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Lungo le pareti della scala si notano varie nicchie in cui sono alloggiate i resti di notabili del tempo. Di qui si passa ad un piccolo atrio per poi fare ingresso al Santuario attraverso una porta bronzea di grande valore artistico sulla quale sono raffigurati eventi della Sacra Scrittura riguardanti l’Arcangelo Michele (fu costruita a Costantinopoli e donata nel 1076 da Pantaleone Commeno, un facoltoso di Amalfi). Il primo documento storico che fa menzione di Pietrelcina [«Petra Pedicina»] è del 17 novembre del 1101, nell’ambito della «Chronica Monasterii Casinensis» del cronista benedettino Pietro Diacono. A sinistra, ricavata nella nuda pietra, la sedia episcopale. Per accedere all’interno si scende per la «scala angioina», costituita da ben 89 scalini, al termine della quale ci si trova dinanzi alla Porta del Toro la cui costruzione si fa risalire fra il 1652 e il 1658 (la denominazione trae spunto dall’episodio inerente alla terza apparizione). La vista si riposa perdendosi in un paesaggio tipicamente collinare, rigato da rivoli che si portano gradatamente verso la valle del fiume Tammaro. Per arrivare alla terza Cripta, la più particolare, si sale attraverso una gradinata per mezzo della quale si accedeva alla Grotta. La «liberazione» dal terribile morbo si collega ad un miracolo della Madonna SSma della Libera, patrona di Pietrelcina, che fu portata in processione per le vie del paese. Da quel momento si abbassò drasticamente la mortalità per colera in seno alla popolazione. Da registrare la presenza di frammenti di un ambone, di estremo valore artistico, risalente all’anno 1041, opera del diacono Acceptus, considerato il primo scultore romanico e promotore del nuovo spirito di rinascita artistica pugliese. Nel museo, inoltre, è possibile ammirare una serie di affreschi pagani e paleocristiani, un’icona di San Michele Arcangelo del VII secolo e una Croce di cristallo e filigrana del XIII secolo, dono dell’Imperatore Federico II al Santuario garganico. La storia comunque scivola via passando attraverso il fenomeno del brigantaggio e i due conflitti mondiali che interessarono pochissimo Pietrelcina, sino ad arrivare ai nostri giorni. Una grande quantità di resti umani, vasi in terracotta e reperti di origine funeraria continuano ad emergere nelle contrade rurali di Rattapone, Imperatore e San Pietro in zona Barrata. Nel 1764 vi fu una terribile carestia in cui morirono per fame ben 166 persone, soprattutto tra maggio e ottobre, mentre nel 1854 una terribile epidemia di colera privò la popolazione di Pietrelcina di ben 153 persone. Sulla sinistra, affianco al coro, la Cappella della Croce o delle Reliquie che trae la sua denominazione dalla presenza di una preziosa croce in argento contenente un pezzo di legno della Croce di Gesù, proveniente dalla Terra Santa, dono di Federico II di Svevia. In contrada Difesa esistono tuttora dei ruderi che testimoniano la presenza nella zona di un antichissimo convento di epoca bizantina, la cui chiesa era intitolata a San Marco Evangelista. Fu distrutto totalmente dal terremoto del 1456. Le superfici sono coltivate prevalentemente a grano e tabacco e disegnano la campagna pietrelcinese a mo’ di armoniosi e variegati tasselli verdeggianti. Il Santuario di San Michele Arcangelo, nel corso dei secoli, ha subìto numerosi interventi che ne hanno mutato l’originaria struttura. Successivamente i Normanni, subentrati ai Longobardi, vi eressero un castello baronale con annessa una chiesa interna in onore di S. Michele Arcangelo, strutture non più presenti perché andate completamente dirute in seguito al terribile sisma del 5 giugno 1688. I locali sono caratterizzati da una particolare planimetria che vede la divisione degli spazi in tre distinte zone, denominate Cripte. La prima presenta una galleria lunga circa 40 metri, divisa dalla seconda Cripta per mezzo di un muro. Pietrelcina è un piccolo comune in provincia di Benevento, immerso nell’amenità delle colline sannite. La parte più antica del paese è denominata «Castiello», un’insieme di vicoli tortuosi tra case pietrose che poggiano sul «Morgione», un grosso sprone di roccia calcarea. Caddero in macerie il Palazzo Baronale, la Chiesa di S. Maria degli Angioli [oggi Chiesa di Sant’Anna], un convento quattrocentesco dei Padri Domenicani, la taverna feudale, sita al rione Tuoppo e moltissime abitazioni. Con l’avvento della dominazione longobarda nasce l’attuale nucleo antico di Pietrelcina come avamposto fortificato del Ducato longobardo di Benevento. Superata la soglia del portale bronzeo ci si trova in una navata a tre campate che raggiunge un’altezza di 15 metri e una lunghezza di circa 20 metri. Fu commissionata da Carlo I d’Angio nell’anno 1273 ai maestri Giordano e Maraldo da Monte Sant’Angelo. Tempi davvero tristi resi ancora più duri da malattie e calamità naturali. Attualmente è un paese di poco più di tremila anime che ha perso definitivamente l’iniziale impronta agricola e si è avviato indiscutibilmente a recitare un ruolo molto importante dal punto di vista turistico - religioso, legando il suo nome a Padre Pio, il Santo del III millennio. L’espansione dell’abitato al di fuori delle mura è da collocare cronologicamente in questo periodo. Da questo nucleo medioevale, molto raccolto, il paese estende le sue abitazioni verso nord-ovest, testimoniando la progressiva intensificazione urbanistica periferica a cui si è dato un notevole impulso in seguito ai danni procurati dal movimento tellurico del 21 agosto 1962.