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DIABETE E SPORT
by silvano

 


 

 
 
 
   
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

INTRODUZIONE

Il diabete è una malattia sociale e oggigiorno colpisce una quantità sempre maggiore di giovani. Giovani che amano lo sport, giovani che desiderano fare sport, giovani che fanno sport.

Fino a non molti anni addietro i medici proibivano tassativamente ai giovani affetti da diabete ogni tipo di sport, con gravi ripercussioni  psicologiche.

Recenti studi, invece, hanno accertato inequivocabilmente che

  •  il diabetico, se ben compensato, è capace di prestazioni fisiche del tutto identiche, se non superiori, a quelle dei coetanei.

  •  il diabetico può fare qualsiasi attività fisica, dalle corse alle gare più impegnative di livello nazionale

 

 

SPORT E SALUTE

L’utilità dell’attività fisica in tutte le età è nota da tempo:

Nel giovane

  • rinvigorisce il corpo inducendo un sensazione di benessere

  • contribuisce all’accrescimento armonico delle masse muscolari

  • sviluppa il senso della lealtà

  • interviene nella formazione della personalità

  • permette una migliore socializzazione

  • determina fiducia nelle proprie capacità

  • costituisce una valida alternativa per l’occupazione del tempo libero e, in modo particolare, può evitare l’inserimento in compagnie dedite alla droga

Nell’adulto

  • mantiene efficiente e in tono la muscolatura

  • conserva l’elasticità, migliora il movimento articolare

  • previene osteoporosi

  • migliora l’equilibrio psichico inducendo serenità e innalzando il tono dell’umore

In tutti

  • contribuisce a mantenere entro i limiti voluti il peso corporeo

  • migliora l’utilizzazione del glucosio e dei lipidi e abbassa il colesterolo del sangue facendo aumentare la frazione HDL che protegge le arterie dall’arteriosclerosi

L'esercizio fisico, quindi, oltre ad apportare i benefici sopra elencati, comuni a tutte le persone, è particolarmente utile nel diabetico perchè determina una migliore utilizzazione del glucosio, con possibilità di ridurre la dose giornaliera di insulina e abbassa i grassi del sangue.

Ma è proprio il diabetico insulino dipendente I.D. che trae i maggiori vantaggi dallo sport.
Il diabete I.D.  infatti colpisce prevalentemente i giovani prima dei 20 anni, nella età in cui l'individuo è alla ricerca della propria identità. Il diabetico si confronta con i propri coetanei e ne ricava l'impressione di essere diverso dagli altri. Egli si rende conto che per tutta la vita dovrà seguire una dieta, che ogni giorno dovrà praticarsi le iniezioni di insulina, che corre il rischio di crisi iper e ipoglicemiche. Si rende conto delle difficoltà legate all'inserimento nel mondo del lavoro e se, non bene istruito, può avere perplessità circa il matrimonio, la gravidanza , ecc...

Si comprende facilmente, quindi, come tutte queste considerazioni possano talora causare una sensazione di inferiorità che si ripercuote sul suo comportamento così da farlo rinchiudere in se stesso e rifiutare i contatti con gli altri.
Tali timori spesso sono convalidati sia dal fatto che quelli che lo circondano soprattutto genitori, parenti, lo invitano a non correre, a non affaticarsi, per evitare ipotetici malanni, sia dal fatto che lui stesso talvolta ha accusato qualche malessere facendo una attività fisica un pò più intensa.

Lo sport può, quindi, essergli di grande aiuto  fornendo quegli stimoli che gli consentono di superare i momenti difficili e i problemi psicologici creati dalla suo condizione di diabetico.

Lo sport  è una occasione per avvicinare i coetanei, per socializzare e per acquisire maggiore fiducia nelle proprie capacità.

I vantaggi sia di natura fisica sia psichica che il diabetico può ricavare dallo sport sono quindi evidenti: può trovare nello sport la conferma della sua piena efficienza.

 

 

IL DIABETICO E LO SPORT

In un individuo che non sia diabetico, l’esercizio fisico influisce scarsamente sulla glicemia. Per il diabetico le cose vanno in modo diverso, in quanto possono avvenire diversi cambiamenti del livello del glucosio nel sangue.

Tutti coloro che intendono svolgere un esercizio fisico o una attività sportiva debbono conoscere le loro condizioni di salute e provvedere ad un allenamento adeguato, perché gli esercizi e le varie attività non sono tutti uguali. Se questo non viene attuato, l’esercizio sporadico non è consigliabile, in quanto avviene su un organismo non preparato. E’ molto meglio fare un esercizio regolare, con una frequenza quotidiana o a giorni alternati. Tutto ciò ha una particolare importanza per il diabetico il quale non solo può fare esercizio fisico, ma anzi, deve farlo, più di un individuo normale.

Quindi lo sport non solo è permesso al diabetico, ma è addirittura consigliato.

L’attività fisica viene, infatti, attualmente considerata, assieme alla dieta e al trattamento farmacologico, un cardine fondamentale della terapia

Nel diabetico oltre ad apportare i benefici già elencati, comuni a tutte le persone è particolarmente utile perché

  • determina una migliore utilizzazione del glucosio

  • da la possibilità di ridurre la dose giornaliera di insulina

  • abbassa i grassi del sangue (colesterolo e trigliceridi)

L’insulina, che funge da messaggero e che ordina al glucosio di trasferirsi dal sangue in cui si trova  all’interno delle singole cellule ai muscoli, diciamo che viene maggiormente stimolata dall’esercizio fisico facilitando questo passaggio, sempre che esista insulina in quantità sufficiente.

 

 

I muscoli, come tutti gli organi del nostro corpo, necessitano di fattori plastici e dei fattori energetici.

I fattori plastici servono all’accrescimento del tessuto stesso e la riparazione delle cellule andate distrutte.

I fattori energetici vengono utilizzati per tutti i processi vitali, tra cui la contrazione muscolare ed il mantenimento della temperatura corporea.

Questi elementi vengono introdotti nel nostro organismo con gli alimenti, sotto forma di tre gruppi di sostanze:

i protidi, i glucidi, ed i lipidi.

  • I protidi o proteine hanno funzione essenzialmente plastiche o costruttiva.

  • I glucidi o carboidrati o zuccheri, sono la benzina dei muscoli

  • lipidi o grassi rappresentano, invece il combustibile da cui il muscolo trae l’energia necessaria per il suo fabbisogno, sia a riposo che durante la sua contrazione.

I glucidi e i lipidi, una volta ingeriti con il cibo, vengono bruciati con la formazione di acqua e anidride carbonica, liberando l’energia chimica contenuta in essi, proprio come fa il carbone che, bruciando, produce energia sotto forma di calore.

Non tutta l’energia viene immediatamente utilizzata. Una certa quota viene immagazzinata sotto forma di glicogeno e di trigliceridi a costituire dei depositi di riserva.

Il  "glicogeno"  è uno zucchero complesso, formato da tante molecole di glucosio unite tra loro, che viene accumulato nelle cellule muscolari ed epatiche.

Quando l’organismo lo richiede viene scisso dando luogo al glucosio che, a sua volta, può essere bruciato fino ad acqua ed anidride carbonica, producendo energia. Il contenuto totale di questa sostanza nel nostro organismo, tuttavia, non è molto elevato: circa 50 grammi nel fegato e 300-400 grammi nei muscoli. Ne consegue che la quantità di energia che può immagazzinare è limitata.

I  "trigliceridi"  costituiscono quello che comunemente si chiama grasso e sono accumulati nelle cellule del tessuto adiposo. Essi costituiscono la principale riserva dell’energia derivata dalla trasformazione dei nutrimenti ingeriti.

L’energia che può contenere il tessuto adiposo è notevole giacché 1 kg di grasso racchiude circa 9000 kilocalorie.

 

 

 

 

In condizioni di riposo o di attività di moderata intensità il muscolo utilizza principalmente l’energia derivata dalla combustione dei trigliceridi.

In condizioni di lavoro intenso e prolungato, almeno per le prime due ore di attività, il muscolo utilizza l’energia prodotta dal glucosio.

Per attività intensa di maggiore durata, infine, una volta esaurite le riserve di glicogeno, la contrazione può continuare soltanto a spese dei trigliceridi.

Elemento fondamentale del lavoro muscolare è l’ossigeno. L’organismo durante lo sforzo fisico incrementa l’attività del cuore e dei polmoni allo scopo di fornire ai tessuti tale elemento nella quantità necessaria.

Per sforzi molto intensi, può verificarsi che i meccanismi di compenso messi in atto dall’organismo non siano sufficienti a soddisfare la richiesta di ossigeno: Ne consegue che il glucosio non può essere bruciato completamente, ma può essere scisso soltanto fino allo stadio di  "acido lattico"  liberando solamente una minima parte dell’energia in esso contenuta.

Infatti, mentre la scissione del glucosio fino a questo composto può avvenire anche in assenza di ossigeno, la combustione completa fino ad acqua ed anidride carbonica non può avvenire senza di questo.

Per attività muscolari piuttosto intensa, si forma acido lattico, che, non potendo essere bruciato per la carenza di ossigeno, si accumula nei tessuti ed è responsabile del senso di stanchezza e dei dolori muscolari che noi tutti abbiamo provato dopo un esercizio fisico piuttosto impegnativo.
La presenza di acido lattico nei muscoli, quindi, determina una intossicazione delle cellule, che si traduce nella sensazione di fatica muscolare. Un segnale per il nostro cervello di graduale eccessiva fatica, in un processo energetico nel quale non siamo sufficientemente allenati.

La rimozione dell’acido lattico può avvenire soltanto al termine della prestazione sportiva, quando l’apporto di ossigeno ai vari tessuti diventa sufficiente a completare l’ossidazione di questo composto fino ad acqua ed anidride carbonica. Dalla combustione del glucosio e dalla completa ossidazione dell'acido lattico si ottiene l'energia necessaria per ripristinare le riserve di glicogeno.

Per questo motivo il consumo di ossigeno si mantiene elevato ancora per un certo periodo di tempo dopo la cessazione dell’attività muscolare.

La ricostruzione del glicogeno consumato durante l’attività muscolare avviene in circa 12-14 ore.

Il glucosio quindi è una sostanza di estrema importanza per il nostro organismo  e il suo livello nel sangue deve essere mantenuto entro limiti precisi.

A determinare l’esatto equilibrio entro tali limiti sono,

  •  l’insulina (consente la penetrazione nelle cellule del glucosio che può essere quindi utilizzato per produrre l’energia necessaria sia per la contrazione muscolare, sia per la sintesi del glicogeno. Ne consegue un abbassamento della glicemia),

  • il glucagone  (secreto dalle cellule alfa delle isole pancreatiche provoca la scissione del glicogeno epatico producendo glucosio , quindi aumentando la glicemia),

  •  l’adrenalina  (secreta dalla midollare del surrene, stimola la scissione del glicogeno epatico e muscolare con conseguente aumento della glicemia),

  • il cortisolo  (secreto dalla corteccia surrenale stimola la formazione di nuove molecole di glucosio dalle proteine; in tal modo esso consente di mantenere entro limiti fisiologici la glicemia durante il digiuno prolungato).

Questi meccanismi avvengono automaticamente.

 

 

IL LAVORO MUSCOLARE  NEL DIABETE INSULINO DIPENDENTE

Nel diabete insulino-dipendente, in cui l’insulina deve essere introdotta dall’esterno mediante iniezioni, i meccanismi di compenso naturali non possono essere messi in atto.

Si sa che nel diabete I.D. le cellule beta delle isole pancreatiche, che sono deputate alla secrezione della insulina, sono andate distrutte.  Viene quindi a mancare la produzione di questo ormone che è indispensabile per permettere al glucosio di entrare nelle cellule ed essere da loro utilizzate. Ne consegue che questa sostanza resta al di fuori delle cellule, si accumula nel sangue e, quando supera i 170 mg%, viene eliminato con le urine.
Il diabetico deve, quindi, ricevere l'insulina dall'esterno, mediante iniezioni in quantità proporzionale alle necessità individuali ed al suo consumo calorico giornaliero. Ma basta variare la quantità di cibo introdotto, oppure aumentare o ridurre il consumo di glucosio da parte dei muscoli compiendo una maggiore o minore attività fisica, perchè l'equilibrio venga rotto e si abbia un'ipo o una iperglicemia.

La pratica sportiva richiede, quindi, alcune misure precauzionali.

Innanzi tutto dobbiamo partire dalla considerazione che una volta iniettata, l’insulina viene assorbita in continuazione senza che questo suo assorbimento possa adeguarsi alle variazioni della glicemia come, invece, avviene nel soggetto non diabetico. Si instaura così un sistema rigido entro il quale i pasti devono essere ben distribuiti per evitare che la glicemia scenda oltre i limiti normali.

Per questo, basta variare la quantità di cibo introdotto, oppure aumentare o ridurre il consumo di glucosio da parte dei muscoli compiendo una maggiore o minore attività fisica.


 

 

IL CONTROLLO GLICEMICO NEL DIABETICO CHE FA SPORT

Per prima cosa sarebbe bene programmare l’attività fisica sia nella durata che nella intensità.

E' necessario che il diabetico accerti, con l’uso delle apposite strisce reattive, l’esistenza di un buon stato di compenso 1 ora prima dell’esercizio fisico.

Per semplificare al massimo il problema immaginiamo che il diabetico, allorché inizia una attività fisica si trovi in tre situazioni diverse:

 

L’insulina iniettata è in buon equilibrio. Tuttavia la minima attività  muscolare in queste condizioni rischia di scatenare una condizione di ipoglicemia con la comparsa dei tipici segni di sofferenza cerebrale 

  •       stanchezza estrema

  •       stato di ansia e irrequietezza

  •       difficoltà alla concentrazione

  •       confusione mentale

  •       incoordinazione dei movimenti

  •       torpore

 

L’insulina iniettata è inferiore a quella richiesta per ridurre il livello di glicemia, oppure che i pasti sono eccessivi o emozioni hanno aumentato il fabbisogno di insulina.

L’iperglicemia indica che una certa quota di glucosio non può essere utilizzata.

 

Compiere un’attività in queste condizioni può essere pericoloso; infatti la mancanza dell’insulina non permette al glucosio di penetrare nelle cellule e, quindi, viene a mancare il carburante per l’attività muscolare.

L’organismo deve allora utilizzare i grassi del tessuto adiposo. Si ha una scissione degli acidi grassi, ma questi non possono essere bruciati completamente se manca la combustione del glucosio. La scissione degli acidi grassi si arresta allo stadio di composti intermedi che sono i corpi chetonici. Questi si accumulano nel sangue ove, essendo acidi, sono responsabili della cheto-acidosi, tipica dello scompenso diabetico.


 

Si tratta di una situazione più o meno soddisfacente che consente l’attuazione dell’attività fisica, pur con qualche attenzione per evitare l’insorgenza dell’ipoglicemia.

Infatti per l’effetto dell’esercizio muscolare, anziché avere una diminuzione dell’insulina circolante , può verificarsi un aumento della stessa a causa di un suo più rapido assorbimento dai tessuti allorché l’iniezione sia stata fatta sugli arti direttamente interessati dall’esercizio fisico.

A questo punto è consigliabile avere con se sempre una piccola scorta di materiale energetico.

 

 

LA TERAPIA INSULINICA NEL DIABETICO CHE FA SPORT

I tipi e le modalità di somministrazione dell’insulina sono vari. Ne descriviamo i principali per capirne i vantaggi e gli svantaggi.

UNA SOLA INIEZIONE DI INSULINA AD ASSORBIMENTO RITARDATO.

E’ un trattamento comodo perché evita iniezioni ripetute, ma, nella maggioranza dei casi, non è in grado di garantire uno stato di compenso ottimale. Infatti, può dar luogo a ipoglicemia 8-10 ore dopo l’iniezione, in corrispondenza della massima elevazione insulinemica e a iperglicemia 15 o più ore dopo, quando i livelli di insulina nel sangue tendono a ridursi progressivamente.

Questo trattamento riesce per lo più a evitate lo scompenso chetoacidosico, ma non evita le complicanze croniche a carico dei piccoli e grossi vasi.

Non è assolutamente adatto per chi vuol praticare uno sport, anche non impegnativo.

 

DUE INIEZIONI DI INSULINA RITARDATA, UNA AL MATTINO E UNA ALLA SERA

Consente il raggiungimento di un compenso piuttosto buono, ma ha l’inconveniente di costituire uno schema rigido, poco elastico. Questo tipo di trattamento costringe il paziente a seguire molto strettamente l’orario dei pasti in modo che i più alti livelli di insulina nel sangue corrispondono con i pasti principali. Ritardare il pranzo può causare ipoglicemia e, spesso, è necessario uno spuntino a metà mattina, a metà pomeriggio e prima di coricarsi, per evitare disturbi ipoglicemici tra i pasti.

Questo trattamento, tuttavia, consente di praticare una normale attività sportiva, purché questa sia fatta con regolarità e alla stessa ora.

 

TRE INIEZIONI DI INSULINA RAPIDA

Questo schema ha l’inconveniente che richiederà una iniezione in più, a mezzogiorno, ma ha il grande vantaggio di mantenere il raggiungimento dei livelli glicemici ottimali in ogni momento della giornata, calibrando la dose di insulina prima di ogni pasto. Consente inoltre, quando necessario, di variare sia gli orari dei pasti, sia le dosi singole dell’insulina.

In caso di un'intensa attività fisica è possibile, infatti, ridurre la dose di insulina del pasto precedente le gara o quella del pasto successivo, oltre a fare il consueto spuntino prima di questa.

 

TRE INIEZIONI DI INSULINA RAPIDA E UNA DI INSULINA RITARDATA

Costituisce un perfezionamento dello schema precedente. E’ possibile infatti che l’insulina rapida, la cui azione cessa entro 5-6 ore, non riesca a coprire il fabbisogno notturno di insulina e si abbia, quindi, una elevazione glicemica durante la notte e nelle prime ore del mattino.

In questo caso l’aggiunta alla dose serale di insulina rapida di una quota di insulina ritardata permette di mantenere la glicemia entro certi limiti anche durante le ore notturne e al risveglio,

A seconda dell’orario della cena, la dose di insulina ritardata può essere iniettata assieme all’insulina pronta, oppure, a parte, più tardi.

Nel nostro caso mamma ha effettuato numerose prove fino a fissare attorno alle 23,30 l’orario della somministrazione dell’insulina ritardata per pasti serali attorno alle 20,30.

Migliorando i valori glicemici del mattino è possibile mantenere uno stato di compenso soddisfacente per tutta la giornata con le 3 iniezioni di pronta prima dei pasti.

Avvertenza 

Un’utile avvertenza, dopo aver praticato uno sport impegnativo, è quella di controllare la glicemia prima di coricarsi, perché è possibile che durante il sonno essa si abbassi, senza che il soggetto se ne accorga.

Se la glicemia risulta vicino al 100 mg% è opportuno fare un piccolo spuntino.

 

MICROINFUSORE

E' noto che nel soggetto normale la secrezione di insulina avviene in minime quantità 24 ore su 24 ore con netto incremento al momento dei pasti.
Nel tentativo di riprodurre il più fedelmente possibile tale ritmo è stato ideato un microinfusore per la infusione sottocutanea continua di insulina.
L'apparecchio è costituito da una pompa che permette di infondere l'insulina, attraverso un piccolo ago infisso nel sottocutaneo, a una velocità di base programmabile caso per caso. E' così possibile coprire il fabbisogno dell'ormone nell'intervallo tra i pasti. Al momento dell'assunzione del cibo si può iniettare rapidamente, premendo un apposito pulsante una o più volte, la quantità di insulina necessaria per permettere l'utilizzazione dei carboidrati ingeriti. 
L' apparecchio non consente una regolazione automatica dell'insulina da infondere per cui, la dose di insulina da introdurre sia ai pasti sia negli intervalli tra questi dovrà essere programmata dal medico in base alla quantità di cibo assunta alla attività del paziente ed alla risposta del singolo soggetto.
L'apparecchio, di un certo ingombro, va applicato sull'addome o sui fianchi.

E' evidente da quello che abbiamo esposto che il microinfusore è adatto unicamente per attività non agonistiche.

 

 

 CONCLUSIONE

Come abbiamo visto. il migliore compenso metabolico nel diabetico sportivo si ottiene con la somministrazione di insulina frazionata nella giornata con iniezioni multiple.

Tale tecnica, tuttavia, comporta qualche disagio, come si può ben comprendere per chi si trova fuori di casa per allenamenti o gare o magari solo per la scuola, e per tale motivo non sempre è bene accettata dagli atleti.
Tuttavia i vantaggi ed i benefici che se ne traggono compensano ampiamente tali disagi, resi tra l’altro meno gravosi dall’utilizzo degli attuali iniettori che hanno la forma e le dimensioni di una penna stilografica.

Quindi è possibile consentire al diabetico di praticare una disciplina sportiva, perché osservi le seguenti regole:

  • conoscere le principali nozioni sul diabete insulinodipendente;

  • non cominciare mai una attività sportiva se la glicemia è superiore a 300 mg %, o se c'è acetone nelle urine;

  • attuare gli accorgimenti terapeutici consigliati dal medico per prevenire l'ipoglicemia;

  • programmare l'attività sportiva.

 

SPORT ED EMOGLOBINA GLICOSILATA

Oltre ai benefici immediati  la pratica dello sport per il diabete è importante per il mantenimento della emoglobina glicosilata entro il 7%.

Per capire la importanza, andiamo per ordine.


Abbiamo detto che  il glucosio è lo zucchero più importante che l'organismo ricava maggiormente dai carboidrati.
Il glucosio è la maggior fonte di energia per la vita delle cellule e viene trasportato ad ogni cellula dal flusso sanguigno. Le cellule non sono in grado di utilizzare il glucosio senza l'aiuto dell'insulina. 
Lo zucchero presente nel flusso sanguigno può legarsi all'emoglobina dei globuli rossi (l'emoglobina è la parte dei globuli rossi che porta l'ossigeno) tramite un processo chiamato glicosilazione. Una volta che lo zucchero si lega all'emoglobina, vi rimane per l'intera durata della vita del globulo rosso, che è di circa 120 giorni. Maggiore è il livello di zucchero nel sangue, maggiore è la quantità che si lega ai globuli rossi.


L'esame dell'emoglobina A1c (chiamato anche HbA1c) è un semplice test di laboratorio che mostra la media dell'ammontare dello zucchero (chiamato anche glucosio) che c'è stato nel sangue di una persona negli ultimi tre mesi.
L'emoglobina A1c permette quindi di sapere se lo zucchero presente nel sangue è normale o troppo alto. È il test più usato dagli operatori sanitari per stabilire la qualità del controllo metabolico degli zuccheri nel sangue di una persona.
Al contrario la misura istantanea del glucosio nel sangue (cioè l'ammontare degli zuccheri al momento stesso in cui il test viene eseguito) si chiama glicemia e viene normalmente misurata im mg/dl (milligrammi a decilitro).

E' stato dimostrato che diminuire il valore dell'emoglobina A1c può ritardare o prevenire lo sviluppo di disturbi agli occhi, ai reni e ai nervi nelle persone affette da diabete mellito. Inoltre, gli studi hanno dimostrato che la salute di una persona è inversamente proporzionale ai livelli dell'emoglobina glicosilata (cioè aumenta col diminuire dei valori di HbA1c).

Le persone con un alto livello di zucchero nel sangue hanno normalmente anche una emoglobina glicosilata alta. Per mantenere l'HbA1c sotto il 7 per cento bisogna che, durante gli ultimi tre mesi, la glicemia preprandiale (prima dei pasti) superi raramente i 150 mg/dl. La glicemia non dovrebbe nemmeno scendere al di sotto di 60-70 mg/dl, per non incorrere in eventuali ipoglicemie

Mantenere un buon controllo del diabete per un periodo prolungato richiede di seguire una dieta attenta, fare attività fisica in base alle proprie possibilità, prendere i medicinali antidiabetici previsti, controllare spesso la glicemia, e consultare spesso il medico curante.

Normalmente le cause di alti livelli glicemici dipendono da almeno una di queste cause: pasti eccessivi e/o da cibi sbagliati, poca attività fisica, stress, la necessità di cambiare medicinale antidiabetico, infezioni o malattie. Individuata la possibile causa, il medico può decidere se e come modificare il programma di trattamento del paziente per riportare l'emoglobina al di sotto del 7 per cento.

Quindi una sana attività sportiva oltre a favorire l'assorbimento del glucosio da parte delle cellule, riduce notevolmente la possibilità che una parte di esso si "attacchi" alla emoglobina restando depositata nel circolo sanguigno con tutte le conseguenza che ne derivano se non vengono presi i dovuti rimedi.

 

QUALE SPORT SCEGLIERE

Abbiamo detto che il diabetico, se ben compensato, è in grado di fornire prestazioni, sia fisiche sia psichiche, identiche a quelle dei non diabetici.

Tuttavia è opportuno fare alcune distinzioni dividendo gli sport in: obbligatori, raccomandati, autorizzati e proibiti.

Sport obbligatori
Ci sono attività muscolari, quali per esempio la marcia, che devono essere considerate parte integrante della terapia, perchè non comportano rischi per la persona, ma anzi, sono estremamente utili giacché migliorando l'utilizzazione muscolare del glucosio, consentono di ottenere un migliore compenso metabolico, pur riducendole dosi di insulina.

Sport raccomandati
Mentre il camminare costituisce una attività muscolare obbligatoria, uguale per tutti, perchè può essere effettuata senza vincoli, gli sport raccomandati costituiscono una vera e propria attività che deve essere svolta al di fuori delle occupazioni giornaliere e, quindi, impongono precisi impegni di tempo.

Le attività raccomandate sono varie e debbono essere scelte dal diabetico e praticate con piacere, come passatempo.
Lo sport, infatti, per essere utile, deve essere praticato regolarmente e per un tempo sufficientemente lungo.

Possiamo definire raccomandati gli sport come:

  • footing che deve essere svolta con regolarità, possibilmente tutti i giorni e può essere fatta, sia in città sia in campagna, per tratti di lunghezza variabile;

  • la corsa detta anche jogging che è certamente più impegnativa della precedente e che, quindi, deve essere attuata per distanze inizialmente brevi e successivamente più lunghe;

  • nuoto, sia in mare che in piscina, perché costituisce uno sport completo, che mette in azione tutti i muscoli;

  • lo sci, sia da fondo sia da discesa, e vale per essa le stesse considerazioni della corsa;

  • il pattinaggio che unisce l'attività fisica al piacere;

  • il tennis amatoriale, l'equitazione, il golf.

 

Sport autorizzati
Sono sport autorizzati quelli che il diabetico può praticare sotto accurato controllo medico. Perché sono attività di competizione, che, quindi, impegnando maggiormente il soggetto e presentano maggiori rischi.

Per sport di competizione si intendono non solo quelli effettuati in tornei e campionati regolarmente iscritti a federazioni e gestite dalle rispettive leghe, ma anche quelli svolti tra ragazzi per puro divertimento.
Infatti il rischio della ipoglicemia o della iperglicemia è identico per il diabetico che fa una partita di pallone in un campetto di periferia, come per quello che gioca in serie A.

Ecco alcuni degli sport che rientrano in questa categoria distinguendoli tra sport di gruppo e singoli:

  • calcio, tennis agonistico, pallacanestro, pallavolo, pallanuoto, pallamano, hockey,  ecc...

  • atletica leggera, ciclismo agonistico, canoa e canottaggio,  wind-surf, judo, ping-pong, vela, ginnastica artistica, sci agonistico, ecc...

Come si vede le discipline sportive che devono essere eseguite sotto il rigoroso controllo medico sono numerose e la scelta dipende, analogamente a quanto avviene per i non diabetici, dalle capacità fisiche e psichiche di ciascun soggetto.

Attualmente tutte le federazioni sportive richiedono per le attività agonistiche la idoneità attestata dal medico competente. Tuttavia per chi voglia praticare uno sport sia amatoriale sia agonistico è bene sottoporsi a tutta una serie di prove attitudinali volte a evidenziare il tipo di attività che più si addice alle caratteristiche psico-fisiche.

Ovviamente è bene che anche il diabetico si sottoponga a questi test.

 

Sport proibiti
Sono proibiti:

  • gli sport violenti quali il pugilato e la lotta libera;

  • gli sport quali l'alpinismo di alta quota, il paracadutismo, le immersioni subacquee con autorespiratore;

  • gli sport pericolosi per tutti, quali corse automobilistiche e motociclistiche.

Si comprende facilmente il perché di queste proibizioni in quanto un lieve abbassamento della glicemia, del tutto insignificante in altre condizioni, può determinare una diminuita attenzione e concentrazione con conseguenze che si possono immaginare.

Anche se non vi è una proibizione formale e c’è qualche diabetico particolarmente motivato e audace che li pratica, meglio divertirsi…senza correre rischi!

 

SPORT AEROBICI ED ANAEROBICI

Non tutti gli sport sono uguali sul piano metabolico e diversi sono anche i vantaggi che i diabetici possono trarne. Le parole “aerobico” e “anaerobico” si riferiscono alla capacità dei muscoli di “bruciare” il glucosio in presenza o in carenza di ossigeno.
 

Nel primo caso il glucosio sarà “bruciato” completamente fornendo molta energia e senza lasciare scorie (metabolismo ecologico ed economico) e inoltre ha la caratteristica di un’alta resa energetica. In caso di esercizi svolti con metabolismo prevalentemente anaerobico il glucosio sarà “bruciato” solo in parte producendo poca energia e una scoria chiamata acido lattico che “intossica” i muscoli. Naturalmente gli sport più adatti al diabetico sono quelli aerobici specie se effettuati a media intensità in modo da “allenare”, ma non affaticare il cuore.

 

SPORT AEROBICI SPORT ANAEROBICI

Jogging

Calcio

Corsa lenta

Tennis

Sci di fondo (lento)

Pallavolo

Nuoto (lento)

Basket

Ciclismo (lento, in piano)

Sci alpino

Danza aerobica

Hockey

Pattinaggio

Ciclismo su pista, corse brevi veloci

 

 

COME PRATICARE LO SPORT SENZA RISCHI

Abbiamo appena visto che ci sono sport che possono essere praticati senza rischi, anzi con vantaggi, dai diabetici I.D. senza richiedere particolari misure precauzionali e altri che possono essere consentiti soltanto sotto stretta sorveglianza medica.

In ogni caso la pratica di una attività fisica richiede il raggiungimento di un buon stato di compenso ed il suo mantenimento in tutti i momenti della giornata.

Cosa significa essere  "ben compensato"?
Avere un compenso significa in pratica avere:

  • valori glicemici ottimali

  • assenza dei corpi chetonici nelle urine

  • valori nella norma della emoglobina glicosilata

Per ottenere ciò è fondamentale conoscere se stesso e come arrivare all'appuntamento dello sport nelle condizioni "idonee", condizioni che si ottengono con la collaborazione col proprio medico, con l'autocontrollo, la corretta istruzione sul diabete, col saper fare lo sport.

Collaborazione col proprio medico
Prima di tutto è necessaria la stretta collaborazione tra medico e diabetico e quest'ultimo deve essere informato dei motivi per cui vengono prese le varie decisioni terapeutiche. E' durante le varie visite che tra medico e diabetico vengono affrontati i problemi specifici riguardanti la dieta, la terapia ed il comportamento da tenere in occasione di qualsiasi tipo di attività sportiva.

Istruzione ed educazione del diabetico.
L'educazione costituisce il cardine fondamentale per il raggiungimento di un buon stato di compenso nel diabetico in generale e principalmente nel diabetico I.D. che pratica uno sport.

  1. Mediante lezioni strutturate in veri e propri corsi con l'utilizzo di disegni, diapositive, manuali illustrativi, durante le quali vengono fornite le principali nozioni di ordine generale sulla natura del diabete, sulle dieta, sulla terapia e sul controllo glicemico.

  2. Mediante esercitazioni pratiche durante le quali il diabetico stesso, sotto la guida del medico, impara ad usare tutte quelle azioni di controllo della glicemia nel sangue e l'acetone nelle urine. Poiché il pericolo più frequente per chi fa una attività sportiva è l'ipoglicemia, è indispensabile l'autocontrollo.

Come fare sport
E' possibile fornire soltanto criteri di ordine generale riguardanti gli accorgimenti da mettere in atto in occasione della attività sportiva. Ma fondamentalmente è necessario affrontare le situazioni che possono verificarsi in una attività sportiva: attività non programmata, attività programmata, di breve, media o lunga durata, tenendo ben presente che il pericolo numero uno dello sportivo diabetico è l'ipoglicemia.

Infatti può capitare a chiunque, soprattutto ai giovanissimi, di improvvisare una partita di pallone o di cedere all'invito a fare "due palle" a tennis quando il programma giornaliero prevedeva tutt'altro con tutti i rischi che ne derivano.

 

Solamente se il compenso è buono è possibile iniziare l’attività sportiva.

A seconda che si tratti di un esercizio di breve, media oppure lunga durata si possono prendere provvedimenti diversi.

1 )       ATTIVITA’ DI BREVE DURATA

spesse volte non è necessario alcun accorgimento prima di questa se non quello di misurare la glicemia al termine e dopo 2 ore. Se la glicemia tende a scendere occorre fare uno spuntino.

 2 )       ATTIVITA’ DI MEDIA DURATA

se l’attività è di media durata (partita di tennis, di calcio, di hockey, ecc.) assumere prima di questa un supplemento calorico sotto forma di glucidi a pronta utilizzazione. Al termine, può essere necessario un piccolo spuntino per prevenire l’ipoglicemia che potrebbe verificarsi per la restaurazione delle riserve di glicogeno.

 3 )       ATTIVITA’ DI LUNGA DURATA

se l’attività è di lunga durata è opportuno, oltre allo spuntino pre-gara, un supplemento di glucidi durante l'attività (succhi di frutta zuccherati, cioccolato, merendine, ecc.) nella quantità equivalente a 20-40 g. di glucosio all’ora, a seconda dei casi.

4)       ATTIVITA’ SPORTIVA PROGRAMMATA

La vera attività sportiva, sia a scopo amatoriale sia a scopo agonistico, solitamente viene programmata, perchè impegna un certo periodo che deve essere dedicato esclusivamente ad essa.

D'altra parte, uno sport, per essere utile, deve essere praticato regolarmente e svolto secondo precisi schemi di allenamento che prevedono graduali incrementi dell'intensità e della durata dello sforzo fisico.

Se questo vale per qualsiasi atleta, per il diabetico I.D. diventa una esigenza assoluta, perchè deve modificare la dieta e l'insulina in funzione dell'esercizio sportivo.
E' necessario infatti adattare la dose di insulina e la dieta a seconda del tipo di disciplina sportiva e dell'ora in cui questa viene effettuata per ottenere la migliore performance ed evitare la comparsa di ipoglicemie.

 

DECALOGO PER LO SPORTIVO DIABETICO 

  1. Non fare attività fisica se la glicemia è maggiore di 300 mg %; o se maggiore di 250 mg% ma con presenza di chetonuria o se è minore di 80mg% se si è in terapia con farmaci ipoglicemizzanti (orali o insulina).

  2. L’attività fisica, se non ben condotta, può aggravare la malattia diabetica e favorire complicanze

  3. Il programma di attività fisica deve essere iniziato con prudenza e proseguire con graduali aumenti.

  4. Ogni allenamento deve iniziare con una fase di riscaldamento e terminare con una fase di raffreddamento (defaticamento) di almeno 5 minuti

  5.  Fare stretching (allungamento muscolare) e, salvo controindicazioni, attività aerobica 3-5 volte alla settimana.

  6. Segnare in un diario l’allenamento praticato e la sensazione soggettiva di sforzo fisico provato.

  7. Fissare gli obiettivi realistici ed eventualmente modificarli in base alle condizioni psicofisiche.

  8. Imparare a fare l’autocontrollo della glicosuria, della chetonuria e della glicemia, soprattutto quando si pratica terapia farmacologica (insulina o antidiabetici orali)

  9. In caso di terapia con insulina e antidiabetici orali controllare sempre la glicemia prima e dopo l’esercizio fisico e, se l’allenamento è lungo, anche durante.

  10. Regolare l’alimentazione e la terapia insulinica in funzione dell’intensità e della durata dell’allenamento previsto, in accordo con il diabetologo.

 

 

TEST PER VALUTARE LA FORMA FISICA

Walking test

E' un metodo semplice ed accettabile a tutti. Consente di valutare contemporaneamente la funzionalità degli apparati cardiovascolare, respiratori e muscolo-scheletrico. Per effettuarlo è necessario cercare un percorso in pianura di 2 Km (bastano anche 400 metri come una pista di atletica da percorrere 5 volte) e camminarvi con il passo più svelto possibile senza mai assumere l’atteggiamento della corsa; controllare all’arrivo il tempo impiegato e la frequenza cardiaca (per esempio al polso).

Il calcolo da effettuare è:

            TEMPO IMPIEGATO:

                                   minuti…..x 11,6 =…..+                                            

                                  secondi….x   0,2 =…..+

               frequenza cardiaca…..x 0,56 =…… +

* indice di massa corporea……..x 2,6  =…….(valore A)

N.B. l'indice di massa corporea si calcola così : PESO kg diviso ALTEZZA mt. al quadrato.
Esempio: 70 kg/(1,60 x 1,60) = 70/2,56 = 27

VALORE A……- età (anni x 0,2) = valore B

420 – valore B = indice di forma

INDICE DI FORMA

LIVELLO DI FORMA

<70

Insufficiente*

70-89

Scarso**

90-110

Sufficiente***

111-130

Buono****

>130

Ottimo*****

 

FUMO E DIABETE

La nicotina aggrava la insulino-resistenza.

Intanto diciamo che mai si è affermato scientificamente che il fumo possa contribuire in alcun modo allo scatenamento di una qualsivoglia forma di diabete.

Tuttavia il fumo di sigaretta rappresenta uno dei più importanti fattori di rischio per le malattie cardiovascolari, assieme all'iperlipidemia, all'ipertensione ed al diabete mellito.
Se questi fattori si trovino ad agire contemporaneamente gli effetti dannosi sul sistema circolatorio si moltiplicano, provocando un consistente aumento del rischio di malattia cardiovascolare.

Il fumo di sigaretta rappresenta nel diabetico una vera insidia, sia perchè la sua azione favorisce direttamente le complicanze vascolari, sia per il suo effetto negativo proprio su quell'equilibrio metabolico che rappresenta lo scopo del trattamento.

Le ricerche hanno indicato che la nicotina contenuta nelle sigarette provoca un ulteriore aumento dell'insulino-resistenza nei diabetici: in altre parole, il fumo può aggravare il deficit insulinico. Per verificare sperimentalmente questa ipotesi, a Goteborg, al Sahlgrenska University Hospital, è stato testato l'effetto della nicotina somministrata per infusione a soggetti con diabete, misurando la resistenza all'azione insulinica insieme ad altri parametri, come polso e pressione arteriosa.
Irisultati hanno confermato l'effetto deleterio della nicotina sulla resistenza insulinica, avvalorando ancora il concetto che il fumo non è certamente indicato per il soggetto diabetico, potendo anche diminuire l'efficacia dello stesso trattamento farmacologico.

Ma al di là di qualsiasi noiosa considerazione scientifica dei danni provocati dal fumo e delle sue conseguenze, io mi limiterei a fare notare quanto segue:

Ecco cosa assorbe il tuo corpo quando fumi:

  • La nicotina: crea dipendenza

  • Il monossido di carbonio: ostacola l'azione dei muscoli e del cervello

  • L'arsenico e i derivati del cianuro… dei veri e propri veleni

  • L'acetone, proprio quello per togliere lo smalto dalle unghie!

  • La formaldeide: un gas irritante impiegato dalle industrie nella lavorazione delle stoffe, carta, legno e coloranti

  • Il catrame: si deposita nei bronchi e nei polmoni e può provocare il cancro

  • L'ammoniaca: un gas tossico … dall'odore caratteristico!

  • Additivi chimici come l'acido silicico, carbonico, acetico, formico, benzoico; il diossido di titanio; prodotti sbiancanti delle ceneri; acceleratori di combustione, ecc.

  • Il polonio 210: una sostanza radioattiva. Fumare 30 sigarette al giorno equivale, in un anno, a 300 radiografie al torace

  • Tante altre sostanze irritanti, tossiche e cancerogene

 

MARIJUANA

L'assunzione persistente di marijuana indebolisce i vasi sanguigni del cervello e con essi le facoltà mnemoniche. E, come se non bastasse, contribuisce all'insorgenza di ictus e problemi cardiovascolari. I risultati di uno studio pubblicato sulla rivista dell'Accademia americana di neurologia


 
Chi guarda con indulgenza alle droghe cosiddette leggere, come la marijuana, spesso considerata una semplice trasgressione giovanile al pari di un superalcolico, ha un motivo in più per ricredersi.

Ed è un motivo fondato su solide basi scientifiche, quelle fornite dalle sei pagine di uno studio pubblicato sull'ultimo numero di Neurology, la rivista ufficiale dell'Accademia americana di neurologia.
Ronald Herning e i ricercatori del National institute on drug abuse di Baltimora, nel Maryland, hanno studiato per un mese il flusso ematico cerebrale di 54 fumatori di marijuana e di 18 non fumatori. I primi sono stati suddivisi in tre gruppi, in base alla media settimanale di "sigarette" fumate: fumatori moderati (da 2 a 15), fumatori incalliti (da 78 a 350), e un gruppo intermedio (da 17 a 70). La velocità del flusso ematico nelle loro arterie cerebrali è stata misurata con la sonografia doppler transcraniale, tecnica non invasiva fondata sull'omonimo apparecchio regolato su una frequenza di 2 Megahertz.

DOPO UN MESE DI ASTINENZA
In tutti i soggetti la misurazione è stata eseguita all'inizio dello studio e, nei fumatori di marijuana, alla fine di un mese di astinenza.
Tanto all'inizio quanto alla fine del mese in questione, la velocità sistolica, quella corrispondente alla fase in cui il cuore pompa fuori il sangue, nei cultori dello spinello era chiaramente più elevata che nei 18 non fumatori presi come termine di paragone. In particolare, i primi presentavano un più alto indice di pulsatilità, che misura la resistenza al flusso del sangue, causata dal restringimento dei vasi sanguigni che ha luogo quando il sistema circolatorio perde la sua capacità di regolarsi. Come afferma Herning, "i fumatori di marijuana presentavano valori dell'indice di pulsatilità anche più elevati che nei soggetti con problemi di diabete e pressione alta, sebbene inferiori a quelli riscontrati nei casi di demenza.

ANOMALIE NEI PICCOLI VASI
“I risultati dello studio portano a concludere che il consumo di marijuana
provoca anomalie nei piccoli vasi sanguigni del cervello, perché simili valori dell'indice di pulsatilità sono stati riscontrati in altri disturbi che possono colpirli".
I risultati sono ancora più significativi non solo considerando che sono stati riscontrati alla fine di un mese di astinenza dall'uso di marijuana, ma anche che non ha mostrato alcun segno di miglioramento l'indice di pulsatilità dei 20 soggetti che prima del periodo di un mese in cui hanno fatto da cavie per questa ricerca avevano fumato di più, mentre qualche effetto positivo dell'astinenza è stato verificato negli altri due gruppi, cioè gli 11 fumatori moderati e i 23 fumatori intermedi esaminati dai ricercatori.

CONCLUSIONI
Le conclusioni tratte da Herning e dai suoi colleghi sono perentorie: "L'uso persistente di marijuana è associato a un'accresciuta resistenza cerebrovascolare attraverso mutamenti che avvengono, in parte, nei vasi sanguigni o nel parenchima cerebrale. Queste scoperte contribuiscono a spiegare il deficit cognitivo osservato in un simile gruppo di consumatori di marijuana".
Il parenchima cerebrale è il tessuto nervoso che serve a trasmettere gli impulsi elettrochimici nel cervello.
L'uso smodato di marijuana a lungo termine può quindi portare a problemi di memoria, oltre a pregiudicare in più modi la capacità di pensare, e può incrementare il rischio di ictus, proprio per i danni che arreca ai vasi sanguigni del cervello.

RISCHIO DI SINTOMI PSICOTICI
Il nuovo allarme su questa sostanza mette d'accordo scientificamente entrambe le sponde dell'Atlantico, visto che giunge circa due mesi dopo uno studio dell'Università di Maastricht, che ha accertato come il consumo di marijuana nell'adolescenza faccia lievitare le probabilità di sviluppare sintomi psicotici negli anni successivi, particolarmente in chi ha una storia personale o familiare di disturbi mentali.

 C'è qualcuno che ha ancora voglia di definirla una droga leggera?

 

 
 

La dieta dell'Atleta diabetico

 

Lo sport comporta un forte aumento del fabbisogno giornaliero di calorie per far fronte al fabbisogno energetico che è di molto superiore a quelle di una persona che ha un’attività normale. In alcuni casi e per alcuni sport il fabbisogno può raggiungere e superare le 4000 cal.

I principi alimentari e la loro distribuzione sono sovrapponibili a quelli di una dieta normale ed equilibrata: glicidi 55%, lipidi 30%; protidi 15%.

I glicidi forniscono una energia di rapida utilizzazione e quindi svolgono un ruolo essenziale nella prestazione atletica; soprattutto per discipline sportive che richiedono sforzo fisico intenso e di breve durata. È consigliabile che il 70% dei glicidi sia costituito da carboidrati complessi.

I protidi forniscono il supporto per la sintesi dei prodotti necessari alla costituzione di nuovi tessuti ed al reintegro delle cellule distrutte. Essi inoltre svolgono quella fondamentale funzione plastica per lo sviluppo delle masse muscolari impegnate nelle diverse attività sportive. Si raccomanda comunque che il rapporto tra proteine animali e proteine vegetali sia di 1 a 1.

I lipidi rappresentano la più grande fonte di energia (1 gr. fornisce 9Kcal.).

Il lungo tempo di metabolizzazione rende questo principio alimentare importantissimo negli sport di fondo. Si consiglia che almeno il 60% dei lipidi sia di origine vegetale.

L’acqua è fondamentale nello svolgimento nell’attività sportiva. La reintegrazione della sua perdita è fondamentale dopo la gara. È buona norma soprattutto negli sport di fondo assumere da mezzo o tre quarti di litro di acqua nel periodo che precede la gara; è altresì utile bere a piccoli sorsi anche durante la gara. L’assunzione di spremuta di frutta là dove la glicemia lo consenta comporta il reintrego insieme con l’acqua anche dei sali minerali (sodio e potassio in particolare). Si consideri che con un litro di sudore si possono perdere sino a g. 1,5 di sodio, che è importantissimo nel controllo dell’equilibrio acido-basico del sangue.

Il recupero del potassio è altresì importante come quelli del calcio e del magnesio: sali minerali che entrano nel metabolismo cellulare, nei processi di ossidazione delle cellule e sullo scambio energetico:

il calcio è importante nell’attivazione della contrazione muscolare;

il potassio nel controllo dell’automatismo cardiaco;

il magnesio per gli scambi energetici.

L’assunzione di questi sali può essere ottenuta con l’utilizzo di frutta e verdura fresca che debbono essere presenti nell’organismo come supplemento ancor prima dell’inizio dell’azione atletica.

Le vitamine B1, B2, B3, sono importantissime nel metabolismo energetico dell’atleta. In genere si consiglia un supplemento fino a 300 mg/ml al dì; è utile anche per la vitamina C, che controlla il fenomeno dell’ossido-riduzione e della funzione dell’ossigeno cellulare.

La dieta del diabetico che svolge l’attività sportiva è quindi sovrapponibile a quella del nostro diabetico, con una maggiore limitazione per il primo degli zuccheri semplici. La dieta di allenamento è da stabilirsi ovviamente in base alla tipologia dell’atleta e del tipo di sport praticato. Prenderemo in considerazione una dieta di allenamento tipo con una media di circa 3200 cal. La dieta viene distribuita in pasti e spuntini per evitare la comparsa di ipoglicemia, seguendo inoltre il criterio generale che prima dell’attività fisica è da preferirsi un pasto prevalentemente costituito da glicidi, mentre lontano dall’attività fisica è meglio assumere un pasto prevalentemente costituito da proteine o lipidi.

Dieta tipo di allenamento 3200 calorie
Colazione: latte o caffè-latte dolcificato con fruttosio ml 400; Fette biscottate integrali o pane tostato g 100; Burro g 10, marmellata g 20, 1 uovo, frutta ben matura g 150
Pranzo: pasta o riso condito con olio extra vergine di oliva e pomodoro fresco g 100, oppure passato di legumi g 120; Carne o pesce alla griglia o al vapore con olio crudo e limone g 200. Verdura cruda o cotta condita con olio e limone g 100. Pane integrale g 100. Frutta matura g 150; Vino 100 ml, se abituale.
Spuntino: latte 100 ml, Fette biscottate integrali g 50, Burro g 10, Marmellata g 20.
Cena: passato di verdura ml 150, Pastina o riso g 50, Formaggio magro g 100 oppure prosciutto crudo g 60, Pane integrale g 100, Frutta matura g 200.
Spuntino prima di coricarsi
:
Latte 100 ml, Fette biscottate o grissini g 50.

Esempio di dieta prima di una gara
Colazione: thè o caffè, Fette biscottate integrali g 100, Burro g 20, Marmellata g 50, 1 Uovo, Frutta o spremuta di frutta g 150.
2 ore prima della gara: passato di verdura con pastina g 50, Carne magra tritata g 200, Insalata cruda g 100, Frutta fresca e cotta g 150.
Prima della gara: a piccoli sorsi iniziare il rifornimento idrico con assunzione di succo di frutta diluita con acqua (può essere completato anche durante la gara).
Dieta di recupero dopo la gara: acqua alcalina gasata ml 400, Cloruro di sodio g 1, gluconato di potassio g 0.5, Miele g 30.
Pasto successivo: brodo di verdura con dado ml 200, Pasta e riso g 100 conditi con olio o parmigiano g 15, Verdura cotta o cruda libera, Frutta fresca g 200.
Spuntino prima colazione: latte 100 ml, 2-3 fette biscottate
N.B.
Sia dopo l’allenamento che dopo la gara è utile fare uno spuntino glucidico prima di coricarsi previo controllo della glicemia capillare.

 

 

Il decalogo alimentare del diabetico che fa sport

  1. Conoscere il valore calorico degli alimenti.

  2. Conoscere il contenuto dei nutrimenti nei vari alimenti

  3. Ridurre al massimo l’assunzione di carni grasse e o conservate (insaccati) e sostituirla con       pesce o con legumi.

  4. Preferire la cottura a vapore o alla  griglia

  5. Utilizzare come condimento esclusivamente olio extra vergine di oliva invece dei grassi animali.

  6. Privilegiare il consumo di frutta e verdura per fornire all’organismo vitamine sali minerali e fibre, che migliorano il compenso metabolico e favoriscono la regolare evacuazione.

  7. Non ridurre l’apporto dei carboidrati ma assumerli in giusta quantità; 55-60% della razione alimentare deve essere costituita da glucidi.

  8. Evitare l’eccesso di proteine (non oltre il 15%); infatti, contrariamente a quanto si crede il loro aumento non porta reali vantaggi all’atleta, anzi possono essere dannose per il rene.

  9. Conoscere l’integrazione alimentare più opportuna a seconda dei valori glicemici pre e post gara.

  10. Non dimenticare mai lo spuntino prima di coricarsi per prevenire il rischio dell’ipoglicemia tardiva.

 

LA LEGISLAZIONE VIGENTE

 La legge “115” del marzo 1987 stabilisce alcune norme fondamentali per l’accesso dei diabetici allo sport.
Bisogna, quindi, distinguere la certificazione per attività non agonistiche da quella di idoneità allo sport agonistico. La prima è garantita dall’articolo 8 comma 1 della citata “115” (…la malattia diabetica priva di complicanze invalidanti non costituisce motivo ostativo al rilascio del certificato di idoneità fisica per lo svolgimento di attività sportive”).

Per quanto riguarda l’attività agonistica, la “115” all’articolo 8 comma 2 precisa che il certificato di idoneità fisica per lo svolgimento di attività sportive agonistiche viene rilasciato previa presentazione di una certificazione del diabetologo curante attestante “lo stato di malattia diabetica compensata nonché la condizione ottimale di autocontrollo e di terapia da parte del soggetto diabetico”.
Il rilascio avviene da parte del medico dello sport sulla base dell’attestazione diabetologica di cui sopra. Sarebbe auspicabile che, per evitare conflitti di competenza che danneggiano, anche psicologicamente, lo sportivo diabetico, ogni centro di  diabetologia avesse uno specialista in medicina dello sport di riferimento. Esiste, inoltre una commissione provinciale di appello alle quali ci si può rivolgere in caso di ingiusto diniego facendosi tutelare dal proprio dietologo o dall’ANIAD. Recentemente, infine; anche l’accesso all’ISEF diventa corso di laurea in scienze motorie, è consentito ai diabetici ponendo così fine ad un’ingiusta discriminazione.

 

I NOSTRI  CAMPIONI DIABETICI

TENNIS:
gli americani
BILLI TALBERT, RICHARDSON e BERGELIN, che in epoche diverse hanno partecipato alla Coppa Davis;

HOCKEY SUL GHIACCIO:
BOBBY CLARK grande portiere della nazionale di hochey americana

MEZZOFONDISTI:
HALNERG, che vinse la medaglia d’oro sui 1500 mt. alle Olimpiadi di Roma del ’60;

PALLAVOLO:
GIUSEPPE ISALBERTI giocatore professionista di livello nazionale

BASEBALL:
JIM “catfish” HUNTER, campione americano BILLY GULLICHSON, campione di baseball nel 1980

KAYAK:
LANCIOTTO SALTAMERENDA italiano, che gareggiò a livello professionistico con la Federazione francese prima della legge 115/78

FOOTBALL AMERICANO:
JONATHAN HAYES e DON WINTERICH;

CALCIO:
GARY MABBUT, capitano del Totthenam e della nazionale di calcio inglese che ha giocato fino a 36 anni, senza mai evidenziare alcun problema collegabile al diabete;
PAR ZETTENBERG, calciatore belga, che dopo alcune disavventure per ottenere l’idoneità, è stato premiato quale migliore giovatore under 21 belga nel 1992;
P. SKOOLS “il rosso” calciatore in attività nella seria A inglese
C.JOHNSEN capitano della squadra norvegese del Rosenborg

ALPINISMO:
MARCO PERUFFO, unico 8000 mt., diabetico
VITTORIO CASIRAGHI, unico accademico CAI

MEDAGLIE OLIMPICHE:
GARY HALL 1 medaglia d’oro e 2 d’argento a Sydney, nel nuoto.
STEVE REDGREVE esempio di insuperabile longevità agonistica che ha vinto 5 medaglie d’oro in 5 olimpiadi differenti nel canottaggio.

KATLHEEN O'NEILL:ha partecipato ad una byke race a tappe durata 5gg. vincendola con grande classe

MISSY FOY: premiata l'anno 1999 come migliore atleta diabetica dell'anno

MAMET SCHOOLS: calciatore del Manchester

STEPHEN MONLEY: ironman nel triathlon Florida

MARTIN MES: maratoneta che partito da Gerusalemme ha corso attraverso il medio Oriente, la Grecia, l'Italia e l'Europa continentale per terminare in Olanda

DANNY MC GRAIN: leggenda del Celtic di Glasgow, con oltre 600 presenze in campionato e 62 nella nazionale di Scozia, dal 1970 al 1986. Diabetico ID dal 1972

MOHAMMED ALI': campione del ring

CHARLES HEIDENREIH :campione di sci e finalista mondiale nel 1981

HELEN SPRIGGS : giovane isulinodipendente che ha portato a termine le grandi maratone di New York e Londra

CARLO BALDELLI e ANDREA SILEANI; due giovani diabetici, hanno partecipato ad un super rally

 

 

 Link

Associazione Nazionale Italiana Atleti Diabetici

 

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(Fonte: Diabete e Sport - Opuscolo Educazione Sanitaria della Bayer Diagnostici - prof. Antonio Pomei - Primario Ospedale di Camogli-Recco)