Il diabete è una malattia sociale e oggigiorno colpisce una quantità sempre maggiore di giovani. Giovani che amano lo sport, giovani che desiderano fare sport, giovani che fanno sport. Fino a non molti anni addietro i medici proibivano tassativamente ai giovani affetti da diabete ogni tipo di sport, con gravi ripercussioni psicologiche. Recenti studi, invece, hanno accertato inequivocabilmente che
L’utilità dell’attività fisica in tutte le età è nota da tempo: Nel giovane
Nell’adulto
In tutti
L'esercizio fisico, quindi, oltre ad apportare i benefici sopra elencati, comuni a tutte le persone, è particolarmente utile nel diabetico perchè determina una migliore utilizzazione del glucosio, con possibilità di ridurre la dose giornaliera di insulina e abbassa i grassi del sangue. Ma è proprio il diabetico insulino
dipendente I.D. che trae i maggiori vantaggi dallo sport. Si comprende facilmente, quindi,
come tutte queste considerazioni possano talora causare una sensazione di
inferiorità che si ripercuote sul suo comportamento così da farlo
rinchiudere in se stesso e rifiutare i contatti con gli altri. Lo sport può, quindi, essergli di grande aiuto fornendo quegli stimoli che gli consentono di superare i momenti difficili e i problemi psicologici creati dalla suo condizione di diabetico. Lo sport è una occasione per avvicinare i coetanei, per socializzare e per acquisire maggiore fiducia nelle proprie capacità. I vantaggi sia di natura fisica sia psichica che il diabetico può ricavare dallo sport sono quindi evidenti: può trovare nello sport la conferma della sua piena efficienza.
In un individuo che non sia diabetico, l’esercizio fisico influisce scarsamente sulla glicemia. Per il diabetico le cose vanno in modo diverso, in quanto possono avvenire diversi cambiamenti del livello del glucosio nel sangue. Tutti coloro che intendono svolgere un esercizio fisico o una attività sportiva debbono conoscere le loro condizioni di salute e provvedere ad un allenamento adeguato, perché gli esercizi e le varie attività non sono tutti uguali. Se questo non viene attuato, l’esercizio sporadico non è consigliabile, in quanto avviene su un organismo non preparato. E’ molto meglio fare un esercizio regolare, con una frequenza quotidiana o a giorni alternati. Tutto ciò ha una particolare importanza per il diabetico il quale non solo può fare esercizio fisico, ma anzi, deve farlo, più di un individuo normale. Quindi lo sport non solo è permesso al diabetico, ma è addirittura consigliato. L’attività fisica viene, infatti, attualmente considerata, assieme alla dieta e al trattamento farmacologico, un cardine fondamentale della terapia Nel diabetico oltre ad apportare i benefici già elencati, comuni a tutte le persone è particolarmente utile perché
L’insulina, che funge da messaggero e che ordina al glucosio di trasferirsi dal sangue in cui si trova all’interno delle singole cellule ai muscoli, diciamo che viene maggiormente stimolata dall’esercizio fisico facilitando questo passaggio, sempre che esista insulina in quantità sufficiente.
I muscoli, come tutti gli organi del nostro corpo, necessitano di fattori plastici e dei fattori energetici. I fattori plastici servono all’accrescimento del tessuto stesso e la riparazione delle cellule andate distrutte. I fattori energetici vengono utilizzati per tutti i processi vitali, tra cui la contrazione muscolare ed il mantenimento della temperatura corporea. Questi elementi vengono introdotti nel nostro organismo con gli alimenti, sotto forma di tre gruppi di sostanze: i protidi, i glucidi, ed i lipidi.
I glucidi e i lipidi, una volta ingeriti con il cibo, vengono bruciati con la formazione di acqua e anidride carbonica, liberando l’energia chimica contenuta in essi, proprio come fa il carbone che, bruciando, produce energia sotto forma di calore. Non tutta l’energia viene immediatamente utilizzata. Una certa quota viene immagazzinata sotto forma di glicogeno e di trigliceridi a costituire dei depositi di riserva. Il "glicogeno" è uno zucchero complesso, formato da tante molecole di glucosio unite tra loro, che viene accumulato nelle cellule muscolari ed epatiche. Quando l’organismo lo richiede viene scisso dando luogo al glucosio che, a sua volta, può essere bruciato fino ad acqua ed anidride carbonica, producendo energia. Il contenuto totale di questa sostanza nel nostro organismo, tuttavia, non è molto elevato: circa 50 grammi nel fegato e 300-400 grammi nei muscoli. Ne consegue che la quantità di energia che può immagazzinare è limitata. I "trigliceridi" costituiscono quello che comunemente si chiama grasso e sono accumulati nelle cellule del tessuto adiposo. Essi costituiscono la principale riserva dell’energia derivata dalla trasformazione dei nutrimenti ingeriti. L’energia che può contenere il tessuto adiposo è notevole giacché 1 kg di grasso racchiude circa 9000 kilocalorie.
IL LAVORO MUSCOLARE NEL SOGGETTO NORMALE - L'ACIDO LATTICO In condizioni di riposo o di attività di moderata intensità il muscolo utilizza principalmente l’energia derivata dalla combustione dei trigliceridi. In condizioni di lavoro intenso e prolungato, almeno per le prime due ore di attività, il muscolo utilizza l’energia prodotta dal glucosio. Per attività intensa di maggiore durata, infine, una volta esaurite le riserve di glicogeno, la contrazione può continuare soltanto a spese dei trigliceridi. Elemento fondamentale del lavoro muscolare è l’ossigeno. L’organismo durante lo sforzo fisico incrementa l’attività del cuore e dei polmoni allo scopo di fornire ai tessuti tale elemento nella quantità necessaria. Per sforzi molto intensi, può verificarsi che i meccanismi di compenso messi in atto dall’organismo non siano sufficienti a soddisfare la richiesta di ossigeno: Ne consegue che il glucosio non può essere bruciato completamente, ma può essere scisso soltanto fino allo stadio di "acido lattico" liberando solamente una minima parte dell’energia in esso contenuta. Infatti, mentre la scissione del glucosio fino a questo composto può avvenire anche in assenza di ossigeno, la combustione completa fino ad acqua ed anidride carbonica non può avvenire senza di questo. Per attività muscolari
piuttosto intensa, si forma acido lattico, che, non potendo essere bruciato
per la carenza di ossigeno, si accumula nei tessuti ed è responsabile del
senso di stanchezza e dei dolori muscolari che noi tutti abbiamo provato dopo
un esercizio fisico piuttosto impegnativo. La rimozione dell’acido lattico può avvenire soltanto al termine della prestazione sportiva, quando l’apporto di ossigeno ai vari tessuti diventa sufficiente a completare l’ossidazione di questo composto fino ad acqua ed anidride carbonica. Dalla combustione del glucosio e dalla completa ossidazione dell'acido lattico si ottiene l'energia necessaria per ripristinare le riserve di glicogeno. Per questo motivo il consumo di ossigeno si mantiene elevato ancora per un certo periodo di tempo dopo la cessazione dell’attività muscolare. La ricostruzione del glicogeno consumato durante l’attività muscolare avviene in circa 12-14 ore. Il glucosio quindi è una sostanza di estrema importanza per il nostro organismo e il suo livello nel sangue deve essere mantenuto entro limiti precisi. A determinare l’esatto equilibrio entro tali limiti sono,
Questi meccanismi avvengono automaticamente.
IL LAVORO MUSCOLARE NEL DIABETE INSULINO DIPENDENTE Nel diabete insulino-dipendente, in cui l’insulina deve essere introdotta dall’esterno mediante iniezioni, i meccanismi di compenso naturali non possono essere messi in atto. Si sa che nel diabete I.D. le
cellule beta delle isole pancreatiche, che sono deputate alla secrezione
della insulina, sono andate distrutte. Viene quindi a mancare la
produzione di questo ormone che è indispensabile per permettere al glucosio
di entrare nelle cellule ed essere da loro utilizzate. Ne consegue che
questa sostanza resta al di fuori delle cellule, si accumula nel sangue e,
quando supera i 170 mg%, viene eliminato con le urine. La pratica sportiva richiede, quindi, alcune misure precauzionali. Innanzi tutto dobbiamo partire dalla considerazione che una volta iniettata, l’insulina viene assorbita in continuazione senza che questo suo assorbimento possa adeguarsi alle variazioni della glicemia come, invece, avviene nel soggetto non diabetico. Si instaura così un sistema rigido entro il quale i pasti devono essere ben distribuiti per evitare che la glicemia scenda oltre i limiti normali. Per questo, basta variare la quantità di cibo introdotto, oppure aumentare o ridurre il consumo di glucosio da parte dei muscoli compiendo una maggiore o minore attività fisica.
IL CONTROLLO GLICEMICO NEL DIABETICO CHE FA SPORT Per prima cosa sarebbe bene programmare l’attività fisica sia nella durata che nella intensità. E' necessario che il diabetico accerti, con l’uso delle apposite strisce reattive, l’esistenza di un buon stato di compenso 1 ora prima dell’esercizio fisico. Per semplificare al massimo il problema immaginiamo che il diabetico, allorché inizia una attività fisica si trovi in tre situazioni diverse:
L’insulina iniettata è in buon equilibrio. Tuttavia la minima attività muscolare in queste condizioni rischia di scatenare una condizione di ipoglicemia con la comparsa dei tipici segni di sofferenza cerebrale
L’insulina iniettata è inferiore a quella richiesta per ridurre il livello di glicemia, oppure che i pasti sono eccessivi o emozioni hanno aumentato il fabbisogno di insulina. L’iperglicemia indica che una certa quota di glucosio non può essere utilizzata.
Compiere un’attività in queste condizioni può essere pericoloso; infatti la mancanza dell’insulina non permette al glucosio di penetrare nelle cellule e, quindi, viene a mancare il carburante per l’attività muscolare. L’organismo deve allora utilizzare i grassi del tessuto adiposo. Si ha una scissione degli acidi grassi, ma questi non possono essere bruciati completamente se manca la combustione del glucosio. La scissione degli acidi grassi si arresta allo stadio di composti intermedi che sono i corpi chetonici. Questi si accumulano nel sangue ove, essendo acidi, sono responsabili della cheto-acidosi, tipica dello scompenso diabetico. Si tratta di una situazione più o meno soddisfacente che consente l’attuazione dell’attività fisica, pur con qualche attenzione per evitare l’insorgenza dell’ipoglicemia. Infatti per l’effetto dell’esercizio muscolare, anziché avere una diminuzione dell’insulina circolante , può verificarsi un aumento della stessa a causa di un suo più rapido assorbimento dai tessuti allorché l’iniezione sia stata fatta sugli arti direttamente interessati dall’esercizio fisico. A questo punto è consigliabile avere con se sempre una piccola scorta di materiale energetico.
LA TERAPIA INSULINICA NEL DIABETICO CHE FA SPORT I tipi e le modalità di somministrazione dell’insulina sono vari. Ne descriviamo i principali per capirne i vantaggi e gli svantaggi. UNA SOLA INIEZIONE DI INSULINA AD ASSORBIMENTO RITARDATO.E’ un trattamento comodo perché evita iniezioni ripetute, ma, nella maggioranza dei casi, non è in grado di garantire uno stato di compenso ottimale. Infatti, può dar luogo a ipoglicemia 8-10 ore dopo l’iniezione, in corrispondenza della massima elevazione insulinemica e a iperglicemia 15 o più ore dopo, quando i livelli di insulina nel sangue tendono a ridursi progressivamente. Questo trattamento riesce per lo più a evitate lo scompenso chetoacidosico, ma non evita le complicanze croniche a carico dei piccoli e grossi vasi. Non è assolutamente adatto per chi vuol praticare uno sport, anche non impegnativo.
DUE INIEZIONI DI INSULINA RITARDATA, UNA AL MATTINO E UNA ALLA SERAConsente il raggiungimento di un compenso piuttosto buono, ma ha l’inconveniente di costituire uno schema rigido, poco elastico. Questo tipo di trattamento costringe il paziente a seguire molto strettamente l’orario dei pasti in modo che i più alti livelli di insulina nel sangue corrispondono con i pasti principali. Ritardare il pranzo può causare ipoglicemia e, spesso, è necessario uno spuntino a metà mattina, a metà pomeriggio e prima di coricarsi, per evitare disturbi ipoglicemici tra i pasti. Questo trattamento, tuttavia, consente di praticare una normale attività sportiva, purché questa sia fatta con regolarità e alla stessa ora.
TRE INIEZIONI DI INSULINA RAPIDAQuesto schema ha l’inconveniente che richiederà una iniezione in più, a mezzogiorno, ma ha il grande vantaggio di mantenere il raggiungimento dei livelli glicemici ottimali in ogni momento della giornata, calibrando la dose di insulina prima di ogni pasto. Consente inoltre, quando necessario, di variare sia gli orari dei pasti, sia le dosi singole dell’insulina. In caso di un'intensa attività fisica è possibile, infatti, ridurre la dose di insulina del pasto precedente le gara o quella del pasto successivo, oltre a fare il consueto spuntino prima di questa.
TRE INIEZIONI DI INSULINA RAPIDA E UNA DI INSULINA RITARDATACostituisce un perfezionamento dello schema precedente. E’ possibile infatti che l’insulina rapida, la cui azione cessa entro 5-6 ore, non riesca a coprire il fabbisogno notturno di insulina e si abbia, quindi, una elevazione glicemica durante la notte e nelle prime ore del mattino. In questo caso l’aggiunta alla dose serale di insulina rapida di una quota di insulina ritardata permette di mantenere la glicemia entro certi limiti anche durante le ore notturne e al risveglio, A seconda dell’orario della cena, la dose di insulina ritardata può essere iniettata assieme all’insulina pronta, oppure, a parte, più tardi. Nel nostro caso mamma ha effettuato numerose prove fino a fissare attorno alle 23,30 l’orario della somministrazione dell’insulina ritardata per pasti serali attorno alle 20,30. Migliorando i valori glicemici del mattino è possibile mantenere uno stato di compenso soddisfacente per tutta la giornata con le 3 iniezioni di pronta prima dei pasti. Avvertenza Un’utile avvertenza, dopo aver praticato uno sport impegnativo, è quella di controllare la glicemia prima di coricarsi, perché è possibile che durante il sonno essa si abbassi, senza che il soggetto se ne accorga. Se la glicemia risulta vicino al 100 mg% è opportuno fare un piccolo spuntino.
MICROINFUSOREE' noto che nel soggetto normale la
secrezione di insulina avviene in minime quantità 24 ore su 24 ore con netto
incremento al momento dei pasti. E' evidente da quello che abbiamo esposto che il microinfusore è adatto unicamente per attività non agonistiche.
Come abbiamo visto. il migliore compenso metabolico nel diabetico sportivo si ottiene con la somministrazione di insulina frazionata nella giornata con iniezioni multiple. Tale tecnica, tuttavia, comporta
qualche disagio, come si può ben comprendere per chi si trova fuori di casa per
allenamenti o gare o magari solo per la scuola, e per tale motivo non sempre è
bene accettata dagli atleti. Quindi è possibile consentire al diabetico di praticare una disciplina sportiva, perché osservi le seguenti regole:
SPORT ED EMOGLOBINA GLICOSILATA Oltre ai benefici immediati la pratica dello sport per il diabete è importante per il mantenimento della emoglobina glicosilata entro il 7%. Per capire la importanza, andiamo per ordine.
E' stato dimostrato che diminuire il valore dell'emoglobina A1c può ritardare o prevenire lo sviluppo di disturbi agli occhi, ai reni e ai nervi nelle persone affette da diabete mellito. Inoltre, gli studi hanno dimostrato che la salute di una persona è inversamente proporzionale ai livelli dell'emoglobina glicosilata (cioè aumenta col diminuire dei valori di HbA1c).
Normalmente le cause di alti livelli glicemici dipendono da almeno una di queste cause: pasti eccessivi e/o da cibi sbagliati, poca attività fisica, stress, la necessità di cambiare medicinale antidiabetico, infezioni o malattie. Individuata la possibile causa, il medico può decidere se e come modificare il programma di trattamento del paziente per riportare l'emoglobina al di sotto del 7 per cento. Quindi una sana attività sportiva oltre a favorire l'assorbimento del glucosio da parte delle cellule, riduce notevolmente la possibilità che una parte di esso si "attacchi" alla emoglobina restando depositata nel circolo sanguigno con tutte le conseguenza che ne derivano se non vengono presi i dovuti rimedi.
Abbiamo detto che il diabetico, se ben compensato, è in grado di fornire prestazioni, sia fisiche sia psichiche, identiche a quelle dei non diabetici. Tuttavia è opportuno fare alcune distinzioni dividendo gli sport in: obbligatori, raccomandati, autorizzati e proibiti. Sport obbligatori Sport raccomandati Le attività raccomandate sono varie
e debbono essere scelte dal diabetico e praticate con piacere, come
passatempo. Possiamo definire raccomandati gli sport come:
Sport autorizzati Per sport di competizione si
intendono non solo quelli effettuati in tornei e campionati regolarmente
iscritti a federazioni e gestite dalle rispettive leghe, ma anche quelli
svolti tra ragazzi per puro divertimento. Ecco alcuni degli sport che rientrano in questa categoria distinguendoli tra sport di gruppo e singoli:
Come si vede le discipline sportive che devono essere eseguite sotto il rigoroso controllo medico sono numerose e la scelta dipende, analogamente a quanto avviene per i non diabetici, dalle capacità fisiche e psichiche di ciascun soggetto. Attualmente tutte le federazioni sportive richiedono per le attività agonistiche la idoneità attestata dal medico competente. Tuttavia per chi voglia praticare uno sport sia amatoriale sia agonistico è bene sottoporsi a tutta una serie di prove attitudinali volte a evidenziare il tipo di attività che più si addice alle caratteristiche psico-fisiche. Ovviamente è bene che anche il diabetico si sottoponga a questi test.
Sport proibiti
Si comprende facilmente il perché di queste proibizioni in quanto un lieve abbassamento della glicemia, del tutto insignificante in altre condizioni, può determinare una diminuita attenzione e concentrazione con conseguenze che si possono immaginare. Anche se non vi è una proibizione formale e c’è qualche diabetico particolarmente motivato e audace che li pratica, meglio divertirsi…senza correre rischi!
Non tutti gli sport sono uguali sul piano metabolico
e diversi sono anche i vantaggi che i diabetici possono trarne. Le parole
“aerobico” e “anaerobico” si riferiscono alla capacità dei muscoli di
“bruciare” il glucosio in presenza o in carenza di ossigeno. Nel primo caso il glucosio sarà “bruciato” completamente fornendo molta energia e senza lasciare scorie (metabolismo ecologico ed economico) e inoltre ha la caratteristica di un’alta resa energetica. In caso di esercizi svolti con metabolismo prevalentemente anaerobico il glucosio sarà “bruciato” solo in parte producendo poca energia e una scoria chiamata acido lattico che “intossica” i muscoli. Naturalmente gli sport più adatti al diabetico sono quelli aerobici specie se effettuati a media intensità in modo da “allenare”, ma non affaticare il cuore.
COME PRATICARE LO SPORT SENZA RISCHI Abbiamo appena visto che ci sono sport che possono essere praticati senza rischi, anzi con vantaggi, dai diabetici I.D. senza richiedere particolari misure precauzionali e altri che possono essere consentiti soltanto sotto stretta sorveglianza medica. In ogni caso la pratica di una attività fisica richiede il raggiungimento di un buon stato di compenso ed il suo mantenimento in tutti i momenti della giornata.
Cosa significa essere "ben
compensato"?
Per ottenere ciò è fondamentale conoscere se stesso e come arrivare all'appuntamento dello sport nelle condizioni "idonee", condizioni che si ottengono con la collaborazione col proprio medico, con l'autocontrollo, la corretta istruzione sul diabete, col saper fare lo sport.
Collaborazione col proprio medico
Istruzione ed
educazione del diabetico.
Come fare sport
Infatti può capitare a chiunque, soprattutto ai giovanissimi, di improvvisare una partita di pallone o di cedere all'invito a fare "due palle" a tennis quando il programma giornaliero prevedeva tutt'altro con tutti i rischi che ne derivano.
Solamente se il compenso è buono è possibile iniziare l’attività sportiva. A seconda che si tratti di un esercizio di breve, media oppure lunga durata si possono prendere provvedimenti diversi. spesse volte non è necessario alcun accorgimento prima di questa se non quello di misurare la glicemia al termine e dopo 2 ore. Se la glicemia tende a scendere occorre fare uno spuntino. se l’attività è di media durata (partita di tennis, di calcio, di hockey, ecc.) assumere prima di questa un supplemento calorico sotto forma di glucidi a pronta utilizzazione. Al termine, può essere necessario un piccolo spuntino per prevenire l’ipoglicemia che potrebbe verificarsi per la restaurazione delle riserve di glicogeno. se l’attività è di lunga durata è opportuno, oltre allo spuntino pre-gara, un supplemento di glucidi durante l'attività (succhi di frutta zuccherati, cioccolato, merendine, ecc.) nella quantità equivalente a 20-40 g. di glucosio all’ora, a seconda dei casi. 4) ATTIVITA’ SPORTIVA PROGRAMMATA La vera attività sportiva, sia a scopo amatoriale sia a scopo agonistico, solitamente viene programmata, perchè impegna un certo periodo che deve essere dedicato esclusivamente ad essa. D'altra parte, uno sport, per essere utile, deve essere praticato regolarmente e svolto secondo precisi schemi di allenamento che prevedono graduali incrementi dell'intensità e della durata dello sforzo fisico.
Se questo vale per qualsiasi atleta, per il diabetico I.D. diventa una
esigenza assoluta, perchè deve modificare la dieta e l'insulina in funzione
dell'esercizio sportivo.
DECALOGO PER LO SPORTIVO DIABETICO
Non fare attività fisica se la glicemia
è maggiore di 300 mg %; o se maggiore di 250 mg% ma con presenza di chetonuria o se è minore di 80mg% se si è in terapia con farmaci
ipoglicemizzanti (orali o insulina).
L’attività fisica, se non ben condotta,
può aggravare la malattia diabetica e favorire complicanze
Il programma di attività fisica deve
essere iniziato con prudenza e proseguire con graduali aumenti.
Ogni allenamento deve iniziare con una
fase di riscaldamento e terminare con una fase di raffreddamento (defaticamento)
di almeno 5 minuti
Fare
stretching (allungamento muscolare) e, salvo controindicazioni, attività
aerobica 3-5 volte alla settimana.
Segnare in un diario l’allenamento
praticato e la sensazione soggettiva di sforzo fisico provato.
Fissare gli obiettivi realistici ed
eventualmente modificarli in base alle condizioni psicofisiche.
Imparare a fare l’autocontrollo della
glicosuria, della chetonuria e della glicemia, soprattutto quando si
pratica terapia farmacologica (insulina o antidiabetici orali)
In caso di terapia con insulina e
antidiabetici orali controllare sempre la glicemia prima e dopo
l’esercizio fisico e, se l’allenamento è lungo, anche durante.
Regolare l’alimentazione e la terapia
insulinica in funzione dell’intensità e della durata dell’allenamento
previsto, in accordo con il diabetologo.
Walking test E' un metodo semplice ed accettabile a tutti. Consente di valutare contemporaneamente la funzionalità degli apparati cardiovascolare, respiratori e muscolo-scheletrico. Per effettuarlo è necessario cercare un percorso in pianura di 2 Km (bastano anche 400 metri come una pista di atletica da percorrere 5 volte) e camminarvi con il passo più svelto possibile senza mai assumere l’atteggiamento della corsa; controllare all’arrivo il tempo impiegato e la frequenza cardiaca (per esempio al polso). Il calcolo da effettuare è: TEMPO IMPIEGATO: minuti…..x 11,6 =…..+ secondi….x 0,2 =…..+ frequenza cardiaca…..x 0,56 =…… + * indice di massa corporea……..x 2,6 =…….(valore A) N.B. l'indice di massa corporea si calcola così :
PESO kg diviso ALTEZZA mt. al quadrato. VALORE A……- età (anni x 0,2) = valore B 420 – valore B = indice di forma
La nicotina aggrava la insulino-resistenza. Intanto diciamo che mai si è affermato scientificamente che il fumo possa contribuire in alcun modo allo scatenamento di una qualsivoglia forma di diabete.
Tuttavia il fumo di sigaretta rappresenta uno dei più importanti
fattori di rischio per le malattie cardiovascolari, assieme all'iperlipidemia,
all'ipertensione ed al diabete mellito. Il fumo di sigaretta rappresenta nel diabetico una vera insidia, sia perchè la sua azione favorisce direttamente le complicanze vascolari, sia per il suo effetto negativo proprio su quell'equilibrio metabolico che rappresenta lo scopo del trattamento.
Le ricerche hanno indicato che
la nicotina contenuta nelle sigarette provoca un ulteriore aumento dell'insulino-resistenza
nei diabetici: in altre parole, il fumo può aggravare il deficit insulinico. Per verificare sperimentalmente questa ipotesi, a Goteborg, al
Sahlgrenska University Hospital, è stato testato l'effetto della nicotina
somministrata per infusione a soggetti con diabete, misurando la resistenza
all'azione insulinica insieme ad altri parametri, come polso e pressione
arteriosa. Ma al di là di qualsiasi noiosa considerazione scientifica dei danni provocati dal fumo e delle sue conseguenze, io mi limiterei a fare notare quanto segue: Ecco cosa assorbe il tuo corpo quando fumi:
L'assunzione
persistente di marijuana indebolisce i vasi sanguigni del cervello e con
essi le facoltà mnemoniche. E, come se non bastasse, contribuisce
all'insorgenza di ictus e problemi cardiovascolari. I risultati di uno
studio pubblicato sulla rivista dell'Accademia americana di neurologia
Ed è un
motivo fondato su solide basi scientifiche, quelle fornite dalle sei pagine
di uno studio pubblicato sull'ultimo numero di Neurology, la rivista
ufficiale dell'Accademia americana di neurologia. C'è qualcuno che ha ancora voglia di definirla una droga leggera?
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La dieta dell'Atleta diabetico Lo sport comporta un forte aumento del fabbisogno giornaliero di calorie per far fronte al fabbisogno energetico che è di molto superiore a quelle di una persona che ha un’attività normale. In alcuni casi e per alcuni sport il fabbisogno può raggiungere e superare le 4000 cal. I principi alimentari e la loro distribuzione sono sovrapponibili a quelli di una dieta normale ed equilibrata: glicidi 55%, lipidi 30%; protidi 15%. I glicidi forniscono una energia di rapida utilizzazione e quindi svolgono un ruolo essenziale nella prestazione atletica; soprattutto per discipline sportive che richiedono sforzo fisico intenso e di breve durata. È consigliabile che il 70% dei glicidi sia costituito da carboidrati complessi. I protidi forniscono il supporto per la sintesi dei prodotti necessari alla costituzione di nuovi tessuti ed al reintegro delle cellule distrutte. Essi inoltre svolgono quella fondamentale funzione plastica per lo sviluppo delle masse muscolari impegnate nelle diverse attività sportive. Si raccomanda comunque che il rapporto tra proteine animali e proteine vegetali sia di 1 a 1. I lipidi rappresentano la più grande fonte di energia (1 gr. fornisce 9Kcal.). Il lungo tempo di metabolizzazione rende questo principio alimentare importantissimo negli sport di fondo. Si consiglia che almeno il 60% dei lipidi sia di origine vegetale. L’acqua è fondamentale nello svolgimento nell’attività sportiva. La reintegrazione della sua perdita è fondamentale dopo la gara. È buona norma soprattutto negli sport di fondo assumere da mezzo o tre quarti di litro di acqua nel periodo che precede la gara; è altresì utile bere a piccoli sorsi anche durante la gara. L’assunzione di spremuta di frutta là dove la glicemia lo consenta comporta il reintrego insieme con l’acqua anche dei sali minerali (sodio e potassio in particolare). Si consideri che con un litro di sudore si possono perdere sino a g. 1,5 di sodio, che è importantissimo nel controllo dell’equilibrio acido-basico del sangue. Il recupero del potassio è altresì importante come quelli del calcio e del magnesio: sali minerali che entrano nel metabolismo cellulare, nei processi di ossidazione delle cellule e sullo scambio energetico: il calcio è importante nell’attivazione della contrazione muscolare; il potassio nel controllo dell’automatismo cardiaco; il magnesio per gli scambi energetici. L’assunzione di questi sali può essere
ottenuta con l’utilizzo di frutta e verdura fresca che debbono essere
presenti nell’organismo come supplemento ancor prima dell’inizio dell’azione
atletica Le vitamine B1, B2, B3, sono importantissime nel metabolismo energetico dell’atleta. In genere si consiglia un supplemento fino a 300 mg/ml al dì; è utile anche per la vitamina C, che controlla il fenomeno dell’ossido-riduzione e della funzione dell’ossigeno cellulare. La dieta del diabetico che svolge l’attività sportiva è quindi sovrapponibile a quella del nostro diabetico, con una maggiore limitazione per il primo degli zuccheri semplici. La dieta di allenamento è da stabilirsi ovviamente in base alla tipologia dell’atleta e del tipo di sport praticato. Prenderemo in considerazione una dieta di allenamento tipo con una media di circa 3200 cal. La dieta viene distribuita in pasti e spuntini per evitare la comparsa di ipoglicemia, seguendo inoltre il criterio generale che prima dell’attività fisica è da preferirsi un pasto prevalentemente costituito da glicidi, mentre lontano dall’attività fisica è meglio assumere un pasto prevalentemente costituito da proteine o lipidi. Dieta tipo di allenamento 3200 calorie Esempio di dieta prima di una gara
Il decalogo alimentare del diabetico che fa sport
La
legge “115” del marzo 1987 stabilisce alcune norme fondamentali per
l’accesso dei diabetici allo sport.
Per quanto riguarda l’attività agonistica,
la “115” all’articolo 8 comma 2 precisa che il certificato di idoneità
fisica per lo svolgimento di attività sportive agonistiche viene rilasciato
previa presentazione di una certificazione del diabetologo curante
attestante “lo stato di malattia diabetica compensata nonché la condizione
ottimale di autocontrollo e di terapia da parte del soggetto diabetico”.
TENNIS: KATLHEEN O'NEILL:ha partecipato ad una byke race a tappe durata 5gg. vincendola con grande classe MISSY FOY: premiata l'anno 1999 come migliore atleta diabetica dell'anno MAMET SCHOOLS: calciatore del Manchester STEPHEN MONLEY: ironman nel triathlon Florida MARTIN MES: maratoneta che partito da Gerusalemme ha corso attraverso il medio Oriente, la Grecia, l'Italia e l'Europa continentale per terminare in Olanda DANNY MC GRAIN: leggenda del Celtic di Glasgow, con oltre 600 presenze in campionato e 62 nella nazionale di Scozia, dal 1970 al 1986. Diabetico ID dal 1972 MOHAMMED ALI': campione del ring CHARLES HEIDENREIH :campione di sci e finalista mondiale nel 1981 HELEN SPRIGGS : giovane isulinodipendente che ha portato a termine le grandi maratone di New York e Londra CARLO BALDELLI e ANDREA SILEANI; due giovani diabetici, hanno partecipato ad un super rally
Link Associazione Nazionale Italiana Atleti Diabetici
....Ritorna all'inizio pagina ^^^ home page (Fonte: Diabete e Sport - Opuscolo Educazione Sanitaria della Bayer Diagnostici - prof. Antonio Pomei - Primario Ospedale di Camogli-Recco) |