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DI UNIVERSO IN UNIVERSO

 

 
  Una amica  mi ha chiesto a che punto erano le ricerche sul bosone di Higgs (qui il mio articolo).
Al momento nessuna notizia.

Veramente le cose non stanno proprio così. C’è stato nel mese di Aprile una notizia che sarebbe stata quella che tutto il mondo sta aspettando e che è stata clamorosamente annunciata in un blog di un ricercatore della Columbia University che in un post ha pobblicato un documento riservato mettendo a rumore la comunità scientifica internazionale.
Quel documento riservato del Cern ipotizza la possibilità che nell’acceleratore di particelle di Ginevra Lhc sarebbe stato captato l’elusivo bosone di Higgs, conosciuto anche come la ‘particella di Dio’.
Si è attesa una conferma che non è ancora arrivata. Quindi tutto come prima.

Ma ho trovato qualcosa di molto interessante sull’ultimo numero di Focus a cui sono abbonato che vale la pena di scriverci qualcosa.

Faccio prima una premessa.
Utilizzando l’immagine più profonda nella banda dei raggi-X, gli astronomi hanno trovato la prima evidenza diretta che i buchi neri super massicci erano comuni durante le epoche primordiali della storia dell’Universo. Questa scoperta, ottenuta grazie all’osservatorio spaziale Chandra, suggerisce che i buchi neri ‘neonati’ si sono evoluti in maniera molto più forte di quanto precedentemente pensato in parallelo all’evoluzione stessa delle rispettive galassie ospiti.

I buchi neri erano presenti in un universo precedente?

L’idea non è mia, tranquilli, non mi crederebbe nemmeno il mio cane, ma non è poi così strampalata come potrebbe sembrare anche se secondo la teoria più accreditata nel mondo scientifico tutto ha avuto origine dal Big Bang, buchi neri compresi.

L’idea è stata proposta da un matematico dell’Università di Oxford, Roger Penrose e da un suo collega, i quali sostengono di aver trovato le tracce sperimentali di un “tempo” precedente al Big Bang analizzando la mappa della radiazione cosmica di fondo.
La radiazione cosmica di fondo, detta anche radiazione di fondo, è la radiazione elettromagnetica residua prodotta dal Big Bang che permea l’universo in modo costante da qualsiasi parte la si osservi e che non è associata alla radiazione emessa da alcuna stella, galassia, o altro corpo celeste. Una specie di impronta digitale dell’avvenuta super esplosione.
In questa mappa i due ricercatori hanno trovato che si possono evidenziare dei cerchi concentrici simili alle onde circolari sollevate da un sasso lanciato in uno stagno, nei quali la radiazione di fondo è più uniforme che altrove.

Cosa significa questo?
Secondo i due scienziati, proprio questi due cerchi sono la prova della correttezza della loro teoria. A generare infatti questi cerchi sarebbero state le collisioni fra buchi neri giganti, cioè con massa milioni di volte superiori a quella del sole, che sono avvenute nell’universo precedente al nostro, ovvero prima del Big Bang.

Le cose sarebbero andate così:
All’inizio c’era un altro universo come il nostro, che come il nostro si espandeva diventando sempre vasto e rarefatto. In un tempo che possiamo chiamare “eone” rispetto al quale i 13,7 miliardi di anni che ci separano dal Big Bang sono una nullità, in questo periodo di espansione pianeti, stelle, le galassie verranno fagocitate dai buchi neri. Dopo molti milioni di anni esisteranno solo loro e cominceranno a scontrarsi e a fondersi tra loro.

Questi scontri sono così violenti da scuotere l’intero universo tanto da generare perturbazioni gravitazionali capaci di raggiungere l’universo successivo ed alterare la radiazione cosmica di fondo.
I due cerchi concentrici nella radiazione di fondo sarebbero dunque le impronte di due enormi esplosioni antecedenti al nostro universo, in quanto gli scontri tra buchi neri nel nostro universo non andrebbero ad influenzare la radiazione di fondo.

In tutte queste esplosioni mi è sfuggito in quale modo il nuovo mondo o i nuovi mondi si formerebbero.
Nella fase di espansione dell’universo anche i buchi neri “evaporeranno”. Anche la loro massa decederà sotto forma di radiazione. Questa fase di evaporazione durerà per un tempo che per noi è difficile immaginare. In un tempo di innumerevoli miliardi di anni, (qualcosa come 10100, cioè 1 seguito da 100 zeri) l’universo diventa un mare uniforme di radiazione.
A questo punto secondo lo scienziato Penrose succede il “miracolo”: l’universo subisce una trasformazione e si contrae diventando un punto di dimensioni infinitesimale.
E’ la condizione per dare inizio a un nuovo Big Bang.

Fantasie o qualcos’altro? Focus ci ricorda che anche Zenone di Cizio, fondatore della scuola storica di Atene, 2300 anni fa, sosteneva che l’universo si risolverà in fuoco e poi nuovamente dal fuoco si riformerà.

(fonte: Focus N° 225 – luglio 2011)

 

 
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