La Magistratura

E' l'insieme degli organi civili, penali e amministrativi dello stato che svolgono la funzione giurisdizionale.

La Costituzione, nell'art. 104, definisce la magistratura come "organo autonomo e indipendente da ogni altro potere". L'indipendenza della magistratura dagli altri poteri dello stato - quello esecutivo e quello legislativo - è fondamentale in quanto ha come finalità prima quella di tutelare i giudici da pressioni che possono derivare sia da parte degli altri organi dello stato sia eventualmente da parte di privati. Per garantire l'indipendenza dell'autorità giudiziaria è stato istituito un organo, il Consiglio superiore della magistratura, il quale, occupandosi dell'autogoverno della stessa, ne garantisce anche l'indipendenza.

I magistrati possono essere nominati solo attraverso concorso, sono soggetti soltanto alla legge e non possono essere sollevati dal servizio senza il loro consenso e neppure trasferiti in altra sede.

 
Il presidente Ciampi presiede il Consiglio superiore della Magistratura Uno dei principi fondamentali che riguardano la magistratura è quello dell'indipendenza dei giudici, senza il quale verrebbe meno la garanzia di imparzialità degli stessi. Il giudice infatti è libero da qualsiasi vincolo gerarchico o potere superiore. Un altro principio di grande importanza è quello della garanzia del giudice naturale, secondo il quale nessuno puņ essere giudicato da un organo giudiziario diverso da quello competente per legge; in altre parole, le competenze del giudice sono fissate a priori e non in ragione del sorgere delle singole controversie.
 

Altro principio fondamentale che riguarda la magistratura, ma è posto dalla Costituzione a tutela di tutti i cittadini, è quello secondo cui "tutti possono agire in giudizio per la tutela dei propri diritti e interessi legittimi"; questo significa che il diritto di agire in giudizio è riconosciuto a tutti in modo indistinto dalla Costituzione. Un altro principio molto importante, che influisce sulla struttura stessa del processo, è quello secondo cui il giudice non può decidere un giudizio senza prima avere ascoltato le ragioni di tutte le parti. Questa è sicuramente da considerarsi una garanzia a un giudizio imparziale e fondato.

Il giudizio si deve svolgere in modo equo, cioè garantendo a tutte le parti la possibilità di difendersi e far valere le proprie ragioni in modo adeguato. I processi, inoltre, devono essere resi pubblici; tale requisito è fondamentale in uno stato democratico fondato sulla sovranità popolare.

Il giudice, nell'esercizio della funzione giurisdizionale, si avvale della collaborazione di alcuni uffici che assolvono determinate funzioni. Il cancelliere svolge come attività principale quella di occuparsi della documentazione dell'attività giurisdizionale, per cui redige i verbali dei procedimenti, aiuta il giudice a stendere i provvedimenti e le decisioni, provvede all'iscrizione delle cause a ruolo, invia le comunicazioni di cancelleria ecc. L'ufficiale giudiziario svolge funzioni di grande importanza soprattutto nel processo esecutivo. Infine c'è il consulente tecnico, che è uno specialista di cui si avvale il giudice quando è chiamato a decidere su questioni per le quali è richiesta una competenza particolare e specifica extragiuridica.

 
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