Sono talmente numerose che si possono trovare anche
abbandonate lungo le solitarie strade periferiche a sud della capitale San José.
Solo una minoranza si trova ancora nel suo alloggiamento originale, sepolte nel
terreno o fra la vegetazione a causa del loro considerevole peso.
Non si comprende perché siano state sparse per migliaia di chilometri, anche in
luoghi lontani dalle zone abitate e a volte inaccessibili per l'uomo.
Furono scoperte per la prima volta durante il disboscamento
della foresta, operato dalla United Fruit nord americana per impiantare
piantagioni di banane. Durante i lavori iniziarono ad apparire decine e decine
di sfere. Il luogo fra l'altro è uno dei più inospitali e selvaggi dell'America;
vi proliferano serpenti e ragni fra i più velenosi e insetti fastidiosissimi.
Molte sono state scoperte nel delta del fiume Diquis, ma anche a Palmar Sur,
Buenos Aires, nel Guanacate. La maggior parte è stata rinvenuta a Palmar Sur.
Finora nessuno è stato in grado di
stabilire con precisione a quale epoca risalgono, nessuno sa chi le ha scolpite
e il motivo di questo notevole lavoro.
Esaminando il materiale con il quale sono costituite, si
presumono antiche di duemila anni. Le proporzioni geometriche sono pressoché
perfette: con quattro metri e mezzo di circonferenza si verifica uno scarto di
soli 6 millimetri; tale precisione fa desumere che la popolazione produttrice
conoscesse la matematica. Il tipo di granito usato proviene da luoghi lontani;
la cava più vicina si trovava su monti a 50 chilometri dal delta del Diquis: un
vero mistero il loro trasporto e la collocazione.
Se gli artefatti venivano formati nella cava non era affatto facile controllare
la discesa delle sfere di sedici tonnellate. Non era semplice neanche lo
spostamento, attraverso luoghi impervi, dei blocchi di pietra di 3 metri di lato
dal ragguardevole peso di ventiquattro tonnellate, dai quali si ricavavano le
sfere più grandi.
Alcune sfere sono state ricavate dal "coquina", pietra simile al calcare
presente sulla foce del Diquis, più semplice da trasportare utilizzando alcune
zattere. Il loro peso senz'altro ha determinato la difficoltà del trasporto
tant'è che a causa della loro mole sono sprofondate a poco a poco nel corso di
duemila anni nel terreno dove sono rimaste fino al momento della loro scoperta.
Per quanto riguarda il metodo di lavorazione usato, è stato
dedotto dagli studiosi, osservando la manifattura degli oggetti in oro
rinvenuti, che la pietra veniva sottoposta ad alte temperature e successivamente
raffreddata. Questo metodo permetteva la rimozione degli strati esterni.
L'ultima levigazione veniva eseguita con sabbia o con cuoio.
Ne sono state ritrovate a centinaia, concentrate per lo più nella regione
meridionale nei pressi di un paese chiamato Bolas, che non a caso significa
"Sfere".
L'unico che ha cercato di fornire una
plausibile spiegazione a questi strani reperti è stato lo studioso
russo Ivan Zapp.
Studiando la carta geografica del luogo si avvide che tracciando una rotta da
Bolas, si giungeva a Uvita sulla costa del Pacifico, altro importante luogo ove
si trovavano moltissime sfere.
Uvita è lo stesso sito citato da Lothrop, archeologo dell'università di Harward,
che ha studiato a lungo il fenomeno. Le pietre sono state quasi tutte rimosse ma
la cittadina era stata un importante porto pre-colombiano. Prolungando le linee
sulla carta, si incrociava il Monte Chiripò di 3.800 metri, zona attualmente
divenuta parco nazionale. Sul monte c'è un sentiero chiamato "Sentiero del
camposanto della macchina dell'oro".
Una leggenda racconta che vi fu sepolto migliaia di anni fa un oggetto definito
una "macchina volante". Sulla sua vetta esistono le tracce dell'intervento umano
sulle pietre conosciute come le "creste".
Nonostante che le sfere siano state rimosse dal luogo di origine, attraverso le
testimonianze dei nativi e sulla base di quelle trovate ancora in loco, è stato
possibile annotare sulle carte la loro iniziale ubicazione. Di conseguenza sono
state stilate, da Samuel Lothrop, nuove mappe che riportano il punto esatto in
cui erano state situate queste sfere. È emerso, così, che queste
erano allineate con le stelle e indicavano rotte navali
sconosciute che partendo dal Costarica, toccano le Galapagos e arrivano fino
all'isola di Pasqua. Quindi le sfere dovrebbero indicare le stelle che
guidano i marinai attraverso l'oceano e anche dove fare scalo durante il lungo
viaggio verso l'arcipelago della Polinesia. Sembra che alcune di queste rotte
attraversino gli oceani e conducano fino all'Asia Minore.
Una dimostrazione indiretta che le sfere segnalavano rotte
marine ci viene dal libro di David Lewis "We the navigators", nel quale l'autore
racconta che gli antichi navigatori polinesiani si chiamavano "Teuvitas" e
insegnavano ai loro figli come riconoscere le stelle che servivano come punti di
riferimento per raggiungere terre lontane.
Per far questo usavano delle pietre con le quali indicavano dove si sarebbe
trovata una determinata stella in un dato giorno dell'anno. Il giorno della
partenza veniva indicato dall'allineamento delle pietre con le stelle che a loro
volta tracciavano la rotta da seguire per giungere al luogo desiderato.
Nel podere "Il silenzio", a Palmar Sur, un gruppo di quattro sfere,
lasciate nel loro punto originale, forma un quadrilatero con direzione nord-sud.
In questo luogo si trova anche la sfera più grande il cui diametro supera i 2
metri.
A venti chilometri dalle coste del Costarica si trova l'isola
di Cano, riserva biologica del Parco Nazionale di Corcovado, di circa duecento
ettari, un tempo sacra necropoli indiana. Anche qui vi sono numerose sfere di
pietra simili a quelle del Diquis.
Comunque il mistero rimane senza
soluzione perché non vi è niente di certo, siamo all'oscuro del
perché di questa strana lavorazione, non sappiamo chi furono gli artefici e
quale tecnica usarono per ottenere una perfetta sfericità da pietre di venti
tonnellate.
La loro rimozione per trasformarle in oggetti ornamentali non ha facilitato la
ricostruzione della loro storia, anzi ha dato adito a speculazioni di ogni
genere.
Ricercatori come Eric Von Daniken le presentano come raffigurazioni di oggetti
volanti dalla forma sferica, più idonei, a suo dire, per intraprendere viaggi
interstellari. La forma sferica, col suo movimento rotatorio, darebbe origine a
una forza di gravità artificiale così da permettere all'equipaggio di viaggiare
comodo e sicuro. Per sostenere la tesi, vengono presentati i disegni di
astronavi sferiche, dei grafici, delle collane di fantascienza. Viene citata una
serie di reperti archeologici che si riferiscono a raffigurazioni di oggetti
sferici.
Nel Museo Antropologico di Città del Messico, sopra un attrezzo da cerimonia si
può osservare un dio al centro di una sfera; il famoso Disco Azteco viene
presentato come la raffigurazione di un astronauta dentro una sfera. Nei sigilli
sumeri gli Dèi fuoriescono da sfere o, addirittura, le cavalcano.
In Egitto, nella Valle dei re, e nel Tempio di Luxor si
trovano sfere alate.
La famosa stele di Naram-Sin riporta in alto il Sole, la Luna e una sfera
volante.
Le
sfere del Costarica non sono i soli reperti sferici in pietra ritrovati, se ne
possono osservare altri, seppur di foggia diversa e non perfettamente sferici,
sparsi sulla spiaggia di Moeraki, in Nuova Zelanda.
Reperti simili sono stati casualmente dissepolti in Serbia
nei pressi di un fiume. Le sfere presentano un diametro compreso fra i 30 cm e i
3 metri.
Anticamente nel territorio era presente la cultura Vinca (4.500 a.C.) di cui
rimangono rappresentazioni di divinità simili a quelle di Ubaid e Sumere. Le
sfere rinvenute non si possono ascrivere a tale cultura.
Oltre che ipotizzarle come rappresentazioni di "navi extraterrestri" si
considerano oggetti di culto, indicatori di siti astronomici, oppure
"accumulatori di energia tellurica".
Sono solo supposizioni, ma è singolare che le sfere rinvenute in Serbia sembra
emettano vibrazioni di natura elettrica, registrate anche dagli apparecchi
audiovisivi.
Le sfere Costaricane risalgano sicuramente a tempi molto remoti ma non certi
e si suppone che siano i resti di un'antica e avanzata cultura marinara andata
perduta nel tempo.