cifra di punti battuti a casa superiore a quello di intere squadre di A1, uno dei pochi a battere extrabase. La Fortitudo incontrerà in tutta la stagione enormi difficoltà nel realizzare questo tipo di valide. Il rapporto fra i fuoricampo battuti nel 2003 e nel 2004 è "da radice quadrata", ma mancano complessivamente le battute pesanti, ed il simbolo di tutto ciò è il bomber maximo, Claudio Liverziani, che cerca di attenuare gli effetti negativi a suon di singoli e basi guadagnate, oltre ad una condotta sapiente sulle basi, che lo ha portato tante volte a punto. Ma non può essere altrettanto per i punti battuti a casa, che per Claudio si riducono esponenzialmente, così come il numero di extrabase. La Fortitudo mostra chiare difficoltà offensive per tutta la stagione contro buona parte dei pitcher partenti, anche alcuni di livello medio, poi è capace di scatenarsi al cospetto di gran parte dei rilievi, aggiustando le proprie medie. Il sostegno del monte di lancio, una buona difesa e qualche dose di cinismo, dote imprescindibile per una grande squadra, mantengono comunque l'Italeri al livello dell'anno precedente, ed alla fine della regular season il ranking risulterà addirittura migliorato di una vittoria.

Comincia però ad affermarsi con prepotenza la supremazia della compagine grossetana, che alla fine si aggiudicherà la regular season con un ranking da record, e soprattutto lo scudetto in finale proprio contro l'Italeri. La prima ed unica sconfitta di trittico (2 a 1), patita dai biancoblù allo Iannella nel confronto di andata, segna l'allungo maremmano, che non sarà più ricucito. Nel frattempo il resto delle squadre si allinea "verso il basso": Nettuno, dopo le grane dell'inverno, dispone di una squadra non all'altezza, priva di un monte di lancio di livello, ma povera anche sul diamante. Solo un ottimo inizio ed una buona fase finale di regular season le regalano il quarto posto ed i playoff. Parma arriva terza, dopo aver rinnovato e rivoluzionato la squadra durante l'inverno, ma appare ancora acerba e soprattutto priva di quell'animus pugnandi indispensabile per chi vuole riproporsi a livelli d'eccellenza, ed inevitabilmente arrivano incredibili sconfitte anche contro le cenerentole del torneo. Rimini come al solito comincia male, poi ancora una volta rivoluziona il roster in corso d'opera, sostituendo anche stranieri non azzeccati, ma non trova quello spunto capace di assicurarle anche quest'anno la sua tradizionale rimonta, infranta proprio dalla Fortitudo, capace di espugnare per due volte lo stadio dei Pirati nella sfida del girone di ritorno. San Marino parte con grandi ambizioni, ma cala vistosamente nella parte centrale del torneo, rimediando anche una brutta figura in Coppa, davanti al proprio pubblico. Modena è condizionata dalle defezioni e dalla cattiva forma di alcuni elementi fondamentali, che avevano contribuito alla magnifica stagione 2003. Paternò, di ritorno al massimo campionato dopo una sola stagione di purgatorio, si imbottisce di oriundi e conquista il titolo di rivelazione del torneo, lottando fino alla fine per i playoff. In coda non c'è storia sia per l'Anzio, gravemente indebolita, sia per il supponente Rho, che dopo improvvide dichiarazioni di belligeranza all'inizio del torneo, in diretta nazionale, invitati alla Domenica Sportiva, si trova poi a giocare il ruolo di fanalino di coda per tutta la stagione.

L'European cup si disputa a San Marino la settimana successiva all'ultimo trittico del girone d'andata, che prevedeva per l'Italeri il difficile confronto contro il Nettuno. L'Italeri parte bene, regolando di misura la seconda squadra olandese, grazie alla completa no hit di Jesus Matos. Poi arriva la vittoria contro i tedeschi del Paderborn, che si rivelano più agguerriti del previsto, ma sono contenuti da Todd Incantalupo, tornato in biancoblù per "rubare inning" proprio nella settimana di coppa. La terza gara del gironcino è inutile, visto che Bologna è già prima e San Marino ultima, e la sconfitta contro i padroni di casa è quasi di prammatica. L'Italeri completa il percorso verso la finale battendo i temibili cechi, grazie anche ad un incredibile fuoricampo interno da quattro punti, battuto da Robert Fontana. Ma l'Italeri continua a battere poco nelle partite difficili e contro certi pitcher, e nella settimana sanmarinese è sostenuta di peso da David Rigoli (deludente invece in campionato), oltre che da difesa e monte di lancio. Solano sparisce in questa circostanza, ma non è il solo. Così in finale contro i temibili Neptunus la Fortitudo si presenta con lo spirito del condannato a morte, e questa volta arrivano anche le amnesie difensive, oltre alla scarsa vena offensiva, a togliere sin da subito ogni velleità alla compagine di Mazzotti. Matos può poco, ed è innervosito dagli errori dei compagni di squadra. Dura poco più di 3 inning. Milano frena l'emorragia, ma poi è costretto anch'egli ad alzare bandiera bianca. Liverziani illude con un solo homer, ma sarà l'unica legnata della gara, insieme ad un inutile doppio di Sheldon. Quella che si presenta sul diamante sanmarinese in quel sabato sera di finale è senza dubbio la peggior Italeri della stagione, ed avviene proprio nel momento più importante e più atteso da parte della dirigenza e di gran parte di sostenitori, anche se molti ribadiscono che "comunque è più importante lo scudetto". Purtroppo quella finale in una gara secca è stato l'antipasto della serie finale in cui ci si giocava lo scudetto, con la Fortitudo che si è trovata a ripetere gli stessi errori, seppur in forma diversa, in particolar modo sprecando ogni occasione offensiva che era stata capace di costruire.

Tuttavia la Fortitudo non esce dalla coppa con le ossa rotte, anche se nella fase della stagione che precede la sosta olimpica lascia sul campo alcune sconfitte del tutto evitabili. In particolare Paternò riesce vincere a Bologna una gara1 imbrigliando l'attacco biancoblù, mentre è più grave il cedimento progressivo di Rolando Cretis. Il lanciatore romano evidentemente comincia a sentire il peso degli anni, o semplicemente è protagonista di un periodo negativo, dovuto a malanni fisici o a non si sa che cosa. Dopo aver eguagliato il record di vittorie del suo allenatore (Radaelli), manda a lanciare al suo posto "il fratello gemello", che fatica ad arrivare al quinto o sesto inning, concedendo mediamente agli avversari un numero di valide in doppia cifra, molte dei quali extrabase, e di conseguenza un pgl che assume livelli preoccupanti. In quella fase la Fortitudo si aggiudica solitamente gara1 (Paternò a parte), grazie ad un Matos che si rivela un grandissimo acquisto e viene sempre più accostato ai migliori lanciatori del passato biancoblù, compreso il Wakita mai troppo rimpianto; nelle gare del pomeriggio invece è solito scatenarsi l'attacco, quasi a proteggere un Fabio Betto considerato, forse a torto, l'anello debole del monte di lancio, dunque vincendo gare a suon di legnate; in gara3 invece lo stesso attacco non riesce a recuperare, in diverse circostanze, i punti subiti da Cretis, talvolta al cospetto di lanciatori di medio valore, o talvolta anche di veri e propri "carneadi". Prima della Coppa arriva la sconfitta contro il nettunese Billisi (forse unica gara decente lanciata quest'anno dall'oriundo); successivamente arriva la partita vinta in quel di Rho agli extrainning, con Milano sul monte, dopo che un tal Bernazzani mette la sordina alle mazze biancoblù per nove inning filati; prima della sosta, nelle gare di Parma e San Marino, si parla addirittura di "febbre del sabato sera", con ancora Rollo massacrato dai lineup avversari ed i biancoblù incapaci di reagire a livello offensivo; alla ripresa arriva l'incredibile sconfitta sempre in gara3 contro Grosseto, che manda all'aria un clamoroso "sweep", con una rimonta senza precedenti da parte dei grossetani che, oltre a sfruttare il calo di Cretis, infieriscono su un Corradini in cattive condizioni fisiche, ed anche a Rimini la musica è la stessa, con lo "sweep" che questa volta è evitato addirittura con una manifesta superiorità, che per i riminesi è comunque la "vittoria di Pirro".

Tutte sconfitte che da una parte condannano la Fortitudo all'inesorabile secondo posto, consegnando dall'altra parte una situazione finale vittorie - sconfitte migliore della grande stagione precedente. Nel finale di stagione, infatti, la Fortitudo conserva grinta e concentrazione, strappando il 2 a 1 sia sul campo dei Pirati, che allo Steno Borghese di Nettuno. Memorabili le due gare1, vinte entrambe nel finale, interminabile quella di Nettuno finita agli extrainning e vinta da Bazzarini, con salvezza di Milano. Alla fine anche l'attacco biancoblù non esce troppo malmesso, riuscendo a stare al di sopra della fatidica media di 300 in battuta, secondi solo alla corazzata maremmana. Una media pgl intorno ai 2.6 ed un'ottima difesa sono stati capaci di consolidare al meglio queste prestazioni, dando all'Italeri una media di vittorie intorno a 800, dietro a Grosseto, ma anni luce avanti a tutti gli altri. Andando nel dettaglio però appare evidente come alcuni giocatori abbiano battuto "sotto media", in particolare David Rigoli, ma anche Frignani e Pantaleoni, entrambi comunque intorno ai 300. Fausto Solano termina la stagione vincendo la "corona" dei punti battuti a casa, ma viene preceduto da un paio di grossetani (Ermini e Ozuna) come media battuta e media bombardieri. E' il frutto di una stagione iniziata splendidamente, ma "scemata" inesorabilmente partita dopo partita, da metà torneo in poi. Claudio Liverziani invece si conferma come miglior media arrivi in base del torneo, grazie ad una media battuta comunque di ottimo livello (327) e alla sua proverbiale "selezione dei lanci" che unita al "rispetto dei lanciatori, e talvolta anche degli arbitri" gli frutta un bel paniere basi ball. Ho già detto che tuttavia a Claudio sono mancate le valide pesanti e conseguentemente i pbc. Fra i lanciatori Jesus Matos è ai livelli di Rollandini e Navarro, come numero di partite vinte, di media pgl e di strikeouts. Questi tre pitcher sono in assoluto i migliori del torneo, anche se in evidenza vi è anche il terzo partente maremmano, Riccardo De Santis, che risulterà fatale per la Fortitudo in finale. In biancoblù è da archiviare positivamente la stagione di Betto, che chiude con cifre davvero interessanti e molte partite vinte, ma purtroppo la sua stagione è interrotta da un malanno fisico successivo alla vittoria contro Rollandini, proprio nella sfida contro Grosseto nel girone di ritorno. In quella circostanza l'oriundo toscano subisce i primi punti pgl del torneo, e sono addirittura 8 in un colpo solo, e contemporaneamente perde qualche sicurezza, almeno quando si trova ad affrontare l'Italeri, che ritroverà presto in finale. Straordinaria ancora una volta la stagione di Fabio Milano, che però torna da Atene con il gomito gonfio, e si renderà disponibile solo per i playoff. Corradini invece ha patito qualche difficoltà, come si è detto, per malanni fisici ed altri problemi, come avviene in questo sport e nei tanti che si avvalgono di atleti che oltre a gareggiare, devono condurre una propria vita lavorativa e professionale.

Emerge invece alla grande Stefano Bazzarini. Dopo la gara d'esordio l'ex riminese si "era lasciato vincere" dai dolori alla schiena, e per i sostenitori biancoblù era addirittura assurto al ruolo di "oggetto misterioso". Un paio di apparizioni a Parma e San Marino prima della sosta avevano quanto meno testimoniato della sua esistenza, nota fino a quel momento a chi frequentava gli allenamenti oppure a chi volgeva l'occhio all'interno o nei pressi del dugout durante le partite. Alla ripresa delle ostilità dopo le Olimpiadi il ragazzo ha saputo strabiliare e conquistare in un amen il cuore dei tifosi, lanciando una dopo l'altra gare straordinarie da partente o da rilievo lungo. In pochi - e non mi vergogno a dire che non appartengo a questa categoria - avevano ipotizzato un ruolo del genere per questo giovane, che si pensava fosse stato preso per allungare il bullpen, e sicuramente per il futuro. Stefano ha bruciato le tappe, e forse lo stesso Mazzotti è stato preso in contropiede e non è andato fino in fondo, visto che non avuto fiducia di continuare a puntare su di lui come partente anche nella serie finale.

In tutti i modi la Fortitudo si è presentata all'esame playoff con uno stato d'animo diverso dall'anno precedente, almeno questa è l'impressione percepita, estesa tra l'altro a chi sta al di fuori del recinto di gioco. Questo perché, nonostante i risultati sul campo, la squadra è piaciuta di meno, ed a mio avviso la squadra stessa può aver percepito una sorta di "diminuzione di affetto" nei suoi confronti. E' come se dopo aver vinto lo scudetto ci si aspettasse un di più che non è venuto, e quel di meno che è arrivato è stato come amplificato. La gente si abitua in fretta allo champagne, e dopo non sa più apprezzare un buon trebbiano. Figuriamoci noi bolognesi. Tra l'altro chi segue questo sport - e alcuni gruppi di sostenitori biancoblù sono davvero eroici nell'accompagnare la squadra quasi ovunque - ha un approccio meno caloroso rispetto ai tifosi di altri sport, a partire da calcio e basket. Il baseball è uno sport intelligente, che stimola lo spettatore al ragionamento, piuttosto che al tifo e all'incitamento continuo: Grosseto è un'eccezione, dovuta anche alla grande stagione disputata. Abilmente chi governa la colonna sonora del Falchi riesce a creare momenti di appoggio che purtroppo il pubblico non riesce a dimostrare appieno. Peraltro il ritmo partita non aiuta, anche se i momenti di tensione che si vivono nel baseball sono superiori a molti altri sport di squadra. Una partita dominata dai pitcher è gradita dall'intenditore, ma allontana il grande pubblico, per il quale lo spettacolo sono le battute valide, ed il fuoricampo è il massimo dell'esaltazione, meglio di un tiro da tre o di un goal, soprattutto se le basi sono piene. Vedere una squadra che è meno spettacolare dell'anno scorso e non manda quasi mai la palla al di fuori della recinzione non ha aiutato ad incrementare il numero di sostenitori. Lo spettacolo che va in onda su Sky, che trasmette le partite della Major league, pone il baseball italiano in una sindrome di inferiorità, la stessa che subì per qualche tempo il basket quando andarono in onda le prime partite Nba negli anni '80. Gli stadi del baseball italiano sono desolatamente deserti, ed il calo di pubblico visto al Falchi va in questa tendenza, ed in parte è dovuto, soprattutto nei playoff, ad un prezzo che è sì basso se paragonato ad altri eventi, ma comunque considerato da molti non all'altezza dello spettacolo offerto, perché quando è venuta in Italia la nazionale cubana, nelle amichevoli preolimpiche, ha riempito gli stadi, a partire dall'Europeo di Parma, che di solito è semideserto. Io non sono daccordo: ero a Parma a vedere i cubani, ma mi diverto molto di più a vedere la Fortitudo. Ma purtroppo la realtà è questa.

Non bisogna demordere, ed i segni di delusione che mi è sembrato di percepire da qualche dichiarazione dei dirigenti biancoblù o fra le righe di qualche articolo sulla rivista "Fuoricampo", quella distribuita gratuitamente al Falchi, possono essere compresi, ma va comunque fatta un'analisi complessiva, di come questo gruppo dirigente abbia costruito negli anni un giocattolino che funziona e può rendersi ancor più appetibile con qualche piccolo accorgimento, senza dover per forza assumere qualche giocatore dalle Major per costringere i bolognesi ad accorrere in massa a Piazzale Azzurri d'Italia. Ho girato in questi ultimi anni alcuni diamanti del Paese, ed ho visto realtà che hanno tanto da imparare da questa squadra e da questa dirigenza. Solo a Grosseto ho visto qualcosa di simile, ma ... di simile. Credo che chi viene al Falchi possa trovare un ambiente accogliente, perché c'è qualcuno che lavora allo scopo, e possa godersi la partita nelle migliori condizioni per la stessa ragione, passando tre ore senza annoiarsi. E' evidente che quando la squadra non gira è difficile appassionarsi, dato il tipo di sport. Ma l'entourage biancoblù ce la mette proprio tutta per "coccolare", come era scritto da qualche parte, il proprio pubblico, che però più di una volta ha tradito, disertando il Falchi, anche durante gli stessi playoff.

Riprendendo la cronaca - commento alla stagione, ecco dunque i playoff. Si è detto che l'Italeri si è scelta Parma come "sparring partner" della semifinale, ma in realtà anche la Nettuno di quest'anno era tutt'altro che un brutto cliente. La sfida con i ducali è scivolata via velocemente, in quattro serate consecutive, visto che gara1 è slittata per pioggia. Quattro vittorie meritate, ma viaggiando "con il freno a mano tirato", la stessa impressione che la Fortitudo ha dato più di una volta. Saldezza del monte di lancio, con un Matos di spaventosa bellezza, e capitan Frignani in grande spolvero in battuta, oltre ad un Antigua in formato playoff (homer da entrambi). Poco altro è bastato per regolare i ducali. In alcune fasi è sembrato come se la Fortitudo giocasse come il gatto col topo, lasciando avvicinare l'avversario, poi rispedendolo indietro e senza speranze, un atteggiamento tipico di una grande squadra, cosciente dei propri mezzi, cinica.

Invece nella finale la Fortitudo si è dimenticata di tutto questo, e si è ricordata della finale di coppa. La trasferta di Grosseto è finita con il sorriso, perché dopo la sconfitta in gara1 (grandissimo Navarro, impotente Matos) l'Italeri è riuscita ad acciuffare in extremis la vittoria di gara2, dopo numerosi sprechi - diventerà un tormentone - e grazie all'inserimento dei rilievi sul monte maremmano. Un uno a uno da amministrare e sul quale sognare, che portava la firma di Bazzarini, Dallospedale e Milano. Troppi battitori però mancavano all'appello, in particolare tutta la parte centrale del lineup, da Solano a Fontana, passando da Frignani ed Antigua, per non parlare di Sheldon e dello stesso Liverziani. Solo Dallospedale ed Hecker avevano battuto con continuità, mentre Rigoli aveva cominciato a mostrare qualcosina in gara2. Grosseto aveva spremuto i suoi due partenti, Navarro e Rollandini, che avevano lanciato più di 120 palline a testa. Mazzotti aveva risparmiato Matos, rilevato dopo 7 inning ed un'ottantina di lanci, mentre in gara2 si era giocato l'arma tattica di Todd Incantalupo, ma aveva avuto bisogno sia di Bazzarini che di Milano per vincere la partita. La pioggia poi si è ripresentata per far slittare di un giorno gara3, dando 24 ore in più di riposo sia a Navarro che a Rollandini. La terza partita è comunque stata decisiva ai fini dell'inerzia della serie. Di fronte ad un De Santis con evidenti problemi di controllo, la Fortitudo andava spesso in base ed arrivava in posizione punto, ma sprecava ogni volta, anche perché non riusciva a battere valido. Frignani ed Antigua, gli "eroi" della semifinale, avevano le polveri bagnate, Solano era finito nell'oblio più completo. Non basta un buon Cerbone per vincere una gara finita 2 a 1 per i maremmani, grazie alla battuta decisiva dell'ultimo del lineup, quel Andrea De Santis, fratello del pitcher, che questa finale non doveva neanche disputarla, fino al forfait di Francia, trovato positivo in Grecia. Per quanto riguarda Riccardo De Santis, arrivato al limite dei 130 lanci, per lui una serata che non dimenticherà facilmente.

La mala sorte, l'anno bisestile, la pioggia. La Fortitudo si è trovata a giocare gara4 con l'obbligo di vincere a tutti i costi, ma JTD Navarro allestisce un altro "posto di blocco" e, nonostante il maggior numero di valide concesse, stoppa ogni velleità biancoblù, risolvendo da solo, a suon di strikeout, le situazioni complicate. Un buon Matos fatica a contenere le mazze maremmane al di sotto dei tre punti segnati, come avvenuto in gara1. Questa volta la Fortitudo segna il punto della bandiera, ma sono ancora gli ultimi uomini del lineup, Esposito e De Santis, a condannarla alla terza sconfitta in quattro gare. Ancora sprechi, anche se va riconosciuto il valore della prestazione del lanciatore e della difesa avversaria. A proposito di questo, proprio da gara4 inizia una serie di doppi giochi (due in quella circostanza) che tagliano le gambe ai biancoblù nelle gare successive, compresa gara5, nella quale la Fortitudo, pur demolendo a suon di legnate niente meno che David Rollandini (che non deve amare troppo il Falchi), uscito dopo meno di un inning con sei punti sul groppone, non riesce comunque ad allungare abbastanza per poter far riposare i propri pitcher. La partita alla fine è vinta, ma la Fortitudo si trova a dover utilizzare sia Cretis, che Bazzarini e Milano. Ai più non sono ancora note le condizioni di Betto, che a quel punto si spera possa lanciare in gara6. Invece nella gara che vede il ritorno allo Jannella contro De Santis c'è ancora Cerbone. La Fortitudo continua a costruire e a sprecare, mentre Grosseto fa il contrario, ed inizia ad accumulare un vantaggio che non sarà più colmato, anche perché sullo Jannella comincia a diluviare, e ciò non aiuta. Cerbone tiene per tre inning, poi entra Milano, che questa volta crolla, infine Betto che sembra totalmente fuori di condizione, anche se non arrivano danni ulteriori durante la sua permanenza sul mound. La Fortitudo batte di più, ma Grosseto vince 8 a 2 e soprattutto conquista lo scudetto, con la partita che viene sospesa per maltempo all'ottavo inning, con risultato omologato al settimo. Bella pagina di sportività da parte di Mazzotti e dei ragazzi, che vanno a congratularsi nel dugout avversario, interrompendo nei fatti la partita, riconoscendo la sconfitta (per regola si doveva aspettare un'ora, poi riprendere oppure sospendere definitivamente la gara) e permettendo ai maremmani di iniziare i festeggiamenti.

La riscossa dei vari Rigoli, Fontana, Antigua e Frignani nelle ultime partite nulla possono contro i maremmani, anche perché spariscono Liverziani e Dallospedale, nell'ultima gara anche quell'Hecker che è stato senz'altro il miglior biancoblù della serie finale, mentre Solano è addirittura sostituito nelle ultime due gare, a favore di un Pantaleoni che però non è capace di fare molto meglio, e non ci voleva molto... Il monte di lancio biancoblù, che era potenzialmente più lungo dell'avversario, arriva alla fine con il fiato corto, e resta un mistero il motivo dell'utilizzo di Bazzarini in gara5 invece che lasciarlo a riposo per l'eventuale gara6.

Ma non voglio proseguire in un commento alla finale, tema già ampiamente e recentemente trattato. Prima di passare alla "fase giudicante" sui singoli, voglio concludere questa lunga cronaca e questo lungo ragionamento addentrandomi sul tema: che fare?

Può dirsi concluso un ciclo? Il Presidente Michelini nei giorni scorsi ha dichiarato al quotidiano "Il Domani di Bologna" che Mazzotti è legato alla società fino alla fine del 2005. Obiettivamente non ci sono in Italia manager all'altezza di questo (Bagialemani? Catanoso? Romano? Ma mi faccia il piacere...). Mazzotti, al di là del personaggio che può piacere o meno, è stato un elemento determinante, in campo e fuori dallo stesso, per riportare questa squadra ai livelli che merita, programmando una crescita che, abbinata ad importanti acquisti, ha portato la società a conquistare uno scudetto ed a sfiorarne un altro l'anno successivo. D'altra parte, dopo questa stagione, occorre senz'altro intervenire in modo importante su un roster che era stato invece riconfermato, almeno nella sua parte preponderante, dopo lo scudetto dell'anno scorso. Vien dato per certo che Cretis non ci sarà più, e difficilmente rivedremo lo stesso Cerbone, se non per ulteriori fugaci apparizioni, visto che negli ultimi due anni è stato più negli Usa che in Italia. Fabio Betto, dopo un'ottima stagione, si è nuovamente infortunato, e rappresenta anche per l'anno prossimo un'incognita. Potrebbe essere stato l'ultimo anno in biancoblù anche per David Sheldon, il cui avanzare dell'età si nota soprattutto al box di battuta, dove in finale è stato pressoché nullo, ma anche in difesa si è fatto sentire meno del solito. Per quanto riguarda il capitolo stranieri, oltre all'auspicabile riconferma di Jesus Matos, occorre interrogarsi sulla sorte degli altri due dominicani. In particolare non è accettabile il clamoroso calo evidenziato da Solano proprio nei momenti decisivi. L'esclusione nelle ultime due partite potrebbe essere un segnale dell'intenzione di non riconfermarlo. Per quanto riguarda Nilson Antigua il discorso è diverso: non si può dare che un giudizio positivo sul ricevitore, migliorato vistosamente dietro il piatto, ma presente anche in battuta, pur mantenendo talvolta, anzi spesso, un atteggiamento discutibile, di poca pazienza e poca selezione nella scelta dei lanci da battere. Nilson è mancato nelle prime tre partite della serie finale, e si è rifatto nelle altre, quando i buoi erano ormai scappati, e in più alcune delle battute finite in doppio gioco sono state proprio le sue. Ma quello che mette in forse la posizione di Antigua riguarda una scelta che la società dovrà compiere, anche in disaccordo con il Manager, e riguarda una "pedina" del proprio "Capitale sociale", cioè quel Bidi Landuzzi che Mazzotti non ha quasi mai impiegato quest'anno dietro al piatto, ma che ha visto davvero poche volte anche il box di battuta, soprattutto nei playoff, nonostante i buoni rendimenti mostrati ogni qualvolta che è stato chiamato in causa. L'Italeri ha a disposizione due bolognesi per quel ruolo: Landuzzi e Monari (oltre a Deligia, che però non ha ancora le qualità necessarie per questi livelli). Confermare Antigua e scegliendo ancora una volta di impiegarlo nel 95% degli incontri dietro al piatto significa dover rinunciare alle prestazioni dei due ricevitori bolognesi, e in uno sport "dilettantistico" come questo, i gioielli di casa propria non vanno custoditi in cassaforte, ma vanno utilizzati al massimo possibile, per ragioni che non sto qua a richiamare. Infine va valutata attentamente la stagione di David Rigoli, che si è riabilitato nel corso della finale, ma ha reso per quasi tutta la stagione nettamente al di sotto di quanto ci si aspettava da lui, inoltre non va data per scontata la riconferma di Dallospedale, che potrebbe essere tentato da eventuali "sirene ducali", per le ragioni che tutti sappiamo, sempre che Parma sia in grado di proseguire nella costruzione di una squadra competitiva.

Premesso che a monte di tutto ciò va posta la giusta ed attenta verifica delle compatibilità economiche e finanziarie della società, per poter capire grossomodo quale possa essere il budget per la stagione 2005, viene comunque da chiedersi se sia il caso di procedere davvero ad una modifica importante della squadra, anche se non stravolgimento, affidando il compito di condividere e promuovere scelte importanti ad un manager che ha un solo anno di contratto in prospettiva. E' vero che si riparte da una base solida di giocatori, ma come ho detto alcune scelte importanti vanno operate. Dunque, i casi sono due, o si prepara un programma più a lunga scadenza con Mazzotti, e conseguentemente si allunga il suo contratto, oppure si opera una scelta diversa. La terza via (mantenere lo status quo) rischia a mio avviso di portarci ad un inutile anno di transizione. Gli anni di transizione sono utili allorquando fanno parte di un percorso, di una programmazione a medio o lungo periodo, altrimenti si rischia di fare la fine del Bologna calcio e si vive alla giornata.

A mio parere la Fortitudo deve rinnovarsi partendo dai bolognesi, doc e acquisiti, che io ritengo essere Frignani, Corradini, Landuzzi, Monari, Milano e Dallospedale. A fianco di questi, Bazzarini, Liverziani, Pantaleoni e Fontana chiudono il gruppo forte degli italiani, valutando l'opportunità di confermare Rigoli anche in base agli stranieri che saranno ingaggiati (si richiede a gran voce dagli spalti di un certo "Diablo"). Evan Hecker merita una riconferma, anche se va valutato se in un ruolo fisso, oppure da backup degli esterni. Robert Fontana va utilizzato anche in fase difensiva. Va anche valutata l'eventuale disponibilità di Sheldon per un altro anno, altrimenti occorre spostare Pantaleoni in terza base ed ingaggiare un interbase straniero. Breveglieri, altro bolognese doc, va fatto giocare, oppure lo si mandi a far esperienza altrove. A fianco di Bazzarini vanno inseriti un paio di partenti, o rilievi lunghi, almeno uno dei quali di qualità, magari di scuola sud o nord americana, salvo verificare che la condizione di Betto si evolva al meglio, come tutti ci auguriamo. In questo senso vi sono alcuni lanciatori che possono essere recuperati da squadre retrocesse, come abbiamo tentato di fare negli ultimi anni (anche se si sono sempre infortunati prima dell'inizio del torneo...). Uno di questi è Quisini del Rho. Un altro che molti vedrebbero volentieri in biancoblù è Martignoni del San Marino. A mio avviso Liverziani va rimesso all'esterno; in quel ruolo, sarà forse un caso, ha disputato la stagione trionfale dello scudetto. In prima base può ricollocarsi Robert Fontana, a meno che non si scopra la seconda ... ma ovviamente non ce l'auguriamo. Se si opta per la rinuncia a Nilson Antigua, sperando di non ritrovarselo avversario, uno dei due stranieri dovrà essere un esterno, e comunque occorrono due che sappiano anche legnare e che non si nascondano nei momenti decisivi.

Data l'ancor giovane età, ed in caso di conferma di Sheldon, si potrebbe anche provare a "costruire" Pantaleoni nel ruolo di interbase. Si farebbe anche un favore alla nazionale, che in quel ruolo non ha troppe alternative a La Fera (che peraltro batte meno di Giovanni). Ciò potrebbe accadere in caso di riconferma di Antigua, oppure nella scelta di prendere uno straniero nel ruolo di terza base, rinunciando allo stesso Sheldon. In pratica la "mia squadra" per il 2005 vede più o meno questa composizione: ric. Landuzzi (Antigua), Monari e Deligia; 1b Fontana; 2b Dallospedale; 3b Pantaleoni (Sheldon); ss X Straniero (Pantaleoni); esterni Frignani, X Straniero (Rigoli), Liverziani. Hecker o Breveglieri come backup degli esterni, mentre si può sondare il mercato per un oriundo dalla mazza buona da impiegare come dh e backup degli interni. Sul monte di lancio Matos, Bazzarini, X, X come partenti e/o rilievi lunghi; Milano e Corradini come rilievi, valutando le condizioni di Betto e dello stesso Ghesini, se è ancora biancoblù. Da valutare anche l'inserimento nel roster di altri giovani da lanciare.

Il giudizio sui singoli.

LANCIATORI.

Jesus Matos ip wo lo sa er erave bave bb hp k wp
Regular season 127.0 14 2 0 17 1.20 196 24 3 150 4
European cup 12.1 1 1 0 3 2.19 163 3 1 14 0
Playoff 30.0 2 2 0 4 1.20 204 8 2 28 0

Arrivato senza troppo clamore per il forfait di Ozuna, impressiona positivamente già dalle prime gare. Estremamente efficaci i suoi lanci, in particolare lo slider. Particolare la torsione quando "carica la molla" e fa vedere il numero di casacca sulla schiena, e quasi sempre arriva lo strikeout. Molto controllato, non vuole sprecare lanci, e questo talvolta è un punto debole, visto che la fretta di chiudere l'eliminazione si può trasformare in una valida subita. Fa comunque divertire poco gli avversari (media battuta intorno ai 200, rarissime le basi ball e i colpiti). Utilizzando mediamente pochi lanci, non ha difficoltà a tirare una completa, se occorre. Rimarrà comunque nella storia la nohit in apertura dell'Europen cup. Le ottime medie pgl e strikeout lo pongono ai vertici delle classifiche individuali del campionato, e alla fine risulta il miglior pitcher del torneo, dietro a Navarro, che lo batte due volte in finale playoff. Le sue caratteristiche lo spingono a buone partenze e buoni finali di partite, mentre ha spesso incontrato difficoltà nella parte centrale dei match, ma senza mai realmente concedere eccessivamente, tanto che per batterlo occorre che dall'altra parte ci sia un pitcher migliore o in serata di vena, infatti le sconfitte stagionali sono state cinque, tre ad opera di Navarro, una contro i Neptunus in finale di coppa ed una contro Paternò, nella quale gara Sanchez Lopez lanciò una partita favolosa. Fra i migliori pitcher stranieri che hanno vestito la casacca biancoblù, assolutamente da riconfermare, auspicandosi che ripeta questa stagione. VOTO 8.

Fabio Betto ip wo lo sa er erave bave bb hp k wp
Regular season 83.0 10 2 0 32 3.47 265 27 5 46 2
European cup 6.0 0 1 0 3 4.50 250 4 2 1 0
Playoff 1.1 0 0 0 0 0.00 200 0 1 1 0

Dopo un anno perso per un infortunio di quelli che possono incidere sulla carriera di un lanciatore, è "gettato" nella mischia sin dall'avvio della stagione, lanciando e vincendo nella partita dello straniero. Arrivato Matos, si conquista il ruolo di pitcher partente di gara2, alternando prestazioni ottime ad altre più sofferte, soprattutto contro lineup di una certa pericolosità. Il suo limite evidente è la tenuta, oltre ad una certa "battibilità", mentre il controllo dei lanci è più che apprezzabile. Termina la stagione anzitempo per un risentimento dopo la gara di ritorno contro Grosseto, nella quale batte Rollandini. Una breve apparizione nella gara6 della finale, pur dignitosa, mette a nudo, almeno a livello visivo, un recupero non ancora ultimato (anche se ha l'attenuante del maltempo), ponendo qualche dubbio sulla prossima stagione. Archiviamo comunque positivamente quella conclusa, nella quale Betto mette nel paniere ben 10 vittorie, alcune delle quali "aiutate" dai compagni dell'attacco, a fronte di appena due sconfitte, ed una media pgl dignitosa di 3.47. In coppa è utilizzato in una partita senza valore. VOTO 7.

Rolando Cretis ip wo lo sa er erave bave bb hp k wp
Regular season 112.0 10 4 0 44 3.54 275 10 4 66 5
European cup 8.0 1 0 0 3 3.37 226 0 0 5 0
Playoff 12.2 2 0 0 8 5.68 245 2 0 5 1

Stagione alterna per il "vecchio Rollo", che comunque conclude con 10 vittorie e 4 sconfitte in regular season, lanciando per 18 volte in gara3. Nei playoff e in coppa porta a casa le partite a lui affidate. Il buon inizio di stagione è in continuità con quella precedente, ma a metà della stessa cede improvvisamente ed incomincia ad "imbarcare acqua". Pur mantenendo il proverbiale controllo (appena 12 basi ball in tutta la stagione, ben meno di una a partita!!!), i battitori avversari cominciano a vederlo "di brutto", e fioccano valide ed extrabase, complicando notevolmente la sua media pgl, che a fine torneo arriva sulla soglia del 4.00. Nei playoff si vede purtroppo il Cretis dell'ultimo periodo, ma l'esperienza e l'attacco lo aiutano a vincere le sue partite, diversamente da quanto successo nella seconda parte della regular season. Purtroppo a questi livelli non è più riproponibile in una squadra che lotta per lo scudetto. Potrebbe però essere una crisi passeggera, e comunque le vittorie di Cretis gli hanno valso l'abbattimento di record storici per la massima serie del baseball italiano. VOTO 6.5.

Stefano Bazzarini

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Regular season 30.1 3 1 2 12 3.56 189 23 3 35 2
European cup == == == == == == == == == == ==
Playoff 12.0 1 0 0 0 0.00 050 5 3 13 1

Peggior inizio non poteva esserci per il Bazzaro, mandato allo sbaraglio in quella gara2 contro San Marino che è diventata la partita dell'esordio stagionale per i biancoblù. Era condizionato da un malanno alla schiena, che lo ha tenuto fuori per mesi. Al ritorno ha dimostrato che l'intuizione di schierarlo come partente non era affatto una stupidaggine, ed ha inanellato gare sempre più convincenti, diventando addirittura un vero e proprio baluardo insormontabile per i battitori avversari negli inning lanciati nei playoff. Nelle ultime gare della stagione è capace di rimediare addirittura tre vittorie e due salvezze, mentre nei playoff vince una partita in semifinale, e si deve soprattutto a lui la vittoria di gara2 in finale, nonostante dalle statistiche non appaia. Il ragazzo ha ancora evidenti problemi di controllo, ma la velocità dei suoi lanci frutta una mirabile media di eliminazioni al piatto, ed una media battuta concessa agli avversari vicina ai livelli migliori del torneo. VOTO 7.5.

Marc Cerbone

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Regular season 9.1 0 0 0 1 0.96 107 4 1 6 0
European cup == == == == == == == == == == ==
Playoff 16.0 0 2 0 10 5.62 277 4 2 15 0

Andirivieni fra Bologna e States per Marc, che rileva Bazzarini contro San Marino con il volo già prenotato, e ritorna alle porte dei playoff per coprire le lacune del monte biancoblù. Le apparizioni in regular season sono vicine ai livelli della perfezione, per quanto poco significative sul piano statistico. Ai playoff escono i limiti di un rilievo utilizzato come partente. Contro Parma crolla letteralmente dopo 4 riprese ben lanciate, in finale subisce due sconfitte, per quanto non attribuibili a lui, soprattutto quella di gara3. Alla fine è il lanciatore perdente della partita che ha dato lo scudetto ai maremmani. A parte ciò, se si decide di puntare su di lui, occorre che Cerbone garantisca la sua presenza per tutta la stagione, altrimenti non vale neanche la pena di scomodarlo. Le statistiche playoff parlano chiaro, anche se Marc sembra decisamente migliorato nel controllo. VOTO 6.

Todd Incantalupo ip wo lo sa er erave bave bb hp k wp
Regular season 5.0 0 0 1 1 1.80 125 4 0 6 0
European cup 9.0 1 0 0 2 2.00 306 1 0 8 0
Playoff 4.2 0 0 0 2 3.86 263 3 1 7 0

Brevi apparizioni, strappandolo al suo lavoro universitario in America. Prendere le ferie per venire a giocare in Italia non è da tutti, e solo per questo va apprezzato. Il suo contributo è importante nel periodo della coppa, quando "risparmia" cinque inning ai compagni nel trittico contro Nettuno, che la precede, e lancia una completa, vincendo la seconda gara dell'European cup, contro i tedeschi del Paderborn, che non sono neanche male. Parte a sorpresa nella gara2 di finale, sapendo che il mercoledì successivo c'è l'aereo pronto per riportarlo negli States. E' una mossa tattica apprezzabile, ma non frutta grandi risultati, ed esce dalla partita dopo soli tre inning, con quattro punti sul groppone (2 pgl) ed un errore commesso. Finisce il suo lavoro rilevando Cerbone in gara3. In campionato mostra una qualche difficoltà nel controllo, ed è ben incontrato dalle mazze maremmane, anche se si toglie la soddisfazione di eliminarne diverse al piatto. VOTO 6.5.

Fabio Milano ip wo lo sa er erave bave bb hp k wp
Regular season 40.2 3 0 8 2 0.44 149 11 1 58 4
European cup 5.0 0 0 0 1 1.80 211 2 0 6 1
Playoff 7.1 1 0 1 5 6.14 280 5 1 9 1

Ripete una stagione straordinaria, confermandosi il miglior closer del campionato. Mazzotti lo utilizza con il contagocce e come un bisturi. Meno di 41 inning lanciati in campionato gli valgono ben 8 salvezze e 3 vittorie, a fronte di nessuna sconfitta. Due punti appena guadagnati su di lui portano la sua media pgl a livelli molto vicini allo 0. Riesce a variare ottimamente un paio di lanci, che gli consentono un rapporto fra eliminazioni al piatto ed inning lanciati che non ha pari in A1. Gli avversari lo vedono davvero poco (149 media battuta). Migliora anche nel controllo. Faraone lo sovrautilizza nella pausa olimpica e torna a Bologna con un braccio gonfio. Riprende a lanciare solo nei playoff, dopo una fugace apparizione contro Nettuno, che gli vale l'ennesima salvezza agli extrainning. Però non è lo stesso Milano della fase precedente alla sosta, ed i suoi lanci diventano più alla portata dei battitori, soprattutto quelli della Prink, aumentano le basi concesse, e soprattutto i punti subiti, soprattutto nella gara 6 (4), sotto il diluvio che condiziona la sua prestazione e sporca le sue ottime medie. VOTO 8.

Riccardo Corradini ip wo lo sa er erave bave bb hp k wp
Regular season 50.1 3 1 1 15 2.68 241 20 2 27 2
European cup 1.2 0 0 0 0 0.00 167 0 1 4 0
Playoff 5.0 0 0 1 0 0.00 125 2 1 3 0

Una stagione per Riccardo al di sotto di quella precedente, per le cause già esposte. Spesso non viene utilizzato o lancia pochi inning a causa delle condizioni fisiche. Probabilmente è così anche nei playoff. In regular season, perde nel controllo dei lanci, sia in termini di basi ball, sia in termini di visibilità da parte dei pitcher avversari. Le fugaci apparizioni di coppa e di playoff sono invece molto efficaci. Contribuisce comunque alla causa anche quest'anno, ed alcuni ottimi rilievi gli valgono 3 vittorie ed una salvezza, a fronte di una sola sconfitta. La media pgl non è ai livelli dello scorso anno, comunque rimane più che dignitosa. Speriamo di rivederlo nel 2005 più a tempo pieno. In A1 ha davvero pochi rivali nel suo ruolo, a patto che riesca a ritrovare il suo equilibrio. VOTO 7.

Fabio Frignani ip wo lo sa er erave bave bb hp k wp
Regular season 10.2 0 1 0 8 6.75 319 3 2 2 1
European cup 2.0 0 0 0 1 4.50 429 2 0 0 0
Playoff == == == == == == == == == == ==

Si presta per la causa a questo ruolo di "pallettaro" in piena emergenza pitcher, e gli tocca addirittura di sorbirsi una sconfitta a Nettuno, anche perché l'attacco non ne voleva proprio mezza di battere, e si trova a dover rilevare un ottimo Cerbone sull'1 a 0. Continuo a dire che nella massima serie si vedono lanciatori meno presentabili di Face, il cui "mestiere" sportivo rimane quello di coach, e non di lanciatore, ruolo che ricopriva quando era poco più che un ragazzino. VOTO 6.

BATTITORI

David Rigoli bave slave 1b 2b 3b hr sh sf bb sb cs k rbi e
Regular season 233 322 34 9 3 1 4 0 30 26 4 32 16 3
European cup 474 684 7 0 2 0 0 1 3 1 0 1 2 1
Playoff 350 500 10 2 2 0 1 0 5 6 1 6 6 0

L'anno scorso in Regular season aveva battuto con la media di 364, e la media bombardieri di 575, secondo nell'Italeri solo a Liverziani come media arrivi in base e come media battuta (almeno fra i battitori con più inning giocati). Aveva subito un calo pesante nei playoff. Analizzando la stagione 2004 si può dire che David ha invertito la tendenza, infatti è il giocatore che ha avuto il calo di rendimento offensivo più vistoso nella stagione regolare. Si può arrivare a dire che se la media battuta biancoblù è stata inferiore di una ventina di punti rispetto all'anno scorso, per i due terzi si deve al suo misero 233, che lo pone in coda ai battitori biancoblù, mentre è stato senza ombra di dubbio il migliore in coppa, anzi forse l'unico fra i titolari a superare il 300 di media, e nei playoff, dove ha battuto con regolarità ed una media risultata inferiore solo a quella del capitano. Non riuscendo a battere, ha saputo utilizzare la selezione dei lanci, per ricevere delle basi ball (anche se sono inferiori alle eliminazioni al piatto subite), rendendosi utile alla squadra con qualche sporadica azione di sacrificio, e soprattutto muovendosi come sa fare sulle basi, dove rimane ancora il migliore del torneo, con 26 rubate, a fronte di 4 colti. Nelle ultime giornate distacca in questa classifica il compagno Dallospedale, ed appare curioso come, sempre in regular season, abbia in media un tentativo di rubata ogni due accessi in base o poco più. Le sue buone prestazioni in coppa e nei playoff non sono però sufficienti per incidere, anche perché nella finale di coppa sparisce insieme agli altri, mentre in gara6 di Grosseto inizia con due valide in fila, ma i compagni non riescono ad approfittarne. In difesa rimane fra i migliori nel suo ruolo, anche se ha sulla coscienza alcuni errori, pochi, dovuti a momenti di deconcentrazione. Qual è il vero Rigoli? Merita comunque un buon voto perché è stato fra gli ultimi a mollare. VOTO 7.

Davide Dallospedale bave slave 1b 2b 3b hr sh sf bb sb cs k rbi e
Regular season 333 429 43 10 3 0 5 1 28 23 2 30 29 7
European cup 200 300 2 2 0 0 2 0 1 1 0 2 0 0
Playoff 286 314 9 1 0 0 3 0 6 3 3 4 5 1

Il solito Dallo nella stagione regolare, nella quale va vicino alle medie dell'anno scorso. E' uno dei pochi a non risentire delle "nuove palline". Si migliora nelle basi rubate, nonostante abbia saltato qualche gara per infortunio, con un rapporto straordinario (non nei playoff) fra rubate e colti. Rimane uno dei migliori difensori del cuscino di seconda base, o forse il migliore, e riesce anche ed eseguire qualche bunt, non certo il suo pezzo forte. Il suo rendimento cala soprattutto in coppa, ma anche nei playoff, anche se va detto che è l'unico, insieme ad Hecker, che tenta di "tener su la baracca" quando la serie finale è ancora in equilibrio. Migliora notevolmente nella selezione dei lanci, ottenendo un numero di basi per ball superiori all'anno scorso, e sostanzialmente equivalenti alle eliminazioni al piatto subite. Per queste ragioni anche l'annata 2004 è da archiviare per lui in modo più che positivo. VOTO 7+.

Claudio Liverziani bave slave 1b 2b 3b hr sh sf bb sb cs k rbi e
Regular season 327 427 42 12 1 1 0 4 62 14 6 26 35 7
European cup 235 412 3 0 0 1 0 1 3 1 0 0 3 2
Playoff 265 324 7 2 0 0 0 0 10 4 0 8 1 0

La sua medie battuta in regular season passa da 368 (nel 2003) a 327, mentre la media bombardieri passa da 658 a 427. Da 11 fuoricampo si passa ad uno solo, che fa coppia con quello risultato inutile ottenuto nella finale di coppa. I punti battuti a casa calano di un terzo, mentre aumentano i passaggi gratuiti in base, che gli fanno mantenere una media arrivi in base superiore a 500. E' dunque il giocatore che forse ha più pagato un calo nelle battute pesanti, che molti addebitano alle nuove palline da gioco. Attenua i danni muovendosi molto bene sulle basi ed arrivando sovente a segnare punto. Non arrivano gli extrabase e Claudio si accontenta di singoli e passaggi gratuiti in base. Solo per le cifre sopra esposte rimane il migliore o fra i primissimi giocatori del torneo, anche se manca il suo apporto offensivo nei momenti chiave della stagione, nei quali la media battuta diminuisce non di poco. Un solo punto battuto a casa nei playoff la dice tutta. Nel 2003 batté 10 rbi nei playoff, con tre fuoricampo, una media battuta di 455, una media arrivi in base di 620 ed una media bombardieri di 788. Il problema è che da lui ci si attende sempre qualcosa di più. VOTO 7-.

Fausto Solano bave slave 1b 2b 3b hr sh sf bb sb cs k rbi e
Regular season 387 518 53 18 2 1 0 5 27 13 4 25 56 15
European cup 167 222 2 1 0 0 0 0 2 0 0 3 2 2
Playoff 154 154 4 0 0 0 2 1 4 2 1 11 1 4

Tormentato quasi sempre da malanni fisici, Fausto inizia comunque al massimo la stagione 2004, sobbarcandosi quasi da solo la minor vena offensiva dei compagni. Sparisce per la prima volta in coppa, dove batte con un misero 167 e ne combina di cotte e di crude in finale. Si riprende alla ripresa del torneo, ma poi cala inesorabilmente, fino a condurre un playoff inguardabile, perdendo il posto in squadra nelle ultime due gare. I numeri della regular season rimangono eccellenti (migliore del campionato come punti battuti a casa, terzo nella media battuta), e peraltro calano di molto anche gli errori, vero e proprio tallone d'Achille nel 2003. L'impressione è stata più di un calo mentale, piuttosto che di un calo fisico, che senza dubbio c'è stato. Questo è molto grave, ed è destinato ad incidere sulla scelta di confermarlo o meno per l'anno prossimo. Non ci si può permettere uno straniero che batte la miseria di 4 singoli nelle 8 partite disputate nei playoff, nelle quali commette altrettanti errori. Qualche base per ball ed un paio di bunt sono attenuanti insufficienti. Anche il giudizio finale è pesantemente condizionato dalle prestazioni in coppa e soprattutto nei playoff. VOTO 5.5.

Daniele Frignani bave slave 1b 2b 3b hr sh sf bb sb cs k rbi e
Regular season 302 425 37 14 1 2 3 2 15 6 0 24 41 2
European cup 250 250 4 0 0 0 0 0 2 0 0 2 3 0
Playoff 375 531 9 2 0 1 0 0 7 0 1 6 6 1

Stagione molto sofferta per il capitano, che riesce a mantenersi sopra i 300 di media battuta nella stagione regolare grazie ad uno sprint finale, ma cede più di 50 punti rispetto allo scorso anno, e soprattutto cala il numero di tripli e fuoricampo, anche se migliora come punti battuti a casa. Dopo una coppa nella quale non risulta certamente fra i peggiori (sua la valida che decide la gara d'esordio), si scatena letteralmente nella semifinale playoff, dimenticandosi i malanni fisici, ma cade incredibilmente in un vuoto nelle prime gare di finale, nelle quali rischia di diventare il simbolo della Fortitudo sprecona. Si riprende successivamente, una volta "declassato" nel lineup offensivo, ma ormai la nave sta andando a fondo. Da buon capitano è comunque l'ultimo a mollare e non abbandona il vascello, risultando peraltro, da statistiche, il migliore dei suoi in fase offensiva dei playoff 2004. Si conferma difensore di ottimo livello nella posizione di esterno sinistro, ma il contributo del capitano è in termini di grinta e di aiuto offensivo alla squadra. Lo ricordiamo spietato con gli avversari quando si è presentato al box di battuta con dei compagni da mandare a punto, ed ha fatto male a tutti noi vederlo in quelle gare di finale, incapace di schiodare le basi piene. Merita comunque un bel voto. VOTO 7+.

Nilson Antigua bave slave 1b 2b 3b hr sh sf bb sb cs k rbi e
Regular season 293 378 42 10 3 0 1 3 15 4 2 27 38 4
European cup 111 111 2 0 0 0 1 1 1 0 0 0 1 0
Playoff 324 486 9 1 1 1 0 1 1 1 3 4 10 2

Nettamente migliorato dietro al piatto, dove in regular season fa valere la forza della sua "sbracciata", chiudendo con appena 21 basi rubate dagli avversari, a fronte di 22 colti rubando. Meno efficace nella finale playoff. Riesce a migliorare la sua media battuta in regular season, nonostante continui a girare ogni cosa che passi dalle parti del box di battuta. Meno punti battuti a casa, ma molto importanti, e sovente, soprattutto ad inizio stagione, ha il vizio di sparecchiare le basi in momenti caldi del match. Anch'egli fatica a trovare la battuta di potenza, ma si nota poco perché anche l'anno scorso non è che avesse grossi numeri in fatto di extrabase. Fra i peggiori in coppa, nei playoff disputa ottime semifinali ed è fra quelli che si perdono nella prima parte della finale, recuperando nelle ultime gare, nelle quali però si rende responsabile di ben 4 battute in doppio gioco, utili a condannare definitivamente la squadra. Rimane il migliore in A1 nel ruolo di ricevitore, anche se nelle finali sfigura davanti a Bischeri. In campionato è stato utilizzato dietro al piatto per 50 volte, su 54 gare, mentre nei playoff ha fatto 10 su 10. Uno stakanovista. Evidentemente Mazzotti si fidava solo di lui. Io penso invece che abbiamo un altro ricevitore che non sfigurerebbe di fronte a diversi pari ruolo che calcano la massima serie. Se per farlo giocare di più occorrerà rinunciare a Nilson, allora sarà un sacrificio molto doloroso, ma a quel punto inevitabile. Merita comunque un bel voto, anche se nei playoff è stato molto meno efficace rispetto all'anno scorso. VOTO 7.5.

Robert Fontana bave slave 1b 2b 3b hr sh sf bb sb cs k rbi e
Regular season 331 440 40 12 3 0 2 2 12 12 2 20 31 6
European cup 143 357 1 0 0 1 0 1 2 0 0 0 5 0
Playoff 289 342 9 2 0 0 0 0 1 2 1 5 2 0

Arrivò quatto quatto ad inizio 2003, un acquisto meno rindondante di altri, ma sicuramente più lungimirante. Eccellente "utility", anche se il suo ruolo prevalente sarebbe quello di seconda base, quest'anno, come l'anno scorso, ha ruotato in quasi tutti i ruoli in diamante (salvo lanciatore, ricevitore, interbase ed esterno centro), ma solo in regular season, mentre nei playoff è stato utilizzato in tutte e 10 le gare come battitore designato, totalizzando dunque alla fine del campionato 30 presenze in quel ruolo. Data la prevalenza, il giudizio su Robert è condizionato soprattutto dalle prestazioni al box di battuta, visto che al dh si chiede solo questo. I numeri parlano abbastanza chiaro, coppa a parte, dove però chiude con ben 5 punti battuti a casa, anche in virtù del famoso fuoricampo interno battuto in semifinale. Fra i migliori dei suoi in media battuta e media bombardieri sia in regular season che nei playoff, dove è fra i principali artefici del tentativo di rimonta in finale, disputando un'ottima gara5 insieme ad Hecker, perdendosi poi entrambi in gara6. Ottimo anche il contributo di punti battuti a casa. Battendo mancino e con Liverziani in quello stato di forma diventa arma tattica al box di battuta, e nelle ultime due partite viene promosso addirittura a cleanup. Ad inizio stagione non gioca perché bisogna far spazio al Pipe ... ma non ci mette molto a riconquistare un posto fisso. Speriamo di rivederlo in biancoblù, magari più utilizzato anche in un ruolo difensivo. VOTO 7+.

Giovanni Pantaleoni
(battuta)
bave slave 1b 2b 3b hr sh sf bb sb cs k rbi e
Regular season 298 331 41 3 1 0 4 4 11 15 2 22 20 5
European cup 214 285 2 1 0 0 0 0 2 4 0 1 0 0
Playoff 211 211 4 0 0 0 2 1 1 1 0 4 2 2
Giovanni Pantaleoni
(lancio)
ip wo lo sa er erave bave bb hp k wp
Regular season 3.2 0 0 0 4 9.82 389 5 0 4 0
European cup == == == == == == == == == == ==
Playoff == == == == == == == == == == ==

Arrivato con un certo clamore già nel post season 2003, è l'Acquisto biancoblù per la stagione 2004. Pur riuscendo talvolta a fare intravedere le sue ottime qualità, che lo hanno posto fra i punti fermi della nazionale, disputa una stagione dai toni grigiastri, perdendo durante i playoff il posto in squadra a favore di Evan Hecker. Solo il crollo di Solano spinge Mazzotti a riproporlo, nel ruolo di interbase. Giovanni si presta a ricoprire diversi ruoli, e qua fa meglio anche di Fontana, visto che nella fase di estrema emergenza accetta di vestire i panni del rilievo sul monte di lancio. La stagione complessivamente sottotono (non sfonda la quota di 300 in media battuta e realizza appena 5 extrabase in tutta la stagione) è anche dovuta a malanni fisici, che lo hanno tormentato nella seconda parte della stagione. Veloce nelle basi, ha un futuro in terza base, ma si può sperimentare anche in interbase, ruolo che storicamente vede una carenza di buoni giocatori di scuola italiana, e forse da leadoff in battuta, vista anche la velocità che ha dimostrato sulle basi. Per questa prima stagione biancoblù il voto non può essere alto. VOTO 6+. 

David Sheldon bave slave 1b 2b 3b hr sh sf bb sb cs k rbi e
Regular season 247 370 26 11 0 3 4 7 12 5 0 27 39 5
European cup 286 500 2 1 1 0 0 1 0 0 0 4 2 0
Playoff 161 258 2 3 0 0 4 1 1 0 0 9 2 1

In regular season è fra quelli che non protestano per il cambio della pallina, e sostanzialmente ripete le cifre dello scorso anno, migliorandosi nei punti battuti a casa, molti dei quali davvero importanti. Non è certo il miglior selezionatore di lanci ed è una gara dura fra lui e Nilson fra chi ha il rapporto più basso fra basi ball guadagnate e strikeout subiti ... Si conferma ai livelli di eccellenza in fase difensiva. Fra i migliori in coppa, non riesce a ripetere gli stessi playoff dell'anno scorso, anzi quest'anno risulta fra i peggiori, ed anche la sua difesa non fa la differenza. Se decidesse di restare un altro anno sarebbe folle dirgli di no, anche se bisogna cominciare a guardare il futuro per quanto riguarda l'hot corner. Uno dei pochi a saper davvero battere il bunt, vera ossessione di Mazzotti. VOTO 7-.

L. Felipe Urueta bave slave 1b 2b 3b hr sh sf bb sb cs k rbi e
Regular season 221 253 18 3 0 0 0 0 12 1 2 20 6 3
European cup 0 0 0 0 0 0 0 0 2 0 0 3 0 0
Playoff == == == == == == == == == == == == == ==

Ci è voluta mezza stagione per capire l'entità di questo flop. Doveva fare la differenza con la sua battuta pesante, ma in 31 gare ha battuto 3 doppi e 6 rbi. Improponibile talvolta quando è stato impiegato a difendere sugli esterni, anche se rimarrà un bel ricordo una straordinaria assistenza a casa base ottenuta a Rho. Non era male nella selezione dei lanci, ed ha ottenuto un buon numero di basi, grazie anche a diversi colpiti. Spesso però sbagliava la selezione e finiva eliminato al piatto... Già in coppa ci si era accorti che si poteva tranquillamente fare a meno di lui, anche perché farlo giocare significava sacrificare Robert Fontana. Quando è arrivato Hecker si è poi capito cosa significa avere un backup di quel tipo per gli esterni. La differenza è che il Pipe aveva il posto da titolare ... da contratto, mentre Evan se lo è guadagnato sul campo. Un esperimento che comunque andava fatto, e che avrebbe forse avuto risultati migliori se il ragazzo ci avesse creduto di più. VOTO 5.5. 

Evan Hecker bave slave 1b 2b 3b hr sh sf bb sb cs k rbi e
Regular season 354 396 15 2 0 0 0 2 5 1 2 3 6 0
European cup == == == == == == == == == == == == == ==
Playoff 348 348 8 0 0 0 1 0 2 0 0 2 1 0

L'ho soprannominato il soldatino, perché dà l'impressione di quello che va in campo ad eseguire e rispettare alla perfezione, e senza andare oltre le righe, ogni consegna ricevuta dal manager. Arriva in punta di piedi (anche se era stato inserito a roster quasi da subito) dopo la rinuncia a Urueta, anche per tappare qualche falla che si era aperta fra gli esterni, causa infortuni. Fra campo e dugout passa con noi tutta la fase finale della stagione, a partire da metà luglio. Dimostra di saper eseguire molto bene ogni fondamentale di questo sport, senza eccellere, ma dimostrando una propensione a "fare cose utili" per la squadra. Il suo fisico non è adatto a battere di potenza, ma lui rimedia con tanti singolini, che piano piano portano la sua media battuta fra le migliori sia in regular season che nei playoff, risultando il miglior biancoblù nella serie finale contro Grosseto, malgrado in gara6 anch'egli sia costretto ad alzare bandiera bianca. Anche in difesa fa vedere buone cose e ... buone corse, terminando la stagione esente da errori classificati. Davvero un elemento utile, peraltro ancora giovane. Andrebbe riconfermato di corsa. VOTO 7.5.

Stefano Landuzzi bave slave 1b 2b 3b hr sh sf bb sb cs k rbi e
Regular season 350 450 16 4 1 0 1 0 9 0 2 3 5 0
European cup 333 333 1 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0
Playoff 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 1 0 0

Appena 64 inning dietro al piatto in tutta la stagione di campionato, con playoff passati tutti nel dugout, salvo una singola apparizione al box di battuta da pinch hitter contro Parma.Una scelta tecnica che più volte ha incontrato critiche fra i sostenitori biancoblù, a partire dal sottoscritto, anche perché Bidi ha dimostrato di poter portare un buon contributo all'attacco, sia al rientro lo scorso anno, seppur solo in battuta, sia nelle sporadiche apparizioni del 2004. Sono convinto che anche dietro al piatto possa ancora dire la sua, e quest'anno c'era l'occasione per verificarlo. Probabilmente il manager avrà avuto le sue ragioni, ed avrà visto dagli allenamenti che evidentemente Stefano non è più un ricevitore all'altezza quanto meno di "rubare" un certo numero di inning al titolare. Vedremo cosa succederà l'anno prossimo, per intanto Bidi merita quanto meno un bel voto. VOTO 7.

Luca Breveglieri bave slave 1b 2b 3b hr sh sf bb sb cs k rbi e
Regular season 344 438 8 3 0 0 1 0 0 0 0 14 3 1
European cup 500 500 1 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0
Playoff == == == == == == == == == == == == == ==

Anche quest'anno ha visto poco il campo, anche se appare un buon prospetto di giocatore, anche in difesa. In attacco deve sicuramente migliorare l'atteggiamento in battuta, in quanto i suoi turni finiscono inesorabilmente o con una valida, o con un'eliminazione al piatto. Comunque chiude con ottime medie, anche se il numero di partite e lanciatori affrontati non sono sufficienti per dare totale credibilità alle stesse. NON GIUDICABILE.

Christian Deligia bave slave 1b 2b 3b hr sh sf bb sb cs k rbi e
Regular season 83 83 1 0 0 0 0 0 0 0 0 5 0 0
European cup 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0
Playoff == == == == == == == == == == == == == ==

Questo ragazzo ha avuto il ruolo prevalente - e non secondario - di far scaldare i lanciatori. Utilizzato molto sporadicamente termina la stagione con la sua prima battuta in carriera, sperando in un futuro più roseo e non solo di terzo ricevitore. NON GIUDICABILE.

Mauro Mazzotti. VOTO 7,5.

Non sono sicuro che il paragone sia azzeccato, ma la mia sensazione è che Mauro Mazzotti stia al baseball come Sergio Scariolo sta al basket. Entrambi, pare, amano l'immagine, anche personale (l'ex coach della Fortitudo basket aveva un coro dedicato a lui, cantato da tutto il palazzo: sei bellissimo, con le note della canzone della Bertè), soprattutto entrambi hanno una visione "manageriale" nell'ambito di sport che invece faticano ad entrare in logiche professionistiche, anche se il basket è comunque anni luce avanti, in Italia. Non è un caso che sempre Scariolo sia dovuto emigrare in Spagna per predicare il suo verbo, un po' perché Seragnoli probabilmente non intendeva condividere con l'allenatore scelte societarie strategiche, un po' perché in fondo Sergio è stato un incompreso in questo Paese, ed ha trovato successivamente a Madrid, per alcuni anni, il suo ruolo, che andava oltre il semplice allenatore, ed il Real sappiamo che ha una complessa struttura a carattere manageriale che i proprietari non governano direttamente, ma amano avvalersi appunto di direttori generali con "carta bianca", che nel caso di Scariolo coincidevano con la figura del coach.


Mauro Mazzotti
(immagine da www.fortitudobaseball.com)

Quando fu ingaggiato Sergio Scariolo fu lanciato il "progetto Fortitudo", che ha avuto non poche analogie con quanto è successo successivamente alla "sezione baseball"; un salto di qualità non solo tecnico ma anche organizzazione, marketing, merchandising. Scariolo non fu messo nelle condizioni di lavorare al meglio, a differenza di Mazzotti, e fu scaricato nonostante il successo del progetto, che aveva proiettato la seconda squadra di Bologna nel ruolo di grande, pari alla storica rivale Virtus. I dirigenti della Fortitudo baseball hanno senz'altro a disposizione meno risorse del collega del basket, ma sufficienti per allestire una squadra di massimo livello, e soprattutto la pazienza di perseverare nella fiducia al loro manager, nonostante "ai primi colpi" lo scudetto non fosse arrivato. Si può dire oggi che Mauro Mazzotti ha raggiunto l'obiettivo, e lo dico al termine di una stagione nella quale abbiamo fallito l'obiettivo coppa e l'obiettivo scudetto. Nello stesso tempo, come ho già accennato, proprio perché il progetto ha raggiunto gli obiettivi prefissati, occorre intraprendere una strada nuova, che tenga la Fortitudo al livello che occorre, in particolare come vera e propria guida rispetto alla crescita del baseball nostrano, ed in questo senso è fondamentale - come ho già accennato - che società e manager si trovino d'accordo su obiettivi e strategie, in un'ottica almeno di medio periodo. Alla luce dei risultati ottenuti alle olimpiadi, e dunque dello stato del baseball italiano e delle sue prospettive, bisogna che la Fortitudo, che è la società senza dubbio più attrezzata, non tanto a livello economico, quanto appunto a livello organizzativo e di potenzialità e bacino potenziale di utenza, intraprenda politiche che possano portare ad un'emulazione positiva che faccia bene al baseball, a partire dalla piena valorizzazione dei vivai e delle nuove generazioni di giocatori, puntando molto sui bambini e sui giovani, allacciando rapporti con le scuole, valorizzando l'alto valore educativo di questo sport.

Tornando al nostro manager ed ai suoi collaboratori, in alcune circostanze ho espresso durante l'anno alcune critiche, seppure la netta prevalenza dei miei giudizi è stata d'elogio, tanto che sono ritenuto da alcuni frequentatori del Falchi un "mazzottiano" doc. Ma qua non siamo in politica, e la questione non è essere o meno mazzottiani: io ribadisco che non mi sembra di vedere in Italia - mi sbaglierò forse - un manager all'altezza del nostro, per molti motivi. La Fortitudo è stata la squadra che utilizzato più fantasia ed intelligenza nelle proprie tattiche, riuscendo, almeno fino alla finale, a far meglio dell'anno precedente nonostante un peggior rendimento di quasi tutti gli effettivi. La Fortitudo in particolare ha sopperito alla scarsa vena offensiva, soprattutto come si è detto a livello di battute pesanti, forzando il gioco sulle basi, sfruttando come nessuna altra squadra lo scarso livello medio dei ricevitori in organico alle varie compagini, ed i risultati sono stati eloquenti: in regular season 120 rubate su 148 tentativi! Il bunt è stato ordinato in molte circostanze previste dal manuale (uomo in base e zero out, oppure prima e seconda occupate e zero out), anche se non è un colpo fra i migliori del repertorio dei nostri giocatori. Bisogna chiedersi se durante gli allenamenti ci si prepara anche a questo tipo di azioni. Il batti e corri è un'altra tattica utilizzata con una certa continuità, salvo purtroppo durante la finale. La gestione dei pitcher, salvo qualche occasione, è stata efficace, anche se bisogna chiedersi, come ogni volta in cui capita un infortunio ad un pitcher, se si poteva evitare la "ricaduta" a Fabio Betto. E' difficile formulare giudizi compiuti per chi sostanzialmente non è a buona conoscenza delle dinamiche di squadra, come il sottoscritto e la stragrande parte degli appassionati. Mi sembra comunque che siano più i lati positivi che quelli negativi, e non mi sembra giusto addebitare al manager il calo psicologico che la squadra ha evidenziato durante la finale. Tra l'altro Mazzotti le ha provate quasi tutte, con mosse più o meno riuscite, come quella di Incantalupo partente in gara2, Hecker sempre titolare nelle partite di finale (quando in semifinale aveva avuto appena due presenze al box in quattro gare), l'esclusione di Solano nelle ultime due gare, la rivoluzione del lineup nelle ultime tre partite, con l'idea, in gara5 e gara6, di inserire tre mancini in sequenza, dopo il leadoff.

In questi anni abbiamo visto una crescita di alcuni giocatori, anche se siamo fra le poche squadre, lanciatori a parte, che non riescono a far crescere ed inserire in prima squadra i propri giovani. A Nettuno è cresciuto Mazzanti, a Grosseto abbiamo visto quello che ci ha combinato Andrea De Santis, anche se come detto non avrebbe visto il campo se ci fosse stato Francia. I nostri prodotti ormai sono affermati da anni (Frignani, lo stesso Dallospedale, anche se è di Piacenza, ma anche se vogliamo gli stessi lanciatori, Corradini e Milano, mentre Landuzzi addirittura non vede quasi più il campo). Riusciranno per esempio Monari e Breveglieri a trovare spazio in Fortitudo nei prossimi anni? Per il resto è stato costruito negli anni un ottimo closer che risponde al nome di Fabio Milano, oriundo arrivato a Bologna quasi per caso pochi anni fa, è stata costruita una dimensione ottimale anche per Corradini, pur con i problemi che ha avuto quest'anno, c'è stata l'intuizione su Bazzarini, citata precedentemente, il miglioramento di Antigua dietro al piatto, la scelta di Matos (che sembra che Mazzotti preferisse anche ad Ozuna), insomma un quadro più che positivo, con qualche criticità sulla quale lavorare, in particolare, lo ripeto per l'ennesima volta, valorizzando i prodotti locali.

Al di là delle mie opinioni, che possono essere o meno condivise, ripeto ora più che mai, visto che ci troviamo di fronte a scelte importanti, che occorre trovare una massima sintonia fra dirigenza e manager, oltre che quella ancor più importante, che mi immagino sia ben salda, fra manager e squadra. Quella sintonia che mi sembra non sia mancata in questi anni e che è il presupposto fondamentale sul quale costruire il futuro della Fortitudo. Se per qualche motivo ciò non fosse possibile con Mazzotti, allora si dovrà avere la forza di compiere altre scelte, anche coraggiose, visto che comunque stavolta si può partire da una base molto solida, grazie appunto al lavoro del manager e dei suoi collaboratori, della società ed al valore ed alla forza dimostrata in questi anni da chi veste la casacca biancoblù.

Arrivederci nel 2005, anno non bisestile.