JUV(EPO)NOPOLI (SECONDA PARTE)       
 
  

INTERNAZIONALESITE PRESENTA              
.         2005

                .:COMUNICATO SPECIALE.:.

           L'INTERNAZIONALESITE PRESENTA IL LIBRO "SPIRAGLI 58" DELLA CASA EDITRICE NUOVI AUTORI. UN LIBRO REALIZZATO DA VENTI NUOVI AUTORI IN SHORT STORIES CHE ABBRACCIA POESIA,SAGGISTICA,TEATRO,ROMANZO. UNO STRAORDINARIO INCASTRO DA LEGGERE IN UN SOLO FIATO !!

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L’INTERNAZIONALE sito pubblicato in

 Milano,Anno DUE

 

 
 
La Biografia di Costante Tivelli.
Il tiro di piatto del buon ricordo.
Dieci anni di Moratti, ma nessuno scudetto in saccoccia. Dov'è l'errore?  Caso PAGINE UTILI, sfruttamento della legge Gasparri per il calcio digitale di LA7- Tronchetti Provera, l'aggiramento delle regole per i casi "Gamara- Coutos", trust sopra l'allargamento morattiano sullo Spezia, rifinanziamento del debito societario sfruttando non solo le casse avite ma anche alcune particolari leggi dello stato ( leggi che ad esempio la Lazio vuole sfruttare in maniera scomposta per non versare una lira all'erario), una rosa di giocatori uguale a quella di un reggimento tanto per pappagallare i 18 trofei vinti da Repusher, portano l'Inter del DECIMO ANNO / SEDICESIMO DELL'EGIRA in piana epoca marketing sociale. Ad un anno di distanza dall'uscita della presidenza di Massimo Moratti c'è stata una poderosa accelerazione in tal senso approfittando della vacanza della presidenza di Lega, nonché della vacanza del trono di casa Juvenilia. C'è poco da fare: non contano più le vittorie e nemmeno le sconfitte all'interno dell'economia del debito.

 

VENTIQUATTRESIMA GIORNATA 2004-2005

FACCHETTI: "UN ALTRO PASSO AVANTI. Sfruttando le regole del marketing sociale la società si sta muovendo per far iscrivere altre tre squadre in corsa nel presente campionato, allo scopo di allungarlo in modo da permetterci un ipotetico aggancio. D'altra parte ci ritroviamo tifosi che inneggiano ai diciotto trofei vinti da Repusher (CONTANDO NATURALMENTE LE 15 SUPERCOPPE A PARTITA UNICA,LE TRE INTERCONTINENTALI NON TRASMESSE DA CANALE 5 E TUTTA LA TEORIA DI TROFEINI E TROFEETTI DEL CAZZO CHE SI SONO INVENTATI PER ALLARGARE IL PALMARES...) e di conseguenza noi come società che sta entrando nel marketing sociale non possiamo essere da meno!!  - L'Antitrust attacca l'Inter per non aver comunicato all'Autorità l'acquisto del pacchetto di controllo dello Spezia Calcio. Ora, quand'anco la notizia riportata per esteso da Inter.it sotto una forma forse equivocabile ("L’Inter è ufficialmente azionista di maggioranza ") non avesse mosso il fiuto degli Sherlock Holmes del garante, un qualche sospetto avrebbe potuto destarlo la politica gestionale morattiana degli allenatori del fortissimo team ligure. Dal settembre 2002 hanno infatti posato le terga sulla panca spezzina: Fabio Brini, Antonio Sassarini, Stefano Cuoghi, Roberto Bosco, Walter Nicoletti, Marco Alessandrini, Loris Dominissini. Un turn-over col copyright. Ora si è capito perchè il Morattenstein ci va cauto con Sciarpetta, ha trovato la sua valvola di sfogo in quel di Spezia. Per la gioia degli innumerevoli tifosi neroazzurri ormai anche l'Inter va calcando le orme dinosauriche del marketing sociale. Così come la nazione viene diretta dal venditore di pannolini e carta da culo, così anche il calcio va infettandosi di quel virus devastante. Anche da Torino le notizie si fanno inquietanti: nonostante la riblindatura del campionato omologato della Germania Est, dopo la sconfitta dell'Udinese da parte di Recalbuto ( vi ricordate la mitica vaccata in Empoli-Juvenilia del 1998??) e dopo le urla di Moggi contro il mondo mediatico che vuole la distruzione delle tre mummie al potere, ecco che Lapo-Mapo cala col suo monito. Con gli smiles la Juvenilia avrà una svolta. Lo crediamo bene. Gli americani hanno rifiutato di sobbarcarsi una Fiat decotta. Fallito il pacco alla Nani Loj, Montezuma subito si è attivato per una nuova campagna per la rottamazione allo scopo di rastrellare soldi dallo stato. Di fronte all'imminente fiumara di danaro pubblico ("Non abbiamo intenzione di far intervenire lo stato.
Ma Berlusconi parla chiaro: "Abbiamo in animo di farlo".) la terza generazione degli Agnelli alza immediatamente la cresta ed impone il repulisti delle mummie. All'interno di questo squarcio si capisce anche l'affanno di Facchetti, la nuova testa di legno morattiana. A quanto pare, cifre temporali alla mano, il lascito avito per le tre mummie scadrà nel 2006, per gli scienziati neroazzurri del marketing sociale ci sono quindi ancora poco meno di 365 giorni a disposizione per entrare di prepotenza nell'economia dei passaggi di mano. Sulla giornata appena trascorsa rimane molto poco da dire, se non che il parmetta ora si ritrova in piena zona retrocessione: pronti immediatamente i DVD per la storica rimonta dell'Inter, come comunicato dalla Gazzetta: "Inter: le grandi rimonte
Le immagini di "Incredibile Inter" (Dvd in edicola con Gazzetta) delle partite più emozionanti di questa stagione: INTER-BOLOGNA (da 2-1 a 2-2),INTER-LAZIO (da 1-0 a 1-1),ROMA-INTER (da 1-3 a 3-3),INTER-PALERMO (da 1-0 a 1-1),CHIEVO-INTER(da 0-1 a 2-2),SIENA-INTER(storica,in superiorità numerica e con un rigore a favore da 0-1 a 2-2)"

 

Dura, la vita del centravanti e degli affezionati dell'Inter.

Controcampo conferma: sarà la sua opinione e la figa della Canalis a stabilire se l'Inter ha fatto o no una stagione positiva! Che l'inter ormai fa parte del mega business del marketing sociale e dell'economia dei passaggi di mano ( e di favori, vero Tronchetti Provolone...) ormai è cosa assodata. Tanto per rendere chiaro chi orchestra tutto il marchingegno della macchina calcio, ecco che Sandra Pistoncini di Controcaspita in un articolo al vetriolo esemplificante  la propria imparzialità , spara a zero sull'Inter anche dopo il netto successo contro la Roma. Purtroppo il successo di sabato NON aveva dato modo di realizzare uno sbertucciamento a 360 gradi dell'Inter, anche perchè di sabato Maria De Filippi è impegnata a dirigere Canale 5. Così hanno fatto passare la cicuta per 48 ore prima di riprendere il leit motiv dello frastagliamento dei coglioni e delle ovaie ai tifosi e tifose neroazzurri/e. Vierone nel frattempo si sacrifica per i tifosi (maschi) della curva nero azzurra e si scopacchia l'ennesima velina che passava per il Meazza per caso (vedere foto) NON intrattenendosi nell'omaggio al PADRONE Moratti che festeggiava i 10.000 anni di regno conditi con 150 milioardi annui di soldi in scampagnate al mercato per una COPPA UEFA. Pellegrini spendendo 1,5 miliardi a stagione vinceva,nello stesso lasso di tempo, UNO SCUDETTO e DUE COPPE UEFA. Però non vendeva i DVD...

 

Trionfo contro una Roma che gioca senza portiere. Nonostante la Zomba giocasse senza portiere, nonostante l'arbitro Trefoloni abbia fischiato l'80% delle punizioni a favore della Zomba, nonostante sciarpetta ci abbia messo di nuovo il suo inserendo il vitreo Ze Maria allo scopo di disintegrare quanto di buono aveva fatto fino ad allora la difesa nero azzurra due salve da 381 serbe hanno spappolato la porta sguarnita della Zomba. Nel giorno del carnevale ambrosiano i romanisti si presentano a san Siro stracarichi di raudoni e visto che Totti e compagnia bella ad un certo punto si accorgevano, in pesante ritardo, che forse era meglio giocare con un qualche cazzo di uno in porta, decidevano di dare il via al gran varietà dei botti di carnevale. In mezzo Poldo finalmente smetteva  i panni del rappresentante delle polderizzazioni olandesi e decideva di darsi da fare a parare le schiumate della Zomba. Anche Cordoba si affannava in recuperi spaventosi sradicando letteralmente dalla linea di porta un Montella che andava depositando sicurissimo il pallone del pari. Aggiungiamoci che le uniche due punizioni fischiate dall'arbitro per i neroazzurri si sono tramutate in gol grazie ad un difensore, alla fine ci accorgiamo che l?inter incredibilmente vince per la difesa e non per l'attacco. All'interno di questa contraddizione in termini anche lo staff tecnico tattico avanzato della Zomba entrava in confusione: quando Del Neri si ripigliava dalla spirale caotica nella quale era finito era già ora della conferenza stampa.
 
VENTITREESIMA GIORNATA 2004-2005

Una Lazia in putrefazione a momenti portava a casa una vittoria. Era troppo. Repusher in settimana aveva ampiamente parlato di una mancanza assoluta di interessenze con la controparte di Torino, quindi i conti non erano per niente fatti. Chi si fa è invece il tifoso interista, la cui cordite è salita oltre i limiti di guardia nel rivedere quella troia di partita in quel di Parma, terrorizzato al sentore dell'ennesimo DVD per l'ennesima rimonta contro la 17a in classifica salutata dall'informazione bulgara ufficiale nero azzurra come una vittoria. Ma com'è allora che l'F.C. Internazionale si ritrova a 111 punti dall'Everest?? E vabbeh.....come previsto l'Udinese si è ripigliata giusto in tempo per metterlo in quel posto ai nero azzurri che andranno a far visita in quel campaccio tra 15 giorni. L'ultima vittoria risale al 1998 con gol di Cicciobombocannoniere. La cura Zoff ha portato a cinque sconfitte consecutive lo score della Fiorentina. E' vero, l'arbitro di Genova è un emerito coglione, ma lo sono ancora di più i giocatorelli viola che evidentemente si sono intristiti oltre misura. Tutti i  presidentelli grandi imprenditori di sta ceppa, riescono ad essere dei fenomeni nel calcio. Guai a parlare di alta imprenditorie, perchè quella funziona solo entro le gigantesche sovvenzioni dello stato. Così quando si buttano nel circo italiota, lo fanno per la pioggia di soldi regal televisiva. Come vengono a mancare ecco che blaterano sulle turlupinate arbitrali. Il Parmetta ad esempio dovrebbe stare in C assieme al Napoli, ed invece sfruttando l'amministrazione controllata voluta per legge ad hoc sopra la Parmalat, eccolo in serie A a rompere il cazzo a tutti tranne che a Mediaset-Juvenlan ( e non uscite con il fatto che i rossobianconeri hanno pareggiato, perchè per la miseria...venivano da tre sconfitte consecutive come score storico......). Non parliamo poi della Lazia del didascalico Lotito, fenomenale intrallazzatore servo di Capitalia e di Repusher.

 

IL POPOLO DEL QUARTO ANELLO - Tristi, scontati e puntuali: è  straordinario. Il marketing sociale arriva anche là dove le statistiche della natalità dicono che questa è una nazione che va diminuendo pesantemente nei numeri, anche in quelli demografici. Questa della demografia a dire il vero è UN TOCCA SANA. Di fronte ai colossali fallimenti di intervento industriale (PARMALAT, FIAT E RECENTISSIMAMENTE CONAD......) che hanno visto chiudere chilometri e chilometri di filari con annessi altrettanti posti di lavoro, ma d'altra parte come dice Veltroni la vera rivoluzione della sinistra italiota è stata quella di aver fatto  scomparire l'operaio, il sottoposto, proprio la questione della crescita sotto zero dei figli d'Italia si risolve alla fine come un favore. Insomma dato il magrissimo circolante, che in massima parte finisce nelle banche per finanziare il traffico d'armi, nella droga, nel porno e negli stipendi dei giocatori di basket e di calcio ( a ruota seguono ciclisti,pallavolisti,tiro al piattello E TIRO ALL'UCCELLO....) è ovvio che meno siamo e meglio è. I GENI del marketing rossoneroazzuro NON hanno voluto tenere conto di queste che reputano delle puttanate e così hanno varato il progetto QUARTO ANELLO. Come dire: visto che facciamo fatica a riempirne tre, noi rilanciamo per costruirne un quarto. Dopo i DVD ed i cartelloni pubblicitari per le vacanze IN PERU, visto che il sud est asiatico purtroppo è stato devastato, la Milano da digerire a targhe alterne si vede invasa da un megaborg colossale mastodontico che coprirà di cemento armato e vetroresina l'intera area di San Siro per il sollazzo a cinque stelle dei tifosi spendaccioni. E allora giù a botta di ingaggio per comperare il prossimo futuro campioncione, giù a d allungare i cavi telefonici e visivi per accedere alle partite a pagamento,giù a fabbricare decoder analdigitali per lo stacchetto di Maria De Filippi tra il primo ed il secondo tempo delle partite di calcio, via con le web cam nei cessi dei giocatori intenti ad anabolizzarsi ed a leggere lo spartito per la cacofonia di cazzate che dovranno dire a partita finita. Un giorno poi compariranno i GOTI DI TOTILA A TAGLIARE GLI ACQUEDOTTI e per gli spettacoli del Colosseo NON CI SARA' PIU'
TANTA,TROPPA IMMUNODEFICIENZA ACQUISITA - Danza la Dea della deficenza nel cervello dello mega staff dirigezial tecnico nero azzuro. Mancetta fa di tutto per far vincere il Parma schierando un cadavere, COCO, che è riuscito nell'impresa storica di resuscitare uno scomparso Morfeo.  l'ASSURDO ESTREMO arriva poi con l'espulsione di Materazzi, che riesce altrettanto storicamente di portare il Parma sul 2 a 0. Insomma, la sua espulsione è costata all'Inter due gol sul groppone.  Marouane Chamakh e Ahmed Fathi ci fanno un baffo: i giocatori di Bordeaux e Ismaili insidiano buffamente Obafemi Martins nella corsa al titolo di "Miglior giovane d'Africa" per il 2005.  (i tifosi dell'Inter si stanno ancora chiedendo se giocavano per il Parma...) In attesa che Oba Oba vinca a breve il pallone d'oro, sono uscite le nomination per i premi del calcio africano. I tifosi dell'Inter escono dal Tardini di Parma in avanzato stato di confusione, in quanto alla fine è uscito, ma guarda un po', un pareggio. Alla fine i nero azzurri stanno messi peggio di come erano. Infatti l'Udinese passeggia sulle macerie del Brescia per scavalcare proprio l'Inter nella corsa per la Coppa dei Ricconi. Non parliamo poi della Sampdoria che arraffa tre punti approfittando in modo scomposto del dio culo. Per Mancetta si prospetta un luuungo soggiorno nel nord della Cambogia.
GIOCATORI SOLARI , FIGHE SPAZIALI,CAMPIONATI INGUINALI - All'inizio il Real insisteva per Munitis (oggi ancora vivente) e nessuno capiva bene il perché; solo più tardi virò la propria offerta su Santiago Solari, il centrocampista di fascia che per un periodo fu il meno desiderato del globo. Nell'affare Ronaldo, l'argentino si rese involontario protagonista del momento più alto della carriera dirigenziale di Massimo Moretti che fantasticava ad alta voce nell'ormai mitico: "se prendiamo Solari rinunciando a dieci milioni di Euro e poi lo rivendiamo, ne incassiamo 18 per 3/4 di Mufidis da girare al Francavilla che come contropartita tecnica girerà al Chievo i 7/10 di Carlito Gamarra, il tutto per arrivare allo spacciatore di Monza: REPUSHER". Chiarissimi messaggi in codice spediti da uno dei massimi dirigenti neroazzurri a quelli di Torino, col chiaro intento di profferire delle avvisaglie sinistre verso l'acquisizione di giocatori "stupefacenti". L'infortunio all'inguine incorso a Capello, costringe i ministeriali di Torino a cedere in casa loro l'argenteria ai doriani che se vanno così belli contenti di aver approfittato delle gabole sotterranee del calcio marketing che prevedeva una riapertura del campionato italiota della Germania Est allo scopo di vendere qualche copia di giornale in più visto che le recentissime statistiche dicono che gli italioti sono all'ultimissimo posto come lettura di quotidiani ( anche quelli sportivi??)  Ed è successo nel Viareggio per l'Inter. Il Milan le busca pure nelle partite dei giocatori small. Così succede che piovono tre punti in casa Moratti per la proprietà riflessiva, che tuttavia non funziona allo stesso modo per il Messina, che, nonostante una partita arcigna e giocata entro un nerburismo inguinale spaventoso, ha dovuto cedere baracca e burattini agli arcorioti che si sono visti esaltare Botolespo, il nuovo pampadores del tango argentino. Incredibilmente l'Inter si rifà sotto, soprattutto perchè è stato impedito a Patron Moratti di accedere al "progetto luci rosse". Purtroppo il tutto non era stato comunicato a DAVIDS che infatti si lasciava andare in indugi nei confronti della super figa AFEF.  IL particolare è che la signora è la moglie del numero due interista e chiaramente a Tronchettone la cosa non è andata giù. A farne le spese è stato il povero Mancetta, che si è visto costretto a schiaffare in panchina l'ex Pit Bull trasformatosi in barboncino. A sua difesa DAVIDS HA DICHIARATO CHE NON NE SAPEVA NULLA. Di che cosa? Del fatto che era stato sospeso il "progetto luci rosse" o del fatto che non sapesse chi cazzo fosse quella super figa seduta da sola in un tavolo nella Milano Super In, Con,Su,Per,Tra,Fra sono particelle pronominali? 


 

Sul Corriere della Sera leggiamo : " Campi impossibili, come San Siro. Il gelo. L'inverno. Le notturne. Il presidente della Lega marketing ha rotto gli indugi e deciso di procedere alla "berlusconizzazione" del calcio italiano. Che, tra l'altro,consiste in questo: i campi di calcio diventeranno mega studi tv, i posti saranno ridotti a non più di mille ( gli ultrà ingaggiati come comparse), il tifo garantito e integrato da effetti sonori ( finti applausi e "laff box") . Veranno installate 40 telecamere fisse ( a Marasi alcuni giocatori hanno infastidito le riprese) e la moviola gigante. Via libera all'erba artificiale ( e divieto di fumo,ovviamente)."

Come contrastare questa desertificazione imperante? Un modo lo ha lanciato Carlo Mazzottone che con il Bologna è andato a vincere proprio sul campo della squadra maggiore interprete del calcio marketing. La cosa non è andata giù al presidente vicario berluscaniota che si è subito inalberato con l'arbitro, reo di non aver applicato a dovere la legge di compensazione degli errori arbitrali. Così ecco che la trasformazione in atto,la metamorfosi (NELLA FOTO VEDIAMO LE NUOVE SEMBIANZE DEL PRESIDENTE VICARIO VACANTE DELLA LEGA,NONCHE' PORTAVOCE UFFICIALE DEL MINISTERO DEGLI INTERNI ,NONCHE' CAPO UFFICIO STAMPA DEL CAPO DEL GOVERNO,ECC...) ha subito un imprevisto inghippo. Ancora di più il caos si è scatenato nella serata con la Corazzata Titanic di Moratti espugnante il campo dell'agnostico Palermo. Sandro Pistoncini andava su tutte le furie per questo risultato inaspettato perchè non solo ritardava il lancio del calcio marketing tratteggiato dal CorSer, ma soprattutto perchè vanificava due ore e mezza di smerdazzamento nei confronti dei colori nero azzurri, il tutto realizzato e tradotto nei nuovi discorsi scritti da Maria De Filippi che ancora scalpita per il lancio del suo nuovo show calcistico televisivo zoofilico. L'Inter ha rovinato tutto e la cosa nel circuito Mediaset non passerà in secondo piano, soprattutto perchè stanno venendo meno anche le interessenze con la controparte mediatica di Torino , che a quanto pare ha deciso di chiudere anzi tempo il discorso campionato della Germania Est. Con l'Inter al terzo posto e con il Mediaset precipitato a meno otto, negli studi dello show berluscaniota sono entrati nel panico generale, tanto che la super velina entrava in ritardo a causa della riscrittura dei dialoghi da parte di un "comanchi" acchiappato per la bisogna di fronte alla crisi di idee susseguenti al secondo gol di Vieri. C'è senz'altro da dire che le V2 nero azzurre hanno decisamente sorpreso tutti ed in primis i palermitani che già si pregustavano l'aggancio alla zona "coppa dei ricconi" soprattutto in relazione alla assurda prestazione nero azzurra in quel di Bergamo. Invece Veron e Vieri hanno incenerito tutto e tutti, con Toldone altresì dimostratosi finalmente portiere. Riprendendo le statistiche altresì c'è da dire che l?Inter non approdava al terzo posto da oltre un anno e ci cappottiamo letteralmente quando leggiamo , sempre sul CorSer, che :" Certo le cifre dicono quanto sia statisticamente anomalo il rapporto fra Collina e la Juve: 12 vittorie in 32 gare,10 pareggi e 10 sconfitte." Tosatti con questo che cazzo vorrebbe dire? Che tutti i cavolo di arbitri nei confronti della JUvenilia devono avere la sindrome di De Santis? Che ormai va da se che nel campionato italiota della Germania Orientale gli scudetti debbano per forza passare per rigori farlocchi,espulsioni a straccio,merdate varie a favore naturalmente dei colori bianconerioti di Torino? A quanto pare si, visto che anche il vicario del calcio marketing si è inalberato con, udite udite De Santis, per via del gol annullato al mediaset sullo 0-0. Proprio una brutta giornata.

 

SI LAVORA E CI SI SFONDA PER LAGLORIA E PER LA FELICITA' - Dagli innominati leggiamo: "La campagna acquisti a tema è un fiore all'occhiello della nostra dirigenza. Come i parchi di Walt Disney, ognianni il nuovo progetto si basa su un filone da seguire: ad esempio questo è stato l'anno de "usato sicuro o da revisionare" (Veron, Davids, Zé Maria, Favalli, Mihajlovic) con qualche buona variazione sul tema (Cambiasso). Ma ci fu la moda de "la coesistenza del fantasista" (Dj, Baggio, Pirlo, Recoba), l'anno de "giovane e italiano" (Ferrari, Cirillo, Brocchi, Colombo) e ancora di recente la caccia al "giocatore di fascia" (Eriberto, Fadigà, Vdm, Kily). Tra queste iniziative ossessivo-compulsive la più sfortunata coincise con l'acquisto di Khalilou Fadigà: arrivato all'Inter con passaporto fiammingo (ceppo di cui mostra tutti i caratteri salienti), il centrocampista fu fermato per problemi di cuore dopo pochi giorni. Nella foto, la campagna acquisti a tema che stiamo aspettando con ansia: gnocca, un poco zoccola e con un cuore così grande da essere visibile persino dall'esterno."

VENTIDUESIMA GIORNATA 2004-2005

Nessuno scossone in fondo alla classifica, e per questo la giornata ghiacciata infrasettimale si risolve con un nulla di fatto. La Lazia continua il suo digiuno, la Fiorentina precipita ( bella mossa prendere un rallentatore come allenatore), Pasquale fa il suo a Siena e così il Cagliari riesce a portare via un punto in trasferta dopo cinque sconfitte consecutive. De Canio lo sportivo incomincia ad averne le palle piene. Il Lecce pareggia,il Livorno pareggia,la Reggina pareggia,il Brescia pareggia. Per le vittorie di Udinese e Sampdoria improvvisamente si allunga la classifica per un posto in Coppa dei Ricconi. L'Atalanta precipita ad undici punti dalla salvezza. Non si capiscono bene questi cambi di allenatore per la scossa: Mandorlini veniva licenziato perchè l'Atalanta si trovava a sette punti dalla salvezza. La scossa del nuovo allenatore l'ha portata ad 11 punti; Simoni veniva licenziato perchè il Siena non riusciva ad uscire dalle sabbiemobili del fondo classifica, ora con De Canio c'è finito in pieno;la Fiorentina licenziava Buso dopo due sconfitte consecutive, ora con Zoff le sconfitte consecutive sono 5. Che cosa è tutto ciò: UMORISMO MALSANO??

 

 

 

ZERO ASSOLUTO - Inter più forte del freddo e della noia. Nell'andata dei quarti di finale di Coppa Italia, i nerazzurri sfidano la glaciazione e si impongono in casa dell'Atalanta per uno a zero sul pack dello stadio di Bergamo.  Sembra non esserci limite allo stato confusionale dell'Inter. Non è solo Adriano a lasciare perplessi i tifosi nero azzurri. Nella sventurata trasferta di Coppa Italiota, la squadra di Mancetta offre una prestazione spaventosa contro una Atalanta in avanzato stato di di putrefazio. Probabilmente si sta delineando il calcio champagne vaticinato da mister sciarpetta: tutto bollicine e gas per un ammasso di uomini gonfi di danari e giustificazioni che piovono dall'alto della macro dirigenza ormai fenomenale solo nella realizzazione del marketing sociale. Vogliono il calcio in casa con il dvd e pretendono i tifosi al seguito della squadra. Nella ghiacciaia di Bergamo ancora una volta un corteo di eroi si assiepa sugli spalti agghiaccianti di Bergamo. Il tutto per vedere il primo tiro in porta dell'Inter al trentunesimo del primo tempo su punizione di Recoba. Per digerire la stucchevolezza fiumi di cordiale caratterizzavano la chiassosa rappresentanza proveniente da Milano. Solo il dio culo impedisce ai bergamaschi di segnare e bisogna altresì segnalare l'ottima prova del terzo portiere dell'Inter Carini. Alla fine è il guizzante Martins, 6 gol in 4 partite, a consegnare la vittoria all'Inter mentre i tifosi ormai si erano persi nel vin brulè.
LE STELLE STANNO A BESTEMMIARE - dELIRANTI AFFERMAZIONI DI mOGIO mOGGI IN QUEL DEL pROCESSO ALLE vELINE di Aldo Bestemmia troppo. Il General Idiot della Juvenilia si è presentato infatti con tanto di DVD-VHS , per non essere da meno dei merkarioti dell'Inter, concernenti tutti i "torti" abritali subiti dalla sua squadra. Pazzesco. Nelle prossime puntate ci aspettiamo tonnellate di pizze concernenti i torti arbitrali subiti da : ATALANTA,SIENA,PARMA,BRESCIA,LIVORNO,MESSINA,LECCE,PALERMO,REGGINA

REGGINA,CAGLIARI...Ci preme constatare una sola annotazione. Vi ricordate di Zebinà alla Zomba?? Bene questo simulacro di giocatore di calcio era riuscito là dove avevano  fallito Sivori e Montero nell'accumulare turni di squalifica. Bene da quando è alla Juvenilia non ha ancora ricevuto una cazzo di ammonizione. E' diventato nel giro di una estate un fenomeno!! Qualcuno ci vuole gentilmente dire come cazzo hanno fatto?

ALLUCINAZIONI PERVERSE-  Adriano: "Quando parlo di sogni, intendo cose che accadranno tra sei o sette anni". Il brasiliano costetto ad abbandonare la conferenza stampa per smaltire un'erezione notturna del gennaio '99.

Caso Adriano: l'Inter si cautelerà attraverso
un fitto scambio di fax con il Real. Sacchi confermerà per iscritto che siamo dei beoti.

Mourinho: "Adriano attaccante ideale". Il Chelsea non perde tempo: già contattato Viganò per fissare un'intervista. Non accenna a diminuire il caos scatenato dal brasileiro, che vaticina fantasmagorici salti temporali con la mente, mandando in crisi tutto lo staff dirigenziale neroazzurro. Oltre agli avversari, l'Inter si sente sotto assedio anche sotto l'aspetto onirico-linguistico. Decisamente caso unico nella storia moderna. IN ogni caso Facchetti si è subito affanato a chiarire il tutto CONFERMANDO CHE ADRIANO NON SI MUOVERA' DA MILANO. Dichiarazioni forti,pesanti che fanno il paio all'esposizione in prima persona che il Presidente ( a seconda del momento) formulò all'indomani di Empoli- Inter della scorsa stagione,partita che consegnava ai nero azzurri un risicatissimo quarto posto. In quella festosa occasione FACCHETTI RIBADIVA CHE ZACCHERONI NON SI SAREBBE MOSSO DA MILANO. ( VEDERE LE DICHIARAZIONI UFFICIALI DEL SITO UFFICIALE,UFFICIALIZZATE ANCHE DALLE AGENZIE STAMPA UFFICIALI DI TUTTO IL MONDO UFFICIALE)

VENTUNESIMA GIORNATA 2004- 2005

Con la clamorosa vittoria al Meazza, il Bologna si toglie dalle paludi del fondo classifica e si inerpica addirittura a ridosso della Coppa UEFA con una formazione che schierava il vetusto Torrisi( 102 anni),nomi del calibro di Jarez, di Gamberini,di Susi, di Zagorakis, di Nastase. Un branco di sconosciuti ha fatto a pezzi l'armata del calcio marketing (vero Sherbalenko...)che a quanto pare dovrà affaticarsi non poco per raggiungere la vetta del campionato italiota della Germania Est. Anche il Parma fa un balzo in avanti battendo una Udinese in caduta libera, quell'Udinese che Pancellotti salutava, nel delirio pre partita di un paio di settimane fa, come la squadra più in forma del campionato. Ci si domanda che cazzo di filmate vedano questi meravigliosi allenatori italioti. Ma andiamo al caos per la piazza della Coppa dei Ricconi. In sei punti sono racchiuse otto squadre: Inter,Udinese,Roma

,Roma,Sampdoria,

Reggina,Palermo,Cagliari,

Lecce. Un caos d'altri tempi che accorcia incredibilmente la classifica, rendendo spaventosamente intensi gli scontri delle prossime giornate e ricordiamo che ne mancano 17.Fiorentina e Lazio cadono invece rovinosamente. Desta scalpore il crollo bianco azzurro. Dopo il derby vinto, Papadopulo e soci sembravano usciti dal tunnell per la gioia del loro presidente didascalico Lotito. Invece si sono succedute quattro sconfitte consecutive, se aggiungiamo anche l'eliminazione dalla Coppa Itlia, che segue quella della Coppa UEFA ( ma d'altra parte quest'ultimo trofeo non conta più un cazzo di niente). Ancora senza vittorie l'esperienza a Siena dello sportivo De Canio. Pasquale e Tudor non sembrano aver portato quel salto di qualità vaticinato dal tecnico dalla facile omologazione.Tanti auguri

 

IL SENSO DEL MARKETING SOCIALE -Il Padrone dell'Inter si è risentito non poco,stamane,per il silenzio surreale dello stadio Meazza nei confronti dell'Inter. La dura protesta orchestrata dalla curva derivava dall'ideuzza dei mercatari inseriti nella macro dirigenza neroazzurra di inventarsi un DVD idiota concernente le rimonte dell'Inter. Rimonte di partite, non di campionati. Infatti tutti ci aspettavamo la stagione 1970-71 riletta in chiave a colori invece ci siamo ritrovati con TIR di DVD sopra partite che purtroppo hanno lasciato il tempo che hanno trovato. Questa cosa NON è stata digerita, non solo perchè è suonata come una presa per il culo, ma soprattutto perchè l'Inter ha dimostrato di avvoltolarsi  in maniera scomposta all'andazzo del Marketing sociale creativo, fraudolento,banncarottiero,condito di leggine ad hoc. Fin quando sono i mediasettisti a protestare sui biglietti, la cosa risulta originale: siamo di fronte a gente che non solo pretende di vincere ma lo vuole fare gratis, ovvero in linea con quello che è il pensiero del loro presidente dai tacchi rinforzati. Il problema dei tifosi dell'Inter è che spendono l'ira di Dio per seguire l'armata delle tenebre che poi si presenta in campo, dopo una settimana di allenamenti puliti senza rotture di cazzo infrasettimanali, in maniera merdosa contro squadre che vengono da cinque sconfitte consecutive racimolando un luridissimo pareggio. Inevitabile risulta il sorvolo della partita che dopo Inter- Bologna, Siena-Inter,Reggina-Inter si ascrive nel novero delle peggiori disputate. Sintomatico  che queste difficoltà si riscontrino con club dal bassissimo spessore sopra il marketing sociale nonchè scarse a livello di effettivi. Eppure nel putridume si eleva splendida la figura di PappagalloPapparesta che annulla un gol regolarissimo all'INter sullo 0-0. Cosa dire,piove sul bagnato.Pareggiare le partite ma battere la storia: il record di Invernizzi è ormai muffa come ben racconta Inter.it,tuttavia i tifosi del Chiavo ne hanno pieni i coglioni.
 
CHI SBAGLIA FA CAGARE - Il trasferimento di Adrian Mutu dal Chelsea alla Juventus potrebbe rivelarsi un vero bidone per il Livorno. Come ampiamente ripreso da interisti.org: CHE COSA CAZZO LE SCRIVONO A FARE LE REGOLE? Purtroppo anche l'Inter con l'affare SAMUEL ci ha messo la sua zampa pelosa in quello che è il Far West inaugurato da sua eccellenza mediatica italiota. Di nuovo interisti.org ci rivela che : " SAMUEL-DAVIDS SUBITO? SI', ECCO COME - Samuel all'Inter e Davids al Real: l'operazione è possibile a gennaio? No, secondo alcuni giornalisti poco inclini alla fantasia. Spiegava Nando Sanvito: "Le normative FIFA a tutt’oggi impediscono a un giocatore di ottenere due volte nel corso di una stessa stagione (1 luglio-30 giugno) un transfer internazionale". In realtà  come insegna la nazionalizzazione di metà degli abitanti di Rio della Plata (i.e. Camoranesi) e boscaglie limitrofe (Kakà) o le capriole per il tesseramento di Gamarra, nel calcio le regole vengono fatte perché fa fico, non per una reale e condivisa manifestazione di principi sportivi.  I dirigenti di Inter e Real starebbero dunque studiando un piano in 5 semplici mosse per ovviare al problema: 1 cessione di Davids al Diano Marina / 2 Cessione di Diano Marina alla Spagna / 3 scambio tra la Polisportiva Diano Marino e il Madrid  di Davids e Samuel / 4 Annessione militare di Diano Marina / 5 Cessione di Samuel all'Inter. Il programma aggirerebbe così il problema del "transfer internazionale". " CINQUE MOSSE per sdoganare il Pit Bull e prendersi un congregazionalista della Pampa. Naturalmente Juv(epo)poli non poteva rimanere a guardare. Dopo aver avanzato dubbi circa i futuri progetti col Mediaset (evidentemente le interessenze di spaccio con Re Pusher incominciano a stare strette), ecco scatenarsi in un tubillon di spostamenti allo scopo di trascinare sotto silenzio mediatico il celebre corriere di Pablito il colombiano. Nella trappola dei transfert (al cervello) c'è caduta in pieno  il Livorno. La formazione anti trockista infatti ha deciso di tenere bordone alla grande ladrona riesumando un vezzo delatore e fiancheggiatore di sinistra memoria . Niente di sorprendente, per la verità: si tratta semplicemente di una riedizione di quanto già sperimentato dall'Inter con Gamarra nell'agosto scorso e che noi abbiamo stigmatizzato da par nostro con la domanda: CHE FINE HA FATTO CARLITO? Ecco di nuovo il resoconto: "di fronte alle cagate necroazzurre,ormai scomposte,ci permettiamo di massacrare il fu CARLITO'S WAY GAMARRA. La ripresina,alla Ciampi,ce la fornisce come al solito www.interisti.org. Noi cercheremo di aggiungervi un qualche cazzo di cosa piccante. Carlito's,dopo i 10 anni di galera inflittagli dal giudice Nowork,in relazione a false intercettazioni telefoniche per via di una questione di droga,esce in pompa magna ringraziando il suo avvocato Sean Penn,che poi,per rimetterlo in sesto,gli propone di gestire UN SUO CLUB nella Grande Mela newyorkese. Carlito's accetta,anche perchè vanta dei sospesi con la società necroazzura,che naturalmente si era già fatta viva per esigere il suo. Le cose per un certo periodo sono andate bene,almeno fino al periodo olimpionico che aveva fruttato molto al CLUB. Poi qualcosa è andato storto. Ad essa si è subito associato il mistero di Carlitos Gamarra in maglia necroazzurra. Il difensore Sean Penn, infatti,  riferisce costantemente di suoi allenamenti differenziati, come se si trattasse di un atleta infortunato, salvo poi sottolinearne le brillanti prestazioni in nazionale. (?!? e il CLUB.........)Che in tutta questa storia ci sia qualcosa che non va è più che evidente..........Il segreto di una situazione così evidentemente anomala sta tutto nella macchinosa operazione con cui Gamarra venne svincolato alla scarcerazione  e riacquistato durante il calciomercato estivo di inizio campionato,in piene olimpiadi. Con Adani ceduto al Brescia e Burdisso alle acciaierie Dalmine, i dirigenti necroazzurri  decisero di fare dietro front rispetto alla decisione di concedere al giocatore la lista gratuita SHINDLER . Ma poiché nel frattempo Juan Veron era stato tesserato come unico VU CUMPRA disponibile per la stagione in corso, Carlitos non potè essere semplicemente ripreso a contratto: venne così ingaggiato dal Chievo(UNA DELLE SOCIETA' LUSSEMBURGHESI DELL'AVVOCATO SEAN PENN CHE DETIENE LA MAGGIORANZA DELLE QUOTE DELLA SOCIETA'), che lo girò all'Inter in prestito. Risultato: secondo qualche indiscrezione, in Lega Calcio la manovra non sarebbe passata inosservata e il permesso di lavoro del difensore sarebbe stato bloccato cautelativamente per qualche mese IN BOLIVIA. Nella foto, Carlitos inganna il tempo a LA PAZ  vangando un orticello di MOTA...........".

VENTESIMA GIORNATA 2004-05

A Stalingrado la SESTA armata delle tenebre (rosso)nere viene presa a mazzate facendo prigioniero (di se steso) Von Pancellotti. Il congelato Sherbalenko a quanto pare si deve ancora scongelare dalla cessione del seme in Ucraina ( sembra tuttavia che  già funzionano i suoi buoni uffici economici visto che il riconfermato candidato "arancione" a quanto pare ha mandato a fare in culo Putin...). Buone notizie per la squadra di Stalin che si sta riprendendo dalla teoria dei torti-compensazioni che a fine anno si compensano. Evidentemente i bolscevichi non si sono fidati troppo di queste teorie esposte,chissà come mai,dalle squadre ministeriali che puntualmente,da dieci anni a questa parte,vincono il campionato. Così le cose si complicano non poco per i neroazzurri che incredibilmente accorciano le distanze dall'Udinese,incenerita in casa,ritrovandosi però sotto assedio per l'avvicinarsi poderoso di Sampdoria,che riprende le sue vittorie a "botta di culo",Zomba,che fa a pezzi una Fiorentina in avanzato stato di decomposizione,Palermo, ahinoi, e Reggina, corsara proprio in casa dell'Udinese che naturalmente a sua volta farà in tempo a riprendersi per la partita con i neroazzurri. Il saluto evoliano di Di Canio non ha portato bene alla Lazia, giusto il tempo di approfittare della putrefazio della Fiorentina e poi giù di sconfitte a spronbattuto. Dispiace moltissimo la ripresina della Zomba. Lo scontro del Meazza sarà all'ultimo sangue e speriamo di togliere quella cazzo di erre moscia al loro allenatore che si presenta come un altro "sportivo" alla De Canio che dal suo insediamento in quel di Siena non è ancora riuscito a portare a casa uno straccio di vittoria. Tuttavia è uno sportivo, così come sono sportivi i parmigiani che hanno sorvolato sopra le merdate arbitrali a Messina. D'altra parte solo sette giorni prima ne avevano beneficiato a strafottere con Zeman che ancora si va dilungando sulla questione del tempo delle partite. La stessa cosa sta capitando a Mancetta, intestarditosi a buttare Emre nella mischia al 96°,ovvero quando ormai le squadre erano nello spogliatoio. Bah...

 

MORATTI A LUCE ROSSA. Si apre un nuovo filone mercantilizio nell'Inter morattiana . Il patron dei necro azzurri si è scatenato in un valzer di contatti di veline e veloni allo scopo di inchiodare Vieri e Totti alla sua squadra. L'apertura di credito sessuale ha il chiaro intento di ingolosire ancora di più i giocatori ad indossare la casacca nero azzurra  che rappresenta la garanzia di un seggio vitalizio che nemmeno il prossimo parlamento federale di pregiudicati è in grado di dare. Il nuovo filone morattiano di trattative di mercato si unisce all'irruzione di La7-Telecom di Troncetti Provera nel cartello delle partite trasmesse in digitale terrestre . Il tortone delle partite infatti vede il socio numero due del megaborg nero azzurro rastrellare il 50% delle squadre di serie A, rastrellamento che casualmente ha prodotto per i colori nero azzurri tre rigori e due espulsioni a favore. Insomma dopo la compartecipazione a perdere di PAGINE UTILI, dopo la suddivisione dei costi di gestione con Mediaset  dell'Olimpia Milano, i feudatari dell'Inter entrano a pieno titolo nel marketing sociale calcistico anche se purtroppo per i tifosi dell'Inter non è ancora risultato tangibile constatare il nuovo ventoi a favore. CESARA, OGGETTO DEL DESIDERIO -  "Per Cesar serve un'offerta seria". Così sintetizzato, il pensiero di Lotito potrebbe avere un senso, almeno in italiano. Il presidente della Lazio, che in settembre ha denunciato Mancini perché Stam lo ha preso il Milan, ha espresso nella sua lingua madre un complicato pensiero al termine del quale si  potrebbe evincere l'idea di cedere a caro prezzo l'esterno brasiliano, trentenne e che non può partecipare alla Champions. Nella foto, la Stele di Lotito: sopra le sue dichiarazioni, sotto la traduzione in grafia demotica.

DICIANNOVESIMA GIORNATA 2004-05

Il crollo dell'Udinese riapre il campionato. I fantasmi dell'Inter ora soffiano sul collo delle zebrette annichilchilite da una partitaccia stantia e stucchevole: nelle ultime due trasferte cinque gol presi ed una collezione invereconda di pali. Dietro si bloccano una storditissima Sampdoriaed una sconcertante Zomba costretta ad un affannoso recupero contro un Chievo che veniva da cinque sconfitte consecutive. Anche peggio la Lazioche viene incenerita dal Palermo che di prepotenza si porta a tre punti dalla corazzata dai costi scomposti per il suo patron (intento ora ad aprire  nuovi leasing per convincere il rompicazzo Totti a schierarsi con lui...). Si accende pesantemente la bagarre in coda con la violenta rimonta del Parma a quanto pare alleggerito  dall'uscita di scena di Sacchi. A farne le spese è il Lecce che subisce la trentottesima pera al novantaseiesimo minuto lanciando una lunghissima conferenza stampa in Boemo di Zeman, che ha illustrato a tutti come la tecnologia Zeiss sia la migliore per il calcolo del tempo . Si denotano i pesanti arretramenti di Messina e Brescia, mentre lo "sportivo" De Canio concede un punto all'Atalanta recente matador dei ministeriali di Torino.

 

Prosegue il progetto Mancini: alla mezzanotte di sabato, un altro punticino recuperato su Juventus e Milan.

J.Zanetti: "Siamo pronti per ripartire". Si riferisce al volo Reggio Calabria - Milano con imbarco alle 23.55? Purtroppo gli strascichi della Coppa Italiota si trascinano in maniera negativa a Reggio. La nebbiacia che ha favorito Martins e Recoba, Mancetta non è riuscito a spostarla verso Reggio a causa delle potentissime turbine piazzate dai calabresi al Granillo che hanno completamente spazzato l'atmosfera ed il cielo. Non hanno spazzato il cervello dell'allenatore nero azzurro  che dopo la Sampdoria pensa che il teorema dei due-due negli ultimi quindici minuti sia un fatto ormai assodato. La Reggina ha distrutto con forza l'ideuzza. In compenso col pareggino di sabato notte, l'Inter si porta a sole quattro partite dal record storico di pareggi in un campionato di serie A a girone unico. Domenica sera tutte le feroci inseguitrici del ricco quarto posto saranno a ridosso dei necroazzuri ed in conseguenza di ciò si riapre il campionato.

ISRAEL IV

il nuovo forum EURASIA-ITALIA, che attualmente riunisce tre
realtà: Progetto EurAsia, La Nazione Eurasia e Brigata Eurasista.
Chi fosse interessato ad approfondire l'argomento
http://www.forumfree.net/?c=34029
 

ISRAEL III

Pagina 59
Una separazione unilaterale



Uno degli elementi del nuovo consenso israeliano è quello secondo il quale è
necessario costruire un muro «fra noi e loro». Questo progetto gode
dell'appoggio della grande maggioranza della popolazione ed è sostenuto
dall'intera classe politica, a eccezione di una parte dell'estrema destra.
Alcuni, come l'ex ministro laburista Haim Ramon, ne hanno fatto il contenuto
esclusivo del loro programma politico e della loro campagna elettorale.

Per Israele 2003, il muro è la sicurezza. Si è sicuri solo fra le proprie
mura. Per un paese che si è sempre rifiutato di definire le sue frontiere,
l'idea di un muro può sembrare paradossale. Tuttavia, essa è inscritta nella
logica stessa del sionismo e del «ciascuno a casa propria» che sta dietro a
questa ideologia. Da Herzl e Pinsker, alla fine dell'Ottocento, fino a
Rehavam Zeevi e Haim Ramon, una società è considerata normale solo se è
etnicamente omogenea. L'esclusione dell'altro, il razzismo (e quindi
l'antisemitismo), sono fenomeni naturali che esprimono il bisogno che ha una
società di respingere ogni corpo estraneo. Di qui la centralità del concetto
di separazione.


Pagina 63
Per ironia della storia, il sionismo che voleva far cadere le mura del
ghetto ha creato il più grande ghetto della storia ebraica, un ghetto
superarmato, certo, e capace di estendere in permanenza il suo territorio,
ma pur sempre un ghetto, ripiegato su se stesso e convinto che, al di fuori
delle sue mura c'è la giungla, un mondo radicalmente e irrimediabilmente
antisemita che non ha altro obiettivo che quello di distruggere l'esistenza
degli ebrei, nel Medio Oriente e su tutta la Terra.

Quando Ariel Sharon invita gli ebrei di Francia a fare le valigie e a
fuggire da una Europa rimasta antisemita e potenzialmente genocida, tutto
ciò che egli può offrir loro è un grande bunker, armato di una immensa
paranoia e di bombe nucleari. La miscela paranoia-arma nucleare rappresenta
un pericolo mortale non solo per i popoli arabi che circondano Israele, ma
evidentemente anche per lo stesso popolo israeliano, soprattutto in un
momento in cui la nozione di guerra preventiva provoca la degenerazione
dell'arena politica internazionale. Su una cosa non è possibile avere dubbi:
un attacco nucleare israeliano - che, come si è visto, non è escluso dai
generali-ministri Sharon ed Eitam - segnerà a termine la condanna a morte di
una presenza ebraica nel Medio Oriente, oltre a scatenare verosimilmente una
ondata antiebraica senza precedenti in tutto il mondo.



Pagina 106
Una falsa democrazia

Negli ultimi due anni è stato possibile scorgere numerosi segnali di questa
scomparsa delle norme più elementari della democrazia: il ritiro della
cittadinanza israeliana ad arabi sospettati di legami con il terrorismo,
l'annullamento dell'immunità parlamentare di deputati arabi, la legittimità
concessa a opinioni, programmi politici e progetti di legge apertamente
razzisti: in particolare, i progetti di pulizia etnica nei territori
occupati e nello stesso Israele.

Questa evoluzione ha potuto avvenire rapidamente e senza provocare grosse
crisi perché la concezione israeliana della democrazia è sempre stata molto
particolare. Per gli israeliani, la democrazia si limita a due elementi: la
supremazia della maggioranza sulla minoranza per il tramite delle elezioni,
e il fatto che gli atti del potere esecutivo si basino su leggi votate dalla
maggioranza parlamentare. Si tratta, com'è evidente, di una concezione della
democrazia un po' striminzita, che fa completamente astrazione dal concetto
di diritti. Contrariamente a quanto spesso si afferma, non è soltanto a
causa dei partiti religiosi che Israele non ha mai avuto una costituzione:
ciò è dovuto al fatto che i politici sionisti sono stati incapaci di
definire una vera costituzione democratica in cui potesse esprimersi
l'uguaglianza di tutti i cittadini e fossero definiti dei diritti
fondamentali, indipendenti dalla volontà della maggioranza. Alla definizione
di Israele come Stato ebraico (e democratico, secondo la formula consacrata)
si accompagna lo stato di eccezione, legato a vari decenni di guerra e
talmente radicato nella cultura politica israeliana che non ha potuto essere
rimesso in discussione né dalla pace con l'Egitto, né dalla pace con la
Giordania, né dalla Dichiarazione di princìpi relativa ai palestinesi.

Approfondiamo ancora questa problematica della democrazia in Israele: il
passaggio, senza transizione alcuna, da un certo numero di organizzazioni
nazional-coloniali a una struttura statale (1948) ha reso molto difficile
l'adozione di «norme di gouvernance» che, per definizione, sono molto
diverse da quelle usate da organizzazioni politico-militari non legate a un
codice di leggi chiaramente definite. (Ne sanno oggi qualcosa i palestinesi,
che trovano estremamente difficile passare dal funzionamento dell'OLP a un
funzionamento semistatale nella forma di un'Autorità elettiva che deve
adottare norme democratiche). A cinquant'anni dall'indipendenza, nel
comportamento dello Stato di Israele e della sua classe politica si ritrova
ancora una certa confusione fra lo Stato, i partiti al potere e gli uomini
politici, fra un quadro legale cogente e un certo numero di interessi che
fuoriescono da tale quadro (corruzione, certo, ma anche scelte
politico-militari che violano la legge eppure sono ritenute necessarie dal
potere esecutivo, come l'uso della tortura, gli assassinii
extragiudiziari...). Per superare queste contraddizioni, lo Stato di Israele
utilizza due meccanismi. In primo luogo, la negazione: essa porta a una vera
e propria schizofrenia, come hanno mostrato le sistematiche menzogne dei
servizi di informazione, della polizia e della Procura per quanto riguarda
l'uso della tortura, menzogne pronunciate in tribunale che hanno provocato,
alla fine, una grave crisi istituzionale e la creazione di una commissione
nazionale di inchiesta. O ancora: la negazione dell'esistenza di un
armamento nucleare ha impedito la creazione di meccanismi di controllo, il
che, secondo gli esperti internazionali ha moltiplicato gli incidenti
tecnici e ha fatto dei reattori nucleari israeliani i più pericolosi dopo
quelli di Cernobyl.

Il secondo meccanismo è la legislazione personalizzata. Una legge (e per di
più una legge fondamentale) esige che il candidato al posto di primo
ministro sia un deputato. Netanyahu, che vorrebbe avanzare la sua
candidatura, non lo è? Si cambia la legge fondamentale per permettere a
Netanyahu di presentarsi. Un ex ministro è in galera per corruzione? Una
forte campagna ne esige la liberazione: si vota una legge che permette di
liberare certi detenuti che hanno scontato metà della pena. La legge
fondamentale impone che non vi siano più di diciassette ministri al governo,
ma, per formare la più larga coalizione possibile, Barak ha promesso un
portafoglio a una trentina di uomini politici: si cambia allora la legge
fondamentale.

Poiché è possibile cambiare le leggi - comprese quelle che hanno carattere
costituzionale - in funzione degli interessi di certi individui o di
esigenze congiunturali, perché non fare addirittura a meno della
legislazione? Così Shaul Mofaz, l'ex capo di stato maggiore, si è presentato
alle elezioni mentre il «periodo di raffreddamento» richiesto dalla legge
fra la sua carica e la sua candidatura non è ancora trascorso. La tesi
sostenuta da Mofaz dinanzi alla Commissione elettorale è di una chiarezza
quasi ingenua: se qualcuno ci avesse pensato, non vi sarebbe stato alcun
problema a cambiare la legge. Non è stato fatto per pura dimenticanza,
allora fate come se la legge sia stata cambiata, e non parliamone più...

L'elasticità delle leggi è uno dei corollari della mancanza del concetto di
diritti nella democrazia israeliana. Anche quando sono espressamente
menzionati, come nel caso delle leggi fondamentali approvate negli anni
della parentesi liberale, tali diritti sono sempre condizionati: «Purché una
legge non disponga il contrario», oppure «Tranne in caso di urgenza» o
ancora «Se ciò non è in contrasto con il carattere ebraico dello Stato di
Israele». In una parola, i diritti fondamentali - come il principio di
uguaglianza tra i generi o i cittadini di fede religiosa diversa - esistono,
salvo che il parlamento decida democraticamente, cioè per decisione di una
maggioranza parlamentare, di sopprimerli.



Pagina 114
Nuova ideologia, nuovo regime



Sarebbe un grave errore sottovalutare il peso di queste tendenze apertamente
antidemocratiche in seno alla classe politica israeliana: in primo luogo dal
punto di vista numerico, perché esse rappresentano ormai più di un quarto
dei deputati e quasi la metà dei ministri dell'attuale governo. In secondo
luogo, dal punto di vista ideologico: mentre il vecchio discorso sionista,
«ebraico e democratico», laico e a connotazione liberale, è in pieno
arretramento, si assiste all'affermazione di un discorso e di una ideologia
che rimodellano tutto l'insieme della cultura israeliana. Questa ideologia
combina quattro elementi principali: un militarismo nazionalista più o meno
associato all'integralismo religioso; un razzismo dichiarato; un oltranzismo
impregnato di messianismo e una rimessa in discussione di ogni norma
democratica. L'insieme di questi elementi rientra in una paranoia generale
che porta a considerare il mondo intero come una minaccia mortale per
l'esistenza stessa degli ebrei, nel Medio Oriente e altrove.

La prima conseguenza, indubbiamente la più perversa, di questa nuova
ideologia è l'accettazione dello stato di assedio interno e la
normalizzazione della morte: l'immenso spiegamento militare e poliziesco, le
migliaia di guardie private all'ingresso di tutti i luoghi pubblici,
ristoranti e supermercati, scuole e negozi, sono accettati senza la minima
domanda, come la più normale delle forme di esistenza individuale e
nazionale. A volte si direbbe addirittura che questa accettazione avvenga
con piacere, come se per la società fosse più facile vivere tale realtà che
non una normalità fondata su quello che la destra chiamava «il rischio di
pace».

Peggio ancora: il gran numero di vittime israeliane, civili o militari, è
inteso anch'esso come una fatalità a cui la società sembra abituarsi con
sorprendente rapidità, tollerando un governo che si mostra incapace di
garantire la sicurezza dei propri cittadini. «Il regno della morte»: con
questa espressione, presa a prestito da Dylan Thomas, Nurit Peled, che ha
perduto la figlia in un attentato a Gerusalemme, denuncia questo perverso
abituarsi alla morte di persone innocenti.

Il misto di nazionalismo offensivo e di vittimismo provoca all'interno della
società israeliana una violenza che non è facile misurare dall'esterno.
Eppure basta ascoltare le trasmissioni dei dibattiti alla Knesset per
rendersene conto: un deputato promette il plotone di esecuzione ai deputati
arabi, un altro tratta come «traditori» i suoi colleghi del partito sionista
Meretz e si fa a gara a chi presenta il progetto di legge più drastico non
solo contro i «terroristi» ma contro ogni forma di dissidenza in Israele. La
Corte suprema e i media, ma spesso anche la polizia e la Procura, vengono
regolarmente denunciati come antiebraici, e persino come «mafia di
sinistra». Non c'è rispetto reciproco, né osservanza delle più elementari
regole di civiltà, né soprattutto attaccamento alle regole della democrazia:
queste ultime sono considerate perniciosi residui di un regime che è ormai
tempo di sostituire con uno Stato autoritario e pronto finalmente ad
adottare le misure che garantiranno la sua sicurezza e il suo carattere
specificamente ebraico.

--------

(http://tecalibri.altervista.org/W/WARSCHAWSKI-M_precipizio.htm#p010)

 

ISRAEL II

Gli ordini sono chiari: spezzare ogni forma di resistenza, con tutti i
mezzi. Poco importa il bersaglio, poco importano le circostanze, poco
importano i «danni collaterali».

All'inizio, in conformità con lo scenario già menzionato, la repressione ha
carattere essenzialmente punitivo: dare una lezione ai palestinesi per aver
osato sfidare l'occupazione, e soprattutto per aver osato respingere le
«generosissime offerte» di Ehud Barak a Camp David (ci tornerò). Quel che
importa capire è che, in questa fase, l'obiettivo fissato da Barak e dallo
stato maggiore non è quello di assicurare il «ritorno all'ordine», ma di
condurre una operazione punitiva che si trasformerà rapidamente in campagna
di pacificazione.

Una simile campagna implica un uso massiccio di mezzi militari per
terrorizzare una popolazione civile, per costringerla ad accettare il potere
coloniale e le forme di dominio che esso vuole imporle. Per giustificare
dinanzi all'opinione pubblica locale e internazionale la violenza nei
confronti dei civili, è indispensabile «decivilizzare» tale popolazione. Di
qui l'uso sistematico, nei territori palestinesi occupati come in Cecenia,
del concetto di terrorismo: la sanguinosa repressione di una popolazione è
mascherata sotto il nome di «guerra contro il terrorismo». Non sono più
donne e bambini che vengono dilaniati dalle bombe a frammentazione; non sono
più intere famiglie che lo stato d'assedio condanna alla miseria e talvolta
alla morte per fame: sono dei terroristi. Anche il concetto di guerra ha la
sua importanza: lascia intendere che, di fronte alla quinta potenza militare
del mondo, non c'è una popolazione civile, ma un'altra forza militare, e che
ciò giustifica l'uso di carri armati, di elicotteri da combattimento e di
aerei da caccia.


Pagina 24
Afaf Disuki dilaniata da una bomba, e i soldati ridevano. Sua sorella Aicha
Disuki, 37 anni: «Eravamo in casa e abbiamo visto del fumo. I soldati ci
chiedevano di aprire la porta. Mia sorella è andata ad aprire, e in quel
momento è esplosa la granata. Allora ci siamo messi tutti a gridare per
chiamare un'ambulanza. I soldati ridevano. Abbiamo visto che Afaf aveva la
parte destra del volto completamente asportata, e che era ferita alla spalla
e al braccio sinistro...» Ashaman Abu Murad, che era fuori con i soldati,
conferma che essi ridevano: «Dopo l'esplosione, ho sentito le sorelle di lei
gridare e chiamare un'ambulanza. I soldati ridevano...»



Il numero esatto delle vittime non lo si saprà mai. L'esercito israeliano ha
sepolto una parte dei cadaveri, e alla Commissione di inchiesta
internazionale incaricata, tra l'altro, di confermare o di invalidare
l'accusa di massacro, è stato impedito di svolgere la sua missione. Ma, in
un certo senso, il numero non è la cosa più importante; ciò che più importa
è la violenza senza limiti che ha accompagnato l'operazione «Scudo di
difesa», e più in particolare la conquista del campo profughi di Jenin. Se,
come vedremo, l'esercito inizialmente ha sopravvalutato (sic) il numero
delle vittime palestinesi, è proprio perché esso era consapevole di quella
furia omicida, perché non ha tenuto alcun conto del fatto che di fronte ai
carri armati e ai missili c'erano dei civili, e perché sapeva perfettamente
che i suoi soldati avevano ucciso a sangue freddo persone disarmate.

Questa completa assenza di freni, questa brutalità senza limiti, gli
abitanti del campo, pur essendo abituati alla violenza dell'occupazione
israeliana, la hanno avvertita subito. A sole poche ore di distanza
dall'ingresso dei blindati israeliani nel campo, Leila Shahid, allora in
missione in Palestina, telefonava ai movimenti di solidarietà in Francia e
supplicava in lacrime: «Fate qualcosa! Nel campo di Jenin è in atto un vero
e proprio massacro».

Fra l'occupazione di Ramallah e il massacro del campo di Jenin passano due
mesi. E, come c'è continuità nelle operazioni dell'esercito di occupazione
israeliano, c'è anche escalation: ogni operazione tende a saggiare le
reazioni - quelle dell'opinione pubblica israeliana e quelle della comunità
internazionale - e a imporre, in mancanza di critiche gravi, un nuovo
livello di violenza. Nel momento in cui scrivo queste righe (settembre
2002), il livello rappresentato dall'operazione «Scudo di difesa» non è
stato ancora superato. I progetti di trasferimento, vale a dire una vasta
operazione di pulizia etnica in Cisgiordania, costituiranno senza dubbio il
nuovo balzo in avanti nell'orrore, se la guerra contro l'Iraq ne fornirà
l'occasione.



Pagina 36
La sistematica disumanizzazione del colonizzato comporta inevitabilmente la
disumanizzazione del colono e della sua società. Il soldato israeliano, il
colono che gode di una totale impunità, ma anche la brutalità del discorso
politico dominante, hanno ormai contaminato la società israeliana: la
violenza, come l'inquinamento, non si ferma alla Linea verde. Lo dimostrano
le statistiche sulla criminalità in Israele, soprattutto quelle sulla
violenza domestica: in due anni, le aggressioni e gli omicidi sono aumentati
di più del 20 per cento, e non passa giorno senza che la stampa segnali il
verificarsi di gravi incidenti, soprattutto fra i giovani. Questi ultimi
hanno due modelli con i quali identificarsi: i soldati, la cui brutalità
viene presentata dai media come eroismo, e i coloni, che Ehud Barak definiva
i nuovi pionieri di Israele.

Nel corso dell'ultimo decennio, il colono è diventato un superuomo che non
deve tener conto di alcuna legge, di alcuna istituzione. Ruba le terre dei
suoi vicini arabi, raccoglie le loro olive, apre strade e ne chiude altre,
vieta ai contadini arabi l'accesso alle loro terre e, quando si infuria,
organizza spedizioni punitive. Ha diritto di vita o di morte sugli indigeni,
e impone la sua legge anche ai militari che lo proteggono e senza i quali
egli non è altro che un miserabile ladro.



Pagina 51
Il perverso ritorno della Shoah



Presentando, a partire dall'agosto 2000, la guerra coloniale come una guerra
per la sopravvivenza di Israele, Ehud Barak ha risvegliato i demoni che
ossessionano la memoria collettiva del popolo israeliano. Fin dalle prime
pietre scagliate dai giovani palestinesi dopo la provocazione di Ariel
Sharon sulla spianata delle moschee, il giornalista Ari Shavit - uno di quei
numerosi intellettuali di sinistra che in poche settimane hanno rinnegato
tutte le loro convinzioni pacifiste - scrive in un editoriale di «Haaretz»
che il problema non consiste, come troppo a lungo si è creduto, nel
contenzioso israelo-palestinese e nell'occupazione, ma in quello che egli
chiama il «destino ebraico», descritto come una eterna guerra di
sopravvivenza di fronte a un mondo che ha sempre rifiutato l'esistenza degli
ebrei e continuerà a farlo per l'eternità. Questo discorso, ripreso in
continuazione dai media e dalla maggioranza degli intellettuali israeliani,
si fonda su un'angoscia esistenziale profondamente radicata nella mentalità
ebraica dopo il giudeocidio nazista, ma anche su una storiografia menzognera
insegnata nelle scuole, che riduce duemila anni di storia ebraica a un
gigantesco pogrom e a un antisemitismo senza tempo, irrazionale e unico,
rendendo impossibile ogni sua comprensibilità e vano ogni tentativo di
contrapporvisi.

Per i nipoti delle vittime del giudeocidio, ogni minaccia esistenziale,
reale o immaginaria, è associata ad Auschwitz e a Treblinka: i palestinesi
sono i nazisti, Arafat è uguale a Hitler, una imboscata nella quale vengono
uccisi alcuni soldati è un massacro, una bomba a Tel-Aviv è la Notte dei
cristalli. Con simili associazioni di idee, ogni possibilità di negoziato e
di compromesso svanisce: il nazismo nella sua forma palestinese dev'essere
sradicato, e tutti i mezzi sono legittimi.

Tuttavia l'israeliano sente inconsciamente che l'equazione «palestinesi =
nazisti» è falsa: tale è la potenza militare di Israele, la sua schiacciante
superiorità nei confronti dei palestinesi, che diventa piuttosto difficile,
per l'israeliano, identificarsi con i miseri ebrei di Varsavia e di Vilna, e
più ancora con i combattenti del ghetto di Varsavia o con i gruppi di
partigiani in Bielorussia. Si verifica allora un orribile, perverso,
rovesciamento di posizioni. Il continuo riferimento al genocidio degli ebrei
d'Europa e l'onnipresenza delle sue terribili immagini, fanno sì che, se la
realtà dei rapporti di forza rende impossibile adottare il comportamento
delle vittime ebraiche, si adottano allora - di solito inconsciamente - i
comportamenti dei massacratori del popolo ebraico: i palestinesi vengono
marchiati sul braccio, costretti a correre nudi, ammassati dietro fili
spinati e torrette di guardia; per un breve periodo, sono stati usati
persino cani pastori tedeschi. Le retate nel campo di Deheisheh non possono
non richiamare un altro periodo storico, anche se, chiaramente, la sorte dei
rastrellati non sarà la morte, ma una detenzione senza limiti di tempo in
condizioni spaventose. Il campo di detenzione di Offer non è un campo di
sterminio, ma assomiglia molto ai campi di concentramento tedeschi degli
anni trenta, con i fili spinati, le torrette, le masse di detenuti
spaventati, privi di ogni diritto e tenuti in condizioni veramente disumane.
Come non vedere che una fila di civili che sfilano con le mani in alto sotto
la guardia di soldati armati mima l'immagine ossessiva degli ebrei di
Varsavia in marcia verso la Umschlagplatz? Come non ricordarsi di questa
stessa Umschlagplatz quando la televisione ci mostra, a Jenin, centinaia di
uomini seduti per terra con le mani legate dietro la schiena, talvolta con
gli occhi bendati?

Anche il linguaggio è quello dei nazisti, come nel caso del rabbino Israel
Rosen che pubblica su «Haaretz» un articolo nel quale afferma la necessità
di prendere in ostaggio le famiglie di kamikaze e di deportarle a Gaza, poi
di distruggerne le case e raderne al suolo i villaggi. Il giornalista B.
Michael scrive, a conclusione di un articolo nel quale cita affermazioni
identiche a quelle del rabbino Rosen, fatte da alcuni ufficiali nazisti dopo
i massacri di Lidice e di Oradour: «E chi, dopo tutto quello che ha letto,
vorrà ancora credere che io paragoni, Dio me ne guardi, l'esercito
israeliano all'esercito tedesco, si sbaglia completamente. L'equazione è
stata fatta da chi ha rivolto quelle proposte all'esercito israeliano».

Alcuni giorni dopo che i media ebbero menzionato la «marchiatura» del
braccio dei palestinesi, B. Michael, figlio di genitori scampati allo
sterminio nazista, pubblicava un duro e doloroso articolo intitolato Da
marchiato a marchiatore. «È fuor di dubbio che il percorso storico compiuto
dal popolo ebraico nei sessant'anni che intercorrono fra il 1942 e il 2002
potrà fornire materiale ad appassionanti studi storici e sociologici. In
soli sessant'anni, è passato da marchiato a marchiatore che impone un
numero. In sessant'anni, è passato da chi è rinchiuso in un ghetto a chi
rinchiude. In sessant'anni, da chi sfila in colonna con le mani in alto a
chi fa sfilare in colonna con le mani in alto... In sessant'anni non abbiamo
imparato nulla. Non abbiamo interiorizzato nulla. Abbiamo dimenticato
tutto... Finalmente! Non siamo più un popolo strano e diverso, dal colorito
pallido e dallo sguardo carico di saggezza, ma un popolo di soldati, brutale
come lo sono tutti. Simile finalmente a tutte le altre nazioni».



 

 
La Juvenilia viene sbattuta fuori a calci dall'Atalantala, eppure per i giornali è stata una cosa normalissima. Anzi. In conferenza stampa addirittura i giornalisti genuflessi si indaffaravano in elogi sperticati per l'abile mossa dell'eliminazione in quanto la Ministeriale di Torino non può vantare gli organici di Mediaset e Necrons, quindi blablablablabla....Capello da par suo non poteva far altro che raccogliere gli assist che gli piovevano addosso e fare l'indiano anche sull'acquisto stupefacente appena realizzato dal suo mega club. Alla prossima sconfitta si inventeranno che evidentemente gli avversari non hanno ben capito come funzionea il giro del fumo in Italonia...
 
L'UOMO DI SPORT E DI SCOPATE -Da interisti.org riprendiamo con piacere il "discorso De Cranio". L'allontanamento di Simoni NON porta MAI bene. Ne sa qualcosa il Padrone Moratti che nel novembre 1998 ebbe la malsana idea di allontanarlo dopo una vittoria al novantesimo contro la Salernitana (che portava l'Inter a cinque punti dalla prima in classifica). Da quel momento si verificherà un crollo così scomposto dell'Inter da annoverare quella stagione tra le più brutte dopo quella ferale di RITARDELLI (altro decotto gobbo che nell'Inter ha fatto solo malissimo....). Ne sa qualcosa anche il Piacenza, che esonerava Simoni per poi precipitare in B. Altre vittime eccellenti saranno l'Ancona (finito poi in C2....) ed il Torino. Il vate del Siena evidentemente non si è reso conto della sinistra statistica ed altresì è voluto andare oltre ingaggiando "l'uomo di sport" De Cranio. Questo fenomeno  nel caldo febbraio del 2003 in cui l'Inter battè in casa la Reggina, allora allenata dal medesimo  tecnico Gea, segnando tre gol nei primi 45' di una partita mai cominciata (  l'1-0 lo segnò Vieri, gli altri due il suo sostituto Kallon, entrato perché Jiranek, non ammonito, aveva abbattuto Bobo come un procione distratto sulla SS14) a fine gara, se ne usciva con queste frasi dogmatiche  massimaliste: "Sono indignato per l'arbitraggio, le valutazioni del direttore di gara sono state tutte a senso unico". Precisò che queste dichiarazioni le faceva in quanto "uomo di sport". La querelle verteva attorno alla mancata espulsione di Batistuta per una gomitata su Franceschini. La vicenda ebbe un contorno delizioso: per Batistatua  due giornate di squalifica alla prova tv quando due settimane prima Nedved aveva atterrato con un laccio californiano proprio un giocatore della Reggina senza incappare in nulla perché la sua condotta era stata considerata a posteriori "non violenta". L'uomo di sport allora non si era espresso. Le espressioni le riservava infatti per una splendida coniglietta che aveva conosciuto sui viali di Milano mentre razzolava così come da par nostro facciamo anche noi con impegno e dedizione, anche se poi alla fine ci rimangono gli "scarti". In ogni caso la Coppa Italiota ha immediatamente scatenato la congiunzione cosmica dell'unione statistica simoniana all'umano delle scopatine serali fatte per ovviare di esprimersi nei confronti dei ministeriali di Torino. Il Siena partiva con un 2 a 1 ottenuto in trasferta ed ha concluso con un complessivo tennistico di 3 a 6. Stiamo ancora attendendo le espressioni di De Cranio in merito a questa sua prima puttanata.
 
L'ANNUNCIO UFFICIALE DI INTERISTI.ORG SOPRA LA CESSIONE DI PASQUALITO - Il destino dei terzini sinistri nerazzurri sembra tristemente segnato: un arrivo alla Pinetina carico di speranze, qualche comparsata illusoria in match modesti, diverse prestazioni da broccolo ed un mesto addio in sordina. Non si è sottratto al fato avverso neppure Giovannino Pasquale, orgoglioso prodotto del vivaio interista. Dopo una porca figura al primo anno di Hector Cuper, il laterale pettinato come Bart Simpson è letteralmente sparito dalle cronache nelle stagioni successive, fino all'anonima cessione al Siena di questo pomeriggio. A Milano non lascia rimpianti, se non quelli di alcune femmine sguaiate di cui è stato vivace animatore delle notti dopo le partite. Nella foto, la sua prediletta.
PABLO E' SCOPERTO - Riapre il calciomercato ed il primo colpo è della Juventus, con Adrian Mutu. iL secondo è dell'Inter che riesce a smazzare al Siena PASQUALE. Il regalino ha avuto subito effetti deleteri sui senesi che ne prendono cinque in casa dalla Zomba, uno stupro che porta i giallosbiaditi ai quarti di Coppa Italonia. Grazie ad un blitz dei propri dirigenti, coadiuvati nell'operazione da un reparto dei NAS di Torino, il club di corso Ferraris nel frattempo è riuscito a bloccare il giocatore all'aereoporto. Bisogna senz'altro rilevare come la PRESCRIZIONE MODELLO BERNASCONI( vedere a tal proposito il nostro voto MEDIATICO ) sopra l'affare DROGA (vedere il nostro Precetto numero trentadue) ha convinto i dirigenti juventilioti ad insistere sulla strada intrapresa rilevando nel giocatore il simbolo, il nume tutelare di un fare "stupefacente" che ormai identifica il club ministeriale. Purtroppo l'Atalanta guasta per un momento i piani di rilancio della Vecchia Ladrona. Nella settimana del colpo ALLA MOTA DE REAL i bergamaschi inchiodano i ministeriali sul tre a tre nella ghiacciaia di Torino, togliendo all'Inter la soddisfazione di una rivincita della ferale ( e manipolata) semifinale di Coppa Italiota dello scorso febbraio. Si vocifera che dietro a tutto ciò ci sia la regia occulta di Pablo, che si è risentito della cessione in quel di Torino del suo migliore corriere espresso per l'Europa.  Enorme soddisfazione da parte di Luciano Moggi, che ha tuttavia preferito glissare sulle domande della stampa in proposito, annunciando però la volontà di concludere anche altri affari di questo tipo.
Era da tempo immemorabile che non si ricordava una ripartenza così PIANTATA dell'Inter.  Di solito i necroazzurri si lasciavano andare a tutta una serie di merdate che finivano per pregiudicare una intera stagione. Non a caso la foto ci ricorda quello che andava accadendo nel 1998, quendo l'Inter, ad esempio cadeva in casa col il Bolognetta. Ieri invece in Coppa Italiota, l'Inter di Mancetta schierava dopo 5 anni una formazione titolare allo scopo di tutelarsi da una eventuale rimonta dei felsinei. Stankovic a dire il vero ha cercato in tutti i modi di riaprire il "discorso qualificazione" consegnando il pallone dell'1 a 0 ai rossoblu che ad un certo punto ci credevano. La nebbia scesa a fette ha vanificato tutto. Nascosti in mezzo alla foschia Martins e Recoba distruggevano quello che rimaneva della squadra di Mazzone che nel frattempo si lasciava andare in uno dei suoi caratteristici show sopra la "questione della moviola in campo alto" ( una variante suggerita da Maria De Filippi in collaborazione con Orianal Fallaci - già il nome è tutto un programma- con quest'ultima entrata di prepotenza nel circo calcistico visto come appendice fondamentale per la teoria dello scontro di civiltà) la cui spiegazione è andata a coprire ben tre ore di conferenza stampa condita ed arricchita di stacchetti pubblicitari inneggianti la svolta impressa dall'irruzione del digitale terrestre. Nel frattempo il pullmann dell'Inter riusciva nell'impresa di raccattare tutti i giocatori dispersi in mezzo alla nebbia ed a riportarli ad Appiano. Uno splendido falò realizzato per la cottura delle salamelle ha chiuso la vitrea giornata sportiva italiota.



 
 

 

 

 

 



 

Toldo: "Ora una serie di vittorie" . Scatta finalmente ad Appiano la teoria delle 54 finali da vincere. I tifosi interisti fremevano in una attesa che finalmente è stata scongiurata. Una volta esclusi dal giro che conta,i giocatori dell'Inter tirano fuori l'orgoglio tanto decantato nei ritiri estivi. Peccato che il campionato è finito e che si tratta solo di amichevoli...........
 

 
Prigioniero del papa re
 


 



David I. Kertzer. Prigioniero del papa re. (titolo originale: Kidnapping of Edgardo Mortara, Random House Inc. 1998). Traduzione di G. Moro e B. Lotti, Rizzoli, Milano 1996, pp. 465, € 19,62.
È la storia di Edgardo Mortara, ebreo, rapito all´età di sei anni da Santa Romana Chiesa nella Bologna del 1858. La polizia pontificia bussa alla porta di un mercante ebreo, Momolo Mortara, e pretende la consegna di uno dei suoi figli, il piccolo Edgardo. La famiglia tenta disperatamente di opporsi, ma è tutto inutile: l´Inquisitore è venuto a sapere che Edgardo è stato battezzato in segreto da una domestica. E poiché la legge della Chiesa non tollera che un bambino cristiano possa crescere in una famiglia ebraica, ordina che il piccolo sia trasferito a Roma, nella Casa dei Catecumeni, per perfezionare la sua educazione cattolica. Un affaire a cui oggi i manuali di storia neppure accennano, ma che fece scalpore nell´Ottocento, suscitando accese polemiche in Europa e in America.

Il grande orgoglio con cui la Chiesa dava notizia del battesimo degli ebrei convertiti continuò sino al tempo del rapimento di Edgardo. La rubrica del più influente giornale cattolico dell´epoca, La Civiltà Cattolica, trasuda entusiasmo nel riportare i più recenti episodi di conversione, ovunque avvenissero. I nomi cambiano, ma la storia resta sempre la stessa (p. 86).

Accadeva nelle borgate, dove gli ebrei a Carnevale dovevano sfilare per il sollazzo della folla cattolica. (...) L´articolo di Civiltà Cattolica elaborava un tema centrale del racconto cattolico: Edgardo aveva un nuovo padre. «Sono battezzato», diceva, «sono battezzato e mio padre è il papa». Aveva una nuova madre, la Santa Vergine Maria, e una nuova famiglia, «la grande famiglia cattolica» (p. 107).

La battaglia sul caso Mortara coincideva con la disputa all´interno della Chiesa su quale fosse il grado di potere da riconoscere al pontefice. (...) Ne risultò un rinnovato impiego della Chiesa come bastione del potere secolare. In tutta Europa fu ripristinato l´Ordine dei Gesuiti e vennero promosse tutte le forme di devozione popolare, tra cui il culto mariano e le manifestazioni legate alle apparizioni. Furono negoziati nuovi concordati che segnavano una ritrovata armonia fra trono e altare (p. 90-91).

L´idea che gli ebrei rapissero regolarmente bambini cristiani per spillarne il sangue era molto diffusa in Italia all´epoca del caso Mortara e, benché respinta dall´élite liberale, era profondamente radicata tra il popolo e veniva propagandata dai preti nelle parrocchie, dalle prediche quaresimali e dalla stampa cattolica (p. 201).

Favorendo la decisione di Napoleone III ad intervenire in Italia (...) la cattura di Edgardo Mortara diede indirettamente il colpo di grazia al governo pontificio. (...) I giornalisti francesi che dipinsero l´affaire Mortara come la goccia che faceva traboccare il vaso, si concentrarono sulle reazioni dell´opinione pubblica francese (p. 257).

Fra le dottrine perniciose condannate da Pio IX nel suo Sillabo c´erano queste: che la gente debba esser libera di professare la religione che ritiene migliore; che perfino i non cattolici possano aspirare alla salvezza eterna; che i cattolici possano dissentire con l´esigenza del potere temporale del papa; che debba esserci separazione di Chiesa e Stato; e che il papa possa e debba riconciliarsi e approvare il progresso, il liberalismo e la civiltà moderna (p. 375).

Perché il caso Mortara ha attirato così poco l´attenzione degli storici? (...) Dato il coinvolgimento di molti protagonisti della lotta per l´Unificazione d´Italia, il caso Mortara rappresenta un luogo ideale per comprendere la mentalità di figure cruciali come papa Pio IX, il segretario Giacomo Antonelli, il conte Camillo Cavour e l´imperatore francese Napoleone III (p. 430).

In breve, la vicenda Mortara era caduta dalla corrente principale della storia d´Italia nel ghetto della storia ebraica. (...) Ciò che rese singolare la vicenda non furono il battesimo forzato e la sottrazione alla famiglia d´un bambino ebreo, ma il fatto che - dopo secoli in cui eventi simili accadevano regolarmente - il mondo finalmente vi si interessò e insorse protestando (p. 438).

Per i cattolici, il caso è inquietante per parecchi motivi. È basato su un´ideologia che era assolutamente centrale nella Chiesa fino a tempi recenti, ma che oggi è considerata riprovevole: quella che vedeva gli ebrei come gli ignobili assassini di Cristo e che contemplava l´uso della coercizione fisica per sottrarre i bambini ebrei ai loro genitori. Più in generale, nel mettere in luce che fino a tempi recenti la Chiesa respingeva l´idea della tolleranza religiosa e, anzi, continuava a mantenere attiva l´Inquisizione, il caso Mortara attira l´attenzione sul fatto che la transizione della Chiesa dal fondamentalismo medievale alla modernità è avvenuta solo nel secolo XX. (...) Più in generale, il trattamento che la Chiesa ha riservato agli ebrei non è stato discusso volentieri dagli storici della Chiesa. Inoltre, esso solleva troppi quesiti imbarazzanti, soprattutto dopo l´Olocausto (...) (p. 440).

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L'AUTORE
 

David I. Kertzer (1948 New York, NY, USA), specialista di storia italiana, è professore di antropologia e storia presso la Brown University di Providence (Rhode Island). Tra i suoi libri, oltre a quelli citati nel presente sito, Riti e simboli del potere (Ritual, Politics & Power, Yale University Press 1989), apparso in edizione italiana nel 1989.


Luciano Franceschetti,
1° giugno 2000

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(http://www.uaar.it/documenti/cultura/opere/01.html)

I papi contro gli ebrei
 



 



David I. Kertzer. I papi contro gli ebrei. Il ruolo del Vaticano nell’ascesa dell’antisemitismo moderno. (titolo originale: The Popes against the Jews, Alfred A. Knopf Inc. 2001). Rizzoli, Milano 2002, pp. 365, € 21,00
David Kertzer, figlio di un noto rabbino, è specialista in storia italiana e docente di antropologia e storia negli Stati Uniti. Nel 1996 ha pubblicato Prigioniero del Papa Re, storia di un bambino ebreo che a Bologna nel 1858 fu strappato alla sua famiglia perché, essendo forse stato battezzato segretamente da una domestica, per la chiesa era diventato cattolico e quindi non poteva più restare nella sua famiglia ebrea.

Il Vaticano nel 1998 per difendersi da reiterate accuse ha pubblicato una relazione in cui ha nettamente distinto l’antigiudaismo religioso, che ammette come sua passata colpa, dall’antisemitismo
1 proprio di chi è contro gli ebrei per motivi razziali: di questo la Chiesa si dichiara assolutamente innocente. In base a ciò la Chiesa si è anche infine autoassolta da ogni colpa riguardante l’Olocausto2.

Il libro che qui presentiamo è stato scritto proprio per confutare l’autoassoluzione e per dimostrare come la distinzione tra i due tipi di avversione contro gli ebrei non regga ad un esame storico.

Le analisi dell’autore si focalizzano soprattutto dal 1800 in poi per dimostrare come l’operato della Chiesa, non solo in tempi antichi, ma anche in età moderna sia servito da preparazione e da solida base per l’affermazione dell’antisemitismo moderno. Questo appare palese leggendo la stampa cattolica che combatte modernismo, liberalismo, laicismo, e gli ebrei, ora visti in combutta con i massoni, ora associati al comunismo, ma comunque impegnati a realizzare l’opera del diavolo: loro scopo primario e finale è distruggere il cristianesimo.

Nel 1825 sul Giornale ecclesiastico di Roma fu pubblicato un lungo trattato contro gli ebrei poi riproposto in un opuscolo dalle molte ristampe. In esso c’erano le accuse mosse tradizionalmente dalla chiesa contro gli ebrei: colpevoli di deicidio, guidati dal desiderio di lucro, vogliono abbattere la cristianità, si lavano le mani nel sangue dei cristiani, danno fuoco alle chiese, calpestano le ostie consacrate, rapiscono bambini cristiani per scannarli, violentano battezzate e suore. Nonostante gli ebrei fossero solo lo 0,2 % della popolazione veniva loro attribuita un’influenza enorme e perniciosa: ingannano, frodano, solo ladri e assassini, vogliono ridurre i cristiani in schiavitù.

Attorno al 1870 solo in Italia si pubblicavano 130 periodici cattolici di cui 20 quotidiani. All’inizio del ventesimo secolo c’erano 500 periodici di cui 30 quotidiani. Tutte queste pubblicazioni erano scritte e dirette dal clero e sono sotto il controllo del Vaticano. Il periodico cattolico più influente nel mondo fu il bisettimanale dei gesuiti La Civiltà Cattolica fondato nel 1850 su richiesta di Pio IX (papa dal 1846 al 1878).

Questa pubblicazione fece una lunga campagna contro gli ebrei con 36 feroci articoli antisemiti stampati dal dicembre del 1880 per 40 mesi. Fin dal 1880 vi si sottolinea che il giudaismo non è solo una religione ma è una razza per cui anche se gli ebrei dovessero diventare liberi pensatori, atei, cattolici o protestanti resterebbero sempre e comunque una specifica razza distinta. Tra le altre affermazioni ricordiamo le seguenti. Gli ebrei sono costretti dalla loro religione ad odiare i non ebrei e ad uccidere i cristiani; la società deve proteggersi dagli ebrei con apposite leggi speciali contro questa «ebraica razza straniera» «sì eccezionalmente e sì profondamente perversa»; tutti i guai della moderna società vengono dall’aver aperto i ghetti dove gli ebrei erano vissuti per tanto tempo felici; fuori dai ghetti la razza ebraica diventa «persecutrice, vessatrice, tirannica, ladra e devastatrice» e gli ebrei sono comunque «insolenti, caparbi, sporchi, ladri, bugiardi, seccatori».

Nel 1882 La Civiltà Cattolica annunciò con soddisfazione le prime manifestazioni dei movimenti politici antisemiti moderni che organizzavano congressi internazionali. Nel 1890 nella stessa rivista apparvero tre lunghi articoli sulla «questione giudaica» che negli anni successivi furono riuniti in un libretto di 90 pagine diffuso per ogni dove. Le accuse sono le solite e vi si sottolinea che scopo degli ebrei è distruggere le nazioni in cui vengono lasciati liberi di vivere. Il ministro fascista Farinacci, dopo la promulgazione delle leggi razziali italiane (1938), sottolineerà come La Civiltà Cattolica già nel 1890 consigliasse, per difendersi dalla razza giudaica, l’annullamento di tutte le norme di eguaglianza politica e civile, la confisca dei beni e l’espulsione.

Sempre nella stessa pubblicazione, nel 1893 nell’articolo «La morale giudaica» sono presenti esplicitamente tutti i temi più cari all’antisemitismo moderno, ma il padre gesuita che ne è l’autore sottolinea che la Chiesa non sostiene queste cose perché antisemita ma perché gli italiani si mettano in allarme […] contro questi succhiatori di sangue. Nel 1892 L’Osservatore Romano dedica una serie di scritti alla questione ebraica giungendo a sostenere che dietro la violenza dei ripetuti pogrom ci sono gli stessi astuti ebrei che architettano questi sanguinosi eventi per suscitare pietà e simpatie. I lettori della stampa cattolica di tutta Europa all’inizio del XX secolo continuavano ad essere bombardati da riferimenti alla «razza ebraica» ed alle sue caratteristiche anche fisiche negative e pericolose.

Ma passiamo dalle parole ai fatti, dalla teoria alla pratica.

Pio IV (papa dal 1775 al 1779) trovava intollerabili le piccolissime libertà che, affogate in un mare di divieti, qualche suo predecessore aveva concesso agli ebrei ed appena eletto emise una bolla che fece tornare alle restrizioni del 1500. Questo regolamento fu punto fermo di riferimento per i successivi pontefici fino alla metà del XIX secolo.

Molti non sanno che la stella gialla che gli ebrei erano costretti a portare sotto il nazifascismo è una riedizione del distintivo giallo che era obbligatorio nello Stato Pontificio ancora nel XIX secolo. Inoltre il papa, nei territori italiani soggetti al suo potere temporale, trasferiva gli ebrei dalle zone senza ghetto alle città in cui poteva chiuderli nei ghetti. Similmente si sarebbero poi comportati i nazisti prima di svuotare anche i ghetti con la «soluzione finale».

Nel 1800 imperversava ancora la pratica dei battesimi forzati e se un ebreo diventava cristiano era costretto ad "offrire" alla Chiesa moglie, figli, nipoti, eccetera. Tra questi i bambini venivano battezzati forzatamente, gli adulti erano trattenuti dai funzionari della chiesa in una apposita "casa dei catecumeni" fino a quando non cedevano e se i genitori rifiutavano la conversione venivano per sempre separati dai figli oramai cristiani. Le donne incinte erano assistite nel parto da una inviata della Chiesa che, subito dopo la nascita, portava alla Chiesa il neonato per il battesimo e la definitiva separazione dalla madre ebrea.

Nel 1840 Gregorio XVI (1831-1846) ribadì l’obbligo delle prediche forzate. Gli ebrei dovevano uscire dal ghetto per andare in una specifica chiesa ad ascoltare accese prediche contro … gli ebrei.

Le prediche forzate erano sospese negli intervalli tra la morte di un pontefice e l’elezione del suo successore (periodo in cui scoppiavano sempre disordini) e nelle domeniche in cui nevicava e c’era neve sul terreno per evitare che i cristiani bersagliassero gli ebrei con palle di neve. Kertzer commenta «Tutto considerato, le palle di neve erano l’ultimo dei problemi per gli ebrei di Roma».

Tra le più gravi accuse ricorrenti contro gli ebrei c’è quella degli omicidi rituali. La Chiesa cattolica ha sostenuto a lungo che gli ebrei rapiscono i bambini cristiani, li crocifiggono, li mutilano, li torturano nel modo più crudele possibile per cavar loro il sangue, berlo e usarlo per impastare il pane azzimo. Gli ebrei accusati erano sottoposti a spaventose torture, molti ne morivano, altri alla fine si dichiaravano colpevoli per non essere ulteriormente torturati (è esattamente quello che succedeva anche con le "streghe"). Ad ogni nuova accusa se qualcuno si dichiarava scettico venivano ricordati, tra gli altri, questi precedenti.

A Trento, dopo tante prediche antiebraiche fatte dai frati francescani, nel 1475 gli ebrei furono accusati di aver massacrato un bambino cristiano di nome Simone; nel 1588 papa Sisto V dichiarò Simone santo e martire (il culto è stato abolito nel 1965 dopo il Concilio Vaticano II). Al 1485 risale invece il martirio di Lorenzino di Marostica (Vicenza): secondo la versione ufficiale della Chiesa una torma di ebrei lo aggredì, spogliò, crocefisse ad un albero e ne bevve il sangue. Pio IX nel 1867 ufficializzò il culto di Lorenzino e nel 1870 gli consacrò la seconda domenica dopo pasqua. Nel 1840 in Siria il vampirizzato di turno, anziché un bambino fu eccezionalmente un anziano monaco italiano.

Nel 1891 l’argomento dell’omicidio rituale ebraico era diventato un’ossessione per L’Osservatore Cattolico, quotidiano milanese, che nel 1892 su questo tema stampò 44 articoli che poi vennero ripresi in tutta Europa. Nell’ultimo decennio del XIX secolo ci fu un’impennata di accuse contro gli ebrei per omicidi di bambini cristiani e i numerosi processi furono raccontati con abbondanza di dettagli raccapriccianti dalla stampa cattolica.

Nel 1891 sul Piccolo Monitore il fondatore, sempre impegnato nella campagna antimodernista voluta da Pio IX, parlò della «razza rabbinica che sgozza in pieno 1891 i piccoli cristiani per la Pasqua della Sinagoga». Ancora nel 1899 ne L’Osservatore Romano fu stampato un articolo intitolato «L’omicidio rituale ebraico». Ed infine eccoci al XX secolo: nel 1914 su La Civiltà Cattolica si legge che cosa più importante per l’ebreo assetato di sangue cristiano è che il bambino che sacrifica muoia nel modo più doloroso possibile.

Chiunque volesse fomentare odio contro gli ebrei poteva citare anche le «prove» sugli omicidi rituali riportate negli articoli de L’Osservatore Cattolico in cui gli ebrei erano dipinti in senso proprio e metaforico come vampiri dell’umanità e sfruttatori del sangue cristiano oltre che monopolizzatori, usurai, speculatori disonesti, danneggiatori, calunniatori dei cattolici, insomma una genia da cui è necessario difendersi. Agli articoli si aggiungevano opuscoli e libri cattolici stampati con l’intento dichiarato di non far dimenticare i martiri dei vampiri ebrei e per sottolineare che gli svenamenti avveniva per osservare le leggi ebraiche e gli ordini della Sinagoga.

Ed ora passiamo ad alcuni degli ultimi papi pre-Olocausto.

Pio IX (1846-1878) nel 1864 scrisse il Sillabo, un elenco di 80 «errori» della civiltà moderna contro cui la chiesa deve combattere. Gli errori sono sostanzialmente le principali conquiste del pensiero moderno dal razionalismo al liberalismo, dalla libertà di religione alla separazione tra stato e chiesa, alla fine del controllo ecclesiastico sulle scuole pubbliche. Tra i nemici indicati nel Sillabo ci sono i massoni e la «sinagoga di Satana» che vuole ridurre la chiesa in schiavitù per poi farla scomparire. Durante il Concilio Vaticano I (1869-1870) furono condannati razionalismo e materialismo e Pio IX ottenne la proclamazione del dogma dell’infallibilità pontificia. L’acerrimo nemico dei patrioti italiani e dell’unità d’Italia sarà beatificato il 3 settembre 2000.

Il Vaticano proibisce la consultazione degli archivi posteriori a Benedetto XV (1914-1922) che nel 1914 scelse Achille Ratti per una missione diplomatica in Polonia. Ratti restò a Varsavia per 3 anni, il senso dei suoi rapporti a Roma è che causa di tutti i guai della Polonia sono… i giudei: la razza ebraica sfrutta la popolazione cristiana e ha un ruolo preponderante nel movimento bolscevico. Nelle relazioni sprona a non dar troppo peso alle notizie di massacri di ebrei, di incendi di case, industrie e sinagoghe perché, dopo tutto, di qualsiasi tipo di violenza siano oggetto […] la colpa è loro.

Se il popolo polacco è antisemita il clero cattolico polacco non è da meno. È convinto che ci sia una cospirazione mondiale ebraica e che sia necessario preservare la purezza razziale. Tra i suoi più importanti rappresentanti c’è anche chi diffonde l’idea che sia necessario eliminare gli ebrei ad uno ad uno.

Nel 1990 il Vaticano ha pubblicato un volume sulla relazione di Ratti da Varsavia. Il libro però ha spesso sunti al posto del testo originale e tagli ogniqualvolta lo scritto di Ratti sugli (contro gli) ebrei si fa un po’ troppo forte. Morto Benedetto XV nel 1922 Ratti diventò Pio XI ed ebbe (anche lui) l’appellativo di "papa buono".

Nel 1903 esce in Russia I Protocolli dei Savi Anziani di Sion; nel 1920 il libello viene pubblicato in Francia da un alto monsignore «Prelato di Sua Santità»; nel 1921 l’opera viene smascherata come un palese rozzo falso antisemita in cui si immagina un piano ebraico per conquistare il dominio del mondo; nello stesso anno il testo viene pubblicato in Italia come supplemento al diffuso settimanale cattolico Fede e Ragione. Gli argomenti dei Protocolli sono gli stessi che le pubblicazioni cattoliche avevano diffuso per decenni. Nel terzo millennio i Protocolli avranno ancora successo tra i neonazisti e nei paesi arabi.

La Civiltà Cattolica e L’Osservatore Romano continuarono anche negli anni Venti la loro battaglia sempre meno solitaria contro gli ebrei dipinti come nemici dell’umanità e in combutta con o essi stessi massoni, bolscevichi, comunisti, socialisti, atei, rivoluzionari. Dietro la decadenza di giornali, teatro, cinema ci sono gli ebrei con la loro visione materialistica, immorale e irreligiosa della vita, visto anche che sono particolarmente interessati al sesso e appassionati di pornografia. Per salvarsi la civiltà cattolica deve privare gli ebrei di ogni diritto, espellerli dalle nazioni cristiane, costringerli ad emigrare.

Le leggi razziali promulgate in Italia nel 1938 si differenziano pochissimo da quelle che la Chiesa aveva applicato nei suoi territori e, come i capi fascisti tengono a sottolineare, mettono in pratica ciò che la Chiesa chiedeva da tempo attraverso la sua stampa. Farinacci sosteneva: «se come cattolici siamo diventati antisemiti, lo dobbiamo agli insegnamenti della Chiesa attraverso 20 secoli».

Pio XII (1939-1958) non disse una sola parola contro lo sterminio neppure quando furono deportati nei lager gli ebrei rastrellati nel ghetto di Roma. Quando vennero annullate le leggi razziali la Chiesa si batté perché almeno una parte delle restrizioni restasse in vigore. Tra XX e XXI secolo il processo di beatificazione di Pio XII subirà rallentamenti a causa delle accuse e delle proteste mosse da più parti.

Tantissimi altri problemi, questioni, accadimenti e persone vengo affrontati e raccontati in questo libro, documentato e rigoroso ma di semplice lettura, che consigliamo sia per saperne di più sulle colpe della Chiesa, sia per essere più informati sull’antisemitismo sempre strisciante e spesso risorgente.

 

Note
 


1.    Nel testo in esame è usato questo termine coniato da un tedesco nel 1879. È d’uso comune ma quanto meno improprio: sono semiti anche gli arabi.
2.    Altro vocabolo presente nel testo, comune ma inappropriato: indica il sacrificio di una vittima a una divinità.

 

L’AUTORE
 

David I. Kertzer (1948 New York, NY, USA), specialista di storia italiana, è professore di antropologia e storia presso la Brown University di Providence (Rhode Island). Tra i suoi libri, oltre a quelli citati nel presente sito, Riti e simboli del potere (Ritual, Politics & Power, Yale University Press 1989), apparso in edizione italiana nel 1989.

Marina Franceschini
Circolo UAAR di Milano
Giugno 2001

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(http://www.uaar.it/documenti/cultura/opere/52.html)

ALLUCINANZA NAZIONALE


di MARCO TRAVAGLIO





Oggi An celebra, al palacongressi di Roma, il suo decimo compleanno («mezzo
Ventennio», per dirla con Storace). Dovrebbe essere una festa, ma c¹è chi
ritiene che ci sia poco da festeggiare. Come Domenico Fisichella, che non
sarà della partita, prontamente rimpiazzato da un¹intellettuale di pari
rango: Clarissa Burt. O come Marco Zacchera, uno dei pochi dirigenti che
dieci anni di poltrone e abbuffate non hanno cambiato, ha scritto una
lettera aperta a Marzio Tremaglia, morto tragicamente pochi anni fa,
intitolata «Delusioni. An ci sta rimettendo anche la dignità»: «Per
difendere piccoli privilegi, ce ne stiamo rancorosi ma sottomessi nella CdlŠ
con il piattino in manoŠ senza una sola riforma da presentare agli elettoriŠ
accettiamo i condoni, votiamo le leggi ³salvaqualcuno²Š dieci anni fa
marciavamo con Mani Pulite vantandoci di essere diversi, oggi gli stessi
magistrati convocano certi nostri assessori e chiedono loro contoŠ Caro
Marzio, è dura vincere la guerra e perdere la pace...». Una bellissima
lettera, che riflette gli umori di tanta base. Difficile che trovi udienza
alla kermesse di domani: ci saranno, in compenso, colossi del pensiero come
Peppino Di Capri, Paola Ferrari (quella di 90° minuto), Rita Forte e Lando
Buzzanca, che si alternerà con Albertazzi nella lettura di un «classico»: si
parla di un testo di Bombolo.
Fini intanto dà una rinfrescata agli spiriti-guida: oltre alla mummia di
donna Assunta, impagliata in prima fila, si registrano alcune new entry: gli
incolpevoli Gramsci e Gobetti. Che c¹entrano mai due martiri
dell¹antifascismo con un partito ex o postfascista? Lo spiega Fini a
Repubblica: «Nessuno scandalo, personaggi certamente diversi fra loro, come
Gramsci, Gobetti, Marinetti, Gentile, Soffici, Papini, hanno un comune
denominatore: la loro italianità». Ci voleva un genio come Fini per trovare
un denominatore comune fra quei sei: sono tutti italiani. E, a pensarci
bene, non è neppure l¹unico: per esempio, portavano tutti gli occhiali. Non
solo: chi più, chi meno, avevano tutti i capelli. E, a ben guardare, erano
dotati ciascuno di due braccia, due gambe, due occhi, un naso e una bocca.
Ecco perché piacciono tanto ad An. Avevano anche un cervello, ma questo
aspetto è comprensibilmente secondario. Tant¹è che la kermesse è affidata
alle cure del senatore avvocato Giuseppe Consolo, appena condannato in primo
grado per aver copiato il compito all¹esame di Stato. In cartellone, un
documentario sui primi «formidabili» 10 anni, con testi di Marcello
Veneziani, il filosofo coiffeur che tre anni fa prometteva di «scendere in
piazza se la Rai cacciasse Biagi e Santoro», salvo poi salire all¹ottavo
piano, quello del Cda, per cacciarli meglio. Ecco: Veneziani è una via di
mezzo fra Gramsci e Gobetti, uno che la «Rivoluzione liberale» ce l¹ha nel
sangue, e soprattutto nel gel.

Chissà con chi ce l¹ha Zacchera, quando parla all¹amico Marzio delle «mezze
cartucce abbacinate dai piccoli o grandi poteri». Con Gasparri, il ministro
dei media e soprattutto di Mediaset? Con il comico di Vigilanza Alessio
Butti, che denuncia Fabio Fazio perché «oscura An»? Con l¹altro degno
censore Bonatesta, che insulta ogni giorno Santoro per evitare che il
servizio pubblico rispetti un contratto violato da tre anni e mezza dozzina
di sentenze ignorate da due? Col ministro Matteoli che giurava «condoni mai»
e ne ha votati già quindici? Con l¹on. Giampiero Cantoni, già banchiere
socialista che patteggiò una condanna per Tangentopoli e oggi siede nel
partito di quel Fini che, ancora nel ¹94, sbraitava: «La gente i tangentisti
li vuole in galera»? Col sottosegretario alla Giustizia Valentino, sorpreso
a discutere della controriforma della giustizia a pranzo con un mafioso? Con
Flavio Cattaneo, messo lì da La Russa, che appena la Rai pronuncia la parola
«mafia» corre a organizzare un programma «riparatore» a cura del Masotti,
altro bell¹esemplare di «area An»?

Fino a pochi anni fa, ogni 19 luglio, An ricordava l¹anniversario di Via
D¹Amelio, visto che Paolo Borsellino aveva simpatie missine. Ultimamente ha
smesso: anche perché An sta lavorando a sbarrare la strada della Procura
antimafia proprio Gian Carlo Caselli, che Borsellino aveva «chiamato» a
Palermo dopo la morte di Falcone. Ieri, sulla Stampa, Antonio Caruso,
capogruppo di An in commissione Giustizia del Senato, confessava: «Gli
sforzi per lasciare Vigna sono finalizzati soprattutto a evitare che il suo
sostituto diventi Caselli». Viva la sincerità. Intanto Luigi Bobbio, sempre
di An, si batte come un leone per tener fuori l¹Italia, unico dei 25 stati
membri dell¹Ue, dal mandato di cattura europeo. La stessa An, occupata la
Rai, ha cancellato dal video chiunque avesse parlato dell¹ultima vera
intervista di Borsellino, quella in cui rivelava che la sua Procura indagava
sui rapporti fra Mangano, Dell¹Utri e Berlusconi. L¹indagine fu riaperta nel
¹94, dopo l¹arrivo di Caselli, dall¹allievo prediletto di Borsellino,
Antonio Ingroia: è quella che ha portato alla condanna di Dell¹Utri (alleato
di An), paragonata da Mantovano (sottosegretario di An) alle «rappresaglie
naziste». In Inghilterra chi, come il principe Harry, ha idee un po¹ confuse
sul nazismo, finisce a pulire le porcilaie reali. Grande paese,
l¹Inghilterra.
 

STORIE DI TUTTI I GIORNI

Splendido il tuo percorso storico, per non parlare della ricerca etimologica sulla parola slavo. D'altra parte, se mi posso permettere, Stalin, alla fine del conflitto, inneggiava al socialismo russo come unico realizzabile nel mondo. Voleva una specie di gigantesca officina mondiale diretta da russi, solo che chi lo propugnava era un georgiano. Dalla confusione scomposta sorse un mostro che stritolerà slavi su slavi, esportando oltre gli Urali quello che avevano "ben realizzato" i nazi nell'Europa finita sotto il loro dominio. Slavi su slavi, perchè il soggetto, sfruttando geopoliticamente il secondo conflitto mondiale, all'interno degli anni di occupazione nazista, quando poteva scatenava le sue orde contro tatari,calmucchi,baschiri,ceceni,polacchi,daghestani,greci di crimea,turchi,ucraini in quanto tutto sommato l'idea di un comunismo razziale non era poi così malvagia. E' costato tantissimo tutto ciò al comunismo ( mio nonno brigatista internazionalista in quel di Spagna schivò il gulag nazionalsovietico solo per un caso fortuito finendo in mano.....agli inglesi, che attenzione non è che ci vanno con la manina leggera...) ma è costato altrettando arrivare alla sua presunta liquidazione : vedere la Cecenia, nonchè i moduli di assunzione agli uffici "pubblici" moscoviti, moduli che prevedono ancora la domanda: "Ha avuto parenti rinchiusi in campi di concentramento?"(ricavabile in Utopia e terrore di Mannori). Sembra incredibile ma alla fine ci ritroviamo peggio di come eravamo, tanto è vero che una legittima domanda finisce nelle tenebre eterne.

La miseria del cristianesimo
 


 



Joachim Kahl. La miseria del cristianesimo (titolo originale: Das Elend des Christentums, Rowohlt, Hamburg 1968). Traduzione di Anneliese Wolf-Belfiore. Il Formichiere, Milano 1975, pp. 193, edizione fuori commercio.
«In questo libro il cristianesimo viene attaccato da uno che conosce bene la materia: i suoi dogmi, la sua morale, le sue istituzioni. Lo attacca violentemente. A volte con rabbia.

Quindi lo prende sul serio. Ma è ancora possibile prenderlo sul serio? Il cristianesimo dà ancora fastidio a qualcuno? Ha ancora una benché minima influenza sulla nostra vita? Il pubblico, compreso quello colto, si interessa seriamente alla disputa tra fondamentalisti e smitologizzatori?Š»


[Gerhard Szczesny,
Prefazione all¹edizione tedesca, Monaco 1968]

*    Chiesa schiavista. Che la dogmatica cristiana, fin dall¹inizio, non tenda ad altro che a tenere gli uomini in uno stato di impotenza, risulta anche dalla dottrina della grazia. (Š) Il concetto della grazia è il prodotto ideologico di una società senza diritti (p. 21).

*    Disprezzo dell¹uomo. Con la teologia cristiana si possono comodamente giustificare, glorificare o attenuare qualsiasi dolore, qualsiasi privazione, qualsiasi ingiustizia. Il senso dell¹umano e di umanità viene atrofizzato: il disprezzo dell¹uomo viene presentato come dignità umana (23).

*    Antisemitismo. Già nel Nuovo Testamento gli ebrei servono come componente principale della dogmatica cristiana: come concretizzazione della satanologia e della demonologia (37).

*    Colonialismo. Dite che la cristianizzazione forzata delle Americhe appartiene al passato? Il colonialismo dei popoli cristiani si è soltanto camuffato in modo ancor più raffinato («aiuti al terzo mondo»). Come la Chiesa confessionale e il clero cattolico hanno appoggiato la Seconda guerra mondiale come crociata contro i bolscevichi senza Dio, così il vescovo militare americano cardinale Spellman difendeva il conflitto nel Vietnam come una guerra per la fede cristiana. Con gli strumenti della teologia è possibile glorificare qualsiasi guerra (52).

*    Le guerre di religione fra i cristiani appartengono al passato? Purtroppo non è così, come dimostra l¹esempio della Croazia clerico-fascista degli anni 1941-44. In quegli anni il movimento cattolico-fascista degli ustascia convertì coercitivamente circa 240.000 cristiani serbi ortodossi al cattolicesimo romano, massacrando in modo bestiale circa 750.000 renitenti. Sin dall¹inizio il clero cattolico e il movimento ustascia furono in rapporti di strettissima collaborazione. L¹arcivescovo Stepinac fu nominato dal Vaticano vicario militare degli ustascia [Š]; ma i massacri continuarono, malgrado le petizioni inoltrate al vaticano. Papa Pio XII taceva, così come continuava a tacere su Auschwitz. Solo nel 1953 il vicario di Cristo ruppe il suo silenzio ed elevò al rango cardinalizio, per i suoi grandi meriti, l¹arcivescovo Stepinac, condannato dopo la guerra a sedici anni di N. lavori forzati dalla Corte suprema popolare jugoslava (73).

N.B.: Nell¹ottobre 1998, papa Giovanni Paolo II in Croazia ha dichiarato beato il succitato cardinale Stepinac.

*    Diffamazione delle donne. Che le donne, almeno nell¹àmbito della Chiesa di oggi, godano della parità di diritti, rimane una menzogna fino a quando non esisteranno preti, vescovi, cardinali e papi di sesso femminile (89).
La forma più raffinata dell¹apologetica consiste nell¹ammettere apertamente le atrocità dell¹Inquisizione e della follia delle streghe, ma nel negare nello stesso momento che coloro che avevano commesso i crimini fossero cristiani [Š] (94).

*    Non c¹è decadenza da un cosiddetto puro cristianesimo delle origini. Tutto ciò che i cristiani hanno commesso nel corso dei secoli come crimini, è già abbozzato in nuce in tutte le parti del Nuovo testamento, per cui si dovrebbe parlare di una teoria dell¹escalation, anziché di decadenza, quando si tratta di descrivere i dati di fatto storici. Facciamo due esempi:
1.    Se le parabole di Gesù presuppongono la schiavitù come istituzione indiscussa, e se Paolo esorta gli schiavi a rimanere nella loro condizione, la Chiesa storica non solo impedisce agli schiavi esistenti di emanciparsi, ma schiavizza anche innumerevoli altre persone (galere papali che andavano a caccia di schiavi in Africa).
2.    Se il Discorso della montagna e Paolo minacciano, inizialmente solo a parole, terribili torture nell¹inferno, la cristianità organizzata si sforza di ovviare a questa deficienza, e crea massicce istituzioni di disciplina e di flagellazione, che portano una concreta realtà infernale in terra, e che raggiungono il loro apice nelle atrocità della santa Inquisizione (99).

*    Cristologi. Ciò che l¹uno respinge come opinione inconciliabile con la Weltanschauung cristiana, per l¹altro è il Vangelo più sacro. Ciò che l¹uno offre come quintessenza della fede, l¹altro lo condanna come «totale svendita teologica». E sono tutti professori ordinari di «teologia evangelica»! (139).

*    Caos nel dogma. Questo caos nel dogma, che è il prodotto dell¹intera storia della teologia, connota l¹irrazionalità come elemento vitale del cosiddetto pensiero teologico. [Š] Sebbene parecchi professori di Teologia ammettano con franchezza che le «frasi su Dio e la realtà divina non possono essere considerate affermazioni scientifiche», la maggior parte dei dotti di Dio - tuttora titolari di cattedre in molte università tedesche - rivendica ancora con orgoglio la scientificità del proprio lavoro (141).

*    Narcisi. La teologia cristiana è investita di tanto narcisismo ed è tanto convinta della propria infallibilità, che può concepire qualsiasi altra concezione solo secondo il proprio schema assolutistico [Š] (150).

*    Demitizzare. Il programma di smitologizzazione di Rudolf Bultmann è il tentativo romantico di salvare l¹onore perduto della fede cristiana. [Š] Esso vive della convinzione che la fede cristiana e il pensiero scientifico non si escludano a vicenda (154).

*    Qual è l¹origine della miseria cronica dei teologi? [Š] Basandosi sulla tradizione autoritaria degli autori del passato, chiamata Rivelazione, quel passato normativo può essere adattato alle esigenze del presente solo per mezzo di trucchi ermeneutici. E così perdono entrambe le cose: il vero passato e il vero presente (164).

*    La forma più sfacciata del monopolio cristiano non è nuova. La teoria del Logos Spermaticos, della verità in embrione, diceva che il logos divino si era manifestato anche al di fuori della linea del messaggio evangelico [Š] preparata in nuce dai pagani, ragione per cui Giustino conciliava come cristiani Socrate ed Eraclito! Il motto di Giustino era «Tutto ciò che è stato detto di vero è cristiano» (166).

*    La tesi dell¹ottundimento degli uomini per mezzo del cristianesimo non è impudente menzogna di alcuni liberi pensatori, ma un amaro dato di fatto, storicamente documentabile; e non è motivato dal fallimento casuale d¹una serie fatalmente lunga di papi limitati e di teologi ostili alla cultura, ma dalla inconciliabile contraddizione tra fede e pensiero (191).

 

L¹AUTORE
 

Joachim Kahl (1941 Colonia, Germania), dopo gli studi di teologia, sociologia e scienze politiche, abbandona le Chiese e pubblica nel 1969 questo memorabile saggio - «plaidoyer per un¹umanità senza Dio», come suona il sottotitolo - riedito e attualizzato nel 1994 e seguìto da autorevoli studi e vivace attività pubblicistica a sostegno dei movimenti umanisti in Germania.
L¹Ateo ha pubblicato alcuni suoi contributi: nel n° 2 del 1997 (pp. 17-19) Non esiste alcun dio, scritto per una rivista culturale tedesca e messo generosamente a nostra disposizione e, nel n° 2 del 1999 il contributo teorico Punti cardinali d¹un umanismo ateo.

Luciano Franceschetti
Giugno 2000

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(http://www.uaar.it/documenti/cultura/opere/08.html)

 

 
TUTTI GLI UOMINI DEL DEFICENTE

"Batti e Ribatti": arriva l'uomo del Cavaliere

"Batti e ribatti", la striscia quotidiana di approfondimento nata per
sostituire "Il Fatto" dell'epurato Enzo Biagi, tornerà in fascia preserale
(alle ore 20:30) a partire dal 7 di febbraio. La conduzione è stata affidata
a Riccardo Berti che, come fresco collaboratore dell'ufficio stampa di Forza
Italia, saprà certamente garantire una giusta dose di imparzialità.

La sostituzione di Pierluigi Battista e Oscar Giannino (quest'ultimo ha
recentemente presentato il programma in fascia pomeridiana), con il nuovo
conduttore è talmente scioccante che persino il consigliere Rai Marcello
Veneziani si è detto "preoccupato": "Vorrei capire i criteri e conoscere il
senso di questa scelta", ha affermato annunciando che presenterà seri
interrogativi al consiglio di amministrazione della tv pubblica.

Perplessità sono state avanzate anche dagli esponenti dell'Udc, che ha
"preso atto con soddisfazione" della reazione di Veneziani.

"C'è più di un dubbio su come si sia giunti alla sostituzione di Oscar
Giannino (cui l'Azienda deve essere grata) con il pur qualificato Riccardo
Berti - ha chiarito il centrista Antonio Iervolino - speriamo che anche
altri Consiglieri condividano questi dubbi".

Paolo Gentiloni ha invece annunciato che la Margherita chiederà al direttore
di Rai1 Fabrizio Del Noce di venire in Commissione di Vigilanza della Rai
per spiegare "se le decisioni del direttore di rete coincidono con le
strategie aziendali e se i vertici aziendali le condividono".

-=oOo=-

La Rai tappa la bocca a Paolo Rossi

Non andrà in onda la seconda puntata dello spettacolo di Paolo Rossi "Questa
sera si recita Moliere", che era stata programmata sulla seconda rete Rai.
Improvvisamente la televisione pubblica ha deciso di lasciare tutto a metà:
chi ha visto la prima parte, oltre un milione di spettatori che pagano il
canone, non potrà insomma vedere la seconda.

Non si può certo dire che il comico l'abbia presa bene, Rossi ha subito
sfogato la sua rabbia parlando con i giornalisti.

"Da una parte mi viene da piangere, dall'altra mi viene da ridere - ha
affermato - ormai in tv la satira politica è proibita. E un paese dove la
satira non è ammessa è governato da gente che ha paura della sua ombra anche
quando è al buio".

Dello stesso tono anche il commento di Paolo Guerra, manager dell'artista,
secondo il quale siamo di fronte ad una palese "censura politica".

"Il linguaggio di Rossi è incompatibile con questa Rai - ha aggiunto -
nemmeno di notte c'è la libertà di dire qualche cosina di diverso da quello
che il presidente del Consiglio vuole che si dica attraverso le sue sette
reti televisive".

Decisamente arrabbiato anche il diessino Giuseppe Giulietti, secondo cui
questa vicenda "conferma che la cultura della censura e delle liste di
proscrizione, impasto di arroganza e dilettantismo, è più in voga che mai
nella Rai di Cattaneo".

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([noberluska] Digest Number 2412)
 
IL LIBRO NERO DEL CAPITALISMO


Autore    Maurice Cury
Coautore    J. Suret-Vanale, P. Paraire, J.P. Fléchard, F. Delpla, R. Pac,
J. Ziegler, al.
Titolo    Il libro nero del capitalismo
Edizione Marco Tropea, Le Querce , Milano 1999, pag. 545 (nuova edizione
tascabile: Casa editrice Net - Gruppo Saggiatore -, Collana Storica, Milano
ottobre 2003, pag. 546).
Originale    Le livre noir du capitalisme
Edizione    Le Temps des Cerises, Paris 1998
Traduttore    Massimo Caviglione
Classe    storia contemporanea , politica



Indice


                SOMMARIO

   Prefazione   Gilles Perrault               7

   Introduzione   Maurice Cury               11

 1 Le origini del capitalismo (XV-XIX
   secolo)   Jean Suret-Canale               17
 2 Economia schiavista e capitalismo:
   un bilancio quantificabile
   Philippe Paraire                          39
 3 Fuoco, sono soltanto operai!
   Roger Bordier                             49
 4 1744-1849, un secolo lionese: gli operai
   della seta di fronte ai cannibali del
   profitto   Maurice Moissonnier            61
 5 1871: tradimento di classe e settimana
   di sangue    Claude Willard               85
 6 Repressione antisindacale
   André Devriendt                           91
 7 Le bande armate del capitale nella
   Francia repubblicana   Maurice Rajsfus   101
 8 La Grande guerra: 11500 morti e 13 000
   feriti al giorno per tre anni e mezzo
   Jean-Pierre Fléchard                     115
 9 Controrivoluzione e interventi stranieri
   in Russia (1917-21)   Pierre Durand      135
10 La Seconda guerra mondiale
   François Delpla                          139
11 Sull'origine delle guerre e di una
   forma parossistica del capitalismo
   Pierre Durand                            167
12 Imperialismo, sionismo e Palestina
   Maurice Buttin                           171
13 Guerra e repressione:
   l'ecatombe vietnamita
   François Derivery                        179
14 Massacri e repressione in Iran
   François Derivery                        193
15 Genocidio anticomunista in Indonesia
   Jacques Jurquet                          207
16 L'annessione indonesiana di Timor
   Orientale   Jacques Jurquet              223
17 L'Iraq vittima del petrolio
   Subhi Toma                               239
18 L'Africa nera sotto la colonizzazione
   francese   Jean Suret-Canale             253
19 Algeria 1830-1998: dal capitalismo
   coloniale alla ricolonizzazione
   "mondializzata"   André Prenant          271
20 L'Africa delle indipendenze e del
   "comunismo" (1960-1998)
   Francis Arzalier                         305
21 Gli interventi statunitensi in America
   Latina   Paco Peña                       321
22 Stati Uniti, il sogno incompiuto:
   la lunga marcia degli afroamericani
   Robert Pac                               361
23 Centenario di un genocidio a Cuba:
   la "riconcentrazione" di Weyler
   Jean Laïlle                              393
24 Il genocidio degli amerindi
   Robert Pac                               407
25 Il capitalismo all'assalto dell'Asia
   Yves Grenet                              413
26 Le migrazioni nel XIX e nel XX secolo:
   un contributo alla storia del capitalismo
   Caroline Andréani                        435
27 Capitalismo, corsa agli armamenti e
   commercio delle armi   Yves Grenet       447
28 I morti viventi della mondializzazione
   Philippe Paraire                         475
29 La mondializzazione del capitale: le
   cause della minaccia di una nuova
   barbarie   François Chesnais             493
30 I banchieri svizzeri uccidono senza
   le mitragliatrici   Jean Ziegler         509
31 La pubblicità è più efficace delle bombe:
   i crimini pubblicitari nella guerra
   moderna   Yves Frémion                   523
32 ...e se non bastasse l'abolizione del
   capitalismo...  Monique e Roland Weyl    537

Appendice Capitalismo e barbarie:
          riepilogo dei massacri e delle
          guerre nel XX secolo              543




Pagina 7
PREFAZIONE


Beato capitalismo! Non annuncia nulla e non fa mai promesse. Nessun
manifesto, nessuna dichiarazione in venti punti programmatici sulla felicità
chiavi in mano. Vi spappola, vi sventra, vi asservisce, vi martirizza: in
breve, vi delude? Avete il diritto di sentirvi infelici ma non delusi,
giacché la delusione presuppone un impegno non onorato. Quelli che
annunciano un domani in cui si canterà con la giusta intonazione, si
espongono all'accusa di inganno quando il loro tentativo sprofonda in una
spaventosa cacofonia. Il capitalismo, al contrario, si coniuga
giudiziosamente al presente. Il capitalismo è. Quanto al futuro, lo lascia
volentieri ai sognatori, agli ideologi, agli ecologisti. I suoi delitti sono
quasi perfetti. Nessuna prova scritta che ne accerti la premeditazione. Il
Terrore del 1793? Quelli che non amano le rivoluzioni si immaginano
facilmente i responsabili: i Lumi e la irragionevole volontà di ordinare la
società secondo la ragione. Il comunismo? Le biblioteche traboccano di opere
da biasimare. Nulla di simile per il capitalismo. Non gli si può certo
rimproverare di fabbricare sciagure pretendendo di recare felicità. Il
capitalismo accetta di venir giudicato solamente su quanto lo motiva da
sempre: la ricerca del massimo profitto nel più breve tempo possibile. Gli
altri si interessano all'uomo? Esso si occupa di merci. Si sono mai viste
merci felici o infelici? I soli bilanci che contano sono i bilanci
contabili. Ascrivergli altri delitti è andare fuori tema. Semmai, si
potranno tirare in ballo le catastrofi naturali. Ve lo hanno ripetuto a
sufficienza: il capitalismo è la condizione naturale dell'umanità. L'uomo si
trova nel capitalismo come un pesce nell'acqua. Occorre la frivola arroganza
degli ideologi per voler cambiare l'ordine delle cose, con le incresciose
conseguenze cicliche che conosciamo: rivoluzione, repressione, delusione,
contrizione. Ecco il vero peccato originale dell'uomo: l'eterno rovello di
scuotere il giogo, la lirica illusione di un avvenire libero dallo
sfruttamento, la pretesa di mutare l'ordine naturale. Non muovetevi: è il
capitalismo che si muove per voi. Del resto anche la natura ha le sue
catastrofi. Cerchereste forse i responsabili di un terremoto o di un
maremoto? Il crimine dopotutto implica un criminale. Anche il capitalismo ha
le sue catastrofi naturali. Per quanto concerne il comunismo, le schede
antropometriche sono facili da stabilire: due con la barba, uno con la
barbetta, un occhialuto, uno con i baffi, uno che attraversa lo Yangtze
Kiang a nuoto, un patito dei sigari ecc. Si possono odiare quei volti in
carne e ossa. Invece nel capitalismo compaiono soltanto indici impersonali:
Dow Jones, CAC 40, Nikkei ecc. Provate a detestare un indice... L'impero del
Male si identifica sempre con un territorio, ha sempre le sue capitali. È
legato a luoghi. Ma il capitalismo è ovunque e in nessun luogo. A chi
inviare i mandati di comparizione per un eventuale processo di Norimberga?

Capitalismo? Arcaismo fuori moda! Aggiornatevi e usate la parola adeguata:
liberalismo. Il Littré definisce il termine "liberale" come: "ciò che è
degno di un uomo libero". Non suona bene? E il Petit Robert ci offre una
convincente lista di antonimi: "avaro, autocrate, dittatoriale, dirigista,
fascista, totalitario". Troverete forse giustificabile definirsi
anticapitalisti, confessate però che occorre una buona dose di cattiveria
per proclamarsi antiliberali!

Cos'è dunque questo scherzo di un libro nero del capitalismo? Non vi
accorgete che l'enormità dell'impresa sconfina nel delirio? Il peggior
assassino di massa della storia? E sia pure. Ma un assassino senza volto né
codice genetico. Un assassino che opera impunemente da secoli nei cinque
continenti. Buon divertimento. E a che pro? Non avete sentito il colpo di
gong che annunciava al tempo stesso il termine dell'incontro e la fine della
Storia? Quell'assassino ha vinto. E ora si prende, nella sua versione
mafiosa, le spoglie dei nemici. Quale avversario credibile si profila
all'orizzonte?

Quale avversario? L'immensa moltitudine delle parti civili al suo processo.
I vivi e i morti. La folla innumerevole di quelli che vennero deportati
dall'Africa nelle Americhe, fatti a pezzi nelle trincee di una guerra
idiota, bruciati vivi dal napalm, torturati a morte nelle prigioni dei cani
da guardia del capitalismo, fucilati al Mur des Fédérés, a Fourmies, a
Sétif, massacrati a centinaia di migliaia in Indonesia, quasi estinti come
gli indiani d'America, assassinati in massa in Cina per assicurare la libera
circolazione dell'oppio. Da tutti costoro le mani dei vivi hanno ereditato
la fiaccola della rivolta dell'uomo non riconosciuto nella sua dignità. Sono
le mani troppo presto senza vita di quei bambini del Terzo mondo che la
sottoalimentazione, ogni giorno, uccide a decine di migliaia; sono le mani
scheletrite dei popoli condannati a rimborsare gli interessi di un debito di
cui i loro dirigenti-fantoccio hanno rubato il capitale; sono le mani
tremanti degli esclusi, sempre più numerosi, tenuti ai margini
dell'opulenza.

Sono mani di tragica debolezza e, per ora sono disgiunte. Ma non potranno
che congiungersi, un giorno. Sarà allora che la fiaccola che esse portano
incendierà il mondo.

Gilles Perrault

°°°°°°°°

Pagina 115
8
La Grande guerra:
11500 morti e 13 000 feriti al giorno
per tre anni e mezzo


Due comuni francesi fanno eccezione per quanto riguarda la celebrazione
della Grande guerra: uno è il solo a non avere eretto sulla piazza
principale un monumento ai caduti della guerra del 1914-18, perché i suoi 15
richiamati sono tutti ritornati vivi dal fronte; l'altro, Gentioux, nella
Creuse, possiede un monumento ai caduti che non è mai stato inaugurato
ufficialmente, infatti rappresenta uno scolaro che indica con il dito
l'iscrizione "Sia maledetta la guerra!". Tutti gli altri hanno un monumento
ai caduti, cosa che rivela meglio dell'aridità delle cifre l'ampiezza del
massacro. La targa dedicata ai caduti della guerra 1914-18, nell'atrio del
municipio di Bezons, reca l'iscrizione "Guerra alla guerra, odio all'odio".
Nessun comune francese tranne una sola eccezione, è dunque sfuggito al
gigantesco macello che su 7,8 milioni di richiamati per più di quattro anni,
ossia circa il 30% della popolazione francese attiva, ha lasciato sui campi
di battaglia 1,4 milioni di morti e fatto ritornare alle loro case oltre un
milione di invalidi.

°°°°°°°°

Pagina 127
Un santuario del capitale internazionale:
il bacino di Briey-Thionville

I mercanti di cannoni, i più importanti dei quali erano Schneider in Francia
e Krupp in Germania, erano strettamente uniti in una sorta di trust
internazionale il cui scopo segreto era quello di accrescere l'immenso
patrimonio dei propri membri aumentando la produzione bellica, da entrambe
le parti della frontiera. Per arrivare a questo, disponevano di potenti
mezzi per seminare il panico fra le popolazioni dei due paesi, allo scopo di
persuadere ciascuna che l'altra aveva un solo fine: attaccarla. Numerosi
giornalisti e parlamentari venivano da loro retribuiti profumatamente per
assolvere questo compito. D'altronde, un importante fabbricante francese di
munizioni, de Wendel, che era anche deputato, aveva per cugino un altro
fabbricante tedesco di munizioni, von Wendel, che sedeva al Reichstag. Erano
nella posizione migliore, in ciascun paese, per sgravarsi la coscienza
facendo udire le loro patriottiche grida di allarme.

Tutta questa graziosa gente - mercanti di cannoni, giornalisti, parlamentari
- riuscì agevolmente a lanciare i due popoli in una folle corsa agli
armamenti che non doveva più fermarsi, fino alla guerra.

I loro rispettivi capi di stato, lungi dal frenarli, li incoraggiavano. E
più degli altri il presidente francese Raymond Poincaré, lorenese, cresciuto
con l'idea della rivincita e pronto a qualsiasi menzogna, a qualunque
prezzo, pur di riconquistare l'Alsazia e la Lorena.

Per questi differenti motivi i soldati tedeschi e francesi andarono a
scannarsi l'un l'altro.

Avevano insegnato loro a odiarsi, mentre i fabbricanti di munizioni e gli
stati maggiori, fraternamente uniti, seguivano con soddisfazione nelle
retrovie lo svolgimento del dramma che avevano innescato congiuntamente.

Per ben approfondire questo immenso inganno e mostrare che il patriottismo e
la difesa del territorio non sono altro che parole vuote che servono a
coprire i più abominevoli intrallazzi, conviene raccontare la storia del
bacino di Briey-Thionville, poiché è caratteristica, sintomatica e, da sola,
dovrebbe ispirare nei popoli il disgusto per la guerra.

Le miniere di ferro di Briey-Thionville si trovavano a cavallo delle
frontiere del Lussemburgo, della Francia e della Germania. Ne era
proprietaria la famiglia franco-tedesca de/von Wendel.

Questo bacino era di un'importanza capitale per lo svolgimento della guerra.
Engerand, in un discorso pronunciato alla camera dei deputati dopo il
conflitto, il 31 gennaio 1919, dirà: «Nel 1914 la sola regione di Briey
forniva il 90% di tutta la nostra produzione di minerale di ferro».

Poincaré stesso aveva scritto: «L'occupazione del bacino di Briey da parte
dei tedeschi sarebbe un autentico disastro dal momento che metterebbe nelle
loro mani incomparabili ricchezze metallurgiche e minerarie la cui utilità
può essere enorme per chi, fra i belligeranti, le controllerà».

Accadde però un fatto straordinario: fin dal 6 agosto 1914 il bacino venne
occupato dai tedeschi senza alcuna resistenza.

Più straordinario ancora: Verreaux, il generale di divisione incaricato
della difesa di questa regione, rivelò in seguito che la sua consegna
(contenuta in una busta da aprire in caso di mobilitazione) gli prescriveva
formalmente di abbandonare Briey-Thionville senza combattere.

La verità, conosciuta molto tempo dopo, era la seguente: c'era stata
un'intesa fra alcuni membri dello stato maggiore e dei fabbricanti francesi
di armi per lasciare il bacino in mano ai tedeschi affinché la guerra si
prolungasse (i tedeschi non avrebbero potuto continuarla senza il minerale
di ferro) e gli utili dei commercianti di cannoni si accrescessero.

Evviva la legittima difesa in nome della quale ci si
[...]

--------

(http://web.infinito.it/utenti/t/tecalibri/C/CURY-M_capitalismo.htm)

 
ARRESTATELO!

 

Arriva Berlusconi, Piero Ricca trascinato via con la forza




Fermato, identificato, trascinato via con la forza e trasportato nel vicino
commissariato. La polizia ha oggi "catturato" a Milano Piero Ricca, davanti
al palazzo delle Stelline, dove si stava tenendo un convegno per commemorare
la figura di Bettino Craxi. Il motivo del "blitz" delle forze dell'ordine è
paradossale ed allarmante.

Ricca, ovviamente, non stava facendo nulla di illegale, aveva solo
intenzione di prendere degli appunti per scrivere un articolo per la nostra
testata. Effettivamente la mattinata era trascorsa senza problemi, nessuno
lo aveva importunato (solo le consuete domande "di rito" degli agenti della
Digos, alle quali Ricca è ormai abituato).

Nel pomeriggio si è però sparsa la voce che per commemorare l'ex leader
socialista stava arrivando il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. A
quel punto Ricca, che stava rientrando nel Palazzo, è stato avvicinato dagli
agenti, che gli hanno chiesto di favorire i documenti.

"Deve venire con noi", gli hanno intimato, senza fornirgli alcuna
motivazione.

"State facendo un abuso - ha gridato il nostro collaboratore - sono un
libero cittadino incensurato e non sto facendo nulla di male".

Caricato con la forza in una volante, è stato trasportato in un
commissariato della zona, dove è tuttora trattenuto.

Contattato telefonicamente dalla nostra redazione, Ricca non ha nascosto la
sua amarezza: "Non è la prima volta che subisco un abuso del genere - ha
dichiarato -, in questo Paese ormai esiste solo il diritto all'applauso, per
chi non applaude c'è il fermo di polizia preventivo, come nel ventennio".

---------

(
WWW.CENTOMOVIMENTI.COM, 29-1-2005)

 

NEL DELIRIO STORICO

Non capisco come una persona intelligente e politicamente avveduta possa
compiere simili svarioni; e come possa uno come te che si considera marxista
di lungo corso usare con tale leggerezza certe categorie politiche.
In breve.
Che Hamas e Yassin (al tempo filosauditi) abbiano duramente condannato
l¹aggressione irachena del Kuwait nell¹agosto 1990 e¹ un fatto stranoto.
Condannarono quell¹invasione scellerata tutti i movimenti islamici, anche
Hezbollah filoiraniana  e la Jihad filosiriana. Come del resto il 99% della
sinistra ³rivoluzionaria². Non per questo mezzo mondo era al servizio della
Cia o dei sionisti. E¹ il solito errore di fondo, quello di stabiire una
connessione causale tra un evento e l¹altro: ma il fatto che mi sanguini il
naso dopo il crollo della borsa di Wall Street non significa che questo
crollo sia la causa della mia emoraggia. Il paragone e¹ evidentemente
paradossale, ma rende l¹idea.

Che Hamas abbia potuto godere di un certo avallo sionista per indebolire
l¹OLP, neanche su questo puo¹ esserre in dubbio, ma questo non conforta
affatto la tesi per cui Hamas sarebbe stata o al soldo o al servizio o
collusa coi sionisti. La prova del nove l¹avemmo pochi anni dopo, quando
Hamas condanno gli accordi di Oslo firmati dall¹OLP e con la prima intifada,
nella quale Hamas era alla testa e in un comando unificato con tuta la
sinistra palestinese. Non e¹ ammissibile parlare di storia come processo
mutevole, come spazio in cui avvengono (per fortuna nostra) grandi
spostamenti sociali e politici, e poi dimenticarsene solo per condurre una
facile polemica. La storia e¹ fatta di mutamenti repentini, di svolte che
obbligano chiunque faccia politica a tenerne conto, ad adattarsi, a
ricalibrare la propria linea politica.

Se usassimo i tuoi criteri dovremmo negare che la Russia staliniana condusse
una guerra di annientamento del nazismo, solo perche¹ nel 1939 Stalin firmo¹
un Patto di grande portata con Hitler. O, tanto per dire, dovremmo negare
l¹irriducibile ostilita¹ dell¹URSS agli USA (guerra fredda) in base al fatto
che Mosca sottoscrisse gli accordi di Yalta o in base al fatto che russi e
americani combatterono la seconda guerra come alleati.

Ma un conto era il panorama mondiale nel 1939 (dopo Monaco), un altro nel
1941 (aggressione hitleriana all¹URSS). E un conto era la politica russa
quando si doveva sconfiggere il nazismo, un altro conto era il panorama e
quindi le contraddizioni a Germania battuta.

Quando cambia lo scenario, quando cambiano le funzioni delle potenze o delle
forze sociali, succede che degli alleati diventano nemici. Lo capisce anche
un bambino, tranne i settari inguaribili (e non dico che lo sei) che
considerano il programma politico come una tabellina pitagorica, per cui
vedono l¹arena politica come la scacchiera di una battaglia navale, con
valori e posizioni sempre fisse: a7, d9, ecc.

Queste palmari sciocchezze conducono poi ad un errore ancor piu¹ grave:
all¹uso superficiale di concetti e categorie politiche, tra cui la vera
chicca, quella di ³fascismo islamico².
Che razza di bestia e¹ questa?
Come un compagno che viene dal trotskysmo puo¹ commettere un errore tanto
grossolano?
Negli anni Œ70, giustamente, rimproveravamo tutti i gauchiste di usare a
sproposito, come se fosse valida per ogni stagione, la categoria di
fascismo. Ricordi quando contestavamo che il franchismo, o il salazarismo, o
il pinochettismo fossero, scientificamente parlando, fascismi?
Hai forse cambiato idea?
Spero di no, mi auguro che la tua sia solo una svista notturna e che non
vorrai condividere le scemenze opportunistiche del sedicente (e ora scisso
in due pezzi mortalmente nemici) Parito Comunista operaio dell¹Iraq che,
bonta¹ sua, e¹ sia contro l¹occupazione che contro la resistenza. Un partito
con poche idee ma davvero confuse, lo stesso che, appunto, definiva il
regime di Saddam fascista e che definisce fascista pure Moktata al-Sadr.
Siamo seri!
Mor

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L'essere "seri", per quel che mi riguarda, significa anche non ricadere in quei gravissimi errori di giudizio e di prassi fatti di entrismi, tatticismi, giustificazionismi e opportunismi che sono PROPRI, storicamente, dei trotzkisti e che, tra l'altro, hanno condotto i migliori (o meno peggiori) di loro, puntualmente, a porre la nuca sotto la piccozza del nemico. Sì, sì, tutto cambia, con velocità... Così come si registrano invarianti implacabili e ferree logiche consequenziali. L'URSS, nel 1939, ormai già totalmente staliniana e controrivoluzionaria e gulaghizzata e chiusa in una prospettiva-cassa da morto di "socialismo" nazionale (e subito dopo aver sabotato con pieno successo l'ultimo tentativo di rivoluzione proletaria del secolo, quello spagnolo), siglò, in un "improvviso" doppio salto mortale*, l'accordo con la Germania per gli scopi "geopolitici"** degli uni e degli altri. I tiranni del Cremlino, a seguito del patto di "non aggressione" russo-tedesco stipulato alla vigilia dell'invasione nazista della Polonia, inghiottirono in rapida sequenza: la Polonia orientale, la Lettonia, l'Estonia, la Lituania, la Bucovina, la Bessarabia - e "rettificarono" i propri confini con la Finlandia. Meno di due anni dopo quella lugubre firma, l'esercito del III Reich invadeva, altrettanto "improvvisamente", la "Patria del socialismo". Invita il boia a cena, offrigli la corda: bevuto il caffè, la stringerà al tuo collo. L'odio radicalissimo e imperituro di Hitler nei confronti del suo alter ego orientale - misto all'ammirazione per la sua capacità di dispotismo totalitario - era già stato espresso palesemente in ogni occasione, sin dall'inizio dell'avventura uncinata, realizzandosi, innanzi tutto, nello sterminio dei "bolscevichi" all'interno dello stesso Reich. Del resto, quanto fosse radicato, nel "sentire" profondo delle classi dominanti tedesche, "ariane", il disprezzo nei confronti degli slavi, basta anche solo l'etimologia della parola in questione a dimostrarlo. Come si sa, il termine "schiavo" (colui che serve per forza) deriva dal "b. lat. SKLÀVUS [in documenti tedeschi del sec. IX] = SLÀVUS [cfr. Schiavóni = Slavóni] e questo dal germ. SLAVA, SLAVO nome degli abitanti della Slavonia, ossia dell'antica Scizia, della Sarmazia e Dalmazia |come l'ang.-sass. vealb significa abitante di Galles e schiavo, il gr. Eilôtis Ilota = abitante di Elos e servo|, che poi fu preso per designare un servo, dopo le guerre che Ottone il Grande e i suoi successori fecero contro i popoli slavi, e nelle quali una parte di questi furono condotti in cattività, distribuiti ai guerrieri dell'impero di Germania e ridotti in servitù." (http://www.etimo.it/?term=schiavo&find=Cerca) Esattamente a questo destino di servaggio - e riserva inesauribile di forza lavoro a basso costo, nonché fonte energetica infinita - i nazisti vedevano assegnati i popoli e l'immenso bacino della "Slavonia". Questa era la loro "Eurasia", il loro futuro "Reich millenario"... In tale prospettiva atroce e, insieme, effettivamente grandiosa, epocale, furono commessi, si sa, vari "errori", varie "esagerazioni" teutoniche, là nell'Europa dell'Est, nei Paesi baltici, in Ucraina... E l'"eccessiva" spietatezza è infatti il rimprovero rivolto, nel dopoguerra, alla memoria dell'amato Fürer, dal "geopolitico" ex ufficiale delle SS Jean Thiriart***... Tornando all'argomento specifico da cui è partita la nostra discussione... Io mi sono limitato a chiedere cosa ci sia di vero (ammesso che ci sia) nelle accuse rivolte dal sig. Blondet alle Brigate dei Martiri di Al-Aqsa e ad Hamas. Non ho avuto, sinora, risposta. Forse il motivo è che risiede nelle tenebre.
Buona giornata.

Joe


* Non ti sarà ignoto che alcuni compagni si SUICIDARONO (così come molti altri, che ebbero il coraggio di esprimere le loro critiche, furono "suicidati") in conseguenza di questa ferale notizia.

** En passant: ogni "geopolitica" è statolatra per definizione, ANTIrivoluzionaria (se per rivoluzione ancora s'intende l'abbattimento dello "stato di cose" capitalistico da parte dei lavoratori e degli sfruttati IN PRIMA PERSONA allo scopo di una liberazione universale, al di là delle classi sociali, delle razze, delle frontiere - comprese, aggiungo io, quelle di specie). Il suo punto di vista, cristallizzato, è propriamente quello statale, la sua "scacchiera" il mondo dell'alienazione e reificazione di massa. I "popoli" che il geopolitico, nel suo game di potenza impotente, sposta di qua e di là sono "pedine", cose inanimate. Proprio perciò trattasi, in realtà, di delirio.

*** Così come, all'epoca attuale, dai suoi eredi Dughin e Mutti.

 
SEMPLICI SOLDATI DI PACE

«Ho visto i nostri bruciare le case»

Le testimonianze dei bersaglieri Tornati dall'Iraq, gli uomini della
Brigata Garibaldi raccontano di violenze, abusi e furti compiuti da loro
commilitoni contro la popolazione civile. «L'abbiamo riferito ai nostri
superiori, ma non potevamo fare denunce formali. Se lo avessimo fatto, la
nostra carriera sarebbe finita»

«In Iraq i nostri commilitoni si divertivano a circoscrivere le abitazioni
di alcuni sospetti con la benzina, accendevano e guardavano il fuoco
avvolgere la casa di quei poveri cristi che urlavano. Poi spegnevano e
arrestavano questa gente. Ma nella maggior parte dei casi risultavano del
tutto innocenti». Questi i racconti dei soldati appena tornati dopo oltre
sei mesi passati in Iraq alla caserma Garibaldi nel cuore di Caserta. Gli
uomini della Brigata Garibaldi hanno battuto ogni terreno di guerra:
Somalia  Kosovo, Mozambico ed adesso l'Iraq. Incontriamo un gruppo di
«reduci» in un bar dove quasi sempre si raccolgono i bersaglieri in libera
uscita. Hanno finito il loro primo ciclo in Iraq. Torneranno li giù molto
presto. Il caporale G.M. è il primo che vuole raccontare della sua
esperienza. Parla con un espressione a metà tra la stanchezza e il
disgusto: «Non dimenticheremo mai cosa abbiamo visto. Miseria totale,
ragazzini che ti si attaccavano agli anfibi per una bottiglietta d'acqua,
donne anziane che dormivano per terra con piaghe dappertutto». I militari
sono stanchi ma anche sconvolti. Chiedono di non citare il loro nome ed
aggiungono che «non è la prima volta che un bersagliere viene punito e
messo sotto inchiesta perché parla con i giornali». Tutti hanno un ricordo
terribile, ognuno ha assistito a scene di fame e malattia. Lo raccontano
come se qui le persone non ne sapessero nulla. «Ai tg noi vediamo un altro
Iraq. Quando racconto
cosa ho visto mia madre mi dice, ma sei sicuro che sei stato in Iraq? Non
capisco perché la televisione non dice niente, non fa vedere niente». «E'
vero - aggiunge P.L. è l'unico in abiti borghesi - ai telegiornali non ho
mai visto immagini di uomini che si muoiono di fame e di bambini che
scavano per cercare di rompere qualche tubatura dell'acqua e bere. In Iraq
ogni volta che ero di pattuglia ne vedevo centinaia di scene così».

Chiediamo se gli aiuti del volontariato internazionale riescono ad
arrivare, se c'è una capillarità di distribuzione se gli Usa permettono che
i pacchi umanitari arrivino ovunque. «Altro che aiuti - interviene F.L. -
ho visto i marines entrare in case di sole donne. Mettevano i mitra in
faccia alle donne e stringevano le manette ai polsi di ragazzini che non
avevano più di
5 o 6 anni. Io ho foto di bambini messi faccia al muro come criminali,
fatti inginocchiare, schiaffeggiati». Sulla combriccola cala silenzio. Non
ha tutti evidentemente piace ricordare questi episodi, soprattutto davanti
a un giornalista. F.L. è un maresciallo appena uscito dall'accademia di
Modena.
Vota a sinistra «forse sono l'unico bersagliere che vota a sinistra della
caserma» dice sorridendo mentre i commilitoni lo prendono in giro. «E gli
italiani?» «Degli italiani preferirei lasciar perdere...».

I bersaglieri invece vogliono parlare, basta poco per tirare il tappo e far
uscire ciò che ingorga le loro coscienze da tempo. Gli altri ragazzi
tacciono. F.L. e C.L. caporale maggiore iniziano a raccontare un episodio
visto con i loro occhi. «Alcuni nostri commilitoni si divertivano a
circondare le case di alcuni sospetti, dargli fuoco e guardare bruciare la
casa. Poi spegnevano e arrestavano questa gente che risultava la maggior
parte delle volte del tutto innocente». Gli domandiamo se hanno denunciato
quanto hanno visto «In modo informale» risponde F.L. Che significa? «Che
non risulta una mia denuncia formale - continua- ne ho parlato con i
superiori e basta. Se avessi denunciato formalmente, la mia carriera
sarebbe finita lì.
Preferisco cambiare le cose da dentro e senza clamore. Ci tengo
all'Esercito  io sono un bersagliere». P.E. dice che lui non ha visto mai
violenze degli italiani e racconta: «Gli americani appena entrano in una
casa pensano ad accanirsi su chi ci abita, gli italiani invece al massimo
prendono tutto ciò che c'è da prendere. Un amico è riuscito a fregarsi due
orologi e quattro
spille d'oro». Eppure si vedono solo immagini di arresti in case di fango,
in stamberghe, arresti di individui che non hanno altro che il proprio
rinsecchito corpo. «Io dice C.L. ho fatto perquisizioni in case di ex
dirigenti di polizia e di due imprenditori vicini a Saddam. Avevano in casa
di tutto, orologi d'oro, dvd, televisori, lampadari di cristallo, un parco
macchine da paura. Durante la caduta di Saddam avevano le guardie private
che non facevano entrare i disperati e gli Usa non li arrestarono, i
dirigenti non li arrestarono sperando che passassero dalla loro parte.
Qualcuno l'ha fatto ma a suon di calci in pancia e sberle...». Anche gli
italiani hanno pestato? «Io - risponde P.E.- non ho mai visto picchiare
come ho visto fare ai marines nessun italiano. Mai». E aggiunge scherzando:
«Neanche in Italia».

ROBERTO SAVIANO - CASERTA -
www.ilmanifesto.it

__________________________
L'autoritarismo ha bisogno
di obbedienza,
la democrazia di
DISOBBEDIENZA
 
RESISTENZA NON E’ TERROSIMO: SENTENZA ESEMPLARE

Ieri sera tutti i TG, con titoli scandalistici (sentenza shock, decisione scandalo, ecc.) hanno dato grande risalto alla notizia della sentenza con cui il Giudice della Udienza Preliminare di Milano, Clementina Forleo, ha disposto l’assoluzione e la scarcerazione, dopo un anno e mezzo di galera preventiva, dei militanti islamici Drissi Noureddine e Hamraoui Ben Mouldi (assieme a loro anche Bouyahia Maher, Toumi Alì Ben Sassi, e Mohamed Daki)  arrestati nel 2003 con l’accusa di essere terroristi in quanto reclutavano combattenti da inviare in Iraq a combattere contro gli occupanti.
Citiamo dal dispaccio d’agenzia:
--Al termine del processo, il giudice Forleo riconosce che gli imputati "avevano come precipuo scopo il finanziamento, e più in generale il sostegno di strutture di addestramento paramilitare site in zone mediorientali, presumibilmente stanziate nel nord dell'Iraq". E anche che, a tal scopo " erano organizzati sia la raccolta e l'invio di somme di denaro, sia l'arruolamento di volontari, tutti stranieri e tutti di matrice islamico-fondamentalista". Ma "non risulta invece provato - aggiunge il giudice - che tali strutture paramilitari prevedessero la concreta programmazione di obiettivi trascendenti attività di guerriglia da innescare in detti (cioè in Iraq, ndr) o in altri prevedibili contesti bellici, e dunque incasellabili nell'ambito delle attività di tipo terroristico".
Non solo. Il giudice Forleo ricorda alcune norme internazionali, come l'articolo18/2 della Convenzione globale dell'Onu sul Terrorismo. Testo in cui, in sostanza, si dice che in guerriglia le attività violente sono lecite, purchè non siano dirette a seminare terrore indiscriminato verso i civili.
-- Affrontate le questioni di principio, il giudice prende le distanze dall'accusa anche nel merito della valutazione e della pericolosità attribuita all'organizzazione Ansar Al Islam, la struttura che per i più altro non è che una costola di Al Qaeda. Dando una lettura diversa anche a quelle intercettazioni disposte nelle indagini milanesi che avevano fatto scattare più volte l'allarme. Così, se due indagati parlano di una "grande bomba che sta arrivando", per il magistrato non si stanno riferendo ad un attentato da mettere a punto, come hanno sempre sostenuto in procura, ma "all'imminente attacco americano in Iraq".
Secondo Forleo, la cellula non era nemmeno legata all'organizzazione di Al Zarqawi. E neppure "risultano legami penalmente rilevanti di tali gruppi con quelli, pur della stessa matrice ideologica, responsabili di attacchi di pacifica natura terroristica, non potendo al riguardo farsi leva sulla presunta analogia della 'potenziale progettualità operativa degli spostamenti di uomini e risorse".
Contro questa giusta sentenza, rispettosa dello Stato di diritto e quindi della lotta di liberazione dei popoli oppressi, e’ sceso in campo, in tempo reale, niente di meno che Fini il quale, da notorio amico del boia Sharon, ha tuonato fuoco e fulmini contro una decisione che fa a pezzi tutta la scandalosa architettura penale delle leggi antiterroriste approvate dal Parlamento italiano ad ampia maggioranza nell’ottobre-novembre 2001 (facendo seguito al Patriot Act e alla richiesta di allineamento di Bush). La stessa architettura che ha portato in carcere, lo scorso 1 aprile I nostri compagni, a loro volta scarcerati in base ad un dispositivo simile a quello milanese (decisione confermata a Dicembre dalla Corte di cassazione). Ma lo scandalo non è l’urlo di Fini quanto il silenzio complice dei capi della sinistra di Stato. Sempre pronti a difendere i giudici quando ci sono di mezzo Previti o Berlusconi, sempre latitanti quando di mezzo ci sono gli antimperialisti.
Ma la sentenza, seppur indirettamente, dice anche un’altra cosa: che quella dell’Iraq e’ una guerra d’occupazione e che ad essa e’ legittimo opporsi anche con la Resistenza armata. Un altro schiaffo scandaloso al governo Berlusconi, che insiste nella menzogna che non e’ in guerra e che le sue truppe sono in Iraq per aiutare il popolo iracheno a importare la democrazia a stelle e striscie. Noi tiriamo un altro sospiro di sollievo, visto che il governo ci ha scagliato contro un’altra inchiesta, quella contro la campagna -10 Euro per la Resistenza irachena-, campagna dunque pienamenete legittima, non solo per chiunque abbia il cuore che batte dalla parte del popolo dell’Iraq, ma anche dal punto di vista del Diritto (almeno di quello che resiste).
Un pensiero va anche agli avvocati degli inquisiti, tra cui il compagno Wainer Burani, i quali hanno lottato come leoni e svolto un inestimabile lavoro di difesa.
 
 
QUELLA FERRAGLIA DI FERRARA

"Che il liberal capitalismo ha il fiato corto non lo dicono solo i numeri
economici con la fatica nel tagliare le tasse ai ricchi e ricchissimi, con l
'impossibilità , nella civiltà della grande globalizzazione, di allargare il
suffragio universale, con l'estrema fatica ad omologare aree del pianeta al
ricettacolo del marketing sociale (ed allora avanti a spianare montagne ed a
crivellare pianure con "MOAB" e proiettili all'uranio impoverito). La fatica
del liberal capitalismo sta nella sua corsa al grimaldello ideologico
spirituale che gli faccia da supporto. Così ecco la via all'evangelismo,
alle radici giudaico cristiane del "mondo occidentale", con il chiaro
intento di saccheggiare voti là dove il cripto materialismo neo conservatore
non sembra dare la così detta paradisiaca porta del consumismo, eterno e
sfrenato, aperta a tutti. Si affannano tutti i grandi strateghi nelle stanze
dei poteri, sempre più espressione di cerchie ristrettissime. Di fronte all'
americanizzazione del voto - con la crescita delle schiere dei non votanti -
e di fronte alla svendita ideologica decennale attuata da quello che
dovrebbe essere la sinistra contro sistema -, i super manager pubblicitari
stanno orchestrando un nuovo corso spiritualistico come calmiere anestetico
verso la realtà cancerogena che non lascia scampo. Fino a quando non si
subisce un taglio a quarant'anni d'età, nella ben presente consapevolezza di
avere poche possibilità di assorbimento all'interno di una economia -
occidentale - fondata sulle piattaforme intercambiabili dei server internet,
del merchant, del benchmark (tutti neologismi indicanti un flusso di danaro
che partente dall'alto lì si ferma perché intercorre un bel fallimento dalle
proporzioni colossali.vedere Parmalat, Enron, Cirio, Cecchi Gori, Società
Elettrica Californiana e chissà cos'altro) -, si è sinceramente convinti
dello stile USA (e getta) infallibile. Ed è proprio questa convinzione ad
ingrassare la corpulenza di parecchi giornalisti che decidono - bontà loro -
di tramutarsi in capi uffici stampa non governativi associandosi a vetero
commissari continentali nell'intento di rilanciare l'idea del valore
spirituale all'interno del mondo neo cons. La scommessa di un movimentismo
alla texana parte così dalle hall dei mega alberghi milanesi: uno
straordinario specchio per le  allodole teso ad ammorbare ancora di più
popolazioni stordite già di per sé. In mezzo alla tecno dance ed al
fondamentalismo cattolicheggiante si sbandiera l'attacco di un nuovo nemico
culturale: l'islam subdolo delle bombe umane, incapace di rendersi
democraticamente pronto a farsi dispensatore delle sperequazioni scomposte
neo cons. Proprio dall'Università di Milano un professore - Sapelli - parla
con forza di come la spinta unificante del capitalismo sia stata foriera di
un allargamento del benessere e che questa spinta a suo avviso dovrebbe
essere sufficiente. Non solo: all'interno delle trasmissioni contenitore
delle televisioni di regime, altri studiosi insistono nell'affermare che è
necessario far lavorare il mercato. La legge di tutela si risolve in un
ostacolo e questo è stato espunto con forza ed unilateralmente sempre da
queste tempestive trasmissioni di soccorso e supporto. A quanto pare per
questi referenti istituzionali non basta. C'è bisogno di un qualche cosa di
più sottile, di più intimista, che corrompa l'anima delle persone con un bel
credo direttamente diramato da 2000 anni di storia ma incorniciato nel
quadro neo cons alla americana, posto sotto assedio da una specie di stato
itinerante orchestrato da una specie di sultano medioevale che ogni tanto
sfrutta i canali mediatici occidentali attraverso il detto cinese " JANG WEJ
JONG JO". Improvvisamente siamo diventati importanti se non nel fisico nello
spirito: sdentati e spappolati, condannati a fare da carne da macello per
gli sperimentismi tecno fiscali, governati da una gerontocrazia di zarista
memoria, abbiamo ricevuto, a 16 anni dalla caduta di Berlino (la seconda
dopo quella del 2 maggio 1945) che già allora ci doveva liberare tutti (da
cosa?? Mio padre operaio con licenza elementare, si è comperato una casa,
cresciuto due figli mandandoli a studiare ed è arrivato ad una pensione; il
sottoscritto, liberato ed iperlaureato, non è in grado né di acquistare una
casa, né di mettere su famiglia...), il placet  per una nuova possibilità:
quella di un voto spirituale, una specie di indulgenza aggiornata in
ambiente neo cons. Ci dobbiamo attendere l'irruzione di un nuovo Martin
Lutero ???

(*) MOAB - tecnicamente una mini bomba atomica
(**) JANG WEJ JONG JO - frase di Mao che dice :"sfruttate l'occidente per la
causa cinese".  "

 

 

 

Beppe Grillo (foto)Beppe Grillo (foto)Beppe Grillo (foto)

 
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