La nostra storia


Il nostro dialetto

Il paese è collocato su una delle pendici collinari dei monti Aurunci, nella parte Sud -Est della provincia di Latina; confina ad Est con la provincia di Frosinone ed è separato dalla Campania dal fiume Garigliano.

Il toponimo deriva dai due santi medici decapitati nei pressi di Antiochia sotto l'impero di Diocleziano. La leggenda narra che i Santi siano passati per queste terre nel loro viaggio verso Roma e che abbiano sostato in una grotta presso la quale fu costruita una cappella in loro onore, divenuta nei secoli l’attuale chiesa patronale.

Chiamato in passato anche semplicemente “I Casali”, nome che contrassegnava piccoli nuclei rurali, Santi Cosma e Damiano nasce come villaggio autonomo adiacente alle fortificazioni di Castelforte; come conseguenza di ciò, i centri storici dei due comuni, che dominano la piana del Garigliano, oggi formano un unico agglomerato urbano. Il comune è suddivisibile idealmente in varie frazioni o contrade; i nuclei più antichi sono Santi Cosma e Damiano centro, Ventosa e San Lorenzo; le altre frazioni, Grunuovo, Le Vigne, I Cerri, Ceracoli, Taverna Cinquanta, Pilone, Parchetto, Vattaglia, ecc., si sono sviluppate soprattutto dopo la seconda guerra mondiale a discapito della zona agricola.

Esistono in tutto il territorio di Santi Cosma e Damiano una grande quantità di vestigia molto antiche, ma non si hanno molti dati storici esatti sui primi insediamenti nel territorio. Si sa che le sorgeni termali del Veseris, oggi Suio, frazione di Castelforte, erano già rinomate nell'antichità preromana. È nota anche la presenza di ville romane rurali e di porticcioli e scafe sul fiume.

L'antico popolo che abitava la valle dal Monte Circeo al Monte Massico erano gli Ausoni detti anche Aurunci. Gli storici considerano il territorio di Santi Cosma e Damiano in epoca preromana appartenente alla città Ausona di Vescia; Tommasino ed altri storici collocano il campo della battaglia del Veseris, episodio chiave della Guerra Latina, nella zona tra le attuali frazioni di San Lorenzo e Taverna Cinquanta. Tale battaglia vide opposti i Romani e la lega degli Aurunci nel IV sec. a.C. ed è descritta da Livio negli Annales: lo scontro fu molto equilibrato; i Romani, racconta lo storico antico, in una prima fase stavano per essere sopraffatti, tanto da dover ricorrere ai veterani, i cosiddetti Triares, per dare respiro alle prime linee; il gesto eroico che costò la vita al console Publio Decio Mure ed il discorso alle truppe del console rimanente diedero nuovo slancio ai legionari che costrinsero alla ritirata verso Minturnae le truppe della lega aurunca.

Il territorio nel Medioevo è sotto l’influenza dell’abbazia di Montecassino. Le origini degli insediamenti sull’altura risalgono indubbiamente a prima del 1000, periodo in cui si colloca la costruzione di un piccolo monastero benedettino a Ventosa e del castello di Suio. Non è azzardata l’ipotesi che i primi avvennero tra l’881 ed il 915, per sfuggire ai Saraceni che si erano stabiliti nella pianura del Garigliano ed in riva destra del fiume con un campo trincerato. Nella località tuttora chiamata Vattaglia (voce dialettale di battaglia) si ebbe nell’agosto 915 il duro scontro delle truppe della lega cristiana guidata dal papa Giovanni X alla quale avevano aderito Atenolfo II di Capua e figlio Landolfo II, Guasinaro II di Salerno, Gregorio IV duca di Napoli, Giovanni I e l’imperatore-bizzantino che inviò lo stratega Picingli. Le truppe pontificie erano comandate dal duca di Spoleto Alberico. La vittoria cristiana sui saraceni pose fine al lungo periodo di terrore, di rapine, di desolazione e di rovine nella Terra di San Benedetto durante il quale fu distrutta anche il Monastero di Montecassino. Oltre alla località Vattaglia, Saracinisco e Velluta, sussistono oggi vari nomi di località, cognomi di famiglia e diverse voci dialettali che, ancora oggi dopo un millennio, ricordano l’occupazione saracena del nostro territorio. Un’altra importante battaglia che si svolse nella piana del Garigliano ai piedi di San Cosma e Damiano è quella del 29 dicembre 1503 che pose definitivamente termine al dominio francese nel meridione d’Italia; il combattimento vide impegnati nei contrapposti eserciti (spagnolo da una parte e francese dall’altra) i maggiori condottieri italiani del tempo.

Dobbiamo aspettare due secoli per rilevare eventi storici significativi, eventi che ancora oggi vivono nei racconti popolari: dopo la proclamazione della repubblica Romana (15 febbraio 1798) le truppe francesi del Gen. Rey occuparono Napoli e vi proclamarono la Repubblica Partenopea. In questo periodo rifulge l’eroismo della popolazione locale, fedele al re borbonico e alla Chiesa, che insorge contro gli invasori e si schiera con due compagnie di volontari alle truppe a massa di Fra' Diavolo. Castelforte fu assediato dalle truppe Franco-Polacche del gen. Dambroski ed espugnata nel giorno di Pasqua del 1799, la Pasqua di sangue, dopo un eroica resistenza che costò la vita anche il capo battaglione Elia Tremo, aiutante di campo di Dombroski,. A questi sconti parteciò anche la popolazione dei Casali di SS. Cosma e Damiano e di Ventosa. Si racconta che a Ventosa la popolazione per difendersi dall’avanzare delle truppe si difese a colpi di pietre. Ai caduti negli scontri vanno aggiunti i vecchi ed i bambini inermi uccisi all’interno nelle loro case; il parroco fu giustiziato, lanciato giù dal campanile, e furono sfregiate le statue dei santi nella chiesa patronale. Sul Garigliano si concluse la marcia vittoriosa delle Camice Rosse di Garibaldi nel 1860. Dopo la battaglia del Volturno tra i garibaldini ed i borbonici l’esercito napoletano si ritirò sul Garigliano, era il 26 ottobre 1861, dove si ebbero episodi eroici in entrambi gli schieramenti dove italiani combattevano altri italiani.

Santi Cosma e Damiano doveva ancora tragicamente deve ancora trovare un posto nella storia nel 1943-44 durante la risalita delle truppe alleate verso Roma. Per oltre nove mesi il nostro paese fu sottoposto ad incessanti bombardamenti che cancellarono una gran parte dell’abitato; la popolazione fu sottoposta a vessazioni dagli occupanti tedeschi. Il Comune di Santi Cosma e Damiano è stato insignito dal Presidente della Repubblica della Medaglia d’Argento al Valor Civile perché centinaia di nostri concittadini sono morti per i cannoneggiamenti degli alleati, trucidati dai tedeschi, per gli stenti, per le mine e, a combattimenti conclusi, per gli scoppi di residuati di guerra.

La storia di Santi Cosma e Damiano e quella di Castelforte sono innegabilmente legate, ma tra la gente dei due comuni, soprattutto in passato, c’è stato un complesso rapporto di fratellenza e ostilità legata a questioni territoriali. Documenti storici affermano che nel 1623 i Casali erano indipendenti dalla confinante università di Castelforte. Tale autonomia esisteva ancora nel 1809: fu quell'anno che essa venne soppressa dai Francesi, che aggregarono il borgo a Castelforte. Nel 1820, Ferdinando di Borbone separava nuovamente i due paesi. Questa nuova scissione resistette fino 1928 quando Santi Cosma e Damiano venne nuovamente annesso a Castelforte. Con la fine della seconda guerra mondiale il paese riacquistò la sua autonomia, e da allora i due comuni sono rimasti divisi da un contenzioso giudiziario, che si è in parte concluso nel 1991, con la definizione ed il riconoscimento dei confini.

L'economia del paese in passato era basata essenzialmente sull'agricoltura e la pastorizia; negli ultimi anni si è sviluppata anche nel settore del terziario commerciale e delle aziende della pianura che hanno consentito alternative di occupazione. Questo non ha fatto tuttavia dimenticare le antiche tradizioni, come l'attività dell'artigianato locale e la produzione di prodotti alimentari, soprattutto il pane tipico.