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La
Biografia
di Costante Tivelli.
Il tiro di piatto del buon ricordo. Dieci anni di Moratti,
ma nessuno scudetto in saccoccia. Dov'è l'errore? Caso
PAGINE UTILI, sfruttamento della legge Gasparri per il calcio
digitale di LA7- Tronchetti Provera, l'aggiramento delle regole
per i casi "Gamara- Coutos", trust sopra l'allargamento
morattiano sullo Spezia, rifinanziamento del debito societario
sfruttando non solo le casse avite ma anche alcune particolari
leggi dello stato ( leggi che ad esempio la Lazio vuole
sfruttare in maniera scomposta per non versare una lira
all'erario), una rosa di giocatori uguale a quella di un
reggimento tanto per pappagallare i 18 trofei vinti da Repusher,
portano l'Inter del DECIMO ANNO / SEDICESIMO DELL'EGIRA in piana
epoca marketing sociale. Ad un anno di distanza dall'uscita
della presidenza di Massimo Moratti c'è stata una poderosa
accelerazione in tal senso approfittando della vacanza della
presidenza di Lega, nonché della vacanza del trono di casa
Juvenilia. C'è poco da fare: non contano più le vittorie e
nemmeno le sconfitte all'interno dell'economia del debito.
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VENTIQUATTRESIMA GIORNATA 2004-2005
FACCHETTI: "UN ALTRO PASSO AVANTI. Sfruttando
le regole del marketing sociale la società si sta muovendo per far
iscrivere altre tre squadre in corsa nel presente campionato, allo
scopo di allungarlo in modo da permetterci un ipotetico aggancio.
D'altra parte ci ritroviamo tifosi che inneggiano ai diciotto trofei
vinti da Repusher (CONTANDO NATURALMENTE LE 15 SUPERCOPPE A PARTITA
UNICA,LE TRE INTERCONTINENTALI NON TRASMESSE DA CANALE 5 E TUTTA LA
TEORIA DI TROFEINI E TROFEETTI DEL CAZZO CHE SI SONO INVENTATI PER
ALLARGARE IL PALMARES...) e di conseguenza noi come società che sta
entrando nel marketing sociale non possiamo essere da meno!!
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L'Antitrust
attacca
l'Inter per non aver comunicato all'Autorità l'acquisto del
pacchetto di controllo dello Spezia Calcio. Ora, quand'anco la
notizia riportata
per esteso
da Inter.it sotto una forma forse equivocabile ("L’Inter è
ufficialmente azionista di maggioranza ") non avesse mosso il fiuto
degli Sherlock Holmes del garante, un qualche sospetto avrebbe
potuto destarlo la politica gestionale morattiana degli allenatori
del fortissimo team ligure. Dal settembre 2002 hanno infatti posato
le terga sulla panca spezzina: Fabio
Brini,
Antonio
Sassarini,
Stefano
Cuoghi,
Roberto Bosco, Walter
Nicoletti,
Marco Alessandrini, Loris
Dominissini.
Un turn-over col copyright. Ora si è capito perchè il Morattenstein
ci va cauto con Sciarpetta, ha trovato la sua valvola di sfogo in
quel di Spezia. Per la gioia degli innumerevoli tifosi neroazzurri
ormai anche l'Inter va calcando le orme dinosauriche del marketing
sociale. Così come la nazione viene diretta dal venditore di
pannolini e carta da culo, così anche il calcio va infettandosi di
quel virus devastante. Anche da Torino le notizie si fanno
inquietanti: nonostante la riblindatura del campionato omologato
della Germania Est, dopo la sconfitta dell'Udinese da parte di
Recalbuto ( vi ricordate la mitica vaccata in Empoli-Juvenilia del
1998??) e dopo le urla di Moggi contro il mondo mediatico che vuole
la distruzione delle tre mummie al potere, ecco che Lapo-Mapo cala
col suo monito. Con gli smiles la Juvenilia avrà una svolta. Lo
crediamo bene. Gli americani hanno rifiutato di sobbarcarsi una Fiat
decotta. Fallito il pacco alla Nani Loj, Montezuma subito si è
attivato per una nuova campagna per la rottamazione allo scopo di
rastrellare soldi dallo stato. Di fronte all'imminente fiumara di
danaro pubblico ("Non
abbiamo intenzione di far intervenire lo stato.
Ma
Berlusconi
parla chiaro: "Abbiamo in animo di farlo".) la terza generazione
degli Agnelli alza immediatamente la cresta ed impone il repulisti
delle mummie. All'interno di questo squarcio si capisce anche
l'affanno di Facchetti, la nuova testa di legno morattiana. A quanto
pare, cifre temporali alla mano, il lascito avito per le tre mummie
scadrà nel 2006, per gli scienziati neroazzurri del marketing
sociale ci sono quindi ancora poco meno di 365 giorni a disposizione
per entrare di prepotenza nell'economia dei passaggi di mano. Sulla
giornata appena trascorsa rimane molto poco da dire, se non che il
parmetta ora si ritrova in piena zona retrocessione: pronti
immediatamente i DVD per la storica rimonta dell'Inter, come
comunicato dalla Gazzetta: "Inter:
le grandi rimonte
Le immagini di
"Incredibile Inter" (Dvd in edicola con Gazzetta) delle partite più
emozionanti di questa stagione: INTER-BOLOGNA (da 2-1 a 2-2),INTER-LAZIO
(da 1-0 a 1-1),ROMA-INTER (da 1-3 a 3-3),INTER-PALERMO (da 1-0 a
1-1),CHIEVO-INTER(da 0-1 a 2-2),SIENA-INTER(storica,in superiorità
numerica e con un rigore a favore da 0-1 a 2-2)"
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Dura, la vita del centravanti
e degli affezionati dell'Inter.
Controcampo conferma: sarà la sua
opinione e la figa della Canalis a stabilire se l'Inter ha fatto
o no una stagione positiva! Che l'inter ormai fa parte del mega
business del marketing sociale e dell'economia dei passaggi di
mano ( e di favori, vero Tronchetti Provolone...) ormai è cosa
assodata. Tanto per rendere chiaro chi orchestra tutto il
marchingegno della macchina calcio, ecco che Sandra Pistoncini
di Controcaspita in un articolo al vetriolo esemplificante
la propria imparzialità ,
spara a zero
sull'Inter anche dopo il netto
successo contro la Roma. Purtroppo il successo di sabato NON
aveva dato modo di realizzare uno sbertucciamento a 360 gradi
dell'Inter, anche perchè di sabato Maria De Filippi è impegnata
a dirigere Canale 5. Così hanno fatto passare la cicuta per 48
ore prima di riprendere il leit motiv dello frastagliamento dei
coglioni e delle ovaie ai tifosi e tifose neroazzurri/e. Vierone
nel frattempo si sacrifica per i tifosi (maschi) della curva
nero azzurra e si scopacchia l'ennesima velina che passava per
il Meazza per caso (vedere foto) NON intrattenendosi
nell'omaggio al PADRONE Moratti che festeggiava i 10.000 anni di
regno conditi con 150 milioardi annui di soldi in scampagnate al
mercato per una COPPA UEFA. Pellegrini spendendo 1,5 miliardi a
stagione vinceva,nello stesso lasso di tempo, UNO SCUDETTO e DUE
COPPE UEFA. Però non vendeva i DVD...
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Trionfo contro una
Roma che gioca senza portiere. Nonostante la Zomba giocasse
senza portiere, nonostante l'arbitro Trefoloni abbia fischiato
l'80% delle punizioni a favore della Zomba, nonostante
sciarpetta ci abbia messo di nuovo il suo inserendo il vitreo Ze
Maria allo scopo di disintegrare quanto di buono aveva fatto
fino ad allora la difesa nero azzurra due salve da 381 serbe
hanno spappolato la porta sguarnita della Zomba. Nel giorno del
carnevale ambrosiano i romanisti si presentano a san Siro
stracarichi di raudoni e visto che Totti e compagnia bella ad un
certo punto si accorgevano, in pesante ritardo, che forse era
meglio giocare con un qualche cazzo di uno in porta, decidevano
di dare il via al gran varietà dei botti di carnevale. In mezzo
Poldo finalmente smetteva i panni del rappresentante delle
polderizzazioni olandesi e decideva di darsi da fare a parare le
schiumate della Zomba. Anche Cordoba si affannava in recuperi
spaventosi sradicando letteralmente dalla linea di porta un
Montella che andava depositando sicurissimo il pallone del pari.
Aggiungiamoci che le uniche due punizioni fischiate dall'arbitro
per i neroazzurri si sono tramutate in gol grazie ad un
difensore, alla fine ci accorgiamo che l?inter incredibilmente
vince per la difesa e non per l'attacco. All'interno di questa
contraddizione in termini anche lo staff tecnico tattico
avanzato della Zomba entrava in confusione: quando Del Neri si
ripigliava dalla spirale caotica nella quale era finito era già
ora della conferenza stampa.
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VENTITREESIMA GIORNATA 2004-2005
Una Lazia in putrefazione a momenti
portava a casa una vittoria. Era troppo. Repusher in settimana aveva
ampiamente parlato di una mancanza assoluta di interessenze con la
controparte di Torino, quindi i conti non erano per niente fatti.
Chi si fa è invece il tifoso interista, la cui cordite è salita
oltre i limiti di guardia nel rivedere quella troia di partita in
quel di Parma, terrorizzato al sentore dell'ennesimo DVD per
l'ennesima rimonta contro la 17a in classifica salutata
dall'informazione bulgara ufficiale nero azzurra come una vittoria.
Ma com'è allora che l'F.C. Internazionale si ritrova a 111 punti
dall'Everest?? E vabbeh.....come previsto l'Udinese si è ripigliata
giusto in tempo per metterlo in quel posto ai nero azzurri che
andranno a far visita in quel campaccio tra 15 giorni. L'ultima
vittoria risale al 1998 con gol di Cicciobombocannoniere. La cura
Zoff ha portato a cinque sconfitte consecutive lo score della
Fiorentina. E' vero, l'arbitro di Genova è un emerito coglione, ma
lo sono ancora di più i giocatorelli viola che evidentemente si sono
intristiti oltre misura. Tutti i presidentelli grandi
imprenditori di sta ceppa, riescono ad essere dei fenomeni nel
calcio. Guai a parlare di alta imprenditorie, perchè quella funziona
solo entro le gigantesche sovvenzioni dello stato. Così quando si
buttano nel circo italiota, lo fanno per la pioggia di soldi regal
televisiva. Come vengono a mancare ecco che blaterano sulle
turlupinate arbitrali. Il Parmetta ad esempio dovrebbe stare in C
assieme al Napoli, ed invece sfruttando l'amministrazione
controllata voluta per legge ad hoc sopra la Parmalat, eccolo in
serie A a rompere il cazzo a tutti tranne che a Mediaset-Juvenlan (
e non uscite con il fatto che i rossobianconeri hanno pareggiato,
perchè per la miseria...venivano da tre sconfitte consecutive come
score storico......). Non parliamo poi della Lazia del didascalico
Lotito, fenomenale intrallazzatore servo di Capitalia e di Repusher.
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IL POPOLO DEL QUARTO ANELLO -
Tristi, scontati e puntuali:
è straordinario. Il marketing sociale arriva anche là dove le
statistiche della natalità dicono che questa è una nazione che va
diminuendo pesantemente nei numeri, anche in quelli demografici.
Questa della demografia a dire il vero è UN TOCCA SANA. Di fronte ai
colossali fallimenti di intervento industriale (PARMALAT, FIAT E
RECENTISSIMAMENTE CONAD......) che hanno visto chiudere chilometri e
chilometri di filari con annessi altrettanti posti di lavoro, ma
d'altra parte come dice Veltroni la vera rivoluzione della sinistra
italiota è stata quella di aver fatto scomparire l'operaio, il
sottoposto, proprio la questione della crescita sotto zero dei figli
d'Italia si risolve alla fine come un favore. Insomma dato il
magrissimo circolante, che in massima parte finisce nelle banche per
finanziare il traffico d'armi, nella droga, nel porno e negli
stipendi dei giocatori di basket e di calcio ( a ruota seguono
ciclisti,pallavolisti,tiro al piattello E TIRO ALL'UCCELLO....) è
ovvio che meno siamo e meglio è. I GENI del marketing
rossoneroazzuro NON hanno voluto tenere conto di queste che reputano
delle puttanate e così hanno varato il progetto QUARTO ANELLO. Come
dire: visto che facciamo fatica a riempirne tre, noi rilanciamo per
costruirne un quarto. Dopo i DVD ed i cartelloni pubblicitari per le
vacanze IN PERU, visto che il sud est asiatico purtroppo è stato
devastato, la Milano da digerire a targhe alterne si vede invasa da
un megaborg colossale mastodontico che coprirà di cemento armato e
vetroresina l'intera area di San Siro per il sollazzo a cinque
stelle dei tifosi spendaccioni. E allora giù a botta di ingaggio per
comperare il prossimo futuro campioncione, giù a d allungare i cavi
telefonici e visivi per accedere alle partite a pagamento,giù a
fabbricare decoder analdigitali per lo stacchetto di Maria De
Filippi tra il primo ed il secondo tempo delle partite di calcio,
via con le web cam nei cessi dei giocatori intenti ad anabolizzarsi
ed a leggere lo spartito per la cacofonia di cazzate che dovranno
dire a partita finita. Un giorno poi compariranno i GOTI DI TOTILA A
TAGLIARE GLI ACQUEDOTTI e per gli spettacoli del Colosseo NON CI
SARA' PIU' |
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TANTA,TROPPA
IMMUNODEFICIENZA ACQUISITA - Danza la Dea della deficenza nel
cervello dello mega staff dirigezial tecnico nero azzuro.
Mancetta fa di tutto per far vincere il Parma schierando un
cadavere, COCO, che è riuscito nell'impresa storica di
resuscitare uno scomparso Morfeo. l'ASSURDO ESTREMO
arriva poi con l'espulsione di Materazzi, che riesce
altrettanto storicamente di portare il Parma sul 2 a 0.
Insomma, la sua espulsione è costata all'Inter due gol sul
groppone. Marouane Chamakh e Ahmed Fathi ci fanno un
baffo: i giocatori di Bordeaux e Ismaili insidiano buffamente
Obafemi Martins nella corsa al
titolo
di "Miglior giovane
d'Africa" per il 2005. (i tifosi dell'Inter si stanno
ancora chiedendo se giocavano per il Parma...) In attesa che
Oba Oba vinca a breve il pallone d'oro, sono uscite le
nomination per i premi del calcio africano. I tifosi
dell'Inter escono dal Tardini di Parma in avanzato stato di
confusione, in quanto alla fine è uscito, ma guarda un po', un
pareggio. Alla fine i nero azzurri stanno messi peggio di come
erano. Infatti l'Udinese passeggia sulle macerie del Brescia
per scavalcare proprio l'Inter nella corsa per la Coppa dei
Ricconi. Non parliamo poi della Sampdoria che arraffa tre
punti approfittando in modo scomposto del dio culo. Per
Mancetta si prospetta un luuungo soggiorno nel nord della
Cambogia. |
GIOCATORI
SOLARI , FIGHE SPAZIALI,CAMPIONATI INGUINALI - All'inizio il Real
insisteva per Munitis (oggi ancora vivente) e nessuno capiva bene il
perché; solo più tardi virò la propria offerta su Santiago Solari,
il centrocampista di fascia che per un periodo fu il meno desiderato
del globo. Nell'affare Ronaldo, l'argentino si rese involontario
protagonista del momento più alto della carriera dirigenziale di
Massimo Moretti che fantasticava ad
alta voce
nell'ormai mitico: "se prendiamo
Solari rinunciando a dieci milioni di Euro e poi lo rivendiamo, ne
incassiamo 18 per 3/4 di Mufidis da girare al Francavilla che come
contropartita tecnica girerà al Chievo i 7/10 di Carlito Gamarra, il
tutto per arrivare allo spacciatore di Monza: REPUSHER". Chiarissimi
messaggi in codice spediti da uno dei massimi dirigenti neroazzurri
a quelli di Torino, col chiaro intento di profferire delle
avvisaglie sinistre verso l'acquisizione di giocatori
"stupefacenti". L'infortunio all'inguine incorso a Capello,
costringe i ministeriali di Torino a cedere in casa loro
l'argenteria ai doriani che se vanno così belli contenti di aver
approfittato delle gabole sotterranee del calcio marketing che
prevedeva una riapertura del campionato italiota della Germania Est
allo scopo di vendere qualche copia di giornale in più visto che le
recentissime statistiche dicono che gli italioti sono
all'ultimissimo posto come lettura di quotidiani ( anche quelli
sportivi??) Ed è successo
nel Viareggio per l'Inter. Il Milan le
busca pure
nelle partite dei giocatori
small. Così succede che piovono tre punti in casa Moratti per la
proprietà riflessiva, che tuttavia non funziona allo stesso modo per
il Messina, che, nonostante una partita arcigna e giocata entro un
nerburismo inguinale spaventoso, ha dovuto cedere baracca e
burattini agli arcorioti che si sono visti esaltare Botolespo, il
nuovo pampadores del tango argentino. Incredibilmente l'Inter si
rifà sotto, soprattutto perchè è stato impedito a Patron Moratti di
accedere al "progetto luci rosse". Purtroppo il tutto non era stato
comunicato a DAVIDS che infatti si lasciava andare in indugi nei
confronti della super figa AFEF. IL particolare è che la
signora è la moglie del numero due interista e chiaramente a
Tronchettone la cosa non è andata giù. A farne le spese è stato il
povero Mancetta, che si è visto costretto a schiaffare in panchina
l'ex Pit Bull trasformatosi in barboncino. A sua difesa DAVIDS HA
DICHIARATO CHE NON NE SAPEVA NULLA. Di che cosa? Del fatto che era
stato sospeso il "progetto luci rosse" o del fatto che non sapesse
chi cazzo fosse quella super figa seduta da sola in un tavolo nella
Milano Super In, Con,Su,Per,Tra,Fra sono particelle pronominali? |
Sul
Corriere della Sera leggiamo : " Campi impossibili, come San Siro.
Il gelo. L'inverno. Le notturne. Il presidente della Lega marketing
ha rotto gli indugi e deciso di procedere alla "berlusconizzazione"
del calcio italiano. Che, tra l'altro,consiste in questo: i campi di
calcio diventeranno mega studi tv, i posti saranno ridotti a non più
di mille ( gli ultrà ingaggiati come comparse), il tifo garantito e
integrato da effetti sonori ( finti applausi e "laff box") . Veranno
installate 40 telecamere fisse ( a Marasi alcuni giocatori hanno
infastidito le riprese) e la moviola gigante. Via libera all'erba
artificiale ( e divieto di fumo,ovviamente)."
Come contrastare questa desertificazione imperante? Un modo lo
ha lanciato Carlo Mazzottone che con il Bologna è andato a vincere
proprio sul campo della squadra maggiore interprete del calcio
marketing. La cosa non è andata giù al presidente vicario
berluscaniota che si è subito inalberato con l'arbitro, reo di non
aver applicato a dovere la legge di compensazione degli errori
arbitrali. Così ecco che la trasformazione in atto,la metamorfosi
(NELLA FOTO VEDIAMO LE NUOVE SEMBIANZE DEL PRESIDENTE VICARIO
VACANTE DELLA LEGA,NONCHE' PORTAVOCE UFFICIALE DEL MINISTERO DEGLI
INTERNI ,NONCHE' CAPO UFFICIO STAMPA DEL CAPO DEL GOVERNO,ECC...) ha
subito un imprevisto inghippo. Ancora di più il caos si è scatenato
nella serata con la Corazzata Titanic di Moratti espugnante il campo
dell'agnostico Palermo. Sandro Pistoncini andava su tutte le furie
per questo risultato inaspettato perchè non solo ritardava il lancio
del calcio marketing tratteggiato dal CorSer, ma soprattutto perchè
vanificava due ore e mezza di smerdazzamento nei confronti dei
colori nero azzurri, il tutto realizzato e tradotto nei nuovi
discorsi scritti da Maria De Filippi che ancora scalpita per il
lancio del suo nuovo show calcistico televisivo zoofilico. L'Inter
ha rovinato tutto e la cosa nel circuito Mediaset non passerà in
secondo piano, soprattutto perchè stanno venendo meno anche le
interessenze con la controparte mediatica di Torino , che a quanto
pare ha deciso di chiudere anzi tempo il discorso campionato della
Germania Est.
Con l'Inter al terzo posto e con
il Mediaset precipitato a meno otto, negli studi dello show
berluscaniota sono entrati nel panico generale, tanto che la super
velina entrava in ritardo a causa della riscrittura dei dialoghi da
parte di un "comanchi" acchiappato per la bisogna di fronte alla
crisi di idee susseguenti al secondo gol di Vieri. C'è senz'altro da
dire che le V2 nero azzurre hanno decisamente sorpreso tutti ed in
primis i palermitani che già si pregustavano l'aggancio alla zona
"coppa dei ricconi" soprattutto in relazione alla assurda
prestazione nero azzurra in quel di Bergamo. Invece Veron e Vieri
hanno incenerito tutto e tutti, con Toldone altresì dimostratosi
finalmente portiere. Riprendendo le statistiche altresì c'è da dire
che l?Inter non approdava al terzo posto da oltre un anno e ci
cappottiamo letteralmente quando leggiamo , sempre sul CorSer, che
:" Certo le cifre dicono quanto sia statisticamente anomalo il
rapporto fra Collina e la Juve: 12 vittorie in 32 gare,10 pareggi e
10 sconfitte." Tosatti con questo che cazzo vorrebbe dire? Che tutti
i cavolo di arbitri nei confronti della JUvenilia devono avere la
sindrome di De Santis? Che ormai va da se che nel campionato
italiota della Germania Orientale gli scudetti debbano per forza
passare per rigori farlocchi,espulsioni a straccio,merdate varie a
favore naturalmente dei colori bianconerioti di Torino? A quanto
pare si, visto che anche il vicario del calcio marketing si è
inalberato con, udite udite De Santis, per via del gol annullato al
mediaset sullo 0-0. Proprio una brutta giornata.
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SI
LAVORA E CI SI SFONDA PER LAGLORIA E PER LA FELICITA' -
Dagli innominati leggiamo: "La campagna
acquisti a tema è un fiore all'occhiello della nostra dirigenza.
Come i parchi di Walt Disney, ognianni il nuovo progetto si basa su
un filone da seguire: ad esempio questo è stato l'anno de "usato
sicuro o da revisionare" (Veron, Davids, Zé Maria, Favalli,
Mihajlovic) con qualche buona variazione sul tema (Cambiasso). Ma ci
fu la moda de "la coesistenza del fantasista" (Dj, Baggio, Pirlo,
Recoba), l'anno de "giovane e italiano" (Ferrari, Cirillo, Brocchi,
Colombo) e ancora di recente la caccia al "giocatore di fascia"
(Eriberto, Fadigà, Vdm, Kily). Tra queste iniziative
ossessivo-compulsive la più sfortunata coincise con l'acquisto
di Khalilou Fadigà: arrivato
all'Inter con passaporto fiammingo (ceppo di cui mostra tutti i
caratteri salienti), il centrocampista
fu fermato
per problemi di cuore dopo pochi
giorni. Nella foto, la campagna
acquisti a tema che stiamo
aspettando con ansia: gnocca, un poco zoccola e con un cuore così
grande da essere visibile persino dall'esterno." |
VENTIDUESIMA GIORNATA 2004-2005
Nessuno
scossone in fondo alla classifica, e per questo la giornata
ghiacciata infrasettimale si risolve con un nulla di fatto. La Lazia
continua il suo digiuno, la Fiorentina precipita ( bella mossa
prendere un rallentatore come allenatore), Pasquale fa il suo a
Siena e così il Cagliari riesce a portare via un punto in trasferta
dopo cinque sconfitte consecutive. De Canio lo sportivo incomincia
ad averne le palle piene. Il Lecce pareggia,il Livorno pareggia,la
Reggina pareggia,il Brescia pareggia. Per le vittorie di Udinese e
Sampdoria improvvisamente si allunga la classifica per un posto in
Coppa dei Ricconi. L'Atalanta precipita ad undici punti dalla
salvezza. Non si capiscono bene questi cambi di allenatore per la
scossa: Mandorlini veniva licenziato perchè l'Atalanta si trovava a
sette punti dalla salvezza. La scossa del nuovo allenatore l'ha
portata ad 11 punti; Simoni veniva licenziato perchè il Siena non
riusciva ad uscire dalle sabbiemobili del fondo classifica, ora con
De Canio c'è finito in pieno;la Fiorentina licenziava Buso dopo due
sconfitte consecutive, ora con Zoff le sconfitte consecutive sono 5.
Che cosa è tutto ciò: UMORISMO MALSANO??
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ZERO
ASSOLUTO - Inter più forte del
freddo e della noia. Nell'andata dei quarti di finale di Coppa
Italia, i nerazzurri sfidano la glaciazione e si impongono in casa
dell'Atalanta per uno a zero sul pack dello stadio di Bergamo.
Sembra non esserci limite allo stato confusionale dell'Inter. Non è
solo Adriano a lasciare perplessi i tifosi nero azzurri. Nella
sventurata trasferta di Coppa Italiota, la squadra di Mancetta offre
una prestazione spaventosa contro una Atalanta in avanzato stato di
di putrefazio. Probabilmente si sta delineando il calcio champagne
vaticinato da mister sciarpetta: tutto bollicine e gas per un
ammasso di uomini gonfi di danari e giustificazioni che piovono
dall'alto della macro dirigenza ormai fenomenale solo nella
realizzazione del marketing sociale. Vogliono il calcio in casa con
il dvd e pretendono i tifosi al seguito della squadra. Nella
ghiacciaia di Bergamo ancora una volta un corteo di eroi si assiepa
sugli spalti agghiaccianti di Bergamo. Il tutto per vedere il primo
tiro in porta dell'Inter al trentunesimo del primo tempo su
punizione di Recoba. Per digerire la stucchevolezza fiumi di
cordiale caratterizzavano la chiassosa rappresentanza proveniente da
Milano. Solo il dio culo impedisce ai bergamaschi di segnare e
bisogna altresì segnalare l'ottima prova del terzo portiere
dell'Inter Carini. Alla fine è il guizzante Martins, 6 gol in 4
partite, a consegnare la vittoria all'Inter mentre i tifosi ormai si
erano persi nel vin brulè. |
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LE
STELLE STANNO A BESTEMMIARE - dELIRANTI AFFERMAZIONI DI mOGIO
mOGGI IN QUEL DEL pROCESSO ALLE vELINE di Aldo Bestemmia
troppo. Il General Idiot della Juvenilia si è presentato
infatti con tanto di DVD-VHS , per non essere da meno dei
merkarioti dell'Inter, concernenti tutti i "torti" abritali
subiti dalla sua squadra. Pazzesco. Nelle prossime puntate ci
aspettiamo tonnellate di pizze concernenti i torti arbitrali
subiti da : ATALANTA,SIENA,PARMA,BRESCIA,LIVORNO,MESSINA,LECCE,PALERMO,REGGINA
REGGINA,CAGLIARI...Ci preme
constatare una sola annotazione. Vi ricordate di Zebinà alla
Zomba?? Bene questo simulacro di giocatore di calcio era
riuscito là dove avevano fallito Sivori e Montero
nell'accumulare turni di squalifica. Bene da quando è alla
Juvenilia non ha ancora ricevuto una cazzo di ammonizione. E'
diventato nel giro di una estate un fenomeno!! Qualcuno ci
vuole gentilmente dire come cazzo hanno fatto?
ALLUCINAZIONI
PERVERSE-
Adriano:
"Quando parlo di sogni, intendo
cose che accadranno tra sei o sette anni". Il brasiliano costetto ad
abbandonare la conferenza stampa per smaltire un'erezione notturna
del gennaio '99.
Caso Adriano: l'Inter si cautelerà attraverso
un fitto scambio di fax
con il Real. Sacchi confermerà
per iscritto che siamo dei beoti.
Mourinho: "Adriano
attaccante ideale". Il Chelsea non perde tempo: già contattato
Viganò per fissare un'intervista. Non accenna a diminuire il caos
scatenato dal brasileiro, che vaticina fantasmagorici salti
temporali con la mente, mandando in crisi tutto lo staff
dirigenziale neroazzurro. Oltre agli avversari, l'Inter si sente
sotto assedio anche sotto l'aspetto onirico-linguistico. Decisamente
caso unico nella storia moderna. IN ogni caso Facchetti si è subito
affanato a chiarire il tutto CONFERMANDO CHE ADRIANO NON SI MUOVERA'
DA MILANO. Dichiarazioni forti,pesanti che fanno il paio
all'esposizione in prima persona che il Presidente ( a seconda del
momento) formulò all'indomani di Empoli- Inter della scorsa
stagione,partita che consegnava ai nero azzurri un risicatissimo
quarto posto. In quella festosa occasione FACCHETTI RIBADIVA CHE
ZACCHERONI NON SI SAREBBE MOSSO DA MILANO.
( VEDERE LE DICHIARAZIONI UFFICIALI DEL SITO
UFFICIALE,UFFICIALIZZATE ANCHE DALLE AGENZIE STAMPA UFFICIALI DI
TUTTO IL MONDO UFFICIALE) |
VENTUNESIMA GIORNATA 2004- 2005
Con la clamorosa vittoria al Meazza, il
Bologna si toglie dalle paludi del fondo classifica e si inerpica
addirittura a ridosso della Coppa UEFA con una formazione che
schierava il vetusto Torrisi( 102 anni),nomi del calibro di Jarez,
di Gamberini,di Susi, di Zagorakis, di Nastase. Un branco di
sconosciuti ha fatto a pezzi l'armata del calcio marketing (vero
Sherbalenko...)che a quanto pare dovrà affaticarsi non poco per
raggiungere la vetta del campionato italiota della Germania Est.
Anche il Parma fa un balzo in avanti battendo una Udinese in caduta
libera, quell'Udinese che Pancellotti salutava, nel delirio pre
partita di un paio di settimane fa, come la squadra più in forma del
campionato. Ci si domanda che cazzo di filmate vedano questi
meravigliosi allenatori italioti. Ma andiamo al caos per la piazza
della Coppa dei Ricconi. In sei punti sono racchiuse otto squadre:
Inter,Udinese,Roma
,Roma,Sampdoria,
Reggina,Palermo,Cagliari,
Lecce. Un caos d'altri tempi che accorcia
incredibilmente la classifica, rendendo spaventosamente intensi gli
scontri delle prossime giornate e ricordiamo che ne mancano
17.Fiorentina e Lazio cadono invece rovinosamente. Desta scalpore il
crollo bianco azzurro. Dopo il derby vinto, Papadopulo e soci
sembravano usciti dal tunnell per la gioia del loro presidente
didascalico Lotito. Invece si sono succedute quattro sconfitte
consecutive, se aggiungiamo anche l'eliminazione dalla Coppa Itlia,
che segue quella della Coppa UEFA ( ma d'altra parte quest'ultimo
trofeo non conta più un cazzo di niente). Ancora senza vittorie
l'esperienza a Siena dello sportivo De Canio. Pasquale e Tudor non
sembrano aver portato quel salto di qualità vaticinato dal tecnico
dalla facile omologazione.Tanti auguri
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IL
SENSO DEL MARKETING SOCIALE -Il
Padrone dell'Inter si è risentito non poco,stamane,per il silenzio
surreale dello stadio Meazza nei confronti dell'Inter. La dura
protesta orchestrata dalla curva derivava dall'ideuzza dei mercatari
inseriti nella macro dirigenza neroazzurra di inventarsi un DVD
idiota concernente le rimonte dell'Inter. Rimonte di partite, non di
campionati. Infatti tutti ci aspettavamo la stagione 1970-71 riletta
in chiave a colori invece ci siamo ritrovati con TIR di DVD sopra
partite che purtroppo hanno lasciato il tempo che hanno trovato.
Questa cosa NON è stata digerita, non solo perchè è suonata come una
presa per il culo, ma soprattutto perchè l'Inter ha dimostrato di
avvoltolarsi in maniera scomposta all'andazzo del Marketing
sociale creativo, fraudolento,banncarottiero,condito di leggine ad
hoc. Fin quando sono i mediasettisti a protestare sui biglietti, la
cosa risulta originale: siamo di fronte a gente che non solo
pretende di vincere ma lo vuole fare gratis, ovvero in linea con
quello che è il pensiero del loro presidente dai tacchi rinforzati.
Il problema dei tifosi dell'Inter è che spendono l'ira di Dio per
seguire l'armata delle tenebre che poi si presenta in campo, dopo
una settimana di allenamenti puliti senza rotture di cazzo
infrasettimanali, in maniera merdosa contro squadre che vengono da
cinque sconfitte consecutive racimolando un luridissimo pareggio.
Inevitabile risulta il sorvolo della partita che dopo Inter-
Bologna, Siena-Inter,Reggina-Inter si ascrive nel novero delle
peggiori disputate. Sintomatico che queste difficoltà si
riscontrino con club dal bassissimo spessore sopra il marketing
sociale nonchè scarse a livello di effettivi. Eppure nel putridume
si eleva splendida la figura di PappagalloPapparesta che annulla un
gol regolarissimo all'INter sullo 0-0. Cosa dire,piove sul bagnato.Pareggiare
le partite ma battere la storia: il record di Invernizzi è ormai
muffa come
ben racconta Inter.it,tuttavia i
tifosi del
Chiavo ne hanno pieni i coglioni. |
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CHI
SBAGLIA FA CAGARE - Il trasferimento di Adrian Mutu dal Chelsea alla
Juventus potrebbe rivelarsi un vero bidone per il Livorno. Come
ampiamente ripreso da interisti.org: CHE COSA CAZZO LE SCRIVONO A
FARE LE REGOLE? Purtroppo anche l'Inter con l'affare SAMUEL ci ha
messo la sua zampa pelosa in quello che è il Far West inaugurato da
sua eccellenza mediatica italiota. Di nuovo interisti.org ci rivela
che : "
SAMUEL-DAVIDS
SUBITO? SI', ECCO COME - Samuel
all'Inter e Davids al Real: l'operazione è possibile a gennaio? No,
secondo alcuni giornalisti poco inclini alla fantasia.
Spiegava
Nando Sanvito: "Le normative
FIFA a tutt’oggi impediscono a un giocatore di ottenere due volte
nel corso di una stessa stagione (1 luglio-30 giugno) un transfer
internazionale". In realtà come insegna la nazionalizzazione di
metà degli abitanti di Rio della Plata (i.e. Camoranesi) e boscaglie
limitrofe (Kakà) o le capriole per il tesseramento di Gamarra, nel
calcio le regole vengono fatte perché fa fico, non per una reale e
condivisa manifestazione di principi sportivi. I dirigenti di Inter
e Real starebbero dunque studiando un piano in 5 semplici mosse per
ovviare al problema: 1 cessione di Davids al Diano Marina / 2
Cessione di Diano Marina alla Spagna / 3 scambio tra la Polisportiva
Diano Marino e il Madrid di Davids e Samuel / 4 Annessione militare
di Diano Marina / 5 Cessione di Samuel all'Inter. Il programma
aggirerebbe così il problema del "transfer internazionale". " CINQUE
MOSSE per sdoganare il Pit Bull e prendersi un congregazionalista
della Pampa. Naturalmente Juv(epo)poli non poteva rimanere a
guardare. Dopo aver avanzato dubbi circa i futuri progetti col
Mediaset (evidentemente le interessenze di spaccio con Re Pusher
incominciano a stare strette), ecco scatenarsi in un tubillon di
spostamenti allo scopo di trascinare sotto silenzio mediatico il
celebre corriere di Pablito il colombiano. Nella trappola dei
transfert (al cervello) c'è caduta in pieno il Livorno. La
formazione anti trockista infatti ha deciso di tenere bordone alla
grande ladrona riesumando un vezzo delatore e fiancheggiatore di
sinistra memoria . Niente di sorprendente, per la verità: si tratta
semplicemente di una riedizione di quanto già sperimentato
dall'Inter con
Gamarra
nell'agosto scorso e che noi abbiamo stigmatizzato da par nostro con
la domanda: CHE FINE HA FATTO CARLITO? Ecco di nuovo il resoconto:
"di fronte alle cagate necroazzurre,ormai scomposte,ci permettiamo
di massacrare il fu CARLITO'S WAY GAMARRA. La ripresina,alla Ciampi,ce
la fornisce come al solito
www.interisti.org. Noi cercheremo di aggiungervi un qualche cazzo di
cosa piccante. Carlito's,dopo i 10 anni di galera inflittagli dal
giudice Nowork,in relazione a false intercettazioni telefoniche per via
di una questione di droga,esce in pompa magna ringraziando il suo
avvocato Sean Penn,che poi,per rimetterlo in sesto,gli propone di
gestire UN SUO CLUB nella Grande Mela newyorkese. Carlito's
accetta,anche perchè vanta dei sospesi con la società necroazzura,che
naturalmente si era già fatta viva per esigere il suo. Le cose per un
certo periodo sono andate bene,almeno fino al periodo olimpionico che
aveva fruttato molto al CLUB. Poi qualcosa è andato storto. Ad essa si è
subito associato il mistero di Carlitos Gamarra in maglia necroazzurra.
Il difensore Sean Penn, infatti, riferisce costantemente di suoi
allenamenti differenziati,
come se si trattasse di un atleta
infortunato, salvo poi sottolinearne le brillanti
prestazioni
in nazionale. (?!? e il CLUB.........)Che in tutta questa storia ci sia
qualcosa che non va è più che evidente..........Il segreto di una
situazione così evidentemente anomala sta tutto nella macchinosa
operazione
con cui Gamarra venne svincolato alla scarcerazione e riacquistato
durante il calciomercato estivo di inizio campionato,in piene olimpiadi.
Con Adani ceduto al Brescia e Burdisso alle acciaierie Dalmine, i
dirigenti necroazzurri decisero di fare dietro front rispetto alla
decisione di concedere al giocatore la lista gratuita SHINDLER . Ma
poiché nel frattempo Juan Veron era stato tesserato come unico VU CUMPRA
disponibile per la stagione in corso, Carlitos non potè essere
semplicemente ripreso a contratto: venne così ingaggiato dal
Chievo(UNA
DELLE SOCIETA' LUSSEMBURGHESI DELL'AVVOCATO SEAN PENN CHE DETIENE LA
MAGGIORANZA DELLE QUOTE DELLA SOCIETA'), che lo girò all'Inter in
prestito. Risultato: secondo qualche indiscrezione, in Lega Calcio la
manovra non sarebbe passata inosservata e il permesso di lavoro del
difensore sarebbe stato bloccato cautelativamente per qualche mese IN
BOLIVIA. Nella foto, Carlitos inganna il tempo a LA PAZ vangando
un orticello di MOTA...........". |
VENTESIMA GIORNATA 2004-05
A Stalingrado la SESTA armata delle
tenebre (rosso)nere viene presa a mazzate facendo prigioniero (di se
steso) Von Pancellotti. Il congelato Sherbalenko a quanto pare si
deve ancora scongelare dalla cessione del seme in Ucraina ( sembra
tuttavia che già funzionano i suoi buoni uffici economici
visto che il riconfermato candidato "arancione" a quanto pare ha
mandato a fare in culo Putin...). Buone notizie per la squadra di
Stalin che si sta riprendendo dalla teoria dei torti-compensazioni
che a fine anno si compensano. Evidentemente i bolscevichi non si
sono fidati troppo di queste teorie esposte,chissà come mai,dalle
squadre ministeriali che puntualmente,da dieci anni a questa
parte,vincono il campionato. Così le cose si complicano non poco per
i neroazzurri che incredibilmente accorciano le distanze
dall'Udinese,incenerita in casa,ritrovandosi però sotto assedio per
l'avvicinarsi poderoso di Sampdoria,che riprende le sue vittorie a
"botta di culo",Zomba,che fa a pezzi una Fiorentina in avanzato
stato di decomposizione,Palermo, ahinoi, e Reggina, corsara proprio
in casa dell'Udinese che naturalmente a sua volta farà in tempo a
riprendersi per la partita con i neroazzurri. Il saluto evoliano di
Di Canio non ha portato bene alla Lazia, giusto il tempo di
approfittare della putrefazio della Fiorentina e poi giù di
sconfitte a spronbattuto. Dispiace moltissimo la ripresina della
Zomba. Lo scontro del Meazza sarà all'ultimo sangue e speriamo di
togliere quella cazzo di erre moscia al loro allenatore che si
presenta come un altro "sportivo" alla De Canio che dal suo
insediamento in quel di Siena non è ancora riuscito a portare a casa
uno straccio di vittoria. Tuttavia è uno sportivo, così come sono
sportivi i parmigiani che hanno sorvolato sopra le merdate arbitrali
a Messina. D'altra parte solo sette giorni prima ne avevano
beneficiato a strafottere con Zeman che ancora si va dilungando
sulla questione del tempo delle partite. La stessa cosa sta
capitando a Mancetta, intestarditosi a buttare Emre nella mischia al
96°,ovvero quando ormai le squadre erano nello spogliatoio. Bah...
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MORATTI
A LUCE ROSSA. Si apre un nuovo filone mercantilizio nell'Inter
morattiana . Il patron dei necro azzurri si è scatenato in un valzer
di contatti di veline e veloni allo scopo di inchiodare Vieri e
Totti alla sua squadra. L'apertura di credito sessuale ha il chiaro
intento di ingolosire ancora di più i giocatori ad indossare la
casacca nero azzurra che rappresenta la garanzia di un seggio
vitalizio che nemmeno il prossimo parlamento federale di
pregiudicati è in grado di dare. Il nuovo filone morattiano di
trattative di mercato si unisce all'irruzione di La7-Telecom di
Troncetti Provera nel cartello delle partite trasmesse in digitale
terrestre . Il tortone delle partite infatti vede il socio numero
due del megaborg nero azzurro rastrellare il 50% delle squadre di
serie A, rastrellamento che casualmente ha prodotto per i colori
nero azzurri tre rigori e due espulsioni a favore. Insomma dopo la
compartecipazione a perdere di PAGINE UTILI, dopo la suddivisione
dei costi di gestione con Mediaset dell'Olimpia Milano, i
feudatari dell'Inter entrano a pieno titolo nel marketing sociale
calcistico anche se purtroppo per i tifosi dell'Inter non è ancora
risultato tangibile constatare il nuovo ventoi a favore. CESARA,
OGGETTO DEL DESIDERIO - "Per Cesar serve un'offerta seria". Così
sintetizzato, il
pensiero di
Lotito potrebbe avere un senso,
almeno in italiano. Il presidente della Lazio, che in settembre ha
denunciato Mancini
perché
Stam lo ha preso il Milan, ha espresso
nella sua lingua madre un complicato pensiero al termine del quale
si potrebbe evincere l'idea di cedere a caro prezzo l'esterno
brasiliano, trentenne e che non può partecipare alla Champions.
Nella foto, la Stele di Lotito: sopra le sue dichiarazioni, sotto la
traduzione in grafia demotica. |
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DICIANNOVESIMA GIORNATA 2004-05
Il crollo dell'Udinese riapre il
campionato. I fantasmi dell'Inter ora soffiano sul collo delle
zebrette annichilchilite da una partitaccia stantia e stucchevole:
nelle ultime due trasferte cinque gol presi ed una collezione
invereconda di pali. Dietro si bloccano una storditissima
Sampdoriaed una sconcertante Zomba costretta ad un affannoso
recupero contro un Chievo che veniva da cinque sconfitte
consecutive. Anche peggio la Lazioche viene incenerita dal Palermo
che di prepotenza si porta a tre punti dalla corazzata dai costi
scomposti per il suo patron (intento ora ad aprire nuovi
leasing per convincere il rompicazzo Totti a schierarsi con lui...).
Si accende pesantemente la bagarre in coda con la violenta rimonta
del Parma a quanto pare alleggerito dall'uscita di scena di
Sacchi. A farne le spese è il Lecce che subisce la trentottesima
pera al novantaseiesimo minuto lanciando una lunghissima conferenza
stampa in Boemo di Zeman, che ha illustrato a tutti come la
tecnologia Zeiss sia la migliore per il calcolo del tempo . Si
denotano i pesanti arretramenti di Messina e Brescia, mentre lo
"sportivo" De Canio concede un punto all'Atalanta recente matador
dei ministeriali di Torino.
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Prosegue
il progetto Mancini: alla mezzanotte di sabato, un altro
punticino recuperato su Juventus e Milan.
J.Zanetti:
"Siamo pronti per
ripartire". Si riferisce al volo Reggio Calabria - Milano con
imbarco alle 23.55? Purtroppo gli strascichi della Coppa
Italiota si trascinano in maniera negativa a Reggio. La
nebbiacia che ha favorito Martins e Recoba, Mancetta non è
riuscito a spostarla verso Reggio a causa delle potentissime
turbine piazzate dai calabresi al Granillo che hanno
completamente spazzato l'atmosfera ed il cielo. Non hanno
spazzato il cervello dell'allenatore nero azzurro che dopo
la Sampdoria pensa che il teorema dei due-due negli ultimi
quindici minuti sia un fatto ormai assodato. La Reggina ha
distrutto con forza l'ideuzza. In compenso col pareggino di
sabato notte, l'Inter si porta a sole quattro partite dal record
storico di pareggi in un campionato di serie A a girone unico.
Domenica sera tutte le feroci inseguitrici del ricco quarto
posto saranno a ridosso dei necroazzuri ed in conseguenza di ciò
si riapre il campionato.
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ISRAEL IV
il nuovo forum EURASIA-ITALIA, che attualmente
riunisce tre
realtà: Progetto EurAsia, La Nazione Eurasia e Brigata Eurasista.
Chi fosse interessato ad approfondire l'argomento
http://www.forumfree.net/?c=34029
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ISRAEL III
Pagina 59
Una separazione unilaterale
Uno degli elementi del nuovo consenso israeliano è quello secondo il
quale è
necessario costruire un muro «fra noi e loro». Questo progetto gode
dell'appoggio della grande maggioranza della popolazione ed è sostenuto
dall'intera classe politica, a eccezione di una parte dell'estrema
destra.
Alcuni, come l'ex ministro laburista Haim Ramon, ne hanno fatto il
contenuto
esclusivo del loro programma politico e della loro campagna elettorale.
Per Israele 2003, il muro è la sicurezza. Si è sicuri solo fra le
proprie
mura. Per un paese che si è sempre rifiutato di definire le sue
frontiere,
l'idea di un muro può sembrare paradossale. Tuttavia, essa è inscritta
nella
logica stessa del sionismo e del «ciascuno a casa propria» che sta
dietro a
questa ideologia. Da Herzl e Pinsker, alla fine dell'Ottocento, fino a
Rehavam Zeevi e Haim Ramon, una società è considerata normale solo se è
etnicamente omogenea. L'esclusione dell'altro, il razzismo (e quindi
l'antisemitismo), sono fenomeni naturali che esprimono il bisogno che ha
una
società di respingere ogni corpo estraneo. Di qui la centralità del
concetto
di separazione.
Pagina 63
Per ironia della storia, il sionismo che voleva far cadere le mura del
ghetto ha creato il più grande ghetto della storia ebraica, un ghetto
superarmato, certo, e capace di estendere in permanenza il suo
territorio,
ma pur sempre un ghetto, ripiegato su se stesso e convinto che, al di
fuori
delle sue mura c'è la giungla, un mondo radicalmente e irrimediabilmente
antisemita che non ha altro obiettivo che quello di distruggere
l'esistenza
degli ebrei, nel Medio Oriente e su tutta la Terra.
Quando Ariel Sharon invita gli ebrei di Francia a fare le valigie e a
fuggire da una Europa rimasta antisemita e potenzialmente genocida,
tutto
ciò che egli può offrir loro è un grande bunker, armato di una immensa
paranoia e di bombe nucleari. La miscela paranoia-arma nucleare
rappresenta
un pericolo mortale non solo per i popoli arabi che circondano Israele,
ma
evidentemente anche per lo stesso popolo israeliano, soprattutto in un
momento in cui la nozione di guerra preventiva provoca la degenerazione
dell'arena politica internazionale. Su una cosa non è possibile avere
dubbi:
un attacco nucleare israeliano - che, come si è visto, non è escluso dai
generali-ministri Sharon ed Eitam - segnerà a termine la condanna a
morte di
una presenza ebraica nel Medio Oriente, oltre a scatenare verosimilmente
una
ondata antiebraica senza precedenti in tutto il mondo.
Pagina 106
Una falsa democrazia
Negli ultimi due anni è stato possibile scorgere numerosi segnali di
questa
scomparsa delle norme più elementari della democrazia: il ritiro della
cittadinanza israeliana ad arabi sospettati di legami con il terrorismo,
l'annullamento dell'immunità parlamentare di deputati arabi, la
legittimità
concessa a opinioni, programmi politici e progetti di legge apertamente
razzisti: in particolare, i progetti di pulizia etnica nei territori
occupati e nello stesso Israele.
Questa evoluzione ha potuto avvenire rapidamente e senza provocare
grosse
crisi perché la concezione israeliana della democrazia è sempre stata
molto
particolare. Per gli israeliani, la democrazia si limita a due elementi:
la
supremazia della maggioranza sulla minoranza per il tramite delle
elezioni,
e il fatto che gli atti del potere esecutivo si basino su leggi votate
dalla
maggioranza parlamentare. Si tratta, com'è evidente, di una concezione
della
democrazia un po' striminzita, che fa completamente astrazione dal
concetto
di diritti. Contrariamente a quanto spesso si afferma, non è soltanto a
causa dei partiti religiosi che Israele non ha mai avuto una
costituzione:
ciò è dovuto al fatto che i politici sionisti sono stati incapaci di
definire una vera costituzione democratica in cui potesse esprimersi
l'uguaglianza di tutti i cittadini e fossero definiti dei diritti
fondamentali, indipendenti dalla volontà della maggioranza. Alla
definizione
di Israele come Stato ebraico (e democratico, secondo la formula
consacrata)
si accompagna lo stato di eccezione, legato a vari decenni di guerra e
talmente radicato nella cultura politica israeliana che non ha potuto
essere
rimesso in discussione né dalla pace con l'Egitto, né dalla pace con la
Giordania, né dalla Dichiarazione di princìpi relativa ai palestinesi.
Approfondiamo ancora questa problematica della democrazia in Israele: il
passaggio, senza transizione alcuna, da un certo numero di
organizzazioni
nazional-coloniali a una struttura statale (1948) ha reso molto
difficile
l'adozione di «norme di gouvernance» che, per definizione, sono molto
diverse da quelle usate da organizzazioni politico-militari non legate a
un
codice di leggi chiaramente definite. (Ne sanno oggi qualcosa i
palestinesi,
che trovano estremamente difficile passare dal funzionamento dell'OLP a
un
funzionamento semistatale nella forma di un'Autorità elettiva che deve
adottare norme democratiche). A cinquant'anni dall'indipendenza, nel
comportamento dello Stato di Israele e della sua classe politica si
ritrova
ancora una certa confusione fra lo Stato, i partiti al potere e gli
uomini
politici, fra un quadro legale cogente e un certo numero di interessi
che
fuoriescono da tale quadro (corruzione, certo, ma anche scelte
politico-militari che violano la legge eppure sono ritenute necessarie
dal
potere esecutivo, come l'uso della tortura, gli assassinii
extragiudiziari...). Per superare queste contraddizioni, lo Stato di
Israele
utilizza due meccanismi. In primo luogo, la negazione: essa porta a una
vera
e propria schizofrenia, come hanno mostrato le sistematiche menzogne dei
servizi di informazione, della polizia e della Procura per quanto
riguarda
l'uso della tortura, menzogne pronunciate in tribunale che hanno
provocato,
alla fine, una grave crisi istituzionale e la creazione di una
commissione
nazionale di inchiesta. O ancora: la negazione dell'esistenza di un
armamento nucleare ha impedito la creazione di meccanismi di controllo,
il
che, secondo gli esperti internazionali ha moltiplicato gli incidenti
tecnici e ha fatto dei reattori nucleari israeliani i più pericolosi
dopo
quelli di Cernobyl.
Il secondo meccanismo è la legislazione personalizzata. Una legge (e per
di
più una legge fondamentale) esige che il candidato al posto di primo
ministro sia un deputato. Netanyahu, che vorrebbe avanzare la sua
candidatura, non lo è? Si cambia la legge fondamentale per permettere a
Netanyahu di presentarsi. Un ex ministro è in galera per corruzione? Una
forte campagna ne esige la liberazione: si vota una legge che permette
di
liberare certi detenuti che hanno scontato metà della pena. La legge
fondamentale impone che non vi siano più di diciassette ministri al
governo,
ma, per formare la più larga coalizione possibile, Barak ha promesso un
portafoglio a una trentina di uomini politici: si cambia allora la legge
fondamentale.
Poiché è possibile cambiare le leggi - comprese quelle che hanno
carattere
costituzionale - in funzione degli interessi di certi individui o di
esigenze congiunturali, perché non fare addirittura a meno della
legislazione? Così Shaul Mofaz, l'ex capo di stato maggiore, si è
presentato
alle elezioni mentre il «periodo di raffreddamento» richiesto dalla
legge
fra la sua carica e la sua candidatura non è ancora trascorso. La tesi
sostenuta da Mofaz dinanzi alla Commissione elettorale è di una
chiarezza
quasi ingenua: se qualcuno ci avesse pensato, non vi sarebbe stato alcun
problema a cambiare la legge. Non è stato fatto per pura dimenticanza,
allora fate come se la legge sia stata cambiata, e non parliamone più...
L'elasticità delle leggi è uno dei corollari della mancanza del concetto
di
diritti nella democrazia israeliana. Anche quando sono espressamente
menzionati, come nel caso delle leggi fondamentali approvate negli anni
della parentesi liberale, tali diritti sono sempre condizionati: «Purché
una
legge non disponga il contrario», oppure «Tranne in caso di urgenza» o
ancora «Se ciò non è in contrasto con il carattere ebraico dello Stato
di
Israele». In una parola, i diritti fondamentali - come il principio di
uguaglianza tra i generi o i cittadini di fede religiosa diversa -
esistono,
salvo che il parlamento decida democraticamente, cioè per decisione di
una
maggioranza parlamentare, di sopprimerli.
Pagina 114
Nuova ideologia, nuovo regime
Sarebbe un grave errore sottovalutare il peso di queste tendenze
apertamente
antidemocratiche in seno alla classe politica israeliana: in primo luogo
dal
punto di vista numerico, perché esse rappresentano ormai più di un
quarto
dei deputati e quasi la metà dei ministri dell'attuale governo. In
secondo
luogo, dal punto di vista ideologico: mentre il vecchio discorso
sionista,
«ebraico e democratico», laico e a connotazione liberale, è in pieno
arretramento, si assiste all'affermazione di un discorso e di una
ideologia
che rimodellano tutto l'insieme della cultura israeliana. Questa
ideologia
combina quattro elementi principali: un militarismo nazionalista più o
meno
associato all'integralismo religioso; un razzismo dichiarato; un
oltranzismo
impregnato di messianismo e una rimessa in discussione di ogni norma
democratica. L'insieme di questi elementi rientra in una paranoia
generale
che porta a considerare il mondo intero come una minaccia mortale per
l'esistenza stessa degli ebrei, nel Medio Oriente e altrove.
La prima conseguenza, indubbiamente la più perversa, di questa nuova
ideologia è l'accettazione dello stato di assedio interno e la
normalizzazione della morte: l'immenso spiegamento militare e
poliziesco, le
migliaia di guardie private all'ingresso di tutti i luoghi pubblici,
ristoranti e supermercati, scuole e negozi, sono accettati senza la
minima
domanda, come la più normale delle forme di esistenza individuale e
nazionale. A volte si direbbe addirittura che questa accettazione
avvenga
con piacere, come se per la società fosse più facile vivere tale realtà
che
non una normalità fondata su quello che la destra chiamava «il rischio
di
pace».
Peggio ancora: il gran numero di vittime israeliane, civili o militari,
è
inteso anch'esso come una fatalità a cui la società sembra abituarsi con
sorprendente rapidità, tollerando un governo che si mostra incapace di
garantire la sicurezza dei propri cittadini. «Il regno della morte»: con
questa espressione, presa a prestito da Dylan Thomas, Nurit Peled, che
ha
perduto la figlia in un attentato a Gerusalemme, denuncia questo
perverso
abituarsi alla morte di persone innocenti.
Il misto di nazionalismo offensivo e di vittimismo provoca all'interno
della
società israeliana una violenza che non è facile misurare dall'esterno.
Eppure basta ascoltare le trasmissioni dei dibattiti alla Knesset per
rendersene conto: un deputato promette il plotone di esecuzione ai
deputati
arabi, un altro tratta come «traditori» i suoi colleghi del partito
sionista
Meretz e si fa a gara a chi presenta il progetto di legge più drastico
non
solo contro i «terroristi» ma contro ogni forma di dissidenza in
Israele. La
Corte suprema e i media, ma spesso anche la polizia e la Procura,
vengono
regolarmente denunciati come antiebraici, e persino come «mafia di
sinistra». Non c'è rispetto reciproco, né osservanza delle più
elementari
regole di civiltà, né soprattutto attaccamento alle regole della
democrazia:
queste ultime sono considerate perniciosi residui di un regime che è
ormai
tempo di sostituire con uno Stato autoritario e pronto finalmente ad
adottare le misure che garantiranno la sua sicurezza e il suo carattere
specificamente ebraico.
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(http://tecalibri.altervista.org/W/WARSCHAWSKI-M_precipizio.htm#p010)
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ISRAEL II
Gli ordini sono chiari: spezzare ogni
forma di resistenza, con tutti i
mezzi. Poco importa il bersaglio, poco importano le circostanze, poco
importano i «danni collaterali».
All'inizio, in conformità con lo scenario già menzionato, la repressione
ha
carattere essenzialmente punitivo: dare una lezione ai palestinesi per
aver
osato sfidare l'occupazione, e soprattutto per aver osato respingere le
«generosissime offerte» di Ehud Barak a Camp David (ci tornerò). Quel
che
importa capire è che, in questa fase, l'obiettivo fissato da Barak e
dallo
stato maggiore non è quello di assicurare il «ritorno all'ordine», ma di
condurre una operazione punitiva che si trasformerà rapidamente in
campagna
di pacificazione.
Una simile campagna implica un uso massiccio di mezzi militari per
terrorizzare una popolazione civile, per costringerla ad accettare il
potere
coloniale e le forme di dominio che esso vuole imporle. Per giustificare
dinanzi all'opinione pubblica locale e internazionale la violenza nei
confronti dei civili, è indispensabile «decivilizzare» tale popolazione.
Di
qui l'uso sistematico, nei territori palestinesi occupati come in
Cecenia,
del concetto di terrorismo: la sanguinosa repressione di una popolazione
è
mascherata sotto il nome di «guerra contro il terrorismo». Non sono più
donne e bambini che vengono dilaniati dalle bombe a frammentazione; non
sono
più intere famiglie che lo stato d'assedio condanna alla miseria e
talvolta
alla morte per fame: sono dei terroristi. Anche il concetto di guerra ha
la
sua importanza: lascia intendere che, di fronte alla quinta potenza
militare
del mondo, non c'è una popolazione civile, ma un'altra forza militare, e
che
ciò giustifica l'uso di carri armati, di elicotteri da combattimento e
di
aerei da caccia.
Pagina 24
Afaf Disuki dilaniata da una bomba, e i soldati ridevano. Sua sorella
Aicha
Disuki, 37 anni: «Eravamo in casa e abbiamo visto del fumo. I soldati ci
chiedevano di aprire la porta. Mia sorella è andata ad aprire, e in quel
momento è esplosa la granata. Allora ci siamo messi tutti a gridare per
chiamare un'ambulanza. I soldati ridevano. Abbiamo visto che Afaf aveva
la
parte destra del volto completamente asportata, e che era ferita alla
spalla
e al braccio sinistro...» Ashaman Abu Murad, che era fuori con i
soldati,
conferma che essi ridevano: «Dopo l'esplosione, ho sentito le sorelle di
lei
gridare e chiamare un'ambulanza. I soldati ridevano...»
Il numero esatto delle vittime non lo si saprà mai. L'esercito
israeliano ha
sepolto una parte dei cadaveri, e alla Commissione di inchiesta
internazionale incaricata, tra l'altro, di confermare o di invalidare
l'accusa di massacro, è stato impedito di svolgere la sua missione. Ma,
in
un certo senso, il numero non è la cosa più importante; ciò che più
importa
è la violenza senza limiti che ha accompagnato l'operazione «Scudo di
difesa», e più in particolare la conquista del campo profughi di Jenin.
Se,
come vedremo, l'esercito inizialmente ha sopravvalutato (sic) il numero
delle vittime palestinesi, è proprio perché esso era consapevole di
quella
furia omicida, perché non ha tenuto alcun conto del fatto che di fronte
ai
carri armati e ai missili c'erano dei civili, e perché sapeva
perfettamente
che i suoi soldati avevano ucciso a sangue freddo persone disarmate.
Questa completa assenza di freni, questa brutalità senza limiti, gli
abitanti del campo, pur essendo abituati alla violenza dell'occupazione
israeliana, la hanno avvertita subito. A sole poche ore di distanza
dall'ingresso dei blindati israeliani nel campo, Leila Shahid, allora in
missione in Palestina, telefonava ai movimenti di solidarietà in Francia
e
supplicava in lacrime: «Fate qualcosa! Nel campo di Jenin è in atto un
vero
e proprio massacro».
Fra l'occupazione di Ramallah e il massacro del campo di Jenin passano
due
mesi. E, come c'è continuità nelle operazioni dell'esercito di
occupazione
israeliano, c'è anche escalation: ogni operazione tende a saggiare le
reazioni - quelle dell'opinione pubblica israeliana e quelle della
comunità
internazionale - e a imporre, in mancanza di critiche gravi, un nuovo
livello di violenza. Nel momento in cui scrivo queste righe (settembre
2002), il livello rappresentato dall'operazione «Scudo di difesa» non è
stato ancora superato. I progetti di trasferimento, vale a dire una
vasta
operazione di pulizia etnica in Cisgiordania, costituiranno senza dubbio
il
nuovo balzo in avanti nell'orrore, se la guerra contro l'Iraq ne fornirà
l'occasione.
Pagina 36
La sistematica disumanizzazione del colonizzato comporta inevitabilmente
la
disumanizzazione del colono e della sua società. Il soldato israeliano,
il
colono che gode di una totale impunità, ma anche la brutalità del
discorso
politico dominante, hanno ormai contaminato la società israeliana: la
violenza, come l'inquinamento, non si ferma alla Linea verde. Lo
dimostrano
le statistiche sulla criminalità in Israele, soprattutto quelle sulla
violenza domestica: in due anni, le aggressioni e gli omicidi sono
aumentati
di più del 20 per cento, e non passa giorno senza che la stampa segnali
il
verificarsi di gravi incidenti, soprattutto fra i giovani. Questi ultimi
hanno due modelli con i quali identificarsi: i soldati, la cui brutalità
viene presentata dai media come eroismo, e i coloni, che Ehud Barak
definiva
i nuovi pionieri di Israele.
Nel corso dell'ultimo decennio, il colono è diventato un superuomo che
non
deve tener conto di alcuna legge, di alcuna istituzione. Ruba le terre
dei
suoi vicini arabi, raccoglie le loro olive, apre strade e ne chiude
altre,
vieta ai contadini arabi l'accesso alle loro terre e, quando si infuria,
organizza spedizioni punitive. Ha diritto di vita o di morte sugli
indigeni,
e impone la sua legge anche ai militari che lo proteggono e senza i
quali
egli non è altro che un miserabile ladro.
Pagina 51
Il perverso ritorno della Shoah
Presentando, a partire dall'agosto 2000, la guerra coloniale come una
guerra
per la sopravvivenza di Israele, Ehud Barak ha risvegliato i demoni che
ossessionano la memoria collettiva del popolo israeliano. Fin dalle
prime
pietre scagliate dai giovani palestinesi dopo la provocazione di Ariel
Sharon sulla spianata delle moschee, il giornalista Ari Shavit - uno di
quei
numerosi intellettuali di sinistra che in poche settimane hanno
rinnegato
tutte le loro convinzioni pacifiste - scrive in un editoriale di «Haaretz»
che il problema non consiste, come troppo a lungo si è creduto, nel
contenzioso israelo-palestinese e nell'occupazione, ma in quello che
egli
chiama il «destino ebraico», descritto come una eterna guerra di
sopravvivenza di fronte a un mondo che ha sempre rifiutato l'esistenza
degli
ebrei e continuerà a farlo per l'eternità. Questo discorso, ripreso in
continuazione dai media e dalla maggioranza degli intellettuali
israeliani,
si fonda su un'angoscia esistenziale profondamente radicata nella
mentalità
ebraica dopo il giudeocidio nazista, ma anche su una storiografia
menzognera
insegnata nelle scuole, che riduce duemila anni di storia ebraica a un
gigantesco pogrom e a un antisemitismo senza tempo, irrazionale e unico,
rendendo impossibile ogni sua comprensibilità e vano ogni tentativo di
contrapporvisi.
Per i nipoti delle vittime del giudeocidio, ogni minaccia esistenziale,
reale o immaginaria, è associata ad Auschwitz e a Treblinka: i
palestinesi
sono i nazisti, Arafat è uguale a Hitler, una imboscata nella quale
vengono
uccisi alcuni soldati è un massacro, una bomba a Tel-Aviv è la Notte dei
cristalli. Con simili associazioni di idee, ogni possibilità di
negoziato e
di compromesso svanisce: il nazismo nella sua forma palestinese dev'essere
sradicato, e tutti i mezzi sono legittimi.
Tuttavia l'israeliano sente inconsciamente che l'equazione «palestinesi
=
nazisti» è falsa: tale è la potenza militare di Israele, la sua
schiacciante
superiorità nei confronti dei palestinesi, che diventa piuttosto
difficile,
per l'israeliano, identificarsi con i miseri ebrei di Varsavia e di
Vilna, e
più ancora con i combattenti del ghetto di Varsavia o con i gruppi di
partigiani in Bielorussia. Si verifica allora un orribile, perverso,
rovesciamento di posizioni. Il continuo riferimento al genocidio degli
ebrei
d'Europa e l'onnipresenza delle sue terribili immagini, fanno sì che, se
la
realtà dei rapporti di forza rende impossibile adottare il comportamento
delle vittime ebraiche, si adottano allora - di solito inconsciamente -
i
comportamenti dei massacratori del popolo ebraico: i palestinesi vengono
marchiati sul braccio, costretti a correre nudi, ammassati dietro fili
spinati e torrette di guardia; per un breve periodo, sono stati usati
persino cani pastori tedeschi. Le retate nel campo di Deheisheh non
possono
non richiamare un altro periodo storico, anche se, chiaramente, la sorte
dei
rastrellati non sarà la morte, ma una detenzione senza limiti di tempo
in
condizioni spaventose. Il campo di detenzione di Offer non è un campo di
sterminio, ma assomiglia molto ai campi di concentramento tedeschi degli
anni trenta, con i fili spinati, le torrette, le masse di detenuti
spaventati, privi di ogni diritto e tenuti in condizioni veramente
disumane.
Come non vedere che una fila di civili che sfilano con le mani in alto
sotto
la guardia di soldati armati mima l'immagine ossessiva degli ebrei di
Varsavia in marcia verso la Umschlagplatz? Come non ricordarsi di questa
stessa Umschlagplatz quando la televisione ci mostra, a Jenin, centinaia
di
uomini seduti per terra con le mani legate dietro la schiena, talvolta
con
gli occhi bendati?
Anche il linguaggio è quello dei nazisti, come nel caso del rabbino
Israel
Rosen che pubblica su «Haaretz» un articolo nel quale afferma la
necessità
di prendere in ostaggio le famiglie di kamikaze e di deportarle a Gaza,
poi
di distruggerne le case e raderne al suolo i villaggi. Il giornalista B.
Michael scrive, a conclusione di un articolo nel quale cita affermazioni
identiche a quelle del rabbino Rosen, fatte da alcuni ufficiali nazisti
dopo
i massacri di Lidice e di Oradour: «E chi, dopo tutto quello che ha
letto,
vorrà ancora credere che io paragoni, Dio me ne guardi, l'esercito
israeliano all'esercito tedesco, si sbaglia completamente. L'equazione è
stata fatta da chi ha rivolto quelle proposte all'esercito israeliano».
Alcuni giorni dopo che i media ebbero menzionato la «marchiatura» del
braccio dei palestinesi, B. Michael, figlio di genitori scampati allo
sterminio nazista, pubblicava un duro e doloroso articolo intitolato Da
marchiato a marchiatore. «È fuor di dubbio che il percorso storico
compiuto
dal popolo ebraico nei sessant'anni che intercorrono fra il 1942 e il
2002
potrà fornire materiale ad appassionanti studi storici e sociologici. In
soli sessant'anni, è passato da marchiato a marchiatore che impone un
numero. In sessant'anni, è passato da chi è rinchiuso in un ghetto a chi
rinchiude. In sessant'anni, da chi sfila in colonna con le mani in alto
a
chi fa sfilare in colonna con le mani in alto... In sessant'anni non
abbiamo
imparato nulla. Non abbiamo interiorizzato nulla. Abbiamo dimenticato
tutto... Finalmente! Non siamo più un popolo strano e diverso, dal
colorito
pallido e dallo sguardo carico di saggezza, ma un popolo di soldati,
brutale
come lo sono tutti. Simile finalmente a tutte le altre nazioni».
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La
Juvenilia viene sbattuta fuori a calci dall'Atalantala,
eppure per i giornali è stata una cosa normalissima. Anzi.
In conferenza stampa addirittura i giornalisti genuflessi si
indaffaravano in elogi sperticati per l'abile mossa
dell'eliminazione in quanto la Ministeriale di Torino non
può vantare gli organici di Mediaset e Necrons, quindi
blablablablabla....Capello da par suo non poteva far altro
che raccogliere gli assist che gli piovevano addosso e fare
l'indiano anche sull'acquisto stupefacente appena realizzato
dal suo mega club. Alla prossima sconfitta si inventeranno
che evidentemente gli avversari non hanno ben capito come
funzionea il giro del fumo in Italonia... |
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L'UOMO
DI SPORT E DI SCOPATE -Da interisti.org riprendiamo con
piacere il "discorso De Cranio". L'allontanamento di Simoni
NON porta MAI bene. Ne sa qualcosa il Padrone Moratti che nel
novembre 1998 ebbe la malsana idea di allontanarlo dopo una
vittoria al novantesimo contro la Salernitana (che portava
l'Inter a cinque punti dalla prima in classifica). Da quel
momento si verificherà un crollo così scomposto dell'Inter da
annoverare quella stagione tra le più brutte dopo quella
ferale di RITARDELLI (altro decotto gobbo che nell'Inter ha
fatto solo malissimo....). Ne sa qualcosa anche il Piacenza,
che esonerava Simoni per poi precipitare in B. Altre vittime
eccellenti saranno l'Ancona (finito poi in C2....) ed il
Torino. Il vate del Siena evidentemente non si è reso conto
della sinistra statistica ed altresì è voluto andare oltre
ingaggiando "l'uomo di sport" De Cranio. Questo fenomeno
nel caldo febbraio del 2003 in cui l'Inter battè in casa la
Reggina, allora allenata dal medesimo tecnico Gea,
segnando tre gol nei primi 45' di una partita mai cominciata (
l'1-0 lo segnò Vieri, gli altri due il suo sostituto Kallon,
entrato perché Jiranek, non ammonito, aveva abbattuto Bobo
come un procione distratto sulla SS14) a fine gara, se ne
usciva con queste frasi dogmatiche
massimaliste:
"Sono indignato per
l'arbitraggio, le valutazioni del direttore di gara sono state
tutte a senso unico". Precisò che queste dichiarazioni le
faceva in quanto "uomo di sport". La querelle verteva attorno
alla mancata espulsione di Batistuta per una gomitata su
Franceschini. La vicenda ebbe un contorno delizioso: per
Batistatua due giornate di squalifica alla prova tv
quando due settimane prima Nedved aveva atterrato con un
laccio californiano proprio un giocatore della Reggina senza
incappare in nulla perché la sua condotta era stata
considerata a posteriori "non
violenta". L'uomo
di sport allora non si era espresso. Le espressioni le
riservava infatti per una splendida coniglietta che aveva
conosciuto sui viali di Milano mentre razzolava così come da
par nostro facciamo anche noi con impegno e dedizione, anche
se poi alla fine ci rimangono gli "scarti". In ogni caso la
Coppa Italiota ha immediatamente scatenato la congiunzione
cosmica dell'unione statistica simoniana all'umano delle
scopatine serali fatte per ovviare di esprimersi nei confronti
dei ministeriali di Torino. Il Siena partiva con un 2 a 1
ottenuto in trasferta ed ha concluso con un complessivo
tennistico di 3 a 6. Stiamo ancora attendendo le espressioni
di De Cranio in merito a questa sua prima puttanata.
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L'ANNUNCIO
UFFICIALE DI INTERISTI.ORG SOPRA LA CESSIONE DI PASQUALITO - Il
destino dei terzini sinistri nerazzurri sembra tristemente segnato:
un arrivo alla Pinetina carico di speranze, qualche comparsata
illusoria in match modesti, diverse prestazioni da broccolo ed un
mesto addio in sordina. Non si è sottratto al fato avverso neppure
Giovannino Pasquale, orgoglioso prodotto del vivaio interista. Dopo
una porca figura al primo anno di Hector Cuper, il laterale
pettinato come Bart Simpson è letteralmente sparito dalle cronache
nelle stagioni successive, fino all'anonima
cessione
al Siena di questo pomeriggio. A Milano non lascia rimpianti, se non
quelli di alcune femmine sguaiate di cui è stato vivace animatore
delle notti dopo le partite. Nella foto, la sua prediletta. |
PABLO
E' SCOPERTO - Riapre il calciomercato ed il primo colpo è
della Juventus, con Adrian Mutu. iL secondo è dell'Inter che riesce
a smazzare al Siena PASQUALE. Il regalino ha avuto subito effetti
deleteri sui senesi che ne prendono cinque in casa dalla Zomba, uno
stupro che porta i giallosbiaditi ai quarti di Coppa Italonia.
Grazie ad un
blitz
dei propri dirigenti, coadiuvati nell'operazione da un reparto dei
NAS di Torino, il club di corso Ferraris nel frattempo è riuscito a
bloccare il giocatore all'aereoporto. Bisogna senz'altro rilevare
come la PRESCRIZIONE MODELLO BERNASCONI( vedere a tal proposito il
nostro
voto
MEDIATICO ) sopra l'affare DROGA
(vedere il
nostro Precetto numero trentadue)
ha convinto i dirigenti juventilioti ad insistere sulla strada
intrapresa rilevando nel giocatore il simbolo, il nume tutelare di
un fare "stupefacente" che ormai identifica il club ministeriale.
Purtroppo l'Atalanta guasta per un momento i piani di rilancio della
Vecchia Ladrona. Nella settimana del colpo ALLA MOTA DE REAL i
bergamaschi inchiodano i ministeriali sul tre a tre nella ghiacciaia
di Torino, togliendo all'Inter la soddisfazione di una rivincita
della ferale ( e manipolata) semifinale di Coppa Italiota dello
scorso febbraio. Si vocifera che dietro a tutto ciò ci sia la regia
occulta di Pablo, che si è risentito della cessione in quel di
Torino del suo migliore corriere espresso per l'Europa.
Enorme soddisfazione da parte di Luciano
Moggi, che ha tuttavia preferito glissare sulle domande della stampa
in proposito, annunciando però la volontà di concludere anche altri
affari di questo tipo. |
Era da tempo immemorabile che non si ricordava una ripartenza così
PIANTATA dell'Inter. Di solito i necroazzurri si lasciavano
andare a tutta una serie di merdate che finivano per pregiudicare
una intera stagione. Non a caso la foto ci ricorda quello che andava
accadendo nel 1998, quendo l'Inter, ad esempio cadeva in casa col il
Bolognetta. Ieri invece in Coppa Italiota, l'Inter di Mancetta
schierava dopo 5 anni una formazione titolare allo scopo di
tutelarsi da una eventuale rimonta dei felsinei. Stankovic a dire il
vero ha cercato in tutti i modi di riaprire il "discorso
qualificazione" consegnando il pallone dell'1 a 0 ai rossoblu che ad
un certo punto ci credevano. La nebbia scesa a fette ha vanificato
tutto. Nascosti in mezzo alla foschia Martins e Recoba distruggevano
quello che rimaneva della squadra di Mazzone che nel frattempo si
lasciava andare in uno dei suoi caratteristici show sopra la
"questione della moviola in campo alto" ( una variante suggerita da
Maria De Filippi in collaborazione con Orianal Fallaci - già il nome
è tutto un programma- con quest'ultima entrata di prepotenza nel
circo calcistico visto come appendice fondamentale per la teoria
dello scontro di civiltà) la cui spiegazione è andata a coprire ben
tre ore di conferenza stampa condita ed arricchita di stacchetti
pubblicitari inneggianti la svolta impressa dall'irruzione del
digitale terrestre. Nel frattempo il pullmann dell'Inter riusciva
nell'impresa di raccattare tutti i giocatori dispersi in mezzo alla
nebbia ed a riportarli ad Appiano. Uno splendido falò realizzato per
la cottura delle salamelle ha chiuso la vitrea giornata sportiva
italiota. |
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Toldo: "Ora una serie di vittorie"
. Scatta finalmente ad Appiano la teoria delle 54 finali da vincere. I
tifosi interisti fremevano in una attesa che finalmente è stata
scongiurata. Una volta esclusi dal giro che conta,i giocatori dell'Inter
tirano fuori l'orgoglio tanto decantato nei ritiri estivi. Peccato che
il campionato è finito e che si tratta solo di amichevoli........... |
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Prigioniero del papa re
David I. Kertzer. Prigioniero del papa re. (titolo originale: Kidnapping of Edgardo Mortara, Random House Inc. 1998).
Traduzione di G. Moro e B. Lotti, Rizzoli, Milano 1996, pp. 465, €
19,62.
È la storia di Edgardo Mortara, ebreo, rapito all´età di sei anni da
Santa Romana Chiesa nella Bologna del 1858. La polizia pontificia bussa
alla porta di un mercante ebreo, Momolo Mortara, e pretende la consegna
di uno dei suoi figli, il piccolo Edgardo. La famiglia tenta
disperatamente di opporsi, ma è tutto inutile: l´Inquisitore è venuto a
sapere che Edgardo è stato battezzato in segreto da una domestica. E
poiché la legge della Chiesa non tollera che un bambino cristiano possa
crescere in una famiglia ebraica, ordina che il piccolo sia trasferito a
Roma, nella Casa dei Catecumeni, per perfezionare la sua educazione
cattolica. Un affaire a cui oggi i manuali di storia neppure accennano,
ma che fece scalpore nell´Ottocento, suscitando accese polemiche in
Europa e in America.
Il grande orgoglio con cui la Chiesa dava notizia del battesimo degli
ebrei convertiti continuò sino al tempo del rapimento di Edgardo. La
rubrica del più influente giornale cattolico dell´epoca, La Civiltà
Cattolica, trasuda entusiasmo nel riportare i più recenti episodi di
conversione, ovunque avvenissero. I nomi cambiano, ma la storia resta
sempre la stessa (p. 86).
Accadeva nelle borgate, dove gli ebrei a Carnevale dovevano sfilare per
il sollazzo della folla cattolica. (...) L´articolo di Civiltà Cattolica
elaborava un tema centrale del racconto cattolico: Edgardo aveva un
nuovo padre. «Sono battezzato», diceva, «sono battezzato e mio
padre è il papa». Aveva una nuova madre, la Santa Vergine Maria, e
una nuova famiglia, «la grande famiglia cattolica» (p. 107).
La battaglia sul caso Mortara coincideva con la disputa all´interno
della Chiesa su quale fosse il grado di potere da riconoscere al
pontefice. (...) Ne risultò un rinnovato impiego della Chiesa come
bastione del potere secolare. In tutta Europa fu ripristinato l´Ordine
dei Gesuiti e vennero promosse tutte le forme di devozione popolare, tra
cui il culto mariano e le manifestazioni legate alle apparizioni. Furono
negoziati nuovi concordati che segnavano una ritrovata armonia fra trono
e altare (p. 90-91).
L´idea che gli ebrei rapissero regolarmente bambini cristiani per
spillarne il sangue era molto diffusa in Italia all´epoca del caso
Mortara e, benché respinta dall´élite liberale, era profondamente
radicata tra il popolo e veniva propagandata dai preti nelle parrocchie,
dalle prediche quaresimali e dalla stampa cattolica (p. 201).
Favorendo la decisione di Napoleone III ad intervenire in Italia (...)
la cattura di Edgardo Mortara diede indirettamente il colpo di grazia al
governo pontificio. (...) I giornalisti francesi che dipinsero l´affaire
Mortara come la goccia che faceva traboccare il vaso, si concentrarono
sulle reazioni dell´opinione pubblica francese (p. 257).
Fra le dottrine perniciose condannate da Pio IX nel suo Sillabo c´erano
queste: che la gente debba esser libera di professare la religione che
ritiene migliore; che perfino i non cattolici possano aspirare alla
salvezza eterna; che i cattolici possano dissentire con l´esigenza del
potere temporale del papa; che debba esserci separazione di Chiesa e
Stato; e che il papa possa e debba riconciliarsi e approvare il
progresso, il liberalismo e la civiltà moderna (p. 375).
Perché il caso Mortara ha attirato così poco l´attenzione degli storici?
(...) Dato il coinvolgimento di molti protagonisti della lotta per
l´Unificazione d´Italia, il caso Mortara rappresenta un luogo ideale per
comprendere la mentalità di figure cruciali come papa Pio IX, il
segretario Giacomo Antonelli, il conte Camillo Cavour e l´imperatore
francese Napoleone III (p. 430).
In breve, la vicenda Mortara era caduta dalla corrente principale della
storia d´Italia nel ghetto della storia ebraica. (...) Ciò che rese
singolare la vicenda non furono il battesimo forzato e la sottrazione
alla famiglia d´un bambino ebreo, ma il fatto che - dopo secoli in cui
eventi simili accadevano regolarmente - il mondo finalmente vi si
interessò e insorse protestando (p. 438).
Per i cattolici, il caso è inquietante per parecchi motivi. È basato su
un´ideologia che era assolutamente centrale nella Chiesa fino a tempi
recenti, ma che oggi è considerata riprovevole: quella che vedeva gli
ebrei come gli ignobili assassini di Cristo e che contemplava l´uso
della coercizione fisica per sottrarre i bambini ebrei ai loro genitori.
Più in generale, nel mettere in luce che fino a tempi recenti la Chiesa
respingeva l´idea della tolleranza religiosa e, anzi, continuava a
mantenere attiva l´Inquisizione, il caso Mortara attira l´attenzione sul
fatto che la transizione della Chiesa dal fondamentalismo medievale alla
modernità è avvenuta solo nel secolo XX. (...) Più in generale, il
trattamento che la Chiesa ha riservato agli ebrei non è stato discusso
volentieri dagli storici della Chiesa. Inoltre, esso solleva troppi
quesiti imbarazzanti, soprattutto dopo l´Olocausto (...) (p. 440).
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L'AUTORE
David I. Kertzer (1948 New York, NY,
USA), specialista di storia italiana, è professore di antropologia e
storia presso la Brown University di Providence (Rhode Island). Tra i
suoi libri, oltre a quelli citati nel presente sito, Riti e simboli
del potere (Ritual, Politics & Power, Yale University Press
1989), apparso in edizione italiana nel 1989.
Luciano Franceschetti,
1° giugno 2000
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(http://www.uaar.it/documenti/cultura/opere/01.html)
I papi contro gli
ebrei
David I. Kertzer. I papi contro gli ebrei. Il ruolo del Vaticano
nell’ascesa dell’antisemitismo moderno. (titolo originale:
The Popes against the Jews, Alfred A. Knopf Inc.
2001). Rizzoli, Milano 2002, pp. 365, € 21,00
David Kertzer, figlio di un noto rabbino, è specialista in storia
italiana e docente di antropologia e storia negli Stati Uniti. Nel 1996
ha pubblicato Prigioniero del Papa Re, storia di un bambino ebreo che a
Bologna nel 1858 fu strappato alla sua famiglia perché, essendo forse
stato battezzato segretamente da una domestica, per la chiesa era
diventato cattolico e quindi non poteva più restare nella sua famiglia
ebrea.
Il Vaticano nel 1998 per difendersi da reiterate accuse ha pubblicato
una relazione in cui ha nettamente distinto l’antigiudaismo religioso,
che ammette come sua passata colpa, dall’antisemitismo1
proprio di chi è contro gli ebrei per motivi razziali: di questo la
Chiesa si dichiara assolutamente innocente. In base a ciò la Chiesa si è
anche infine autoassolta da ogni colpa riguardante l’Olocausto2.
Il libro che qui presentiamo è stato scritto proprio per confutare l’autoassoluzione
e per dimostrare come la distinzione tra i due tipi di avversione contro
gli ebrei non regga ad un esame storico.
Le analisi dell’autore si focalizzano soprattutto dal 1800 in poi per
dimostrare come l’operato della Chiesa, non solo in tempi antichi, ma
anche in età moderna sia servito da preparazione e da solida base per
l’affermazione dell’antisemitismo moderno. Questo appare palese leggendo
la stampa cattolica che combatte modernismo, liberalismo, laicismo, e
gli ebrei, ora visti in combutta con i massoni, ora associati al
comunismo, ma comunque impegnati a realizzare l’opera del diavolo: loro
scopo primario e finale è distruggere il cristianesimo.
Nel 1825 sul Giornale ecclesiastico di Roma fu pubblicato un lungo
trattato contro gli ebrei poi riproposto in un opuscolo dalle molte
ristampe. In esso c’erano le accuse mosse tradizionalmente dalla chiesa
contro gli ebrei: colpevoli di deicidio, guidati dal desiderio di lucro,
vogliono abbattere la cristianità, si lavano le mani nel sangue dei
cristiani, danno fuoco alle chiese, calpestano le ostie consacrate,
rapiscono bambini cristiani per scannarli, violentano battezzate e
suore. Nonostante gli ebrei fossero solo lo 0,2 % della popolazione
veniva loro attribuita un’influenza enorme e perniciosa: ingannano,
frodano, solo ladri e assassini, vogliono ridurre i cristiani in
schiavitù.
Attorno al 1870 solo in Italia si pubblicavano 130 periodici cattolici
di cui 20 quotidiani. All’inizio del ventesimo secolo c’erano 500
periodici di cui 30 quotidiani. Tutte queste pubblicazioni erano scritte
e dirette dal clero e sono sotto il controllo del Vaticano. Il periodico
cattolico più influente nel mondo fu il bisettimanale dei gesuiti La
Civiltà Cattolica fondato nel 1850 su richiesta di Pio IX (papa dal 1846
al 1878).
Questa pubblicazione fece una lunga campagna contro gli ebrei con 36
feroci articoli antisemiti stampati dal dicembre del 1880 per 40 mesi.
Fin dal 1880 vi si sottolinea che il giudaismo non è solo una religione
ma è una razza per cui anche se gli ebrei dovessero diventare liberi
pensatori, atei, cattolici o protestanti resterebbero sempre e comunque
una specifica razza distinta. Tra le altre affermazioni ricordiamo le
seguenti. Gli ebrei sono costretti dalla loro religione ad odiare i non
ebrei e ad uccidere i cristiani; la società deve proteggersi dagli ebrei
con apposite leggi speciali contro questa «ebraica razza straniera» «sì
eccezionalmente e sì profondamente perversa»; tutti i guai della moderna
società vengono dall’aver aperto i ghetti dove gli ebrei erano vissuti
per tanto tempo felici; fuori dai ghetti la razza ebraica diventa
«persecutrice, vessatrice, tirannica, ladra e devastatrice» e gli ebrei
sono comunque «insolenti, caparbi, sporchi, ladri, bugiardi, seccatori».
Nel 1882 La Civiltà Cattolica annunciò con soddisfazione le prime
manifestazioni dei movimenti politici antisemiti moderni che
organizzavano congressi internazionali. Nel 1890 nella stessa rivista
apparvero tre lunghi articoli sulla «questione giudaica» che negli anni
successivi furono riuniti in un libretto di 90 pagine diffuso per ogni
dove. Le accuse sono le solite e vi si sottolinea che scopo degli ebrei
è distruggere le nazioni in cui vengono lasciati liberi di vivere. Il
ministro fascista Farinacci, dopo la promulgazione delle leggi razziali
italiane (1938), sottolineerà come La Civiltà Cattolica già nel 1890
consigliasse, per difendersi dalla razza giudaica, l’annullamento di
tutte le norme di eguaglianza politica e civile, la confisca dei beni e
l’espulsione.
Sempre nella stessa pubblicazione, nel 1893 nell’articolo «La morale
giudaica» sono presenti esplicitamente tutti i temi più cari
all’antisemitismo moderno, ma il padre gesuita che ne è l’autore
sottolinea che la Chiesa non sostiene queste cose perché antisemita ma
perché gli italiani si mettano in allarme […] contro questi succhiatori
di sangue. Nel 1892 L’Osservatore Romano dedica una serie di scritti
alla questione ebraica giungendo a sostenere che dietro la violenza dei
ripetuti pogrom ci sono gli stessi astuti ebrei che architettano questi
sanguinosi eventi per suscitare pietà e simpatie. I lettori della stampa
cattolica di tutta Europa all’inizio del XX secolo continuavano ad
essere bombardati da riferimenti alla «razza ebraica» ed alle sue
caratteristiche anche fisiche negative e pericolose.
Ma passiamo dalle parole ai fatti, dalla teoria alla pratica.
Pio IV (papa dal 1775 al 1779) trovava intollerabili le piccolissime
libertà che, affogate in un mare di divieti, qualche suo predecessore
aveva concesso agli ebrei ed appena eletto emise una bolla che fece
tornare alle restrizioni del 1500. Questo regolamento fu punto fermo di
riferimento per i successivi pontefici fino alla metà del XIX secolo.
Molti non sanno che la stella gialla che gli ebrei erano costretti a
portare sotto il nazifascismo è una riedizione del distintivo giallo che
era obbligatorio nello Stato Pontificio ancora nel XIX secolo. Inoltre
il papa, nei territori italiani soggetti al suo potere temporale,
trasferiva gli ebrei dalle zone senza ghetto alle città in cui poteva
chiuderli nei ghetti. Similmente si sarebbero poi comportati i nazisti
prima di svuotare anche i ghetti con la «soluzione finale».
Nel 1800 imperversava ancora la pratica dei battesimi forzati e se un
ebreo diventava cristiano era costretto ad "offrire" alla Chiesa moglie,
figli, nipoti, eccetera. Tra questi i bambini venivano battezzati
forzatamente, gli adulti erano trattenuti dai funzionari della chiesa in
una apposita "casa dei catecumeni" fino a quando non cedevano e se i
genitori rifiutavano la conversione venivano per sempre separati dai
figli oramai cristiani. Le donne incinte erano assistite nel parto da
una inviata della Chiesa che, subito dopo la nascita, portava alla
Chiesa il neonato per il battesimo e la definitiva separazione dalla
madre ebrea.
Nel 1840 Gregorio XVI (1831-1846) ribadì l’obbligo delle prediche
forzate. Gli ebrei dovevano uscire dal ghetto per andare in una
specifica chiesa ad ascoltare accese prediche contro … gli ebrei.
Le prediche forzate erano sospese negli intervalli tra la morte di un
pontefice e l’elezione del suo successore (periodo in cui scoppiavano
sempre disordini) e nelle domeniche in cui nevicava e c’era neve sul
terreno per evitare che i cristiani bersagliassero gli ebrei con palle
di neve. Kertzer commenta «Tutto considerato, le palle di neve erano
l’ultimo dei problemi per gli ebrei di Roma».
Tra le più gravi accuse ricorrenti contro gli ebrei c’è quella degli
omicidi rituali. La Chiesa cattolica ha sostenuto a lungo che gli ebrei
rapiscono i bambini cristiani, li crocifiggono, li mutilano, li
torturano nel modo più crudele possibile per cavar loro il sangue, berlo
e usarlo per impastare il pane azzimo. Gli ebrei accusati erano
sottoposti a spaventose torture, molti ne morivano, altri alla fine si
dichiaravano colpevoli per non essere ulteriormente torturati (è
esattamente quello che succedeva anche con le "streghe"). Ad ogni nuova
accusa se qualcuno si dichiarava scettico venivano ricordati, tra gli
altri, questi precedenti.
A Trento, dopo tante prediche antiebraiche fatte dai frati francescani,
nel 1475 gli ebrei furono accusati di aver massacrato un bambino
cristiano di nome Simone; nel 1588 papa Sisto V dichiarò Simone santo e
martire (il culto è stato abolito nel 1965 dopo il Concilio Vaticano II).
Al 1485 risale invece il martirio di Lorenzino di Marostica (Vicenza):
secondo la versione ufficiale della Chiesa una torma di ebrei lo
aggredì, spogliò, crocefisse ad un albero e ne bevve il sangue. Pio IX
nel 1867 ufficializzò il culto di Lorenzino e nel 1870 gli consacrò la
seconda domenica dopo pasqua. Nel 1840 in Siria il vampirizzato di
turno, anziché un bambino fu eccezionalmente un anziano monaco italiano.
Nel 1891 l’argomento dell’omicidio rituale ebraico era diventato
un’ossessione per L’Osservatore Cattolico, quotidiano milanese, che nel
1892 su questo tema stampò 44 articoli che poi vennero ripresi in tutta
Europa. Nell’ultimo decennio del XIX secolo ci fu un’impennata di accuse
contro gli ebrei per omicidi di bambini cristiani e i numerosi processi
furono raccontati con abbondanza di dettagli raccapriccianti dalla
stampa cattolica.
Nel 1891 sul Piccolo Monitore il fondatore, sempre impegnato nella
campagna antimodernista voluta da Pio IX, parlò della «razza rabbinica
che sgozza in pieno 1891 i piccoli cristiani per la Pasqua della
Sinagoga». Ancora nel 1899 ne L’Osservatore Romano fu stampato un
articolo intitolato «L’omicidio rituale ebraico». Ed infine eccoci al XX
secolo: nel 1914 su La Civiltà Cattolica si legge che cosa più
importante per l’ebreo assetato di sangue cristiano è che il bambino che
sacrifica muoia nel modo più doloroso possibile.
Chiunque volesse fomentare odio contro gli ebrei poteva citare anche le
«prove» sugli omicidi rituali riportate negli articoli de L’Osservatore
Cattolico in cui gli ebrei erano dipinti in senso proprio e metaforico
come vampiri dell’umanità e sfruttatori del sangue cristiano oltre che
monopolizzatori, usurai, speculatori disonesti, danneggiatori,
calunniatori dei cattolici, insomma una genia da cui è necessario
difendersi. Agli articoli si aggiungevano opuscoli e libri cattolici
stampati con l’intento dichiarato di non far dimenticare i martiri dei
vampiri ebrei e per sottolineare che gli svenamenti avveniva per
osservare le leggi ebraiche e gli ordini della Sinagoga.
Ed ora passiamo ad alcuni degli ultimi papi pre-Olocausto.
Pio IX (1846-1878) nel 1864 scrisse il Sillabo, un elenco di 80 «errori»
della civiltà moderna contro cui la chiesa deve combattere. Gli errori
sono sostanzialmente le principali conquiste del pensiero moderno dal
razionalismo al liberalismo, dalla libertà di religione alla separazione
tra stato e chiesa, alla fine del controllo ecclesiastico sulle scuole
pubbliche. Tra i nemici indicati nel Sillabo ci sono i massoni e la
«sinagoga di Satana» che vuole ridurre la chiesa in schiavitù per poi
farla scomparire. Durante il Concilio Vaticano I (1869-1870) furono
condannati razionalismo e materialismo e Pio IX ottenne la proclamazione
del dogma dell’infallibilità pontificia. L’acerrimo nemico dei patrioti
italiani e dell’unità d’Italia sarà beatificato il 3 settembre 2000.
Il Vaticano proibisce la consultazione degli archivi posteriori a
Benedetto XV (1914-1922) che nel 1914 scelse Achille Ratti per una
missione diplomatica in Polonia. Ratti restò a Varsavia per 3 anni, il
senso dei suoi rapporti a Roma è che causa di tutti i guai della Polonia
sono… i giudei: la razza ebraica sfrutta la popolazione cristiana e ha
un ruolo preponderante nel movimento bolscevico. Nelle relazioni sprona
a non dar troppo peso alle notizie di massacri di ebrei, di incendi di
case, industrie e sinagoghe perché, dopo tutto, di qualsiasi tipo di
violenza siano oggetto […] la colpa è loro.
Se il popolo polacco è antisemita il clero cattolico polacco non è da
meno. È convinto che ci sia una cospirazione mondiale ebraica e che sia
necessario preservare la purezza razziale. Tra i suoi più importanti
rappresentanti c’è anche chi diffonde l’idea che sia necessario
eliminare gli ebrei ad uno ad uno.
Nel 1990 il Vaticano ha pubblicato un volume sulla relazione di Ratti da
Varsavia. Il libro però ha spesso sunti al posto del testo originale e
tagli ogniqualvolta lo scritto di Ratti sugli (contro gli) ebrei si fa
un po’ troppo forte. Morto Benedetto XV nel 1922 Ratti diventò Pio XI ed
ebbe (anche lui) l’appellativo di "papa buono".
Nel 1903 esce in Russia I Protocolli dei Savi Anziani di Sion; nel 1920
il libello viene pubblicato in Francia da un alto monsignore «Prelato di
Sua Santità»; nel 1921 l’opera viene smascherata come un palese rozzo
falso antisemita in cui si immagina un piano ebraico per conquistare il
dominio del mondo; nello stesso anno il testo viene pubblicato in Italia
come supplemento al diffuso settimanale cattolico Fede e Ragione. Gli
argomenti dei Protocolli sono gli stessi che le pubblicazioni cattoliche
avevano diffuso per decenni. Nel terzo millennio i Protocolli avranno
ancora successo tra i neonazisti e nei paesi arabi.
La Civiltà Cattolica e L’Osservatore Romano continuarono anche negli
anni Venti la loro battaglia sempre meno solitaria contro gli ebrei
dipinti come nemici dell’umanità e in combutta con o essi stessi
massoni, bolscevichi, comunisti, socialisti, atei, rivoluzionari. Dietro
la decadenza di giornali, teatro, cinema ci sono gli ebrei con la loro
visione materialistica, immorale e irreligiosa della vita, visto anche
che sono particolarmente interessati al sesso e appassionati di
pornografia. Per salvarsi la civiltà cattolica deve privare gli ebrei di
ogni diritto, espellerli dalle nazioni cristiane, costringerli ad
emigrare.
Le leggi razziali promulgate in Italia nel 1938 si differenziano
pochissimo da quelle che la Chiesa aveva applicato nei suoi territori e,
come i capi fascisti tengono a sottolineare, mettono in pratica ciò che
la Chiesa chiedeva da tempo attraverso la sua stampa. Farinacci
sosteneva: «se come cattolici siamo diventati antisemiti, lo dobbiamo
agli insegnamenti della Chiesa attraverso 20 secoli».
Pio XII (1939-1958) non disse una sola parola contro lo sterminio
neppure quando furono deportati nei lager gli ebrei rastrellati nel
ghetto di Roma. Quando vennero annullate le leggi razziali la Chiesa si
batté perché almeno una parte delle restrizioni restasse in vigore. Tra
XX e XXI secolo il processo di beatificazione di Pio XII subirà
rallentamenti a causa delle accuse e delle proteste mosse da più parti.
Tantissimi altri problemi, questioni, accadimenti e persone vengo
affrontati e raccontati in questo libro, documentato e rigoroso ma di
semplice lettura, che consigliamo sia per saperne di più sulle colpe
della Chiesa, sia per essere più informati sull’antisemitismo sempre
strisciante e spesso risorgente.
Note
1. Nel testo in esame è usato questo termine coniato da un tedesco
nel 1879. È d’uso comune ma quanto meno improprio: sono semiti anche gli
arabi.
2. Altro vocabolo presente nel testo, comune ma inappropriato: indica
il sacrificio di una vittima a una divinità.
L’AUTORE
David I. Kertzer (1948 New York, NY,
USA), specialista di storia italiana, è professore di antropologia e
storia presso la Brown University di Providence (Rhode Island). Tra i
suoi libri, oltre a quelli citati nel presente sito, Riti e simboli del
potere (Ritual, Politics & Power, Yale University Press 1989), apparso
in edizione italiana nel 1989.
Marina Franceschini
Circolo UAAR di Milano
Giugno 2001
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(http://www.uaar.it/documenti/cultura/opere/52.html)
ALLUCINANZA NAZIONALE
di MARCO TRAVAGLIO
Oggi An celebra, al palacongressi di Roma, il suo decimo compleanno
(«mezzo
Ventennio», per dirla con Storace). Dovrebbe essere una festa, ma c¹è
chi
ritiene che ci sia poco da festeggiare. Come Domenico Fisichella, che
non
sarà della partita, prontamente rimpiazzato da un¹intellettuale di pari
rango: Clarissa Burt. O come Marco Zacchera, uno dei pochi dirigenti che
dieci anni di poltrone e abbuffate non hanno cambiato, ha scritto una
lettera aperta a Marzio Tremaglia, morto tragicamente pochi anni fa,
intitolata «Delusioni. An ci sta rimettendo anche la dignità»: «Per
difendere piccoli privilegi, ce ne stiamo rancorosi ma sottomessi nella
CdlŠ
con il piattino in manoŠ senza una sola riforma da presentare agli
elettoriŠ
accettiamo i condoni, votiamo le leggi ³salvaqualcuno²Š dieci anni fa
marciavamo con Mani Pulite vantandoci di essere diversi, oggi gli stessi
magistrati convocano certi nostri assessori e chiedono loro contoŠ Caro
Marzio, è dura vincere la guerra e perdere la pace...». Una bellissima
lettera, che riflette gli umori di tanta base. Difficile che trovi
udienza
alla kermesse di domani: ci saranno, in compenso, colossi del pensiero
come
Peppino Di Capri, Paola Ferrari (quella di 90° minuto), Rita Forte e
Lando
Buzzanca, che si alternerà con Albertazzi nella lettura di un
«classico»: si
parla di un testo di Bombolo.
Fini intanto dà una rinfrescata agli spiriti-guida: oltre alla mummia di
donna Assunta, impagliata in prima fila, si registrano alcune new entry:
gli
incolpevoli Gramsci e Gobetti. Che c¹entrano mai due martiri
dell¹antifascismo con un partito ex o postfascista? Lo spiega Fini a
Repubblica: «Nessuno scandalo, personaggi certamente diversi fra loro,
come
Gramsci, Gobetti, Marinetti, Gentile, Soffici, Papini, hanno un comune
denominatore: la loro italianità». Ci voleva un genio come Fini per
trovare
un denominatore comune fra quei sei: sono tutti italiani. E, a pensarci
bene, non è neppure l¹unico: per esempio, portavano tutti gli occhiali.
Non
solo: chi più, chi meno, avevano tutti i capelli. E, a ben guardare,
erano
dotati ciascuno di due braccia, due gambe, due occhi, un naso e una
bocca.
Ecco perché piacciono tanto ad An. Avevano anche un cervello, ma questo
aspetto è comprensibilmente secondario. Tant¹è che la kermesse è
affidata
alle cure del senatore avvocato Giuseppe Consolo, appena condannato in
primo
grado per aver copiato il compito all¹esame di Stato. In cartellone, un
documentario sui primi «formidabili» 10 anni, con testi di Marcello
Veneziani, il filosofo coiffeur che tre anni fa prometteva di «scendere
in
piazza se la Rai cacciasse Biagi e Santoro», salvo poi salire all¹ottavo
piano, quello del Cda, per cacciarli meglio. Ecco: Veneziani è una via
di
mezzo fra Gramsci e Gobetti, uno che la «Rivoluzione liberale» ce l¹ha
nel
sangue, e soprattutto nel gel.
Chissà con chi ce l¹ha Zacchera, quando parla all¹amico Marzio delle
«mezze
cartucce abbacinate dai piccoli o grandi poteri». Con Gasparri, il
ministro
dei media e soprattutto di Mediaset? Con il comico di Vigilanza Alessio
Butti, che denuncia Fabio Fazio perché «oscura An»? Con l¹altro degno
censore Bonatesta, che insulta ogni giorno Santoro per evitare che il
servizio pubblico rispetti un contratto violato da tre anni e mezza
dozzina
di sentenze ignorate da due? Col ministro Matteoli che giurava «condoni
mai»
e ne ha votati già quindici? Con l¹on. Giampiero Cantoni, già banchiere
socialista che patteggiò una condanna per Tangentopoli e oggi siede nel
partito di quel Fini che, ancora nel ¹94, sbraitava: «La gente i
tangentisti
li vuole in galera»? Col sottosegretario alla Giustizia Valentino,
sorpreso
a discutere della controriforma della giustizia a pranzo con un mafioso?
Con
Flavio Cattaneo, messo lì da La Russa, che appena la Rai pronuncia la
parola
«mafia» corre a organizzare un programma «riparatore» a cura del Masotti,
altro bell¹esemplare di «area An»?
Fino a pochi anni fa, ogni 19 luglio, An ricordava l¹anniversario di Via
D¹Amelio, visto che Paolo Borsellino aveva simpatie missine. Ultimamente
ha
smesso: anche perché An sta lavorando a sbarrare la strada della Procura
antimafia proprio Gian Carlo Caselli, che Borsellino aveva «chiamato» a
Palermo dopo la morte di Falcone. Ieri, sulla Stampa, Antonio Caruso,
capogruppo di An in commissione Giustizia del Senato, confessava: «Gli
sforzi per lasciare Vigna sono finalizzati soprattutto a evitare che il
suo
sostituto diventi Caselli». Viva la sincerità. Intanto Luigi Bobbio,
sempre
di An, si batte come un leone per tener fuori l¹Italia, unico dei 25
stati
membri dell¹Ue, dal mandato di cattura europeo. La stessa An, occupata
la
Rai, ha cancellato dal video chiunque avesse parlato dell¹ultima vera
intervista di Borsellino, quella in cui rivelava che la sua Procura
indagava
sui rapporti fra Mangano, Dell¹Utri e Berlusconi. L¹indagine fu riaperta
nel
¹94, dopo l¹arrivo di Caselli, dall¹allievo prediletto di Borsellino,
Antonio Ingroia: è quella che ha portato alla condanna di Dell¹Utri
(alleato
di An), paragonata da Mantovano (sottosegretario di An) alle
«rappresaglie
naziste». In Inghilterra chi, come il principe Harry, ha idee un po¹
confuse
sul nazismo, finisce a pulire le porcilaie reali. Grande paese,
l¹Inghilterra.
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STORIE DI TUTTI I GIORNI
Splendido il tuo
percorso storico, per non parlare della ricerca etimologica sulla
parola slavo. D'altra parte, se mi posso permettere, Stalin, alla fine
del conflitto, inneggiava al socialismo russo come unico realizzabile
nel mondo. Voleva una specie di gigantesca officina mondiale diretta
da russi, solo che chi lo propugnava era un georgiano. Dalla
confusione scomposta sorse un mostro che stritolerà slavi su slavi,
esportando oltre gli Urali quello che avevano "ben realizzato" i nazi
nell'Europa finita sotto il loro dominio. Slavi su slavi, perchè il
soggetto, sfruttando geopoliticamente il secondo conflitto mondiale,
all'interno degli anni di occupazione nazista, quando poteva scatenava
le sue orde contro tatari,calmucchi,baschiri,ceceni,polacchi,daghestani,greci
di crimea,turchi,ucraini in quanto tutto sommato l'idea di un
comunismo razziale non era poi così malvagia. E' costato tantissimo
tutto ciò al comunismo ( mio nonno brigatista internazionalista in
quel di Spagna schivò il gulag nazionalsovietico solo per un caso
fortuito finendo in mano.....agli inglesi, che attenzione non è che ci
vanno con la manina leggera...) ma è costato altrettando arrivare alla
sua presunta liquidazione : vedere la Cecenia, nonchè i moduli di
assunzione agli uffici "pubblici" moscoviti, moduli che prevedono
ancora la domanda: "Ha avuto parenti rinchiusi in campi di
concentramento?"(ricavabile in Utopia e terrore di Mannori). Sembra
incredibile ma alla fine ci ritroviamo peggio di come eravamo, tanto è
vero che una legittima domanda finisce nelle tenebre eterne.
La miseria del
cristianesimo
Joachim Kahl. La miseria del cristianesimo (titolo
originale: Das Elend des Christentums, Rowohlt, Hamburg 1968).
Traduzione di Anneliese Wolf-Belfiore. Il Formichiere, Milano 1975,
pp. 193, edizione fuori commercio.
«In questo libro il cristianesimo viene attaccato da uno che
conosce bene la materia: i suoi dogmi, la sua morale, le sue
istituzioni. Lo attacca violentemente. A volte con rabbia.
Quindi lo prende sul serio. Ma è ancora possibile prenderlo sul serio?
Il cristianesimo dà ancora fastidio a qualcuno? Ha ancora una benché
minima influenza sulla nostra vita? Il pubblico, compreso quello
colto, si interessa seriamente alla disputa tra fondamentalisti e
smitologizzatori?Š»
[Gerhard Szczesny,
Prefazione all¹edizione tedesca, Monaco 1968]
* Chiesa schiavista. Che la dogmatica cristiana, fin dall¹inizio,
non tenda ad altro che a tenere gli uomini in uno stato di impotenza,
risulta anche dalla dottrina della grazia. (Š) Il concetto
della grazia è il prodotto ideologico di una società senza diritti (p.
21).
* Disprezzo dell¹uomo. Con la teologia cristiana si possono
comodamente giustificare, glorificare o attenuare qualsiasi dolore,
qualsiasi privazione, qualsiasi ingiustizia. Il senso dell¹umano e di
umanità viene atrofizzato: il disprezzo dell¹uomo viene presentato
come dignità umana (23).
* Antisemitismo. Già nel Nuovo Testamento gli ebrei servono
come componente principale della dogmatica cristiana: come
concretizzazione della satanologia e della demonologia (37).
* Colonialismo. Dite che la cristianizzazione forzata delle
Americhe appartiene al passato? Il colonialismo dei popoli cristiani
si è soltanto camuffato in modo ancor più raffinato («aiuti al terzo
mondo»). Come la Chiesa confessionale e il clero cattolico hanno
appoggiato la Seconda guerra mondiale come crociata contro i
bolscevichi senza Dio, così il vescovo militare americano cardinale
Spellman difendeva il conflitto nel Vietnam come una guerra per la
fede cristiana. Con gli strumenti della teologia è possibile
glorificare qualsiasi guerra (52).
* Le guerre di religione fra i cristiani appartengono al
passato? Purtroppo non è così, come dimostra l¹esempio della Croazia
clerico-fascista degli anni 1941-44. In quegli anni il movimento
cattolico-fascista degli ustascia convertì coercitivamente circa
240.000 cristiani serbi ortodossi al cattolicesimo romano, massacrando
in modo bestiale circa 750.000 renitenti. Sin dall¹inizio il clero
cattolico e il movimento ustascia furono in rapporti di strettissima
collaborazione. L¹arcivescovo Stepinac fu nominato dal Vaticano
vicario militare degli ustascia [Š]; ma i massacri continuarono,
malgrado le petizioni inoltrate al vaticano. Papa Pio XII taceva, così
come continuava a tacere su Auschwitz. Solo nel 1953 il vicario di
Cristo ruppe il suo silenzio ed elevò al rango cardinalizio, per i
suoi grandi meriti, l¹arcivescovo Stepinac, condannato dopo la guerra
a sedici anni di N. lavori forzati dalla Corte suprema popolare
jugoslava (73).
N.B.: Nell¹ottobre 1998, papa Giovanni Paolo II in
Croazia ha dichiarato beato il succitato cardinale Stepinac.
* Diffamazione delle donne. Che le donne, almeno nell¹àmbito
della Chiesa di oggi, godano della parità di diritti, rimane una
menzogna fino a quando non esisteranno preti, vescovi, cardinali e
papi di sesso femminile (89).
La forma più raffinata dell¹apologetica consiste nell¹ammettere
apertamente le atrocità dell¹Inquisizione e della follia delle
streghe, ma nel negare nello stesso momento che coloro che avevano
commesso i crimini fossero cristiani [Š] (94).
* Non c¹è decadenza da un cosiddetto puro cristianesimo delle
origini. Tutto ciò che i cristiani hanno commesso nel corso dei secoli
come crimini, è già abbozzato in nuce in tutte le parti del Nuovo
testamento, per cui si dovrebbe parlare di una teoria dell¹escalation,
anziché di decadenza, quando si tratta di descrivere i dati di fatto
storici. Facciamo due esempi:
1. Se le parabole di Gesù presuppongono la schiavitù come
istituzione indiscussa, e se Paolo esorta gli schiavi a rimanere nella
loro condizione, la Chiesa storica non solo impedisce agli schiavi
esistenti di emanciparsi, ma schiavizza anche innumerevoli altre
persone (galere papali che andavano a caccia di schiavi in Africa).
2. Se il Discorso della montagna e Paolo minacciano, inizialmente
solo a parole, terribili torture nell¹inferno, la cristianità
organizzata si sforza di ovviare a questa deficienza, e crea massicce
istituzioni di disciplina e di flagellazione, che portano una concreta
realtà infernale in terra, e che raggiungono il loro apice nelle
atrocità della santa Inquisizione (99).
* Cristologi. Ciò che l¹uno respinge come opinione
inconciliabile con la Weltanschauung cristiana, per l¹altro è
il Vangelo più sacro. Ciò che l¹uno offre come quintessenza della
fede, l¹altro lo condanna come «totale svendita teologica». E sono
tutti professori ordinari di «teologia evangelica»! (139).
* Caos nel dogma. Questo caos nel dogma, che è il prodotto
dell¹intera storia della teologia, connota l¹irrazionalità come
elemento vitale del cosiddetto pensiero teologico. [Š] Sebbene
parecchi professori di Teologia ammettano con franchezza che le
«frasi su Dio e la realtà divina non possono essere considerate
affermazioni scientifiche», la maggior parte dei dotti di Dio
- tuttora titolari di cattedre in molte università tedesche -
rivendica ancora con orgoglio la scientificità del proprio lavoro
(141).
* Narcisi. La teologia cristiana è investita di tanto
narcisismo ed è tanto convinta della propria infallibilità, che può
concepire qualsiasi altra concezione solo secondo il proprio schema
assolutistico [Š] (150).
* Demitizzare. Il programma di smitologizzazione di Rudolf
Bultmann è il tentativo romantico di salvare l¹onore perduto della
fede cristiana. [Š] Esso vive della convinzione che la fede cristiana
e il pensiero scientifico non si escludano a vicenda (154).
* Qual è l¹origine della miseria cronica dei teologi? [Š]
Basandosi sulla tradizione autoritaria degli autori del passato,
chiamata Rivelazione, quel passato normativo può essere adattato alle
esigenze del presente solo per mezzo di trucchi ermeneutici. E
così perdono entrambe le cose: il vero passato e il vero presente
(164).
* La forma più sfacciata del monopolio cristiano non è nuova.
La teoria del Logos Spermaticos, della verità in embrione,
diceva che il logos divino si era manifestato anche al di fuori della
linea del messaggio evangelico [Š] preparata in nuce dai pagani,
ragione per cui Giustino conciliava come cristiani Socrate ed
Eraclito! Il motto di Giustino era «Tutto ciò che è stato detto di
vero è cristiano» (166).
* La tesi dell¹ottundimento degli uomini per mezzo del
cristianesimo non è impudente menzogna di alcuni liberi pensatori,
ma un amaro dato di fatto, storicamente documentabile; e non è
motivato dal fallimento casuale d¹una serie fatalmente lunga di papi
limitati e di teologi ostili alla cultura, ma dalla inconciliabile
contraddizione tra fede e pensiero (191).
L¹AUTORE
Joachim Kahl (1941 Colonia,
Germania), dopo gli studi di teologia, sociologia e scienze politiche,
abbandona le Chiese e pubblica nel 1969 questo memorabile saggio -
«plaidoyer per un¹umanità senza Dio», come suona il sottotitolo -
riedito e attualizzato nel 1994 e seguìto da autorevoli studi e vivace
attività pubblicistica a sostegno dei movimenti umanisti in Germania.
L¹Ateo ha pubblicato alcuni suoi contributi: nel n° 2 del 1997
(pp. 17-19) Non esiste alcun dio, scritto per una rivista
culturale tedesca e messo generosamente a nostra disposizione e, nel
n° 2 del 1999 il contributo teorico Punti cardinali d¹un umanismo
ateo.
Luciano Franceschetti
Giugno 2000
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(http://www.uaar.it/documenti/cultura/opere/08.html)
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TUTTI GLI UOMINI DEL DEFICENTE
"Batti e Ribatti": arriva l'uomo del Cavaliere
"Batti e ribatti", la striscia quotidiana di approfondimento nata per
sostituire "Il Fatto" dell'epurato Enzo Biagi, tornerà in fascia
preserale
(alle ore 20:30) a partire dal 7 di febbraio. La conduzione è stata
affidata
a Riccardo Berti che, come fresco collaboratore dell'ufficio stampa di
Forza
Italia, saprà certamente garantire una giusta dose di imparzialità.
La sostituzione di Pierluigi Battista e Oscar Giannino (quest'ultimo ha
recentemente presentato il programma in fascia pomeridiana), con il
nuovo
conduttore è talmente scioccante che persino il consigliere Rai Marcello
Veneziani si è detto "preoccupato": "Vorrei capire i criteri e conoscere
il
senso di questa scelta", ha affermato annunciando che presenterà seri
interrogativi al consiglio di amministrazione della tv pubblica.
Perplessità sono state avanzate anche dagli esponenti dell'Udc, che ha
"preso atto con soddisfazione" della reazione di Veneziani.
"C'è più di un dubbio su come si sia giunti alla sostituzione di Oscar
Giannino (cui l'Azienda deve essere grata) con il pur qualificato
Riccardo
Berti - ha chiarito il centrista Antonio Iervolino - speriamo che anche
altri Consiglieri condividano questi dubbi".
Paolo Gentiloni ha invece annunciato che la Margherita chiederà al
direttore
di Rai1 Fabrizio Del Noce di venire in Commissione di Vigilanza della
Rai
per spiegare "se le decisioni del direttore di rete coincidono con le
strategie aziendali e se i vertici aziendali le condividono".
-=oOo=-
La Rai tappa la bocca a Paolo Rossi
Non andrà in onda la seconda puntata dello spettacolo di Paolo Rossi
"Questa
sera si recita Moliere", che era stata programmata sulla seconda rete
Rai.
Improvvisamente la televisione pubblica ha deciso di lasciare tutto a
metà:
chi ha visto la prima parte, oltre un milione di spettatori che pagano
il
canone, non potrà insomma vedere la seconda.
Non si può certo dire che il comico l'abbia presa bene, Rossi ha subito
sfogato la sua rabbia parlando con i giornalisti.
"Da una parte mi viene da piangere, dall'altra mi viene da ridere - ha
affermato - ormai in tv la satira politica è proibita. E un paese dove
la
satira non è ammessa è governato da gente che ha paura della sua ombra
anche
quando è al buio".
Dello stesso tono anche il commento di Paolo Guerra, manager
dell'artista,
secondo il quale siamo di fronte ad una palese "censura politica".
"Il linguaggio di Rossi è incompatibile con questa Rai - ha aggiunto -
nemmeno di notte c'è la libertà di dire qualche cosina di diverso da
quello
che il presidente del Consiglio vuole che si dica attraverso le sue
sette
reti televisive".
Decisamente arrabbiato anche il diessino Giuseppe Giulietti, secondo cui
questa vicenda "conferma che la cultura della censura e delle liste di
proscrizione, impasto di arroganza e dilettantismo, è più in voga che
mai
nella Rai di Cattaneo".
---------
([noberluska] Digest Number 2412)
|
IL LIBRO NERO DEL CAPITALISMO
Autore Maurice Cury
Coautore J. Suret-Vanale, P. Paraire, J.P. Fléchard, F. Delpla, R.
Pac,
J. Ziegler, al.
Titolo Il libro nero del capitalismo
Edizione Marco Tropea, Le Querce , Milano 1999, pag. 545 (nuova edizione
tascabile: Casa editrice Net - Gruppo Saggiatore -, Collana Storica,
Milano
ottobre 2003, pag. 546).
Originale Le livre noir du capitalisme
Edizione Le Temps des Cerises, Paris 1998
Traduttore Massimo Caviglione
Classe storia contemporanea , politica
Indice
SOMMARIO
Prefazione Gilles Perrault 7
Introduzione Maurice Cury 11
1 Le origini del capitalismo (XV-XIX
secolo) Jean Suret-Canale 17
2 Economia schiavista e capitalismo:
un bilancio quantificabile
Philippe Paraire 39
3 Fuoco, sono soltanto operai!
Roger Bordier 49
4 1744-1849, un secolo lionese: gli operai
della seta di fronte ai cannibali del
profitto Maurice Moissonnier 61
5 1871: tradimento di classe e settimana
di sangue Claude Willard 85
6 Repressione antisindacale
André Devriendt 91
7 Le bande armate del capitale nella
Francia repubblicana Maurice Rajsfus 101
8 La Grande guerra: 11500 morti e 13 000
feriti al giorno per tre anni e mezzo
Jean-Pierre Fléchard 115
9 Controrivoluzione e interventi stranieri
in Russia (1917-21) Pierre Durand 135
10 La Seconda guerra mondiale
François Delpla 139
11 Sull'origine delle guerre e di una
forma parossistica del capitalismo
Pierre Durand 167
12 Imperialismo, sionismo e Palestina
Maurice Buttin 171
13 Guerra e repressione:
l'ecatombe vietnamita
François Derivery 179
14 Massacri e repressione in Iran
François Derivery 193
15 Genocidio anticomunista in Indonesia
Jacques Jurquet 207
16 L'annessione indonesiana di Timor
Orientale Jacques Jurquet 223
17 L'Iraq vittima del petrolio
Subhi Toma 239
18 L'Africa nera sotto la colonizzazione
francese Jean Suret-Canale 253
19 Algeria 1830-1998: dal capitalismo
coloniale alla ricolonizzazione
"mondializzata" André Prenant 271
20 L'Africa delle indipendenze e del
"comunismo" (1960-1998)
Francis Arzalier 305
21 Gli interventi statunitensi in America
Latina Paco Peña 321
22 Stati Uniti, il sogno incompiuto:
la lunga marcia degli afroamericani
Robert Pac 361
23 Centenario di un genocidio a Cuba:
la "riconcentrazione" di Weyler
Jean Laïlle 393
24 Il genocidio degli amerindi
Robert Pac 407
25 Il capitalismo all'assalto dell'Asia
Yves Grenet 413
26 Le migrazioni nel XIX e nel XX secolo:
un contributo alla storia del capitalismo
Caroline Andréani 435
27 Capitalismo, corsa agli armamenti e
commercio delle armi Yves Grenet 447
28 I morti viventi della mondializzazione
Philippe Paraire 475
29 La mondializzazione del capitale: le
cause della minaccia di una nuova
barbarie François Chesnais 493
30 I banchieri svizzeri uccidono senza
le mitragliatrici Jean Ziegler 509
31 La pubblicità è più efficace delle bombe:
i crimini pubblicitari nella guerra
moderna Yves Frémion 523
32 ...e se non bastasse l'abolizione del
capitalismo... Monique e Roland Weyl 537
Appendice Capitalismo e barbarie:
riepilogo dei massacri e delle
guerre nel XX secolo 543
Pagina 7
PREFAZIONE
Beato capitalismo! Non annuncia nulla e non fa mai promesse. Nessun
manifesto, nessuna dichiarazione in venti punti programmatici sulla
felicità
chiavi in mano. Vi spappola, vi sventra, vi asservisce, vi martirizza:
in
breve, vi delude? Avete il diritto di sentirvi infelici ma non delusi,
giacché la delusione presuppone un impegno non onorato. Quelli che
annunciano un domani in cui si canterà con la giusta intonazione, si
espongono all'accusa di inganno quando il loro tentativo sprofonda in
una
spaventosa cacofonia. Il capitalismo, al contrario, si coniuga
giudiziosamente al presente. Il capitalismo è. Quanto al futuro, lo
lascia
volentieri ai sognatori, agli ideologi, agli ecologisti. I suoi delitti
sono
quasi perfetti. Nessuna prova scritta che ne accerti la premeditazione.
Il
Terrore del 1793? Quelli che non amano le rivoluzioni si immaginano
facilmente i responsabili: i Lumi e la irragionevole volontà di ordinare
la
società secondo la ragione. Il comunismo? Le biblioteche traboccano di
opere
da biasimare. Nulla di simile per il capitalismo. Non gli si può certo
rimproverare di fabbricare sciagure pretendendo di recare felicità. Il
capitalismo accetta di venir giudicato solamente su quanto lo motiva da
sempre: la ricerca del massimo profitto nel più breve tempo possibile.
Gli
altri si interessano all'uomo? Esso si occupa di merci. Si sono mai
viste
merci felici o infelici? I soli bilanci che contano sono i bilanci
contabili. Ascrivergli altri delitti è andare fuori tema. Semmai, si
potranno tirare in ballo le catastrofi naturali. Ve lo hanno ripetuto a
sufficienza: il capitalismo è la condizione naturale dell'umanità.
L'uomo si
trova nel capitalismo come un pesce nell'acqua. Occorre la frivola
arroganza
degli ideologi per voler cambiare l'ordine delle cose, con le
incresciose
conseguenze cicliche che conosciamo: rivoluzione, repressione,
delusione,
contrizione. Ecco il vero peccato originale dell'uomo: l'eterno rovello
di
scuotere il giogo, la lirica illusione di un avvenire libero dallo
sfruttamento, la pretesa di mutare l'ordine naturale. Non muovetevi: è
il
capitalismo che si muove per voi. Del resto anche la natura ha le sue
catastrofi. Cerchereste forse i responsabili di un terremoto o di un
maremoto? Il crimine dopotutto implica un criminale. Anche il
capitalismo ha
le sue catastrofi naturali. Per quanto concerne il comunismo, le schede
antropometriche sono facili da stabilire: due con la barba, uno con la
barbetta, un occhialuto, uno con i baffi, uno che attraversa lo Yangtze
Kiang a nuoto, un patito dei sigari ecc. Si possono odiare quei volti in
carne e ossa. Invece nel capitalismo compaiono soltanto indici
impersonali:
Dow Jones, CAC 40, Nikkei ecc. Provate a detestare un indice... L'impero
del
Male si identifica sempre con un territorio, ha sempre le sue capitali.
È
legato a luoghi. Ma il capitalismo è ovunque e in nessun luogo. A chi
inviare i mandati di comparizione per un eventuale processo di
Norimberga?
Capitalismo? Arcaismo fuori moda! Aggiornatevi e usate la parola
adeguata:
liberalismo. Il Littré definisce il termine "liberale" come: "ciò che è
degno di un uomo libero". Non suona bene? E il Petit Robert ci offre una
convincente lista di antonimi: "avaro, autocrate, dittatoriale,
dirigista,
fascista, totalitario". Troverete forse giustificabile definirsi
anticapitalisti, confessate però che occorre una buona dose di
cattiveria
per proclamarsi antiliberali!
Cos'è dunque questo scherzo di un libro nero del capitalismo? Non vi
accorgete che l'enormità dell'impresa sconfina nel delirio? Il peggior
assassino di massa della storia? E sia pure. Ma un assassino senza volto
né
codice genetico. Un assassino che opera impunemente da secoli nei cinque
continenti. Buon divertimento. E a che pro? Non avete sentito il colpo
di
gong che annunciava al tempo stesso il termine dell'incontro e la fine
della
Storia? Quell'assassino ha vinto. E ora si prende, nella sua versione
mafiosa, le spoglie dei nemici. Quale avversario credibile si profila
all'orizzonte?
Quale avversario? L'immensa moltitudine delle parti civili al suo
processo.
I vivi e i morti. La folla innumerevole di quelli che vennero deportati
dall'Africa nelle Americhe, fatti a pezzi nelle trincee di una guerra
idiota, bruciati vivi dal napalm, torturati a morte nelle prigioni dei
cani
da guardia del capitalismo, fucilati al Mur des Fédérés, a Fourmies, a
Sétif, massacrati a centinaia di migliaia in Indonesia, quasi estinti
come
gli indiani d'America, assassinati in massa in Cina per assicurare la
libera
circolazione dell'oppio. Da tutti costoro le mani dei vivi hanno
ereditato
la fiaccola della rivolta dell'uomo non riconosciuto nella sua dignità.
Sono
le mani troppo presto senza vita di quei bambini del Terzo mondo che la
sottoalimentazione, ogni giorno, uccide a decine di migliaia; sono le
mani
scheletrite dei popoli condannati a rimborsare gli interessi di un
debito di
cui i loro dirigenti-fantoccio hanno rubato il capitale; sono le mani
tremanti degli esclusi, sempre più numerosi, tenuti ai margini
dell'opulenza.
Sono mani di tragica debolezza e, per ora sono disgiunte. Ma non
potranno
che congiungersi, un giorno. Sarà allora che la fiaccola che esse
portano
incendierà il mondo.
Gilles Perrault
°°°°°°°°
Pagina 115
8
La Grande guerra:
11500 morti e 13 000 feriti al giorno
per tre anni e mezzo
Due comuni francesi fanno eccezione per quanto riguarda la celebrazione
della Grande guerra: uno è il solo a non avere eretto sulla piazza
principale un monumento ai caduti della guerra del 1914-18, perché i
suoi 15
richiamati sono tutti ritornati vivi dal fronte; l'altro, Gentioux,
nella
Creuse, possiede un monumento ai caduti che non è mai stato inaugurato
ufficialmente, infatti rappresenta uno scolaro che indica con il dito
l'iscrizione "Sia maledetta la guerra!". Tutti gli altri hanno un
monumento
ai caduti, cosa che rivela meglio dell'aridità delle cifre l'ampiezza
del
massacro. La targa dedicata ai caduti della guerra 1914-18, nell'atrio
del
municipio di Bezons, reca l'iscrizione "Guerra alla guerra, odio
all'odio".
Nessun comune francese tranne una sola eccezione, è dunque sfuggito al
gigantesco macello che su 7,8 milioni di richiamati per più di quattro
anni,
ossia circa il 30% della popolazione francese attiva, ha lasciato sui
campi
di battaglia 1,4 milioni di morti e fatto ritornare alle loro case oltre
un
milione di invalidi.
°°°°°°°°
Pagina 127
Un santuario del capitale internazionale:
il bacino di Briey-Thionville
I mercanti di cannoni, i più importanti dei quali erano Schneider in
Francia
e Krupp in Germania, erano strettamente uniti in una sorta di trust
internazionale il cui scopo segreto era quello di accrescere l'immenso
patrimonio dei propri membri aumentando la produzione bellica, da
entrambe
le parti della frontiera. Per arrivare a questo, disponevano di potenti
mezzi per seminare il panico fra le popolazioni dei due paesi, allo
scopo di
persuadere ciascuna che l'altra aveva un solo fine: attaccarla. Numerosi
giornalisti e parlamentari venivano da loro retribuiti profumatamente
per
assolvere questo compito. D'altronde, un importante fabbricante francese
di
munizioni, de Wendel, che era anche deputato, aveva per cugino un altro
fabbricante tedesco di munizioni, von Wendel, che sedeva al Reichstag.
Erano
nella posizione migliore, in ciascun paese, per sgravarsi la coscienza
facendo udire le loro patriottiche grida di allarme.
Tutta questa graziosa gente - mercanti di cannoni, giornalisti,
parlamentari
- riuscì agevolmente a lanciare i due popoli in una folle corsa agli
armamenti che non doveva più fermarsi, fino alla guerra.
I loro rispettivi capi di stato, lungi dal frenarli, li incoraggiavano.
E
più degli altri il presidente francese Raymond Poincaré, lorenese,
cresciuto
con l'idea della rivincita e pronto a qualsiasi menzogna, a qualunque
prezzo, pur di riconquistare l'Alsazia e la Lorena.
Per questi differenti motivi i soldati tedeschi e francesi andarono a
scannarsi l'un l'altro.
Avevano insegnato loro a odiarsi, mentre i fabbricanti di munizioni e
gli
stati maggiori, fraternamente uniti, seguivano con soddisfazione nelle
retrovie lo svolgimento del dramma che avevano innescato congiuntamente.
Per ben approfondire questo immenso inganno e mostrare che il
patriottismo e
la difesa del territorio non sono altro che parole vuote che servono a
coprire i più abominevoli intrallazzi, conviene raccontare la storia del
bacino di Briey-Thionville, poiché è caratteristica, sintomatica e, da
sola,
dovrebbe ispirare nei popoli il disgusto per la guerra.
Le miniere di ferro di Briey-Thionville si trovavano a cavallo delle
frontiere del Lussemburgo, della Francia e della Germania. Ne era
proprietaria la famiglia franco-tedesca de/von Wendel.
Questo bacino era di un'importanza capitale per lo svolgimento della
guerra.
Engerand, in un discorso pronunciato alla camera dei deputati dopo il
conflitto, il 31 gennaio 1919, dirà: «Nel 1914 la sola regione di Briey
forniva il 90% di tutta la nostra produzione di minerale di ferro».
Poincaré stesso aveva scritto: «L'occupazione del bacino di Briey da
parte
dei tedeschi sarebbe un autentico disastro dal momento che metterebbe
nelle
loro mani incomparabili ricchezze metallurgiche e minerarie la cui
utilità
può essere enorme per chi, fra i belligeranti, le controllerà».
Accadde però un fatto straordinario: fin dal 6 agosto 1914 il bacino
venne
occupato dai tedeschi senza alcuna resistenza.
Più straordinario ancora: Verreaux, il generale di divisione incaricato
della difesa di questa regione, rivelò in seguito che la sua consegna
(contenuta in una busta da aprire in caso di mobilitazione) gli
prescriveva
formalmente di abbandonare Briey-Thionville senza combattere.
La verità, conosciuta molto tempo dopo, era la seguente: c'era stata
un'intesa fra alcuni membri dello stato maggiore e dei fabbricanti
francesi
di armi per lasciare il bacino in mano ai tedeschi affinché la guerra si
prolungasse (i tedeschi non avrebbero potuto continuarla senza il
minerale
di ferro) e gli utili dei commercianti di cannoni si accrescessero.
Evviva la legittima difesa in nome della quale ci si
[...]
--------
(http://web.infinito.it/utenti/t/tecalibri/C/CURY-M_capitalismo.htm)
|
ARRESTATELO!
Arriva Berlusconi, Piero Ricca trascinato via
con la forza
Fermato, identificato, trascinato via con la forza e trasportato nel
vicino
commissariato. La polizia ha oggi "catturato" a Milano Piero Ricca,
davanti
al palazzo delle Stelline, dove si stava tenendo un convegno per
commemorare
la figura di Bettino Craxi. Il motivo del "blitz" delle forze
dell'ordine è
paradossale ed allarmante.
Ricca, ovviamente, non stava facendo nulla di illegale, aveva solo
intenzione di prendere degli appunti per scrivere un articolo per la
nostra
testata. Effettivamente la mattinata era trascorsa senza problemi,
nessuno
lo aveva importunato (solo le consuete domande "di rito" degli agenti
della
Digos, alle quali Ricca è ormai abituato).
Nel pomeriggio si è però sparsa la voce che per commemorare l'ex leader
socialista stava arrivando il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi.
A
quel punto Ricca, che stava rientrando nel Palazzo, è stato avvicinato
dagli
agenti, che gli hanno chiesto di favorire i documenti.
"Deve venire con noi", gli hanno intimato, senza fornirgli alcuna
motivazione.
"State facendo un abuso - ha gridato il nostro collaboratore - sono un
libero cittadino incensurato e non sto facendo nulla di male".
Caricato con la forza in una volante, è stato trasportato in un
commissariato della zona, dove è tuttora trattenuto.
Contattato telefonicamente dalla nostra redazione, Ricca non ha nascosto
la
sua amarezza: "Non è la prima volta che subisco un abuso del genere - ha
dichiarato -, in questo Paese ormai esiste solo il diritto all'applauso,
per
chi non applaude c'è il fermo di polizia preventivo, come nel
ventennio".
---------
(WWW.CENTOMOVIMENTI.COM,
29-1-2005)
|
NEL DELIRIO STORICO
Non capisco come una persona intelligente e politicamente avveduta possa
compiere simili svarioni; e come possa uno come te che si considera
marxista
di lungo corso usare con tale leggerezza certe categorie politiche.
In breve.
Che Hamas e Yassin (al tempo filosauditi) abbiano duramente condannato
l¹aggressione irachena del Kuwait nell¹agosto 1990 e¹ un fatto stranoto.
Condannarono quell¹invasione scellerata tutti i movimenti islamici,
anche
Hezbollah filoiraniana e la Jihad filosiriana. Come del resto il 99%
della
sinistra ³rivoluzionaria². Non per questo mezzo mondo era al servizio
della
Cia o dei sionisti. E¹ il solito errore di fondo, quello di stabiire una
connessione causale tra un evento e l¹altro: ma il fatto che mi sanguini
il
naso dopo il crollo della borsa di Wall Street non significa che questo
crollo sia la causa della mia emoraggia. Il paragone e¹ evidentemente
paradossale, ma rende l¹idea.
Che Hamas abbia potuto godere di un certo avallo sionista per indebolire
l¹OLP, neanche su questo puo¹ esserre in dubbio, ma questo non conforta
affatto la tesi per cui Hamas sarebbe stata o al soldo o al servizio o
collusa coi sionisti. La prova del nove l¹avemmo pochi anni dopo, quando
Hamas condanno gli accordi di Oslo firmati dall¹OLP e con la prima
intifada,
nella quale Hamas era alla testa e in un comando unificato con tuta la
sinistra palestinese. Non e¹ ammissibile parlare di storia come processo
mutevole, come spazio in cui avvengono (per fortuna nostra) grandi
spostamenti sociali e politici, e poi dimenticarsene solo per condurre
una
facile polemica. La storia e¹ fatta di mutamenti repentini, di svolte
che
obbligano chiunque faccia politica a tenerne conto, ad adattarsi, a
ricalibrare la propria linea politica.
Se usassimo i tuoi criteri dovremmo negare che la Russia staliniana
condusse
una guerra di annientamento del nazismo, solo perche¹ nel 1939 Stalin
firmo¹
un Patto di grande portata con Hitler. O, tanto per dire, dovremmo
negare
l¹irriducibile ostilita¹ dell¹URSS agli USA (guerra fredda) in base al
fatto
che Mosca sottoscrisse gli accordi di Yalta o in base al fatto che russi
e
americani combatterono la seconda guerra come alleati.
Ma un conto era il panorama mondiale nel 1939 (dopo Monaco), un altro
nel
1941 (aggressione hitleriana all¹URSS). E un conto era la politica russa
quando si doveva sconfiggere il nazismo, un altro conto era il panorama
e
quindi le contraddizioni a Germania battuta.
Quando cambia lo scenario, quando cambiano le funzioni delle potenze o
delle
forze sociali, succede che degli alleati diventano nemici. Lo capisce
anche
un bambino, tranne i settari inguaribili (e non dico che lo sei) che
considerano il programma politico come una tabellina pitagorica, per cui
vedono l¹arena politica come la scacchiera di una battaglia navale, con
valori e posizioni sempre fisse: a7, d9, ecc.
Queste palmari sciocchezze conducono poi ad un errore ancor piu¹ grave:
all¹uso superficiale di concetti e categorie politiche, tra cui la vera
chicca, quella di ³fascismo islamico².
Che razza di bestia e¹ questa?
Come un compagno che viene dal trotskysmo puo¹ commettere un errore
tanto
grossolano?
Negli anni Œ70, giustamente, rimproveravamo tutti i gauchiste di usare a
sproposito, come se fosse valida per ogni stagione, la categoria di
fascismo. Ricordi quando contestavamo che il franchismo, o il
salazarismo, o
il pinochettismo fossero, scientificamente parlando, fascismi?
Hai forse cambiato idea?
Spero di no, mi auguro che la tua sia solo una svista notturna e che non
vorrai condividere le scemenze opportunistiche del sedicente (e ora
scisso
in due pezzi mortalmente nemici) Parito Comunista operaio dell¹Iraq che,
bonta¹ sua, e¹ sia contro l¹occupazione che contro la resistenza. Un
partito
con poche idee ma davvero confuse, lo stesso che, appunto, definiva il
regime di Saddam fascista e che definisce fascista pure Moktata al-Sadr.
Siamo seri!
Mor
=======
L'essere "seri", per quel che mi riguarda, significa anche non ricadere
in quei gravissimi errori di giudizio e di prassi fatti di entrismi,
tatticismi, giustificazionismi e opportunismi che sono PROPRI,
storicamente, dei trotzkisti e che, tra l'altro, hanno condotto i
migliori (o meno peggiori) di loro, puntualmente, a porre la nuca sotto
la piccozza del nemico. Sì, sì, tutto cambia, con velocità... Così come
si registrano invarianti implacabili e ferree logiche consequenziali.
L'URSS, nel 1939, ormai già totalmente staliniana e controrivoluzionaria
e gulaghizzata e chiusa in una prospettiva-cassa da morto di
"socialismo" nazionale (e subito dopo aver sabotato con pieno successo
l'ultimo tentativo di rivoluzione proletaria del secolo, quello
spagnolo), siglò, in un "improvviso" doppio salto mortale*, l'accordo
con la Germania per gli scopi "geopolitici"** degli uni e degli altri. I
tiranni del Cremlino, a seguito del patto di "non aggressione"
russo-tedesco stipulato alla vigilia dell'invasione nazista della
Polonia, inghiottirono in rapida sequenza: la Polonia orientale, la
Lettonia, l'Estonia, la Lituania, la Bucovina, la Bessarabia - e
"rettificarono" i propri confini con la Finlandia. Meno di due anni dopo
quella lugubre firma, l'esercito del III Reich invadeva, altrettanto
"improvvisamente", la "Patria del socialismo". Invita il boia a cena,
offrigli la corda: bevuto il caffè, la stringerà al tuo collo. L'odio
radicalissimo e imperituro di Hitler nei confronti del suo alter ego
orientale - misto all'ammirazione per la sua capacità di dispotismo
totalitario - era già stato espresso palesemente in ogni occasione, sin
dall'inizio dell'avventura uncinata, realizzandosi, innanzi tutto, nello
sterminio dei "bolscevichi" all'interno dello stesso Reich. Del resto,
quanto fosse radicato, nel "sentire" profondo delle classi dominanti
tedesche, "ariane", il disprezzo nei confronti degli slavi, basta anche
solo l'etimologia della parola in questione a dimostrarlo. Come si sa,
il termine "schiavo" (colui che serve per forza) deriva dal "b. lat.
SKLÀVUS [in documenti tedeschi del sec. IX] = SLÀVUS [cfr. Schiavóni =
Slavóni] e questo dal germ. SLAVA, SLAVO nome degli abitanti della
Slavonia, ossia dell'antica Scizia, della Sarmazia e Dalmazia |come l'ang.-sass.
vealb significa abitante di Galles e schiavo, il gr. Eilôtis Ilota =
abitante di Elos e servo|, che poi fu preso per designare un servo, dopo
le guerre che Ottone il Grande e i suoi successori fecero contro i
popoli slavi, e nelle quali una parte di questi furono condotti in
cattività, distribuiti ai guerrieri dell'impero di Germania e ridotti in
servitù." (http://www.etimo.it/?term=schiavo&find=Cerca)
Esattamente a questo destino di servaggio - e riserva inesauribile di
forza lavoro a basso costo, nonché fonte energetica infinita - i nazisti
vedevano assegnati i popoli e l'immenso bacino della "Slavonia". Questa
era la loro "Eurasia", il loro futuro "Reich millenario"... In tale
prospettiva atroce e, insieme, effettivamente grandiosa, epocale, furono
commessi, si sa, vari "errori", varie "esagerazioni" teutoniche, là
nell'Europa dell'Est, nei Paesi baltici, in Ucraina... E l'"eccessiva"
spietatezza è infatti il rimprovero rivolto, nel dopoguerra, alla
memoria dell'amato Fürer, dal "geopolitico" ex ufficiale delle SS Jean
Thiriart***... Tornando all'argomento specifico da cui è partita la
nostra discussione... Io mi sono limitato a chiedere cosa ci sia di vero
(ammesso che ci sia) nelle accuse rivolte dal sig. Blondet alle Brigate
dei Martiri di Al-Aqsa e ad Hamas. Non ho avuto, sinora, risposta. Forse
il motivo è che risiede nelle tenebre.
Buona giornata.
Joe
* Non ti sarà ignoto che alcuni compagni si SUICIDARONO (così come molti
altri, che ebbero il coraggio di esprimere le loro critiche, furono
"suicidati") in conseguenza di questa ferale notizia.
** En passant: ogni "geopolitica" è statolatra per definizione,
ANTIrivoluzionaria (se per rivoluzione ancora s'intende l'abbattimento
dello "stato di cose" capitalistico da parte dei lavoratori e degli
sfruttati IN PRIMA PERSONA allo scopo di una liberazione universale, al
di là delle classi sociali, delle razze, delle frontiere - comprese,
aggiungo io, quelle di specie). Il suo punto di vista, cristallizzato, è
propriamente quello statale, la sua "scacchiera" il mondo
dell'alienazione e reificazione di massa. I "popoli" che il geopolitico,
nel suo game di potenza impotente, sposta di qua e di là sono "pedine",
cose inanimate. Proprio perciò trattasi, in realtà, di delirio.
*** Così come, all'epoca attuale, dai suoi eredi Dughin e Mutti.
|
SEMPLICI SOLDATI DI PACE
«Ho visto i nostri bruciare le case»
Le testimonianze dei bersaglieri Tornati dall'Iraq, gli uomini della
Brigata Garibaldi raccontano di violenze, abusi e furti compiuti da loro
commilitoni contro la popolazione civile. «L'abbiamo riferito ai nostri
superiori, ma non potevamo fare denunce formali. Se lo avessimo fatto,
la
nostra carriera sarebbe finita»
«In Iraq i nostri commilitoni si divertivano a circoscrivere le
abitazioni
di alcuni sospetti con la benzina, accendevano e guardavano il fuoco
avvolgere la casa di quei poveri cristi che urlavano. Poi spegnevano e
arrestavano questa gente. Ma nella maggior parte dei casi risultavano
del
tutto innocenti». Questi i racconti dei soldati appena tornati dopo
oltre
sei mesi passati in Iraq alla caserma Garibaldi nel cuore di Caserta.
Gli
uomini della Brigata Garibaldi hanno battuto ogni terreno di guerra:
Somalia Kosovo, Mozambico ed adesso l'Iraq. Incontriamo un gruppo di
«reduci» in un bar dove quasi sempre si raccolgono i bersaglieri in
libera
uscita. Hanno finito il loro primo ciclo in Iraq. Torneranno li giù
molto
presto. Il caporale G.M. è il primo che vuole raccontare della sua
esperienza. Parla con un espressione a metà tra la stanchezza e il
disgusto: «Non dimenticheremo mai cosa abbiamo visto. Miseria totale,
ragazzini che ti si attaccavano agli anfibi per una bottiglietta
d'acqua,
donne anziane che dormivano per terra con piaghe dappertutto». I
militari
sono stanchi ma anche sconvolti. Chiedono di non citare il loro nome ed
aggiungono che «non è la prima volta che un bersagliere viene punito e
messo sotto inchiesta perché parla con i giornali». Tutti hanno un
ricordo
terribile, ognuno ha assistito a scene di fame e malattia. Lo raccontano
come se qui le persone non ne sapessero nulla. «Ai tg noi vediamo un
altro
Iraq. Quando racconto
cosa ho visto mia madre mi dice, ma sei sicuro che sei stato in Iraq?
Non
capisco perché la televisione non dice niente, non fa vedere niente».
«E'
vero - aggiunge P.L. è l'unico in abiti borghesi - ai telegiornali non
ho
mai visto immagini di uomini che si muoiono di fame e di bambini che
scavano per cercare di rompere qualche tubatura dell'acqua e bere. In
Iraq
ogni volta che ero di pattuglia ne vedevo centinaia di scene così».
Chiediamo se gli aiuti del volontariato internazionale riescono ad
arrivare, se c'è una capillarità di distribuzione se gli Usa permettono
che
i pacchi umanitari arrivino ovunque. «Altro che aiuti - interviene F.L.
-
ho visto i marines entrare in case di sole donne. Mettevano i mitra in
faccia alle donne e stringevano le manette ai polsi di ragazzini che non
avevano più di
5 o 6 anni. Io ho foto di bambini messi faccia al muro come criminali,
fatti inginocchiare, schiaffeggiati». Sulla combriccola cala silenzio.
Non
ha tutti evidentemente piace ricordare questi episodi, soprattutto
davanti
a un giornalista. F.L. è un maresciallo appena uscito dall'accademia di
Modena.
Vota a sinistra «forse sono l'unico bersagliere che vota a sinistra
della
caserma» dice sorridendo mentre i commilitoni lo prendono in giro. «E
gli
italiani?» «Degli italiani preferirei lasciar perdere...».
I bersaglieri invece vogliono parlare, basta poco per tirare il tappo e
far
uscire ciò che ingorga le loro coscienze da tempo. Gli altri ragazzi
tacciono. F.L. e C.L. caporale maggiore iniziano a raccontare un
episodio
visto con i loro occhi. «Alcuni nostri commilitoni si divertivano a
circondare le case di alcuni sospetti, dargli fuoco e guardare bruciare
la
casa. Poi spegnevano e arrestavano questa gente che risultava la maggior
parte delle volte del tutto innocente». Gli domandiamo se hanno
denunciato
quanto hanno visto «In modo informale» risponde F.L. Che significa? «Che
non risulta una mia denuncia formale - continua- ne ho parlato con i
superiori e basta. Se avessi denunciato formalmente, la mia carriera
sarebbe finita lì.
Preferisco cambiare le cose da dentro e senza clamore. Ci tengo
all'Esercito io sono un bersagliere». P.E. dice che lui non ha visto
mai
violenze degli italiani e racconta: «Gli americani appena entrano in una
casa pensano ad accanirsi su chi ci abita, gli italiani invece al
massimo
prendono tutto ciò che c'è da prendere. Un amico è riuscito a fregarsi
due
orologi e quattro
spille d'oro». Eppure si vedono solo immagini di arresti in case di
fango,
in stamberghe, arresti di individui che non hanno altro che il proprio
rinsecchito corpo. «Io dice C.L. ho fatto perquisizioni in case di ex
dirigenti di polizia e di due imprenditori vicini a Saddam. Avevano in
casa
di tutto, orologi d'oro, dvd, televisori, lampadari di cristallo, un
parco
macchine da paura. Durante la caduta di Saddam avevano le guardie
private
che non facevano entrare i disperati e gli Usa non li arrestarono, i
dirigenti non li arrestarono sperando che passassero dalla loro parte.
Qualcuno l'ha fatto ma a suon di calci in pancia e sberle...». Anche gli
italiani hanno pestato? «Io - risponde P.E.- non ho mai visto picchiare
come ho visto fare ai marines nessun italiano. Mai». E aggiunge
scherzando:
«Neanche in Italia».
ROBERTO SAVIANO - CASERTA -
www.ilmanifesto.it
__________________________
L'autoritarismo ha bisogno
di obbedienza,
la democrazia di
DISOBBEDIENZA |
|
RESISTENZA
NON E’ TERROSIMO: SENTENZA ESEMPLARE
Ieri sera tutti i TG, con
titoli scandalistici (sentenza shock, decisione scandalo, ecc.) hanno
dato grande risalto alla notizia della sentenza con cui il Giudice della
Udienza Preliminare di Milano, Clementina Forleo, ha disposto
l’assoluzione e la scarcerazione, dopo un anno e mezzo di galera
preventiva, dei militanti islamici Drissi Noureddine e Hamraoui Ben
Mouldi (assieme a loro anche Bouyahia Maher, Toumi Alì Ben Sassi, e
Mohamed Daki) arrestati nel 2003 con l’accusa di essere terroristi in
quanto reclutavano combattenti da inviare in Iraq a combattere contro
gli occupanti.
Citiamo dal dispaccio d’agenzia:
--Al termine del processo, il giudice Forleo riconosce che gli imputati
"avevano come precipuo scopo il finanziamento, e più in generale il
sostegno di strutture di addestramento paramilitare site in zone
mediorientali, presumibilmente stanziate nel nord dell'Iraq". E anche
che, a tal scopo " erano organizzati sia la raccolta e l'invio di somme
di denaro, sia l'arruolamento di volontari, tutti stranieri e tutti di
matrice islamico-fondamentalista". Ma "non risulta invece provato -
aggiunge il giudice - che tali strutture paramilitari prevedessero la
concreta programmazione di obiettivi trascendenti attività di guerriglia
da innescare in detti (cioè in Iraq, ndr) o in altri prevedibili
contesti bellici, e dunque incasellabili nell'ambito delle attività di
tipo terroristico".
Non solo. Il giudice Forleo ricorda alcune norme internazionali, come
l'articolo18/2 della Convenzione globale dell'Onu sul Terrorismo. Testo
in cui, in sostanza, si dice che in guerriglia le attività violente sono
lecite, purchè non siano dirette a seminare terrore indiscriminato verso
i civili.
-- Affrontate le questioni di principio, il giudice prende le distanze
dall'accusa anche nel merito della valutazione e della pericolosità
attribuita all'organizzazione Ansar Al Islam, la struttura che per i più
altro non è che una costola di Al Qaeda. Dando una lettura diversa anche
a quelle intercettazioni disposte nelle indagini milanesi che avevano
fatto scattare più volte l'allarme. Così, se due indagati parlano di una
"grande bomba che sta arrivando", per il magistrato non si stanno
riferendo ad un attentato da mettere a punto, come hanno sempre
sostenuto in procura, ma "all'imminente attacco americano in Iraq".
Secondo Forleo, la cellula non era nemmeno legata all'organizzazione di
Al Zarqawi. E neppure "risultano legami penalmente rilevanti di tali
gruppi con quelli, pur della stessa matrice ideologica, responsabili di
attacchi di pacifica natura terroristica, non potendo al riguardo farsi
leva sulla presunta analogia della 'potenziale progettualità operativa
degli spostamenti di uomini e risorse".
Contro questa giusta sentenza, rispettosa dello Stato di diritto e
quindi della lotta di liberazione dei popoli oppressi, e’ sceso in
campo, in tempo reale, niente di meno che Fini il quale, da notorio
amico del boia Sharon, ha tuonato fuoco e fulmini contro una decisione
che fa a pezzi tutta la scandalosa architettura penale delle leggi
antiterroriste approvate dal Parlamento italiano ad ampia maggioranza
nell’ottobre-novembre 2001 (facendo seguito al Patriot Act e alla
richiesta di allineamento di Bush). La stessa architettura che ha
portato in carcere, lo scorso 1 aprile I nostri compagni, a loro volta
scarcerati in base ad un dispositivo simile a quello milanese (decisione
confermata a Dicembre dalla Corte di cassazione). Ma lo scandalo non è
l’urlo di Fini quanto il silenzio complice dei capi della sinistra di
Stato. Sempre pronti a difendere i giudici quando ci sono di mezzo
Previti o Berlusconi, sempre latitanti quando di mezzo ci sono gli
antimperialisti.
Ma la sentenza, seppur indirettamente, dice anche un’altra cosa: che
quella dell’Iraq e’ una guerra d’occupazione e che ad essa e’ legittimo
opporsi anche con la Resistenza armata. Un altro schiaffo scandaloso al
governo Berlusconi, che insiste nella menzogna che non e’ in guerra e
che le sue truppe sono in Iraq per aiutare il popolo iracheno a
importare la democrazia a stelle e striscie. Noi tiriamo un altro
sospiro di sollievo, visto che il governo ci ha scagliato contro
un’altra inchiesta, quella contro la campagna -10 Euro per la Resistenza
irachena-, campagna dunque pienamenete legittima, non solo per chiunque
abbia il cuore che batte dalla parte del popolo dell’Iraq, ma anche dal
punto di vista del Diritto (almeno di quello che resiste).
Un pensiero va anche agli avvocati degli inquisiti, tra cui il compagno
Wainer Burani, i quali hanno lottato come leoni e svolto un inestimabile
lavoro di difesa.
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QUELLA FERRAGLIA DI FERRARA
"Che il liberal capitalismo ha il fiato corto
non lo dicono solo i numeri
economici con la fatica nel tagliare le tasse ai ricchi e ricchissimi,
con l
'impossibilità , nella civiltà della grande globalizzazione, di
allargare il
suffragio universale, con l'estrema fatica ad omologare aree del pianeta
al
ricettacolo del marketing sociale (ed allora avanti a spianare montagne
ed a
crivellare pianure con "MOAB" e proiettili all'uranio impoverito). La
fatica
del liberal capitalismo sta nella sua corsa al grimaldello ideologico
spirituale che gli faccia da supporto. Così ecco la via all'evangelismo,
alle radici giudaico cristiane del "mondo occidentale", con il chiaro
intento di saccheggiare voti là dove il cripto materialismo neo
conservatore
non sembra dare la così detta paradisiaca porta del consumismo, eterno e
sfrenato, aperta a tutti. Si affannano tutti i grandi strateghi nelle
stanze
dei poteri, sempre più espressione di cerchie ristrettissime. Di fronte
all'
americanizzazione del voto - con la crescita delle schiere dei non
votanti -
e di fronte alla svendita ideologica decennale attuata da quello che
dovrebbe essere la sinistra contro sistema -, i super manager
pubblicitari
stanno orchestrando un nuovo corso spiritualistico come calmiere
anestetico
verso la realtà cancerogena che non lascia scampo. Fino a quando non si
subisce un taglio a quarant'anni d'età, nella ben presente
consapevolezza di
avere poche possibilità di assorbimento all'interno di una economia -
occidentale - fondata sulle piattaforme intercambiabili dei server
internet,
del merchant, del benchmark (tutti neologismi indicanti un flusso di
danaro
che partente dall'alto lì si ferma perché intercorre un bel fallimento
dalle
proporzioni colossali.vedere Parmalat, Enron, Cirio, Cecchi Gori,
Società
Elettrica Californiana e chissà cos'altro) -, si è sinceramente convinti
dello stile USA (e getta) infallibile. Ed è proprio questa convinzione
ad
ingrassare la corpulenza di parecchi giornalisti che decidono - bontà
loro -
di tramutarsi in capi uffici stampa non governativi associandosi a
vetero
commissari continentali nell'intento di rilanciare l'idea del valore
spirituale all'interno del mondo neo cons. La scommessa di un
movimentismo
alla texana parte così dalle hall dei mega alberghi milanesi: uno
straordinario specchio per le allodole teso ad ammorbare ancora di più
popolazioni stordite già di per sé. In mezzo alla tecno dance ed al
fondamentalismo cattolicheggiante si sbandiera l'attacco di un nuovo
nemico
culturale: l'islam subdolo delle bombe umane, incapace di rendersi
democraticamente pronto a farsi dispensatore delle sperequazioni
scomposte
neo cons. Proprio dall'Università di Milano un professore - Sapelli -
parla
con forza di come la spinta unificante del capitalismo sia stata foriera
di
un allargamento del benessere e che questa spinta a suo avviso dovrebbe
essere sufficiente. Non solo: all'interno delle trasmissioni contenitore
delle televisioni di regime, altri studiosi insistono nell'affermare che
è
necessario far lavorare il mercato. La legge di tutela si risolve in un
ostacolo e questo è stato espunto con forza ed unilateralmente sempre da
queste tempestive trasmissioni di soccorso e supporto. A quanto pare per
questi referenti istituzionali non basta. C'è bisogno di un qualche cosa
di
più sottile, di più intimista, che corrompa l'anima delle persone con un
bel
credo direttamente diramato da 2000 anni di storia ma incorniciato nel
quadro neo cons alla americana, posto sotto assedio da una specie di
stato
itinerante orchestrato da una specie di sultano medioevale che ogni
tanto
sfrutta i canali mediatici occidentali attraverso il detto cinese " JANG
WEJ
JONG JO". Improvvisamente siamo diventati importanti se non nel fisico
nello
spirito: sdentati e spappolati, condannati a fare da carne da macello
per
gli sperimentismi tecno fiscali, governati da una gerontocrazia di
zarista
memoria, abbiamo ricevuto, a 16 anni dalla caduta di Berlino (la seconda
dopo quella del 2 maggio 1945) che già allora ci doveva liberare tutti
(da
cosa?? Mio padre operaio con licenza elementare, si è comperato una
casa,
cresciuto due figli mandandoli a studiare ed è arrivato ad una pensione;
il
sottoscritto, liberato ed iperlaureato, non è in grado né di acquistare
una
casa, né di mettere su famiglia...), il placet per una nuova
possibilità:
quella di un voto spirituale, una specie di indulgenza aggiornata in
ambiente neo cons. Ci dobbiamo attendere l'irruzione di un nuovo Martin
Lutero ???
(*) MOAB - tecnicamente una mini bomba atomica
(**) JANG WEJ JONG JO - frase di Mao che dice :"sfruttate l'occidente
per la
causa cinese". "
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