La Corte Costituzionale

La Corte Costituzionale è un organo a cui è attribuito il compito di controllare la conformità alla Costituzione delle leggi promulgate dal parlamento e dei decreti legge e decreti legislativi emanati dal governo. La Corte è inoltre l'autorità giudicante nel caso in cui sorga un conflitto tra i poteri dello stato (potere legislativo, potere esecutivo, potere giudiziario) o un conflitto fra lo stato e le regioni o tra le regioni.

E' inoltre l'autorità che decide sulla ammissibilità dei referendum popolari e sui reati commessi dal presidente della Repubblica e dai ministri.

Sede della Corte Costituzionale è il palazzo della Consulta sul colle del Quirinale.

 

La funzioni della Corte Costituzionale

La Costituzione italiana è una costituzione rigida; essa ha pertanto una forza superiore rispetto a tutti gli atti normativi dello Stato e alle stesse leggi del parlamento. Ma per garantire che la Costituzione sia effettivamente rispettata dai massimi poteri pubblici (parlamento, governo, magistratura, regioni) occorre che esista un potere al loro superiore che sia in grado di controllare che i loro atti siano conformi alle norme costituzionali.

 

Il palazzo della Consulta

Tale potere è stato affidato a un apposito organo dello stato, la Corte costituzionale, il cui compito è quello di garantire il rispetto della Costituzione. Sotto il titolo "garanzie costituzionali" sono infatti collocate le norme sulla Corte costituzionale nella seconda parte della Costituzione (articoli 135 - 137).

La principale funzione che è assegnata alla Corte costituzionale è il giudizio sulla costituzionalità delle leggi (e degli atti aventi forza di legge) dello stato e delle regioni e il conseguente potere di annullare le leggi che vengono giudicate in contrasto con la Costituzione (art. 134). Alla Corte spettano, inoltre, tre altre funzioni (le prime due sono previste dallo stesso art. 134 Cost., mentre l'ultima è stata introdotta dalla legge costituzionale n. 1 del 1953):

  • Il giudizio sui conflitti di attribuzione tra i poteri dello stato e su quelli tra lo stato e le regioni e tra le regioni;
  • Il giudizio sulle accuse promosse dal parlamento contro il presidente della repubblica;
  • Il giudizio sull'ammissibilità dei referendum.
 

Questo elenco delle competenze della Corte mostra di per se l'importanza e la delicatezza della posizione della Corte nell'ordinamento costituzionale: essa si colloca infatti al di sopra dei massimi poteri dello stato e le sue decisioni sono destinate ad avere una notevole influenza nella vita politica del paese.

Le funzioni della Corte costituzionale sono infatti al tempo stesso di tipo giurisdizionale e di tipo politico. Sono di tipo giurisdizionale in quanto la Corte deve giudicare le leggi (e gli altri atti pubblici) esclusivamente in base alla Costituzione; deve cioé stabilire se esse sono in contrasto con le norme costituzionali. Non può invece esprimersi sulle scelte del legislatore e sull'indirizzo politico del caso perseguito. Ma nel compiere questa operazione la Corte deve interpretare le norme costituzionali, il che può comportare notevoli margini di scelta. La Costituzione, infatti, enuncia (nella maggioranza dei casi) regole di portata molto generale (si pensi, per esempio, al principio di eguaglianza) che sono suscettibili di diverse interpretazioni e d'altra parte alla base della Costituzione vi sono principi generali diversi e talora contraddittori tra di loro che derivano dalle diverse culture politiche che diedero vita al patto costituzionale.

L'interpretazione di una norma costituzionale non è quindi mai un'operazione neutrale e asettica, ma implica scelte di tipo politico che la Corte, in piena autonomia, deve essere in grado di compiere. Occorre aggiungere che la Corte può mutare orientamento in corso del tempo e giudicare in modo diverso lo stesso caso che ha già affrontato una prima volta. Attraverso questa funzione giurisdizionale - politica la Corte si pone non solo come garante della Costituzione, ma anche come suo interprete.

 

La composizione della Corte costituzionale

Nello stabilire le norme sulla composizione della Corte costituzionale, l'Assemblea costituente ha tenuto conto della particolare delicatezza e importanza delle sue funzioni e del suo carattere insieme giurisdizionale e politico. Tali norme mirano infatti a realizzare un difficile equilibrio tra esigenze diverse: garantisce alla Corte competenza giuridica, sensibilità politica, imparzialità.

La Corte costituzionale è composta da 15 giudici costituzionali che durano in carica 9 anni e non sono rieleggibili.

 

La non rieleggibilità rappresenta di per sé una garanzia di indipendenza: ogni giudice costituzionale sa che alla scadenza del suo mandato dovrà comunque lasciare l'incarico e quindi non avrà alcun interesse a favorire qualcuno nelle sue decisioni.

I giudici costituzionali devono possedere particolari competenze giuridiche: essi infatti vengono scelti tra magistrati, anche a riposo, delle giurisdizioni superiori, professori ordinari di università in materie giuridiche, avvocati dopo venti anni di esercizio (art. 135 comma 2.).

Il palazzo della Consulta
 
Essi vengono nominati per un terzo dal presidente della repubblica, per un terzo dal parlamento in seduta comune e per un terzo dalle supreme magistrature ordinaria e amministrativa (art.135 comma 1).

La Corte costituzionale risulta quindi formata dal concorso di diversi poteri dello stato in modo da garantire una pluralità di interessi, competenze, punti di vista e da favorire una posizione della Corte al di sopra delle parti.

La nomina dei 5 giudici da parte del presidente della repubblica rappresenta un potere sostanzialmente presidenziale (non spetta quindi al governo). I cinque giudici di nomina parlamentare vengono eletti dal parlamento in seduta comune con la maggioranza dei 2/3 dei componenti l'assemblea nelle prime 3 votazioni; nelle votazioni successive è sufficiente la maggioranza dei 3/5.

 
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