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IL PIANETA X

 
 




Molti sono gli indizi che portano a pensare a pianeti esplosi ed entrati in collisione.

DEI O PIANETI?
Gli Egiziani con la parola "Horo", che significa "Falco", indicavano un pianeta. Il Falco vola alto nei cieli, dove appunto sono situati i pianeti.

Osiride, figlio di Nut, ha la sua origine nella parte orientale dei cieli.
Quando Seth lo uccide, prima di "tagliarlo" in pezzi che sparge ovunque lo"getta su di un fianco", proprio come accadrebbe urtando un pianeta.
Osiride giunge sulla Terra, indicata come un'isola situata tra le gambe di Nut, nuotando nelle acque celesti; ossia attraverso lo spazio celeste.
Dal Libro dei Morti si apprende che Osiride chiede al Dio Atum perché ha dovuto viaggiare "in un deserto che non ha acqua né aria, profondo, oscuro e impenetrabile". Una delle tante definizioni dello spazio.

Inoltre nei testi delle Piramidi Osiride viene descritto "grande e tondo, circolare e rotondo". Quindi è certo che per gli Egizi gli Dei sono Pianeti, anche per l'attributo "Neter" - "ntr", a loro assegnato, che veniva usato per indicare un pianeta, e Osiride era uno di quelli esplosi. I suoi frammenti colpirono la Terra lasciando al suolo detriti come le tectiti.
I geologi ritengono si sia manifestato un unico "fuoco globale". I racconti di Ermopoli riportano che la collisione primordiale fosse stata come "un'isola in fiamme" al centro di un lago. Un altro nome di Osiride era "Oceano" per l'acqua che si dice contenesse e che si riversò sulla Terra, dopo l'esplosione, provocando un grande diluvio. Quindi, per Alan Alford, il conflitto fra Osiride e Seth si riduce alla collisione fra due pianeti e molti sono gli indizi che emergono dai documenti antichi. Osiride possedeva un "Disco Alato", volava su un "Nar" provvisto di due occhi, mentre Seth possedeva uno "scettro" di due tonnellate; distrusse uno degli occhi di Osiride usando una "saetta luminosa". Horo da parte sua recise i "testicoli" di Seth, un riferimento ai suoi satelliti.
I testi egizi, misteriosi e impenetrabili, non forniscono informazioni precise circa la natura di questi occhi. Un Dio non può avere problemi di vista, quindi l'occhio assume un diverso significato, quello di Lune. Risulta inoltre che Osiride non è il solo a possedere "occhi", anche Nut madre del Dio era provvista di occhi "usciti dalle orbite".

Indagando riguardo a Seth si scopre che è una divinità egizia risalente al 3500 a.C.; descritto come un dio malvagio, bandito nei cieli. Signore del Cielo del Nord che sconfisse il serpente Apep. Veniva associato alla corona rossa del Nord e al colore rosso per una ragione tuttora sconosciuta. Van Flandern getta là un'ipotesi: Marte?
Nei testi delle piramidi si dice che la divinità si recò verso le Montagne dell'Oscurità. Cosa si vuole indicare con questo nome? Le acque dell'abisso, ossia lo spazio?
Sempre nei testi viene assegnato l'appellativo di "Lucente" alla piramide di Snefru; fatto che può essere riferito sia alla lucentezza di una stella, sia a quella di un pianeta esploso.

Vi è una sola piramide riferita ad una stella, quella di Abu Roach del re Djedefre, nome dato ad una stella Sehed; un verbo che significa "essere rovesciati". Riferito ad una stella non ha senso, ma il racconto che riporta la caduta di Geb, dal pianeta Nut, sulla terra cita: "viaggio nell'oscurità non riesco a vedere, cado e mi rovescio".
Secondo Alford, anche i Compagni di Horo si correlano a pianeti e lune frantumate in seguito alla battaglia cosmica, non a divinità in carne ed ossa.
Purtroppo, stranamente nelle effigi egizie non si trova mai raffigurata la morte di Osiride, ma le dissertazioni di Alford sono intriganti.

L'astronomia, le conquiste e le osservazioni spaziali forniscono un aiuto nella lettura di questi eventi.

LA BATTAGLIA DEGLI DEI:
LA TEORIA DEI PIANETI ESPLOSI - IL PIANETA X - NIBIRU

Quando si conoscevano solo sei pianeti un certo Daniel Titius fu attratto dalla distanza regolare delle loro orbite e dal divario esistente fra Marte e Giove coperto dalla cintura degli asteroidi. Enunciò una legge che in pratica era una equazione basata sull'osservazione dei pianeti conosciuti a quel tempo, secondo la quale ciascuno dei pianeti distava dal sole circa due volte la distanza del pianeta precedente. L'astronomo Johann Bode pubblicò la teoria nel 1778 e presuppose l'esistenza di un pianeta mancante fra Marte e Giove. Da segnalare che Plutone fu trovato, decenni dopo, proprio nel punto indicato da Titius. Fu nel 1802 che un altro astronomo, Heinrich Olbers, suggerì che il pianeta mancante era esploso formando gli asteroidi.

Secondo Thomas Van Flandern, astronomo ed ex direttore dell'osservatorio navale degli Stati Uniti, Marte era la luna di un pianeta chiamato "V" (il quinto), esploso circa 65 milioni di anni fa, di conseguenza risultano due i pianeti mancanti alle distanze 1,6 e 2,8 unità astronomiche. Nel 1995 è stata scoperta una nuova cintura di asteroidi oltre Nettuno prodotta dall'esplosione di un pianeta che potrebbe essere il famoso "Pianeta X".

La ricerca per accertare l'effettiva esistenza di questo Pianeta "X", posizionato oltre il sistema solare, è iniziata quando è stata scoperta una anomalia nelle orbite dei pianeti esterni. In tale ricerca è stato accertato che Plutone e Caronte sono in effetti doppi satelliti fuggiti da Nettuno e che la Luna di quest'ultimo, Tritone, possiede una rivoluzione a ritroso; deve aver ricevuto una spinta da una forza esterna per riuscire ad entrare nell'orbita di Nettuno.
I nuovi dati riguardanti la massa di Plutone e del satellite Caronte hanno accertato che le orbite di Urano e Nettuno sono state disturbate dalla forza gravitazionale di un corpo celeste non ancora identificato. Il satellite astronomico all'infrarossi IRAS ha segnalato un oggetto nella profondità dello spazio, grande quanto Giove che può essere un pianeta che orbita intorno al Sole. La NASA a suo tempo ha tenuto una conferenza in proposito specificando che tale corpo celeste potrebbe essere la causa dell'irregolarità nelle orbite di Urano e Nettuno. La ricostruzione al calcolatore propone che il pianeta "X" ha espulso Plutone e Caronte dalle loro posizioni di satelliti di Nettuno. È stato provato che gli asteroidi della fascia esistente fra Marte e Giove sono quanto rimane di un grande pianeta della stessa dimensione di Saturno.

Studi e indagini hanno accertano che si sono verificate almeno tre esplosioni all'interno del sistema. La prima è indicata 250 milioni di anni fa, la seconda 65 milioni di anni fa e infine la terza tre milioni e 200 mila anni fa. Sempre secondo Van Flandern esistevano due pianeti dove adesso vi sono gli asteroidi; uno siliceo, di tipo così detto "S", situato nella parte interna e l'altro carbonaceo, di tipo "C", nella parte centrale ed esterna.

Quindi riassumendo:
  • 250 (per alcune fonti si tratta di 336) milioni di anni fa un grosso pianeta, chiamato "K" da Van Flandern, esplode dove adesso si trova la fascia esterna degli asteroidi (provocando gli asteroidi di tipo C meteoriti del ferro). Il 90% delle specie sulla Terra saranno eliminate. Ceres, Pallas, Juno, Vesta possono essere lune di questo pianeta. Il periodo è il Permiano e Triassico.
  • 65 milioni di anni fa esplode un secondo pianeta chiamato "V", situato nella parte interna della cintura. Si verifica l'estinzione dei dinosauri. Marte e una luna, chiamata C, erano lune del pianeta. Il periodo è il Cretaceo Terziario.
  • 3,2 milioni di anni fa esplode la luna C che si trovava nella parte interna della cintura; è considerata l'origine delle comete che ancora percorrono il nostro sistema. Il periodo è il Pliocene Pleistocene.



  • LE TRACCE DI ESPLOSIONE DI PIANETI
    Diverse le tracce a suffragio dell'esplosione di pianeti.
    Un lato di Mercurio, quello esposto all'esplosione, riporta i segni della catastrofe. Gli asteroidi principali della cintura indicano proprio la loro origine proveniente da un'esplosione di due corpi celesti. Quando un corpo esplode produce un onda di materiale vaporizzato che si spande attraverso il sistema solare e si deposita su tutte le superfici incontrate lasciando una zona scura di carbonio, ciò che Van Flandern chiama l'"Assioma Nero".

    Su Venere è stata riscontrata un'abbondanza di Deuterio, derivato dell'idrogeno, conseguenza di un'antica presenza di acqua.

    La Luna, considerata compagna della Terra da quattro miliardi di anni e non catturata da essa data la sua mole, presenta magnetismo e radioattività nei campioni esaminati spiegabile solo con la teoria dei pianeti esplosi. È stata anche rilevata acqua ghiacciata trasportata su di essa in seguito all'esplosione di un pianeta acquoso.

    Un'esplosione spiega l'origine della magnetosfera di Giove e le sue emissioni radiofoniche potenti; il bloccaggio dei satelliti avvenuto quando la massa del pianeta era più piccola.

    La bassa densità di Saturno, la sua turbolenza, le tempeste e i venti violenti, i grandi punti bianchi vicino all'equatore, la natura della fonte di calore interna del pianeta, sarebbero spiegabili con la teoria dei pianeti esplosi. Una delle sue Lune, Japetus, presenta tracce dell'"assioma nero". Tracce non visibili sugli anelli, dato che questi sarebbero stati originati recentemente da un suo satellite andato in pezzi.

    Altra testimonianza l'inclinazione insolita di Urano, oltre 90°, che porta il pianeta a ruotare su di un lato, effetto di uno scontro con un altro corpo celeste.

    Tritone, luna di Nettuno, gira all'indietro rispetto a quest'ultimo e presenta regioni scure in conformità con l'"assioma nero".

    Come già detto, per Plutone e Caronte è stato accertato si tratti di due lune di Nettuno fuoriuscite quando si è verificato l'impatto con un altro corpo celeste. Plutone stesso presenta una massa scura concentrata in un emisfero.

    Il pianeta più esposto è sicuramente Marte, che riporta ancora sulla superficie le tracce della pioggia di detriti dovuti dall'esplosione; di piccole dimensioni è l'unico sopravvissuto a queste esplosioni, con grandi crateri di recente origine; grandi anche i vulcani e i canyon, a testimonianza di una grande catastrofe che ha causato la perdita di acqua e di atmosfera.
    Si calcola che a causa della relativa massa Marte ha orbitato intorno al "Pianeta V" mostrando sempre la stessa faccia, quindi l'onda d'urto ha colpito un solo emisfero.
    Ma il "Pianeta V" aveva anche un'altra luna, il "corpo C", esploso 3,2 milioni di anni fa, che causò certamente effetti meteoritici su Marte nello stesso emisfero interessato dalla precedente esplosione. L'esplosione del "corpo C" ha indotto l'acqua a saltare verso lo spazio, lasciando ampi segni sulla superficie di Marte.
    L'asse del pianeta ha subito un riorientamento dopo il secondo scoppio acquisendo una nuova posizione. Lo spostamento segnalato è di 90°.
    Le sonde spaziali rispondono in parte a queste supposizioni. Si evidenziano infatti linee costiere, fondali marini e fiumi, segni di onde. Secondo gli scienziati una volta Marte aveva un atmosfera a strati. Si è riscontrata un'abbondanza di Xenon 129, sottoprodotto della fissione nucleare originato dalle esplosioni, come quella del "Pianeta V". Non si riesce a fornire una spiegazione a tale fenomeno. I suoi paesaggi non sono di origine tettonico ma testimoniano il suo passato catastrofico. Nell'emisfero Nord la crosta ha uno spessore di uniforme di 35 chilometri nel sud, coperto di crateri, è spessa 80 chilometri. Nel Nord del pianeta si trova l'Olimpus, il più alto vulcano del sistema solare, e altri rigonfiamenti come l'Elysium e il Tharsis che, secondo gli scienziati, sono il risultato diretto degli effetti nell'emisfero opposto. Al bordo del Tharsis il canyon Marineris, profondo 7 chilometri, largo 200 che si allunga per 4500 chilometri.
    Phobos e Deimos sono in effetti asteroidi rimasti bloccati in seguito all'esplosione del "corpo C".
    La superficie di Marte è coperta da rocce ricche di ferro, materiale connesso ai nuclei dei pianeti.
    Van Flandern presume il "Pianeta V" abitato e che i suoi abitanti siano stati i costruttori delle strutture presenti nella zona di Cydonia. Questa la prova indiretta della catastrofe; la zona si trova infatti a destra del vecchio equatore e la famosa "Faccia" è perpendicolare a quell'equatore, orientata sul nord-sud polare. Non è un caso né un effetto naturale, ma decisamente artificiale. L'intera regione è situata a 41° latitudine Nord e a 10° longitudine Ovest. La zona è ricca di strutture artificiali: la piramide di Di Pietro e Molenar, la fortezza, ed altri monumenti costruiti da una civiltà avanzata spazzata via dall'esplosione del "Pianeta V".

    IL PIANETA T
    A mezzo del computer Van Flandern e Harrington hanno determinato che la posizione attuale di Nettuno e Plutone sarebbe la conseguenza di un incontro con un pianeta intruso di una massa di due volte e mezzo la Terra, spinto dalla forza di una stella nana che passava nei pressi di quel pianeta rimasto bloccato in un orbita eccentrica intorno al sole, chiamato "Pianeta X".
    In effetti una simile forza può avere spinto un pianeta verso il nostro sistema costringendolo a ripetuti incontri prima di venire nuovamente rigettato. L'incontro con i pianeti del sistema è considerato inevitabile data la sua orbita instabile e contraria che in seguito può averlo portato fuori del sistema.
    Ma le esplosioni presentano un intervallo molto ampio l'una dall'altra da escludere che siano opera dello stesso pianeta.
    Di conseguenza Van Flandern pone due pianeti oltre Nettuno che chiama "X" e "T". Pensa che tali pianeti siano esplosi dopo che si era alterato il loro nucleo, come conseguenza di precedenti collisioni con i pianeti del sistema solare, formando l'altra fascia di asteroidi fuori dal sistema solare. Ovviamente sono calcoli matematici e nessuno può asserire sia in effetti così, ma oggi l'orbita del Pianeta "X" sarebbe cinquanta o cento volte più distante dal sole.
    Gli indizi scientifici ci dicono che il Pianeta "X" sia esistito ma che è improbabile sia ancora imprigionato nel nostro sistema solare e si sia nel frattempo trasformato nella cintura degli asteroidi che girano nello spazio oltre Nettuno a causa della sua esplosione. Infatti, secondo le stime, questo decimo pianeta non può continuare a girare all'interno del sistema a causa del potenziale di Giove la cui gravità è talmente forte da eliminare un altro corpo celeste.

    RIFERIMENTI NEGLI ANTICHI DOCUMENTI
    Seguendo il ragionamento di Van Flandern i pianeti all'epoca delle Prima Era erano nove. La famosa Enneade.
    Eliminando i satelliti come Marte e Plutone, considerando Mercurio come una luna di Venere, inserendo i pianeti V e T situati ad una distanza di 1,6 e 2,8 unità astronomiche, si ottengono undici pianeti.

    Molteplici negli scritti e documentazioni antiche i riferimenti ad undici pianeti.
    Il Libro dei Morti dice che nove divinità governavano l'ovest e distingueva gli dei dell'est da quelli dell'ovest.
    I Pianeti T e X erano esclusi dall'Enneade.
    Esiste un sigillo posto sulle entrate delle tombe reali dell'antico Egitto con un disegno di uno sciacallo e nove prigionieri. Dal momento che il re impersonava Horo e Seth i pianeti divengono undici. Simile alla storia dei nove arcieri, considerati nemici del faraone, ove il governante degli archi era lo sciacallo. Abbiamo di nuovo il numero undici.
    Sopra i sandali di Tutankhamen vi erano decorati nove arcieri in modo che il re potesse calpestare i nemici. Ancora una volta si raggiunge il numero undici. In pratica tutti riferimenti al sistema solare all'epoca dello Zep tepi.

    Una similitudine con l'Enuma Elish babilonese che enumera undici pianeti elevati a divinità.
    Fra essi Tiamat, dea dell'acqua, un pianeta acquoso che fornirà l'acqua alla Terra, assimilata all'Oceano Osiride, il Tehom della Genesi. Lo smembramento di Osiride ricorda Tiamat spaccata in due e la testa di Nut, anch'essa fu spaccata in due come ci narra il Libro dei Morti.
    Riaffiora nei due Pantheon il concetto delle otto divinità che portarono la luce; l'egizia Ermopoli, la Kemenu, era la città degli otto.
    Secondo l'Enuma Elish si segnalano mutamenti dell'orbita terrestre. Marduk si lamenta perché le regole sono state scardinate e le sedi degli Dei celesti. Le stelle del cielo sono mutate e non sono ritornate nelle loro originarie posizioni. In conseguenza di questo, secondo Van Flandern, Venere ha mutato il suo moto rotatorio portandolo a 243 giorni; causato da qualcosa di diverso dal sole.

    Il cilindrico accadico del 3000 a.C. presso il Museo Statale di Berlino raffigura 11 globi intorno ad un altro a sei raggi. Curiosamente Plutone è indicato come un satellite di Saturno e fra Marte e Giove si vede un grosso globo tre volte più grande della Terra.
    Quindi nelle saghe dei popoli celate da simbolismi, o epiche religiose inerenti alla creazione troviamo commemorati questi episodi. L'Enuma Elish babilonese è una di queste e parla chiaramente della collisione del Pianeta "X", chiamato Nibiru, con uno dei pianeti interni, Tiamat, che ne produce la rottura in due parti; della Terra originata da una di queste, una volta deviata su di una nuova orbita.

    Ma rimanendo obbiettivi dobbiamo registrare che anche qui si tratta di interpretazioni.
    Secondo le leggi della dinamica celeste è impossibile che un pianeta "X" abbia fatto deviare la Terra in un'orbita diversa, dato che la nuova orbita, quella attuale, non ha mantenuto nessun punto in comune con la precedente; quindi resta difficile per l'ufficialità considerare tali resoconti come prove alle ipotesi formulate.

    IL DILUVIO UNIVERSALE COSMICO
    Dalla ricerca delle cause che possono aver scatenato il famoso diluvio universale è stata presa in esame anche la vicenda di Nibiru, che può benissimo, dopo essere stato catturato dal sistema solare, aver interagito con gli altri pianeti e seguito ogni volta un percorso diverso avvicinandosi in tal modo a Venere e alla Terra.
    Un antico testo mesopotamico narra di un allineamento di sette pianeti "che irruppero nella fascia celeste". Marte, Giove, Saturno, Urano, Nettuno, Plutone e Nibiru. Curioso ciò che dichiara Beroso, storico babilonese, "quanto ereditato dalla terra verrà consegnato alle fiamme quando i cinque pianeti si riuniranno nel Cancro disposti in un'unica fila. Quando lo stesso allineamento avrà luogo nel Capricorno noi correremo il pericolo del diluvio".
    L'ipotesi del pianeta esploso spiega perché Nibiru ha un'arma chiamata "diluvio universale" credenza comune che un pianeta acquoso esplodendo liberò una massa enorme di acqua che si riversò sulla Terra.
    Se Nibiru fosse passato nel mezzo fra Venere e la Terra si sarebbe avvicinato a quest'ultima ad una distanza sufficiente per provocare una sorta di campo energetico in grado di causare uno sconvolgimento a livello tettonico. I terremoti potrebbero aver prodotto lo scioglimento e lo spostamento delle calotte polari e un movimento violento delle acque dell'oceano.

    ANOMALIE DELLA TERRA E DELLA LUNA
    Una conferma indiretta di una collisione viene da alcune anomalie riguardanti la Terra e rimaste senza spiegazione. Le masse terrestri sono concentrate su una parte, le masse oceaniche sull'altra metà. Non vi sono riscontri del genere in altri pianeti. La crosta terrestre sulla terraferma è spessa circa trenta chilometri, le montagne sprofondano fino a sessanta e sotto l'oceano la crosta è di soli otto chilometri. La Terra possiede meno della metà della crosta che dovrebbe avere, avvalorando quanto narra l'Enuma Elish.
    La crosta oceanica è antica di duecento milioni di anni, quella continentale risale a quattro miliardi.

    Cosa altrettanto curiosa sembra che quattro miliardi di anni fa un evento catastrofico abbia generato la Luna; sulla cui superficie sono state trovate rocce, note come breccia, che si sono fuse a causa di un improvviso ed elevato calore. La romantica Selene presenta una massa troppo grande per un satellite. Sarebbe divenuto un pianeta e per questo i Sumeri lo annoveravano fra i pianeti. Infatti nell'epopea dell'Enuma Elish lo era, prima dello scontro con Marduk.

    Le comete sono considerate detriti del processo di formazione del sistema solare che girano su molti piani e in direzione opposta agli altri pianeti. Orbitano tutte in senso orario e hanno un origine comune, provenendo dalla frantumazione di un corpo intorno al sole nella zona in cui si trova la fascia degli asteroidi, la luna C del Pianeta "V". Per l'Enuma Elish sarebbero i satelliti di Tiamat che vengono frantumati e proiettati in nuove orbite.

    Nell'Enuma appare una contraddizione: come può Marduk essere al tempo stesso Nibiru, dal momento che in un passo è scritto che Marduk fonda la sua stazione in Nibiru, che controllerà gli incroci di cielo e di terra, in modo che gli Dei non possano attraversare sopra e sotto ma attendere su lui. Questo suggerisce che Nibiru non era un pianeta o una cometa conosciuta ma una manifestazione del pianeta esploso, tema delle religioni del Medio Oriente antico. Secondo la credenza degli Egiziani e dei Sumeri, il dio che impersonava il pianeta esploso aveva posto i fondamenti della Terra all'inizio del tempo. Così Nibiru ha controllato gli incroci come il dio sumero Utu. Ciò spiegherebbe perché i testi mesopotamici si sono riferiti spesso a Nibiru come una "stella visibile all'apparenza rosso scuro che il cielo divide in due".

    Sembra che nel 200 a.C. Nibiru, raffigurato come un disco con due ali, passò nel nostro sistema per l'ultima volta descrivendo un'orbita al di là di Marte. A tale distanza appare come un puntino luminoso e se nessuno sa della sua esistenza, non sapendo dove guardare, non se ne accorge. Quindi, se all'epoca gli antichi osservavano i cieli, significa che ne erano a conoscenza. Da quel tempo Nibiru svanisce e non fornisce storicamente tracce della sua presenza.

    Nel 200 a.C. la cultura Chavin declina. Teotihuacan ferma la sua attività industriale, e non si registra più la presenza degli Dei. Per la prima volta l'orbita del pianeta avrebbe coinciso con la fine di un ciclo precessionale, ossia 2160 anni. Un fatto importante. Dovrà forse passarne un altro per avere altre notizie? Sebbene la ricerca del Pianeta "X" non ha fornito ancora certezze, negli ultimi anni è stata accertata la presenza di una cintura di asteroidi lontano dalle orbite di Nettuno e Plutone; per tale motivo si è propensi a credere che il Pianeta "X" esista nell'enorme massa di questo anello di asteroidi.

    La simbologia numerica egizia, la riproduzione in terra di quanto stava in cielo secondo il dogma "così sotto, così sopra", il trasformare eventi celesti in un credo religioso che è durato tremila anni, fa presumere che gli Egizi fossero a conoscenza di un pianeta esploso attraverso il retaggio di una razza perduta o a causa del ritrovamento di meteoriti rossi che ricordavano i "capelli" del dio Seth.

    In qualità di esseri complicati formuliamo ipotesi complicate nel cercare una spiegazione accettabile che convinca gli egittologi a non perdurare nella loro ostinata interpretazione; ma forse la spiegazione è molto più semplice.

    Non è da escludere che gli Egizi abbiano trovato la famosa "Sala dei Documenti", quella stanza segreta che tutti indicano sotto la piana di Giza, e siano venuti in possesso di antiche avanzate conoscenze depositate per i posteri.

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