Storia del ciclismo in Provincia di Teramo.   (pag. 2) 

La grande impresa, nel 1896, del giuliese Costanzo Trifoni

Con una bicicletta da 40 Kg, l'eroe giuliese coprì, primo degli italiani, i 590 Km della Milano-Monaco di Baviera in 36 ore, con cani che azzannavano i corridori ai polpacci.

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La grande impresa di Costanzo Trifoni

Per i teramani, per gli abruzzesi, nel 1896, Trifoni diventa una specie di eroe nazionale.

Il corridore, di nascita giuliese, che a poco piu' di 20 anni, sarà primo degli italiani (e terzo nella classifica generale) nella Milano-Monaco di Baviera: una gara infernale di 590 Km, durata 36 ore, su una strada dove si affonda nel fango fino a mezza ruota, con i cani che si attaccano tenacemente ai polpacci di quegli strani animali di ferro e di carne che sono i corridori. I quali - ci informano le cronache del tempo - furono costretti a scendere dalla «macchina» infinite volte per liberare, a forza di braccia, la bicicletta che faceva corpo unico con il fango o «per difendersi dai cani a colpi di bastone». La difficoltà comprendeva anche la salita del Brennero di ben 36 Km. Una strada aspra a causa delle buche, della ghiaia, dal peso delle biciclette di ben 40 Kg., dall'ingombro borracce e zaini.

Trifoni, comunque, arrivò riposatissimo a Monaco, malgrado le noie che aveva avute, dipendenti per lo più, come scriveranno i giornali sportivi l'indomani, da «insufficienza» di cambi. Mentre, infatti, l'abruzzese corre su bici con due soli cambi, gli avversari tedeschi ne hanno molti di più.

Come sia, Trifoni, dopo 590 Km di percorso, è fresco come una rosa e, una volta nella capitale bavarese, disputa subito una corsa in pista con i migliori dilettanti della città, che, naturalmente, vince. Il giorno dopo, gareggia pure   in pista, in una gara insieme ai corridori della squadra italiana in cui si classifica, come al solito, primo.

L'abruzzese  e' salutato dopo la Milano-Monaco, come uno dei più forti campioni europei, e le sue due biciclette con le quali ha partecipato alla corsa, vengono esposte nella vetrina della Casa Adler di Milano con il ritratto del vincitore fra due bandiere tricolori. Il nome del biciclista, che aveva iniziato a vincere già all'età di 17 anni, con bici che pesavano più di lui, si affermò anche in gare successive alla grande impresa, fino a che il suo nome fu sommerso dai cannoni della prima Guerra Mondiale. Dopo il conflitto, di lui non si parlò più, ed a poco a poco fu completamente dimenticato. 

In vecchiaia tentò, senza molto riuscirvi, di suscitare interesse per i tempi passati, testimoniati dalle sue medaglie, dalle sue fotografie, dalle  numerose coppe, dalla sua bicicletta che conservava come una reliquia.

Si spense come si era spenta prima la fama delle sue formidabili imprese, senza che più nessuno lo ricordasse.  

Il materiale è tratto dagli articoli di Fernando Aurini: L'eroe della Milano-Monaco, in «Il Messaggero», 16 gennaio 1987 e Costanzo Trifoni campione biciclista, in «Il Giornale d'Italia», 6 maggio 1957.

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