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 I MISTERI DELL'ANTICO EGITTO
(il trasporto delle grandi pietre)

 

 


La prospettiva con la Sfinge rende ancora più evidente l'imponenza della Piramide di Cheope.
  TRENTA ANNI PER UNA PIRAMIDE

In un celebre passo delle sue 'Storie' Erotodo racconta:
Cheope li ridusse alla più estrema miseria e comandò che tutti lavorassero a trasportare pietre dalle cave del Monte Arabico (Sinai) fino al Nilo, a ricevere le pietre trasportate con imbarcazioni attraverso il fiume e a trascinarle verso il Monte Libico. Lavorano a 100.000 uomini per volta, ciascun gruppo per tre mesi. E per il popolo trascorsero 10 anni di stenti, nella costruzione della strada lungo la quale trascinavano le pietre e delle stanze sotterranee sull'altura (di Giza) su cui sorgono le piramidi, che fece costruire su un'isola dopo avervi condotto intorno un canale derivato dal Nilo.
Per la Piramide dicono che passarono 20 anni. Essa venne eretta a guisa di gradinate; dopo che l'ebbero costruita in tal forma, elevavano le pietre rimanenti con macchine, alzandole da terra sul primo ordine di gradini; qui venivano collocate su un'altra macchina e tratte sul secondo gradino, e così via.
Furono quindi ultimate prima le parti più alte della piramide, e per ultima la base.
Sulla piramide è indicato quanto fu speso in ravanelli, cipolle ed aglio per gli Egiziani che vi lavoravano: 6.000 talenti.



E poi ... andò proprio così? ...


John Taylor, all'inizio del 1800, scoprì che dividendo il perimetro della Piramide per il doppio dell'altezza si otteneva un valore molto simile al pi-greco, che indica il rapporto costante tra la circonferenza ed il suo diametro.

Il pi-greco fu calcolato con esattezza fino alla quarta cifra decimale solo nel VI secolo d.C. Tramite questa scoperta Taylor calcolò il rapporto tra l'altezza ed il perimetro come uguale al rapporto tra il raggio polare terrestre e la sua circonferenza: 2 pi-greco.

Le scoperte di Taylor influenzarono non poco uno scozzese di nome Charles Piazzi Smith.
Smith calcolò il "pollice piramidale" come 1/25 di cubito.
Nel 1864 Smith partì per l'Egitto. Calcolò la posizione della Piramide a 30º circa di latitudine nord. L'ombra della Piramide spariva totalmente all'equinozio di primavera. Le sue misurazioni miglioravano il calcolo del pi-greco fino al quinto decimale. Il perimetro, in pollici piramidali, corrispondeva esattamente a 1000 volte 365.2 (il numero di giorni dell'anno solare) e questo ben 1500 anni prima che i Greci calcolassero il primo calendario, mentre i rapporti tra le lunghezze dei corridoi della piramide rivelavano addirittura alcune date fatidiche della storia del mondo.

Inoltre, sempre secondo Smith, la Piramide rivelava anche la distanza tra il Sole e la Terra se si moltiplicava la sua altezza in pollici per 10 alla nona potenza (10 a 9 era il rapporto tra l'altezza e la larghezza della Piramide).

Ovvero:
Analizzando i dati della piramide di Cheope è possibile scoprire una serie di "segnali" che sono ben lungi da poter essere considerati delle semplici coincidenze; qui di seguito ne riporto alcuni:

DISTANZA TERRA SOLE:
Si ottiene moltiplicando l'altezza della piramide per un milione.
PESO DELLA TERRA:
Si ottiene moltiplicando il peso della piramide per un miliardo.
PI GRECO:
Si ottiene dividendo il perimetro della piramide per la metà dell'altezza.
  IL TRASPORTO DELLE PIETRE.

Gli Egizi della IV Dinastia (attorno al 2600 a.C.), a cui si attribuisce la paternità della più grande e sofisticata opera in pietra della storia, in realtà, non lasciarono alcuna testimonianza scritta in proposito.

Gli egizi del III millennio a.C., poi, pur essendo architetti formidabili, erano pessimi matematici; infatti il famoso rapporto di  p-greco (3,141) tra il perimetro della base e l'altezza sarebbe un risultato fortuito.
Come fu possibile una tale precisione nei calcoli? E soprattutto come fu possibile superare alcuni problemi tecnici cruciali come: il sollevamento di enormi massi e il taglio e levigatura delle pietre?

Tanto che qualcuno al di fuori della comunità scientifica classica riconosce che le grandi piramidi non potevano essere soltanto le tombe dei faraoni.

Il soffitto a incorbellamento (già presente a Dahshur) della Grande Galleria e il tetto della Camera del Re Cheope, sono gravati da un peso mai sperimentato fino ad allora. E i particolari costruttivi degli interni denotano una capacità di spostare blocchi di decine di tonnellate in spazi ristrettissimi, con piccola manodopera.

Molteplici furono i tentativi di dimostrare la fattibilità dell'opera con le conoscenze di allora, ricorrendo alle costruzione di svariate macchine come argani di sollevamento, con pulegge e montacarichi di legno, o il fantomatico "elevatore oscillante", sia perché non si ha traccia di carrucole o ruote tra i reperti archeologici, sia perché tali metodi sarebbero troppo lenti.

E’ da scartare anche l’utilizzo in grande scala dei rulli di legno (se privi di cerchiature metalliche) per fare rotolare i massi, inefficienti su terreno sabbioso, per di più in un paese povero di legname resistente adatto allo scopo.

Autorevoli egittologi, tra cui Goyon, sostengono che è sufficiente tirare i blocchi su tregge di legno, delle slitte molto familiari agli egizi del Medio Regno, lungo rampe ascendenti poco ripide (circa 3° di inclinazione, 5% di pendenza) e ricoperte di argilla bagnata per renderle scivolose.
Se si stima, poi, la forza che ogni addetto al traino può presumibilmente esercitare, in modo continuo per un lungo periodo di tempo, tra i 10 e i 15 kg . Per un blocco di 40 t risulta un tiro di 12 t, che, ripartito su operai dalla forza media di 12 kg ciascuno, fa circa 1000 persone.

Ma il brillante Goyon si accorge che sono obiettivamente troppi (per problemi di manovra e di sovraccarico della rampa) e preferisce accettare un coefficiente minimo di attrito o addirittura sopprimerlo (testualmente, nel suo libro), riducendo così la forza a solo 2,5 t, la manodopera a 200 uomini.
Seguendo il suo ragionamento, se il piano fosse orizzontale, basterebbe dare una spintarella al blocco per vederlo levitare su questa magica rampa scivolosa. In questo modo, anche il trasporto dei blocchi più "piccoli" da 3 t risulta molto più agevole: 20 uomini invece di 80.

Ma non basta. Goyon deve tenere basso il numero degli addetti ad ogni squadra di traino perché altrimenti essi non potrebbero girare attorno alle curve a gomito della rampa, che, con una larghezza di 17 m, forniscono uno spazio utile di manovra in diagonale di circa 15-20 m. Inoltre, la rampa sarebbe costruita con mattoni crudi, cioè argilla impastata con paglia ed essiccata al sole, rinforzati con traverse di legno atte a conferire al rilevato resistenza a trazione, secondo una tecnica costruttiva (già nota ai Sumeri) documentata nel Nuovo Regno durante la XIX dinastia, 1000 anni dopo l’epoca delle piramidi.

Perciò i 1500-1800 uomini necessari a trasportare un blocco da 70 t, non solo non possono girare ad angolo retto (divisi in 15 file, devono comunque sviluppare le funi per 100 m in linea retta, poiché non vi sono carrucole), ma producono un ulteriore sovraccarico distribuito, superiore a 100 t, estremamente gravoso per una struttura, la cui sicurezza andrebbe calcolata con le formule prescritte in ingegneria geotecnica per la cosiddetta ‘terra armata’. Infatti il continuo bagnamento della superficie provocherebbe infiltrazioni nel corpo dell’opera ed i mattoni assumerebbero la consistenza plastica dell’argilla umida.

Ecco come la scienza moderna interpreta uno sconcertante enigma della civiltà umana.

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