SONO UN RAGAZZO DI STRADA

Sembra un personaggio inventato al computer: fisico atletico e asciutto e occhi di ghiaccio, sorriso smagliante, un corpo che guizza e divora il palco a falcate nervose. Una bellezza dei nostri tempi, una forza biologicamente indistruttibile. Così non ti aspetti che Marco Maccarini sbotti con la frase:”Mamma che ritmo, sono proprio stanco!”.

 

Stanco tu? Hai l’aspetto di uno che si sta divertendo un sacco e invece è cominciata la fase del lamento.

“Sono stanco ma mi sto divertendo. Ci sono momenti in cui la stanchezza mi fa lamentare ma cerco di non rompere le scatole a nessuno. Sto vivendo il periodo più intenso degli ultimi anni. Ho appena finito di registrare la trasmissione di comici per MTV, in contemporanea sono andato in diretta, in contemporanea ho fatto teatro a Roma, Legami e Legumi, improvvisazione teatrale, una sit-com senza copione. In contemporanea sto facendo il Festivalbar. E’ lecito essere stanco?”.

 

Al Festivalbar qual è il tuo ruolo preciso? Chi sei? Che cosa fai?

“Difficile dirlo. Il campo è ampio e io sto ancora definendomi. Nella vita ho avuto una serie di esperienze che mi hanno fatto aprire gli occhi. Li chiamo passaggi. Quando ero piccolo mi divertivo a esibirmi, ero figlio di una mamma che adorava le feste, si divertiva e faceva divertire tutti. Una donna estroversa, Anna che io guardavo con ammirazione. Dove c’era lei, rubava la scena.

 

Eri geloso?

“No, mai. Non era eccessiva. A me raccontava fiabe e storielle con un linguaggio molto espressivo. Mi ha abituato alla meraviglia. In casa mia, quando qualcosa ci stupisce, le sopracciglia arrivano all’attaccatura dei capelli. Alle elementari ho cominciato a giocare anch’io, a esibirmi.

 

Hai cominciato allora a sognare di entrare nel mondo dello spettacolo?

“Ho cominciato verso i 12 anni a giocare con le telecamere. Senza volerlo ho sviluppato un occhio diverso. Studiavo anche. Dire seriamente è un parola grossa. Mi applicavo su quello che mi interessava e mi incuriosiva. Ci perdevo del tempo quando mi piaceva l’uomo che mi passava il concetto, altrimenti no. Ho continuato per un bel po’ a giocare con le telecamere. Insieme a un amico, Beppe, mi sono dedicato molto agli scherzi. Più erano trucidi e truculenti e più ci divertivamo. Avevamo anche la passione per i film horror, giocavamo con colla e farina per fabbricare sangue finto”.

 

E’ vero che a 18 anni sei andato a Sanremo e ti sei spacciato per un divo del Festival?

“E’ un altro passaggio. Ne avevo 16, ero al liceo scientifico, non funzionava. Era l’anno di Elio e le storie tese, i miei idoli. Mi sono vestito improponibile, mi sono fatto la cresta in testa e con l’aiuto di un gruppo di ragazzine  ho fatto il divo che scappava dalla folla e sono entrato in teatro senza che nessuno provasse a fermarmi”.

 

Oltre alle goliardate, avevi un obiettivo?

“Andavo avanti per tentativi. Avevo la passione per la musica e suonavo con gli amici. Ci volevano a tutte le feste. Un giorno ci siamo detti. “E’ Natale, abbiamo bisogno di soldi, andiamo in strada a suonare”. A Torino, la mia città, in via Garibaldi, abbiamo messo per terra la custodia dello strumento e un cartello con scritto: offerta libera. Non volevamo impietosire né fare i bisognosi. Abbiamo raccolto abbastanza soldi per comperare i regali. Visto il successo ci siamo ritornati anche l’anno dopo e l’anno dopo ancora. Aumentavano i soldi. Cresceva anche il repertorio e la nostra capacità di attirare la gente. Chiedevamo giocando e divertendoci. E’ stato allora che abbiamo deciso: “Perché non farlo come lavoro?”. Io in estate già lavoravo con i bambini, facevo l’animatore di feste e cominciavo a suonare nei locali, ma non mi divertivo tanto come quando andavo in strada. Per me il massimo era andare in giro in tournèe, leggi vacanze autofinanziate suonando per la strada”.

 

Dal 1999 sei a MTV. Come ci sei arrivato?

“Ho fatto delle scelte. Stavo facendo il servizio civile al manicomio di Novara. Si, sono stato un anno in manicomio e ho imparato molto dai pazienti. Un mio compagno di leva mi ha detto: “Ho letto sul giornale che domani fanno i provini per MTV”. Ho detto no, non mi interessava, non intendevo prendermi due giorni di licenza. Poi scopro che vicino dove facevano i provini c’era anche un concerto del mio gruppo preferito, i Csi. Ho preso la licenza e sono andato. Ho fatto il provino, poi, per colpa di una tromba d’aria, ho perso il concerto”.

 

Che cosa hai fatto come provino?

“Ho esordito dicendo: “Scusate il ritardo ma arrivo dal manicomio”. Non hanno avuto dubbi. Mi sono raccontato un po’ davanti a una telecamera, ho lanciato un video in italiano e in inglese. A vent’anni, per amore di una ragazza e della musica, sono stato un anno in Inghilterra e mi arrangio con l’inglese”.

 

Canti per strada. Scappi in Inghilterra per amore. I tuoi ti hanno mai messo i bastoni tra le ruote?

Mai. Sono stati favolosi. Oggi il papà si occupa di me, mi sta vicino e bada ai miei interessi quando non è a pescare. Sono sempre stati la mia ancora di salvataggio, io potevo andare, io potevo tornare, scegliere la mia strada con la consapevolezza di poter tornare quando volevo trovare in loro il massimo appoggio. Vent’anni, secondo me, è l’età giusta per andare via da casa, per provare a stare in piedi da solo. Basta rinunciare a qualche lusso, alla macchina e ai vestiti firmati. Con quei soldi ti paghi vitto e alloggio e stai per conto tuo”.

 

Torniamo a MTV.

“Ero a un festival di Busker’s, i cantori di strada, quando mi è arrivata una lettera per andare a fare un secondo provino. Ho telefonato: “Quando torno vengo”. Sono andato e nel ’98 ho cominciato a lavorare. Il mio Cecchetto è Stefano Orsucci che mi ha aiutato con i suoi consigli”.

 

Hai definito il divismo tremendo, oggi tu sei l’oggetto di questo divismo.

“No. Si può essere su un palco senza comportarsi come un divo. Io durante i fuori onda chiacchiero molto con la gente intorno. Scendo dal palcoscenico, sto a livello di tutto il pubblico e questo si traduce: sei uno di noi, uno che non ha bisogno delle guardie del corpo”.

 

Tu non fai il divo ma hai intorno una moltitudine di ragazzine urlanti.

“Le ragazzine io le sgrido, le mando a casa. C’e anche una ragazzina che mi ha anche dedicato un sito Internet e me la ritrovo dovunque. La sgrido, le dico di non venire dietro a me, di andare a fare un giro con le amiche, di tornare a casa presto. Le ho detto: smettila di tenere questo comportamento, non va bene!”.

(P.s. Precisiamo: al tempo dell’intervista il mio sito non era ancora in rete e quindi non si riferisce a me!)

 

Soltanto perché lei non ti piace?

“Non è questo. Non mi piace la situazione, non voglio essere un punto di riferimento. Non racconto ancora cose tanto importanti. Se fossi un poeta, se fossi un grande scrittore, se potessi raccontare delle cose che lasciano anche uno spazio all’interpretazione, forse me lo meriterei di essere così seguito. Ma io? Al momento sono un presentatore, un collante tra l’artista e il pubblico, non sono una guida”.

 

Come gestisci il palco e i fuori onda, finzione e realtà?

“Se sono abbastanza carico di energie non faccio il finto modesto, non mi ritraggo, mi dedico molto a chi mi sta intorno. Cerco di esaurire alla svelta la parte autografi e chiacchiero con i ragazzi. Sono in assoluto l’ultimo ad andare via e faccio il giro di tutti quelli che sono lì con me. E’ bello quando trovo qualcuno che mi parla e mi racconta, in effetti la fregatura di questa condizione è che tutti si aspettino qualcosa da me, mentre io vorrei ascoltare loro. Ho la fortuna di avvicinare molta gente, ho voglia di conoscerla, vorrei sentire le loro impressioni. Qualcuno ha una vita molto speciale”.

 

C’è chi è attirato soltanto dal tuo aspetto fisico.

“Già, l’esteriorità. Che ci posso fare, peccato! Sono bello? Credo di sì ma non è merito mio. Sono abbastanza equilibrato, non sono speciale. Una bellezza che spesso si traduce in un aspetto piuttosto freddo perché non faccio trasparire chi sono. Non ho il tempo, non ne ho la possibilità, non è ho il diritto. Se potessi raccontarmi prenderei sembianze umane, senza badare all’aspetto fisico. Devo solo far passare il tempo”.

 

Hai detto anche che non ti interessano le modelle e le dive, da una donna vuoi la verità. Che cosa vuoi dire?

“E’ quando leggi il fascino in una ragazza che è più importante dell’estetica in tutti i sensi, anche del sesso. E’ quando una donna è molto coinvolgente. Non amo la ragazza che se la tira e prende un atteggiamento che non è sincero per darsi un tono. Ti fa credere di avere un mistero alle spalle e poi stringi stringi non ci trovi niente. Non mi interessa quel gioco di seduzione. La seduzione ci sta benissimo, ma deve essere fatta con classe, eleganza. La verità è che quando incontro una ragazza con esperienze vere e pensieri, lei mi racconta i suoi ed io le racconto i miei e ci scambiamo emozioni come in due vasi comunicanti. Anche l’estetica deve sposarsi con la sostanza. Non parlo di quella che si veste alla super moda griffata, ma quella che si distingue dagli altri perché ha delle vere idee. Per esempio se ti metti gli occhialetti da intellettuale e poi dici: “Se avevo studiato” vuol dire che intellettuale non lo sei. Se ti fai tatuaggi e piercing e non hanno una storia vuoi fare solo moda”.

 

 Come era la tua ragazza inglese?

“Era inglese, il che vuol dire tanto. Molto più grande di me, razionale, poco istintiva, molto divertente e simpatica. Dopo un anno ho sentito che qualcosa non andava, aveva una freddezza che non comprendevo”.

 

Adesso sei fidanzato?

“Sono con una ragazza, va avanti tra alti e bassi, litigi e allontanamenti. Preferisco non dire il suo nome, è una parte di me che non ho ancora capito del tutto, è inutile mettere in piazza una storia ancora indefinita”.

 

Chi sono oggi gli idoli dei giovani?

“Quelli che raccontano la crescita in modo semplice. I ragazzi si divertono con Eminem e Caparezza, ma Vasco Rossi resta un punto di riferimento. Ha fatto crescere molte generazioni raccontando praticamente la stessa cosa. Per lui ci sono i buoni e i cattivi, oggi come ieri”.

 

Energico e ginnico nel sesso?

“Quando ho detto questa cosa? Cerco di mantenermi in allenamento. A letto ci vuole fantasia. Si può fare di tutto, ma proprio tutto, naturalmente nel rispetto della persona che è con te e delle sue esigenze. Nel sesso non deve rimanere niente di nascosto, altrimenti è la morte della coppia. E magari lei va a soddisfare le sue curiosità da un’altra parte! Magari hai un desiderio e lei lo ha come te, ma per pudore ed educazione non si dice e si soffoca. No, nel sesso ci vuole maleducazione mentre ci vorrebbe più educazione nella vita sociale”.

 

Tutto quello che stai facendo è quello che volevi?

“Si, ma non è ancora tutto. Non mi sento arrivato da nessuna parte, mi sento a un punto di partenza. Non avrei nessuna paura a mollare, ma non mi sembra giusto oggi abbandonare il mondo della televisione. Sarebbe come saltare giù da un treno in corsa.Sto imparando adesso, mi intriga, mi piace ma non è un arrivo”.

 

Come immagini il tuo arrivo?

“Non lo so ma certamente è sempre il prossimo. L’altra sera facevo una passeggiata notturna e sono capitato sotto un portico dove un gruppo di persone ballava la Milonga. Volevano ballare in modo libero, senza entrare in un locale e pagare la consumazione. E’ una danza che conosco molto poco, ma mi è sembrato il riassunto della vita di coppia. Un incrocio di gambe e braccia che sintetizza l’essere umano. Facendo questo lavoro ho la possibilità di incontrare molte situazioni. Mi sento sempre a un punto di partenza. Ho letto ieri un’intervista a Forattini dove lui diceva: “Voglio morire con davanti a me un foglio bianco per mantenermi sempre attento e curioso”. Mi è piaciuta molto. Anch’io sono attento e curioso. E’ la prossima tappa quella che mi attira di più”.      

 

Ornella Ferrario