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  I MISTERI DELL'ANTICO EGITTO
(anacronismi tecnologici)

 

 

La stele dell'inventario

Verso la fine del XIX secolo, l'egittologo Auguste Mariette, scavando nei pressi della Grande Piramide in un tempietto detto la "Casa di Iside", ha trovato una stele che venne indicata come la Stele dell'Inventario.
La traduzione di quel documento riservò una sorpresa perché nella stele Iside veniva indicata come "la Signora della Piramide" e vi si affermava che al tempo di Cheope, una piramide, la Sfinge, il Tempio a valle della Seconda piramide ed altre strutture erano già presenti sulla piana di Giza.
La stele venne datata almeno al 1500 a.C. circa ed il contenuto della stele risultò convincente per diversi egittologi come Auguste Mariette, Sir M.Flinders Petrie, Wallis Budge ed altri, ma gli egittologi delle epoche successive contestarono quella lettura ed attribuirono il suo contenuto alla fantasia del suo compilatore.
Voglio precisare chi erano gli egittologi ricordati, a sostegno della loro competenza e credibilità.
Auguste Mariette è stato uno dei primi traduttori dei "Testi delle Piramide", ha gettato le basi per la realizzazione del Museo Egizio del Cairo e l'Egitto gli fu tanto riconoscente da onorarlo con il titolo di Pascià, alla sua morte lo fecero collocare in un sarcofago e gli dedicarono una statua che possiamo ancora vedere nel cortile del Museo Egizio del Cairo.
Sir M. Flinders Petrie è stato considerato il "padre dell'egittologia britannica", ha lavorato per decenni in Egitto effettuando scavi, misurazioni e catalogazione dei materiali rinvenuti, a Londra c'è una fondazione ed un Museo dedicati ai suoi lavori.
Sir Wallis Budge, è stato conservatore del Museo Egizio di Londra, ha lasciato, fra le altre cose, un dizionario dei geroglifici utilizzato ancor oggi.


 STRANI RITROVAMENTI

Un passo avanti significativo sarebbe quello di riconsiderare, almeno, le conoscenze metallurgiche normalmente attribuite agli Egizi, contraddette da alcuni oggetti di bronzo e da una lamina di ferro ritrovati in un condotto della Grande Piramide.
  • Una vasta produzione di vasellame in diorite, basalto e quarzo rinvenuta a Saqqara e a Naqada, risalente ad epoca predinastica (4000 a.C.), è ancora più inconcepibile.
  • Diverse coppelle sono incise con iscrizioni nettissime spesse 0,16 mm (prodotte perciò con punte resistentissime da 0,12 mm).
  • Vasi, anfore e altri oggetti comuni sono arrotondati e modellati con simmetria in un modo che si può ottenere solo con la lavorazione al tornio, presentano una superficie perfettamente levigata, quasi lucida.
  • Una lente di cristallo è talmente perfetta da sembrare molata meccanicamente.
  • Alcuni recipienti hanno un elegante collo allungato e sottilissimo, e sono internamente cavi: questo significa che la roccia è stata scavata da fuori, attraverso un’apertura che non permette nemmeno il passaggio di un dito, un’operazione che anche oggi è semplicemente impossibile.
Questi, rinvenuti nel XIX secolo, furono "smarriti", e saltarono fuori dai sotterranei di un museo nel 1993.

Secondo tradizioni antichissime, i costruttori delle piramidi avevano lasciato strumenti di ferro e armi che non arrugginivano, e vetro che si piegava senza rompersi, e strane formule magiche.

Stanze segrete

Recenti scavi e ritrovamenti sembrano dimostrare che all'interno della Grande Piramide di Cheope si trovino delle stanze segrete, custodi dell'esistenza di un'antichissima, perduta civiltà. Ma le autorità del Cairo mettono a tacere ogni cosa.

Nel marzo del 1993 un robot meccanizzato di fabbricazione tedesca, l'Upuaut II (colui che apre la via', in egiziano antico) scopriva, al termine di un lungo cunicolo sotterraneo all'interno della piramide di Cheope in Egitto, una piccola porta di marmo o calcare, con fissate sopra due maniglie di rame. In quel momento la spedizione archeologica tedesca guidata dall'ingegnere di robotica Rudolf Gantenbrink di Monaco esultò. Era stata scoperta una stanza segreta all'interno della Grande Piramide. Chissà quali misteri erano celati dietro quella porta.
Si trattava di una scoperta eccezionale!



Il pariro regio di Torino

Il papiro risale alla XII dinastia, XIII secolo a.C. circa, riporta i nomi dei re dinastici e, a fianco di ogni re, la durata del regno, il livello della piena annuale del Nilo ed altre informazioni che erano, evidentemente, ritenute molto importanti.

Prima dell'elenco dei re dinastici, il papiro riporta due periodi, uno relativo a 10 neteru - divinità - che sarebbe durato 23200 anni ed un secondo periodo nel quale avrebbero regnato gli Shemsu Hor - i compagni di Horus - per 13420 anni.

Un totale di 36620 anni ai quali vanno aggiunti gli anni di regno dei re dinastici, un periodo complessivo di 40000 mila anni circa.

  LA TESTIMONIANZA DELLE EROSIONI

Si sta accumulando una mole di prove scientifiche che minano profondamente le idee preconcette sulla storia dell'Antico Egitto e, indirettamente, della civiltà umana in generale.

Il semplice fatto che nessuno, per un secolo, abbia messo in discussione ciò che si insegna sui libri di storia, al riguardo dell'età delle piramidi, non implica che sia la verità definitiva.
Anzi, è arrivato il momento di introdurre una nuova ipotesi di lavoro per lo scenario preistorico, che riesca a risolvere una serie "enigmi".

West svelò l'esistenza di una vasta camera scavata al di sotto della Sfinge. Da allora, nessuna altra ricerca ufficiale è stata intrapresa, mentre West è stato allontanato da Giza.

Il geologo Robert Schoch notò un'evidenza sperimentale che è sempre stata sotto gli occhi di tutti: il corpo della Sfinge e l'adiacente Tempio della valle di Chefren sono stati erosi dalla pioggia.
La famosa statua metà uomo metà leone fu scolpita approfondendo una cava nell'altopiano di Giza, che è una stratificazione sedimentaria di diversi calcari. Tutti gli edifici in pietra della civiltà egizia presentano i consueti segni dell'erosione eolica: la sabbia portata dal vento incide più profondamente le rocce più tenere, in modo uniforme.
Il risultato è uno schema orizzontale: ad esempio un fronte di roccia stratificato diventa una successione di sporgenze (roccia compatta) e incavi (roccia tenera).
I fianchi e le pareti della fossa della Sfinge sono gli unici monumenti egizi che presentano anche un modello di erosione verticale, con forme arrotondate e profondamente incise (fino a 2 m), tipico dell'azione continua di intense precipitazioni che si rovesciano a cascata giù per i fianchi.
Naturalmente gli egittologi "seri", dopo la prima reazione irrazionale volta a negare l'evidenza, si sono sforzati di trovare spiegazioni alternative poco convincenti: la causa sarebbe l'inondazione periodica del Nilo (ma il plateau di Giza non è rialzato?) o le infiltrazioni di umidità all'interfaccia sabbia-calcare.

Le osservazioni di West destano scalpore perché degli ultimi 4500 anni la Sfinge ne ha trascorsi 3000 sepolta sotto la sabbia, quindi protetta dagli agenti atmosferici usuali in un clima desertico. Invece per trovare delle piogge di intensità tale da giustificare il forte degrado del corpo, bisogna risalire al periodo pluviale che caratterizzò il Nord Africa tra il 7000 a.C. e l'11000 a.C., al termine dell'ultima glaciazione.

Inoltre il Tempio funerario della valle, attribuito a Chefren, è stato realizzato con i blocchi estratti dalla fossa della Sfinge, riconoscibili dalla stratigrafia e dall'erosione tipica. Questi ultimi sono monoliti calcarei ancora più grandi di quelli utilizzati per le piramidi: alcuni raggiungono il volume di 100 m cubi ed un peso di 260 t. Blocchi come quelli, alti più di 3 m, sono stati squadrati nella fossa e poi sollevati in verticale, prima di essere messi in opera.

Ciò è veramente inconcepibile se si pensa che oggi al mondo esistono solo 3 o 4 gru capaci di sollevare un carico superiore alle 200 t (per paragone si pensi alle gru che manovrano i container nel porto di Genova, che sopportano un carico massimo nominale di 60 t).

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Oramai non ne puoi fare più a meno ...entra...

... altrimenti ...

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