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Stato attuale delle ricerche relative alla presenza di bilirubina nel sangue della Sindone in rapporto al colore rosso-vivo delle macchie di sangue


Mario Moroni – Carlo Goldoni – Francesco Barbesino



La presente nota ha lo scopo di riassumere per gli interessati alla Sindone "non addetti ai lavori" le ricerche condotte su l’argomento sopra indicato.



1. Premessa

Il prof. Pierluigi Baima Bollone ha dimostrato con certezza che le macchie presenti sul Telo di Torino sono ascrivibili alla presenza di sangue umano di gruppo AB. Da un punto di vista biochimico John Heller ed Alan Adler hanno individuato nelle stesse sedi non solo emoglobina ma anche altri composti propri del sangue e, tra l’altro, la presenza di bilirubina per giunta in quantità ben apprezzabile. La bilirubina, normalmente presente nel sangue, deriva dal catabolismo dell’emoglobina e, giungendo nel fegato, viene da quest’ultimo riversata nella bile.

La presenza di bilirubina, in concentrazione presumibilmente aumentata nel sangue che ha macchiato la Sindone trova spiegazione nei numerosi traumi subiti prima della morte dovuti ai tormenti inflitti all’Uomo che la Sindone avvolse.

La presenza di questo componente da un lato avvalora la presenza di sangue sul Telo mentre, dall’altro, ha permesso ad alcuni ricercatori di attribuire l’inusuale colore rosso vivo di macchie di sangue vecchio, antico alla presenza della bilirubina stessa nonché di aloe e mirra.

2. Ricerche successive

Il rapporto intercorrente tra il tenore di bilirubina e la particolare colorazione del sangue è rimasto a lungo allo stato di ipotesi. Ancora nell’anno 2000 il prof. Baima Bollone, in occasione del Simposio Internazionale a Torino, col consueto rigore scientifico osserva che "il persistere del colore rosso (del sangue) può dipendere dai materiali utilizzati per preservare il corpo dalla corruzione (preserving materials) o dalla documentata presenza di bilirubina". (1)

Per verificare sperimentalmente l’ipotizzata relazione tra la colorazione del sangue e la bilirubina Carlo Goldoni (Patologo Clinico ed Ematologo) con Tina Grimaldi (Tecnica di Laboratorio), coordinati da Mario Moroni, ha avviato una serie di esperienze nelle quali sono stati prodotti artificialmente coaguli di sangue umano contenente quantità crescenti di bilirubina in concentrazione approssimativa da 2 a 5 volte maggiore della normale concentrazione fisiologica (2, 3). I decalchi venivano prodotti su frammenti di tessuto di lino simil-sindonico trattato con una miscela di aloe, mirra e sudore artificiale. Da questi decalchi sono state ottenute tre serie di campioni con concentrazione crescente di bilirubina: una mantenuta tale e quale, una invecchiata in stufa per 10 h a 120C° ed una tenuta esposta ad irradiazione ultravioletta (365 nm ) per 6 h.

L’esame visivo delle tre serie non è stato in grado di cogliere variazione di colore a varie concentrazioni di bilirubina. L’esame visivo è stato confermato con l’esame spettrografico.

Nella terza serie in tutti i decalchi le macchie assumevano colore rosso-vivo.

Tornando alla Sindone é’ importante osservare come la nuance rosso-vivo del sangue sia legata al tipo di luce che illumina il Lenzuolo durante l’osservazione.

Il medico Pierre Barbet (4) aveva notato l’intenso colore "carminio-malva", secondo la definizione che ne aveva dato il Vignon, mentre "il sole era appena tramontato in una luce viva ma diffusa" che considerava "l’ideale per fare osservazione".

In seguito, nella relazione conclusiva dei periti su le indagini d’ordine ematologico effettuate su la Sindone nel periodo 1969-1976 dalla commissione istituita dal Cardinale Michele Pellegrino si legge (5):

"Mentre i periti erano intenti a questo primo esame della S. Sindone hanno chiesto di essere ammessi a vedere la Reliquia Mr. Antoine Legrand e il Dr. Galimard, noti studiosi francesi della Sindone stessa, giunti appositamente a Torino. Il primo ha rilevato una differenza da quanto aveva avuto occasione di osservare in occasione della Ostensione del 1931 e cioè è rimasto colpito dal fatto che non fosse più apprezzabile, in corrispondenza delle macchie ematiche la tinta rosso carminio che è stata descritta da vari autori. Egli ha precisato che il precedente esame era avvenuto sulla gradinata del Duomo, durante l’ostensione all’esterno, e cioè alla luce solare.

Si è invitato il Signor Judica a voler illuminare la S. Sindone con la stessa lampada usata nella ricognizione del 1969, quando era stata osservata detta tonalità cromatica. E cioè una lampada Osram Mittraphot con temperatura di colore 3200 Kelvin. Immediatamente detta tonalità si è resa ben evidente".

Anche uno degli Autori che ha partecipato all’Ostensione privata tenutasi in occasione del Simposio scientifico tenutosi a Torino dal 2-5 marzo 2000 è rimasto assai colpito nell’osservare, ad un metro di distanza, il colore rosso che assumevano le ferite dell’Uomo della Sindone, a Telo disteso senza il vetro di protezione, illuminato da una luce naturale diffusa che proveniva dalle finestre del locale posizionate in alto.

In ogni caso se il viraggio di colore si rende visibile alla luce solare sembra lecito ipotizzare che vi sia stata a monte un’azione esterna che potrebbe essere causata da un tipo di radiazione. Nel caso di quelle ultraviolette Goldoni dice "è noto infatti che l’irraggiamento del sangue con luce ultravioletta trasforma la bilirubina in quantità normali e patologiche in composti simili quali la lumiribina e l’isolumirubina".

3. Un’interessante ipotesi del prof. Baima Bollone

Non appena pubblicati i risultati ottenuti da Moroni-Goldoni-Grimaldi sulla stessa rivista Sindon appare un bellissimo lavoro a firma di Baima-Pescarmona-Marino a carattere compilativo: in esso il Baima avanza un’interessante teoria:

La bilirubina di per sé non sarebbe capace, se aumentata, di modificare il colore del sangue. Potrebbe però essere responsabile di ciò in via secondaria: qui gli autori si spiegano.

Agli occhi esperti di un medico legale quale il prof. Baima, il sangue che assume un colorito carminio-malva, rosso ciliegia evoca immediatamente l’intossicazione da inalazione di monossido di carbonio (CO). Questa molecola principale componente del "vecchio" gas illuminante possiede una particolare capacità di combinarsi con l’emoglobina (Hb) formando carbossiemoglobina.

Il CO entra in competizione con l’O2 ed ha un’affinità per la molecola emoglobinica centinaia di volte più forte dell’O2 . Inoltre il legame con l’Hb è tenacemente stabile. Quando un soggetto è intossicato per aver inalato CO, il sangue (e conseguentemente il colorito della cute) prende un colore rosso vivo capace di mantenersi per lungo tempo (anche per secoli!).

Ovviamente è impensabile che sia il Cristo dei Vangeli sia l’Uomo della Sindone abbiano potuto inalare grandi quantità di CO.

E qui entra in ballo la bilirubina che sarebbe capace di modificare il colore del sangue in via secondaria, diciamo in seconda battuta. L’Uomo della Sindone è stato martirizzato vivente poco prima della morte. Paradigmatici sono i colpi di flagello, i quali, abbondantissimi, hanno indotto lesioni di tipo percussivo.

I colpi non solo hanno danneggiato i tessuti ma hanno anche agito sul sangue che, circolando, si trovava nel letto vascolare nella sede dell’impatto.

Pertanto nei tessuti martirizzati si sono formati stravasi di sangue e quest’ultimo, a sua volta è, stato percosso con conseguente rottura dei globuli rossi che hanno sparso nell’ambiente liquido l’Hb che contenevano.

Dall’Hb si libera l’eme e da questa molecola, nel fegato si viene a formare la bilirubina che, in questi casi, aumenta il suo tourn-over.

Queste trasformazioni avvengono con l’intervento di enzimi. Più precisamente le emossigenasi (1,2,3) e successivamente la biliverdina viene trasformata in bilirubina (bilirubin reduttasi). L’intervento delle emossigenasi si svolge consentendo il rilascio di ferro e di CO. Ecco dunque che le molecole di produzione endogena (vista la grande affinità con l’Hb) rendono ragione della formazione di carbossiemoglobina, della sua presenza nel sangue della Sindone nonché del particolare colore rosso vivo del sangue stesso.

4. Proseguimento delle esperienze

Occorre premettere che il Prof. Jean Baptiste Rinaudo della Facoltà di Medicina di Montpèllier, per rispondere al problema della formazione dell’immagine nonché a quello dell’apparente ringiovanimento radiocarbonico del tessuto sindonico ha elaborato un modello secondo il quale durante la Resurrezione si sarebbe sprigionata dell’energia che avrebbe prodotto la disintegrazione dei nuclei di deuterio presenti sulla superficie corporea generando protoni e neutroni (6, 7).

I primi sarebbero all’origine dell’immagine, i secondi di un aumento del contenuto di 14C il gruppo di ricerca composto da Mario Moroni, Francesco Barbesino e Maurizio Bettinelli ritenendo particolarmente interessante tale ipotesi, ha iniziato col Prof. Rinaudo da diversi anni una fruttuosa collaborazione. Le ricerche sperimentali hanno segnato numerosi punti sperimentali a favore dell’assunto iniziale. Un breve riassunto dei risultati ottenuti è riepilogato nella memoria presentata alla "The Third International Dallas Conference on Shroud of Turin" nel settembre del 2005 (8).

Si è pertanto pensato che anche la colorazione particolare dei decalchi di sangue avrebbe potuto trarre origine da un irraggiamento neutronico del tessuto.

Pertanto alcuni campioni di sangue con contenuti di bilirubina superiori ai limiti fisiologici, ancora una volta preparati da Carlo Goldoni, sono stati irradiati con neutroni. La dose era quella correlata alla corrispondente dose protonica necessaria per ottenere, dopo trattamento termico in forno, una colorazione che l’analisi spettroriflettometrica aveva indicato come paragonabile a quella del Volto Sindonico (a livello del naso).

Tale trattamento non è stato causa di nessun cambiamento di colore delle macchie del sangue.

Tuttavia il successivo irraggiamento nell’ UV prossimo mostrava, dopo un’esposizione di soli 30’, un netto viraggio verso il colore rosso vivo indipendentemente dall’eccesso di bilirubina nei singoli campioni.

Si può pertanto ipotizzare che l’irraggiamento neutronico abbia causato nel sangue uno scompaginamento a livello molecolare che facilita la successiva penetrazione dei raggi UV impiegati dopo l’irradiazione neutronica. La stessa situazione fisico-chimica si potrebbe riprodurre nel sangue del Lenzuolo quando questo venisse esposto alla luce solare (ricca di raggi UV) causando il passaggio dal color ruggine, che comunemente si osserva nelle macchie di sangue vecchio, al colore rosso vivo.




Note:

(1) PL. Baima Bollone: "The forensic characteristics of the blood marks", International Scientific Symposium – "TheTurin Shroud – past, present and future.", Turin, 2-5 March 2000, Sindon – Effetà , 2000.
(2) C. Goldoni, T. Grimaldi Di Marco, M. Moroni: "Sindone: raffronto tra il singolare colore delle macchie di sangue e la concentrazione di bilirubina in esso.Prime investigazioni." , Sindon N.S., Quad. n.14, dicembre 2000, pp.131-146.
(3) Il dr. Goldoni scrive che nelle esperienze non ha superato il quintuplo della concentrazione fisiologica di bilirubina perché "non si è sentito di postulare un’intensa itterizia sia nel Cristo dei Vangeli sia nell’Uomo della Sindone". Infatti, già a tale concentrazione limite, si assiste ad "un colorito giallastro delle sclere nonché ad una colorazione giallastra della cute" Inoltre anche il siero del sangue "presenta una particolare colorazione giallo-verdastra".
(4) P. Barbet : "Le cinque piaghe di Cristo" , SEI, Torino 1940.
(5) G. Frache, E. Mari Rizzatti, E.Mari: "Relazione conclusiva sulle indagini d’ordine ematologico praticate su materiale prelevato dalla Sindone" in "Osservazioni alla perizie ufficiali sulla Santa Sindone 1969-1976", Centro Internazionale di Sindonologia, Torino 1976.
(6) J.B.Rinaudo: "Image formation on the Shroud of Turin explained by a protonic model affecting radiocarbon dating", III Congresso Internazionale di studi sulla Sindone, Torino 5-7 giugno 1998.
(7) J.B.Rinaudo: "Protoni e neutroni: le due chiavi dell’enigma", Il Telo, anno III, n° 2, maggio-agosto 1999.
(8) M. Moroni - F. Barbesino: "Different formation mechanisms of the bloodstains and the body image on the Shroud of Turin", The Third International Dallas Conference on the Shroud of Turin, Dallas, Texas, September 8-11, 2005.