Prefazione

Prima di cominciare a leggere queste pagine voglio pregarti di prestare la massima attenzione per capire bene quanto piccoli siamo noi, conquistatori e portatori di civiltà, nei confronti di un popolo "selvaggio". Popolo selvaggio solo perchè diverso da noi, profondamente diverso. Per i nostri antenati che "scoprirono l'America" fu certamente facile lavorare sull'immaginazione della gente bianca per demonizzare questo strano popolo che ha il più profondo rispetto per le cose che noi bianchi abbiamo dimenticato da tempo; un paio di esempi per tutti: il bene comune e l'amore per la natura dalla quale prendevano solamente lo stretto necessario per sopravvivere. Spesso soffrirono la fame ma mai dimenticarono la lezione dei loro padri e dei padri dei loro padri:

La terra è nostra madre. Qualunque cosa capita alla terra, capita anche ai figli della terra. Se gli uomini sputano sulla terra, sputano su se stessi.

Da questo sito voglio porgere le mie più sentite scuse al popolo dei nativi americani per tutto ciò che l'uomo bianco ha fatto loro.

Inoltre è mio dovere chiedere scusa non solo a loro ma a tutti i popoli distrutti in nome del dio denaro e della "civiltà".

Qualcuno mi deve ancora spiegare che cosa c'è di più civile della vita che conducevano i nativi americani. Mi vergogno molto del colore della mia pelle, di appartenere ad un popolo che ama le cose sbagliate.



Nel 1854, siglando un trattato con Washington, Capriolo Zoppo della Tribù Duwamish scrive al presidente Franklin Pierce:

"Il vostro capo che sta a Washington ci manda a dire che vuole comprare la nostra terra. Il grande Capo ci manda anche espressioni di amicizia e buona volontà. Ciò e gentile da parte sua, poiché sappiamo che egli non ha bisogno della nostra amicizia in contraccambio. "Ma come potete comprare o vendere il cielo, il calore della terra? Questa è un'idea strana per noi. Noi non siamo proprietari della freschezza dell'aria o dello scintillio dell'acqua: come potete comprarli da noi? Ogni parte di questa terra è sacra al mio popolo. Ogni ago scintillante di pino, ogni spiaggia sabbiosa, ogni goccia di rugiada nei boschi oscuri, ogni insetto ronzante è sacro nella memoria e nell'esperienza del mio popolo. "La linfa che circola negli alberi porta le memorie dell'uomo rosso. I morti dell'uomo bianco dimenticano il paese della loro nascita quando vanno a camminare tra le stelle. Noi siamo parte della terra ed essa è parte di noi. I fiori profumati sono nostri fratelli. Il cervo, il cavallo e l'aquila sono nostri fratelli. Le creste rocciose, le essenze dei prati, il calore del corpo dei cavalli e l'uomo, tutti appartengono alla stessa famiglia. Perciò, quando il grande Capo che sta a Washington ci manda a dire che vuole comprare la nostra terra, ci chiede molto. Egli ci manda a dire che ci riserverà un posto dove potremo vivere comodamente per conto nostro. Ma non sarà facile, perché tutta questa terra per noi è sacra. "L'acqua scintillante che scorre nei fiumi e nei torrenti non è soltanto acqua, ma è il sangue dei nostri antenati. Se noi vi vendiamo la terra voi dovete ricordare che essa è sacra e dovete insegnare ai vostri figli che essa è sacra e che ogni tremolante riflesso nell'acqua limpida del lago parla di eventi e di ricordi, nella vita del mio popolo. "Noi sappiamo che l'uomo bianco non capisce i nostri pensieri. Una porzione della terra è la stessa per lui come un'altra, perché egli è uno straniero che viene nella notte e prende dalla terra qualunque cosa gli serve. La terra non è suo fratello, ma suo nemico e quando l'ha conquistata, egli si sposta, lascia le tombe dei suoi padri dietro di lui e non se ne cura. Egli strappa la terra ai suoi figli e non se ne cura. Le tombe dei suoi padri e i diritti dei suoi figli vengono dimenticati. Egli tratta sua madre, la terra, e suo fratello, il cielo, come cose che possono essere comprate, sfruttate e vendute, come fossero pecore o perline colorate. "Non c'è alcun posto quieto nelle città dell'uomo bianco. Alcun posto in cui sentire lo stormire di foglie in primavera o il ronzio delle ali degli insetti. Il rumore delle città ci sembra soltanto che ferisca gli orecchi. Che cosa è mai la vita, se un uomo non può sentire il grido solitario del succiacapre o i discorsi delle rane attorno a uno stagno di notte? L'aria è preziosa per l'uomo rosso poiché tutte le cose partecipano dello stesso respiro, l'animale, la pianta, l'uomo, tutti partecipano dello stesso respiro. L'uomo bianco non sembra accorgersi dell'aria che respira e come un uomo da molti giorni in agonia, egli è insensibile alla puzza. "Ma se noi vi vendiamo la nostra terre, voi dovete ricordare che l'aria è preziosa per noi e che l'aria ha lo stesso spirito della vita che essa sostiene. E se vi vendiamo la nostra terra, voi dovete tenerla da parte e come sacra. Queste sono le mie condizioni: l'uomo bianco deve trattare gli animali di questa terra come fratelli. Perché qualunque cosa capita agli animali, presto capita all'uomo. Tutte le cose sono collegate. Voi dovete insegnare ai vostri figli che il terreno sotto i loro piedi è la cenere dei nostri antenati. Affinché rispettino la terra, dite ai vostri figli che la terra è ricca delle vite del nostro popolo. Insegnate ai vostri figli quello che noi abbiamo insegnato ai nostri, che la terra è nostra madre. Qualunque cosa capita alla terra, capita anche ai figli della terra. Se gli uomini sputano sulla terra, sputano su se stessi. Questo noi sappiamo: la terra non appartiene all'uomo, è l'uomo che appartiene alla terra. Questo noi sappiamo. Tutte le cose sono collegate, come il sangue che unisce una famiglia. Non è stato l'uomo a tessere la tela della vita, egli ne è soltanto un filo. Qualunque cosa egli faccia alla tela, lo fa a se stesso. "Ma noi considereremo la vostra offerta di andare nella riserva. Importa poco dove spenderemo il resto dei nostri giorni. I nostri figli hanno visto i loro padri umiliati nella sconfitta. I nostri guerrieri hanno provato la vergogna. E dopo la sconfitta, essi passano i loro giorni nell'ozio e contaminano i loro corpi con cibi dolci e bevande forti. Poco importa dove noi passeremo il resto dei nostri giorni: essi non saranno molti. Ancora poche ore, ancora pochi inverni, e nessuno dei figli delle grandi tribù, che una volta vivevano sulla terra e che percorrevano in piccole bande i boschi, rimarrà per piangere le tombe di un popolo, una volta potente e pieno di speranze come il vostro. "Ma perché dovrei piangere la scomparsa del mio popolo, le tribù sono fatte di uomini, niente di più. Gli uomini vanno e vengono come le onde del mare. Anche l'uomo bianco, il cui Dio cammina e parla con lui da amico a amico, non può sfuggire al destino comune. "Noi sappiamo una cosa che l'uomo bianco forse un giorno scoprirà: il nostro Dio è lo stesso Dio. Egli è il Dio dell'uomo e la sua compassione è uguale per l'uomo rosso come per l'uomo bianco. Questa terra è preziosa anche per lui. E far male alla terra è disprezzare il suo creatore. Anche gli uomini bianchi passeranno, forse prima di altre tribù. Continuate a contaminare il vostro letto e una notte soffocherete nei vostri stessi rifiuti. Ma nel vostro sparire brillerete vividamente, bruciati dalla forza del Dio che vi portò su questa terra e per qualche scopo speciale vi diede il dominio su questa terra e sull'uomo rosso. Questo destino è un mistero per noi, poiché non capiamo perché i bisonti saranno tutti massacrati, i cavalli selvatici tutti domati, gli angoli segreti della foresta pieni dell'odore di molti uomini, la vista delle colline rovinata dai fili del telegrafo. "Ma che cos'è che l'uomo bianco sogna? Quale speranze egli descrive ai suoi figli nelle lunghe notti invernali, quali visioni egli accende nelle loro menti, affinché essi desiderino il futuro? Quando l'ultimo uomo rosso sarà scomparso dalla terra e il suo ricordo sarà solo l'ombra di una nuvola che si muove su una prateria, queste spiagge e queste foreste conserveranno ancora lo spirito del mio popolo. Poiché ha amato questa terra come il neonato ama il battito del cuore di sua madre. Così, se noi vi venderemo la nostra terra, amatela come l'abbiamo amata noi. Può darsi che siamo fratelli, dopo tutto. Vedremo".

(Traduzione di Francesco Framarin. Tratto da I Parchi del Piemonte, Musumeci Editore).



Il silenzio

Si insegnava ai bambini a restare seduti immobili ed a prenderci gusto. Si insegnava loro a sviluppare l'olfatto, a guardare là dove, apparentemente, non c'era nulla da vedere e ad ascoltare con attenzione là dove tutto sembrava calmo e silenzioso. Un bambino che non può stare seduto senza muoversi è un bambino sviluppato a metà. Noi respingevamo un comportamento esagerato e, quindi, esibizionista giudicandolo falso. Un uomo che parlava senza pause era considerato maleducato e distratto.

Un discorso non veniva mai iniziato ne portato avanti con fretta. Nessuno poneva una domanda in modo avventato anche nel caso in cui la stessa fosse stata urgente o importante. Nessuno era obbligato a dare una risposta. Il modo cortese di iniziare un discorso, era di dedicare un momento di silenzio a una riflessione comune. Anche durante i discorsi facevamo attenzione ad ogni pausa, nella quale l'interlocutore rifletteva. Per i Dakota, il silenzio era eloquente. Nella disgrazia come nel dolore, nei torbidi momenti della malattia e della morte, il silenzio era prova di stima e rispetto. Era così quando ci capitava qualche cosa di importante, di grande o di degno di ammirazione.



Diceva il grande capo Toro Seduto:

Per noi i guerrieri non sono quello che voi intendete. Il guerriero non é chi combatte, perché nessuno ha il diritto di prendersi la vita di un altro. Il guerriero per noi é chi sacrifica se stesso per il bene degli altri. E' suo compito occuparsi degli anziani, degli indifesi, di chi non può provvedere a se stesso e soprattutto dei bambini, il futuro dell'umanità.



Preghiera del capo indiano Sioux Allodola Gialla

O Signore, la cui voce sento nei venti

e il cui respiro dà vita a tutto il mondo, ascoltami.

Vengo davanti a te, uno dei tuoi tanti figli.

Sono piccolo e debole:

ho bisogno della tua forza e della tua saggezza.

Lasciami camminare tra le cose più belle

e fa che i miei occhi ammirino il tramonto rosso e oro.

Fa che le mie mani rispettino ciò che tu hai creato,

e le mie orecchie siano acute nell'udire la tua voce.

Fammi saggio,

così che io conosca le cose che tu hai insegnato,

le lezioni che hai nascosto in ogni foglia, in ogni roccia.

Cerco forza,

non per essere superiore ai miei fratelli,

ma per essere abile a combattere

il mio più grande nemico: me stesso.

Fa che io sia sempre pronto a venire con te,

con mani pulite e occhi diritti,

così che quando la vita svanisce

come la luce del tramonto,

il mio spirito possa venire a te senza vergogna.


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