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NUOVA LETTURA DEI MITI

 



Risalendo indietro nel tempo troviamo che, circa 13 mila anni fa, ebbe inizio uno sviluppo culturale umano che diede origine a quelle civiltà da cui discendiamo.

Se tentiamo di passare quella barriera temporale e risalire oltre quella data troviamo un vuoto archeologico privo delle tracce dei popoli che possono aver vissuto in tale periodo, quindi diviene impossibile ricostruire ciò che è stato.
D'altra parte non possiamo neanche escludere categoricamente che si sia sviluppata una forma evoluta di civiltà.


Si stima che 200 mila anni fa l'Homo Sapiens iniziò a sfruttare la sua capacità mentale, ma non si può pensare veramente, come fa la scienza ufficiale, che per circa 190 mila anni l'uomo sia stato a trastullarsi con le pietre e con le clave, perché i reperti rinvenuti ci parlano di un passato non remoto; o perché qualche popolo insediatosi successivamente in un luogo ha fatto proprie le vestigia trovate nel luogo del suo stanziamento, costringendo i posteri ad errori di interpretazione. Sicuramente in un lasso così lungo di tempo possono essersi avvicendate molte civiltà progredite.

13 mila anni fa si verificò una catastrofe che il mondo conosce come il diluvio universale.

I segni lasciati da tale cataclisma sono presenti sul globo.
Nell'Alaska migliaia di animali, tipici delle regioni temperate, rimasero congelati; sono stati rinvenuti ammassati in una macabra catasta eretta da una forza poderosa insieme agli alberi e altri animali.
In Siberia gli animali, in particolare i mammut, rimasero congelati in modo repentino tanto da non aver avuto il tempo di digerire il cibo ingerito.
Nelle Ande sono state rilevate tracce di sedimenti marini a 3800 metri di altitudine. Alcune rovine di Tiahuanaco sono sommerse sotto due metri di fango di origine sconosciuta. A diciotto metri dalla superficie del lago Titicaca sono state rinvenute alcune rovine e nelle sue acque crostacei e pesci oceanici.
Quando parliamo di questi eventi citiamo i resti degli animali rinvenuti; nessun accenno agli uomini, sicuramente decimati e costretti a trasferirsi in altri luoghi. Saranno i pochi superstiti a tramandare verbalmente gli usi e i costumi e le conoscenze; ma ricominciare da zero in un altro luogo implica il fatto che trascorreranno anni durante i quali molto sarà andato perduto.

Molti eventi del passato sono stati trasformati dai popoli in miti, leggende, storie ritenute da insigni studiosi frutto di fantasie che nemmeno per pura ipotesi si possono avvicinare o affiancare alla realtà dei fatti. Eventi classificati dagli esperti come forme religiose e metafisiche. Gli avvenimenti accaduti sono stati enfatizzati, ingigantiti, circondati da aloni di misticismo e mistero, rivestiti di metafore, stravolti dai popoli antichi, ma in molti di essi si cela una parte di verità. Sempre più spesso dobbiamo rivedere le nostre convinzioni ed ammettere che qualcuno in passato possedeva conoscenze insospettabili, che è stato testimone di strani fenomeni ed è vissuto in un mondo diverso da quanto abbiamo immaginato.

Miti Egiziani
Gli Egizi erano proprio uno dei popoli che amava circondare e nascondere con simboli ermetici la verità gelosamente custodita dai sommi sacerdoti; il popolo non era fatto partecipe dei grandi fatti storico scientifici che avevano caratterizzato quella civiltà. In particolare nessuno, fuori della casta sacerdotale, doveva venire a conoscenza della realtà che si celava dietro alle storie riguardanti gli Dei, alle "leggende" trascritte nei testi delle piramidi e nel libro dei morti. Tutto quanto è stato scritto e inciso sulle pietre e ci porta vicende dal sapore di favola che molti appassionati e ufologi stile Daniken collegano alle gesta di esseri extraterrestri in visita del nostro pianeta, trasformando gli Dei in abitanti di altri mondi sbarcati sulla Terra per sfruttarne le risorse minerarie.

Scavando fra le righe di questi racconti fantastici, che tramutano gli Dei in fantasiosi animali, in personaggi da favola che compiono azioni al limite del possibile, che s'involano nei cieli sotto le sembianze di agguerriti falchi e danno origine ad epiche e cruente battaglie, ove impiegano armi e tecnologie di ben nota nostra conoscenza; si scoprono singolari vicende e possibili verità che possono far riscrivere quanto conosciuto fino ad ora.

A volte una nuova luce illumina la strada verso la verità.
Quanto illustrato da Alan Alford nei suoi libri è appunto una nuova rilettura dei miti attraverso la quale si pone in rilievo l'uso dei popoli, in particolare quello egizio, di assegnare agli Dei particolari figure e funzioni celando dietro ad essi e alle storie che li riguardano il reale svolgimento di alcuni avvenimenti.
Questo sembra anche il caso di Osiride e Seth, di Marduk e Tiamat, delle loro battaglie per la supremazia dei cieli.
Dalle approfondite indagini condotte da Alford e Van Flandern emerge che gli egizi con la parola "Horo", che significa "Falco", indicavano un pianeta. Il Falco vola alto nei cieli, dove appunto sono situati i pianeti.

Molti sono gli indizi che portano a pensare a pianeti in collisione.
Osiride, figlio di Nut, ha la sua origine nella parte orientale dei cieli. Quando Seth lo uccide, prima di "tagliarlo" in pezzi che sparge ovunque lo"getta su di un fianco", proprio come accadrebbe urtando un pianeta. Osiride giunge sulla Terra, indicata come un'isola situata tra le gambe di Nut, nuotando nelle acque celesti; ossia attraverso lo spazio celeste. Dal Libro dei Morti si apprende che Osiride chiede al Dio Atum perché ha dovuto viaggiare "in un deserto che non ha acqua né aria, profondo, oscuro e impenetrabile". Una delle tante definizioni dello spazio. Inoltre nei testi delle Piramidi Osiride viene descritto "grande e tondo, circolare e rotondo". Quindi è certo che per gli Egizi gli Dei sono Pianeti, anche per l'attributo "Neter" - "ntr", a loro assegnato, che veniva usato per indicare un pianeta, e Osiride era uno di quelli esplosi. I suoi frammenti colpirono la Terra lasciando al suolo detriti come le tectiti. I geologi ritengono si sia manifestato un unico "fuoco globale". I racconti di Ermopoli riportano che la collisione primordiale fosse stata come "un'isola in fiamme" al centro di un lago.
Un altro nome di Osiride era "Oceano" per l'acqua che si dice contenesse e che si riversò sulla Terra, dopo l'esplosione, provocando un grande diluvio. Quindi, per Alan Alford, il conflitto fra Osiride e Seth si riduce alla collisione fra due pianeti e molti sono gli indizi che emergono dai documenti antichi. Osiride possedeva un "Disco Alato", volava su un "Nar" provvisto di due occhi, mentre Seth possedeva uno "scettro" di due tonnellate; distrusse uno degli occhi di Osiride usando una "saetta luminosa". Horo da parte sua recise i "testicoli" di Seth, un riferimento ai suoi satelliti. I testi egizi, misteriosi e impenetrabili, non forniscono informazioni precise circa la natura di questi occhi. Un Dio non può avere problemi di vista, quindi l'occhio assume un diverso significato, quello di Lune. Risulta inoltre che Osiride non è il solo a possedere "occhi", anche Nut madre del Dio era provvista di occhi "usciti dalle orbite". Indagando riguardo a Seth si scopre che è una divinità egizia risalente al 3500 a.C.; descritto come un dio malvagio, bandito nei cieli. Signore del Cielo del Nord che sconfisse il serpente Apep. Veniva associato alla corona rossa del Nord e al colore rosso per una ragione tuttora sconosciuta. Van Flandern getta là un'ipotesi: Marte? Nei testi delle piramidi si dice che la divinità si recò verso le Montagne dell'Oscurità. Cosa si vuole indicare con questo nome? Le acque dell'abisso, ossia lo spazio? Sempre nei testi viene assegnato l'appellativo di "Lucente" alla piramide di Snefru; fatto che può essere riferito sia alla lucentezza di una stella, sia a quella di un pianeta esploso. Vi è una sola piramide riferita ad una stella, quella di Abu Roach del re Djedefre, nome dato ad una stella Sehed; un verbo che significa "essere rovesciati". Riferito ad una stella non ha senso, ma il racconto che riporta la caduta di Geb, dal pianeta Nut, sulla terra cita: "viaggio nell'oscurità non riesco a vedere, cado e mi rovescio". Secondo Alford, anche i Compagni di Horo si correlano a pianeti e lune frantumate in seguito alla battaglia cosmica, non a divinità in carne ed ossa. Purtroppo, stranamente nelle effigi egizie non si trova mai raffigurata la morte di Osiride, ma le dissertazioni di Alford sono intriganti.

Miti Sumeri
Rimane un mistero l'origine dei sumeri; il nome deriva da Shumer, o Sumer, forma accadica di Kengir che significa "paese coltivato". Si presume siano popoli provenienti dagli altopiani iraniani, dalle terre della cultura Ubaid, le cui caratteristiche statuette, rappresentanti esseri dalla testa di serpente, sono poi divenute le raffigurazioni degli Dèi sumero babilonesi

Secondo le testimonianze storiche dei Sumeri e dei Babilonesi la loro tradizione vanta origini risalenti a prima del diluvio universale. Vengono elencati un gran numero di re preistorici, vissuti prima e dopo tale catastrofe, attribuendo ai loro regni una durata ufficiale complessiva di ben oltre centomila anni.

La regione era nota nell'antichità per le sue spettacolari Torri-Tempio: le Ziggurat.
Diodoro Siculo riteneva fossero osservatori astronomici visibili al di sopra delle nubi di sabbia causate dalle tempeste. Per Strabone, le ziggurat erano il monumento sepolcrale, vuoto, innalzato in onore del dio Marduk, il re degli Dèi. Sull'ultimo piano veniva posto un tempietto per accogliere il Dio quando scendeva dal cielo; cosa molto frequente secondo le credenze di quel popolo. Spesso la figlia del re si univa in matrimonio con un dio, di solito "Sin" dio lunare, in una cerimonia che si svolgeva all'interno di un tempio con lo scopo di assicurare la fertilità della terra e degli uomini e dava inizio alle feste del nuovo anno. Attraverso i resoconti sembra che gli Anunnaki maschi e femmine si unissero con mortali dando vita a semidei.
Anche Erodoto, descrivendo la Ziggurat di Babilonia, racconta di questa usanza: "In cima alla torre un grande letto con accanto una tavola d'oro. Non si vedono statue. Nessuno vi passa la notte a meno che non si tratti di una donna scelta dal dio, come dicono i Caldei sacerdoti di questo dio. Il dio in persona viene nella cella e riposa nel letto." Per i Sumeri gli Dei scendevano fra gli uomini; mettendosi spesso al loro livello e condividendo la loro vita.
Le ziggurat divenivano così l'approdo usato dagli Dei per scendere dal cielo nella loro dimora terrena.
In seguito alle scoperte archeologiche il territorio è considerato la culla della civiltà Sumero-Accadica che per tremila anni ha influenzato le altre popolazioni storiche del Medio oriente. La civiltà sumera è affiorata quando i ricercatori studiando i Persiani si accorsero che vi erano radici culturali precedenti a quella civiltà. Iniziarono quindi a decifrare le iscrizioni degli Achemenidi, il popolo cui apparteneva Ciro, e scoprirono che erano state redatte nella stessa scrittura presente su alcuni manufatti rinvenuti nella terra compresa fra il Tigri e l'Eufrate. Gli scavi intrapresi presso Mosul portarono alla luce magnifici palazzi e una piramide a gradini chiamata ziggurat, iscrizioni cuneiformi che parlavano di quel luogo come Dur Sharru Kin e indicavano il suo re nella persona che la nostra storia conosce come Sargon II.
La ziggurat era indicata come la "scala per salire in cielo", fatto che richiama il "Djed" egizio, lo "Zed", anch'esso inteso come mezzo per ascendere al cielo.

Per quanto riguarda la parola Kengir, che indicava Sumer, bisogna specificare che tale parola in sumero si scrive "Ki.En.Gir", che significa "Terra dei Signori dei razzi" e anche "Terra dei guardiani". Un legame con la parola egizia "Neter", "Ntr", vocabolo con il quale gli egizi indicavano gli dèi. Il segno pittografico usato per indicare la parola "Gir", era in pratica simile ad una punta di freccia, il cui interno era diviso in settori, e provvista di una piccola coda. Tale segno, posto dopo quello che veniva usato per la parola "din", assume una forma che somiglia ad un razzo. In semitico si indica con "Shem", che significa "nome". Ma il "nome" non può "raggiungere lo Zenit del cielo". Al contrario un oggetto può compiere l'azione descritta. Inoltre il ritrovamento di sculture dove è raffigurato un dio all'interno di una camera a forma di razzo, visibili anche nel Museo dell'Università di Filadelfia, facilita l'interpretazione del significato; di conseguenza lo "Shem" è un "razzo".

Da alcune tavolette e cilindri, rinvenuti nei sotterranei dell'University Museum di Filadelfia, George Aaron Barton venne a conoscenza della fondazione di E-kur il tempio del dio supremo del panteon sumero, Enlil. Si elencavano altri dei come Enki dio degli abissi marini e Sir la dea serpente; vi era una versione del mito della creazione e alcuni inni dedicati ai re. Fu pubblicato un libro che, dopo settanta anni, venne riesumato da un geologo inglese, Christian O'Brian che lo ritradusse. La storia che ne emerse narrava di una razza di esseri divini chiamati Anunnage, o Anunnaki, discendenti dei figli del cielo e della terra, che giunsero in una zona montuosa e si installarono poi in una fertile valle.

Dal 1948 al 1955 furono effettuati alcuni scavi a Jarmo, nei pressi di Chemchemal, nel Kurdistan Iracheno, che riportarono alla luce cucchiai, aghi di osso, fusi di pietra, lame di ossidiana originaria di Nemrut Dag e ben 5500 statuette, formate dalla sola testa, alcune delle quali con strani lineamenti: volti allungati, labbra sottili, occhi socchiusi ellittici. Nel 1922, vicino a Ur, l'archeologo Sir Woolley rinvenne numerose statuette, appartenenti alla cultura Ubaid, discendente da quella Samarra. Presentavano strane teste definite del tipo "a lucertola" risalenti oltre il 5500 a.C., quando la cultura Ubaid discese dai monti Zagros. Cranio allungato, con grandi occhi obliqui, alte acconciature, con i caratteri sessuali ben marcati nei particolari sia maschili che femminili. Reperti ritrovati più tardi anche nella cultura Sumera. Figure con mani ai fianchi, conserte o lungo il corpo snello, ben fatto, sempre a gambe unite e slanciate. Una delle raffigurazioni femminili tiene al petto un piccolo, anch'esso con testa di serpente, a comprovare che era nato così. Restiamo attoniti davanti alla prima rappresentazione della maternità, antica di circa 7000 anni.
I Sumeri associarono questo tipo di statuine con le divinità da loro adorate. Il dio Enlil viene descritto come "il serpente dagli occhi splendenti". Le sculture ricordano i Veglianti dai capelli bianchi, definiti in molte scritture gli "stranieri dal volto di vipera". Innegabile che rappresentino una razza diversa da quella umana. Di quali serpenti si parla? Quelli delle famose stanze di Dzyan, i dzyani appunto, che fecero pace con la quinta razza (1), ammaestrandola e istruendola?
Probabilmente fu questa razza dall'aspetto di serpente a divulgare il sapere nascosto all'umanità.

Eva, Semidei e dinosauroidi
I Serafini, mandati da Dio "come suoi strumenti", vengono definiti "Serpenti Fiammeggianti". In arabo serpente si dice "Hayya", in ebraico "Hevia". Il nome di "Eva", in ebraico "Hawwah", è simile all'arabo "Hawwa", ed è collegata alla parola araba "hayat", che significa "vita"; per gli Ebrei Eva è "colei che fa vivere", la progenitrice dei Nefilim, descritti nei miti ebraici come gli "awwim", i "serpenti". Il rettile è sempre presente nei miti della creazione: da malefico tentatore di Adamo ed Eva a Dio creatore nel "serpente piumato" Inca, Azteco e Maya.

Ad avvalorare la tesi che forme di vita aliene vivessero fra gli umani nel 5500 a.C., se non addirittura antecedentemente, c'è il fatto che nel 1878 è stato rinvenuto ad Abido, in alcune tombe egizie del tardo periodo predinastico, un tipo etnico completamente diverso dagli antichi e moderni abitanti dell'Egitto.
Questi presentava un cranio dolicocefalo di forma ovale e allungata. Si tratta dei resti di individui con cranio più grande e di statura superiore rispetto agli abitanti locali, che Walter Bryan Emery, archeologo, identifica con gli Shemsu-Hor (4), la stirpe di semidei seguaci di Horus, i quali, come scritto su un'antichissima lista conservata al Museo di Torino, dominarono l'Egitto per 13.420 anni, fino al 3100 a.C.

Sempre Emery ci informa che rimangono ignote sia l'origine etnica di questi esseri, definiti "invasori", sia il loro percorso per penetrare in territorio egiziano, dando per scontato che provenivano da un altro luogo.
Individui simili, dalla grande testa, si sono trovati nelle più antiche tombe Sumere, a Kish e Jadmet Nast (5).

Certamente le statuette raffiguravano una razza diversa che a quel tempo viveva con gli umani. Gli egizi consideravano divini anche gli Urshu, esseri che svolgevano un ruolo di intermediari fra gli umani e gli dei. La conformazione degli arti superiori non è molto chiara; dal modo di impugnare la bacchetta si deduce l'esistenza di un pollice opponibile, ma per quanto riguarda le altre dita, alcune mani sembrano formate da tre dita, altre da quattro.
Cercando di restare oltremodo obiettivi, non si può fare a meno di raffrontare questi particolari con le descrizioni, tutte concordanti fra loro, di "pur" presunti alieni, che sembrano essere stati oggetto di avvistamenti negli ultimi cinquant'anni. Se, comunque, si vuole escludere l'ipotesi extraterrestre, si può prendere in esame quanto esposto da Dale Russel. Il paleontologo canadese, ipotizzando che una specie di sauri (6) sia sopravvissuta, trasformandosi, nella sua evoluzione, in una specie più intelligente dell'Homo Sapiens, costruì un modellino di un umanoide, detto "omosauro", o "sauroide", attualmente conservato al Museo di Scienze naturali di Ottawa, come risultato di un'evoluzione simile a quella umana. Vi si notano i tratti dei volti di "vipera" delle statuine di Ubaid e dei Sumeri e vi si riscontrano anche i particolari menzionati nelle descrizioni degli "alieni".

Che la sua ipotesi non sia, poi, solo "un'ipotesi"?


NOTE:
1. Secondo molte tradizioni diffuse tra i popoli di tutto il mondo, noi saremmo la quinta umanità. Altre quattro civiltà evolute ci avrebbero preceduto, scomparendo a causa di eventi catastrofici naturali e/o artificiali.
4. Gli Shemsu Hor erano una stirpe nata dall'incrocio tra uomini e dei, i Neteru. Questi ultimi regnarono sull'Egitto nel "Primo Tempo" (Zep Tepi).
5. Crani dalla forma allungata sono stati trovati anche in siti archeologici in Mesoamerica. Si tratta di un'antichissima usanza Maya, di replicare la forma del cranio allungato della progenitrice degli uomini "Orejona", un essere femminile sceso dal cielo, dall'aspetto rettiliforme o anfibio, che regnò per qualche tempo, sino a ritornare donde era venuta. Gli Incas la identificavano con il pianeta Venere.
6. Lo Stenonychosaurus, un dinosauro bipede e dagli arti superiori prensili


Maya
Chi erano veramente i Maya e da dove venivano?
Qual'è il reale significato delle incisioni della lastra che ricopre il sarcofago di Re Pacal?
Palenque in spagnolo significa "steccato", quello innalzato dai "conquistadores" intorno alle case di Santo Domingo di Palenque, paese prossimo alla zona archeologica, per difendersi dagli attacchi degli Indios. L'antico nome era Nachan: "Gran città dei serpenti".

A Palenque si trova il famoso tempio delle iscrizioni (620 in tutto), situato sopra una piramide alta 65 metri, formata da nove gradini, che si vuole far corrispondere ai nove mondi religiosi dei maya. Le cinque porte del tempio simboleggerebbero la terra, mentre la merlatura, nota come il "pettine", il cielo; facendo assumere al tutto la rappresentazione dell'albero della vita, più volte raffigurato nei palazzi della città.
Nel 1952 Alberto Ruiz Lhuillier vi rinvenne una tomba, attribuita al Re Pacal (in lingua maya "scudo"), che ne conservava ancora i resti insieme ai gioielli ed una maschera facciale di giada. Si accorse che una delle grandi lastre di pietra del pavimento della piramide aveva una doppia fila di fori chiusi da tasselli anch'essi in pietra, asportabili. Una volta rimossi, trovò l'accesso alle scale che lo condussero in una camera di nove metri per sette. Sulle pareti figure in rilievo considerate come la raffigurazione dei Nove Signori della Notte.
Nella tomba resti ossei mal conservati e più vecchi degli altri ritrovati intorno al sarcofago, lo scheletro aveva la giada in bocca e in mano come vuole l'usanza cinese.

Il coperchio del sepolcro, una lastra di cinque tonnellate, presenta due problematiche:
  • Si trova in una stanza triangolare e risulta troppo grande, impossibile da rimuovere, incastrato nella costruzione, tanto da far pensare che l'intero edificio fosse stato eretto dopo la messa in opera della tomba e direttamente sulla stessa. Detta camera infatti si trova dentro un tempio più antico sopra il quale è stata innalzata la piramide.

  • I resti del defunto presentano un uomo alto e robusto di circa 40 anni; Pacal, che stando alla storia visse fino a più di 80 anni. Il personaggio, secondo le iscrizioni, sarebbe vissuto fra il 603 e il 683; ma lo studio dello scheletro ha appurato che l'uomo sepolto non può avere più di 45 anni. La sua statura, un metro e 73 centimetri, è inoltre, venti centimetri più alta della media e il suo cranio non presenta il caratteristico schiacciamento comune ai rappresentanti della nobiltà Maya. Mancano anche le deformazioni dentarie caratteristiche; quindi il dubbio che l'uomo non corrisponda a quel Re Pacal citato nelle iscrizioni.
  • Sulla Pietra del sarcofago, scoperto da Alberto Ruiz Lhuillier, si trova un disegno che secondo Kasanzev, Daniken, Zirov, Agrest, rappresenterebbe un astronauta mentre pilota un razzo; gli archeologi, ovviamente non sono d'accordo. L'uomo - non vi sono evidenti segni da far supporre che sia una figura femminile - è raffigurato in una strana posizione, tale da fornire l'impressione stia pilotando un oggetto volante; le sue mani armeggiano su delle leve, la testa poggiata su un supporto, con il volto rivolto verso la prua, lo sguardo vigile di chi sta osservando, il naso vicino a quello che sembra un respiratore. Davanti a lui tubi, utensili, apparecchi, misti a simboli scolpiti alla rinfusa. Tutta la figura è protesa in avanti con gli arti inferiori posizionati in modo da sostenere il corpo in una precisa funzione. Sul dietro una grossa maschera che alcuni indicano come la raffigurazione del Sole, alla cui estremità risulta evidente, per alcuni ufologi, un getto di fiamme tipico dei razzi. Curioso che le linee aeree Messicane abbiano creato un biglietto con la raffigurazione della Lastra del sarcofago. La prua è formata da un "Caluro Quesal", l'uccello assunto a simbolo solare.


  • Dal punto di vista simbolico interessante quanto scrivono Adrian Gilbert e M. Cotterel nel Libro "Le Profezie dei Maya", ove illustrano un'altra teoria. Riprendendo la teoria di Cotterel, sulla pietra è raffigurata la dea Chalchiuthlique e con lei gli Dei Tlaloc, Tonatiuh e Ehecatl. I simboli e i disegni rappresenterebbero, in pratica, il Popol Vuh scritto; con la creazione delle razze e le loro relative distruzioni.

    Per i Maya noi apparteniamo alla Quinta creazione e questo riporta alla mente altri miti, fra i quali "Le stanze di Dzyan". Diversi però sono i tempi, i cieli, le epoche e le previsioni delle catastrofi future. A quale credere dunque? Le leggende Maya, Tibetane, Sumero-Babilonesi, Cinesi, Indù, lasciano supporre che all'inizio delle storie sia esistito un regista di origini non terrestri, appartenente al "regno dei cieli". Ma quali cieli? Quelli di Sirio, di Orione, di Marduk e Thiamat; quelli da cui proveniva Rama col suo vimana, dal quale scese la "razza dei serpenti" che creò la Quinta razza; il cielo di Jeova o quello delle Pleiadi?

    Cercando di rimanere neutrale vorrei evidenziare che lo scheletro e molto antico, il colore rosso della pietra simboleggia la provenienza da Est, dove sorge il sole e che Otto Muck, nel suo libro "I segreti di Atlantide", pose in risalto la somiglianza dei tratti della maschera di giada con quelli somatici del popolo basco, ipotizzando un'origine comune.

    Forse a Palenque è stato sepolto un superstite di Atlantide?


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