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Fondamentalmente le ipotesi formulate sulla sorte dell'universo erano legate ad una sola considerazione. Sarà capace la forza gravitazionale delle galassie a rallentare l'espansione dell'universo dovuta al big bang?
Perché se solo questa espansione darebbe segni di cedimento allora la
forza gravitazionale avrebbe partita vinta sulla spinta repulsiva e ci
sarebbe da aspettarsi una lenta ma inesorabile contrazione dell'universo
fino al collasso di tutta la materia in un punto di calore e densità
pari alle condizioni primordiali del big bang. L'ipotesi viene avvalorata da alcuni scienziati i quali affermano che non solo l'universo è in continua espansione, ma che questa addirittura sta accelerando. La fine dell'universo sarà lentissima.
Un triste e gelido destino è riservato all’Universo che
conosciamo e che solo negli ultimi anni riusciamo a comprendere.
La causa prima sarebbe una energia oscura
che si opporrebbe alla forza gravitazionale tra le stelle, tra le
galassie, tra gli ammassi stellari, malgrado la presenza di un una
notevole quantità di materia oscura presente nell'universo che
tenderebbe ad attrarle.
La materia disperdendosi non
favorirà più la nascita di altre stelle. Alla fine dell'universo farà seguito la fine della materia.
L'attuale grado di conoscenza della fisica fondamentale ci permette di
prevedere la storia della materia quale sarà tra enormi intervalli di
tempo. La durata della
vita di una stella come il Sole è dell'ordine di dieci miliardi di anni:
1010 . Ma le stelle più fioche, a lentissima combustione,
hanno una vita circa 10.000 volte più lunga. Vale a dire che all'incirca
entro 1014 (100.000 miliardi) anni tutta l'attività stellare
terminerà e non vi saranno più stelle nell'universo. In un successivo miliardo di anni 1018 le galassie collasseranno perché la teoria della relatività afferma che in ogni sistema di corpi orbitanti l'energia viene irradiata sotto forma di onde gravitazionali. Una certa quantità della materia che costituisce le galassie sarà attirata al centro dei buchi neri in continuo sviluppo. Se, come sostengono alcuni fisici, il "protone" non è stabile ma decade, seppure nell'arco di un periodo immensamente lungo, allora la materia stessa collasserà. Il decadimento dei protoni inizia con un periodo di dimezzamento di 1032 anni, essi si trasformano in particelle più leggere come i "positroni" e "muoni". Allora tutti gli atomi nell'universo che non siano già stati attratti dai buchi neri scompariranno per essere sostituiti da un mare di particelle più leggere e da radiazioni. A questo punto la fine dell'universo
sarà contrassegnata dalla scomparsa per evaporazione degli stessi buchi
neri. Ciò avverrà su una vasta gamma di scale temporali perché il ritmo
con cui un buco nero decade dipende dalla sua massa. Ma grandi cervelli come Stephen Hawking lasciano aperta la porta del dubbio. E forse l’Universo potrebbe non finire così tristemente come immaginato. Forse - dice il genio britannico - qualche particella riesce a sfuggire comunque dai buchi neri e così qualcosa di inaspettato alle teorie potrebbe accadere. Il fondo la scienza è fatta di sorprese e non sempre sono sgradevoli come il gelido universo.
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