WILLIAM SHAKESPEARE 

 

 

Quando quaranta inverni avranno aggredito la tua fronte

e scavato fonde trincee nel campo della tua bellezza,

la superba veste della tua gioventù or tanto ammirata,

sarà considerata un cencio di nessun valore:

se allora ti venisse chiesto dove giace il tuo fascino

e dove si è perso l'amore dei tuoi ruggenti giorni,

ammettere che è in fondo ai tuoi occhi incavati

sarebbe penosa vergogna ed inutile vanto.

Qual maggior lode avrebbe l'uso della tua bellezza

se tu potessi rispondere: "Questa mia bella creatura

pareggia il mio conto e giustifica la mia vecchiaia"

dimostrando che è tua la sua bellezza ereditata!

Questo sarebbe rinnovarti quando sarai vecchio

e veder caldo il tuo sangue quando il tuo sarà freddo.

 

 

 

 

Guardati allo specchio e di' al volto che vedi

che è ormai tempo per quel viso di crearne un altro,

se non rinnovi ora la sua giovane freschezza

inganni il mondo e rinneghi la gioia d'ogni madre.

Vi è forse donna tanto pura il cui illibato grembo

disdegni il seme della tua virilità?

O forse uomo tanto folle da voler essere la tomba

del suo proprio amore per non aver progenie?

Tu sei lo specchio di tua madre e come lei in te

ricorda il leggiadro Aprile della sua primavera,

così dai vetri del tuo crepuscolo tu rivedrai

a dispetto delle rughe, questo tuo tempo d'oro.

Ma se invece vuoi vivere senza esser ricordato,

muori celibe e la tua immagine morirà con te.

 

 

 

Tu che sei sol musica, perché l'ascolti con disdegno?

Dolcezza ama dolcezza e gioia di gioie si diletta:

perché vuoi ascoltare qualcosa che ti annoia

o forse hai piacere nell'essere annoiato?

Se l'armonioso suono di note ben accordate

in un perfetto assieme, offendono il tuo orecchio,

esse t'accusan solo gentilmente perché confondi

in singola armonia quanto scindere dovresti.

Guarda come ogni corda dolcemente unita all'altra

vibra ognuna su ognuna in ordine reciproco,

sembrando padre e figlio e felice madre

che tutti insieme cantano la stessa dolce nota:

queste mute voci, riunite in un sol coro,

all'unisono ti dicono: "Solo, non sarai nessuno".

 

 

 

Quel che invecchiando devi lasciar nel tempo

nel tempo ricrescerà in uno dei tuoi figli,

e quel fresco sangue che in gioventù dispensi

potrai chiamarlo tuo quando sarai in declino.

In questo vi è saggezza, bellezza, evoluzione

altrimenti vi è follia, vecchiaia e decadenza:

se ognun così pensasse, il tempo s'arresterebbe

e in sessant'anni il mondo vedrebbe la sua fine.

Lascia chi non fu eletto da natura a procreare,

sgraziato, deforme e rozzo, perire senza prole:

se anche dotò qualcuno, a te diede il suo meglio

e moltiplicar dovresti quel dono generoso:

ti creò per suo sigillo e con questo essa intese

che ne imprimessi altri, non di perderne il modello.

 

 

 

Quando seguo l'ora che batte il passar del tempo

e vedo il luminoso giorno spento nella tetra notte,

quando scorgo la viola ormai priva di vita

e riccioli neri striati di bianco,

quando vedo privi di foglie gli alberi maestosi

che un dì protessero il gregge dal caldo

e l'erbe d'estate imprigionate in covoni

portate su carri irte di bianchi ed ispidi rovi,

allor, pensando alla tua bellezza, dubbio m'assale

che anche tu te ne andrai tra i resti del tempo,

perché grazie e bellezze si staccan dalla vita

e muoiono al rifiorir di altre primavere:

e nulla potrà salvarsi dalla lama del Tempo

se non un figlio che lo sfidi quand'ei ti falcerà.

 

 

 

 

Come un pessimo attore in scena

colto da paura dimentica il suo ruolo,

oppur come una furia stracarica di rabbia

strema il proprio cuore per impeto eccessivo,

anch'io, sentendomi insicuro, non trovo le parole

per la giusta apoteosi del ritual d'amore,

e nel colmo del mio amor mi par mancare

schiacciato sotto il peso della sua potenza.

Sian dunque i versi miei, unica eloquenza

e muti messaggeri della voce del mio cuore,

a supplicare amore e attender ricompensa

ben più di quella lingua che più e più parlò.

Ti prego, impara a leggere il silenzio del mio cuore

è intelletto sottil d'amore intendere con gli occhi.

 

 

 

Consunto da fatica, corro presto a letto

caro ristoro al corpo distrutto dal cammino;

ma allor nella mia testa s'apre un'altra via

a stancar la mente or che il mio corpo ha tregua.

Svelti i miei pensieri da lontano ove dimoro

volgono in fervido pellegrinaggio a te

e tengono spalancate le mie palpebre pesanti

scrutanti quelle tenebre che il cieco sol conosce:

ma ecco che la vista immaginaria del mio cuore

presenta la tua ombra al mio sguardo senza luce,

che, simile a diamante sospeso nel buio più nero,

fa la cupa notte bella e il suo vecchio volto nuovo.

Così di giorno il corpo, di notte la mia mente

per colpa tua e mia non trovano mai pace.

 

 

 

 

Che tu abbia lei non è tutto il mio tormento

eppur si sa che l'ho teneramente amata;

ma che lei abbia te è quanto più m'accora,

una sconfitta in amore che mi brucia dentro.

Amabili colpevoli, così voglio scusarvi:

tu ami lei perché ben sai ch'io l'amo;

e così per amor mio ella pur m'inganna

lasciando che il mio amico l'ami per amor mio.

Se perdo te, tal perdita è per lei un vantaggio

e se perdo lei, è il mio amico a trovar tal perdita:

entrambi vi trovate ed io vi perdo tutti e due

e voi, per amor mio, m'infliggete questa croce.

Ma eccone la gioia: lui ed io siamo una sol cosa:

o dolce inganno, ella dunque ama me soltanto.

 

 

 

I miei occhi e il cuore sono in conflitto estremo

per contendersi l'immagine della tua persona:

gli occhi al cuor vorrebbero celare la tua effigie,

agli occhi il cuor contesta la libertà di tal diritto.

Il cuore a difesa adduce che tu dimori in lui

- un tempio mai violato da sguardi penetranti -

ma gli accusati negano tal dissertazione,

dicendo che in loro giace il tuo bel sembiante.

Per attribuir questo diritto si convoca in giuria

un esame dei pensieri che al cuore son fedeli,

e per verdetto loro viene aggiudicata

la parte dei puri occhi e quella del caro cuore:

così: agli occhi spetta la tua esteriorità,

e diritto del mio cuore è il tuo profondo amore.

 

 

 

Dolce amore, rianima la tua forza, non sia

il tuo sentire più ottuso di quell'appetito,

che oggi soddisfatto del suo cibo,

domani si riaccende di primitivo ardore.

Sii così, amore: anche se oggi appaghi

i tuoi avidi occhi tal che sazi cadano nel sonno,

riaprili ancor domani e non soffocare

l'entusiasmo d'amore in torpore eterno.

Sia questo infelice momento simile a quel mare

che divide le sponde ove due giovani promessi

si recano ogni giorno, così, quando scorgerai

ritornar l'amore, più felice sarà l'incontro.

O sia come l'inverno che tanto colmo di disagi,

rende più prezioso e ambito l'arrivo dell'estate.

 

 

 

Come le onde si susseguono verso la pietrosa riva,

così i nostri minuti si affrettano alla lor fine,

ciascuno spingendo via quello che ha dinnanzi,

tutti con incessante affanno lottano in avanti.

Quando una nuova vita, affacciatasi alla luce,

con gran fatica è giunta alla sua maturità,

insidiosi influssi le contrastan tale gloria,

e il tempo ora distrugge il dono che le diede.

Il tempo travolge il fiore della gioventù

e scava fonde rughe in fronte alla bellezza,

si pasce delle più rare dolcezze del creato,

e nulla è risparmiato al mieter della sua falce:

ma i miei versi resisteranno alla futura età

per dire il tuo valore contro il suo crudel potere.

 

 

 

Non sia mai ch'io ponga impedimenti

all'unione di anime fedeli; Amore non è amore

se muta quando scopre un mutamento

o tende a svanire quando l'altro s'allontana.

Oh no! Amore è un faro sempre fisso

che sovrasta la tempesta e non vacilla mai;

è la stella-guida di ogni sperduta barca,

il cui valore è sconosciuto, benché nota la distanza.

Amore non è soggetto al Tempo, pur se rosee labbra e gote

dovran cadere sotto la sua curva lama;

Amore non muta in poche ore o settimane,

ma impavido resiste al giorno estremo del giudizio:

se questo è errore e mi sarà provato,

io non ho mai scritto, e nessuno ha mai amato.