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LA FINE DEL SOLE

 

 
 

 

TRA CIRCA SETTE MILIARDI di anni il nostro Sole inizierà a spegnersi.

 

All’inizio della sua morte diventerà una stella “rossa gigante” abbastanza grande da inghiottire il nostro pianeta, segnando la fine della vita sulla Terra. Il pianeta stesso potrebbe alla fine evaporare come un fiocco di neve che finisse nel fuoco, ipotizza una recente ricerca.

 

Kacper Rybicki, dell’Accademia delle scienze polacca di Varsavia, e C. Denis dell’università di Liegi, in Belgio, sono stati tra i primi a tener conto della forza delle maree per calcolare la fine dei giochi sulla Terra. Ne hanno concluso che l’estrema fortuna del nostro pianeta, quella cioè di essere proprio alla giusta distanza dal Sole per poter mantenere la vita, fa sì che il suo destino finale sia estremamente difficile da prevedere con sicurezza.

Venere, il nostro vicino più prossimo in direzione del Sole, in effetti non ha nessuna possibilità di cavarsela: è quasi certo che dovrà evaporare, suggerisce la ricerca. Marte, il pianeta successivo dopo la Terra, dovrebbe sopravvivere alla fase di rossa gigante del Sole, così come i pianeti più lontani. Quando il Sole poi si raffredderà e si ridurrà a una stella nana, opaca e di un bianco lattiginoso, questi pianeti proseguiranno nella loro orbita, senza dubbio traumatizzati, ma più o meno intatti .

 

Il Sole non brucerà per sempre, perché il suo carburante – l’idrogeno – è destinato a esaurirsi. La fusione nucleare converte l’idrogeno, il più leggero degli elementi, in elio (il secondo elemento per leggerezza). Quando quasi tutto l’idrogeno si sarà consumato, il Sole diventerà una rossa gigante. A questo punto il Sole comincerà a fondere l’elio, al posto dell’idrogeno, producendo elementi ancora più pesanti. Quando il Sole inizierà a bruciare l’elio del nucleo, emetterà un lampo di luce e calore che segnerà la fine della fase rossa gigante. Oltre cento milioni di anni dopo, ulteriori cambiamenti nel processo di fusione lo porteranno a emettere una serie di altri impulsi di calore. Alla fine, esaurito tutto quel che si poteva bruciare, il Sole si raffredderà e si ridurrà.


Il destino dei pianeti durante questo periodo turbolento dipende da molti fattori. Uno di questi è se il Sole diventerà abbastanza grande da inghiottirli. Alcuni stimano che un Sole allo stadio di rossa gigante non raggiungerà l’orbita attuale della Terra, altri ritengono che invece la supererà. Ma la distanza tra il Sole e i pianeti subirà a sua volta un cambiamento in questa fase. In quanto rossa gigante, il Sole finirà per perdere parte della propria atmosfera. Questa diminuzione della sua massa ne ridurrà l’attrazione gravitazionale, così che i pianeti saranno spinti ancora più lontano. I pianeti già inghiottiti o vicini agli strati più esterni del Sole, d’altra parte, incontreranno una forza di trascinamento, come pesci che nuotano nella corrente. Questo fatto li rallenterà, portandoli, con un movimento a spirale, fino all’interno del nucleo del Sole.

 

Rybicki e Denis hanno calcolato gli effetti di queste forze di trascinamento sulle orbite dei pianeti. In particolare, hanno preso in esame le forze delle maree. La Luna perde un po’ di energia quando sposta le masse oceaniche della Terra avanti e indietro, e ciò provoca una minima ma costante diminuzione dell’orbita lunare. Lo stesso accadrebbe alla Terra, qualora l’involucro esterno del Sole si avvicinasse a sufficienza al pianeta. Gli studi precedenti sul destino del sistema solare hanno trascurato questo effetto marea. Senza di esso, la Terra e Venere si sposterebbero gradualmente sempre più lontano dal Sole allo stadio di rossa gigante. Ma se si tiene conto di tale effetto, Venere si muoverebbe a spirale verso l’interno e verrebbe inghiottita.


La Terra probabilmente sopravvivrebbe, ma solo per affrontare gli impulsi di calore che seguiranno la fase della rossa gigante. Ciascuno di questi causerebbe un temporaneo spegnimento del Sole, e i ricercatori ritengono che con ogni probabilità uno solo di questi impulsi sarebbe sufficiente a inghiottire la Terra e ad attirarla a sé. Sprofondando all’interno del Sole, il pianeta evaporerebbe. Se gli impulsi saranno di durata sufficientemente breve, potrebbero anche non innescare la discesa finale a spirale della Terra. Il pianeta potrebbe invece restare nella propria orbita, bruciato ma ancora intero, fino a quando il Sole si ritirerà. A quel punto raggiungerebbe Marte e i pianeti più esterni in una triste processione attorno al Sole morente.

 

Sarebbe bello pensare che il nostro pianeta resterà come una sorta di pietra tombale cosmica, ma Rybicki e Denis ritengono che l’evaporazione sia una fine molto più probabile.