LA STAMPA web del 28 febbraio 2002
Londra dice sì alla clonazione terapeutica
Prima volta al mondo: «Così cureremo Alzheimer e diabete»
28
febbraio 2002
di
Paolo Passarini
corrispondente
da LONDRA
La Gran
Bretagna si conferma il paese con le regolamentazioni più liberali in materia
di
trattamento
di embrioni umani. Ieri un comitato ristretto della Camera del Lord,
nominato
appositamente l’anno scorso per stabilire i confini della ricerca sulle cellule
umane,
ha autorizzato la clonazione di embrioni a scopi terapeutici. Questo significa
che
da
oggi la «Human Fertilisation and Embriology Authority» («Hfea») può concedere
permessi
per avviare ricerche in questo campo. L’obiettivo è quello di ottenere la
rigenerazione
di tessuti, nervi, muscoli, cartilagini per curare gli anziani e i disabili. Ma
gli
scienziati, entusiasti per questa decisione, sono convinti di poter ricavare
dalle
cellule
clonate anche i mezzi per trattare malattie come il morbo di Parkinson, quello
di
Alzheimer,
il diabete, nonchè la possibilità di rigenerare il muscolo cardiaco
danneggiato
da un’ischemia e altri interventi ancora. Dall’altra parte, i gruppi che
difendono
in modo più integrale la sacralità della vita umana sono giù sul piede di
guerra.
Questa
delicata materia è regolata, in Gran Bretagna, dallo «Human Fertilisation and
Embriology
Act» del 1990, che introduceva alcune barriere sulla clonazione di embrioni
a
scopi riproduttivi. Ma l’anno scorso, proprio perchè si formò la generale
opinione che
la
legge del 1990 fosse troppo permissiva, il governo fece approvare un’altra
legge per
stabilire
in modo inequivoco che la produzione di cloni di embrioni umani era consentita
solo
allo scopo di creare tessuti «di ricambio» da usare nei trapianti. Venne anche
stabilito
un limite di tempo molto breve per l’uso dell’embrione clonato e richiesto un
permesso
ad hoc per ogni intervento. Ma i gruppi «pro-life» riuscirono in un primo
tempo
a dimostrare che la legge consentiva delle scappatoie e la bloccarono. Una
sentenza
della Corte d’Appello prima e la decisione di ieri della Camera dei Lord hanno
rianimato
le speranze della comunità medica e anche di molti gruppi di carità.
La
Gran Bretagna è l’unico paese al mondo a consentire apertamente la clonazione
di
embrioni
umani a scopo terapeutico. Negli Stati Uniti, per esempio, George Bush ha
imposto
un severissimo divieto non solo sulla clonazione a fini riproduttivi, ma anche
su
quella
terapeutica. E’ quello che chiede anche la Chiesa cattolica. Ma il reverendo
Richard
Harries, vescovo anglicano di Oxford e presidente del comitato della camera del
Lord,
ha dichiarato ieri che, «dopo aver guardato attentamente a tutti gli aspetti
del
problema,
il comitato si è convinto che non sarebbe stato giusto proibire ogni tipo di
ricerca
su embrioni appena generati». Riaffiora anche in questa dichiarazione la
notevole
distanza di punti di vista in questa materia tra la Chiesa cattolica e quella
anglicana..E’
stato lo stesso reverendo Harries, del resto, a raccomandare la veloce
costituzione
della
prima banca mondiale di cellule di embrioni umani. Si tratta di un progetto già
allo
stato
avanzato e si prevede che l’anno prossimo la banca sia già in funzione. La
banca
congelerà
cellule staminali provenienti sia da adulti che da embrioni «scartati», vale a
dire
quelli creati in eccesso nei procedimenti di fertilizzazione artificiale e
anche quelli
clonati
con il sistema della pecora Dolly. Sarà il «Medical Research Council» a
controllare
la banca e sir George Radda, che lo presiede, ha detto di sperare che, con la
sua
istituzione, si possa anche invertire l’attuale «fuga dei cervelli» dalla Gran
Bretagna
nel
settore delle ricerca medica.
A
luglio l’«Mrc» annuncerà quale gabinetto di ricerca avrà ottenuto la gestione
della
banca.
«Una volta create - ha aggiunto sir Radda - le cellule sono immortali e possono
essere
moltiplicate a piacimento. Questo significa che, in futuro, ci sarà sempre meno
bisogno di creare nuovi embrioni umani».