Dopo Marte la sonda Phobos 2 iniziò a fotografare una delle lune marziane, quella dalla quale prese il nome. Mentre svolgeva questo compito interruppe misteriosamente le trasmissioni; era il 27.3.1989. La Tass scrisse: "Un oggetto sconosciuto si è avvicinato alla sonda prima che perdesse il contatto con il controllo a terra".
I misteri di
Marte
un cilindro o un oggetto rotondo dentro un cratere; due oggetti rettangolari uniti assieme come un martello, una superficie che presenta una strana linea curva, simile alla parte anteriore di una conchiglia, che fa pensare al mascheramento dell'ingresso di ambienti sotterranei. suggestive tracce lineari parallele nella "Nirgan Vallis" suggeriscono il trasporto di pesanti macchinari. chiara, innegabile, la punta di un tetraedo, le cui effettive misure sono solo immaginabili visto che la sua base è protetta da milioni di anni dalla sabbia adagiata ai suoi lati. Potrebbe essere più grande della Grande Piramide di Giza. in una delle tante foto si osserva un fascio di luce che fuoriesce da una collinetta, parte esterna e finale di un tunnel, in un'altra una potente sorgente luminosa, prove lampanti circa l'uso di moderne tecnologie. ben riconoscibili le sedi di agglomerati urbani; la zona di Cydonia è la più famosa con le piramidi e la sua enigmatica faccia, altrettanto la "Città Inca" qui visibile anche in una immagine ravvicinata; ma vi sono altre zone che mostrano reticolati tipici dell'urbanizzazione del territorio come la grande struttura urbana vicino ad "Ares Vallis". Non meno intrigante la regione di "Syrtis Planum", ove appare una estesa zona con molte formazioni geologiche difficilmente classificabili come formazioni naturali e che fanno pensare ad i resti di una zona urbanizzata. A tale proposito vale ricordare quanto affermato da Sitchin, dopo aver osservato le foto della sonda Phobos 2; egli ha osservato simili strutture in molte zone di Marte e non ritiene che costruzioni delineate da angoli e linee rette possano essere naturali ma piuttosto artificiali. Molti libri riproducono la foto del Mariner 9, N. 4209-75, classificandola "Terminal di un aeroporto", che occupa un area di 25 km2. Sempre dal Mariner 9 giunge la foto pubblicata da Carl Sagan nel suo libro Cosmos che riprende alcune piramidi in una zona di Marte. Sembra che le piramidi siano le costruzioni più numerose sulla superficie marziana. Ovviamente "qualcuno" parla di immagini distorte, ritoccate, truccate, ma le foto sono state estrapolate direttamente dai siti MSSS della NASA. Attraverso quelle immagini riaffiorano, dalle sabbie marziane che le ricoprono, astronavi di grandi dimensioni, immobili testimonianze di civiltà perdute. Dagli archivi del MSSS, Efrain Palermo ha estratto la foto di una nave spaziale di forma triangolare insabbiata in una vasta area pianeggiante e desertica. Nell'osservazione della prima foto in alto a sinistra, risulta evidente che lo scafo ha effettuato un atterraggio di fortuna forse in seguito ad un'avaria, impattando duramente al suolo. La sua lunghezza raggiunge i cento metri. Gli esperti suggeriscono che la sua direzione viene indicata dalla zona più chiara, a forma di ventaglio aperto, effetto dell'esplosione avvenuta nel lato destro del velivolo. La zona indica la diffusione dei detriti in seguito allo scoppio. La nave proveniva dal lato superiore sinistro ed era diretta vero il lato in basso a destra. Nella zona più chiara, segnata dai detriti, si nota un lato e il dietro dell'oggetto; è ben visibile anche la vera scia lasciata sul terreno dalla manovra d'atterraggio, indicata da solchi paralleli e causata dal sistema di propulsione. Sul lato destro un prolungamento sospeso proietta un ombra sulla superficie marziana, ed al centro dello scafo una croce scura, poco al di sopra di una depressione, forse causata dall'esplosione. L'astronave ricorda il TR-3B fabbricato a metà degli anni ottanta a Groom Lake su progetto finanziato dal NRO, NSA e CIA. Edgard Fouche ha dichiarato che il TR-3B è frutto di retro ingegneria aliena; misura 180 metri ed è provvisto di un rivestimento esterno capace di modificare il potere riflettente, assorbe il radar e lo inganna celandosi ad esso, o facendo in modo che lo strumento rilevi informazioni errate. Dotato di un anello circolare che circonda l'equipaggio, riempito di plasma basato sul mercurio che come superconduttore altera la gravità interrompendone l'attrazione. Ha fatto gridare all'ufo per molti anni; basta ricordare gli avvistamenti di velivoli triangolari in Belgio e nei pressi dell'Area 51. Un altro oggetto volante "alieno" lo si osserva nella foto che ritrae il sistema di canyon della "Valle Marineris". Apparso anni fa nel sito The Enterprie Mission di Hoagland a firma di Michael Bara. Di forma ovale, simile al guscio di una testuggine o di un grosso trilobite preistorico, misura novecento metri di lunghezza, nove di larghezza e trentasei di altezza. Viene classificato come una nave spaziale da crociera utilizzata per scopi turistici perché la zona di Marineris è in effetti stupefacente e si presta a visioni panoramiche da mozzare il fiato. Se in tempi remoti Marte era un pianeta simile alla Terra l'effetto doveva essere straordinario. Sono visibili enormi finestre di nove metri per trentasei nella parte anteriore, si nota la dorsale aerodinamica centrale. Dai segni di erosione gli esaminatori hanno stimato che la nave si trova in quel punto da centinaia di migliaia di anni, costretta ad un atterraggio forzato in seguito ad un'avaria. Si è ben preservata perché il canyon l'ha protetta dal vento. Al suo interno potrebbe essere tutto come lo era al tempo dell'impatto e qualche Indiana Jones sogna di mettere piede su quell'astronave. Possiamo affermare che si tratta di scafi alieni perché ipotizzare che astronauti russi o americani siano giunti sul pianeta e abbiano subito incidenti in fase di atterraggio, è pura e semplice fantascienza. L'attuale tecnologia terrestre, quantomeno quella nota, non è idonea a trasportare gli uomini e i mezzi necessari a instaurare una base su di un lontano pianeta della nostra galassia. Chi dunque abitava, o abita, su Marte?
Le prove della vita Le sonde Viking trovarono nel 1976 le prove dell’esistenza di microbi su Marte ma la NASA diede un’interpretazione errata dei dati raccolti che finirono sepolti in un archivio. A rivelarlo è un ex scienziato dell’agenzia spaziale USA, Joseph Miller, oggi docente di neurobiologia all’università californiana di Los Angeles. Il braccio robotico di una delle due sonde scese su Marte raccolse dei campioni di terra marziana che vennero poi messi dentro un contenitore dove venne iniettata una soluzione di carboidrato radioattivo. L’ipotesi degli scienziati era che se nelle zolle di terra vi fossero stati degli organismi viventi questi avrebbero consumato il carboidrato e rilasciato carbonio radioattivo sotto forma di gas. Compito della sonda era di misurare queste emissioni di gas. Dopo nove settimane di esperimenti non vi fu più alcun dubbio sulla presenza di emissioni di gas ma gli scienziati della NASA ritennero che non era dovuto all’esistenza di organismi viventi ma solo ad una reazione chimica causata dalla presenza di perossidi nelle zolle. Miller ha riesaminato questi dati, arrivando alla conclusione che la NASA si sbagliò. I dati sulle emissioni di gas che Miller ha trovato negli archivi dell’Ente spaziale registrano infatti un ciclo di 24,66 ore - ovvero la durata esatta di un giorno marziano - con il picco delle emissioni di giorno mentre di notte cessa del tutto, esattamente come avviene per molti organismi terrestri come ad esempio la muffa del pane. Inoltre la quantità di gas di carbonio rilasciata dalle zolle aumentò nel corso dell’esperimento per calare improvvisamente quasi fino ad azzerarsi quando la temperatura della zolla venne artificialmente portata a 160° Celsius. "Ciò che avvenne fu che il calore uccise gli organismi viventi" assicura Miller. "Mi auguro che questi dati spingano la NASA e le agenzie spaziali europee - ha dichiarato Miller - a riprendere gli esperimenti biologici su Marte".
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