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DOPING

 
     
     
    Si definisce "doping" l'utilizzo di qualsiasi intervento esogeno (farmacologico, endocrinologico, ematologico, ecc) o manipolazione clinica che, in assenza di precise indicazioni terapeutiche, sia finalizzato al miglioramento delle prestazioni, al di fuori degli adattamenti indotti dall'allenamento  
     
 

STIMOLANTI

Amfetamina 

Sostanza ad azione simpaticomimetica, mima cioè l'azione di mediatori prodotti dal sistema neurovegetativo simpatico il quale si attiva nel corso dell'esercizio fisico e in situazioni di stress. L'amfetamina è un eccitante centrale (a dosi 5-20 mg; gli effetti si protraggono per lungo tempo). 
Possiede una potente azione antifatica, aumenta la concentrazione, non migliora la potenza aerobica e anaerobica, migliora la resistenza e la tolleranza allo sforzo. Spegne l'appetito e quindi è anche assunta per il controllo del peso corporeo. 
Dà assuefazione
. Il pericolo è rappresentato da aritmie gravi e ipertermia (caso Simpson). 

Caffeina 

Eccitante centrale con effetti sui sistemi cardiocircolatorio e respiratorio. E' contenuta nel caffè, nel the, nel cioccolato, nei semi di cacao e di cola. Una tazza di caffè ne contiene da 150 a 250 mg, una tazza di the da 70 a 130 mg e una bibita circa 50 mg. 
La caffeina non migliora la potenza espressa, tuttavia una buona dose (350 mg), prima di una prova di durata, migliora sensibilmente la resistenza alla fatica. 
Facilita l'uso dei grassi e quindi risparmia il glicogeno. 
Una dose di 600-800mg assunta nell'arco di mezz'ora porta ad un aumento del dosaggio urinario al di sopra del limite massimo consentito (12 mg/ml) e squalifica
L'iperdosaggio può causare eccitazione psicomotoria, emicrania, irritabilità, aritmie cardiache gravi. 

Cocaina 

E' un potente psicostimolante ma ha anche azione anestetica locale. Sviluppa aggressività, può portare ad allucinazioni, alterazioni dei riflessi, ansia, anoressia, nausea, insonnia. Dà sindrome da astinenza alla sospensione. E' diffusa nel tennis, nell'automobilismo e nel pugilato. 

 

NARCOTICI

Fanno parte della classe degli oppioidi e derivati (morfina, eroina, metadone). Svolgono un'azione analgesica centrale, calmante ed euforizzante. Vengono utilizzati per spegnere la sensazione dolorifica come nel pugilato. Per contrastarne in parte l'effetto di spegnimento dell'attenzione vengono assunti in combinazione con sostanze stimolanti. Danno tossicodipendenza

 

STEROIDI

STEROIDI ANABOLIZZANTI

Gli steroidi anabolizzanti sono sostanze con azione simile a quella dell'ormone maschile testosterone. Le sostanze, come d'altra parte l'ormone, legandosi a specifici recettori cellulari inducono modificazioni tipiche legate alla differenziazione sessuale, principalmente un aumento della massa muscolare e della forza
Negli steroidi di sintesi viene ridotto l'effetto mascolinizzante mantenendo però l'effetto stimolante sul metabolismo proteico (deposizione di matrice muscolare). Le dosi dopanti (50-200 mg al giorno) sono dieci volte superiori a quelle consigliate per uso terapeutico. Si possono assumere per bocca o con iniezione ritardo.

L'assunzione di ormoni steroidei induce un aumento della massa muscolare e questo, a sua volta, consente di affrontare allenamenti più pesanti e di conseguenza miglioramenti più marcati derivanti dall'allenamento stesso nelle prove di scatto e potenza. Inoltre gli steroidi inducono riduzione della massa grassa. L'assunzione di farmaci steroidei inibisce la sintesi endogena di testosterone. In uno studio condotto su sollevatori di pesi che assumevano steroidi anabolizzanti si è riscontrato che, alla cessazione della somministrazione, la concentrazione plasmatica di testosterone era ridotta alla metà del normale e rimaneva inferiore al normale per 12-16 settimane. 
Nei maschi, si verifica anche un aumento dell'ormone femminile estradiolo di circa sette volte rispetto al normale 

ANABOLIZZANTI NON STEROIDEI 

Includono sostanze con effetto anabolico se somministrate sistematicamente (salbutamolo, salmeterolo, terbutalina, beta-agonisti).

 

ORMONI

Ormone dell'acrescimento (GH) 

Il GH (growing hormone) è l'ormone dell'accrescimento ed è prodotto dall'ipofisi, piccola ghiandola posta nella scatola cranica alla base del cervello (essa produce molti altri ormoni che controllano anche la funzione sessuale nell’uomo e nella donna). Durante la crescita, l'azione del GH facilita la deposizione della cartilagine di accrescimento che, disposta nelle parti distali delle ossa, porta all'accrescimento in lunghezza delle ossa stesse. Un eccesso di produzione di GH, durante l'accrescimento, sviluppa il quadro del gigantismo. Se l'eccesso di produzione permane dopo il completamento dell'accrescimento corporeo (intorno ai 20 anni), si sviluppa il quadro dell'acromegalia. L'acromegalico presenta caratteristiche somatiche tipiche: i lineamenti del volto molto marcati con bozze frontali molto prominenti e grosso naso, la mandibola è grossa e squadrata, le mani sono larghe e le dita nodose.

Attualmente il GH è sintetizzabile; tutto il GH di provenienza animale è stato ritirato dal commercio per il rischio di contrarre il morbo della "mucca pazza". L'indicazione terapeutica del GH è per il trattamento di bambini con insufficienza ipofisaria. 

Nell'ambiente sportivo il GH proviene esclusivamente dal mercato nero spesso in forma adulterata. Il suo uso stimola la deposizione di massa muscolare e la riduzione della massa grassa. 
Il GH viene normalmente prodotto in condizioni di attivazione del sistema neurovegetativo simpatico (tipicamente durante il lavoro muscolare) pertanto è difficile rilevare un'eventuale somministrazione di GH esogeno.

ACTH (Corticotropina) 

E’ uno degli ormoni prodotti dall’ipofisi. 
La corticotropina stimola la funzione della corteccia surrenale, la quale produce ormoni che, a loro volta, controllano il metabolismo glucidico e l’equilibrio idrico salino. L’attivazione dell’ACTH e della corteccia surrenale è tipica nelle condizioni di stress, pertanto la giustificazione nell’uso di questo ormone è quella di fornire all’atleta una maggior quota di ormone per fronteggiare lo stress. Le complicazioni sono gravi tenuto conto dell’azione multifocale dell’ACTH e degli ormoni surrenali: ritenzione idrica, diabete, alterazioni cutanee, riduzione delle difese immunitarie, miopatie, obesità, osteoporosi, ulcera gastroduodenale.

GONADOTROPINA CORIONICA 

Questo ormone ha effetti diversi nell’uomo e nella donna. Nell’uomo, controlla la produzione di testosterone, pertanto viene assunto per ottenere gli stessi effetti degli ormoni androgeni steroidei. Nella donna controlla il processo dell’ovulazione; è anche detto “l’ormone della gravidanza”. Gli effetti collaterali sono riconducibili a quelli degli steroidi anabolizzanti. Due sintomi gravi sono rappresentati dalla cefalea fastidosissima e, sul piano psicologico, dalla depressione.

ERITROPOIETINA (EPO) 

Si tratta di una molecola glicoproteica di dimensioni relativamente piccole responsabile del controllo della produzione di globuli rossi. Nel 1977 fu ottenuta EPO purificata dalle urine umane. La sintesi di EPO si effettua per il 90% nei reni e per il 10% nel fegato. Nel rene alcune cellule funzionano come sensori dello stato di ossigenazione del sangue: se questo scende, i sensori inducono sintesi di EPO da parte di specifiche cellule poste vicino ai tubuli renali. L'EPO prodotta nel rene va poi ad agire a livello del midollo osseo stimolando la produzione di globuli rossi. Tipiche condizioni nelle quali viene stimolata la produzione di EPO sono l'esposizione all'alta quota e l'ischemia renale: sotto stimolo ipossico la sintesi di EPO aumenta anche di cento volte. Dal 1983 è stato possibile ottenere EPO mediante la tecnica del DNA ricombinante e renderla quindi disponibile in clinica per il trattamento delle anemie nei nefropatici cronici. L'EPO endogena e l'EPO esogena sono perfettamente sovrapponibili dal punto di vista degli effetti e questo è largamente vero anche dal punto di vista della struttura chimica. La dose nei pazienti anemici per nefropatia è di 50 UI/kg per tre volte alla settimana per via endovenosa; l'efficacia del trattamento viene valutata misurando l'ematocrito e cioè il rapporto volumetrico tra parte corpuscolata del sangue (globuli rossi) e plasma. Nell'arco di tre mesi si raggiunge uno stato stazionario che viene successivamente mantenuto dimezzando la dose ed effettuando piccole correzioni di somministrazione (dell'ordine di 10- 20 UI/kg). L'EPO possiede un'emivita di 3-4 ore ma in effetti la farmacocinetica e la farmacodinamica possono prolungarne l'azione sino a 5-10 giorni dopo l'ultima somministrazione; questa inerzia ne determina una gestione delicata che può facilmente sfuggire di mano

L'uso dell'EPO nel mondo sportivo è finalizzato ad aumentare la massa dei globuli rossi, e quindi il trasporto di ossigeno nel sangue, nelle discipline di resistenza

L'aumento dei globuli rossi è valutato in termini di ematocrito che indica la frazione volumetrica occupata dai globuli rossi nel sangue. Normalmente la massa dei globuli rossi è il 45% della massa sanguigna; un suo aumento eccessivo porta alla complicazione della trombosi. L'ematocrito aumenta con l'esposizione all'alta quota: ci vogliono mediamente tre settimane perchè dal valore fisiologico di 45 si arrivi a 50 e almeno quattro per raggiungere il 52. Le oscillazione dell'ematocrito sono quindi fisiologicamente lente.
L'ematocrito si misura centrifugando il sangue, procedura che consente una separazione dei globuli rossi dal plasma: i primi, avendo densità maggiore si accumulano nella parte bassa della provetta, il secondo si dispone nella parte superiore. Con mezzi tecnici adeguati, la misura dell'ematocrito è relativamente facile; con mezzi da campo può dare origine ad errori consistenti. 

Il limite di 50 posto per gli atleti rappresenta un valore considerato patologico in ambito clinico; in termini sportivi significa di fatto liberalizzare l'uso dell'EPO purchè non si oltrepassi il limite di 50. 

Sulla validità del limite si può ovviamente disquisire. Hanno influenza sull'ematocrito lo stato di idratazione dell'organismo e quindi anche il volume della massa plasmatica. In condizioni di disidratazione l'ematocrito tende ad aumentare; un aumento dell'ematocrito si registra anche al mattino in conseguenza del fatto che, durante la notte, si verifica una tendenza alla riduzione della massa plasmatica per maggior perdita di acqua attraverso le urine.

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