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                                         Differenza
                                                                                        Estetica Avanguardia

                                                                                                                                                                                                                                                                                                   

 

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I

                                                      Identita', Differenza, Distinzione                    

L’ideologia dell’appartenenza, la controcultura identitaria, il desiderio di riconoscimento, l’amore per la differenza e la distinzione, saranno per noi il ponte ideale che ci porterà al di là del vuoto del nostro tempo, ben oltre il buio dell’epoca del consenso di massa.

Il nuovo spirito del tempo nascerà in forma di una diversa atmosfera culturale, un nuovo sentimento collettivo capace di squarciare il falso velo di verità posto intorno ai concetti di eguaglianza, di progresso, di democrazia, ovvero i principi fondanti del nuovo ordine mondiale e della società planetaria di massa.

L’offensiva identitaria sorgerà allora in forma di una nuova cultura non conforme,  del conflitto, contro la cultura dell’applauso, della certezza ideologica  propria delle vecchie elite culturali, contro i dogmi universali dell’interpretazione inclusiva della democrazia, del laicismo, del progresso materiale concepito come cifra del progresso universale, contro l’universalismo interetnico visto come condizione irreversibile della società post-moderna.

Non dalla massa omologata, e nemmeno dalle moltitudini globalizzate, ma dal singolo, dalla consapevolezza interiore della sua unicità, dal suo processo di auto-individuazione, dal suo senso di appartenenza alla storia, alla civilizzazione del proprio spazio, nascerà una nuova coscienza in un nuovo momento di stupore  e di estasi intellettuale; e con esso avverrà la rinascita dell’io, l’ identità ritrovata di chi sa rivedersi negli altri, negli uomini intorno a lui e come lui, attraverso il divenire del tempo, attraverso una dimensione collettiva comunitaria, nello spazio e nella storia, al di là della dittatura del tempo unico presente, al di là del nichilismo della rivoluzione elettronica.

Nella crisi di un mondo in crisi, nel disconoscimento del dogma dell’armonia laica e cosmopolita, del delirio massificante verso un unico mondo indifferenziato, troveremo la forza  di denunciare la correlazione negativa tra indifferenziazione etnica e benessere collettivo,  tra globalizzazione e  declino spirituale, tra crescita del cosmopolitismo e degenerazione della civiltà. Denunceremo la minaccia  dell’impero multientico, multilingue  multireligioso,  e al contempo unicista, antiorganico, livellatore della libertà di pensiero, devastatore della sovranità dei popoli, della libertà dei singoli.

L’eterogeneità culturale, la distinzione etnica diverranno per noi concetti positivi, svelandosi per quelli che sono: fonti di benessere pubblico, tesori di benessere sovraindividuale, preziose riserve di materiale culturale comune, ovvero fonti millenarie generatrici di processi spirituali in forma di esperienze, reti di conoscenze, metodi di comunicazione e coordinamento. Patrimonio insostituibile di relazioni spirituali stabilite con gli altri e rispetto agli altri, non solo entro il tempo presente, ma attraverso il tempo dilatato della storia-progresso-rivoluzione.

In un gesto di ribellione estrema libereremo i nostri inconsci atomizzati, frammentati, decostruiti lanciando un ponte di unità verso le generazioni precedenti,  riconoscendoci nel solco di un patto storico intergenerazionale lungo nei secoli. Nel senso della parola “passato” ritroveremo quello più ampio e più pieno della parola noi, riconoscendoci in chi ci ha preceduto, concependo il senso del nostro divenire come un fotogramma in sequenza all’interno di un unica esperienza culturale e storica.

La comunità organica, il senso d’appartenenza ascrittiva alla terra, al popolo, il valore identificativo di far parte d’una comunità millenaria ci spingeranno a ricostruire reti di solidarietà,  a ricostruire solide relazioni umane, e con esse a fortificare le identità presenti e future in un mondo degenerato dalla mancanza di confini tra uomini in preda all’alienazione.

La libertà nascerà per noi dalla natura, ovvero dall’uomo definito per quello che sono le sue ascendenze etno-culturali, perché di fronte al pericolo di un omologazione mass mediatica e di un sopravvento degli apparati tecnocratici, la rivendicazione della differenza ci darà la forza per respingere le pressioni omologatici della tecnica, per difendere la nostra libertà di pensiero, la nostra  sensibilità emotiva, la nostra empatia verso altri come noi. Perché la rinascita di questo io autentico e di questo noi plurale contro il “noi” indistinto della postmodernità sarà l’ostacolo più grande ai disegni egemonici della  finanza cosmopolita, dei governi sovranzazionali, delle nuove burocrazie interetniche.

Rivendicheremo senza complessi, laddove sia presente, la superiorità o l’inferiorità di una qualunque forma culturale di un popolo su un’altro, così come riconosceremo il primato creativo di una cultura su un altra, di una civiltà su un'altra, di un idea su un'altra, ritrovandola negli archetipi depositati nelle struttura dell’inconscio collettivo, nei simboli presenti nella storia di ogni popolo, nel sogno e nella veglia degli uomini che consentono di vincere i limiti dello spazio e del tempo, che danno forma quello che noi chiamiamo sistema culturale, costume nazionale, carattere originario, denominatore comune di un’ identità storica.

E per fare ciò andremo oltre la semplice dissidenza intellettuale, non limitandoci a fare  controcultura di nicchia,  a opporre una sterile e inconcludente sordità alle dinamiche del mondo esterno, imprigionati in una volontà quasi superstiziosa di non compromissione con qualsivoglia forma di  potere.

Non ci perderemo in azioni illeggibili, nella politica impoliticante, in proposte già museificate in partenza, perchè andremo al di là della sterile opposizione di testimonianza, morale o moralistica che non arriva a incidere sulle dinamiche in atto; perché non ci basterà essere una subcultura  “altra”, sebbene in un  disegno di opposizione totale rispetto all’esistente.

Così come allo stesso tempo rifuggiremo l’idea di fronteggiare il cosmopolitismo tramite l’ibridazione, l’ intellettualismo organico, il processo di entrismo nell’odiato potere culturale,  al fine di mutarlo dall’interno tramite l’occupazione e il sovvertimento dei suoi meccansimi. Non cercheremo l’occupazione dei gangli della cultura con l’intento di intopparli e stravolgerli, consapevoli che la storia è sempre stata lastricata di fallimenti di contestatori dall’interno, col passare del tempo deteriorati e inglobati nel sistema da abbattere.

Andremo oltre. L’avanguardia è sempre animata da una capacità rivoluzionaria in senso metaesistenziale. L’egemonia culturale la conquisteremo col nostro essere esempio, arrampicandoci lungo l’avventura del pensiero, della bellezza, dell’arte, facendo della trasformazione delle nostre coscienze il punto iniziale, la prima onda di propagazione di questa nuova cultura, di questo nuovo spirito del tempo fondato sulla consapevolezza dell’essere.

Lecco 22/11/2007

 

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