menù misteri
 

IL DILUVIO UNIVERSALE

 

 
 

 

 
 

 

Fino alla fine del 1800 si pensava che il Diluvio Universale fosse una sorta di favola o mito religioso della bibbia (genesi 8,4) senza nessun punto in contatto con la realtà.

Ma verso il 1880 iniziarono a circolare le prime copie della traduzione dall’accadico dell’Epopea di Gilgamesh, testo assiro in cui, con nomi diversi, si propone la stessa situazione del Diluvio biblico. Una storia senza contatti con la realtà può esistere, ma due cominciano ad essere un indizio, direbbero gli eroi dei romanzi gialli.

Ai primi del 1900 furono avvistate per la prima volta i resti dell’Arca di Noè, o di qualcun altro, nei pressi di un ghiacciaio sul monte Ararat in Turchia ad un’altezza di circa 3500 metri.
Furono effettuate decine e decine di spedizioni, riportati anche alcuni campioni di legno fossile dell’Arca e scattate delle foto.

Tuttavia bisogna sfatare subito il mito del Diluvio che ha inondato tutte le terre emerse.
Non si può ammettere che sia piovuto tanto da portare una nave di 110 metri di lunghezza a oltre tremila metri semplicemente perché non può esistere tanta acqua sulla Terra, non si può pensare che qualcuno abbia costruito una nave a quell’altezza e in un luogo dove, con le moderne tecnologie, si riesce a resistere per pochissime ore. Eppure la nave è là .

Qualcosa di "particolare" doveva essere comunque successo.

Nel Timeo di Platone, il testo più citato da Aristotele, compare un’affermazione a dir poco interessante.

Un sacerdote egiziano di Sais (l’antica capitale culturale, politica ed amministrativa dell’Egitto) parlando con Solone gli disse: "Voi greci siete giovani e non sapete nulla di ciò che successe… gli uomini sono stati distrutti e lo saranno ancora in vari modi. Dal fuoco e dall'acqua ebbero luogo le distruzioni più grandi, ma se ne verificarono altre di molti altri tipi come la leggenda che si racconta presso di voi che Fetonte rubò il carro del dio sole e non riuscendo a condurlo sul percorso normale incendiò tutto quello che c'era sulla terra e morì lui stesso… La verità é questa: a volte si verifica una deviazione del movimento dei corpi che circolano in cielo. Ad intervalli di tempo molto grandi tutto ciò che é presente sulla Terra finisce per eccesso di fuoco. Coloro che abitano le montagne e i luoghi secchi muoiono più di coloro che vivono vicino ai mari e ai fiumi. Al contrario, quando gli dei purificano il mondo con l'acqua, tutti coloro che vivono vicino ai fiumi e ai mari sono travolti dalle acque e si salvano solo coloro che vivono sulle alte montagne, così si salvano solo i rozzi montanari e la civiltà deve ricominciare da capo."

Non vi sono dubbi sul fatto che il sacerdote parlasse di distruzioni avvenute varie volte sulla faccia della Terra, generate da fattori differenti, avvenute in tempi antichi ma pur sempre durante l’esistenza dell’uomo. Lo scritto cinese in cui si parla di alluvioni dovute ai fiumi che invertirono il loro corso trova una precisa corrispondenza in Platone quando riporta l’affermazione sulla distruzione dovuta all’acqua. La Cina e l’Egitto parlano di distruzioni simili.

Accertato che una catastrofe colpì tutta la Terra e decimò immensamente la popolazione umana, la fauna animale e vegetale, sorgono due dubbi: fu veramente un diluvio? Quando si verificò questa catastrofe?

Scartata l'ipotesi di un cataclisma legato alla sola matrice piovosa, più sensata e giustificata potrebbe essere invece l’ipotesi di un evento catastrofico,che, accompagnato da altri eventi naturali come terremoti, maremoti, sollevamenti e abbassamenti della crosta terrestre, eruzioni vulcaniche, abbia provocato inondazioni in varie parti del nostro pianeta poste in zone relativamente basse rispetto al livello del mare e che sia tramandato in maniera affine nelle tradizioni prima orali e poi scritte dei vari popoli.

Il sommarsi di tutti questi elementi naturali catastrofici sopra citati potrebbe benissimo dare l’idea, allo smarrito spettatore di quei tempi, che sia effettivamente giunta la fine del mondo.

L'IPOTESI DELL'ASTEROIDE E DELLE TRE LUNE

Una ipotesi presa in considerazione è un immane impatto con un asteroide o un meteorite di grandi proporzioni o un susseguirsi di impatti con vari oggetti provenienti dal cosmo.

A tal fine è ben ricordare come molte leggende di vari popoli mondiali citano l’esistenza in passato di tre lune nel nostro sistema solare e la conseguente caduta o frantumazione di due di esse sul nostro pianeta, in vari periodi.

Secondo uno studioso, Horbiger, le tracce di gigantismo ritrovate in alcuni scheletri umani, nonché della flora e della fauna, potrebbero essere spiegate con la diminuzione della forza di gravità terrestre bilanciata dall’attrazione di un’altra luna, o più, che lui definisce Terziaria, esistente allora, per poi frantumarsi in seguito formando quel serpente di fuoco (cioè un’insieme di frammenti) tanto comune a molti miti.

L'IPOTESI DELLO SCORRIMENTO DELLA CROSTA TERRESTRE

Un’altra ipotesi, appoggiata dal professore Charles Hapgood, il quale per primo studiò queste antiche mappe e in base ad esse arrivò a tali conclusioni, e persino da Albert Einstain, prevede lo "lo scorrimento della croste terrestre" il quale causò forti movimenti eccezionali delle correnti termo-convettive all’interno degli strati più fluidi del mantello, lo strato che si ritrova al di sotto della litosfera o crosta terrestre. Ciò avrebbe dato vita a immensi sconvolgimenti tellurici.

Limite di questa teoria sta nel fatto come possa giustificare da sola l’improvviso scioglimento dei ghiacciai e l’altrettanto repentina glaciazione in altre parti; probabilmente è stato un insieme dei due fattori, cioè impatto con meteorite+ scorrimento della crosta terrestre: come a dire causa ed effetto.

Il probabile spostamento dell' Antartide durante la serie di avvenimenti che caratterizzarono quello che potrebbe essere la realtà storica del Diluvio Universale.

L'IPOTESI DELLA INVERSIONE DEI POLI MAGNETICI

Di tutte le ipotesi la più accreditata è quella della inversione dei poli magnetici.

Un simile evento è effettivamente successo in un arco di tempo che varia fra i 10.000 e i 13.000 anni fà : è infatti a quel periodo che secondo gli scienziati di oggi si verificò l’ultimo spostamento accertato dei poli magnetici. Secondo un codice Chimalpopoca, scritto nell’antica lingua degli aztechi, il nahuatl, sarebbero avvenuti quattro spaventosi sconvolgimenti provocati dallo spostamento dell’asse terrestre.

Nel mito nordico si narra che allorché il lupo Fenrir spezzò le catene che lo legavano egli "si scrollò e il mondo tremò: Il frassino Yggdrasil (l’asse del mondo) fu scosso dalle radici fino ai rami più alti. Le montagne si spaccavano, la terra perdeva la sua forma, e le stelle cadevano dal cielo".

L’asse polare di allora, che addirittura secondo alcuni geologi pare avesse il suo punto nord alle Hawaii, venne divelto forse a causa dell'impatto di un asteroide. La terra oscillò paurosamente prima di riprendere una nuova posizione, con nuovi poli.
Immense nubi di polvere cosmica trattennero la radiazione solare così che quelli che oggi conosciamo come zone ghiacciate (Antartide, la Siberia), ma che allora godevano di un clima temperato, subirono un subitaneo raffreddamento (si spiegherebbero così i corpi dei mammut perfettamente conservati, con cibo ancora non digerito nello stomaco, scoperti in Siberia).
Altre zone ,come ad esempio il nord-America e la parte settentrionale dell’Europa, allora ghiacciate si liberarono altrettanto repentinamente dei loro ghiacci che, sciogliendosi, contribuirono all’innalzamento del livello del mare.
Lo stesso potrebbe essere successo per la calotta polare artica. Ora, coloro che sono più addentro in fatto di nozioni geologiche potrebbero obiettare che ultime stime fatte sulla calotta artica, col sistema di carotaggio in profondità, sembrano datare questi immensi ghiacciai a non meno di 5 milioni di anni fa, per cui ci sarebbe una discrepanza molto evidente con le date da noi citate sino ad ora. Tale discrepanza, di non poco conto, può essere spiegata adducendo che l’attuale calotta del Polo Nord non sia altro che ciò che sia rimasto di una zona polare ben più vasta, scioltasi durante quell’immane disastro.

Invece per quanto riguarda l’ipotesi di un’Antartide priva dei ghiacci all’incirca 12.000 anni fa abbiamo molti riscontri positivi, sia da analisi geologiche sia da strane mappe che la rappresentano in condizioni di disgelo, le quali non si sono verificate da almeno il 4000 a.C.
Un tale profilo del continente Antartico privo di ghiacci è stato rilevato da una spedizione, nell’Anno Geofisico del 1949, usando un sistema sismico a riflessione.

E’ curioso come Platone, nei suoi "Timeo" e "Crizia", ponga la fine del favoloso continente atlantideo a circa 11.000 anni fa, quindi una data compresa in quel lasso di tempo che gli scienziati concedono per l’ultimo scorrimento dei poli terrestri (10.500-13.000 anni fa).

I pochi superstiti di questo mitico continente (che non sarebbe mai scomparso ma solo coperto eternamente dai ghiacci: l’Antartide) si sarebbero sparsi per il mondo (ecco i vari miti dei semi-dei come Osiride, Oannes, Viracocha, Kukulkan, Quetzalcoatl) a spargere il seme delle loro conoscenze ai pochi, primitivi e impauriti sopravvissuti, rifugiatisi sui punti più alti della Terra per sfuggire alle acque, costruendo così le basi per civiltà come quelle mesopotamiche, egizia, centroamericane, fornendo loro il bagaglio di conoscenze astronomiche, ingegneristico, religioso e cartografico. Così andrebbe spiegato:

  • come mai l’agricoltura parve fiorire inspiegabilmente  in tutto il mondo contemporaneamente circa 9.000 anni fa

  • la perfetta conoscenza da parte di Sumeri e Maya del nostro sistema solare è stupefacente se rapportato al fatto che alcuni pianeti li abbiamo scoperti solo in quest’ultimo secolo e con appropriata attrezzatura

  • le piramidi, la Sfinge, Tiahuanaco, i blocchi di Baalbek, Teotihuàcàn, Macchu Picchu, Angkor

  • le mappe di Pirì Reis, Buache, Mercator, Fineo, tutte mappe geografiche copiate da antichi documenti originali che hanno una sola caratteristica comune: le nozioni geografiche in esse rappresentate non erano disponibili, a quanto si crede, prima di ogni umana forma di civiltà a noi storicamente conosciuta

 Tracce di una civiltà che poi sarebbe andata perdendosi e cadendo in uno stato d’abbrutimento in seguito ad altri eventi naturali, lotte interne (da ricordare come molti di questi semi-dei fossero costretti a fuggire dall’inasprirsi dei rapporti con le stesse popolazioni che avevano aiutato, o addirittura venissero uccisi- vedi Osiride), mancanza d’adeguata conservazione di tali conoscenze od altre cause a noi sconosciute.

TESTIMONIANZE

Sebbene non sempre accettate con opinione unanime dagli archeologi e dai geologi, alcuni esempi di tali chiare testimonianze si riscontrano:

-   nei blocchi megalitici di Sidi Gaber ad Alessandria in Egitto

-   nelle rovine sommerse di Dwarka, golfo di Cambay in India

-   nei “solchi di carro” e negli archi sommersi di Malta

-   nelle mura sommerse al largo di Taiwan

-   nei famosi megaliti giganti della “strada” di Bimini

-   nelle sorprendenti rovine al largo di Cuba

-   nel tempio di Yonaguni, Okinawa, a sud del Giappone: tra questi, uno dei più discussi ma nello stesso tempo famosi, misteriosi e stupefacenti rimane il complesso del “tempio” e delle altre strutture monumentali sommerse di Yonaguni.

 

DILUVIO UNIVERSALE  INIZIO DELL'AGRICOLTURA

Risalendo indietro nel tempo troviamo che, circa 12 mila anni fa, ebbe inizio uno sviluppo culturale umano che diede origine a quelle civiltà da cui discendiamo.

Se tentiamo di passare quella barriera temporale e risalire oltre quella data troviamo un vuoto archeologico privo delle tracce dei popoli che possono aver vissuto in tale periodo, quindi diviene impossibile ricostruire ciò che è stato.
D'altra parte non possiamo neanche escludere categoricamente che si sia sviluppata una forma evoluta di civiltà.

A dodicimila anni fa, quindi, si fa risalire la rivoluzione paleolitica: gli uomini iniziarono a coltivare la terra.
Questo fenomeno avvenne contemporaneamente in tutta la terra. Dopo più di centomila anni d’esistenza improvvisamente l’homo sapiens inizia a coltivare.
Perché non prima, perché non dopo, perché tutti assieme e contemporaneamente ma soprattutto perché gli uomini di tutto il mondo iniziarono a coltivare sulle montagne? Tutti sanno che si fa meno fatica a coltivare in pianura che in montagna, nessuno se non vi fosse obbligato dalla necessità coltiverebbe i terreni montagnosi.
I tre luoghi più fertili della terra sono la pianura Padana, la valle del fiume Giallo e il delta del Mekong, eppure l’uomo del paleolitico che è stato in grado di realizzare la più grande invenzione della storia, l’agricoltura, nonostante avesse tutta la terra di questo mondo a disposizione è stato tanto scemo da iniziare a coltivare in montagna.

 Il famoso botanico russo Nikolai Ivanovich Vavilov (1887-1943) scoprì che l’agricoltura ebbe inizio contemporaneamente in tutto il mondo negli altipiani oltre i 1500 metri d’altezza.
Questa scoperta coincide straordinariamente con le affermazioni di Platone nella Repubblica in cui dice che la civiltà nacque sugli altipiani e con le affermazioni del sacerdote Egizio citato nel Timeo secondo il quale dopo una catastrofe da acqua si salvano solo i montanari e la civiltà nasce di nuovo. Ma non è tutto, dagli studi di Vavilov e di J. R. Harlan si deduce che l’agricoltura iniziò circa 11.600 anni fa, la stessa data a cui Platone fa risalire la distruzione di un continente mitico, Atlantide. Platone dice che Atlantide fu distrutto 9.000 ani prima di Solone, se consideriamo che visse 2.600 anni fa abbiamo che la fine di Atlantide fu nel 9.600 prima dell’era volgare, 11.600 anni fa, esattamente la data calcolata dai botanici.

 Per spiegare il perché dell’agricoltura in montagna proviamo a pensare che cosa può essere accaduto quando l’asse terrestre si è spostato.

Supponiamo che un grosso meteorite abbia colpito la terra, nel luogo dell’impatto e per varie centinaia di chilometri tutto è stato immediatamente distrutto dall’urto e dall’energia sprigionatasi.
Poi l’asse terrestre ha iniziato a spostarsi provocando ovunque terremoti, crolli e frane, l’acqua degli oceani a questo punto spinto dalla massa dei continenti in movimento ha iniziato ad allagare le terre che si spostavano verso di lui e a ritirarsi da quelle che si allontanavano dalla posizione precedente.
Dopo essere penetrato nelle pianure il mare ritirandosi ha formato un’onda di dimensioni enormi che richiamata dal vuoto lasciato dal lato opposto degli oceani ha percorso varie volte la terra distruggendo tutto quello che trovava sul proprio percorso.
Finita la forza distruttrice le terre sotto i 1500 metri d’altezza si sono trovate allagate, o comunque inzuppate d’acqua di mare che, essendo salata, non ha permesso la coltivazione fino a quando, forse secoli o millenni dopo, l’acqua piovana non ha completamente dilavato il sale permettendo la coltivazione in zone più basse. Le prime coltivazioni fuori dagli altipiani e le prime civiltà sono dislocate lungo le valli dei fiumi partendo dall’alto. I pochi sopravvissuti a questo cataclisma furono, come scritto nel Timeo, le persone che in quel momento erano in montagna, oltre i 1500 metri.

Se una cosa simile succedesse oggi quante persone si salverebbero?
Pochissime, non sappiamo se sarebbero montanari rozzi come scrive Platone, ma di certo sarebbero pochissime e difficilmente e solo a prezzo di grandi stenti riuscirebbero a procurarsi da mangiare e a far rinascere la civiltà ripartendo dall’agricoltura “sugli altipiani”.

 

up