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                .:COMUNICATI.:.

GIOCATORI DROGATI,MA SI CONDANNANO I SERGENTI....

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L’INTERNAZIONALE sito pubblicato in

 Milano,Anno SETTE

 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

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  • Figc, è prescrizione
    per Moratti e Facchetti
    Titolo ancora in ballo
    . Si chiude una parte del processo Calciopoli Bis.

    Il reclamo della Juve, alla luce dell'inchiesta di Napoli, va archiviato. Lo scudetto 2006 fu assegnato all'Inter a tavolino dopo Calciopoli

     

    Il procuratore federale, Stefano Palazzi, ha consegnato la sua relazione sullo scudetto del 2006 a Giancarlo Abete, presidente della Figc. Soltanto dopo il consiglio della Figc del 18 luglio si avrà un quadro completo.

    Palazzi ha chiesto l'archiviazione per prescrizione nei confronti dell'Inter sia nei confronti dI Moratti e che di Facchetti (non per insussistenza del reato sportivo) 'perché non sono emerse fattispecie di rilievo disciplinare non prescritte ai sensi dell’art. 18 C.G.S., vigente all’epoca dei fatti' si legge nel comunicato diffuso dal sito della Figc.

     

    Massimo Moratti rimane molto cauto sulla questione: "Sembra un punto a favore ma non ho ancora letto: per cui non posso dire assolutamente nulla".

     

    Come si diceva solo il 18 luglio si avrà una decisione definitiva. Da una parte la Juve preme perché Andrea Agnelli ha particolarmente a cuore la questione. Il 10 maggio 2010 presentò un esposto nel quale chiedeva che venisse revocato lo scudetto del 2006 in virtù delle nuove intercettazioni emerse nel processo di Napoli.

     

    D'altra parte, contro la revoca dello scudeto 2006 all'Inter, intervengono motivi più pratici.  In sede istruttoria le telefonate dell'Inter sono state ritenute poco significative rispetto all'ipotesi di 'assocazione' formulata per Moggi.

    Si tratterà di vedere ora come valuterà la questione il Consiglio Federale, già celebre per la propria frammentazione in partiti e partitini. L'unica certezza è che nessun giudizio metterà fine a una polemica destinata a sopravvivere ancora a lungo.

     

    Il procuratore federale Stefano Palazzi ha archiviato il procedimento nei confronti di Massimo Moratti e dell'Inter: "perché non sono emerse fattispecie di rilievo disciplinare non prescritte ai sensi dell'art. 18 c.g.s., vigente all'epoca dei fatti". Analoga la motivazione dell'archiviazione del procedimento dell'allora presidente dell'Inter Giacinto Facchetti, scomparso nel 2006.

    Resta invece ancora in ballo la questione relativa allo scudetto del 2006, vinto dalla Juventus sul campo e poi revocato e assegnato all'Inter. La decisione sarà presa dal Consiglio federale entro il 18 luglio. La formula usata dal
    procuratore federale lascia infatti aperta la porta alla valutazione delle sue conclusioni

     

    che saranno inviate lunedì alle parti interessate. La Federcalcio ha chiesto di riceverle contestualmente, per poterle poi esaminare in consiglio federale.

     

    Archiviazione per prescrizione, ma la vicenda dello scudetto assegnato dal commissario Guido Rossi all'Inter nel 2006 non è finita: la formula usata dal procuratore federale Stefano Palazzi lascia infatti aperta la porta alla valutazione delle sue conclusioni che saranno inviate - apprende l'ANSA - lunedì alle parti interessate. La federcalcio ha chiesto di riceverle contestualmente, per poterle poi esaminare in consiglio federale.

    ECCO IL COMUNICATO INTEGRALE DELLA FIGC:
    Il Procuratore federale, esaminati gli atti dell’indagine inerente alle trascrizioni delle conversazioni telefoniche depositate presso il Tribunale di Napoli nel noto processo penale in corso di svolgimento ed espletata la conseguente attività istruttoria in sede disciplinare, ha disposto l’archiviazione del procedimento, non essendo emerse dalle risultanze istruttorie e dai contatti telefonici in atti fattispecie di rilievo disciplinare procedibili, non coperte da giudicato ovvero non prescritte ai sensi dell’art. 18 del C.G.S. vigente all'epoca dei fatti. Pertanto, con provvedimento a parte, è stata disposta l’archiviazione degli atti:

    1. nei confronti del presidente del Palermo sig. Maurizio Zamparini e della Società Palermo:
    perché non sussistono fatti di rilevanza disciplinare con riferimento alla condotta del presidente
    medesimo.

    2. nei confronti del sig. Roberto Zanzi, all’epoca dei fatti, dirigente dell’Atalanta e della società
    Atalanta:
    perché non sussistono fatti di rilevanza disciplinare.

    3. nei confronti del sig. Massimo De Santis, all’epoca dei fatti, arbitro internazionale della Can A e
    B: perché non sussistono fatti di rilevanza disciplinare.

    4. nei confronti del presidente del Cagliari sig. Massimo Cellino e della società Cagliari:
    perché non sono emerse fattispecie di rilievo disciplinare non prescritte ai sensi dell’art. 18 C.G.S.,
    vigente all’epoca dei fatti.

    5. nei confronti del presidente del Chievo sig. Luca Campedelli e della società Chievo Verona:
    perché non sono emerse fattispecie di rilievo disciplinare non prescritte ai sensi dell’art. 18 C.G.S.,
    vigente all’epoca dei fatti.

    6. nei confronti del sig. Rino Foschi all’epoca dei fatti, dirigente del Palermo e della società
    Palermo:
    perché non sono emerse fattispecie di rilievo disciplinare non prescritte ai sensi dell’art. 18 C.G.S.,
    vigente all’epoca dei fatti, con riferimento alla condotta del dirigente medesimo.

    7. nei confronti del sig. Luciano Spalletti, all’epoca dei fatti, allenatore dell’Udinese e della società
    Udinese:
    perché non sono emerse fattispecie di rilievo disciplinare non prescritte ai sensi dell’art. 18 C.G.S.,
    vigente all’epoca dei fatti.

    8. nei confronti del sig. Sergio Gasparin, all’epoca dei fatti, dirigente del Vicenza e della società
    Vicenza:
    perché non sono emerse fattispecie di rilievo disciplinare non prescritte ai sensi dell’art. 18 C.G.S.,
    vigente all’epoca dei fatti.

    9. nei confronti del direttore sportivo sig. Nello Governato:
    perché non sono emerse fattispecie di rilievo disciplinare non prescritte ai sensi dell’art. 18 C.G.S.,
    vigente all’epoca dei fatti.

    10. nei confronti del presidente dell’Empoli sig. Fabrizio Corsi e della società Empoli:
    perché non sono emerse fattispecie di rilievo disciplinare non prescritte ai sensi dell’art. 18 C.G.S.,
    vigente all’epoca dei fatti.

    11. nei confronti del presidente del Livorno sig. Aldo Spinelli e della società Livorno:
    perché non sono emerse fattispecie di rilievo disciplinare non prescritte ai sensi dell’art. 18 C.G.S.,
    vigente all’epoca dei fatti.

    12. nei confronti dell’allora socio di riferimento dell’Internazionale sig. Massimo Moratti e della
    società Internazionale:
    perché non sono emerse fattispecie di rilievo disciplinare non prescritte ai sensi dell’art. 18 C.G.S.,
    vigente all’epoca dei fatti.

    13. nei confronti dell’allora presidente dell’Internazionale (deceduto l’anno 2006) sig. Giacinto
    Facchetti e della società Internazionale:
    perché non sono emerse fattispecie di rilievo disciplinare procedibili ovvero non prescritte ai sensi
    dell’art. 18 C.G.S., vigente all’epoca dei fatti.

    14. nei confronti del presidente della Reggina sig. Pasquale Foti e della società Reggina:
    perché non sono emerse fattispecie di rilievo disciplinare procedibili in quanto non coperte da
    giudicato.

    15. nei confronti del sig. Leonardo Meani, all’epoca dei fatti, dirigente della società Milan e della
    società Milan:
    perché non sono emerse fattispecie di rilievo disciplinare procedibili in quanto non coperte da
    giudicato e comunque non prescritte ai sensi dell’art. 18 C.G.S., vigente all’epoca dei fatti.

    16. nei confronti dei sigg. Paolo Bergamo e Pierluigi Pairetto, all’epoca dei fatti, Commissari Can A
    e B, del sig. Gennaro Mazzei, all’epoca dei fatti, Vice Commissario Can A e B e del sig. Tullio
    Lanese, all’epoca dei fatti, presidente dell’Aia: perché non sono emerse fattispecie di rilievo
    disciplinare procedibili in quanto non coperte da giudicato e comunque non prescritte ai sensi
    dell’art. 18 C.G.S., vigente all’epoca dei  fatti.

    Nel giorno in cui al Processo Calciopoli la perizia certifica che fu Bergamo e non Facchetti a citare Collina nella madre di tutte le intercettazioni, non fu Giacinto Facchetti a pronunciare il nome Collina durante la conversazione telefonica del 26 novembre 2004 con l'allora designatore arbitrale Paolo Bergamo in cui si faceva riferimento a una griglia arbitrale per una partita del campionato. È quanto emerge da una integrazione della perizia fonica depositata oggi al processo di Calciopoli in corso a Napoli da Roberto Porto, il perito incaricato di esaminare e trascrivere le intercettazioni indicate dalla difesa di Luciano Moggi. Si tratta di quella che la difesa di Moggi aveva definito «la madre di tutte le intercettazioni», sostenendo che la frase «metti dentro Collina» era da attribuire all'ex presidente dell'Inter Facchetti. Il perito, a quanto si è appreso, ha invece accertato che il nome dell'arbitro è pronunciato dall'interlocutore, ovvero dal designatore Bergamo; dal BLOG di Beppe Grillo parte L'ATTACCO ALLA NOBILE E PETROLIERA FAMIGLIA DEI MORATTI CHE RISULTA ESSERE EFFETTIVAMENTE NEI GUAI NERISSIMI: INDAGATA PER OMICIDIO COLPOSO PLURIMO NELL'AMBITO DELL'INCIDENTE DI SARROCH DEL MAGGIO 2009, INDAGATA PER FALSO IN PROSPETTO NELL'AMBITO DELLA COLLOCAZIONE GONFIATA DELLE AZIONI SARAS DEL 2006, LEGATA A DOPPIO FILO AL SOCIO TRONCHETTI PROVERA COINVOLTO NELL'ATTIVITA' ILLECITA DI SPIONAGGIO ATTRAVERSO LA TELECOM, AI TEMPI IN CUI NE ERA AMMINISTRATORE DELEGATO,PER LE INDAGINI OCCULTE SVOLTE SOPRA ALCUNI CALCIATORI DELL'INTER, E PER QUESTO CITATO IN GIUDIZIO.

    In Italia ci sono dei miti, uno di questi è il capitalismo buono dei Moratti. Come si fa a voler male a dei galantuomini che investono la mancia della domenica per la sicurezza degli operai di Sarroch (CA) e rendono poveri in canna gli azionisti che hanno comprato le azioni della Saras, deprezzate quasi in tempo reale rispetto al loro collocamento? I Moratti sono ovunque. A capo della più grande raffineria del Mediterraneo costruita in Sardegna, in un (ex) paradiso terrestre, presidenti dell'Inter, consiglieri della Pirelli, sindaci di Milano con il PDL, ma anche consiglieri di opposizione nella stessa città. Il loro tratto nobile e la condiscendenza nei confronti della plebe che li contraddistingue da sempre li rende superiori a ogni bassezza. Loro sì che sono dei sciur.
    "
    Quando una famiglia come Moratti spende per la sicurezza di oltre 2 mila operai della sua fabbrica, meno di quanto spende per lo stipendio del portiere dell’Inter Julio Cesar, vuole dire che qualcosa nel capitalismo italiano non sta funzionando!" dal libro di Giorgio Meletti: "
    Nel Paese dei Moratti - Sarroch Italia, una storia ordinaria di capitalismo coloniale ". "Sono Giorgio Meletti, ho firmato questo libro intitolato “Nel Paese dei Moratti - Sarroch Italia, una storia ordinaria di capitalismo coloniale”. Tutto parte da una giornata indimenticabile per me della storia del capitalismo italiana che è il 26 maggio 2009, quando a Sarroch, vicino a Cagliari, tre operai sono morti in una maniera incredibile, inspiegabile nella raffineria Saras di proprietà dei fratelli Moratti. Quella vicenda mi ha colpito per varie ragioni: 1) i mass media l’hanno quasi completamente ignorata, tre morti sul lavoro in un colpo solo, normalmente interessano le cronache per alcuni giorni, pensate alla Thyssen Group che ha monopolizzato per settimane giornali e televisioni. In questo caso tutti si sono subito dimenticati, non ho potuto non pensare che al fondo di questo ci fosse un atteggiamento vagamente razzista, perché uso questa parola? Perché in Italia esiste una forma di capitalismo coloniale che è quella che io ho voluto raccontare, ci sono aziende o famiglie che si impadroniscono di pezzi di territorio, specificamente nel sud del Paese e ne determinano la vita, il futuro, le scelte, in realtà ne sfruttano le risorse ambientali e il lavoro, sfruttano la popolazione residente, senza minimamente occuparsi di dare a questi territori, a queste comunità, un progetto di futuro.
    Per questo ho scritto in questo libro che i Moratti a Sarroch, come la FIAT a Termini Imerese, hanno un comportamento che somiglia a 150 anni di distanza, a quello della Compagnia delle Indie. Il precariato non è solo una forma del disagio dei lavoratori giovani, e spesso neanche giovani, è una forma di organizzazione delle aziende italiane, è una forma determinante, questo è un libro sulla sicurezza del lavoro, sulla storia dei tre operai, ma è anche un libro che fotografa tutti i difetti strutturali del capitalismo italiano, quelli per i quali l’economia italiana da 15 anni ha smesso di crescere.
    La famiglia Moratti che spende per la sicurezza degli operai meno che per lo stipendio del portiere dell’Inter, è la stessa famiglia che un giorno decide di vendere, di collocare in Borsa 1/3 del capitale della Saras, i fratelli Gianmarco e Massimo Moratti intascano 1.700.000.000 Euro e vendono per 6 Euro l’una delle azioni che oggi, a 4 anni di distanza, valgono meno di un Euro e mezzo, i risparmiatori che hanno investito sulle azioni della Saras hanno perso oltre 3/4 del loro capitale in 4 anni e adesso aspettano l’esito di un’inchiesta giudiziaria che su quell’operazione finanziaria è stata fatta e per la quale una serie di banchieri d’affari tra i più rinomati, risultano indagati.

    Tra Moggi e Baldini
    sfiorata la rissa

    Ripresa 'calda' a Napoli del processo su Calciopoli. L'attuale general manager dell'Inghilterra allude all'ex dirigente bianconero ("uomo senza qualità"), che reagisce trattenuto dagli avvocati. Ascoltati tra gli altri anche il presidente federale Abete e Pierluigi Collina
     

    NAPOLI -  Riprende il processo sullo scandalo Calciopoli e in aula si sfiora lo scontro fisico fra l'ex dirigente della Roma, attuale general manager della Nazionale inglese Franco Baldini e Luciano Moggi. Quando Baldini, che stava rispondendo alle domande dei difensori dell'ex direttore generale della Juventus, ha definito Moggi, sia pure senza nominarlo, "un uomo senza qualità", Big Luciano si è alzato di scatto. Gli avvocati Maurilio Prioreschi e Paolo Trofino, hanno immediatamente bloccato la reazione di Moggi. Lucianone però ha annunciato l'intenzione di querelare Baldini.

    L'udienza di oggi, la prima dopo la pausa estiva, si era aperta con la richiesta dei legali di Moggi di procedere alla trascrizione di altre 160 telefonate ritenute non rilevanti dall'accusa. Il Tribunale si è riservato. Poi sono stati sentiti il presidente federale Giancarlo Abete, che alle domande degli avvocati Claudio Botti, difensore dell'ex vicepresidente federale Innocenzo Mazzini, e Francesco Picca, legale dei Della Valle, ha escluso rapporti privilegiati con la Fiorentina e con qualsiasi altra formazione. Quindi è stata la volta di Pierluigi Collina, che ai legali degli ex designatori Pierluigi Pairetto e Paolo Bergamo ha sottolineato di non aver "mai ricevuto pressioni per influenzare gli esiti degli incontri".

    Alla deposizione di Baldini è stata dedicata la seconda parte dell'udienza. Il general manager dell'Inghilterra ha detto di aver conosciuto il colonnello dei carabinieri Attilio Auricchio, 

     

    motore dell'indagine condotta dalla Procura di Napoli, nell'agosto 2003, in occasione dell'indagine sul caso delle false fidejussioni. Dopo quella data, ha affermato, "l'ho rivisto una o due volte sempre per il caso delle fidejussioni" fino a quando, nel marzo 2005, quando il suo rapporto con la Roma si era ormai "logorato", il dirigente decise di iniziare quella che ha definito come una "collaborazione" con l'ufficiale. "Una cosa della quale non devo certo dolermi, ma della quale anzi vado fiero", ha sottolineato. Quindi ha spiegato: "Gli indicai, ma solo dopo averle prima contattate, persone che si erano confidate con me sui soprusi e i maltrattamenti che subivano da parte di Moggi. Sono andato da queste persone e ho chiesto loro se fossero disponibili a parlare". 

    Alla domanda del presidente del collegio, Teresa Casoria, Baldini ha citato il dirigente sportivo Nelso Ricci e i procuratori Dario Canovi e Stefano Antonelli fra le persone indicate ad Auricchio e ha confermato, alla difesa di Moggi, di aver incontrato Auricchio anche con una giornalista di Milano Finanza con la quale, ha detto, "si parlò del sistema calcio, spiegò all'ufficiale come funzionavano dal punto di vista economico le società di calcio". L'avvocato Prioreschi ha contestato al testimone che Antonelli risulta essere stato sentito il primo febbraio 2005. "Io ricordo che questi fatti sono avvenuti dopo marzo", ha replicato Baldini che ha definito "solo scherzosa" la telefonata intercettata con l'ex vicepresidente della Fgci Innocenzo Mazzini nella quale Baldini gli dice fra l'altro, "quando farò il ribaltone tu ti salverai".

    L'avvocato Trofino ha contestato a Baldini un passaggio della deposizione resa nella fase delle indagini dove esprimeva riserve sul passaggio di alcuni calciatori dalla Juve al Messina. "Quei giocatori furono ceduti in prestito", ha fatto rilevare l'avvocato. "Ho ritenuto che i valori non fossero congrui e che dunque potesse esserci un accordo per giustificare squilibri di bilancio. Se furono dati in prestito, e se questo prestito è rimasto tale, allora sto sbagliando. Ma credo che non sia così", ha risposto Baldini. Il teste ha poi parlato della cessione di Taddei dal Siena alla Roma, che sarebbe saltata, potendo così essere perfezionata solo l'anno successivo, per l'intervento di Moggi. Sui "soprusi" e le "minacce" di Moggi, Baldini ha parlato di "giocatori costretti a firmare con uno piuttosto che con un altro, non si potevano vendere giocatori, come nel caso di Taddei, se interessavano alla Juve e via così. In una parola, c'era la paura di perdere il posto di lavoro. Non per me, perché il presidente Sensi finché è stato bene si è sempre opposto a questa situazione, ma per gli altri". Baldini ha poi ricordato gli scontri con Moggi a margine del processo Gea: "Una volta mi disse: attento pezzo di m. che fai una brutta fine. Ma ancora adesso, lancia messaggi quando vuole, ogni settimana con i suoi commenti diffamatori". 

     

    ANCHE MANCINI SI ALLINEA AGLI SMEMORATI, IL DENTE AVVELENATO PER IL LICENZIAMENTO DI DUE ANNI FA...

    Mancini assolve Moggi
    "Solo foga agonistica"

    Il tecnico del Manchester City ha deposto questa mattina al processo di Napoli: "Una volta litigai con Rosetti e coinvolsi l'ex dg della Juventus ma durante le partite si dicono tante cose..."
    di DARIO DEL PORTO


     

    Mancini assolve Moggi "Solo foga agonistica"

    NAPOLI - Apparizione lampo di Roberto Mancini al processo Calciopoli. L'allenatore del Manchester City ha risposto alle domande del pm Stefano Capuano per circa quindici minuti. L'ex tecnico dell'Inter ha confermato un episodio, riferito durante le indagini, relativo al finale di un Roma-Inter 3-3. In quella occasione Mancini apostrofò l'arbitro Rosetti (che non è coinvolto nel processo) dicendo: "Alla fine pagherete tutto tu e i tuoi amici di Torino". In aula, Mancini ha detto: "Alludevo a Moggi, ma non volevo dire niente di particolare, l'arbitro è di Torino, dunque il collegamento è facile. Ma quando uno pensa di aver subito un torto, dopo la partita, si dicono tante cose", ha spiegato il teste, ribadendo più volte, nel corso dell'esame, quest'ultimo concetto. "In quei momenti si può dire qualsiasi cosa". Mancini ha poi detto di non ricordare episodi di contrasti con l'arbitro Bertini e di non ricordare di aver apostrofato con un "vergogna" l'arbitro Trefoloni dopo un Inter-Lazio. "ma ho avuto spesso problemi con gli arbitri" ha ammesso.  A una domanda del pm ha risposto di aver visto l'allora dg della Juve Luciano Moggi a bordocampo "tra le due panchine" solo durante i supplementari di una partita di Supercoppa.

PUTTANIERI SMEMORATI CIRCONDATI DA LECCACULO SENZA ALCUNA ARTE NE PARTE

Comunque finisca il processo di Napoli su Calciopoli, Luciano Moggi ha già vinto, almeno sul piano mediatico. Complici folte schiere di giornalisti smemorati e/o asserviti, vedi la recente puntata di “Matrix”, l’ex direttore generale della Juventus è riuscito a gabellare la bufala del “così facevan tutti”. Stampa e tv hanno pubblicato le “nuove intercettazioni” di Moratti e Facchetti per dimostrare che Juve e Inter pari sono. Tanto quelle pubblicate nel 2006, in cui “Lucianone” ordinava arbitri à la carte e tramava per salvare le squadre amiche, chi se le ricorda più.

Eppure, per rimettere le cose a posto, basterebbe una sentenza del Tribunale di Torino: quella del 1995 sulle sexy-accompagnatrici per gli arbitri di coppa Uefa del Torino Calcio, all’epoca diretto da Moggi e presieduto da Gianmauro Borsano. Nel 1993 la Procura indaga sui fondi neri della società granata e scopre un conto segreto (“Mundial”) per pagare i fuoribusta a giocatori, dirigenti e procuratori, ma anche le “pubbliche relazioni-accompagnatrici”. Decine di milioni di lire per accogliere le terne arbitrali internazionali con gioielli, orologi, abiti firmati e ragazze-squillo. Nel diario del ragionier Giovanni Matta, ex contabile del club, i pm leggono: “Ieri s’è presentata Adriana R., faccia, fisico e abbigliamento di puttana di alta classe: voleva 6.300.000 per le prestazioni amorose sue (?) e di colleghe per gli arbitri Aek Atene”. Matta rivela: “Era Moggi a combinare questi incontri” insieme al factotum Gigi Pavarese. Borsano conferma: “Delle prostitute si occupava Moggi”. Adriana (la squillo arbitrale), Vittoria e Marina (addette ai guardalinee) raccontano: “Nella hall dell’albergo ci davano le chiavi delle stanze degli arbitri. Noi salivamo durante la partita e li attendevamo lì”. La scena si ripete per almeno tre turni della coppa Uefa 1991-’92. Moggi si difende come Scajola: non s’era accorto di nulla, pensava a innocenti “hostess” o “interpreti”, comunque faceva tutto Pavarese. Che si prende tutta la colpa.

Alla fine i giudici ritengono indimostrabile lo sfruttamento della prostituzione. Resta il reato di frode sportiva, che però scatta solo per le gare Coni (campionato e coppa Italia), non per quelle Uefa. Ce ne sarebbe abbastanza per una squalifica della giustizia sportiva, ma questa si volta dall’altra parte. E la Juve di Umberto Agnelli si precipita a ingaggiare Moggi. Anche se, nel decreto di archiviazione del gup Piera Caprioglio (24 ottobre 1995), si legge: “Non può esser revocato in dubbio un piano di assistenza femminile degli illustri ospiti” nè che “la scelta di connotare l’ospitalità con presenze femminili sia riferibile al Moggi”. Ne consegue un “severo giudizio sulla lealtà dei dirigenti” che resero “più ameno il soggiorno degli arbitri” con “l’ingaggio di avvenenti signore addette al dopo cena… La lesione degli interessi sportivi e la frustrazione delle regole del calcio si stagliano in modo anche troppo evidente”. Davvero così fan tutti? 

Ma adesso l'Inter rischia di perdere lo scudetto 2006

L'Inter oggi ha vinto lo scudetto n. 18, il quinto consecutivo. Ma, come noto, la Procura federale ha aperto un procedimento su Calciopoli-2 e, anche su instanza della Juventus, ora dovrà esaminare a fondo la posizione dell'Inter. Ci vorrà molto tempo, forse la decisione si avrà fra un paio di mesi e sicuramente non prima dell'avvio della prossima stagione: ma è sempre più probabile che al club nerazzurro venga revocato lo scudetto del 2006, quello che fu tolto alla Juve e assegnato alla prima classificata. Ci sono fatti nuovi infatti che dovrebbero portare ad una decisione clamorosa, che Massimo Moratti combatterà però con tutte le forze. L'Inter quel titolo ("di cartone", come fu chiamato) non ha alcuna intenzione di restituirlo. Dovranno sfilarglielo con la forza. Sono due le telefonate più imbarazzanti e che potrebbero costare care all'Inter.

11 maggio 2005, vigilia semifinale di Coppa Italia fra Inter e Cagliari: Facchetti al telefono con Bergamo, designatore in coppia (la strana coppia) con Gigi Pairetto.

Facchetti: "Guarda che ho guardato, ho guardato lo score di Bertini (quando ha arbitrato l'Inter, ndr) ... quattro vittorie, quattro pareggi, quattro sconfitte..."
Bergamo: "Porca miseria, facciamo cinque, quattro, quattro allora... eheheh"
Facchetti: "Eheheh..."
Bergamo: "Ma vittorie però..."
Facchetti: "Digli che è determinante domani"
Bergamo: "Sì, no lo devi sentire ora, mi ha chiamato ma non potevo rispondere"
Facchetti: "E' determinante, ha fatto dodici partite, quattro, quattro, quattro..."
Bergamo: "Una, dici te, una la smuove, ma deve smuovere quella che comincia per "V""
Facchetti: "Quella giusta, quella giusta, quella giusta"
Bergamo: "Sì, ma viene, vedrai, bene, perché è un ragazzo intelligente e ha capito ora come si cammina. C'è voluto un po' per capire, ma insomma, meglio tardi che mai". Pressioni di Facchetti, sembrerebbe, e Bergamo che, come consuetudine, dava ascolto a tutti, sembrava che tifasse per tutti ma in realtà tifava solo per se stesso.

Altra telefonata (25 novembre 2004) fra Facchetti e Gennaro Mazzei, allora designatore assistenti. Il n.1 dell'Inter vorrebbe Collina per Inter-Juventus (ma poi arriverà Rodomonti e Collina arbitrerà Chievo-Milan): in pratica Facchetti consiglia Mazzei di "non fare i sorteggio...", e di mettere due arbitri preclusi in griglia ("Rosetti che è di Torino" e De Santis che "ha già fatto la Juve domenica e non può"), cosa che non è possibile. E difatti Mazzei, correttamente, lo fa presente a Facchetti ("devono lasciare un campo aperto almeno del 50%, non possono forzare per le preclusioni...". Queste, soprattutto queste, sono le intercettazioni al vaglio di Stefano Palazzi e i suoi investigatori e che potrebbero configurare una violazione dell'articolo 1 per comportamenti "poco limpidi". Ci sono poi anche chiamate fra Bergamo e Moratti, fra Fachetti e Pairetto e De Santis (proibito, anche allora, parlare con gli arbitri prima delle partite) e altre telefonate dove si parla di pranzi, di regali da ritirare in sede, eccetera. Se questo materiale fosse stato a disposizione della Procura Figc durante il processo per Calciopoli
(CLAMOROSO ERRORE SEMANTICO: LA PROCURA DI NAPOLI HA FATTO METTERE A VERBALE NEL PROCESSO PENALE CHE QUELLE TELEFONATE DELL'INTER ERANO AGLI ATTI !!!!  QUELLE TELEFONATE ESISTEVANO MA NESSUNO LE RITENNE FONDAMENTALI PER STABILIRE IL COINVOLGIMENTO DELL'INTER IN UN SISTEMA DELINQUENZIALE, CONDANNA DI GIRAUDO DOCET !!!! ), anche l'Inter sarebbe stata deferita e le sentenze nei confronti della Juventus forse sarebbero state diverse. Di sicuro nessuno avrebbe assegnato all'Inter lo scudetto 2006: né Guido Rossi, tantomeno i tre saggi (Coccia-Pardolesi-Aigner). Ma ora sarà la Figc, con il suo consiglio federale, che dovrà decidere se revocare quel titolo all'Inter: è molto probabile che lo farà, ma con calma. In via Allegri si stanno convincendo. Anzi, qualcuno, si è già convinto.

Il tecnico del Chelsea al processo: "Che strano quel gol annullato al Milan a Siena...". Poi aggiunge: "Mai visto Moggi nello spogliatoio dell'arbitro, perché non ci sono mai entrato, ma Gattuso mi riferì di avercelo visto dopo uno Juve-Milan". La difesa di Pairetto chiede di trascrivere altre 30 intercettazioni. Intanto slitta a luglio l'inchiesta della Federcalcio. Prossima udienza il 25 maggio con Mancini a testimoniare

NAPOLI, 11 maggio 2010 - "No nessuno mi chiese se avessi delle preferenze su quali squadre incontrare nelle prime dieci partite". Carlo Ancelotti nella deposizione di oggi al processo napoletano di Calciopoli non conferma che c'era la longa manus di Moggi pure sul calendario quando lui allenava la Juve. Ma sottolinea che nel campionato di Calciopoli "successero cose strane" e che da allenatore del Milan si sentì ”defraudato” di fronte a una serie di episodi a sfavore. Poi parla del rapporto "confidenziale fra Moggi e De Santis che però era caratterialmente più estroverso degli altri arbitri. Sono stati ascoltati anche il maresciallo Di laroni, che condusse l`inchiesta sul filone schede svizzere, il guardalinee Cuttica e Fabio Vignaroli, oggi in Australia, protagonista di quel Lecce-Parma finito fra le carte di Calciopoli. Il giocatore ha confermato quel "questa partita non la vincete" che avrebbe detto l'arbitro De Santis durante la partita. L'udienza odierna è stata dedicata pure a una nuova puntata della battaglia delle intercettazioni bis, diventate 225 con le integrazioni delle difese di Moggi e Pairetto ma anche del'accusa. Per la trascrizione ufficiale ci vorranno due mesi e quindi l`inchiesta del procuratore federale Palazzi non partirà prima del 20 luglio. Quanto alla prossima udienza del processo penale l`appuntamento è per il 25 maggio con la deposizione di Roberto Mancini, l`ultimo testimone del'accusa.

STRANE CIRCOSTANZe — Per avvalorare il concetto del defraudato ecco cosa risponde Ancelotti nell'interrogatorio del pm Narducci, che parte da Siena-Milan 2-1. Il tecnico se lo ricorda bene per quel gol annullato a Shevchenko per "fuorigioco inesistente segnalato dal guardalinee Baglioni". L'arbitro era Collina. "Io rimasi esterrefatto". Dopo la partita, Ancelotti tornò a casa a Parma insieme con Leonardo Meani, l'addetto agli arbitri del Milan di allora, presente in aula per la prima volta come imputato. "Se abbiamo parlato della partita? Sì e soprattutto dell'annullamento di questo gol che mi era sembrato strano perché mi sembrava un episodio molto chiaro. Lo ritenevamo un torto grosso subito dal Milan". Strano, "circostanze strane", un'espressione che Ancelotti usa ripetutamente per ricordare quel campionato della stagione di Calciopoli.

Memoriale di Facchetti
Moggi radiato dal calcio per l'eternità.

Il figlio dell'ex presidente dell'Inter consegna ai pm che indagano su calciopoli, un memoriale scritto dal padre prima di morire. Intanto la corte di giustizia della Figc precisa: Moggi radiato da ogni ruolo


 

NAPOLI -  La radiazione di Luciano Moggi dal calcio italiano è effettiva. Lo si evince dal comunicato ufficiale pubblicato oggi dalla Corte di Giustizia federale. La Sezione consultiva, riunitasi il 13 aprile scorso sotto la presidenza del dottor Giancarlo Coraggio, come si legge in una nota "esprime il proprio parere interpretativo dell'articolo 19 del Codice di Giustizia sportiva, in materia di preclusione nei ranghi della Figc".  Il presidente della Federcalcio, Giancarlo Abete aveva chiesto alla Corte di giustizia federale, il 31 marzo scorso, di sciogliere il nodo su chi dovesse decidere sull'eventuale radiazione dell'ex dg juventino e degli ex dirigenti condannati a 5 anni di squalifica, visto il vuoto di potere determinato dalla modifica dello statuto intervenuta dopo Calciopoli.
Prima dello scandalo del 2006, infatti, le norme federali prevedevano che la giustizia sportiva potesse proporre al presidente federale la radiazione di un tesserato condannato per fatti di "particolare gravità"; e così fu per Luciano Moggi, Antonio Giraudo e Innocenzo Mazzini, ex vicepresidente federale. Ma con la riforma varata sotto il commissariamento di Guido Rossi, il potere di radiare un tesserato passò alla giustizia sportiva. Di fatto, la squalifica di Moggi, Giraudo e Mazzini scadeva nel 2011, ma sulla proposta di radiazione non si era espresso nessuno nè poteva esprimersi Abete. La Corte di giustizia sportiva, in sezione consultiva il 13 aprile scorso, ha fornito oggi le sue risposte: "Si ritiene che il provvedimento di preclusione debba ritenersi implicito, quale effetto ex lege, nelle decisioni con cui gli organi della giustizia sportiva, dopo aver irrogato la sanzione della sospensione nella misura massima, si sono pronunciati nel senso della 'particolare gravità delle infrazioni'".

MOGGI: "SI DEVONO VERGOGNARE" - 
"Che significa la mia radiazione? Non so che significa, si dovrebbero vergognare dopo quello che è venuto fuori. Parlo per me, per Giraudo, per coloro che soffrono di questa situazione come Mazzini". Lo ha detto l'ex dg della Juventus Luciano Moggi, intervenuto telefonicamente nel corso della registrazione del "Chiambretti Night" con ospite il capitano della Juventus Alessandro Del Piero. Alla domanda se la teoria del tutti colpevoli nessuno colpevole è una strategia difensiva per cercare di dimostrare la propria innocenza, Moggi ha risposto:"No, io non l'ho mai detto, io ho soltanto detto che esisteva una prassi. Allora dovrebbero radiare Carraro quando diceva salviamo la Fiorentina e la Lazio". Poi ha aggiunto:"Io non devo difendermi, devono difendersi loro"

MEMORIALE FACCHETTI-
Il memoriale di Giacinto Facchetti entra nel processo sullo scandalo Calciopoli. Gli appunti scritti a mano dall'ex calciatore e dirigente dell'Inter sono stati consegnati ai pm Giuseppe Narducci e Stefano Capuano dal figlio di Facchetti, Gianfelice, che è stato anche sentito come teste lunedì pomeriggio negli uffici della Procura di Napoli. I magistrati hanno comunicato il deposito degli atti al termine dell'udienza di martedì. Su quei fogli, Facchetti aveva annotato le circostanze che gli erano state confidate da Danilo Nucini, arbitro fino al 2005, circa i rapporti fra Luciano Moggi, esponenti della classe arbitrale e i dirigenti di alcune società. Appunti che, secondo quanto ricostruito fino a questo momento, risalirebbero a un periodo compreso fra il 2003 e il 2004 e dai quali emergono molti degli elementi destinati a finire due anni più tardi nell'inchiesta Calciopoli. Compresa l'esistenza di un giro di schede telefoniche, all'epoca non ancora straniere, utilizzate per comunicazioni riservate.
 "Arbitri nel giro di M.", scriveva ad esempio Facchetti prima che il male lo consumasse. Dove "M." sta per Luciano Moggi del quale, si legge ancora in uno dei documenti messi a disposizione della difesa, l'allora arbitro Massimo De Santis, oggi imputato, viene definito come "la lunga mano nella Can". A Facchetti, Nucini aveva parlato dell'esistenza di una vera e propria organizzazione, quella che nel processo verrà configurata con l'ipotesi di reato di associazione per delinquere, della quale Moggi era il vertice, De Santis e Mariano Fabiani, all'epoca dei fatti dirigente sportivo, i bracci operativi. Nel manoscritto si legge ad esempio delle modalità con le quali, ai raduni arbitrali di Coverciano, i giudizi sugli arbitri cambiavano a seconda della loro vicinanza al gruppo Moggi. Circostanza anche questa che, nella interpretazione fornita ai pm dal figlio di Facchetti, sarebbe stata ricostruita all'allora presidente dell'Inter da Danilo Nucini. Altro episodio annotato riguarda la scelta di mandare prevalentemente arbitri giovani, e come tali ritenuti più facilmente condizionabili, a dirigere la Juve durante il torneo 2001-2002. Non un campionato come gli altri, per gli interisti, perché si concluderà il 5 maggio 2002 con la clamorosa sconfitta dell'Olimpico (contro la Lazio) e la conseguente aggiudicazione dello scudetto proprio alla Juventus. Il campionato "perso a Roma", lo definisce Facchetti in uno dei fogli acquisiti dai magistrati. Il processo riprenderà l'11 maggio.

Le verità di Tavaroli

L'ex investigatore privato, coinvolto nello scandalo delle intercettazioni Telecom, evocato dallo staff di Moggi come il simbolo delle trame dell'Inter

Le verità di Tavaroli

ROMA  - Lo spettro di Tavaroli aleggia sul processo di Calciopoli, e presto si materializzerà. Massimo De Santis, il poliziotto penitenziario di Tivoli considerato dall'accusa l'arbitro di Moggi, quando ha preso la parola nell'aula 216 di Napoli ha detto che quattro anni di accuse lo hanno rovinato, che anche l'allenatore Zdenek Zeman avrebbe certificato che lui nel "biscotto" del famoso Lecce-Parma 3-3 non c'entrava nulla e che  -  al fondo di tutto - sarebbe vittima dell'affaire Tavaroli-Telecom-(Inter). Non è vero, innanzitutto, che Zeman lo avrebbe scagionato. In aula, lo scorso 20 novembre, il boemo disse: "In campo, si sa, si parla molto, ci si scambia informazioni: ne venne fuori una partita anomala, brutta. Nel secondo tempo andai dietro la panchina e mi misi spalle al campo. Non si poteva guardare".
No, Zeman non ha scagionato nessuno per l'orribile Lecce-Parma, ha solo incluso alcuni uomini della sua squadra, il Lecce, tra i tesserati censurabili. La pubblica difesa in aula di Massimo De Santis è diventata utile invece, in questo oceano di controinformazione alzata per lecite finalità difensive e meno lecite finalità di tifo, per far entrare in scena la questione Tavaroli. Quel nome  -  Giuliano Tavaroli da Albenga, ex brigadiere dei Ros, capo della struttura investigativa di Telecom  -  viene evocato dallo staff di Moggi, e rilanciato come un'eco dai siti di riferimento della vecchia Juventus, come il simbolo delle trame nerazzurre. Tavaroli uguale Telecom deviata, uguale Inter che controlla Calciopoli. È questo l'assioma moggiano. Superficiale, scorretto. Bene, l'ex investigatore privato a fine maggio andrà a patteggiare a Milano per il suo processo Telecom, ma su Calciopoli ha già detto  -  in un interrogatorio sostenuto in carcere  -  molte cose. Se si decide di dargli fede, e quindi lo si fa in tutte le direzioni, si scopre che Tavaroli il 29 settembre 2006 ha rivelato situazioni più utili all'accusa dell'inchiesta "Off side" piuttosto che alla difesa di Moggi (che pure ha convocato l'ex brigadiere come prossimo teste a Napoli).  


Leggendo le "pagine Tavaroli" si comprendono con esattezza le colpe dell'Inter sulla questione Calciopoli: è stato un "eccesso di difesa", certo, chiedere al "Tiger Team" della Telecom indagini sull'arbitro De Santis, oggi imputato per associazione a delinquere ai fini della frode sportiva, e poi controlli sulle sua qualità patrimoniali. E' stato un "eccesso di difesa" censurabile, poi, accumulare progressive informazioni sul guardalinee Enrico Ceniccola, su Mariano Fabiani, direttore sportivo di provincia di ispirazione moggiana. Costeranno 50 mila euro queste e altre indagini segrete all'Inter (appaiono meno censurabili i pedinamenti dei calciatori a libro paga Vieri, Jugovic, Ronaldo, forse si può riconoscere a una società il diritto di tutelare il proprio patrimonio umano di fronte a informazioni che ne mettono a rischio il rendimento in campo). Ma restiamo all'eccesso di difesa, al controllo arbitrario di direttori di gara e dirigenti che l'Inter sospetta avversari a tavolino. Bene, il club di Moratti prima salderà l'onorario di Emanuele Cipriani, uomo di punta del team di investigatori abusivi, attraverso una società inglese: "Vorremmo che questi versamenti non fossero facilmente riconducibili a noi", spiegheranno al cliente, temendo cattiva pubblicità. E in un secondo tempo Cipriani intesterà una nuova fattura alla Pirelli, la società madre di Tronchetti Provera, già consigliere dell'Inter. "Forse Cipriani ha fatto un errore", ha detto Tavaroli nel suo interrogatorio alludendo all'indicazione dell'intestazione.

Gli interrogatori di Tavaroli ci fanno sapere cose ancora più importanti sul piano sportivo e penale. E riguardano sia Luciano Moggi che Massimo De Santis che i resti della cupola. Fondamentalmente, il grande spione riferisce cose ascoltate da Giacinto Facchetti (e quindi non più verificabili alla fonte). E sono queste: Facchetti mi disse che l'arbitro Danilo Nucini si era presentato da lui per denunciare il marcio del calcio italiano. Nucini, racconta Tavaroli, disse a Facchetti: De Santis è in mano alla Juventus, De Santis si è arricchito con il sistema Moggi, De Santis mi ha chiesto di entrare nel giro, di aiutare la Juve. Moggi, ancora, è al centro di un sistema di condizionamento delle partite di calcio con l'arbitro De Santis come punto di riferimento. De Santis mi ha detto, ricorda Nucini (e questa volta lo fa con deposizioni dirette): "In questo modo si sale in serie A, si guadagnano soldi. Io mi sono fatto la Jaguar e ho acquistato una nuova casa". I controlli (abusivi) del Tiger Team confermano le proprietà immobiliari dell'arbitro romano più un paio d'auto, tra cui una Mercedes.  
Nell'interrogatorio di Tavaroli si torna a parlare, ancora, del viaggio dell'arbitro Nucini da Bergamo a Torino insieme al direttore sportivo Fabiani. Di una scheda telefonica consegnata e poi buttata e della camera dell'albergo torinese dove, improvvisamente, spunta Luciano Moggi: il dg della Juventus è pronto a dargli un cellulare riservato, a segnalargli alcuni numeri sicuri. Sì, Moggi va a incontrare gli arbitri di persona, visto che non intende telefonare. Questo, sul piano sportivo, è un illecito. Anche le carte Tavaroli, però, non sono entrate nel processo sportivo dell'estate 2006. La necessità di fare in fretta ha tolto, certo, possibilità alla difesa, ma anche all'accusa federale.

Questa versione, compreso il viaggio autostradale con Fabiani, Nucini non l'ha raccontata solo a Facchetti (che poi l'ha riferita sia a Tavaroli che a un pm della Procura di Milano). Questa versione Nucini è andato a confermarla in Tribunale a Napoli, quasi un anno fa. E il suo racconto ha resistito alla mitraglia del controesame di Maurilio Prioreschi, l'avvocato moggiano delle domande difficili. Già. L'arbitro De Santis ha detto che Calciopoli gli ha rovinato la vita, ma evocare lo spione Tavaroli potrebbe non essere utile. Né a lui, né a Moggi.

"Giraudo e il suo gruppo
influenzavano campionato"

Depositata dal giudice De Gregorio la sentenza del processo con rito abbreviato che ha portato alla condanna dell'ex ad della Juventus

NAPOLI - Negli anni di Calciopoli un gruppo di persone "amministrava di comune accordo il campionato di calcio". E fu una vera e propria "associazione per delinquere", scrive il giudice Edoardo De Gregorio nelle motivazioni della sentenza con la quale, il 14 dicembre scorso, aveva condannato 4 imputati assolvendone 7. Per associazione a delinquere il gup aveva inflitto tre anni di reclusione, escludendo l'aggravante di promotore, all'ex amministratore delegato della Juventus, Antonio Giraudo. Per lo stesso reato erano stati condannati a  2 anni e 4 mesi 'ex arbitro Tiziano Pieri e a 2 anni l'ex presidente dell'Aia Tullio Lanese. Due anni di reclusione, ma per frode sportiva, all'ex arbitro Paolo Dondarini. Assolti gli ex arbitri Gianluca Rocchi e Marco Gabriele e gli assistenti Duccio Baglioni e Stefano Cassarà, imputati di associazione per delinquere, l'ex arbitro Domenico Messina, gli assistenti Giuseppe Foschetti e Alessandro Griselli. Gli altri imputati, fra i quali l'ex dg della Juventus Luciano Moggi, hanno scelto il giudizio ordinario che riprenderà domani mattina.

Oggi il gup ha depositato le ragioni poste alla base del verdetto di primo grado. L'esistenza dell'associazione, argomenta il magistrato, emerge da alcuni "dati certi": come "l'uso di utenze riservate da Moggi acquistate e distribuite ai designatori agli arbitri e ai dirigenti di altre società". E come le riunioni "che con buona frequenza si facevano tra gli imputati Moggi, Giraudo, Paolo Bergamo, Pierluigi Pairetto, (ex designatori arbitrali che hanno scelto il rito ordinario n. d. r.) Lanese e Mazzini (ex vicepresidente federale anche lui a giudizio con rito ordinario n. d. r.)". Nel campionato sotto inchiesta, quello 2004-2005, il sodalizio, sottolinea il giudice De Gregorio, "raggiunse tutti gli scopi già programmati e quelli che, nel corso degli eventi, si propose di conseguire: la compagnie riuscì a determinare l'esito del campionato sia con riguardo all'assegnazione della vittoria finale della Juventus, all'evidenza scopo principale del gruppo, sia con riguardo alle retrocessioni, cui illecitamente fu sottratta almeno la Fiorentina". Moggi si muoveva come una persona che esercitava "diritto di vero e interdizione" sulle scelte arbitrali. Giraudo non era, secondo il giudice il "gemello" di Moggi. Ciò nonostante "non limitò la sua attività al perseguimento degli interessi della sua società ma fu pienamente coinvolto nell'operatività del sodalizio". I difensori degli imputati condannati hanno preannunciato ricorso in appello.

L'avvocato Massimo Krogh, difensore di Giraudo, afferma: "Non ho letto ancora la sentenza, depositata solo oggi, ma a quanto ho sentito, il mio cliente sarebbe stato condannato per interferenze in due o tre partite della Juventus e per qualche commento al telefono su accuse di doping da cui è stato pienamente assolto. Una motivazione così si commenterebbe da sola, però bisogna leggere la sentenza, e la commenteremo nell'atto di appello". Cinquecentoundici contatti verificati su due utenze di Luciano Moggi. Tanti ne hanno contati gli investigatori esaminando il traffico telefonico di due delle schede segrete che l'ex dg della Juve avrebbe fornito all'arbitro Tiziano Pieri, uno degli imputati condannati a dicembre al processo calciopoli con rito abbreviato le cui motivazioni sono state depositate oggi. Nella parte finale della sentenza il gup Eduardo De Gregorio passa in rassegna le posizioni dei singoli imputati soffermandosi in particolare sulla questione delle sim estere che sarebbero state nella disponibilità sia dei designatori Bergamo e Pairetto sia di arbitri (Pieri, Racalbuto, Paparesta, Cassarà, Dattilo, De Santis, Gabriele). E il giudice esamina anche il traffico telefonico ricavato dai tabulati delle utenze estere. Per Pieri, dall'ottobre 2005 al marzo 2005, sono riscontrate con un telefono 266 volte in uscita e 151 in entrata e con un altro 65 in uscita e 29 in entrata a cui si aggiungono 19 in entrata e 27 in uscita con l'utenza di Mariano Fabiani, ex ds del Messina indicato come l'alter ego di Moggi. Il gup ricorda, tra l'altro, che "proprio l'uso delle schede straniere e i contatti con Moggi nei giorni degli incontri di calcio a lui affidati sono la base per la declaratoria di responsabilità dell'imputato per due delitti di frode". Nelle motivazioni della sentenza confuta una delle tesi difensive, sostenuta anche da Moggi, secondo cui l'uso di schede estere dovevano "servire a difendere le trattative di mercato nelle quali Moggi era notoriamente maestro, e da tentativi di spionaggio industriale provenienti dalla società di Massimo Moratti"

 Il suo ruolo fu pregnante nell'epilogo di quello che ormai nella storia del calcio viene classificato come Calciopoli I. E ogni sua espressione, parola, accenno a quanto è stato e a quanto si profila in questo nuovo spaccato che ci offre il processo napoletano con annesse conseguenze sul versante della giustizia sportiva, non può che essere annoverato. Lui è Piero Sandulli che ha rilasciato un'intervista alla trasmissione sportiva 'Controcampo' in cui si inquadrano il senso della strategia dei legali di Luciano Moggi e le conseguenze di quanto emerge dalla nuove 74 intercettazioni acquisite come prove da Teresa Casoria, presidente della giuria napoletana.

 

L'ex presidente della Corte Federale ha affermato che le condanne pronunciate nel 2006: "sono state riconfermate dalle ultime vicende anche se avrebbero potuto essere coinvolte più squadre. Moggi? La sua difesa è un'ammissione di colpevolezza". Interrogato, Sandulli ha chiarito che: "I campionati 2005 e 2006 furono falsati". Una affermazione che non può essere trascurata. Le dichiarazioni  non hanno tardato a divenire argomento di discussione sui forum di matrice juventina. Su www.vecchiasignora.com, l'intervista viene contestata da alcuni tifosi in quanto espressione di parte. Così come in diversi newsgroup a tema che si soffermano sul nodo stagioni 2005-2006. Domani, intanto, è prevista una importantissima udienza che vedrà protagonista Carlo Ancelotti. Tra i convocati figura anche Massimo De Santis, l'ex arbitro a cui verrà chiesto di una telefonata in cui si accennava a delle indagini in corso a Napoli, come se ne avesse sentito parlare in anticipo. Su questa delicatissima conversazione dovrebbero esprimersi anche gli autori delle indagini di Torino, quelle che anticiparono l'inchiesta partenopea e che vennero archiviate dal giudice Maddalena. La prima volta che si parla di griglie arbitrali, ritenute non rilevanti all'epoca dal magistrato. I tifosi? Ovviamente anche questo nuovo capitolo ha prodotto una sorta di accorpamento: non è da escludere che una manifestazione venga organizzata in vista di domani.

NON SONO RIUSCITI A DIMOSTRARE DI ESSERE INNOCENTI, ANZI.....

Si pensava che, vista l’enfasi degli annunci, la poderosa controffensiva di Luciano Moggi sarebbe almeno riuscita a dimostrare, craxianamente, che "così facevan tutti". Invece manco quello. Anzi tutto il contrario. Chi legge le 75 fantasmagoriche telefonate che dovevano ribaltare Calciopoli scopre che molti dirigenti di molte squadre (persino il Chievo) parlavano con designatori e arbitri. Ma parlare non è reato né illecito sportivo (è illecito sportivo da dopo Calciopoli): dipende da cosa si dice e si fa. Moggi con la sua corte di vassalli, valvassori e valvassini più o meno forzati (Milan, Fiorentina, Lazio, Reggina) condizionava designazioni, arbitraggi, moviole e campionati. Gli altri no. Infatti la giustizia sportiva e quella penale han colpito quelle cinque società e non le altre (ora l’inchiesta della Figc stabilirà se ne manca qualcuna). Se chi ha pubblicato le 75 intercettazioni sapesse anche leggerle, ne trarrebbe l’unica conseguenza possibile: bene han fatto il colonnello Auricchio e i pm Narducci e Beatrice a escluderle dal processo, visto che non contengono notizie di reato. Infatti Moggi le ha tirate fuori solo dopo cinque anni, per buttarla in caciara sui giornali, non certo per squisite ragioni giuridiche. La sua fortuna è che si occupano del caso molti giornalisti sportivi che, quando non sono compagni di merende di Lucianone (in aula si abbracciano e si danno di gomito), non sanno distinguere un reato da un paracarro. Ma anche noti tuttologi che allestiscono penosi teatrini con tanto di magliette, bandierine, raganelle e tricchetracche: tipo i soffietti a Lucianone firmati sul Corriere da Ostellino e i duetti fra Battista ("Visto dal bianconero") e Severgnini ("Visto dal nerazzurro"). Come se un giornalista, solo perché parla di calcio, potesse ridursi a trombetta della squadra del cuore, a prescindere dai fatti. I fatti dicono che Moggi telefonava ai designatori per ordinare arbitri à la carte, come al ristorante, per le coppe e addirittura per le amichevoli, mentre per il campionato dettava le griglie per tener lontani i (rarissimi) fischietti sgraditi. E veniva puntualmente accontentato. Se, come sostiene il clan, la cupola non esisteva o non contava, perché Moggi chiedeva un arbitro e quello puntualmente arrivava? Perché il ministro Pisanu telefonò a Moggi per salvare la Torres (e la Torres fu salvata)? Perché Della Valle chiamò Moggi per salvare la Fiorentina (e la Fiorentina fu salvata, con tanti saluti al Bologna)? Perché Moggi procurava carte sim svizzere agli arbitri per parlare lontano da orecchi indiscreti? Perché è stato condannato dal Tribunale di Roma a un anno e sei mesi per violenza privata nel caso Gea, la cupoletta dei figli di papà che comandava sul calcio? Perché ha minacciato un testimone, l’ex direttore della Roma Franco Baldini, in pieno tribunale? Perché ordinava ai giornalisti cosa scrivere e non scrivere, dire e non dire in tv, addirittura come nascondere gli errori degli arbitri amici ed enfatizzare quelli dei nemici? Perché chiamava minaccioso i giudici disciplinari dei procuratori pallonari perché salvassero suo figlio da sacrosanta condanna? Perché, quando il presidente del Palermo Zamparini (l’ha raccontato lui) voleva l’arbitro Rizzoli, Moggi alzò il telefono e a Palermo arrivò Rizzoli? Si dirà: anche Facchetti chiese al designatore Bergamo che Collina arbitrasse Inter-Juve. A parte il fatto che Collina lo nomina Bergamo e non Facchetti, pochi sanno come andò a finire: fu designato Rodomonti che negò un rigore all’Inter e ne diede uno alla Juve. L’Inter contava come il due di picche: infatti la segretaria dell’associazione arbitri, Mariagrazia Fazi, moggiana di ferro, istruiva Bergamo su come intortare Facchetti fingendo di "stare con tutti, non come dicono che tu stai solo con Juve e Milan". Per tenerlo buono. La telefonata conferma quel che si era sempre saputo, ma prima che Moggi la facesse pubblicare era sconosciuta. Si difende talmente bene da far sorgere un dubbio: che abbia dietro Taormina o Ghedini?
 

Moggi e la sua difesa non conoscono la vergogna: dopo tanto can can, si scopre che la "madre di tutte le intercettazioni" era una bufala e che a fare il nome di Collina non è Facchetti, ma Bergamo - La telefonata è ascoltabile su Youtube

Bergamo: è lui a parlare di Collina nell'intercettazione con FacchettiBergamo: è lui a parlare di Collina nell'intercettazione con Facchetti

Mercoledì, 14 Aprile 2010

Ci mancava solo il vilipendio di cadavere. Se è vero che l'articolo 410 del codice penale recita: “Chiunque commette atti di vilipendio sopra un cadavere o sulle sue ceneri è punito con la reclusione da uno a tre anni. Se il colpevole deturpa o mutila il cadavere, o commette, comunque, su questo atti di brutalità o di oscenità, è punito con la reclusione da tre a sei anni”, allora – allegoricamente parlando, ma non troppo – la “Moggi-band” alla fine ci è arrivata. In una tragicommedia che non conosce la vergogna, Moggi e la sua difesa – nella persona dell'avvocato Trofino – sono arrivati al punto, nell'ultima udienza al Tribunale di Napoli, di taroccare un'intercettazione di Giacinto Facchetti, il presidente dell'Inter scomparso il 4 settembre del 2006, mettendogli in bocca una frase che invece era stata pronunciata da Paolo Bergamo, il designatore. In quella che la difesa di Moggi ha presentato come “la madre di tutte le intercettazioni” (citazione testuale), l'avvocato Trofino denunciava una frase scabrosa e inequivocabile di Facchetti che a un certo punto dice a Bergamo: “Metti dentro Collina” (per arbitrare Inter-Juventus). Sulla base di ciò, Trofino ha messo alle corde il colonnello Auricchio: “Perché questa telefonata non è stata messa agli atti?”. “La telefonata è stata registrata e trascritta – ha risposto Auricchio, che di telefonate ne ha ascoltate a migliaia, ritenendo degna di fede la citazione di Trofino -, ma non è nell'informativa perché non è stata considerata investigativamente utile”. A queste parole, molti in aula si sono stracciati le vesti. Per l'indignazione.

MOGGI E LA CUPOLA. Il processo in corso a Napoli si basa sulle intercettazioni disposte dalle Procure di Torino (che poi ha archiviato il procedimento) e di Napoli fra l’estate del 2004 e quella del 2005. Il mattatore assoluto è l’allora direttore generale della Juve, Moggi, che secondo l’accusa sedeva al vertice di una «cupola» in grado di condizionare partite, campionati, arbitraggi, calciomercato, organi di controllo, stampa, tv e persino ampi settori del mondo politico e delle forze dell’ordine. C’è il controllo militare sui designatori arbitrali Pierluigi Pairetto e Paolo Bergamo. Ci sono le istituzioni, dalla Figc all’Uefa, piegate a interessi di parte: per sistemare gli amici e soprattutto per avere arbitri malleabili, in campionato e in Champions League. E ci sono addirittura le riunioni in casa di Antonio Giraudo, amministratore delegato della Juventus, con Lucianone e i due designatori. Poi c’è la «Gea World», una società che «gestisce» centinaia tra calciatori, allenatori e dirigenti e fa capo a un’agguerrita pattuglia di «figli di papà»: Alessandro Moggi, Chiara Geronzi, Giuseppe De Mita, Francesca Tanzi, Andrea Cragnotti, Davide Lippi. Secondo gli investigatori, sarà proprio grazie a questo colossale conflitto d’interessi che il presidente della Roma Franco Sensi, inizialmente riottoso al sistema Moggi, ma indebitato fino al collo con la sua Italpetroli nei confronti di Capitalia (allora presieduta da Cesare Geronzi), sarà indotto a cedere la guida del club alla figlia Rosella, ben presto risucchiata nell’orbita geronzian-moggiana; e a sacrificare uno strenuo oppositore della «cupola», il direttore sportivo Franco Baldini.

Moggi viene intercettato a Torino, nel precampionato, mentre sceglie gli arbitri preferiti per le partite della Juventus: i due designatori prendono nota e obbediscono. Il dg bianconero è in grado d’influire sulle loro carriere, e su quelle dei fischietti, non solo intervenendo sui dirigenti del calcio, ma anche controllando capillarmente uno stuolo di giornalisti sportivi, della carta stampata e della tv. Compresi i  «moviolisti» incaricati di analizzare le scelte arbitrali e di condizionare così i giudizi sugli eventuali errori. Chi sbaglia a vantaggio della Juve e dei suoi amici, viene coperto e salvato. Chi invece sbaglia contro, o fa semplicemente il suo dovere, se ne pente amaramente: viene attaccato dai giornalisti moggiani e punito dagli organi federali. Moggi vanta pure ottimi rapporti con molti politici, a partire dal ministro dell’Interno, Beppe Pisanu (che chiede e ottiene il salvataggio della Torres Sassari in serie C1), e da quello dell’Ambiente, Altero Matteoli (tifoso bianconero). Poi ci sono le telefonate intercettate dal Ros di Roma per la Procura di Napoli. Le più inquietanti sono due: quella in cui Moggi racconta di aver chiuso a chiave nello spogliatoio dello stadio di Reggio Calabria l’arbitro Gianluca Paparesta, «reo» di non aver favorito la Juventus contro la Reggina (il direttore di gara, intimidito, nel suo referto non riferirà una parola del fattaccio); e quella in cui il dirigente bianconero concorda col designatore Bergamo i sorteggi arbitrali a vantaggio della sua squadra, ma anche di quelle alleate. Il sistema è quello delle «griglie»: le partite sono divise in diverse fasce e così gli arbitri. Basta escludere dalla fascia della Juventus quelli sgraditi a Moggi e inserire quelli graditi, e ogni «rischio» per i bianconeri e i loro amici è azzerato. Tanto più se le griglie le detta lo stesso Lucianone al designatore. È il 9 febbraio 2005.

 

Moggi: Ora ti dico quello che mi ero studiato io.

Bergamo: Vai!...Vediamo cosa torna con quello che ho studiato io...Chi ci metti in prima griglia di squadre? Di partite?

Moggi: Aspe’...Fammi piglia’ il foglietto! Perché io me la son guardata oggi per bene...Allora, io ho fatto: Inter-Roma, Juventus-Udinese, Reggina-Milan, Fiorentina-Parma che non può non essere messa qui, e Siena-Messina.

Bergamo: Sì.

Moggi: Ho fatto di 5, ma si po’ fa’ anche di 4 però! Non è che però Siena-Messina...mi sembra una partita abbastanza importante! Mi sembra, eh?

Bergamo: Poi c’è anche Livorno-Sampdoria che all’andata è stato un casino!

Moggi: Sono due squadre che in pratica so’ un po’ più tranquille.

Bergamo: Vabbè, vai, tanto questo cambia poco, se ne può aggiungere anche una volendo, però arbitri per la prima fascia ce ne ho pochi. Dimmi!

Moggi: Io ci ho messo Bertini, Paparesta, Trefoloni, Racalbuto, ci avevo messo Tombolini, però Tombolini poi ha fatto un casino con la Lazio, non lo so qui com’è, ha dato un rigore... questi qui erano gli arbitri che io avevo messo in questa griglia!

Bergamo: E Rodomonti al posto di Tombolini, no?

Moggi: Va bene pure!

Bergamo: E allora s’era fatta uguale vedi!

Moggi: Io credo che questa qui possa essere una griglia.

Bergamo: Io ce ne avevo 4. C’avevo: Bertini, Racalbuto, Rodomonti e Trefoloni. E sinceramente Tombolini volevo tenerlo un turno fermo perché ha sbagliato, sennò questi se non li punisci mai...

Moggi: Guarda, ora ti dico, può darsi pure che mi sbaglio, io pure c’ho della gente da tene’ sotto, no? Se tu, per esempio, non punisci Collina e Rosetti, gli altri sono tutti autorizzati...

Bergamo: Ma infatti io Collina e Rosetti non li ho mica messi, eh?

Moggi: No, per dirti! Ma gli altri sono autorizzati a dire: «Se lo fanno loro possiamo farlo anche noi»...Non ci devono rompere i...!

Bergamo: Sì sì, infatti che ti ho detto...

Moggi: Questa, questa è una legge di gruppo!

 

Due giorni dopo ecco le designazioni: Juventus-Udinese, Rodomonti; Livorno-Sampdoria, Taglia-vento; Inter-Roma, Trefoloni; Fiorentina-Parma, Paparesta; Bologna-Palermo, Messina; Reggina-Milan, Racalbuto; Siena-Messina, Bertini; Lecce-Chievo, Morganti; Brescia-Cagliari, De Marco; Lazio-Atalanta, Brighi. Tutto come ordinato: un sorteggio à la carte.

 

VIOLA, LAZIO E MILAN. Anche la vicenda della Fiorentina di Diego e Andrea Della Valle è emblematica. I due fratelli rilevano la società viola da Vittorio Cecchi Gori nel 2002. L’uno è presidente onorario, l’altro presidente effettivo. E subito provano a scardinare la cupola del calcio e si battono per cacciare Carraro dalla Figc e Galliani dalla Lega. Ma ben presto sono costretti a scendere a patti con la cupola da un’autentica persecuzione arbitrale, che precipita la Fiorentina sull’orlo della retrocessione. I Della Valle contattano Bergamo e Moggi. E alla fine la Fiorentina si salva per il rotto della cuffia a discapito del Bologna. L’ultima giornata è decisiva: il Parma non deve vincere a Lecce, altrimenti si salva e manda in B la Fiorentina. Arbitra il solito De Santis. Il designatore lo chiama prima della partita per le ultime raccomandazioni:

 

Bergamo: Massimo, è tutto a posto?

De Santis: Ho parlato con i guardalinee, gli ho spiegato un po’ velatamente le cose, ci mettiamo in mezzo noi.

Bergamo: L’importante è che tu vinca.

 

Infatti la Fiorentina batte il Brescia 3-0 e Lecce-Parma finisce rocambolescamente 3-3. Mazzini si felicita con Della Valle per la missione compiuta.

 

Mazzini: I cavalli boni vengono sempre fori. Le nostre pedine funzionano sempre, l’operazione chirurgica è stata perfetta.

Della Valle: Certi errori non li faremo più.

 

Il ruolo della Lazio è complesso: il presidente Lotito avrebbe agito – si legge nella sentenza dell’arbitrato del Coni (l’ultimo della lunga serie di verdetti della giustizia sportiva) – nella "putativa convinzione di dover reagire a torti subiti e di poterlo fare avviando contatti non trasparenti con i vertici federali". Le sue proteste vanno a buon fine, anche perché Carraro ha bisogno del voto di Lotito per essere confermato alla presidenza della Figc. Non per niente il 3 febbraio 2005, in vista dell’incontro fra Chievo e Lazio che si giocherà il giorno 20, Carraro ordina a Pairetto: "Bisogna dare una mano alla Lazio". Quanto al Milan, visto che gli arbitri li controlla Moggi, si accaparra i guardalinee. Se ne occupa un consulente "esterno" del club berlusconiano, in stretto contatto con Galliani: il ristoratore Leonardo Meani, molto addentro alle segrete cose del calcio, essendo stato guardalinee. Anche lui, come Galliani e gli altri dirigenti coinvolti nello scandalo, già squalificato dalla giustizia sportiva.

Del Piero ''Ridateci
gli scudetti di calciopoli....E LIBERATE GIRAUDO DAL CARCERE !!!!''

Il capitano bianconero rivuole indietro i due tricolori (2004-2005 e 2005-2006) spazzati via dall'inchiesta sul calcio malato: ''Noi li sentiamo nostri. Gli ultimi fatti fanno pensare a qualcosa di diverso dalla sentenza, ma per ora bisogna attenersi ai fatti'' Ecco i fatti ATTUALI SONO CHE IL SUO DIRIGENTE PRINCIPALE GIRAUDO E' STATO CONDANNATO A TRE ANNI DI CARCERE. DEL PIERA SI E' GIA' DIMENTICATO DEL FATTO, PARLA DI STRONZATE A 15 PUNTI DALLA PRIMA IN CLASSIFICA...( VAI A GIRAUDO CONdannato a tre anni....)

Da segnalare ancora che la vittoria dell'Inter a Londra contro il Chelsea, oltre a permettere ad una rappresentante italiana di accedere nuovamente ai quarti di finale di Champions dopo il fiasco collettivo della scorsa stagione, è anche stata importante per i coefficienti Uefa. Prima delle gare di Europa League di stasera, l'Italia conta infatti un margine di quasi due punti sulla Germania. Un vantaggio che accresce notevolmente le possibilità di mantenere quattro squadre in Champions League anche nella stagione 2011-2012. (Ansa)

Cannavaro, simbolo del crac

Quarantotto ore di speranza, poi siamo ritornati alla realtà: probabilmente la realtà del calcio italiano e quella dell'Inter sono talmente differenti che siamo di fronte a due storie distinte e separate che non c'entrano niente l'una con l'altra. A poca distanza dallo Stamford Bridge, dove l'Inter aveva consumato il suo trionfo nel segno di Mourinho, si è conclusa una delle pagine più nere degli ultimi difficili anni juventini. Uscire dall'Europa League - la Coppa europea di scorta - presi a schiaffi dal Fulham, club inglese non certo di primo livello, fa molto, molto male. E non solo alla Juventus, ma all'intero calcio italiano: che non solo perde preziosi punti nella classifica Uefa, ma viene addirittura umiliato. E' stata una partita anche peggiore rispetto al 4-0 della sconfitta del Milan all'Old Trafford: lì l'avversario era un grande Manchester United. Questo ko invece offre la misura della pochezza della Juventus di quest'anno. Poco conta che ci sia Zaccheroni o Ferrara in panchina: è l'intera squadra e la società e l'allenatore che hanno perso il credito che avevano così faticosamente accumulato negli ultimi due mesi. Si ricomincia da capo dunque. E dal basso.
  Potremmo attaccarci qui alla differenza di approccio che hanno avuto l'Inter di Mou e la Juventus di Zac alla partita europea, sottolineando il fatto che l'Inter si è presentata con coraggio estremo alla sfida col Chelsea con tre punte e un trequartista, mentre nella sostanza la Juventus con una sola (Trezeguet) a difendere la vittoria dell'andata. L'Inter ha avuto coraggio, la Juventus ha avuto paura: certamente è così. Ma credo che questo sia solo un punto secondario: il primo e più evidente è che l'Inter è una grande squadra, con una dimensione europea ormai acquisita, la Juventus assolutamente no. Ricordo che non è la prima volta quest'anno che va incontro a umiliazioni di questo tipo: era già successo col Bayern in casa col 1-4 (risultato maledetto che si ripete...) eliminando la squadra dal girone di Champions League.


   Banalmente parlando, visto che non lo si è capito in mesi e in mesi di crisi, la Juventus ha una difesa impresentabile, costruita e concepita male e messa in campo ancora peggio. La Juventus ha un difesa quasi da zona retrocessione in serie A (39 gol subiti) e ne ha incassati altri 13 tra Champions League e questo spezzone di Europa League: un disastro. Se l'espulsione di Cannavaro è stata certamente ingenerosa e sbagliata è altrettanto vero che la responsabilità del difensore sul primo gol è stata evidente. Cannavaro purtroppo - e dispiace dirlo essendo un campione del mondo e un'icona dell'Italia del calcio - è il simbolo del crac della Juventus. E così via con gli altri: vogliamo parlare di Grosso, o di Felipe Melo che gioca davanti alla difesa? Se Zaccheroni da qualche settimana ha rinunciato a giocare con la difesa a tre anche questo è un sintomo della sua stessa evidente preoccupazione.
  E ancora: una squadra come la Juventus, sia pure in dieci e poi in nove, ha il dovere di costruire qualcosa di più e non di essere letteralmente schiacciata da una squadra di quartiere come il Fulham. Se Diego interviene in area sventolando un braccio e rimediando un rigore, mi chiedo con quale concentrazione giochi, quali siano le sue condizioni psicologiche, che tipo di giocatore sia. Il campione che pensavamo (e che ammiravamo in Germania) o il brocco che vediamo?
  Il ko del Craven Cottage ha causato un crollo che rischia di essere irreversibile e di affondare ulteriormente la squadra anche in campionato, riaprendo ferite che con Zaccheroni sembravano guarite. Salire dal quinto al quarto posto sarà durissima, più facile peggiorarla quella classifica se le partite col Siena e col Fulham diventano la regolarità. La Juventus all'improvviso è rientrata nel tunnel buio della sua crisi: che non tutto fosse risolto lo si era capito da qualche settimana, la rimonta dei tre gol da parte del Siena aveva evidenziato il problema, il crac di Londra ricreato quel clima di tensione e paura precedente all'arrivo di Zaccheroni. Le dichiarazioni del dopo match hanno evidenziato tutto ciò: Zebina ha fatto un gestaccio (dito medio alzato) verso queio tifosi che poi ha accusato di razzismo e di insultarli per tutto il tempo. Del Piero ha detto chiaramente che questo è "uno dei momenti più brutti della carriera". Ogni giudizio, ogni parola sembrano ultimativi e disperati. I tifosi  contestano la squadra persino a Londra. L'aria è tornata a essere pessima.
   Adesso sarà difficile per la Juventus ritrovare quella forza e quella serenità per lottare per il quarto posto. I tifosi sono disperati e delusi; la società ripiomberà nell'incertezza sulla scelta dell'allenatore, quando sembrava convincersi di voler confermare Zaccheroni, l'anno rischia di trasformarsi nuovamente in un calvario. Insomma o la Juventus riparte subito da domenica a Genova contro la Samp o rischia l'implosione.
   E l'allarme rosso si accende ovviamente anche per il calcio italiano e per la nazionale italiana che si prepara per i mondiali in Sudafrica: se l'ossatura è tutta bianconera c'è da preoccuparsi veramente.
 

TVTTB NTRST.ORG (20-02-2004)

L'esperimento SMeSaggi di interisti.org inizia con stile innato, e resisterà fin quando qualche sconsiderato non scriverà una montagna di insulsaggini costringendoci a chiuderlo. Intanto presi a caso tra i primi messaggi arrivati: "Ma perché Inter.it chiede notizie a Facchetti sul Mondiale per Club? Ora che ci arriviamo noi è presidente Riccardo Ferri", "Un saluto a tutte le mie fans", "An ghè gninta da fér, sta squedra as fà sùfrir ma a sam seimper chè a tifer e sperer", "Costacurta sarà anche attempato ma intanto lui sta con la Colombari". Infine, un smessaggio da tale A.Galliani: "Si impartiscono lezioni di stile, anche private"(10-06-2004)

Febbraio 2003: nel firmamento di Interisti.org nasce una stella: la cantante russa Alla Pougaciova...
PASQUALLA - Grande vittoria e nessuna polemica per un altro sabato sera rovente alla Pinetina: protagonista il giovane Pasquale. Come sempre piovono ormoni nelle stanze del giovane terzino, catturato dalle seduzioni dell'eroina della steppa, Alla Pougaciova. La star dell'Est, esibitasi con Pupo alla festa del Lokomotiv, è arrivata in Italia e si è esibita a Milano in un noto ristorante russo accompagnata da Pasquale alla chitarra. I due hanno poi ballato diverse mamutchke, tra cui una sensualissima Kalinka, prima di eclissarsi verso una lunga notte milanese.

VENTIQUATTRESIMA GIORNATA 2004-2005

FACCHETTI: "UN ALTRO PASSO AVANTI. Sfruttando le regole del marketing sociale la società si sta muovendo per far iscrivere altre tre squadre in corsa nel presente campionato, allo scopo di allungarlo in modo da permetterci un ipotetico aggancio. D'altra parte ci ritroviamo tifosi che inneggiano ai diciotto trofei vinti da Repusher (CONTANDO NATURALMENTE LE 15 SUPERCOPPE A PARTITA UNICA,LE TRE INTERCONTINENTALI NON TRASMESSE DA CANALE 5 E TUTTA LA TEORIA DI TROFEINI E TROFEETTI DEL CAZZO CHE SI SONO INVENTATI PER ALLARGARE IL PALMARES...) e di conseguenza noi come società che sta entrando nel marketing sociale non possiamo essere da meno!!  - L'Antitrust attacca l'Inter per non aver comunicato all'Autorità l'acquisto del pacchetto di controllo dello Spezia Calcio. Ora, quand'anco la notizia riportata per esteso da Inter.it sotto una forma forse equivocabile ("L’Inter è ufficialmente azionista di maggioranza ") non avesse mosso il fiuto degli Sherlock Holmes del garante, un qualche sospetto avrebbe potuto destarlo la politica gestionale morattiana degli allenatori del fortissimo team ligure. Dal settembre 2002 hanno infatti posato le terga sulla panca spezzina: Fabio Brini, Antonio Sassarini, Stefano Cuoghi, Roberto Bosco, Walter Nicoletti, Marco Alessandrini, Loris Dominissini. Un turn-over col copyright. Ora si è capito perchè il Morattenstein ci va cauto con Sciarpetta, ha trovato la sua valvola di sfogo in quel di Spezia. Per la gioia degli innumerevoli tifosi neroazzurri ormai anche l'Inter va calcando le orme dinosauriche del marketing sociale. Così come la nazione viene diretta dal venditore di pannolini e carta da culo, così anche il calcio va infettandosi di quel virus devastante. Anche da Torino le notizie si fanno inquietanti: nonostante la riblindatura del campionato omologato della Germania Est, dopo la sconfitta dell'Udinese da parte di Recalbuto ( vi ricordate la mitica vaccata in Empoli-Juvenilia del 1998??) e dopo le urla di Moggi contro il mondo mediatico che vuole la distruzione delle tre mummie al potere, ecco che Lapo-Mapo cala col suo monito. Con gli smiles la Juvenilia avrà una svolta. Lo crediamo bene. Gli americani hanno rifiutato di sobbarcarsi una Fiat decotta. Fallito il pacco alla Nani Loj, Montezuma subito si è attivato per una nuova campagna per la rottamazione allo scopo di rastrellare soldi dallo stato. Di fronte all'imminente fiumara di danaro pubblico ("Non abbiamo intenzione di far intervenire lo stato.
Ma Berlusconi parla chiaro: "Abbiamo in animo di farlo".) la terza generazione degli Agnelli alza immediatamente la cresta ed impone il repulisti delle mummie. All'interno di questo squarcio si capisce anche l'affanno di Facchetti, la nuova testa di legno morattiana. A quanto pare, cifre temporali alla mano, il lascito avito per le tre mummie scadrà nel 2006, per gli scienziati neroazzurri del marketing sociale ci sono quindi ancora poco meno di 365 giorni a disposizione per entrare di prepotenza nell'economia dei passaggi di mano. Sulla giornata appena trascorsa rimane molto poco da dire, se non che il parmetta ora si ritrova in piena zona retrocessione: pronti immediatamente i DVD per la storica rimonta dell'Inter, come comunicato dalla Gazzetta: "Inter: le grandi rimonte
Le immagini di "Incredibile Inter" (Dvd in edicola con Gazzetta) delle partite più emozionanti di questa stagione: INTER-BOLOGNA (da 2-1 a 2-2),INTER-LAZIO (da 1-0 a 1-1),ROMA-INTER (da 1-3 a 3-3),INTER-PALERMO (da 1-0 a 1-1),CHIEVO-INTER(da 0-1 a 2-2),SIENA-INTER(storica,in superiorità numerica e con un rigore a favore da 0-1 a 2-2)"

 

 

Le mirabolanti intercettazioni della difesa dimostrano solo che

 

 l'Inter tentò di entrare nel giro, ma invano

Quando scoppiò Calciopoli collaboravo con Repubblica e fui il primo a pubblicare le intercettazioni dell’inchiesta della Procura di Torino. Si riferivano alle gare di precampionato dell’estate 2004, dunque non avevano rilevanza penale perché la frode sportiva si consuma soltanto in partite ufficiali. Poi un gip sciaguratamente negò la proroga quando la stagione entrava nel vivo e si dovette archiviare. Ma la Cupola del Pallone era già chiara e lampante. Poi per fortuna, partendo da altri fatti, la Procura di Napoli intercettò dirigenti della Figc e di vari club, arbitri e designatori durante il campionato 2004-2005 e giunse alle stesse conclusioni, però penalmente rilevanti.

Il sistema funzionava così: il calcio italiano era nelle mani della Juventus di Moggi e Giraudo e del Milan di Berlusconi e Galliani, che facevano il bello e il cattivo tempo attraverso manutengoli come il vicepresidente della Figc Mazzini, i designatori arbitrali Pairetto e Bergamo e un harem di arbitri e guardalinee di fiducia. Il presidente Carraro fingeva di non vedere. Così come la giustizia sportiva e gli altri organi di controllo. Chi si sottometteva alla Cupola (la Lazio, la Reggina, la Roma da una certa fase in poi e altri) aveva diritto di esistere; chi si ribellava, come inizialmente la Fiorentina dei Della Valle, o era fuori dal giro, come Moratti e Gazzoni Frascara, veniva bastonato.

I Della Valle, secondo l’accusa, vedendo la loro Fiorentina perseguitata dagli arbitri, andarono a baciare la pantofola dei Mazzini e dei Moggi, e i viola si salvarono in extremis a scapito del Bologna di Gazzoni. L’Inter intanto continuava a spendere e spandere senza toccare palla. Finché Facchetti tentò anch’egli di entrare nel giro, ma con scarsi risultati. Tutti sapevano come andavano le cose, ma nessuno denunciava (a parte Zeman, Baldini e pochi altri outsider, subito messi fuori gioco). Anche molti giornalisti sportivi e moviolisti, che infatti Moggi curava amorevolmente con regali e scoop-omaggio. Gli arbitri che sbagliavano nella direzione giusta venivano premiati, gli altri finivano anzitempo la carriera.

In pieno conflitto d’interessi, Moggi e il figlio gestivano un battaglione di calciatori e allenatori con la Gea World, che riuniva i figli di papà che contavano: Geronzi, Lippi, De Mita, Calleri, Cragnotti, Tanzi. Bastava leggere le intercettazioni per ritenere giuste, anzi troppo lievi, le sanzioni sportive a Juve, Milan, Fiorentina, Lazio e Reggina (la Juve evitò la Serie C solo perché si doveva salvare il Milan dalla B). E basta rileggerle oggi per ritenere sacrosanta la sentenza del Tribunale di Napoli che ha condannato gran parte degli imputati per associazione per delinquere e frode sportiva. Tre giudici, con una presidente tutt’altro che tenera con l’accusa (che tentò addirittura di ricusarla) e sempre elogiata dalle difese, hanno ritenuto provate le accuse dopo tre anni di dibattimento. E si son fatte una risata dinanzi alla linea difensiva moggian-craxiana del “così fan tutti”. Sia perché l’eventuale responsabilità altri non cancella quella di un imputato colpevole; sia perché le mirabolanti intercettazioni sfoderate dalla difesa dimostrano al massimo che l’Inter tentò di entrare nel giro, non che ha commesso reati. Ora Moggi manda a dire che lui ha fatto tutto per conto della Juve: bella novità.

Quando Umberto Agnelli lo ingaggiò, Moggi era imputato a Torino per aver fornito prostitute ad arbitri per le partite di Uefa del Torino. Quindi fu assunto proprio perché si sapeva chi era e come operava. Moggi aggiunge che le schede telefoniche estere da lui usate le pagava la Juventus, per aggirare lo “spionaggio industriale Telecom-Inter”: e allora perché le passò ai designatori Bergamo e Pairetto? Anziché lasciarsi lo scandalo alle spalle, come aveva fatto suo cugino John Elkann, Andrea Agnelli figlio di Umberto e amico di Moggi e Giraudo ha ripreso a gridare al complotto e a rivendicare gli scudetti dello scandalo, giustamente revocati. Ora, con la sentenza di Napoli e i messaggi di Moggi, ha quel che si merita. Forse, anziché vellicare gli istinti peggiori della tifoseria peggiore, farebbe bene a guardare al futuro. A farsi spiegare lo “stile Juventus” da chi ancora sa cos’è come Boniperti, Trapattoni, Zoff e Platini. E magari a costruire stadi più sicuri.

 

Serie A - Zeman "Moggi docet: il calcio è malato"

sab, 12 nov 11:07:00 2011

 

L'allenatore del Pescara torna a condannare l'operato dell'ex dg della Juventus e commenta la sentenza del processo che ha condannato Luciano Moggi (foto AP/LaPresse)

Zeman_Pescara_2011 - 0

"Se c'è stata una sentenza, vuol dire che ci si è basati su qualche fatto per cui i campionati che si sono giocati in passato non erano sicuramente regolari. Si è dimostrato che il calcio non era sano".

Le condanne in primo grado del processo di Napoli su calciopoli, in primis quella di Luciano Moggi, rappresentano una sorta di vittoria morale per Zdenek Zeman, che in passato ha più volte puntato il dito contro gli aspetti 'oscuri' del mondo del pallone.

"Non sono stato un 'picconatore' - ci tiene a precisare il tecnico boemo, oggi sulla panchina del Pescara - ho semplicemente detto cosa secondo me non andava e che invece ad altri andava bene, forse perché il calcio è la quinta industria del Paese. Ma se per me ci sono cose che non vanno bene, lo dico".

"Non mi sono mai sentito un Don Chisciotte - conclude il tecnico - io faccio l’allenatore che cerca di far migliorare i calciatori e cerca di dare qualcosa ai tifosi: è la mia posizione da 40 anni ed anche oggi è così".

 

 

Calciopoli, Roberto Beccantini
“Un altro complotto? No Grazie”

Però qualche mistero resta. Primo tra tutti, l'esclusione di Franco Carraro, distratto gestore di tutto il circo

Cinque anni e quattro mesi per associazione a delinquere per Luciano Moggi. La sentenza di primo grado emessa martedì scorso dal presidente del Tribunale di Napoli Teresa Casoria sul processo penale di Calciopoli è quella che si suol definire una condanna esemplare, che ha accolto quasi per intero le richieste dei pubblici ministeri (per l’ex dg della Juve avevano chiesto cinque anni e otto mesi). Il contrattacco del diretto interessato non si è lasciato attendere ed è quasi certo che la telenovela Moggiopoli non è finita qui perché purtroppo Big Luciano e il calcio di casa nostra sono due entità difficilmente separabili. Ecco in proposito le opinioni di tre editorialisti del “Fatto Quotidiano”.

Il mio pronostico era: frode sportiva, ma non associazione a delinquere. Cambia tanto, e comunque “rispetto” la colpevolezza di Luciano Moggi, visto che nei confronti della “Biade” juventina siamo già al terzo indizio: giustizia sportiva, rito abbreviato (Antonio Giraudo), primo grado di Napoli. Non credo nemmeno all’ennesimo complotto. Fino alle otto di martedì sera, il giudice Teresa Casoria rappresentava – per il popolo juventino e, dunque, per mezza Italia – il simbolo della giustizia vera, l’icona delle sentenze ponderate, l’incarnazione del processo corretto. Dopo la lettura del verdetto, per quello stesso popolo e per quella stessa metà, è diventata una Palazzi con i tacchi, la maestra di due picciotte con le lupare puntate alla schiena di Moggi. In questi casi, i cittadini di un Paese normale attendono le motivazioni, e poi cominciano a sparare, o a spararsi. Da noi no: ci si spara subito. Abbasso il complottismo, dunque, ma evviva i dubbi.

Non giustifico il sistema Moggi, preesistente al suo sbarco alla Juventus, e mi riesce difficile immaginare i pm napoletani al soldo di qualche grande vecchio. Ciò premesso, restano fior di misteri: l’esclusione, scandalosa, di Franco Carraro, all’epoca dei fatti gestore distratto, molto distratto, di tutto il circo; la celeberrima uscita di Giuseppe Narducci sulle telefonate di Massimo Moratti e Giacinto Facchetti (“piaccia o non piaccia, non ce ne sono”); le bobine e i baffi trascurati o scartati dal tenente colonnello Attilio Auricchio; lo spionaggio illegale di Telecom; l’atto d’accusa (postumo) del superprocuratore Stefano Palazzi contro l’Inter, il cui percorso netto a livello disciplinare non può non sollevare qualche sorriso, dal momento che, senza prescrizione, dentro al calderone (sportivo, almeno) ci sarebbe finita anche lei: altro che scudetto a tavolino. Detesto i comodi alibi del “così fan tutti”.

Negli anni di Calciopoli così facevano molti, non tutti. E più di tutti, faceva Moggi. Per questo, ritengo doveroso un podio delle responsabilità, ma più che nel cuore di una organizzazione che teneva sotto scacco i campiona-ti, mi sembrava di essere capitato nel bel mezzo di una guerra per bande: peccato che alcune di esse siano state tenute fuori dai tribunali. Per Narducci, c’era la cupola e c’erano gli altri. Ne prendo atto. Rimangono i dodici anni di storia juventina fra il 1994 e il 2006, le stagioni della Triade, scandite da trionfi su trionfi e racchiuse tra farmaci prescritti e telefoni bollenti. Non che intorno fossero tutti frati e suore – cito alla rinfusa: passaportopoli, doping amministrativo, premiopoli, scommettopoli – ma in appello Moggi dovrà smontare e ribaltare un’accusa infamante. Per lui e per la sua ex società. Non ho capito, per concludere, lo smarcamento della Juventus, al di là del salvacondotto offertole dal verdetto. Scaricare Moggi perché era “solo” direttore generale è viltà pura, anche se alle tasche conviene. Fingere di non sapere obbliga a saper fingere: come è stato fatto o come non sanno più fare?

 

 

Minacciò Baldini, condannato Moggi

 

Quattro mesi e 5.000 euro di multa per l'ex d.g.
della Juve pochi giorni dopo la sentenza di Calciopoli che lo ha condannato a 5 anni e 4 mesi in primo grado a cui si aggiunge un anno di reclusione in secondo grado per il Processo GEA. Totale: 6 anni ed otto mesi.

 

MILANO - L'ex direttore generale della Juventus, Luciano Moggi, è stato condannato a quattro mesi di reclusione dal tribunale di Roma per aver rivolto minacce all'attuale direttore generale della Roma, Franco Baldini, nel 2008. Il giudice monocratico Luca Comand ha disposto il risarcimento da liquidare in separata sede fissando una provvisionale, immediatamente esecutiva, di 5.000 euro.

 

Luciano Moggi (Ansa/Abbate)

Luciano Moggi (Ansa/Abbate)

2008 - L'accusa di minacce fa riferimento ad un'udienza del processo di primo grado alla Gea, nel quale Baldini è stato il grande accusatore di Moggi. In particolare, prima dell'udienza del 19 giugno 2008, secondo l'accusa, Moggi incontrò Franco Baldini fuori dell'aula dove il dirigente giallorosso (all'epoca dei fatti team manager della Roma) si trovava in vista di un confronto con il calciatore Davide Baiocco. Dopo aver puntato il dito a dieci centimetri dal suo naso - come Baldini denunciò in aula prima di deporre - l'ex d.g. juventino lo avrebbe apostrofato dicendo: «Buon giorno pezzo di m..., stai attento che finisce male». Per l'ex dirigente bianconero il pm aveva chiesto una condanna a 8 mesi. Martedì scorso, nell'ambito del processo di Calciopoli a Napoli, Moggi è stato condannato a 5 anni e 4 mesi di reclusione. (Fonte: Ansa)

 

Con un vitreo comunicato stampa la Juventus si è chiamata fuori dalla condanna di Moggi, ma Moggi non è d'accordo con questa linea pilatesca.

 

"Juve, non giocavo da solo"

 

 

Il discorso che non ho capito è l'estraneità della Juventus a questi fatti. Io ero il direttore generale della Juventus -aggiunge -, quindi non giocava Moggi contro Udinese, ma la Juventus contro l'Udinese. Quindi l'estraneità dei fatti non so cosa possa significare. Se mi dicono estraneità, la risposta è che ero il direttore generale della Juventus".

"NON GIOCAVO DA SOLO"  - "Non capisco bene il comunicato della Juventus  -  ribadisce Moggi -, sembra che abbia giocato io da solo. Ma non era certo così.

Erano state prese delle schede straniere per coprire il mercato, i fatti commerciali, quelli

 

che erano spiati costantemente. Questo era il motivo e la Juventus aveva comprato queste schede, non è un'operazione fatta da me".

 

IL COMUNICATO FARLOCCO DELLA JUVENTUS

"La sentenza odierna afferma la totale estraneità ai fatti contestati della Juventus, che presso il tribunale di Napoli era citata in giudizio come responsabile civile a titolo di responsabilità oggettiva ai sensi dell'articolo 2049 c. c. Tale decisione, assunta all'esito di un dibattimento approfondito e all'analisi di tutte le prove, stride con la realtà di una giustizia sportiva sommaria dalla quale Juventus è stata l'unica società gravemente colpita e l'unica a dover pagare con due titoli sottratti, dopo aver conseguito le vittorie sul campo, con una retrocessione e con relativi ingenti danni. Juventus proseguirà nelle sue battaglie legittime per ripristinare la parità di trattamento".

 

FINISCE IN PATTUMIERA IL PRIMO SFREGIO

L'Uefa intanto ha ricevuto le carte dalla Figc, messa sotto accusa dalla Juventus che ha chiesto anche l'esclusione dell'Inter dalla Champions League. Michel Platini aveva risposto con una battuta ("Andrea Agnelli poteva risparmiare i soldi del francobollo...") a chi gli chiedeva un parere, spiegando anche che né Fifa né Uefa mettono il naso nelle questioni interne della Federazioni. In pratica, il n.1 del calcio europeo ha fatto capire che il ricorso della "sua" della Juve finirà nel nulla.  E infatti l'Uefa ha bocciato il ricorso della Juventus.

 

 

 

 

 CONDANNATI

 

 

 

 

Hanno deciso tre donne:  il presidente Maria Teresa Casoria e  i giudici a latere Francesca Pandolfi e Maria Teresa Gualtieri. Digiune di calcio, o quasi, sino a cinque anni fa quando è scoppiato lo scandalo di Calciopoli. Tre donne-giudice destinate ad altri incarichi e che tra loro, certo, non sono mai state in sintonia.  Tre donne che hanno portato a conclusione un processo difficile, complesso, avvelenato da ricorsi al Csm e ricusazioni (da parte dei pm). Un processo con molte, troppe, udienze inutili. Sul banco degli imputati, molti fra i protagonisti (ma non tutti...) di quell'epoca.  Moggi ha avuto cinque anni e quattro mesi, quattro in meno della richiesta dei pm. Ma l'impianto accusatorio ha retto. L'ex dg della Juventus era già stato condannato ad un anno, in appello, nel processo Gea. Antonio Giraudo ha scelto invece un'altra strada:  era stato  condannato il 14 dicembre 2009, con rito abbreviato,  a 3 anni (5 la richiesta dei pm Narducci e Beatrice) per associazione a delinquere finalizzata alla frode sportiva. Così come erano stati condannati Lanese, Pieri e Dondarini. Il 19 novembre, l'appello. Nessun commento della Figc dopo la sentenza di oggi, Abete lo farà solo dopo le motivazioni.

Calciopoli, Moggi condannato a 5 anni e 4 mesi

 

A Napoli si è celebrato il giorno decisivo di Calciopoli. La decisione finale è la condanna dell'ex dg della Juve così come per gli altri imputati. Gli ex designatori arbitrali, Paolo Bergamo e Pierluigi Pairetto, sono stati condannati rispettivamente a 3 anni e otto mesi e un anno e 4 mesi. Lotito e Della Valle (per questi ultimi un anno e tre mesi). Il PM: «Non è stata farsopoli»

Calciopoli, Moggi condannato a 5 anni e 4 mesi© LaPresse

NAPOLI - Il processo Calciopoli arriva finalmente all'ultimo capitolo. Luciano Moggi è stato condannato a 5 anni e 4 mesi dai giudici di Napoli, nell'ambito del processo penale di Calciopoli. Il pm per l'ex direttore generale della Juventus aveva chiesto 5 anni e 8 mesi. Gli ex designatori arbitrali, Paolo Bergamo e Pierluigi Pairetto, sono stati condannati rispettivamente a 3 anni e otto mesi e un anno e 4 mesi. Lotito e Della Valle (per questi ultimi un anno e tre mesi).

PROCESSO NAPOLI, EX DG JUVE RITENUTO COLPEVOLE - Luciano Moggi è stato condannato a 5 anni e 4 mesi dai giudici di Napoli, nell'ambito del processo penale di Calciopoli. Il pm per l'ex direttore generale della Juventus aveva chiesto 5 anni e 8 mesi. Gli ex designatori arbitrali, Paolo Bergamo e Pierluigi Pairetto, sono stati condannati rispettivamente a 3 anni e otto mesi e un anno e 4 mesi. Lotito e Della Valle (per questi ultimi un anno e tre mesi). Il Tribunale di Napoli ha condannato ad un anno e tre mesi il presidente della Lazio, Lotito, e Andrea e Diego Della Valle, della Fiorentina, nell'ambito dell'inchiesta su calciopoli. Un anno di reclusione per l'ex dirigente del settore arbitri del Milan Leonardo Meani. Per tutti era ipotizzato il reato di frode sportiva.  Lo ha stabilito il Tribunale di Napoli nell'ambito del processo penale di primo grado a Calciopoli.

LE PAROLE DI MOGGI -  «Non ho voglia di fare battute, non parlo». Così l'ex dg della Juventus, Luciano Moggi lasciando l'aula del Tribunale di Napoli dopo la sentenza che lo ha riconosciuto colpevole nell'ambito del processo a Calciopoli. Moggi è stato riconosciuto colpevole di associazione a delinquere e vari episodi di frode sportiva.

LE CONDANNE - Queste le condanne emesse dalla nona sezione del tribunale di Napoli nell'ambito del processo a Calciopoli. Luciano Moggi 5 anni e 4 mesi; Paolo Bergamo 3 anni e otto mesi; Innocenzo Mazzini 2 anni e 2 mesi; Pierluigi Pairetto 1 anno e 11 mesi; Massimo De Santis 1 anno e 11 mesi; Salvatore Racalbuto 1 anno e 8 mesi; Pasquale Foti 1 anno e 6 mesi e 30mila euro di multa; Paolo Bertini 1 anno e 5 mesi; Antonio Dattilo 1 anno e 5 mesi; Andrea Della Valle 1 anno e 3 mesi e 25 mila euro di multa; Diego Della Valle 1 anno e 3 mesi e 25 mila euro di multa; Claudio Lotito 1 anno e 3 mesi e 25 mila euro di multa; Leonardo Meani 1 anno e 20mila euro di multa; Claudio Puglisi 1 anno e 20 mila euro di multa; Stefano Titomanlio 1 anno e 20 euro di multa. 

LE PAROLE DI BERGAMO - Paolo Bergamo a RaiSport: «Mi aspettavo una sentenza negativa, per cui attendiamo di leggere le motivazioni e poi faremo i nostri passi nelle sedi opportune. Sono sereno perché so come mi sono comportato, quello che ho fatto e soprattutto non ho fatto quindi sono tranquillo - ha proseguito Bergamo -. Quando noi siamo stati indagati ero convinto che non avrei subito il rinvio a giudizio, quando poi è successo, da allora sono sempre stato convinto che la sentenza alla fine sarebbe stato negativa. Questo processo a mio avviso è stato vergognoso».

LE PAROLE DI DE SANTIS -  «È una pagina mortificante per la giustizia, combatteremo in appello». Questo il commento dell'ex arbitro Massimo De Santis dopo la sentenza che lo ha condannato assieme a Luciano Moggi e ad altri imputati nel processo di Calciopoli a Napoli. «Sicuramente - ha aggiunto De Santis, condannato a un anno e 11 mesi di reclusione - non c'è stata unanimità nel verdetto, mi auguro che chi si è assunto la responsabilità di questa sentenza abbia la coscienza a posto e quando si appurerà che ha sbagliato mi auguro possa pagare». «È una sentenza scritta», ha concluso l'ex arbitro di Tivoli.

LA RISPOSTA DEL PM: «NON È STATA FARSOPOLI» -  «Non è stata una farsa, non è stata farsopoli». Cosi il pubblico ministero Stefano Capuano ha commentato la condanna di numerosi imputati al processo di calciopoli.

19.55 - È entrato il pm Capuano in sala, la sala è gremita. A minuti la sentenza

19.25 - Si sta riaffolando l'aula 216. Sono rientrati Moggi e tanti altri imputati insieme a molti giornalisti. Sale l'attesa.

17.30 FIGC «NO COMMENT» - La Figc non commenterà la sentenza su 'Calciopoli' attesa per questa sera da Napoli, ma lo farà solamente dopo aver preso atto delle motivazioni. È quanto hanno spiegato i vertici della federazione a margine del consiglio federale in Municipio a Vicenza. Al termine dei lavori il presidente Giancarlo Abete ha tuttavia spiegato la posizione della Figc, che è parte civile nel procedimento di 'Calciopolì. "La posizione della Federazione - ha detto Abete - è di grande rispetto per le decisioni che saranno assunte dal Tribunale di Napoli. Tuttavia siamo di fronte ad una situazione 'in progress': questo di Napoli è infatti il primo grado di giudizio, che poi avrà un seguito. E in parallelo c'è già una sentenza pronunciata in relazione della richiesta di rito abbreviato di alcuni dirigenti, che a metà novembre vedrà l'appello". Sulle vicende giudiziarie in corso Abete ha ricordato "che esiste fisiologicamente una differenza strutturale tra i procedimenti penali e le decisioni degli organi di giustizia sportiva". "Nello specifico - ha aggiunto il presidente Figc - facciamo riferimento a due ordinamenti diversi: a uno primario che è quello statuale, ad uno derivato che è quello sportivo. Per farmi capire, a puro esempio, ci possono essere delle sentenze di condanna in termini penali che non determinano degli effetti a livello sportivo e ci possono essere sanzioni a livello sportivo che non sono collegate a reati che abbiano valenza penale"

17.00 DEPOSITO - L’avvocato Pioreschi consegna l’elenco delle ultime telefonate: «Incluse 10 telefonate al fascicolo». E l’avvocato Picca inserisce una dichiarazione spontanea scritta di Diego Della Valle. La firma viene autenticata dal legale in aula sotto la sua responsabilità.

REPLICA CAPUANO - «Parlerò per un quarto d’ora, mezzora. Devo cominciare con la genesi. Molti avvocati enfatizzavano l’archiviazione del giudice Maddalena a Torino. Non è così: Torino ha fatto un’attività ad agosto-settembre 2004, un campionato non ancora cominciato. Il precampionato e poco più. Non è in giudicato, quel provvedimento: quando entra in possesso di tutto il materiale di Napoli solleva conflitto di competenza per indagare e riaprire l’indagine. Perché accortasi del proprio errore trova reati e associazione». «Risultava già, pubblico ministero», risponde la Casoria.
«Andiamo in ordine, le intercettazioni: ho letto con difficoltà le nuove intercettazioni. Non c’è NESSUNA PENALE RILEVANZA DELLE NUOVE
INTERCETTAZIONI
. Non c’era confronto. Non c’è stata una richiesta della copia sui dischetti. S’è dileggiato sull’investigazione relativa ai sorteggi: dopo sono andati a vedere, guardate il filmato. Il filmato parla chiaro: hanno accusato di falso. C’è tutto quello che ha scritto il maresciallo Zino, non c’è audio. Non si palesa la distinzione c’è una sorta di confusione, c’è il colpo di tosse e il notaio anche all’esito di tutto questo si utilizza l’atto notarile. Quella del 22 aprile con arbitro precluso: ancora parliamo di veridicità di quello che scrive il notaio? Le palline si aprono. Le palline ad ogni piè sospinto si aprivano. Le schede, sono schede riservate: Moggi va in Svizzera e si fa fotografare coi finanzieri non cambia il fatto che compri schede a nome del padre di De Cillis. Foto su Eco di Bergamo non cambi. Che ci vada un dipendente Juve è normale: Moggi è dipendente Juve. Solo Moggi dà spiegazione sulla scheda: mercato. Quelle schede, per lui, erano per parlare mercato: Bergamo, forse il padre di Pairetto, Paparesta. E che c’entrano col mercato. Fatta la scenetta dei due telefoni: non faccio la scenetta io, ma alle 3 di notte chiamo un fantomatico responsabile del mercato (ma un arbitro è più logico? Ndr) per parlare di un giocatore. La Fiorentina: la difesa del club viola sa bene che l’incontro non c’è prima perché la madre dei Della Valle sta male. Poi qui la professoressa di statistica ha fatto il suo studio sulle possibilità: le indagini si fanno sul contenuto delle intercettazioni in atti, la partita fondamentale è Lecce-Parma. Sono loro a dirlo che è la partita chiave, per questo ha ragione Auricchio di indagare su quella gara (ma bastava guardare il calendario e la classifica, ndr). Il sistema delle diffide? A dare validità sono gli imputati a parlarne: ne parla Moggi in un’ambientale... Ne parlerà Meani, che è imputato, con Copelli. Le telfonate sono eloquenti e le difese non ne hanno voluto tenere conto. Quando Vignaroli dice che «quella partita non la potete vincere mai», lo dice De Santis sul campo. Io sono d’accordo con la difesa Moggi: Bergamo e Fazi parlano molto, ma non dicono solo che la «Juve è la più forte». E se è vero è vero anche quando parlano dell’incontro del Divino Amore, e individuano il vertice dell’associazione. Va presa in considerazione Moggi quando chiama Baldas per gli interventi del Processo di Biscardi. Questo è il contesto. Concludo: la pubblica accusa non ha interrotto le difese, ma termini come “pagliacci e indecenti, vergogna” relativi alla polizia giudiziaria non sono ammissibili». La Casoria taglia corto: «L’avvocato deve difendersi fino allo stremo per il proprio cliente è tutelato. Repliche? Non si divaghi, però».

 

NAPOLI - Condannato Luciano Moggi, pene severe agli altri imputati. Cala il sipario sul processo per lo scandalo Calciopoli con il riconoscimento dell'ipotesi di associazione per delinquere. Cinque anni e quattro mesi di reclusione sono stati inflitti all'imputato principale del processo, l'ex direttore generale Juventus Luciano Moggi, ritenuto il promotore della Cupola configurata dalla Procura di Napoli. Dunque secondo il Tribunale è esistita davvero l'organizzazione che condizionava il massimo campionato. Con il dispositivo emesso questa sera alle otto il collegio composto dal presidente Teresa Casoria e dai giudici a latere Maria Pia Gualtieri e Francesca Pandolfi ha infatti riconosciuto Moggi colpevole delle accuse di associazione per delinquere e frode in competizione sportiva ipotizzate dalla Procura di Napoli durante la primavera del 2006 che sconvolse la serie A, determinò la retrocessione della Juventus e la cancellazione dei due scudetti conquistati sul campo dai bianconeri.

FOTO: Il dispositivo /  L'ultima udienza

Condannati, ma non come promotori dell'associazione,

 

gli ex designatori Paolo Bergamo, 3 anni e 8 mesi, e Pierluigi Pairetto, un anno e undici mesi. Per frode sportiva sono stati condannati il presidente della Lazio Claudio Lotito e i maggiori azionisti della Fiorentina Diego e Andrea Della Valle, tutti e tre alla pena di un anno e tre mesi di reclusione. Un anno e sei mesi, sempre per frode, al presidente della Reggina Pasquale Foti. In tutto, sedici condanne e otto assoluzioni. Assolti Maria Grazia Fazi, Ignazio Scardina, Mariano Fabiani, Gennaro Mazzei, Marcello Ambrosino, Enrico Cenniccola, Silvio Gemignani e Pasquale Rodomonti. Nessun commento da parte di Luciano Moggi mentre il pm Stefano Capuano ha detto:"Non era farsopoli, come qualcuno ha detto". Nei confronti, fra gli altri, di Lotito, Della Valle e Foti i giudici hanno disposto anche il divieto di accedere a luoghi dove si svolgono manifetazioni sportive, anche se non ancora esecutivo. Le pene fino a tre anni sono coperte da indulto.

La Procura di Napoli aveva ipotizzato l'esistenza di un gruppo di persone capace di influenzare profondamente il calcio italiano e guidata dall'ex dg bianconero. Tesi condivisa dal gup Eduardo De Gregorio nel giudizio abbreviato concluso con 4 condanne, compresa quella a tre anni di reclusione per l'ex ad della Juve Antonio Giraudo. E adesso confermata anche dal Tribunale. Protesta la difesa, che annuncia ricorso in appello. Soddisfatta la Procura che aveva chiesto 21 condanne e 3 assoluzioni. Nei confronti di Moggi è in corso il procedimento davanti alla Corte Arbitrale del Coni che dovrà decidere sulla richiesta di radiazione del dirigente che si è sempre proclamato estraneo alle accuse. L'udienza di iera era stata aperta dalla discussione di uno dei suoi legali, l'avvocato Paolo Trofino, che aveva severamente contestato l'impianto accusatorio delineato dalle indagini. In attesa delle motivazioni, e dei giudizi di appello per questo processo e quello celebrato con rito abbreviato, resta da capire quali saranno gli effetti dl verdetto sul piano sportivo, soprattutto con riferimento allo scudetto 2006, assegnato a tavolino all'Inter ma rivendicato dalla dirigenza juventina.

LA REAZIONE DI MOGGI - Luciano Moggi ha lasciato scuro in volto l'aula del Tribunale dicendo soltando "Non me l'aspettavo, non ho voglia di fare battute". Ha parlato uno dei suoi legali, Maurilio Prioreschi:"Non ci aspettavamo questa sentenza, ma comunque lavoreremo su questa. Abbiamo tolto 8 frodi su 17 e crediamo che con l'appello si possa tornare a ristabilire quella che per noi è la verità. Le altre intercettazioni? Noi abbiamo offerto altre prove che erano state occultate e abbiamo detto al tribunale che non c'era reato in quelle precedenti e anche in queste nuove. Ricaduta sul processo sportivo? Abete ha tenuto a precisare questa mattina che si tratta di cose diverse, temendo un'assoluzione, ora voglio vedere se continua ad attenersi a questo criterio".

JUVENTUS: "PROSEGUIREMO NELLA NOSTRA BATTAGLIA"  - "La sentenza odierna afferma la totale estraneità ai fatti contestati della Juventus, che presso il tribunale di Napoli era citata in giudizio come responsabile civile a titolo di responsabilità oggettiva ai sensi dell'articolo 2049 c. c. Tale decisione, assunta all'esito di un dibattimento approfondito e all'analisi di tutte le prove, stride con la realtà di una giustizia sportiva sommaria dalla quale Juventus è stata l'unica società gravemente colpita e l'unica a dover pagare con due titoli sottratti, dopo aver conseguito le vittorie sul campo, con una retrocessione e con relativi ingenti danni. Juventus proseguirà nelle sue battaglie legittime per ripristinare la parità di trattamento". Così la soscietà bianconera ha commentato la sentenza del tribunale di Napoli con una nota sul proprio sito.

BERGAMO: "SONO SERENO" - "Mi aspettavo una sentenza negativa - ha detto Paolo Bergamo - viste le richieste ancora più pesanti del pm. Dobbiamo accettare la giustizia per come ci viene proposta, ora aspettiamo le motivazioni e poi vedremo i passi da fare, ma questo processo è stato vergognoso. Il tribunale ha deciso sulle intercettazioni, io mi sento sereno perchè so come mi sono comportato, quello che ho fatto e soprattutto non ho fatto, quindi sono tranquillo"

I DELLA VALLE: "AMAREGGIATI" - Dichiarazioni congiunte da parte dei Della Valle: "Siamo molto amareggiati, ma non sorpresi da questa sentenza, che troviamo profondamente ingiusta. Faremo valere le nostre ragioni nei prossimi gradi di giudizio perchè venga ristavilita la verita".

DE SANTIS: "PAGINA NERA" - "Questa è una pagina nera per la giustizia italiana", commenta l'ex arbitro Massimo De Santis. "Combatteremo in appello, non c'è stata unanimità da parte dei tre Giudici, spero che chi ha deciso abbia la coscienza pulita perchè non si scherza con la vita delle persone. Chi non ha servito lo Stato nella maniera giusta, alla fine dei tre gradi di giudizio pagherà"

TUTTE LE CONDANNE
Luciano Moggi 5 anni e 4 mesi;
Paolo Bergamo 3 anni e otto mesi;
Innocenzo Mazzini 2 anni e 2 mesi;
Pierluigi Pairetto 1 anno e 11 mesi;
Massimo De Santis 1 anno e 11 mesi;
Salvatore Racalbuto 1 anno e 8 mesi;
Pasquale Foti 1 anno e 6 mesi e 30mila euro di multa;
Paolo Bertini 1 anno e 5 mesi;
Antonio Dattilo 1 anno e 5 mesi;
Andrea Della Valle 1 anno e 3 mesi e 25 mila euro di multa;
Diego Della Valle 1 anno e 3 mesi e 25 mila euro di multa;
Claudio Lotito 1 anno e 3 mesi e 25 mila euro di multa;
Leonardo Meani 1 anno e 20mila euro di multa;
Claudio Puglisi 1 anno e 20 mila euro di multa;
Stefano Titomanlio 1 anno e 20 euro di multa.

ASSOLUZIONI per: Pasquale Rodomonti, Maria Grazia Fazzi, Mariano Fabiani, Gennaro Mazzei, Ignazio Scardina, Marcello Ambrosino, Enrico Ceniccola e Silvio Gemignani.

 

Ecco come fu spartito il calcio italiota dal 1995: "

Moggi gallianiE' il 5 luglio 1995.
La Juventus ha appena vinto lo scudetto e la Triade e' alla guida dei bianconeri da due anni.
Galliani si incontra all'Hotel Palace di Torino con Giraudo.
Parlano di Roberto Baggio e poi definiscono i dettagli di quella che diventerà la Santa Alleanza del calcio italiano.
Galliani: "Il nostro obiettivo e' una vera e propria associazione come il basket NBA. Solo che il nostro sarà un menage a due, cosi' saremo sempre d'accordo. Secondo un sondaggio noi e la Juventus rappresentiamo il 55% del tifo, il nostro prodotto sara' piu' allettante per le aziende".
Sembra all'inizio un accordo commerciale. L'idea e' scambiarsi gli sponsor, fare delle sinergie dovunque si possano arraffare piu' soldi e spendere di meno.
Le reazioni arrivano, Cragnotti e Sensi protestano, il ricorso all'Antitrus di Amato non porta a nulla.
Giraudo e Galliani si incontreranno per anni almeno una volta alla settimana per sistemare gli affari, puntano ai veri nuclei dell'interesse: il potere politico e i diritti televisivi

NEL DICEMBRE 2009 IL LORO GENERAL MANAGER GIRAUDO PRENDEVA TRE ANNI DI RECLUSIONE IN PRIMO GRADO PER FRODE SPORTIVA, CONTEMPORANEAMENTE IL LORO DIRETTORE MAFIOSO GENERALE DI MERDA MOGGI, SI PRENDEVA 18 MESI DI RECLUSIONE PER MINACCE ED ASSOCIAZIONE A DELINQUERE(Processo Gea). POI C'E' IL PROCESSO FARLOCCOPOLI CON LA RIESUMAZIONE DI 10 MILIONI DI NASTRI DI CONVERSAZIONI CON PERSONE DEFUNTE, PER ARRIVARE A QUESTO PRINCIPIO: SICCOME TUTTI QUANTI TELEFONAVANO, NOI NON FACEVAMO NIENTE DI MALE E QUINDI SIAMO INNOCENTI. (SALVO NATURALMENTE LE TELEFONATINE IN CUI SI STABILIVANO A PRIORI CHI DOVEVA ARBITRARE CHI E CHI DOVEVA POI ESSERE AMMONITO PER SALTARE IL TURNO SUCCESSIVO...). UNO STUOLO INFINITO DI STUOINI SI E' POI PRESENTATO A QUESTO PROCESSO PER PROFESSARE, LE ANIME BELLE DEI MIEI COGLIONI, LA LORO ESTRANEITA' A TUTTA LA MERDA SCOPERCHIATA. NEL GIRO DI UN ANNO TUTTA QUESTA MERDA SI E' RIFATTA UNA STRAORDINARIA VERGINITA' E COSA FANNO: Agnelli: ''Chiederemo
di ridarci gli scudetti'' Hanno la faccia come il culo !!!
!

La Juve chiederà alla Figc la riassegnazione dei due scudetti che sono stati tolti alla società in seguito alla vicenda Calciopoli. Lo ha annunciato il presidente bianconero, Andrea Agnelli, nel discorso di apertura all'assemblea degli azionisti della società bianconera al Centro congressi del Lingotto di Torino. "Una volta accertata la correttezza della società negli anni in questione potremmo avanzare la richiesta di riassegnazione dei titoli", ha spiegato Agnelli. "Il procedimento giudiziario al Tribunale di Napoli è uno dei due aperti. L'altro riguarda l'esposto che abbiamo presentato per la revoca dello scudetto 2006. Abbiamo avuto dalla Federcalcio sufficienti garanzie che a breve avremo una risposta a questo esposto. Attendiamo con fiducia".

Alla sua prima riunione con i soci da quando è stato nominato presidente del club, Agnelli ha sottolineato che "la mia presenza qui rappresenta l'unità d'intenti della nostra famiglia, la mia e di mio cugino John Elkann". Poi ha parlato della ricostruzione avviata quest'anno. "L'ultima stagione sportiva è stata tra le più burrascose della storia ultracentenaria della società. Dal mio ingresso, abbiamo così portato avanti una serie di riflessioni su tre aspetti. Il rafforzamento manageriale, con l'ingresso di Beppe Marotta come direttore generale area sport, la guida tecnica, con l'arrivo di Delneri, e il rinnovamento del Cda''.

BLANC: "NON MI DIMETTO"

 

- Dopo l'intervento di apertura dei lavori del presidente Andrea Agnelli, la parola è passata a ventitre azionisti della società bianconera. Tra questi Giuseppe Belviso che ha chiesto "le dimissioni di Jean-Claude Blanc, protagonista del fallimento sportivo bianconero e della peggior gestione di sempre". La risposta dell'ad juventino è stata telegrafica: "Non ho mai pensato a dimettermi". Nel mirino anche l'azionista di riferimento John Elkann, colpevole di essersi intrattenuto in assemblea soltanto per una manciata di minuti (per portare il suo saluto al cugino Andrea, per la prima volta impegnato come presidente della Juventus all'assemblea dei soci), "periodo troppo breve, evidentemente proporzionale al suo interesse per la causa juventina", ha sottolineato l'azionista Salvatore Cozzolino. Fabio Bellucci ha chiesto "di rinnovare al più presto il contratto di Del Piero", oltre a maggiori informazioni sulla modalità di cessione di Trezeguet, "uno che farebbe ancora comodo alla squadra e che avrebbe comunque meritato un addio diverso, all'altezza di quello che è stato il suo contributo alla causa bianconera".

"POULSEN? UNA SCELTA DI RANIERI" - C'è poi chi come l'azionista Marco Bava, oltre a invocare una presa di posizione da parte del club "sulla questione dei cori razzisti lanciati dalla nostra tifoseria", ha voluto una spiegazione da parte di Blanc sul mancato acquisto di Xabi Alonso nell'estate 2008. "Avevamo due strade  -  ha risposto l'ad bianconero -: Xabi Alonso o Poulsen. Trovati gli accordi con i giocatori e con i rispettivi club, non volendo imporre la nostra scelta al mister, abbiamo chiesto allo stesso Ranieri di scegliere. E' stato lui a decidere di ingaggiare Poulsen". Tutti d'accordo invece sull'atmosfera nuova, con forte aria di restaurazione, portata dal nuovo presidente. Tutti compatti nel chiedere "maggiore rispetto sul fronte Calciopoli, presso il tribunale di Napoli". E tutti orgogliosi di avere tra i quattro nuovi membri del cda del club una bandiera bianconera come Pavel Nedved. "La sua nomina  -  ha sottolineato l'azionista Paolo Bertinetti - è la conseguenza coerente all'impostazione data al club da Andrea Agnelli".

STADIO SI RIPAGA DA SOLO - Blanc ha anche risposto ad una domanda sul nuovo stadio. "Il business plan del nuovo stadio evidenzia la capacità della società di sostenere i costi di gestione e di ripagare il debito. Il project financing permette al nuovo stadio di ripagarsi da solo". D'accordo Agnelli. ''Quando il nuovo stadio sarà aperto - ha detto - sarà un grandissimo successo di Blanc, che l'ha accudito e gestito quasi come un figlio, ma sarà anche il segno della continuità nel perseguire gli obiettivi, in quanto è dal '94 che la Juventus voleva dotarsi di uno stadio di proprieta'".

AGNELLI: "STIMO MOGGI"
- "Stimo Luciano Moggi per il lavoro che ha svolto da noi e non solo, l'ho già ribadito anche in pubblico più volte, e questa stima non verrà mai meno. Oggi, però, il nostro punto di riferimento per l'area tecnica è Giuseppe Marotta, che ha tutta la mia stima e che vorrei avesse anche quella di tutti i sostenitori della Juventus". Lo ha detto il presidente della società bianconera, Andrea Agnelli nel corso dell'assemblea a proposito di come la società intende comportarsi in merito ad un'eventuale futura collaborazione con l'ex dg Moggi. Agnelli ha quindi escluso anche un eventuale ritorno di Roberto Bettega che era presente in sala e che è stato salutato con un caloroso applauso: "Roberto è stato, è e sarà per sempre una bandiera juventina", ha voluto sottolineare il presidente Agnelli.

MAROTTA E NEDVED CONSIGLIERI - Il presidente Agnelli ha motivato così la recente nomina di Beppe Marotta e Pavel Nedved a consiglieri di amministrazione bianconeri: "E' estremamente importante per il nostro consiglio avere il responsabile dell'area sportiva Marotta e condividere le decisioni con lui che ha in mano una grossa parte del nostro bilancio.  Nedved, invece, ha una un ruolo multiplo: aiuta lo sviluppo tecnico della prima squadra e del settore giovanile, ha un compito di rappresentanza verso gli stakeholders, farà da cassa di risonanza e trasmetterà ai consiglieri di amministrazione cosa significa giocare, lottare e vincere per la Juve. Tutte sfumature che soltanto un grande campione come lui può dare e trasferire al consenso della nostra governance".

AGNELLI: "FORZA BAYERN" - L'azionista Salvatore Cozzolino, tra le tante critiche mosse a Jean-Claude Blanc, ha ricordato che, in occasione della finale di Champions League, l'ad bianconero aveva dichiarato di tifare Inter, perché l'eventuale vittoria dei nerazzurri avrebbe avuto ricadute positive per le altre squadre italiane impegnate a qualificarsi al massimo torneo continentale. La replica del presidente Agnelli: "Anche il vicepresidente del Milan Galliani disse di sostenere l'Inter, ma con una precisazione: il tifo per i nerazzurri sarebbe durato fino al 120', perché gli eventuali calci di rigore non avrebbero influito sul calcolo del ranking Uefa. Dopodiché, forza Bayern".

BILANCIO APPROVATO - L'assemblea dei soci ha approvato il bilancio di esercizio 2009-10, che si è chiuso con una perdita di 11 milioni di euro, a fronte di un utile di 6,6 milioni nell'esercizio precedente. I ricavi sono rimasti sostanzialmente stabili a quota 240,2 milioni (-0,2 milioni sul 2008-2009) e sono composti principalmente da 'diritti tv e proventi media', che ammontano a 151,4 milioni (il 63,1% del fatturato complessivo). I costi operativi sono cresciuti invece dell'1,2% a 196,5 milioni. "Non faremo un aumento di capitale - ha spiegato il presidente, Andrea Agnelli - perché la società ha le risorse adeguate per affrontare l'esercizio in corso. A dicembre, poi, aggiorneremo il piano industriale pluriennale e in quella sede faremo le valutazioni". L'assemblea degli azionisti ha approvato anche l'aumento da 7 a 11 del numero dei componenti del Consiglio di amministrazione e il conseguente ingresso in Cda del direttore generale, Beppe Marotta, di Pavel Nedved, Michele Briamonte e Aldo Mazzia.

Rosetti: "Bergamo duro
durante Lazio-Fiorentina"

L'ex arbitro internazionale, chiamato come teste dalla difesa di De Santis al processo a Napoli, racconta cosa accadde nella gara del maggio 2005 dove non vide un clamoroso fallo di mano di Zauri: "Nell'intervallo arrivò una telefonata e Bergamo mi rivolse frasi molto forti sull'episodio". Parlano anche Nesta e Ledesma


 

Rosetti: "Bergamo duro durante Lazio-Fiorentina"

Roberto Rosetti

 

NAPOLI - Si torna in aula, alla nona sezione del Tribunale di Napoli, per la seconda udienza dopo la pausa estiva al processo di Calciopoli. La giudice Casoria verifica chi c'è e chi invece manca tra le decine di testimoni chiamati in causa dai vari imputati, trattandosi ancora di un'udienza interamente dedicata all'esame dei testimoni della difesa. Tra i convocati dall'avvocato Gallitelli, legale dell'ex arbitro De Santis, dunque, una delle deposizioni più interessanti è quella dell'ex arbitro Roberto Rosetti. "Quell'episodio mi è sfuggito, a me è sembrato un colpo di testa. E' stato sicuramente un errore, ma in quel momento l'ho valutato così", così l'ex fischietto internazionale torinese ha risposto alla domanda relativa al fallo di mano di Zauri in Lazio-Fiorentina del maggio 2005.

LA TELEFONATA DI BERGAMO NELL'INTERVALLO - Alla richiesta se avesse avuto durante l'intervallo di quell'incontro telefonate Rosetti ha raccontato un episodio singolare. "In 27 anni non ho mai tenuto acceso il cellulare nell'intervallo, per mia scelta - ha spiegato -. Tra il primo e il secondo tempo di quella partita, però, arrivo una telefonata da parte di Bergamo al quarto assistente. Parlai con Bergamo che usò toni molto duri sotto il profilo psicologico, con frasi del tipo 'come hai fatto a non vederlo, era un mani clamoroso'. Io però poi ho pensato solo a finire bene la partita".

ROSETTI: MAI SAPUTO CHI ERA DIFFIDATO - Più

in generale l'attuale responsabile degli arbitri di serie B ha dichiarato: "Non ho mai ricevuto pressioni né arbitrato mai la Juventus (essendo della sezione Aia di Torino). Non mi è mai interessato sapere chi erano i diffidati", quest'ultima affermazione rispondendo alla domanda sull'ipotesi di ammonire i giocatori diffidati che poi avrebbero saltato il successivo match contro i bianconeri.

DEL PIERO ASSENTE: NON HA RICEVUTO NOTIFICA - A proposito di Vecchia Signora, Alessandro Del Piero non sarà in tribunale oggi. Il capitano della Juve non ha ricevuto la notifica e forse sarà ascoltato nelle prossime udienze. Presente invece Cristian Ledesma, centrocampista della Lazio chiamato da De Santis per testimoniare sulla gara Lecce-Juve 0-1. In aula anche Alessandro Nesta e, oltre a Rosetti, l'arbitro Bergonzi e l'assistente Calcagno.

LEDESMA: "LECCE-JUVE? PIOVEVA MOLTO..." - Proprio Ledesma, ai tempi capitano del Lecce, parla della partita contro la Juve del novembre 2004. "Ricordo che pioveva molto, ma abbiamo giocato lo stesso  -  dice il centrocampista -. Non ricordo di aver chiesto di verificare le condizioni del campo, e non so se lo abbia fatto il capitano della squadra avversaria". Ledesma ha ammesso che molti dettagli di quel periodo gli sono ormai sfuggiti dalla memoria. In riferimento alla partita Lecce-Parma del 29 maggio 2005, invece, ha dichiarato: "Il giocatore del Parma Morfeo fu espulso a fine gara, ma non ricordo la motivazione. Ricordo che Zeman ad un certo punto vide la partita da dietro la panchina, il pubblico cominciò a protestare ma non ho mai chiesto al mister i motivi di quel gesto".

NESTA: "MILAN-JUVE? NON RICORDO POLEMICHE" - Il difensore del Milan Alessandro Nesta, invece, ha dichiarato di non ricordare gli episodi dei due rigori contestati dalla Fiorentina in occasione della gara con i rossoneri del 30 aprile 2005. Nesta non ricordava neppure di essere diffidato prima di quel match. "Ricordo di aver giocato la partita successiva Milan-Juventus e che in quell'occasione fui ammonito per un brutto fallo. Polemiche? Tra Milan e Juve, che erano in lotta per lo scudetto, ognuno tirava dalla propria parte". A chiedere la deposizione di Nesta è stata la difesa dell'ex arbitro De Santis proprio per cercare di dimostrare che le ammonizioni ai giocatori diffidati, prima dei match con la Juve, non erano scientifiche.

VERRA' ASCOLTATO IL FIGLIO DI FACCHETTI - Nelle udienze successive dovrebbero essere citati altri testimoni indicati dalla difesa del principale imputato, l'ex dg della Juventus Luciano Moggi. Secondo indiscrezioni, sarebbe confermata l'intenzione dei legali di rinunciare alle testimonianze di Moratti e Tronchetti Provera, presidente e vicepresidente dell'Inter, che erano state annunciate nelle scorse udienze. Una volta esauriti i testimoni della difesa, i pm Capuano e Narducci potrebbero decidere di ascoltare altri testi di accusa.
Pare comunque scontata la convocazione di Gianfelice Facchetti, figlio dell'ex presidente dell'Inter, che nei mesi scorsi consegnò ai magistrati un memoriale autografo del defunto campione nerazzurro. Nel documento Facchetti riferiva, tra l'altro, di aver ricevuto segnalazioni sul presunto sistema illecito che governava il mondo del calcio e sottolineava la necessità di trovare prove.

POI INTERROGATORI DEGLI IMPUTATI
- Concluse le testimonianze si passerà all'esame degli imputati che intenderanno sottoporsi all'interrogatorio. Tra questi potrebbe esserci lo stesso Moggi che finora, più volte, ha rilasciato in aula dichiarazioni spontanee per replicare alle accuse. Nel frattempo IL SIGNOR PAGATO DALLO STATO DE LA REPUBBLICA BIANCHI, CONTINUA A VOLER L'INTER NON SOLO IN B MA RADIATA: Calciopoli, avanti a tappe forzate: udienza (oggi) a Napoli, nei prossimi giorni la Procura federale si metterà al lavoro, dopo non poche titubanze, sull'esposto presentato dalla Juventus in merito allo scudetto 2006 assegnato dai saggi (saggi?) all'Inter. Niente più alibi. Ora il superprocuratore, Stefano Palazzi, ha tutte le carte, i cd, le trascrizioni, i brogliacci, eccetera, per poter finalmente procedere. Entro fine stagione (30 giugno 2011) dovrebbe chiudere la sua inchiesta: le carte finiranno poi al consiglio federale che dovrà decidere se revocare o meno lo scudetto all'Inter. Scudetto che il club interista non ha alcuna intenzione di restituire. I rapporti fra Giancarlo Abete e Massimo Moratti, d'altronde, non sono certo buoni (eufemismo...). Secondo l'avvocato Paco D'Onofrio, uno dei legali di Moggi,
"l'Inter dovrebbe rinunciare alla prescrizione" davanti alla giustizia sportiva,SEMPRE L'AVVOCATUCOLO PROPONE LA RADIAZIONE DELL'INTER PER VIA DELLE INTERCETTAZIONI TELECOM CHE VEDONO COINVOLTO IL SIGNOR TRONCHETTI PROVERA. Non credo che Moratti lo farà mai(NON HANNO RINUNCIATO ALLA PRESCRIZIONE ANDREOTTI E BERLUSCONI PERCHE' DOVREBBE FARLO MORATTI, IN UN PAESE CHE DA 16 ANNI PERMETTE IL GOVERNO AD UN PLURIPREGIUDICATO PRESCRITTO ED ASSOLTO GRAZIE A LEGGI AD HOC FATTE PER LUI....:

Falsa testimonianza sulla P2, CONDANNATO ED AMNISTIATO, 1990

La prima condanna di Silvio Berlusconi da parte di un tribunale arriva nel 1990: la Corte d’appello di Venezia lo dichiara colpevole di aver giurato il falso davanti ai giudici, a proposito della sua iscrizione alla lista P2. Nel settembre 1988, infatti, in un processo per diffamazione da lui intentato contro alcuni giornalisti, Berlusconi aveva dichiarato al giudice:"Non ricordo la data esatta della mia iscrizione alla P2, ricordo che è di poco anteriore allo scandalo". Per questa dichiarazione Berlusconi viene processato per falsa testimonianza. Il dibattimento si conclude nel 1990: Berlusconi viene dichiarato colpevole, ma il reato è estinto per l'intervenuta amnistia del 1989.

Tangenti a Craxi (All Iberian 1) CONDANNATO E PRESCRITTO NEL 2002

Per 21 miliardi di finanziamenti illeciti a Bettino Craxi (Ë la pi˜ grande tangente mai pagata a un singolo uomo politico in Italia), passati attraverso la società estera All Iberian, in primo grado è condannato a 2 anni e 4 mesi. In appello, a causa dei tempi lunghi del processo scatta la prescrizione del reato. La Cassazione conferma.

Falso in bilancio (All Iberian 2) PROSCIOLTO PER INTERVENUTA LEGGINA AD HOC, LA DEPENALIZZAZIONE DEL FALSO IN BILANCIO, 2003

Berlusconi Ë stato indagato (anche sulla base di una voluminosa consulenza fornita dalla Kpmg) per la rete di 64 società e conti off shore del gruppo Fininvest (Fininvest Group B) che, secondo l'accusa, ha finanziato operazioni "riservate" (ha scalato societý quotate in Borsa, come Standa e Rinascente, senza informare la Consob; ha aggirato le leggi antimonopolio tv in Italia e in Spagna, acquisendo il controllo di Telepi˜ e Telecinco; ha pagato tangenti a partiti politici, come la stecca record di 21 miliardi di lire data a Craxi attraverso la societý All Iberian). La rete occulta della Finivest-ombra ha spostato, tra il 1989 e il 1996, fondi neri per almeno 2 mila miliardi di lire. Per questo Berlusconi Ë stato chiamato a rispondere di falso in bilancio. Ma nel 2002 ha cambiato la legge sul falso in bilancio, trasformando i suoi reati in semplici illeciti sanabili con una contravvenzione e soprattutto riducendo i tempi di prescrizione del reato (erano 7 anni, aumentabili fino a 15; sono diventati 4). CosÏ il giudice per le indagini preliminari nel febbraio 2003 ha chiuso l'inchiesta: negando l'assoluzione, poichÈ Berlusconi e i suoi coimputati (il fratello Paolo, il cugino Giancarlo Foscale, Adriano Galliani, Fedele Confalonieri) non possono dirsi innocenti; ma decidendo di prosciogliere tutti i 25 imputati, poichÈ il tempo per il processo, secondo la nuova legge, è scaduto.

Lodo Mondadori condannato per corruzione semplice, SCATTA LA PRESCRIZIONE NEL 2001

Berlusconi è accusato di aver pagato i giudici di Roma per ottenere una decisione a suo favore nel Lodo Mondadori, che doveva decidere la proprietà della casa editrice. Il giudice dell'udienza preliminare Rosario Lupo ha deciso l'archiviazione del caso, con formula dubitativa. La Procura ha fatto ricorso alla Corte d’appello, che nel giugno 2001 ha deciso: per Berlusconi è ipotizzabile il reato di corruzione semplice, e non quello di concorso in corruzione in atti giudiziari; concesse le attenuanti generiche, il reato dunque è prescritto, poiché risale al 1991 e la prescrizione, con le attenuanti generiche, scatta dopo 5 anni. Il giudice ha disposto che restino sotto processo i suoi coimputati Cesare Previti, Giovanni Acampora, Attilio Pacifico e Vittorio Metta, tutti condannati. 

Toghe sporche-Sme . Anche quì condannato per corruzione semplice e quindi PRESCRITTO NEL 2004

Berlusconi è accusato di aver corrotto i giudici durante le operazioni per l'acquisto della Sme. 1. Per il pagamento di 500 milioni di lire uscite dai conti di Berlusconi e arrivate al giudice Squillante, attraverso i conti diPreviti:
la sentenza afferma che il fatto è avvenuto, ma il reato è "corruzione semplice" (negli anni in cui è stato commesso, una distrazione del legislatore, poi corretta, non ha previsto il reato di "corruzione in atti giudiziari" per chi paga i giudici. Così la pena è più blanda e soprattutto la prescrizione scatta in soli 7 anni e mezzo (e non in 15). Così, riconoscendo all'imputato Berlusconi le attenuanti generiche, scatta la prescrizione.

 

Si sono fatte intanto nuove scoperte sull'indagine: in un brogliaccio dei carabinieri (mai consegnato alla Figc) e ritenuto "non rilevante" dagli investigatori, si dava conto di un colloquio fra Pairetto e Facchetti sulle griglie. Inoltre in merito a Inter-Juve 2-2, Lanese aveva detto a Pairetto che l'arbitro Rodomonti era "pro milanesi...". Nell'occasione, Rodomonti non espulse Toldo per fallo da ultimo uomo: secondo Bergamo era ammonizione, secondo Collina no (e ne parla con Pairetto). Il processo di Napoli proseguirà il 19 ottobre.

Moratti convocato a Napoli per Calciopoli 1,
 De Santis chiede i danni all'Inter per lo spionaggio Telecom unendosi a Vieri,Palazzi pronto a partire con l'inchiesta per la revoca dello scudetto Inter 2006.

Moratti convocato a Napoli e De Santis chiede i danni

Massimo Moratti

Calciopoli non finisce mai: non sono bastate le condanne sportive, passate ormai in giudicato. Adesso c'è un nuovo filone in Federcalcio, mentre a Napoli, il processo penale, è ormai ben avviato e il presidente Maria Teresa Casoria spera di chiudere, andando appunto a sentenza, verso gennaio-febbraio del prossimo anno. Il 1° ottobre riprenderà il processo, con una nuova sfilata di testimoni chiamati dalle difese di Bergamo, Pairetto e c.: toccherà ad Abete, Collina, ad uno dei notaio che "certificava" il sorteggio, a Baldini e altri dirigenti. Sempre il primo ottobre la difesa di Luciano Moggi, imputato numero 1 al maxiprocesso, depositerà altre intercettazioni (un centinaio) che sono nuove: sono state sbobinate durante l'estate dallo staff curato dal perito Nicola Penta. Riguardano Abete, Petrucci, Ghirelli, Mazzini, Collina, Paparesta, Lanese, Rosetti, eccetera. Le intercettazioni saranno acquisite dalla Casoria e affidate poi al perito del tribunale, Roberto Porto. Successivamente saranno di scena, come testi, il n.1 dell'Inter, Massimo Moratti (che ha già ricevuto la convocazione dagli avvocati di Moggi), Tronchetti Provera, Tavaroli, Cipriani. Dovrebbero andare a Napoli il 5 ottobre.

Un'altra raccomandata, in sede Inter, è arrivata il 15 settembre dallo studio legale Lucarelli di Roma, che rappresenta l'ex arbitro internazionale Massimo De Santis. Come noto, De Santis fu oggetto di "dossieraggio" (termine molto in voga in questi giorni) con l'Operazione Ladroni, e adesso chiede i danni all'Inter

(pare molti milioni di euro). Nel procedimento Telecom di Milan, infatti, Tavaroli aveva detto di essere stato ''contattato dalla segreteria del dottor Moratti..''. E così adesso De Santis chiede i danni, da quantificare da parte dell'Inter. Se il club non dovesse rispondere, o rifiutare un accordo, allora De Santis si rivolgerà al tribunale. Resta, poi il filone Figc: la prossima settimana il superprocuratore Stefano Palazzi e il suo staff (5-6 persone) si metterà subito al lavoro, appena ricevute le 140 (nuove) intercettazioni acquisite dalla Figc a Napoli. Una quarantina riguardano l'Inter: la Juve ha chiesto la revoca dello scudetto 2006. Fra Andrea Agnelli e Massimo Moratti c'è ruggine. L'inchiesta (sportiva) sarà abbastanza rapida: Palazzi sentirà nei prossimi mesi Moratti, Lanese, Pairetto, Bergamo, De Santis, eccetera. Poi la decisione finale da parte del consiglio federale della Figc.

 

Agnelli: «Moratti? Nervoso
Noi siamo tranquilli» Anche la sua squadra di merda lo è: TRE PERE PRESE IN CASA DAL PALERMO che gli fotte ben 9 punti in tre partite!!!

 

MILANO, 23 settembre - È già Inter-Juventus, almeno da un punto di vista dialettico. Il presidente della società bianconera Andrea Agnelli ha commentato le dichiarazioni di Massimo Moratti sulla richiesta juventina di far revocare lo scudetto del 2006 in seguito agli ultimi sviluppi di Calciopoli bis. «Evidentemente dopo aver vinto ieri per quattro a zero era nervoso e quindi ha pensato di pensare a noi - ha detto Agnelli, uscendo dalla sede della Lega di A - ah, l'ha detto prima? Allora era nervoso prima».

Il numero uno bianconero ha poi aggiunto che «da parte nostra non c'è motivo di essere nervosi. Da parte loro? Non lo so. Io guardo alle vicende delle Juventus, ho già ribadito in altri momenti, siamo tranquilli, sappiamo cosa c'è nell'esposto, lo sa la Federazione, attendiamo fiduciosi un loro giudizio». Inter e Juventus nuovamente ai ferri corti come ai tempi di Moggi? Agnelli nega: «Da parte mia è molto sereno questo rapporto tra Inter e Juventus. Conoscete l'esposto. Sulla base delle nuove intercettazioni anche l'Inter ha compiuto/ha avuto delle telefonate. Quindi che non venga assegnato». "Scusi, ma in quelle telefonate ci sono gli auguri del vostro duo arbitrale preferito Bergamo-Paieretto alla sorella di  Facchetti, che accidenti c'entrano con Calciopoli BIS ??". "Senta, non mi faccia innervosire con queste domande capzione.....Me ne sbatto se nelle telefonate ci sono gli auguri al Barboncino di Moratti....stiamo parlando di telefonate....non conta un cazzo il fatto che noi telefonavamo per prenderci gli arbitri pro Juve, mentre loro telefonavano per scambiarsi stupidi convenevoli, è tutto sullo stesso piano, per noi non ci sono differenze tra un assassino che telefona per pianificare uno sterminio e la Signora Rossi che telefona per prenotare un taglio di capelli !!!"

"Evidentemente dopo aver vinto ieri per quattro a zero era nervoso e quindi ha pensato di pensare a noi. Ah, l'ha detto prima? Allora era nervoso prima. Da parte nostra non c'è motivo di essere nervosi. Da parte loro? Non lo so. Io guardo alle vicende delle Juventus, ho già ribadito in altri momenti, siamo tranquilli, sappiamo cosa c'è nell'esposto, lo sa la Federazione, attendiamo fiduciosi un loro giudizio " ANDREA AGNELLI

(nella foto Javier Pastore  indica la strada dell'ovile ad un nervoso Andrea Agnelli)

COPPA E SCUDETTO E COPPA DEI CAMPIONI: È INTER: TRIPLETTA !!! LA SOCIETA' NUOVAMENTE DEFERITA ASSIEME A MOURINHO E CHIVU. FIOCCANO MULTE E SQUALIFICHE. E' SUCCESSO STILE INTER: MOURINHO, MAICON, MILITO PREPARANO LE VALIGE MENTRE FESTEGGIANO, INCREDIBILE....Massimo, grande come papà

MADRID - Forse nemmeno un grande scrittore avrebbe potuto immaginare questa scena, e cioè il figlio che 45 anni dopo il padre conquista la stessa Coppa, con la stessa squadra non ereditata ma testardamente ricomprata nel 1995 - 37 anni dopo l'addio del padre al club del cuore - e un allenatore che somiglia proprio a quello del trionfo di allora. Angelo Moratti e Massimo Moratti, Helenio Herrera e Josè Mourinho, Sarti e Julio Cesar, Facchetti e Zanetti, Jair ed Eto', Mazzola e Milito, e così via: dovrebbero stare tutti nella stessa foto, per capire quanto è stretta, intensa, passionale la storia che li lega. La Champions League conquistata dall'Inter a Madrid in questo anno così ricco di vittorie (nessuna squadra italiana era mai riuscita a conquistare nella stessa stagione Champions, Scudetto e Coppa Italia) è qualcosa di molto di più delle tante altre conquistate dal calcio italiano, senza che gli altri ce ne vogliano e senza togliere nulla a nessuno. Questa Coppa ci riporta proprio a quei tempi lontani, perché dietro c'è tanta fatica, sofferenza, perché i suoi tifosi hanno dovuto sopportare e ingoiare milioni di prese in giro, di barzellette a detti stretti, di cappuccini andati di traverso al mattino dopo l'ennesima eliminazione.

Quindici anni per ottenere questo risultato:  tanto ci ha messo Massimo Moratti - compreso una cospicua fetta del patrimonio personale - arrivato al convincimento a 50 anni di ritentare le imprese del padre, per eguagliarlo solo a 65. L'Inter aveva ricominciato a vincere in Italia, anzi è una superpotenza in Italia, ma in Europa era rimasta agli anni 60. L'Inter che non vinceva era una leggenda, tanto quanto quella di allora era un mito nel mondo. Quarantacinque anni sono un vita, la maggior parte dei tifosi arrivati a Madrid quella partita del 1965 contro il Benfica l'hanno vista solo nei documentari tv e negli albi di foto ricordo. Non erano nemmeno nati, era un calcio bianco e nero quello: tanti protagonisti non ci sono più, a cominciare dai principali, Moratti padre, Herrera e Facchetti. Il calcio dell'Inter 2010 è molto diverso e distante ma le sue radici, certo, arrivano fino ad allora.
Per dire quale differenza ci sia tra il calcio di oggi e quello di allora  -  quello di Sarti, Burgnich, Facchetti, Bedin, Guarneri, Picchi, Jair, Mazzola, Milani, Suarez, Corso (non fu questa però precisamente la squadra che vinse la Coppa del 65)  -  ricordiamo che l'Inter quell'anno entrò in corsa solo dagli ottavi di finale, in quanto detentrice della precedente Coppa dei Campioni vinta nel 64, in finale a Vienna contro il Real Madrid (3-1, due gol di Mazzola e uno di Milani). Quindi in tutto fece 7 partite superando Dinamo Bucarest agli ottavi, i Rangers ai quarti, il Liverpool in semifinale, e il Benfica in partita secca a Milano (1-0, gol di Jair). L'Inter di oggi, quella di Mourinho, ha dovuto fare 13 partite per alzare questa Coppa, quasi il doppio, un vero percorso di guerra; sette partite le ha fatte - e ne ha vinte sei su sette - solo nella seconda fase, quella a eliminazione diretta. In una stagione l'Inter di Mou ha dovuto vedersela quattro volte col Barcellona (2 nel girone e 2 in semfinale), e poi col Chelsea, e col Bayern. Insomma se potessimo misurare almeno la fatica possiamo dire che questa ne ha fatta anche di più, all'interno di una stagione massacrante: 57 partite ufficiali, 13 di Champions League, 38 di campionato, 5 di Coppa Italia, una di Supercoppa italiana. Lo sport è evoluzione, i calciatori di oggi sopportano ritmi massacranti e tensioni anche maggiori.

E l'Inter delle 3 "M", abbiamo già scritto: Moratti (il presidente), Mourinho (l'allenatore), Milito (l'uomo gol). Come quella degli anni 60 era l'Inter di Moratti (Angelo), Herrera e Mazzola. Fra i tanti simboli (uno su tutti il capitano Zanetti che arrivò all'Inter nel 1995, nella prima estate da presidente di Moratti) bisogna indicare Eto'o. Il Barcellona, col quale aveva vinto la famosa "triplete" un anno fa, lo ha usato come merce di scambio a favore di Ibrahimovic, e lui ha vinto tutto  -  un'altra "triplete"  -  con la squadra che lo ha ingaggiato. Incredibile.

L'Inter ha raggiunto il massimo dei risultati gestendo alla perfezione la sua stagione, ma senza preoccuparsi affatto di essere perfetta. Ha rallentato e accelerato a seconda dei momenti, per poi arrivare sempre prima al traguardo però. In campionato ha dovuto soffrire fino all'ultima giornata per vincerlo; nella prima fase della Champions l'Inter ha preso lezioni dal Barcellona, la squadra più forte, per poi dargliele al momento giusto: le è bastato vincere una partita su 4 contro i Campioni d'Europa per fare il colpo. Ha sofferto partite incredibili l'Inter di Mourinho come quella di Kiev, quando ormai fuori dalla Champions l'ha ribaltata con coraggio e decisione. A Barcellona nella semifinale di ritorno ha risfoderato il catenaccio, perché in 10 solo quello poteva fare: quella sconfitta per 1-0 è stata forse la vittoria più esaltante, il segno che l'Inter era diventato un grande gruppo tornato ad altissimi livelli internazionali.

Mourinho ha puntato su un gruppo ben definito, ristretto, anche in parte improvvisato nell'estate: ma il cui puzzle è stato, questo sì, perfetto. Nessuno avrebbe detto un anno fa che la partenza di Ibrahimovic sarebbe stata la fortuna dei nerazzurri: eppure è successo e bisogna renderne merito a chi la squadra ha costruito. Sei giocatori nuovi  -  Lucio, Milito, Thiago Motta, Sneijder, Eto'o, Pandev  -  innestati su una squadra è stata un'operazione impossibile ma magistrale. Mourinho ha messo insieme una squadra dalla linea difensiva sicura (Maicon, Lucio, Samuel, Chivu) ma anche offensiva essa per prima, un centrocampo composto quasi esclusivamente da due giocatori, motori sia della difesa che del gioco d'impostazione (Cambiasso e Zanetti), una linea offensiva poderosa, fantasiosa con Sneijder, ricca di punte vere e non fasulle (Milito, Eto'o, Pandev o Balotelli) micidiale in zona gol, ma anche capace di rientrare e mettersi a difendere per prima. Giocatori fisicamente poderosi, sempre aggressivi in campo un po' come il loro allenatore. Il calcio dell'Inter di Mourinho costa energie fisiche e psicologiche immani, questo è sicuro. Impossibile confrontare la squadra di oggi con quella del mito, con quella di Mazzola e Facchetti. E non c'entra niente che questa sia una formazione tutta straniera o quasi, e quella di allora molto italiana: è proprio cambiato il tipo di calcio e di calciatore, le sue fibre muscolari, i campi, il gioco, le tensioni, il contesto sociale, tutto. Così come è difficile se non impossibile paragonare Livio Berruti a Usain Bolt.

I personaggi di ieri e di oggi che si somigliano di più allora sono proprio i presidenti e gli allenatori, proprio perché non sono calciatori. Massimo Moratti ha ripercorso la stessa strada del padre, come lui ha dovuto spendere moltissimo, e soffrire e attendere molti anni prima di vincere. Mourinho è davvero l'Herrera degli anni 2000, un tecnico evoluto, dal carattere fortissimo e addirittura esasperato, un comunicatore e un leader  proprio come lo era l'Herrera degli anni 60. Helenio arrivò da numero 1 e venne anche pagato da numero 1.  Mourinho ha vinto due Champions League con due squadre diverse, la prima in Portogallo, la seconda Italia: è un'impresa storica la sua, bisogna riconoscerglielo.

Nella notte di Madrid insomma un pezzo di storia del calcio è stato riscritto: la  "Grande Inter" adesso non è più solo quella degli anni 60, da oggi in poi bisognerà specificarlo ogni volta. Del resto ci sono voluti 45 anni: ed è più bello così.

Champions League: Video Gol Bayern Monaco - Inter 0 - 2 (Final)

 
Extended Highlights



Highlights



0-1 D. Milito 35'





0-2 Milito 70'





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INTER 18 VOLTE TRICOLORE

1970-71 Inter; 1971-72 Juventus; 1972-73 Juventus; 1973-74 Lazio; 1974-75 Juventus; 1975-76 Torino; 1976-77 Juventus; 1977-78 Juventus; 1978-79 Milan; 1979-80 Inter;
1980-81 Juventus; 1981-82 Juventus; 1982-83 Roma; 1983-84 Juventus; 1984-85 Verona; 1985-86 Juventus; 1986-87 Napoli; 1987-88 Milan; 1988-89 Inter; 1989-90 Napoli;
1990-91 Sampdoria; 1991-92 Milan; 1992-93 Milan; 1993-94 Milan; 1994-95 Juventus; 1995-96 Milan; 1996-97 Juventus; 1997-98 Juventus; 1998-99 Milan; 1999-00 Lazio;
2000-01 Roma; 2001-02 Juventus; 2002-03 Juventus; 2003-04 Milan; 2004-05 Non assegnato; 2005-06 Inter; 2006-07 Inter; 2007-08 Inter; 2008-09 Inter; 2009-10 Inter.

 

inter.it 130612

I nerazzurri vincono 4-3 una partita molto più agevole di quanto dica il risultato e condizionata dagli aggiornamenti su Roma-Cagliari, che costringeranno Mourinho a giocarsi il tricolore a Siena. Le reti: autogol di Motta e Mantovani; poi Cambiasso, Milito, Balotelli, Granoche e Pellissier. E San Siro "perdona" SuperMario

MILANO, 9 maggio 2010 - Lazzari. San Siro si alza, e cammina verso lo scudetto. Totti, e ancora Totti. San Siro si risiede, la Roma è resuscitata, il 18° titolo bisogna andare a prenderlo a Siena. L’Inter batte il Chievo 4-3, con meno patemi di quanto dica il risultato: se ha incassato tre gol è solo perché da Materazzi in giù tutti avrebbero giocato la ripresa con un auricolare, per sentire gli aggiornamenti da Roma. Dall’Olimpico solo una illusione, ci si giocherà lo scudetto all’ultima giornata, domenica: Inter a Siena, Roma a Verona col Chievo.

Mario Balotelli accompagna in porta con lo sguardo il pallone del 4-1. Reuters

Mario Balotelli accompagna in porta con lo sguardo il pallone del 4-1. Reuters

LA PARTITA — Il match coi "mussi" dura poco più di 35 minuti, tempo di vedere due autogol in poco più di un minuto e di trovare il vantaggio con Cambiasso. Poi è tutta discesa, e il pallonetto di Milito (deviato dalla schiena di Frey, ma comunque molto bello) è sufficiente per spostare definitivamente l’attenzione sulla Roma. Nemmeno al 13’, sull’autogol di Motta, che devia di corpo anticipando Scardina su una punizione di Mantovani, San Siro trema. Anche perché la cinquantina di tifosi del Chievo non fanno in tempo ad esultare: Mantovani al 14’ devia il cross di Eto’o e pareggia. Quando segna Cambiasso, poi, è 1 fisso. Cross di Maicon sul secondo palo, piatto sinistro al volo incrociato alla grande e 2-1.

AMORE BALOTELLI — La ripresa? Si vedono tre gol, si resta appesi alla Roma, ma serve anche a sancire la ritrovata pace (anzi di più, l’amore) fra Balotelli e il suo pubblico. Il suo rapporto coi tifosi è una storia d’amore adolescenziale: litigano come pazzi, quando la rottura pare definitiva, basta un bel gesto per far ripartire la passione. Nell’occasione San Siro, già ben predisposto, esplode al 7’, quando su un gran lancio di Maicon, Mario anticipa Sorrentino in uscita e segna.

Le indicazioni di Mourinho a Stankovic a Maicon. Reuters

Le indicazioni di Mourinho a Stankovic a Maicon. Reuters

CHIEVO, TRE GOL — Il Chievo oppone la resistenza che può, prova a chiudersi con un 5-3-2 che crea affollamenti in area difensiva, ma lascia troppo campo agli avversari. L’assenza di Yepes dietro si sente, Pellissier e Granoche sembrano sperduti, l’uruguaiano poi trova la deviazione vincente sul tiro di Marcolini, per il 4-2. E quando lo scudetto interista pare prendere forma Pellissier sfrutta un errore difensivo per fare 4-3.

INTER, QUATTRO GOL — Per l’ultima a San Siro della stagione va in campo l’Inter formato 4-3-3, con Eto’o e Balotelli larghi e Milito centravanti-goleador. Stankovic, Cambiasso e Motta dietro alle punte sono pronti a inserirsi a turno: l’argentino segnerà, ma il serbo più volte si libera al tiro (traversa scheggiata e gran parata di Sorrentino). A destra Maicon scorrazza incontrastato, piazzando un numero imprecisato di cross e facendo partire l’azione andando a ricevere la palla da Julio Cesar. Due assist non bastano per festeggiare con una settimana di anticipo. La rincorsa al triplete, prima di Madrid, passa per Siena.

Serie A: Video Gol Inter - Chievo 4 - 3 (37° Giornata)

 


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I FATTI ALLO SFRATTO (30-06-2005)

Juventus alla canna del gas. In tempi di gravi ristrettezze economiche, la societ? bianconera ha deciso di fare cassa
vendendo<;/a> la sede di Corso Ferraris a Torino. Dal pomeriggio di ieri, un gruppo immobiliare piemontese ? dunque il padrone di casa di Moggi, Giraudo e Bettega, con tutti i rischi che ne conseguono: il figlio del titolare della nuova propriet? starebbe infatti per accasarsi e reclamerebbe un posto in cui andare a vivere. Per questo, dalla prossima settimana, cominceranno i lavori di ristrutturazione dello stabile: verniciatura dei plafoni, lamatura del parquet, installazione di un bagno per gli ospiti in sala dei trofei, affissione sul cancello d'ingresso della targhetta "Attenti a Montero" e riutilizzo di Zalayeta come appendiabiti. Ad occuparsi dei lavori di fatica dovrebbe essere Fabio Cannavaro, in virt? del cuore tonicissimo che si ritrova. Nella foto, Del Piero con un centrotavola per il salotto.

Mourinho provoca: "Ora la Roma può pagare il Siena". Video

La società capitolina starebbe valutando azioni legali nei confronti del tecnico.


 

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Inter-Roma, tensione e follia in campo

 

COPPA: È INTER,5 MAGGIO 2010

I nerazzurri vincono la loro sesta Coppa Italia battendo 1-0 la Roma. Decide un gol di Milito. Espulso Totti per un brutto fallo su Balotelli. Mourinho perde per infortunio Sneijder e Cordoba

  • › Inter-Roma in 3D

    Coppa Inter, Totti perde la testa

    Per la sesta volta nella storia i nerazzurri vincono la manifestazione tricolore. Roma battuta 1-0, decide un gol dell'argentino. Gara nervosa, il capitano entra nella ripresa ma si fa espellere per un fallaccio su Balotelli

 

I nerazzurri vincono la Tim Cup, è la sesta nella storia dell'Inter, che non vinceva questo trofeo dalla stagione 2005-2006. Conquistato il primo dei tre obiettivi a disposizione della squadra di Mourinho.

Inter, paura poi torna in testa

La squadra di Mourinho vince contro l'Atalanta 3-1, riconquista la vetta della classifica e aspetta la Roma. Tiribocchi spaventa i nerazzurri: Milito, Muntari e Chivu gol sorpasso

 

"MEMORIAL SHALAH DUDEK", 25 MAGGIO 2006: A KEMHEL KELHAMI - Dopo aver onorato a testa alta il 5 maggio con il tradizionale birrale dell'orgoglio, giovedì 25 maggio celebreremo il primo anniversario della finale di Istanbul con una meravigliosa esibizione, il "Memorial Dudek", una emozionante partita 11 contro 11 tra la rappresentativa di interisti.org City A e la rappresentativa di interisti.org City A. I ranghi non sono ancora completi, quindi se siete interessati a bagnare la ricorrenza con una sgambata vi invitiamo a chiederci tutti i dettagli per partecipare. Ritrovo alle ore 20.15 presso il centro sportivo calcio Cimiano, Milano, Via Don Calabria 16. Partita e poi birrale. Per non dimenticare: Allah, Allah, Gerrard Allah Gerrard, Helhua, Helhua e una straordinaria ricostruzione del match Liverpool-Milan riassunto in soli 21 secondi. E per la par condicio la versione dance del gol di Magath. E poi perché vogliamo inutilmente infierire Madre Mia Que Guaparia, la rete di Luque in Depo-Milan. Nella foto, un Moggi in versione a kemhel kelhami.

PASSATEMPO (30-03-2004)

Languono le notizie mentre Zaccheroni e lo staff sono impegnati a
guardare videocassette voyeur che ritraggono Brechet che si scàppera seduto in panchina. Persino Facchetti rinuncia a polemiche con la Juve che nel silenzio generale anche domenica ha rubacchiato il gollettino quotidiano. Per ingannare la noia ecco un evergreen: nella foto il pezzo giornalistico dell'anno, scritto su acmilan.com il giorno prima della finale di Intercontinentale.

Le mani degli ultrà
sul business del calcio

Ora vogliono comandare. Il tifo estremo è entrato nell'orbita di "cupole criminali". Che puntano agli affari legati agli stadi, dai parcheggi ai negozi. E che si impongono intimidendo società e giocatori

Le mani degli ultrà sul business del calcio

ROMA - C'è solo rivalità di campanile, e un gemellaggio antico, dietro le pallottole spedite a Lotito e la sconfitta che gli ultrà della Lazio hanno "consigliato" ai loro giocatori nella partita contro l'Inter? È bastata la logica tribale anti-romanista ad azionare il ricatto delle bande della curva Nord o, piuttosto, nelle curve degli stadi sta succedendo qualcosa di più e di peggio che solo adesso stiamo iniziando a conoscere? "Magari fosse solo così - dice una fonte investigativa del Viminale che questa sera sarà in servizio fuori da uno stadio Olimpico blindato e destinato a trasformarsi di nuovo in teatro di scontri -. Magari potessimo rubricare come semplice spirito antisportivo quello che è accaduto prima e durante Lazio-Inter.

Il problema è che gli ultrà, ed è un elemento comune a tutte le principali tifoserie, soprattutto quella metropolitane, stanno alzando il tiro. Molte curve sono finite in mano a gruppi criminali organizzati. Che sanno con quali metodi esercitare il loro controllo e come imporlo alle società. Non lo fanno gratis, ovviamente. Lo fanno per interessi economici. Perché se prima c'era la figura del capo tifoso che metteva da parte qualcosa facendo la cresta sui biglietti, oggi ci sono vere e proprie cupole interessate a mettere le mani sui grossi introiti. Non si scatenano più solo contro le forze dell'ordine, ma anche contro le società. Il messaggio che deve passare è: comandiamo noi, e noi oggi siamo criminali. Punto".

Chi frequenta le curve e chi ne studia i flussi e le dinamiche lo conosce benissimo il salto di qualità che si sta consumando; sa qual è il virus che ha infettato le legioni dei guerrieri della domenica trasformandole in piccoli mandamenti "dove tutto è possibile e dove tutto può accadere", per dirla ancora con le parole dell'investigatore. È così da almeno un paio di stagioni. E forse anche solo casualmente tutto questo coincide con il giro di vite deciso dal ministero degli Interni, la "stretta" che ha reso la vita difficile ai tifosi più scalmanati. Le trasferte vietate. I biglietti nominali. Poi la tessera del tifoso, fumo negli occhi per gli ultrà che infatti sono scesi sul piede di guerra (gli ultimi scontri a Genova, prima del derby dell'11 aprile scorso, doriani contro forze dell'ordine).

Questo cambio di passo ha un origine e una data. Il 2 febbraio 2007. La morte a Catania dell'ispettore di polizia Filippo Raciti. Da lì in poi nulla è stato più come prima. Anche la violenza è cambiata. Non se n'è andata, si è solo riorganizzata. "È una violenza anomica, senza regole e per questo anche più pericolosa perché può esplodere in qualsiasi momento - ragiona Carlo Balestri, studioso e anima di Progetto ultrà, il laboratorio nato 15 anni fa all'interno dell'Uisp Emilia Romagna -. Siamo arrivati al capolinea o all'anno zero. Resta un panorama desolante, dove gli aspetti positivi che c'erano, l'aggregazione, l'entusiasmo, il tifo, le coreografie, sono andate a morire lasciando il posto a quello che vediamo: scontri tra bande, dove a volte tutto è deciso da chi ha interessi forti e si è infiltrato in curva. Come accade nelle grosse città".

È la linea dura imposta dalle nuove cosche del tifo. Quelle che guardano lontano e, sul modello mafioso, per ingrossare le casse, non guardano in faccia a nessuno. E quasi sempre scelgono lo scontro frontale. Roma e Milano. E Torino. Sono i laboratori di Ultras s. p. a., l'azienda che allunga i suoi tentacoli su tutto quello che c'è da mangiare dentro e fuori gli stadi: servizio d'ordine (steward), parcheggi, merchandising, biglietti, bagarini. Persino i porchettari o "paninari", come li chiamano a Roma dove gli ambulanti, se vogliono lavorare senza scocciature, devono "scucire" qualcosa ai capibastone delle due curve. "È brutto doverlo ammettere ma qui hanno tutto in mano loro - aggiunge un'altra fonte di polizia che si definisce ormai "un pezzo d'arredo dell'Olimpico" -. Molte facce conosciute in curva le trovi ai cancelli, che regolano gli ingressi. Anche in tribuna Tevere, dove un tempo c'era gente normale e invece oggi, ai derby, trovi gli ultrà perché sanno che lì possono fare casino. Io mi chiedo: ma questo le società lo sanno?".

Di certo di una cosa si sono accorte. I capi delle curve stanno tentando di "commissariare" i club. Un piano incubato per anni e esploso quando il movimento ultrà - sotto i colpi della repressione - si è trovato di fronte a un bivio: scomparire o cambiare pelle. Da qui la devastante mutazione. Con lo sbarco della malavita organizzata che vuole decidere le campagne acquisti (o cessioni). Che prende a schiaffi i giocatori (Torino, 6 gennaio e 28 marzo, prima Toro poi Juve). Che li "avverte" fuori dal campo di allenamento (è accaduto al laziale Baronio alla vigilia dell'ultimo Lazio-Inter, "dovete perdere altrimenti...").

Che si dichiara "contro il calcio moderno" e intanto stringe la presa sul business. La descrive bene il pm milanese Luca Poniz, questa trasformazione, quando firma la richiesta di rinvio a giudizio per la cupola (in 7 dietro le sbarre) dei "Guerrieri", il gruppo che ha cannibalizzato la curva Sud milanista sotto l'egida del pluripregiudicato Giancarlo Lombardi detto "Sandokan", imprenditore in Ferrari: "Sotto la copertura di una sedicente organizzazione di tifosi - scrive - il metodo scelto rispondeva a una logica prettamente criminale, del resto coerente con il profilo di Lombardi". Anche qui, come a Roma con Lotito, a Torino con la vecchia dirigenza della Juve o con Cairo presidente del Toro, gli ultrà si sono messi in rotta di collisione con i club. Scrive ancora Poniz: attraverso "un chiaro atteggiamento intimidatorio nei confronti della società Ac Milan, l'organizzazione inseriva nei rapporti con il club l'utilizzo di metodologie riferibili alla criminalità comune". La strategia si chiama "condizionamento ambientale". Lanci in campo di bengala, estorsione ai danni di dirigenti, contestazioni mirate, agguati ai giocatori all'aeroporto, per strada, al ristorante.

Ma le società sono sempre e solo vittime? Secondo il sociologo Alessandro Dal Lago - autore del celebre saggio "Descrizione di una battaglia: i rituali del tifo" - la risposta è no. "Gli ultrà hanno la complicità dei club, che data la situazione non chiara di dissesti finanziari avrebbero interesse a ricevere aiuti dal governo, e le violenze potrebbero mascherare questi aiuti o renderli accettabili". Violenze sempre più spesso decise a tavolino. È il capo della polizia Antonio Manganelli, settembre del 2008, a certificare la presenza della camorra dietro gli ultrà napoletani giunti a Roma con un treno "preso" con le maniere forti. Mastiffs, Niss ("Niente incontri solo scontri"), Masseria Cardone. Sono i padroni del San Paolo, dove i clan della Sanità e dell'alleanza di Secondigliano hanno costruito negli anni solide roccaforti. Zone franche, luoghi di potere. Gli stessi appaltati dai gruppi che comandano le curve romane: Padroni di casa e Boys (Roma), "In basso a destra" e "Irriducibili" (Lazio). Gli stessi per i quali a Milano si è molto adoperato Lombardi, uno che nel suo curriculum (rapina, lesioni, estorsione, tentato omicidio mediante armi da fuoco) vanta pure una performance cinematografica: l'anno scorso ha interpretato se stesso, un capo ultrà, nel film "L'ultimo ultras" di Stefano Calvagna, regista e protagonista, già ultrà laziale misteriosamente gambizzato fuori da un teatro romano qualche anno fa e poi finito in carcere.

Date che si incrociano. Movimenti strani. Il 23 settembre 2009 in un consiglio di zona milanese va in scena un incontro sul tema del tifo organizzato. È l'occasione per un vertice a tre tra Giancarlo Lombardi, Franco Caravita, leader storico della curva interista, e Christian Mauriello, rappresentante dei Viking della Juve. Il dominus, secondo la Digos di Milano, è sempre Lombardi. Il quale dopo aver conquistato coi suoi gorilla la curva del Milan, sarebbe intenzionato a continuare su larga scala. La fase due del progetto prevede l'estensione della penetrazione criminale alle altre curve. In primis quelle di Inter e Juve. Che vogliono dire tanti soldi. Le rivalità storiche si sotterrano nel nome degli affari. E negli affari si può convivere. Fa niente se ogni tanto ci scappa una sparatoria. Come il 17 ottobre 2006, a Sesto San Giovanni. Vittima un ultrà di 32 anni, agguato ascrivibile - secondo la Procura di Monza - alla scalata della curva rossonera. Così si muovono oggi i nuovi ultrà.

THE PASSION OF ADRIAN (08-04-2004)

 E' prossima all'uscita nelle sale cinematografiche di tutto il mondo l'ultima fatica di Mel Gibson: "The Passion - Parte II". Il protagonista del film è un anziano dei templi della Lega Calcio, che dopo aver sparso il proprio verbo spocchioso fra le genti di ogni fede calcistica si ritrova tutto solo lungo un percorso che conduce ad una fine ingloriosa. Girata in Galizia, la pellicola offre istanti di profonda drammaticità. Durante il viaggio conclusivo, l'uomo è infatti costretto a portare con sé un pesante fardello d'innanzi alle stesse persone che aveva tentato di convertire al proprio credo: per tre volte cade e si rialza, ma la quarta rimane a terra affranto, coperto di insulti e sputazzi della folla. Nella foto, la locandina.

ROMA VINCENTE SULL'ORLO DELLA BANCAROTTA

DOPO IL RITIRO DELL'ADVISOR MEDIOBANCA, LA PALLA È PASSATA NELLE MANI DEL LONGOBARDO PROFUMO, TIFOSO SFEGATATO DELL'INTER CHE DOVRÀ DECIDERE SE CALARE LA SCURE SU ITALPETROLI OPPURE RICAPITALIZZARLA PER SALVARE GLI ASSET E LA ROMA
Oggi Alessandro Profumo varerà la squadra di Unicredit con la nomina di un centrocampista che i giornalisti economici chiamano country manager.

L'operazione va in porto in maniera meno dolorosa di quanto si pensasse e il banchiere genovese ne esce tutto sommato da vincitore. Le pretese delle Fondazioni azioniste per il momento sono state appagate e il prezzo pagato alla politica dall'ex-boyscout ed ex-McKinsey non è tale da compromettere il suo potere.

 l'operazione che sarà varata dal Consiglio di amministrazione Profumo potrà dire di avere indossato la maglietta della Nazionale che va ad aggiungersi a quella di banchiere europeo. C'è però una terza maglietta che Mister Arrogance potrebbe vestire a giugno ed è quella della Roma, la squadra controllata da Rosella Sensi. In estate verrà al pettine il destino di Italpetroli, la holding sommersa da 330 milioni di debiti che potrebbe chiudere il bilancio 2009 con una perdita di 35 milioni.

GIANNI LETTA

Un articolo puntuale di "Repubblica" lascia intravedere che quell'appuntamento sarà decisivo per il destino dell'impero creato da Franco Sensi e gestito dalle tre figlie Rosella, Maria Cristina, Silvia. A quanto sembra la società di certificazione Bdo, costituita da 13 partners nel 1965, sta guadagnando tempo sul bilancio e - come scrive il giornale - non è esclusa l'ipotesi del fallimento di Italpetroli.

Dopo il ritiro dell'advisor Mediobanca, la palla è passata nelle mani del longobardo Profumo, tifoso sfegatato dell'Inter che dovrà decidere se calare la scure su Italpetroli oppure ricapitalizzarla per salvare gli asset e la Roma. Il dilemma non è affatto semplice perché se la squadra di Totti dovesse vincere il Campionato, il valore complessivo di AS Roma andrebbe ben oltre i 100 milioni di euro già assicurati da sponsor, diritti televisivi, merchandising e Champions League.

ALESSANDRO PROFUMO - copyright Pizzi

Nel quartier generale di Unicredit sanno che nella famiglia Sensi le opinioni si scontrano perché la 39enne Rosella, a differenza delle sue sorelle, è disposta a svendere ciò che rimane di Italpetroli per valorizzare al massimo la "Magica". Anche se a Piazza Cordusio dicono che comunque vada il Campionato la banca dovrà riprendersi i suoi soldi, è facile immaginare che Profumo voglia evitare la guerra civile.

Anzi, in caso di vittoria finale della Roma sarà in prima fila per ammirare nell'apoteosi del Circo Massimo le curve di Sabrina Ferilli e Hillary Totti.

 

APRILE ANDIAMO, E' TEMPO DI MIGRARE (28-04-2004)

Non solo il falco pecchiaiuolo torna in Italia ad Aprile per nidificare. Un altro uccellone finisce la migrazione nello stesso periodo: Stephan Dalmat. Il Tottenham ha così amato il nostro campione da
disfarsene prima della fine della stagione. Incredibilmente Dalmat, il primo giocatore a essere prestato in modo ufficiale a due squadre diverse, potrebbe giocare le ultime gare della stagione con Zac. Nella foto, il francese ad Appiano inganna il tempo.

MORATTI A LUCE ROSSA. Si apre un nuovo filone mercantilizio nell'Inter morattiana . Il patron dei necro azzurri si è scatenato in un valzer di contatti di veline e veloni allo scopo di inchiodare Vieri e Totti alla sua squadra. L'apertura di credito sessuale ha il chiaro intento di ingolosire ancora di più i giocatori ad indossare la casacca nero azzurra  che rappresenta la garanzia di un seggio vitalizio che nemmeno il prossimo parlamento federale di pregiudicati è in grado di dare. Il nuovo filone morattiano di trattative di mercato si unisce all'irruzione di La7-Telecom di Troncetti Provera nel cartello delle partite trasmesse in digitale terrestre . Il tortone delle partite infatti vede il socio numero due del megaborg nero azzurro rastrellare il 50% delle squadre di serie A, rastrellamento che casualmente ha prodotto per i colori nero azzurri tre rigori e due espulsioni a favore. Insomma dopo la compartecipazione a perdere di PAGINE UTILI, dopo la suddivisione dei costi di gestione con Mediaset  dell'Olimpia Milano, i feudatari dell'Inter entrano a pieno titolo nel marketing sociale calcistico anche se purtroppo per i tifosi dell'Inter non è ancora risultato tangibile constatare il nuovo vento a favore. CESARA, OGGETTO DEL DESIDERIO -  "Per Cesar serve un'offerta seria". Così sintetizzato, il pensiero di Lotito potrebbe avere un senso, almeno in italiano. Il presidente della Lazio, che in settembre ha denunciato Mancini perché Stam lo ha preso il Milan, ha espresso nella sua lingua madre un complicato pensiero al termine del quale si  potrebbe evincere l'idea di cedere a caro prezzo l'esterno brasiliano, trentenne e che non può partecipare alla Champions. Nella foto, la Stele di Lotito: sopra le sue dichiarazioni, sotto la traduzione in grafia demotica.

 

PABLO E' SCOPERTO - Riapre il calciomercato ed il primo colpo è della Juventus, con Adrian Mutu. iL secondo è dell'Inter che riesce a smazzare al Siena PASQUALE. Il regalino ha avuto subito effetti deleteri sui senesi che ne prendono cinque in casa dalla Zomba, uno stupro che porta i giallosbiaditi ai quarti di Coppa Italonia. Grazie ad un blitz dei propri dirigenti, coadiuvati nell'operazione da un reparto dei NAS di Torino, il club di corso Ferraris nel frattempo è riuscito a bloccare il giocatore all'aereoporto. Bisogna senz'altro rilevare come la PRESCRIZIONE MODELLO BERNASCONI( vedere a tal proposito il nostro voto MEDIATICO ) sopra l'affare DROGA (vedere il nostro Precetto numero trentadue) ha convinto i dirigenti juventilioti ad insistere sulla strada intrapresa rilevando nel giocatore il simbolo, il nume tutelare di un fare "stupefacente" che ormai identifica il club ministeriale. Purtroppo l'Atalanta guasta per un momento i piani di rilancio della Vecchia Ladrona. Nella settimana del colpo ALLA MOTA DE REAL i bergamaschi inchiodano i ministeriali sul tre a tre nella ghiacciaia di Torino, togliendo all'Inter la soddisfazione di una rivincita della ferale ( e manipolata) semifinale di Coppa Italiota dello scorso febbraio. Si vocifera che dietro a tutto ciò ci sia la regia occulta di Pablo, che si è risentito della cessione in quel di Torino del suo migliore corriere espresso per l'Europa.  Enorme soddisfazione da parte di Luciano Moggi, che ha tuttavia preferito glissare sulle domande della stampa in proposito, annunciando però la volontà di concludere anche altri affari di questo tipo.

 

Era da tempo immemorabile che non si ricordava una ripartenza così PIANTATA dell'Inter.  Di solito i necroazzurri si lasciavano andare a tutta una serie di merdate che finivano per pregiudicare una intera stagione. Non a caso la foto ci ricorda quello che andava accadendo nel 1998, quendo l'Inter, ad esempio cadeva in casa col il Bolognetta. Ieri invece in Coppa Italiota, l'Inter di Mancetta schierava dopo 5 anni una formazione titolare allo scopo di tutelarsi da una eventuale rimonta dei felsinei. Stankovic a dire il vero ha cercato in tutti i modi di riaprire il "discorso qualificazione" consegnando il pallone dell'1 a 0 ai rossoblu che ad un certo punto ci credevano. La nebbia scesa a fette ha vanificato tutto. Nascosti in mezzo alla foschia Martins e Recoba distruggevano quello che rimaneva della squadra di Mazzone che nel frattempo si lasciava andare in uno dei suoi caratteristici show sopra la "questione della moviola in campo alto" ( una variante suggerita da Maria De Filippi in collaborazione con Orianal Fallaci - già il nome è tutto un programma- con quest'ultima entrata di prepotenza nel circo calcistico visto come appendice fondamentale per la teoria dello scontro di civiltà) la cui spiegazione è andata a coprire ben tre ore di conferenza stampa condita ed arricchita di stacchetti pubblicitari inneggianti la svolta impressa dall'irruzione del digitale terrestre. Nel frattempo il pullmann dell'Inter riusciva nell'impresa di raccattare tutti i giocatori dispersi in mezzo alla nebbia ed a riportarli ad Appiano. Uno splendido falò realizzato per la cottura delle salamelle ha chiuso la vitrea giornata sportiva italiota.

IL SENSO DEL MARKETING SOCIALE -Il Padrone dell'Inter si è risentito non poco,stamane,per il silenzio surreale dello stadio Meazza nei confronti dell'Inter. La dura protesta orchestrata dalla curva derivava dall'ideuzza dei mercatari inseriti nella macro dirigenza neroazzurra di inventarsi un DVD idiota concernente le rimonte dell'Inter. Rimonte di partite, non di campionati. Infatti tutti ci aspettavamo la stagione 1970-71 riletta in chiave a colori invece ci siamo ritrovati con TIR di DVD sopra partite che purtroppo hanno lasciato il tempo che hanno trovato. Questa cosa NON è stata digerita, non solo perchè è suonata come una presa per il culo, ma soprattutto perchè l'Inter ha dimostrato di avvoltolarsi  in maniera scomposta all'andazzo del Marketing sociale creativo, fraudolento,banncarottiero,condito di leggine ad hoc. Fin quando sono i mediasettisti a protestare sui biglietti, la cosa risulta originale: siamo di fronte a gente che non solo pretende di vincere ma lo vuole fare gratis, ovvero in linea con quello che è il pensiero del loro presidente dai tacchi rinforzati. Il problema dei tifosi dell'Inter è che spendono l'ira di Dio per seguire l'armata delle tenebre che poi si presenta in campo, dopo una settimana di allenamenti puliti senza rotture di cazzo infrasettimanali, in maniera merdosa contro squadre che vengono da cinque sconfitte consecutive racimolando un luridissimo pareggio. Inevitabile risulta il sorvolo della partita che dopo Inter- Bologna, Siena-Inter,Reggina-Inter si ascrive nel novero delle peggiori disputate. Sintomatico  che queste difficoltà si riscontrino con club dal bassissimo spessore sopra il marketing sociale nonchè scarse a livello di effettivi. Eppure nel putridume si eleva splendida la figura di PappagalloPapparesta che annulla un gol regolarissimo all'INter sullo 0-0. Cosa dire,piove sul bagnato.Pareggiare le partite ma battere la storia: il record di Invernizzi è ormai muffa come ben racconta Inter.it,tuttavia i tifosi del Chiavo ne hanno pieni i coglioni.L'UOMO DI SPORT E DI SCOPATE -Da interisti.org riprendiamo con piacere il "discorso De Cranio". L'allontanamento di Simoni NON porta MAI bene. Ne sa qualcosa il Padrone Moratti che nel novembre 1998 ebbe la malsana idea di allontanarlo dopo una vittoria al novantesimo contro la Salernitana (che portava l'Inter a cinque punti dalla prima in classifica). Da quel momento si verificherà un crollo così scomposto dell'Inter da annoverare quella stagione tra le più brutte dopo quella ferale di RITARDELLI (altro decotto gobbo che nell'Inter ha fatto solo malissimo....). Ne sa qualcosa anche il Piacenza, che esonerava Simoni per poi precipitare in B. Altre vittime eccellenti saranno l'Ancona (finito poi in C2....) ed il Torino. Il vate del Siena evidentemente non si è reso conto della sinistra statistica ed altresì è voluto andare oltre ingaggiando "l'uomo di sport" De Cranio. Questo fenomeno  nel caldo febbraio del 2003 in cui l'Inter battè in casa la Reggina, allora allenata dal medesimo  tecnico Gea, segnando tre gol nei primi 45' di una partita mai cominciata (  l'1-0 lo segnò Vieri, gli altri due il suo sostituto Kallon, entrato perché Jiranek, non ammonito, aveva abbattuto Bobo come un procione distratto sulla SS14) a fine gara, se ne usciva con queste frasi dogmatiche  massimaliste: "Sono indignato per l'arbitraggio, le valutazioni del direttore di gara sono state tutte a senso unico". Precisò che queste dichiarazioni le faceva in quanto "uomo di sport". La querelle verteva attorno alla mancata espulsione di Batistuta per una gomitata su Franceschini. La vicenda ebbe un contorno delizioso: per Batistatua  due giornate di squalifica alla prova tv quando due settimane prima Nedved aveva atterrato con un laccio californiano proprio un giocatore della Reggina senza incappare in nulla perché la sua condotta era stata considerata a posteriori "non violenta". L'uomo di sport allora non si era espresso. Le espressioni le riservava infatti per una splendida coniglietta che aveva conosciuto sui viali di Milano mentre razzolava così come da par nostro facciamo anche noi con impegno e dedizione, anche se poi alla fine ci rimangono gli "scarti". In ogni caso la Coppa Italiota ha immediatamente scatenato la congiunzione cosmica dell'unione statistica simoniana all'umano delle scopatine serali fatte per ovviare di esprimersi nei confronti dei ministeriali di Torino. Il Siena partiva con un 2 a 1 ottenuto in trasferta ed ha concluso con un complessivo tennistico di 3 a 6. Stiamo ancora attendendo le espressioni di De Cranio in merito a questa sua prima puttanata.

CHI SBAGLIA FA CAGARE - Il trasferimento di Adrian Mutu dal Chelsea alla Juventus potrebbe rivelarsi un vero bidone per il Livorno. Come ampiamente ripreso da interisti.org: CHE COSA CAZZO LE SCRIVONO A FARE LE REGOLE? Purtroppo anche l'Inter con l'affare SAMUEL ci ha messo la sua zampa pelosa in quello che è il Far West inaugurato da sua eccellenza mediatica italiota. Di nuovo interisti.org ci rivela che : " SAMUEL-DAVIDS SUBITO? SI', ECCO COME - Samuel all'Inter e Davids al Real: l'operazione è possibile a gennaio? No, secondo alcuni giornalisti poco inclini alla fantasia. Spiegava Nando Sanvito: "Le normative FIFA a tutt’oggi impediscono a un giocatore di ottenere due volte nel corso di una stessa stagione (1 luglio-30 giugno) un transfer internazionale". In realtà  come insegna la nazionalizzazione di metà degli abitanti di Rio della Plata (i.e. Camoranesi) e boscaglie limitrofe (Kakà) o le capriole per il tesseramento di Gamarra, nel calcio le regole vengono fatte perché fa fico, non per una reale e condivisa manifestazione di principi sportivi.  I dirigenti di Inter e Real starebbero dunque studiando un piano in 5 semplici mosse per ovviare al problema: 1 cessione di Davids al Diano Marina / 2 Cessione di Diano Marina alla Spagna / 3 scambio tra la Polisportiva Diano Marino e il Madrid  di Davids e Samuel / 4 Annessione militare di Diano Marina / 5 Cessione di Samuel all'Inter. Il programma aggirerebbe così il problema del "transfer internazionale". " CINQUE MOSSE per sdoganare il Pit Bull e prendersi un congregazionalista della Pampa. Naturalmente Juv(epo)poli non poteva rimanere a guardare. Dopo aver avanzato dubbi circa i futuri progetti col Mediaset (evidentemente le interessenze di spaccio con Re Pusher incominciano a stare strette), ecco scatenarsi in un tubillon di spostamenti allo scopo di trascinare sotto silenzio mediatico il celebre corriere di Pablito il colombiano. Nella trappola dei transfert (al cervello) c'è caduta in pieno  il Livorno. La formazione anti trockista infatti ha deciso di tenere bordone alla grande ladrona riesumando un vezzo delatore e fiancheggiatore di sinistra memoria . Niente di sorprendente, per la verità: si tratta semplicemente di una riedizione di quanto già sperimentato dall'Inter con Gamarra nell'agosto scorso e che noi abbiamo stigmatizzato da par nostro con la domanda: CHE FINE HA FATTO CARLITO? Ecco di nuovo il resoconto: "di fronte alle cagate necroazzurre,ormai scomposte,ci permettiamo di massacrare il fu CARLITO'S WAY GAMARRA. La ripresina,alla Ciampi,ce la fornisce come al solito www.interisti.org. Noi cercheremo di aggiungervi un qualche cazzo di cosa piccante. Carlito's,dopo i 10 anni di galera inflittagli dal giudice Nowork,in relazione a false intercettazioni telefoniche per via di una questione di droga,esce in pompa magna ringraziando il suo avvocato Sean Penn,che poi,per rimetterlo in sesto,gli propone di gestire UN SUO CLUB nella Grande Mela newyorkese. Carlito's accetta,anche perchè vanta dei sospesi con la società necroazzura,che naturalmente si era già fatta viva per esigere il suo. Le cose per un certo periodo sono andate bene,almeno fino al periodo olimpionico che aveva fruttato molto al CLUB. Poi qualcosa è andato storto. Ad essa si è subito associato il mistero di Carlitos Gamarra in maglia necroazzurra. Il difensore Sean Penn, infatti,  riferisce costantemente di suoi allenamenti differenziati, come se si trattasse di un atleta infortunato, salvo poi sottolinearne le brillanti prestazioni in nazionale. (?!? e il CLUB.........)Che in tutta questa storia ci sia qualcosa che non va è più che evidente..........Il segreto di una situazione così evidentemente anomala sta tutto nella macchinosa operazione con cui Gamarra venne svincolato alla scarcerazione  e riacquistato durante il calciomercato estivo di inizio campionato,in piene olimpiadi. Con Adani ceduto al Brescia e Burdisso alle acciaierie Dalmine, i dirigenti necroazzurri  decisero di fare dietro front rispetto alla decisione di concedere al giocatore la lista gratuita SHINDLER . Ma poiché nel frattempo Juan Veron era stato tesserato come unico VU CUMPRA disponibile per la stagione in corso, Carlitos non potè essere semplicemente ripreso a contratto: venne così ingaggiato dal Chievo(UNA DELLE SOCIETA' LUSSEMBURGHESI DELL'AVVOCATO SEAN PENN CHE DETIENE LA MAGGIORANZA DELLE QUOTE DELLA SOCIETA'), che lo girò all'Inter in prestito. Risultato: secondo qualche indiscrezione, in Lega Calcio la manovra non sarebbe passata inosservata e il permesso di lavoro del difensore sarebbe stato bloccato cautelativamente per qualche mese IN BOLIVIA. Nella foto, Carlitos inganna il tempo a LA PAZ  vangando un orticello di MOTA...........".

C'E' ANCORA SPAZIO PER I SOGNI (16-12-2003)

Il settimanale Controcampo, noto ai più per la tiritera pubblicitaria che è talora interrotta dalle partite, svela la favola bellissima. Come nelle più belle storie d'amore, le due veline hanno dato un calcio nel sedere ai quei due signori nessuno e falliti di fidanzati storici, per diventare le topine di un calciatore playboy: una con Fabio Galante, l'altra con Filippo Inzaghi (per chi non lo ricordasse, fresco reduce dalla sconfitta in Intercontinentale giocatasi un mese dopo la nostra vittoria per 3-1 contro la Juventus). Nella foto, d'altronde, con un fisico così.

ALLUCINAZIONI PERVERSE-  Adriano: "Quando parlo di sogni, intendo cose che accadranno tra sei o sette anni". Il brasiliano costetto ad abbandonare la conferenza stampa per smaltire un'erezione notturna del gennaio '99.

Caso Adriano: l'Inter si cautelerà attraverso
un fitto scambio di fax con il Real. Sacchi confermerà per iscritto che siamo dei beoti.

Mourinho: "Adriano attaccante ideale". Il Chelsea non perde tempo: già contattato Viganò per fissare un'intervista. Non accenna a diminuire il caos scatenato dal brasileiro, che vaticina fantasmagorici salti temporali con la mente, mandando in crisi tutto lo staff dirigenziale neroazzurro. Oltre agli avversari, l'Inter si sente sotto assedio anche sotto l'aspetto onirico-linguistico. Decisamente caso unico nella storia moderna. IN ogni caso Facchetti si è subito affanato a chiarire il tutto CONFERMANDO CHE ADRIANO NON SI MUOVERA' DA MILANO. Dichiarazioni forti,pesanti che fanno il paio all'esposizione in prima persona che il Presidente ( a seconda del momento) formulò all'indomani di Empoli- Inter della scorsa stagione,partita che consegnava ai nero azzurri un risicatissimo quarto posto. In quella festosa occasione FACCHETTI RIBADIVA CHE ZACCHERONI NON SI SAREBBE MOSSO DA MILANO. ( VEDERE LE DICHIARAZIONI UFFICIALI DEL SITO UFFICIALE,UFFICIALIZZATE ANCHE DALLE AGENZIE STAMPA UFFICIALI DI TUTTO IL MONDO UFFICIALE)

THE PASSION OF ADRIAN (08-04-2004)

E' prossima all'uscita nelle sale cinematografiche di tutto il mondo l'ultima fatica di Mel Gibson: "The Passion - Parte II". Il protagonista del film è un anziano dei templi della Lega Calcio, che dopo aver sparso il proprio verbo spocchioso fra le genti di ogni fede calcistica si ritrova tutto solo lungo un percorso che conduce ad una fine ingloriosa. Girata in Galizia, la pellicola offre istanti di profonda drammaticità. Durante il viaggio conclusivo, l'uomo è infatti costretto a portare con sé un pesante fardello d'innanzi alle stesse persone che aveva tentato di convertire al proprio credo: per tre volte cade e si rialza, ma la quarta rimane a terra affranto, coperto di insulti e sputazzi della folla. Nella foto, la locandina.

 

SI LAVORA E CI SI SFONDA PER LA GLORIA E PER LA FELICITA' - Dagli innominati leggiamo: "La campagna acquisti a tema è un fiore all'occhiello della nostra dirigenza. Come i parchi di Walt Disney, ogni anni il nuovo progetto si basa su un filone da seguire: ad esempio questo è stato l'anno de "usato sicuro o da revisionare" (Veron, Davids, Zé Maria, Favalli, Mihajlovic) con qualche buona variazione sul tema (Cambiasso). Ma ci fu la moda de "la coesistenza del fantasista" (Dj, Baggio, Pirlo, Recoba), l'anno de "giovane e italiano" (Ferrari, Cirillo, Brocchi, Colombo) e ancora di recente la caccia al "giocatore di fascia" (Eriberto, Fadigà, Vdm, Kily). Tra queste iniziative ossessivo-compulsive la più sfortunata coincise con l'acquisto di Khalilou Fadigà: arrivato all'Inter con passaporto fiammingo (ceppo di cui mostra tutti i caratteri salienti), il centrocampista fu fermato per problemi di cuore dopo pochi giorni. Nella foto, la campagna acquisti a tema che stiamo aspettando con ansia: gnocca, un poco zoccola e con un cuore così grande da essere visibile persino dall'esterno."

 

LASSU' QUALCUNO CI AMA (02-12-2003)

A patto di saper leggere correttamente determinate situazioni, chiunque può prevedere il proprio destino. Che la giornata di sabato scorso sarebbe stata straordinaria per i colori nerazzurri era possibile immaginarlo fin dalle prime ore del pomeriggio, ovvero da quando in Inghilterra si era verificato un evento eccezionale. Più raro di un passaggio anticipato della cometa di Halley, il gol con cui Vratislav Gresko ha regalato un successo alla propria attuale squadra contro il Tottenham era un chiaro messaggio per tutti i tifosi interisti, e neppure tanto difficile da decrittare. Alla luce di quanto accaduto, rimane in sospeso soltanto un quesito: cosa potrebbe succedere il giorno in cui Alessando Pistone dovesse alzare al cielo un Pallone d'Oro? Nella foto: troppa grazia, Sant'Antonio.

 

TRISTEZZA PER FAVORE VAI VIA, NON AVER LA MANIA DI ABITARE CON ME (01-07-2005)

L'uomo dei 100 gol o uno da 5 maggio? La bandiera nerazzurra o quello delle fughe dal ritiro? Due palle d'acciaio o solo una turbominchia? Argomenti che ci coinvolgeranno per i prossimi mille anni. Nel frattempo, resta la nostalgia di quando eravamo pi? giovani, pagavamo il Calippo con la Lira, la Cina serviva per i take away, e Bobo umiliava Thuram con colpo di tacco e tiro al volo. Nella foto, colpo di mezza tacca.

UOMINI E TOPI(NE) (11-12-2003)

Il successone in Champions League obbliga gli uomini di mercato nerazzurri a rivedere ogni progetto di rafforzamento della rosa per la stagione in corso. In questo senso, un
rinvio a giugno dell'affare Stankovic appare ragionevole, soprattutto considerando l'abbondanza di centrocampisti centrali a disposizione di Zaccheroni. E a maggior ragione sembra piuttosto fantasioso l'interessamento segnalato da indiscreto.it per Ciprian Marica, emergente signor nessuno del calcio rumeno. Con Moratti non è mai detta l'ultima parola, ma se proprio si deve fare un investimento, forse varrebbe la pena farlo per questa Marika (nella foto).

EL SEGNA SEMPER LU, MA VADA VIA EL CU (08-11-2003)

"Puntare tutto su Ronaldo è sbagliato, per vincere qualcosa ci vuole il gruppo". Maurizio Ganz l'aveva presa male: il centravanti buzzicone lui non lo voleva proprio. Ma "non sono invidioso" chiosava. E per questo tre mesi dopo se ne andava in malomodo tra quelli dell'altra sponda: colà ci segnò contro in un derby di Coppa Italia e fece grande baccano per la sua incontrollata gioia (festeggiò meno quando al ritorno li massacrammo con un gol di Branca). Domenica torna a San Siro con l'Ancona ma ormai, pur restando ancora bellocci, siamo tutti invecchiati e abbiamo altri problemi: non vale manco la pena fischiarlo. Nella foto, quando segnava sempre lui.

ASPETTANDO L'ANNO NUOVO: GENNAIO 2003, PRIMA PARTE (22-12-2004)

In attesa dell'anno che ci porta certamente a Istanbul, ecco la prima parte del riepilogo dei gennaii precendenti.
Anno 2003 E' il 2 gennaio quando Sergione Conceiçao
acquista tutti i 7000 biglietti disponibili per il match della squadra portoghese in cui ha esordito, l'Academica di Coimbra. In un'ambientazione da Star Trek, inter.it mostra il "sofisticato sistema di ventilazione che giace sotto il terreno di gioco del Meazza" che dovrebbe riportare l'erba in campo oltre che sulle tribune. Ma la notizia regina di gennaio è il possibile arrivo di Santiago Solari, una riserva pippona che il Real dovrebbe darci come rinforzino al contratto capestro di Ronaldo. Interisti.org scopre la sorella (nella foto) dell'argentino e i lettori la acclamano: "Niente ala, vogliamo le cosce". E' tempo di calciomercato quando Giggs è contestato a Manchester, per Hubner pare fatta e Matthaeus, per ingannare il tempo, si fa una minorenne. Continua...

ADRIANO, ADRIANOO, ADRIANOOO (19-01-2004)

Fuori dalla Champions League, un centravanti che decide a quali partire presenziare, un presidente prezzemolino, una sconfitta contro l'ultima in classifica. In queste condizioni qualcuno difende comunque Moratti e la squadra, altri no. Gloria: "Sono stanca di andare a vedere partite che sono giocate come se fossimo all'oratorio! (...) Se io fossi il presidente inizierei a far capire che non siamo più una grande famiglia e chi sbaglia paga: perdi? Non ti pago; pareggi? Ti pago la metà; vinci? Ti pago...forse!". Luca: "Proposta alternativa: c'è un modo per allontanare Moratti dall'Inter almeno come presidente? (Io lo vorrei ancora ma come proprietario...finchè caccia solo i soldi va bene)". GD: "Possibile che non si renda conto che lei non sa fare il presidente! I suoi (tanti) soldi non l'autorizzano a disporre della salute di tanti onesti cittadini (tifosi di una squadra bellissima) e che lei sta dimostrando di non amare rimanendo a fare il presidente". Arkispazio: "E avanti così nel segno della coerenza di un presidente che rilascia 100.000 interviste, poi un giorno si arrabbia con i giornalisti che distorcono le sue verità, salvo poi ricominciare il giorno dopo rilasciandone un'altra decina.Senza dubbio un uomo che impara dai propri errori". Nella foto, in ogni caso, abbiamo bisogno di nuova speranza: assoldato.

BULGARI COMUNISTI: MANGEREMO I VOSTRI BOLLITI DIRETTAMENTE DALLE CULLE (30-03-2006)

Quarto di finale che ci vede favoriti, ma non abbastanza per poterlo saltare a piè pari. L'Inter sfida i campioni di Bulgaria, il Villareal, in una festa poco nazionalista: se i nerazzurri schierano un solo italiano, gli avversari addirittura non inseriscono alcun giocatore bulgaro. Il terreno di San Siro si presenta in perfette condizioni dopo l'ultima stabbiatura, fatta con un'ottima qualità di bambini bolliti. Si parte: per riequilibrare il match, Wome concede il primo gol a Forlan. Un gesto molto bello che in Camerun viene festeggiato, bruciandogli un appezzamento adibito ad orto. Gli uomini di Mancini caricano, segnando con Adriano, che per una volta si trova eccezionalmente dentro l'area, e poi con Martins, che per fortuna sul cross di Stankovic non ha il tempo di provare a tirare apposta. Il 2-1 è un risultato che non permette smargiassate, ma è inutile nascondere il rammarico per le ammonizioni di Samuel e di Veron: i due non sono diffidati, quindi rischiano di saltare l'antipasto parigino della vittoria al Mondiale per Club in Giappone. Nella foto, Tania Karabelova, Miss Bulgaria 2001, nuda per una bellissima causa: la pace nel mondo.

STORIA DEL DIRETTORE DELLA COMUNICAZIONE CHE NON COMUNICAVA (13-06-2004)

Spiegava Nino Frassica: "Il bravo presentatore non deve mai introdurre un ospite dicendo "Ecco un personaggio che non ha bisogno di presentazioni" perché altrimenti dimostra che non c'è bisogno che lo paghino". Allo stesso modo è curioso che un direttore alla comunicazione come Paolo Viganò non ritenga necessario comunicare le proprie decisioni quando queste riguardano siti di tifosi come il nostro, non ignoto, e con migliaia di visitatori ogni giorno. E di tempo per avere più cura e rispetto dei tifosi sembrerebbe esserci visto che, invece di realizzare contenuti, è
ormai consuetudine per inter.it affidare all'Ansa le notizie: dalle interviste di Tronchetti e Moratti fino ai premi vinti, 48 news negli ultimi 37 giorni sono copiate dall'agenzia di stampa. Ora: quanto sopra rientra nel diritto di opinione o è penalmente perseguibile? Nella foto uno dei contributi più interessanti regalatici dall'attuale direttore alla comunicazione.

TIC TOC TIC TOC (CUGINO, IL RUMORE CHE SENTI E' LA FRECCIA DEL SORPASSO) (03-12-2005)

Sabato positivo per le milanesi: nel pomeriggio un Milan pimpante sfiora il colpaccio nella sempre
ostica Verona, mentre in serata l'Inter sconfigge quell'Ascoli che in tempi gloriosi vinse la Mitropa Cup, trofeo condiviso con squadre del valore di Eisenstadt, Iskra, Celik Zenica e i fortissimi ungheresi del Tatabanya. Rispetto all'ultima esibizione a San Siro gli ascolani devono rinunciare a Bruno Giordano e a Troglio; Mancini manda invece Materazzi in panchina, Wome in tribuna e Zé Maria in Curva. Una punizione di Adriano sblocca la gara, che per il resto fa aumentare le quotazioni al Fantacalcio del portiere ascolano Coppola, altrimenti noto come il parrucchiere delle dive. Nella ripresa tra i bianconeri c'è spazio anche per l'ex più rimpianto, Ferrante: tutti ancora rimpiangono il giorno in cui Tardelli lo chiese, preferendolo a Romario; Ferrante ripagò la fiducia del tecnico segnando un solo gol in cinque mesi (ma, a suo onore, si trattò di una vera prodezza, capace di una zampata di rapina contro l'Udinese). Intanto nell'Inter escono Recoba con un risentimento muscolare e Figo con un risentimento emotivo; Cristiano Zanetti, subentrato, sfiora il suo personale, facendosi ammonire dopo soli quattro minuti di campo. Nella settimana del derby, noterete, in alto nella foto dell'Albo d'Oro, che la Mitropa fu vinta anche dai gagliardi rappresentanti del Tatran Presov.INSCIALLAH, INSCIAQUA (19-11-2003)

E' rischio espulsione per quattro giocatori nerazzurri. Nelle prossime ore Belozoglu Emre, Okan Buruk, Mohamed Kallon e Obafemi Martins potrebbero vedersi sventolare sotto il naso non tanto un cartellino rosso, quanto un foglio di via: secondo indiscrezioni provenienti direttamente dal Ministero dell'Interno, infatti, i nomi dei quattro interisti, tutti di religione islamica, sarebbero stati rinvenuti su alcuni carteggi privati dell'Imam di Carmagnola. Nella foto, il testo incriminato.Non speculare su situazioni
spiacevoli sta diventando un lavoro: secontinua così apriremo la rubrica "L'arrestato milanista della settimana è...". Interisti.org incalza anche sui colori necro azzurri con un articolo illuminante sopra la scomparsa "strana" di alcune pedine giudicate fondamentali per il rilancio dei colori societari così sbiaditi. Infatti leggiamo: "MEDIANI IN FUGA - Scomparsi. Nell'Inter che si appresta ad iniziare un filotto di vittorie per il sicuro trionfo in campionato e Champions League, due giocatori sembrano aver fatto perdere completamente ogni loro traccia. E non due qualsiasi, ma gli unici in tutta la rosa che negli ultimi cinque anni abbiano vinto un titolo sportivo superiore al torneo di canasta dell'associazione anziani di Appiano Gentile. Gli ultimi avvistamenti pubblici di Giorgio Karagounis ed Edgar Davids risalgono ad oltre un mese fa, quando in occasione di un allenamento si scambiarono alcuni sguardi languidissimi. Terminato il lavoro con la squadra, si sarebbero poi recati assieme alle docce, prima di lasciare la Pinetina per non ritornarvi mai più. A Palazzo Durini, sulla vicenda è calato il massimo riserbo. Unica voce libera, quella dell'usciere settantaduenne Adalberto Pestalozzi, che mostrando una cartolina anonima arrivata in sede da Haiti, dichiara mesto: "El greco e l'ulandes me sun sempr sembrà duu cunt la venina dulsa. Ma pensavi minga che ieren du bus del ...". Nella foto, saluti da Honolulu." La spirale autodistruttiva, che sembra non scalfire nemmeno i colori ministeriali di Arcore, angoscia invece i tifosi della Juvenilia, l'altra parte del ministero, che sempre su Interisti.org (??) raccontano i loro crucci di ordine morale:"

PUBBLICHIAMO QUESTA COME FOGLIA DI FICO - Ci scrive Enrico, tifoso juventino, facendo riferimento alla sciagurata Genoa-Inter del 1983 (link): "[Con questa storia spero capiate] il disagio di tanti juventini onesti (ce ne sono, anche se non ci credete) che si vedono condannati e sbeffeggiati per una vicenda che non è ancora del tutto chiara, nonostante la sentenza. Sia chiaro, non voglio certo difendere chi  imbroglia con il doping, se si scoprisse che la Juve e solo la Juve ha frodato bisognerebbe punirla. oltre che con la restituzione dei titoli. con la serie B e lunghe squalifiche. Per adesso, però , la certezza non c'è, e credo  che al di là del tifo le persone oneste lo riconoscano". Nella foto, Liz Solari brutta. "Le speculazioni NON finiscono quì: "Vi ricordate lo Juve store che un anno fa vendeva a 150 Euro la "Maglia n.10 di Michel Platini Coppa Campioni 1984-85. 100% cotone mako. Taglia unica, riprodotte in numero limitato vidimate dal Vice Presidente della Juventus Roberto Bettega." Ci siamo chiesti: hanno smesso? Ecco la magata."
 



 

Simoni: "All'Inter lo scudetto del 1998". Gigi uno di noi.
 

Processo alla Juventus, Coni e Figc chiedono pareri illuminati.
"Si dovrebbero vergognare. Dilettanti".

Gigi Simoni non ci sta. Dalle pagine dell'Espresso, in edicola venerdì, l'ex tecnico dell'Inter, nel commentare la sentenza per doping che ha condannato il medico sociale della Juve, Riccardo Agricola, rivendica il titolo perso nel 1998 e non solo.

"Se la sentenza del processo alla Juventus per frode sportiva divenisse definitiva la federcalcio dovrebbe prenderne atto e toglierle i titoli vinti in quel periodo - ha detto Simoni- Io nel 1998 con l'Inter sono arrivato secondo. Oggi scopro che forse non giocavamo alla pari, Mi sentirei defraudato se la sentenza fosse confermata in appello".
Dì la tua!
Sentenza Juve
Se giudicassi tu



Simoni ha poi sottolineato di esser rimasto impressonato dalla prestanza fisica dei giocatori juventini nel periodo in cui l'Inter di Ronaldo contenedva lo scudetto alla Juve.

"Ero ammirato dalla prestanza fisica degli juventini: a Milano ci presero a pallate. Erano fisicamente molto superiori a noi. Pareva che avessero raggiunto quei risultati solo con il lavoro in palestra. Allora mi dissi, bisogna che facciamo anche noi tutto quel lavoro in palestra".

E se alla fine fosse proprio un tribunale a restituire all'Inter quello scudetto perso nel 1998 con la Juventus? "Farò una bella festa con tutti i ragazzi che allenavo quell'anno. Ma non ci conto. Se anche la sentenza diventasse definitiva, - chiude Simoni - la Federcalcio non avrebbe mai il coraggio di togliere uno scudetto alla Juve".

 

 

L'AMARO IN BOCCA....

Tirata d'orecchie a sports.it per la news: "via Mancini, arriva Prandelli per valorizzare l'Inter dei giovani". Ma come: niente soluzione-ponte Suarez?

Dopo il derby Massimo Moratti domenica sera è fuggito via a capo chino,inkazzato come un Mammuth e senza rilasciare dichiarazioni. Ci ha pensato lunedì Facchetti a parlare per bocca di Moratti e tra le righe delle sue parole, pronunciate davanti ai giornalisti, si è potuto intuire che il tempo degli esperimenti è finito. Mancini deve cominciare a fare risultato senza più nascondersi dietro l'alibi della imbattibilità. Il problema per SCIARPETTA è che l'imbattibilità ORA non esiste più e fatto ancora più grave è che l'ha persa contro il Mediaset seppellendo definitivamente qualsiasi stronzata di rimonta.

Il terzo posto e la Champions sono obiettivi importanti per il futuro della società, anche da un punto di vista economico, visto che il 'rosso' in bilancio di 78 milioni di euro costringerà Moratti all'ennesima ricapitalizzazione nei prossimi giorni.

I meriti di Mancini, soprattutto nell'ultimo periodo, non mancano avendo cercato di dare un'identità alla sua sua squadra puntando su quei 14/15 giocatori da ruotare. Tuttavia in questo senso è palese come, l'esclusione da questo zoccolo duro di giocatori come Davids e Burdisso, apra inquietanti interrogatvi sul rapporto tra gestione tecnica e area mercato (Branca).

Mancini è troppo legato agli ex laziali e di questo qualcuno all'interno della società gliene fa una colpa. Come è noto la scelta a giugno del SCIARPETTA era stata osteggiata da una parte dei dirigenti nerazzurri che avrebbero voluto Fabio Capello sulla panchina bollente dell'Inter.

Dì la tua!
Inter del futuro
Con o senza Mancini?</< strong>

Proprio da quella parte di dirigenti filtra un clamorosa indiscrezione congiunta a quella arrivataci ieri sulla volontà di prolungare il contratto di Adriano. Il futuro del progetto Mancini sarebbe legato strettamente ai risultati ottenuti al suo primo anno. Per questo motivo il raggiungimento della finale di Champions resta l'obiettivo MINIMO ULTIMO per questa stagione.

Giornali e Tv hanno parlato di Arsene Wenger ma è l'ombra di Cesare Prandelli che incombe su Mancini. L'ex tecnico del Parma tornerà ad allenare dalla prossima stagione, si dice alla Fiorentina che però non ha ancora trovato ancora l'accordo economico.

Secondo voci di calciomercato ben delineate, infatti, tra Cesare Prandelli e il club viola si sta lavorando per trovare un accordo per il prossimo anno.

Il tecnico ha chiesto 1.250.000 euro l'anno, esclusi premi. I fratelli Della Valle sono rimasti piuttosto perplessi dalla richiesta ritenuta eccessiva. La trattativa resta aperta ma il club viola sta per sondare altri terreni: quelli di Spalletti e Novellino.

La scelta nerazzurra di Prandelli avrebbe un preciso obiettivo, quello di convincere Adriano a restare almeno sino al 2009. L'attaccante brasiliano, che ha parlato con Moratti per trenta minuti, non ha invece ricevuto alcun chiarimento da Mancini per la panchina di domenica.

Adriano si telefona spesso con il suo ex allenatore e la strategia dell'Inter per respingere le 'avanches' del Real Madrid passa anche attraverso il possibile ingaggio tecnico di Orzinuovi oltre ad un adeguamento contrattuale piuttosto sostanzioso (3,5 milioni di euro l'anno) del brasiliano.

Oltretutto con molti giocatori in rosa oltre i 30 anni, un allenatore come Prandelli potrebbe valorizzare al massimo anche l'Inter dei giovani(Marchionni, Kompany, Barzagli) che prenderebbe corpo già dalla prosssima stagione.

A quanto pare la prima sconfitta stagionale è risultata fatale a SCIARPETTA e le ore sono contate. A QUATTORDICI ANNI LUCE DALLA COPPIA DI TESTA, CON UN PIAZZAMENTO IN COPPA DEI CAMPIONI TUTTO DA GIOCARE VISTO IL RIENTRO DI SAMPDORIA,UDINESE,PALERMO E ROMA,LA SOLA SEMIFINALE DI COPPA ITALIA RISULTA UNA STRONZATINA DI FRONTE ALLA PROSSIMA ENNESIMA RICAPITALIZZAZIONE DEL GENERALE GLOBALE. Ora anche i pareggi sono considerati una puttanata indigeribile....

 

GLI ORFANI DEGLI AVITI: GIURO DI DIRE TUTTA LA VERITA', SOLO LA VERITA', TUTT'ALTRO CHE LA VERITA' - La sentenza sui farmaci juventini se la prende sorprendentemente con le dichiarazioni dei giocatori, a noi apparse invece convincenti e lineari (ricordiamo ad esempio quelle di Montero: "Cough cough, brrr, ehmmm, no entiendo italianos"). Torricelli: 'verosimilmente costruita ad arte'. Tacchinardi: 'false dichiarazioni'. Vialli: 'fumosa'. La Juve prende subito posizione per bocca dei propri manager e chairisce le singole situazioni. "Torricelli? So che gioca nell'Arezzo, non è mai stato alla Juve. Tacchinardi? Aspettate, dite 'quel' Tacchinardi? Ah sì, gran bel ragazzo. Quanto a Vialli, noi diciamo da sempre no al fumo". Già le prime testate stampa stanno riportando la difesa Juventina che in sostanza chiude il caso. Nella foto, Moreno Torricelli: quando un'immagine vale più di mille processi.

 LA TERRA INIZIA A SCOTTARE SOTTO I PIEDI :"

TORINO - "Nessuno potrà mai toglierci nulla di quello che abbiamo conquistato". Così il vice presidente della Juventus, Roberto Bettega, ha risposto alle domande sull'eventualità che alla società bianconera possano venire tolti degli scudetti dopo le motivazioni della sentenza di condanna per doping del medico sociale Agricola, depositate ieri. "Sono orgoglioso, sereno e felice - ha ancora sottolineato Bettega - per quello che abbiamo vinto; anche i giocatori - ha
quindi aggiunto - dovrebbero far sentire la loro voce; io rispondo delle mie responsabilità e mi farebbe piacere che tutti rispondessero delle loro".

COSA E' SUCCESSO? Da un articolo di  gazzetta.it leggiamo:"

ROMA, 24 febbraio 2005 - "Sulla base di quanto è scritto nella sentenza dobbiamo valutare se questi fatti accertati ci consentano di riaprire un'indagine archiviata all'epoca dell'autodenuncia di Agricola e poi verificare che non siano intervenute prescrizioni". E' il capo delle Procura antidoping del Coni, Giovanni Verde, a parlare sulla base delle motivazioni della sentenza di primo grado del processo per doping alla Juventus, depositate presso la cancelleria del tribunale di Torino.

"Ho chiesto al presidente del Coni, Gianni Petrucci, di farmi avere immediatamente copia della decisione - ha spiegato il professor Verde -; io conto nella prossima settimana di fare una riunione con i miei collaboratori per valutare che cosa possiamo fare. Il caso comunque è troppo delicato per cui ritengo che sia opportuna una valutazione collegiale, bisogna comunque tenere conto che si tratta di un fatto storicamente datato e che risale a sette anni fa". Per poi assicurare: "Se ci dovessimo convincere che ci sono gli estremi per poter riaprire il caso lo faremo subito e non staremo ad aspettare".

Immediate le reazioni, su tutti i fronti. Durissima quella di Moreno Torricelli, l'ex giocatore della Juventus: "Non ci sto, questa sentenza mi offende perché io non sono una persona falsa". Il giocatore è stato indicato come uno dei giocatori che avrebbero mentito durante le deposizioni in Tribunale. "Sono sconcertato e arrabbiato - ha sottolineato Torricelli, attualmente tesserato in serie B dall'Arezzo -. Non capisco come un giudice si possa permettere di affermare cose tanto gravi. Io sono tranquillissimo, so di aver detto quello che effettivamente ho fatto e preso. Mi sento pulito, non ho mai fatto uso di sostanze dopanti".

Si profilano nubi oscure sul futuro del calcio italiano e il Codacons si inalbera chiedendo un risarcimento danni di 4 milioni di euro, l'accertamento delle responsabilità e le sanzioni adeguate. Sono le richieste contenute in una diffida presentata alla Juventus, al Coni, alla Figc e al ministero della Salute in seguito al deposito delle motivazioni della sentenza di condanna del medico della squadra bianconera Riccardo Agricola.

L'Associazione chiede il risarcimento "per la sistematica e illecita somministrazione di farmaci agli atleti e per la manipolazione clinica finalizzata al miglioramento delle prestazioni". A Coni e Figc si chiede invece di accertare e sanzionare la responsabilità per il doping e frode sportiva, nonché ogni altra eventuale violazione delle norme federali. Il Ministero della Salute infine è stato sollecitato per quanto riguarda la realizzazione di una efficace campagna contro il doping e per stabilire la partecipazione di rappresentanti delle associazioni di consumatori negli organismi di vigilanza e controllo sul doping.

Come in un flipper impazzito, la pallina è schizzata anche in Parlamento. Ad alzare la voce è Paolo Cento, vicepresidente della commissione Giustizia della Camera, nonché presidente del Roma Club Montecitorio. "Queste notizie - ha detto il parlamentare verde - confermano la necessità di una commissione di inchiesta interna alla Federcalcio molto seria. Anche in sede parlamentare è del tutto evidente la necessità che venga immediatamente riconvocata la commissione di inchiesta sul calcio che ha lavorato nei mesi scorsi. Occorre riaprire la riflessione - ha concluso - per evitare che in futuro si ripetano episodi del genere e anche per accertare la veridicità dei verdetti sportivi di quegli anni". Siamo solo all'inizio." IN PRECEDENZA ERA SUCCESSO..."

TORINO, 24 febbraio 2005 - Il capo dello staff medico della Juventus, Riccardo Agricola, ha utilizzato “tutti i possibili espedienti per ottenere miglioramenti nelle prestazioni dei giocatori”. Lo scrive il giudice, Giuseppe Casalbore, nelle motivazioni della sentenza di primo grado del processo per frode sportiva, somministrazione di epo e abuso di farmaci, depositate oggi presso la cancelleria del tribunale di Torino. Il medico - scrive il magistrato - "ha ottenuto il risultato di potenziare fraudolentemente e non fisiologicamente la prestazione agonistica dei calciatori, così conseguentemente influendo anche sul risultato della competizione sportiva nella quale i giocatori stessi venivano schierati, alla quale cioè prendeva parte la società Juventus".

Il dispositivo, letto dallo stesso giudice il 26 novembre scorso, aveva assolto l'amministratore delegato della Juve Antonio Giraudo e condannato Antonio Agricola a un anno e dieci mesi, all'interdizione per il periodo della condanna, a una multa di duemila euro e al pagamento delle spese processuali per frode sportiva e somministrazione di medicinali in modo pericoloso comminata.

Antonio Giraudo deve essere assolto “perchè la prova a suo carico non risulta completa e sufficiente”. L' epo “è stata sicuramente acquistata ed è stata somministrata ai giocatori” della Juventus. Lo scrive il giudice, Giuseppe Casalbore, nelle motivazioni della sentenza. Secondo il giudice, Agricola - il medico sociale – “non può avere fatto tutto da solo”. Ma la certezza delle prove a carico dell' amministratore delegato, Antonio Giraudo, non è stata raggiunta. Non solo: si scopre dalle motivazioni che per gli stessi reati era stato indagato anche Luciano Moggi, ma la posizione del direttore generale della Juventus fu archiviata già nel mese di agosto del 2000.

Innocenzo Mazzini, vicepresidente della Figc e responsabile della politica antidoping della Federcalcio, a margine del congfresso Ussi, ha commentato le motivazioni della sentenza sul processo doping che vede condannato il medico sociale della Juve, Riccardo Agricola. "Ancora non ho letto le motivazioni - ha sottolineato Mazzini -, comunque tengo a ribadire che la Figc ha preso l'impegno di leggere tutte le valutazioni e, dopo, prenderà le posizioni necessarie in merito anche al processo per doping che riguarda la Juve".

CON VIOLENZA INAUDITA.....Sarò sincero: a me la logica del marketing sociale mi fa vomitare e l'ultimo anno di grazia ha visto ormai l'inter, purtroppo, entrare a mani basse in quel racket. L'idea di uno stadio nuovo per l'Inter naturalmente si condirà di tutta quella spatafiatta di merdate allegate tipo area vip,troiai plastificati,box per il merchandising o come cristo si scrive e quant'altro per gli abbonati tutti formattati ed omologati come in unione sovietica. Detto ciò, all'interno dell'egira merdosa autodistruttiva, il fatto di scrostarsi di dosso da quei merdosissimi del mediaset con la loro putrefazio che aleggia su quel campaccio fottuto che è ormai il Meazza NON mi dispiace affatto. Naturalmente per il sottoscritto sarà d'uopo sbattersi per farsi la connessione ad un milione di giga per vedere le partitonze in quanto l'ingresso sarà per i fotomodelli similberlusconia e consimili. Non accederò al digitale terrestre perchè è un voto a quel bastardo, allora se devo scegliere una carogna che almeno sia dell'Inter!

 

L'Inter nel 2002 ne fava quattro in casa del NEWCASTLE, nel 2003 ne dava tre in casa dell'ARSENAL ,l'anno scorso il PORTO passeggiava sulle macerie del Manchester u., tuttvia per tutta la stampa italiota l'impresa naturalmente la fa il Mediaset Ministeriale. Dopo aver preso letteralmente a mazzate il televisore passiamo a riaprire la sequela dei PRECETTI che vedono SCIARPETTA seriamente intenzionato a passare il resto dei suoi giorni in VIETNAM. Le grandi rimonte in DVD si sono trasformate in merda. Ora l?inter non riesce a tenere un risultato nemmeno a tirare giù tutti i santi del PARADISO. Dopo quaranta partite l'unica cosa certa che ha capito SCIARPETTA è quella di non aver capito proprio un bel cazzo di niente. Tuttavia siamo entrati nell'epoca del PROGETTO MANCETTA  dopo una dozzina di allenatori divorati non ci sono più allenatori da divorare. Così chi si divora il fegato è il tifoso nero azzurro che ormai butta veleno da tempo immemorabile. Le ballerine nero azzurre che schiera in campo il management evoluto sembrano una accozzaglia di truppe cammellate che riescono puntualmente a tirare fuori dal cilindro tutta una serie di puttanate che nemmeno le più grandi TROJE riescono a fare. Siamo stufi, siamo sfiniti ma abbiamo ancora la forza di scagliare un profondo ANATEMA nei loro confronti: traditori dei colori, traditori della fede, traditori di chi li sostiene e per questo li condanniamo all'ultimo girone dell'INFERNO.

DIECI ANNI DI MORATTI E NESSUNO SCUDETTO: CI CREDIAMO E DOBBIAMO RINGRAZIARE SEMPRE QUALCHE TESTA DI CAUCCIU' CHE SI INVENTA SEMPRE UNA QUALCHE PUTTANATA PER VANIFICARE QUANTO DI POCO I NEROAZZURI RIESCONO A FARE. GRAZIE.

 



Dura, la vita del centravanti e degli affezionati dell'Inter.


 

 

 

 

 

 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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