SCIENZA E SPORT
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I TRAUMI SPORTIVI
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Introduzione Da molti anni la pratica di un'attività fisica d'intensità sufficientemente sostenuta, ma non tale da causare la fatica, prima di una prestazione agonistica o di uno sforzo muscolare, è utilizzata come un potenziale aiuto ergogenico alla prestazione stessa; tale pratica è universalmente conosciuta con il termine "riscaldamento" (warm-up). In realtà sulla reale efficacia del riscaldamento si dibatte da lungo tempo. Fra il 1950 ed il 1970 furono effettuati numerosi studi (Saltin, Cotten, ecc.) per verificare l'efficacia del riscaldamento, sull'efficienza atletica dei soggetti, con risultati contrastanti fra loro. C'è da rilevare però, che in questi esperimenti furono utilizzate differenti modalità di riscaldamento con carichi diversi (di solito non quantificati secondo l'intensità) in atleti con differente grado di preparazione e di diversa età. Si può pertanto ipotizzare che alcune delle ragioni per spiegare le discordanze dei risultati conseguiti possano essere il numero non elevato dei soggetti, la non omogeneità del campione e la breve durata e la bassa intensità del riscaldamento stesso.
I risultati
delle più recenti ricerche hanno portato ad una maggiore conoscenza
degli effetti del riscaldamento sulla prestazione e soprattutto ad un
più vasto accordo sui suoi effetti benefici. Una prima considerazione riguarda proprio la definizione "riscaldamento". Infatti, alcuni autori, sostenendo che alcune delle attività fisiche precedenti la prestazione non aumentano realmente la temperatura del muscolo e quell'interna corporea, suggeriscono che sia più corretto utilizzare il termine "esercizio precedente" piuttosto che "riscaldamento". Classificazione del Riscaldamento
Gli aspetti
relativi al riscaldamento, sui quali allo stato attuale pare esserci un
generale accordo, sono: la classificazione dei diversi tipi di
riscaldamento e la durata e l'intensità ottimale alla quale questo va
svolto.
Il riscaldamento "attivo" consiste in esercizi di vario genere che a loro volta sono classificati in base alla relazione con lo sforzo da compiere in:
Riscaldamento attivo "identico" alla performance
Il riscaldamento attivo "collegato direttamente" alla performance
Il riscaldamento "collegato indirettamente" alla performance
Simile al "riscaldamento indiretto", in quanto ad obiettivi, è il riscaldamento passivo, nel quale ci si propone di aumentare la temperatura corporea senza far eseguire all'atleta alcun esercizio. Ciò si ottiene "riscaldando" dall'esterno il corpo con bagni, massaggi, diatermia e docce calde. Considerazioni sulle varie categorie di riscaldamento
Una
descrizione così analitica e rigida del riscaldamento è in realtà
semplicistica. Infatti, nella realtà attuale il riscaldamento pre-gara
ha assunto tali e tante caratteristiche di sofisticatezza e complessità
da renderne assai difficile una descrizione ed anche una corretta
analisi dei meccanismi d'azione. Va, infatti, tenuto conto che il
riscaldamento deve essere organizzato non solo tenendo conto, ed è
ovvio, delle specialità alla quale partecipa l'atleta in questione, ma
anche delle sue caratteristiche fisiche e psicologiche.
Un
riscaldamento quindi può essere programmato in molti modi differenti,
anche se tutti i tipi di riscaldamento, attualmente, tendono a
comprendere ciascuna delle quattro tipologie sopra descritte. A titolo
d'esempio, si pensi al tennista che è solito effettuare un riscaldamento
"identico" per il servizio, compiendo l'esercizio sempre nelle stesse
condizioni che si verificano durante la partita (distanza, posizione,
numero di palle da tenere in mano, servizio sempre con la stessa
velocità di gara), associando a questo un riscaldamento "diretto",
consistente nel servire a velocità minore oppure effettuare uno degli
aspetti del servizio, come il lanciare la palla all'altezza desiderata
senza colpirla. Meccanismo d'azione del riscaldamento
Proprio la
complessità con la quale oggi un riscaldamento può essere pianificato
rende ragione della necessità di analizzare quali siano i meccanismi,
fisiologici e non, che si ritiene essere alla base degli effetti
positivi del riscaldamento. Ciò, ovviamente, al fine di meglio integrare
le varie forme possibili d'esercizio pre-gara.
Meccanismi
fisiologici
Un altro
aspetto che forse è stato meno sottolineato, ma che non può non esser
opportunamente valutato, è costituito dagli effetti del riscaldamento
sulla fisiologia neuro-muscolare.
Meccanismi
psicologici Il Riscaldamento per la prevenzione degli infortuni
Vi è da
aggiungere un ulteriore aspetto che ha un'importanza notevole per chi fa
sport ad alto livello, ma anche per l'amatore o il praticante il
fitness. Il riscaldamento, grazie alla diminuzione della viscosità
muscolare, alla capacità di ridurre la formazione di lattato all'inizio
della prestazione ed all'azione di facilitazione del pattern
neuro-motorio (con possibile riduzione dell'uso incongruo di muscoli
antagonisti) è ritenuto da molti come un mezzo fondamentale per
ridurre gli infortuni e
traumi da sport Conclusioni
Da tutto
ciò finora detto si possono trarre alcune conclusioni:
Lo
sportivo, per la ripetitività del gesto atletico, sia in allenamento che
in gara, sottopone a sollecitazione le proprie strutture osteomuscolari
esponendosi al rischio di produrre nel tempo patologie da
sovraccarico funzionale.
Oltre a
questo rischio l’atleta, soprattutto se inesperto o poco allenato, può
eseguire il gesto atletico scorrettamente od in condizioni non ottimali
creando i presupposti per danneggiare il proprio organismo. Le lesioni possono quindi essere di due tipi:
In questa sezione vengono trattati i traumi da sport, sia da sovraccarico funzionale, sia traumatiche, che possono verificarsi nella spalla, nel gomito, nel ginocchio e nella caviglia, sulle lesioni muscolari.
E’ un’articolazione complessa, sottoposta a forze che si esprimono contemporaneamente su più piani, sottoponendo le strutture ossee, capsulari, meniscali, legamentose e miotendinee a notevoli sollecitazioni; l’esecuzione scorretta del gesto atletico, un improvviso sovraccarico funzionale al ginocchio, un contrasto con piede fisso a terra possono produrre lesioni acute. Tra le strutture maggiormente colpite da fatti acuti vi sono sicuramente i menischi. Per ogni ginocchio ve ne sono due, uno detto mediale l’altro laterale, di forma grossolanamente a ferro di cavallo adagiati sulla superficie tibiale dell’articolazione del ginocchio. Essi sono addossati e fusi con la capsula articolare, possiedono una discreta mobilità e deformabilità che consente loro di adattarsi ai mutamenti spaziali che si verificano durante i diversi movimenti articolari; la loro funzione è di stabilizzare il movimento di scivolamento e rotolamento dell’estremità femorale, grossolanamente sferica, su una superficie piatta quale è quella della tibia. Rottura del menisco Quando una od entrambe queste strutture, o per un movimento sbagliato o per uno sbilanciamento dell’atleta, rimangono " intrappolate" tra il femore e la tibia vengono contuse o lacerate. Sintomi La diagnosi di rottura meniscale nella gran parte dei casi indirizza all’intervento chirurgico, solitamente condotto in artroscopia; mediante tale intervento che prevede piccole incisioni si procede a seconda dei casi a riparazione meniscale o più frequentemente a sezione della parte lesa del menisco. I postumi sono generalmente poco rilevanti nel medio periodo ed il recupero assai rapido
Rottura dei legamenti crociati
I legamenti crociati, anteriore e posteriore, alloggiati all’interno del
ginocchio sono tesi tra il femore e la tibia incrociandosi l’un con
l’altro; la funzione biomeccanica è di stabilizzare reciprocamente
durante il movimento l’articolazione del ginocchio.
Sintomi
Lesioni dei legamenti mediale e collaterale Oltre ai legamenti crociati esistono altri due legamenti assai importanti per la stabilità del ginocchio: Il legamento collaterale mediale e collaterale laterale. Essi decorrono ai lati del ginocchio ed il loro compito è di stabilizzare l’articolazione nei movimenti di traslazione laterale .
Tra i due il più frequentemente interessato da lesioni acute è il collaterale mediale che nella maggior parte dei casi subisce lesioni parziali che ben riparano con un’adeguata immobilizzazione. Altre volte invece la lesione è così profonda che l’unica soluzione è l’intervento chirurgico per riparare e ritendere il legamento rotto. Lesioni complesse del ginocchio Nei casi più gravi le lesioni vengono definite complesse quando due o più strutture articolari vengono coinvolte ( p.e. rottura meniscale e lesione legamentosa sia del crociato anteriore che del collaterale mediale); la soluzione chirurgica diviene indispensabile per restituire stabilità al ginocchio, ma è evidente che vi saranno evidenti postumi del trauma subito ed i tempi di recupero risulteranno assai lunghi.
A destra:
la triade infausta.
L’articolazione della spalla è struttura anatomica il cui scheletro, composto da omero scapola e clavicola, si raccorda in due articolazioni fondamentali: la gleno-omerale e l'acromion-claveare L'articolazione gleno-omerale possiede la particolarità di lavorare sospesa nel vuoto ed è costituita dall’estremità sferoidale della testa omerale che ruota su una superficie della scapola, detta glena consentendo al braccio di compiere una rotazione vicina ai 360° nello spazio. L'articolazione acromion-claveare è formata dall’estremità della clavicola e da una parte della scapola chiamata acromion; le due ossa si affrontano mantenendo il reciproco rapporto mediante una spessa capsula e robusti legamenti tesi fra di loro Lesione della cuffia dei rotatori L’origine dei disturbi alla cuffia, oltre ad una causa traumatica violenta, può nascere da un'irritazione dei tendini dovuta all’iperuso funzionale cui segue una fase di infiammazione, edema ed iperemia tissutale (aumento della vascolarizzazione nei tessuti articolari). Perdurando lo stimolo irritativo, quindi aumentando l’edema, si restringe lo spazio articolare causando un conflitto tra il tendine e la parete ossea sovrastante durante il movimento; ciò perpetua la sofferenza del tendine facendolo degenerare sino alla rottura, parziale o completa. In tale caso si indicherà il danno come "lesione della cuffia dei rotatori" cui conseguiranno lesioni della cartilagine articolare dell’omero e talora dell’osso sottostante. Spesso l’alterazione articolare conseguente alla lesione della cuffia produce l’irritazione del capo lungo del bicipite brachiale e della guaina che l’avvolge nel tratto in cui scorrono sulla testa omerale; l’infiammazione che ne origina viene definita tenosinovite. Sintomi Il dolore alla regione antero laterale di spalla che aumenta con l’attività sportiva e regredisce con il riposo è l’unico sintomo; con il passare del tempo, il dolore diviene continuo disturbando anche il riposo notturno. Diagnosi La diagnosi è basata su un’accurata visita confortata da successivi esami quali ecografie/RMN. Trattamento Il trattamento è guidato dall’estensione e profondità della lesione. Infatti, dal semplice riposo articolare associato a terapia fisica e farmacologia si può arrivare all’indicazione chirurgica per i casi in cui vi siano lesioni della cuffia che non abbiano risposto alla fisiokinesiterapia ed alla terapia farmacologia o che siano di tale entità da essere riparabili solo chirurgicamente. Lesioni dell'articolazione acromion-claveare Un urto diretto alla faccia laterale della spalla, o per caduta o per investimento da parte di un avversario sportivo, è solitamente il meccanismo che produce un danno la cui estensione e profondità possono giungere, attraverso lo stadio di stiramento e parziale lacerazione, sino alla completa rottura della capsula e di tutto il complesso legamentoso dando così origine ad una lussazione acromion-claveare
Sintomi Il dolore all’apice della spalla, di tale intensità da impedire ogni movimento, è il sintomo principale delle lesioni di quest'articolazione; in caso di franca lussazione dell’acromion-claveare si noterà una deformità alla spalla legata allo spostamento della clavicola verso l’alto, rispetto all’acromion. Diagnosi La diagnosi, oltre che sull’evidenza clinica, si pone con esame radiografico standard e sotto stress dinamico che dimostrerà l’allontanamento dei capi articolari per la lacerazione legamentosa. Trattamento La lussazione acromion-claveare viene curata chirurgicamente, riservando l’uso di tutori e successiva fisiocinesiterapia per le lesioni di grado minore. Lesioni dell'articolazione gleno-omerale Quest’articolazione, che possiede la particolarità di lavorare sospesa nel vuoto, è costituita dall’estremità sferoidale della testa omerale che ruota su una superficie della scapola, detta glena consentendo al braccio di compiere una rotazione vicina ai 360° nello spazio. Oltre alla capsula articolare, ad una struttura di contenimento appoggiata al bordo glenoideo scapolare, detta cercine, ed ai legamenti la stabilità articolare è affidata ad un complesso di muscoli che sovrapponendosi in vari strati mantengono "centrata" la testa omerale sulla glena scapolare durante il movimento. Come per l’acromion claveare una sollecitazione del braccio, durante uno sforzo od un contrasto, provoca una lesione delle struttura capsulare, legamentosa e muscolare che può condurre alla lussazione dell’omero, ovvero alla perdita del fisiologico contatto tra omero e scapola. A differenza dell’acromion claveare, la cui lussazione avviene in un solo piano dello spazio, la lussazione omerale, grazie all’ampiezza dell’arco di movimento, può prodursi in diversi piani (anteriore, posteriore, ascellare…). In realtà nello sportivo il 95% delle lussazioni gleno omerali è anteriore e si produce per un trauma prodotto mentre il braccio è alzato ed extrarotato. Lussazione scapolo-omerale anteriore
Lussazione scapolo-omerale posteriore (sotto-acromiale)
L’aspetto clinico è caratteristico per la deformità che si evidenzia alla spalla lussata, oltre che per l’atteggiamento obbligato dell’arto superiore ed il dolore acuto che accompagna la lesione Diagnosi La diagnosi si pone con esame radiografico. Trattamento Le manovre per la riduzione della lussazione, ovvero per riportare l’articolazione alla normalità, devono essere eseguite da personale medico esperto. Infatti, sia la lesione in sé, come le manovre di riduzione, se non ben condotte, per la particolare anatomia della regione, possono causare lesioni assai serie ai nervi e ai vasi con lesioni permanenti alla spalla. Dopo la riduzione della lussazione è necessario un periodo di immobilizzazione di quattro settimane per consentire la cicatrizzazione della lesione, seguita da fisiocinesiterapia per il recupero articolare Recidive Talora, in seguito ad un episodio di lussazione, si verificano con frequenza e per movimenti banali ripetuti casi di lussazione gleno-omerale dovuti alla lassità dei tessuti coinvolti nel primo episodio di lussazione; in tale caso si definirà la lussazione di spalla come "abituale o recidivante" e l’unica terapia che potrà essere efficace è quella chirurgica.
L'articolazione del gomito è formata da diverse articolazioni singole dotate di movimenti propri: l'articolazione tra omero e ulna, l'articolazione tra omero e radio e l'articolazione tra radio e ulna. L'articolazione tra omero e ulna è un'articolazione a cerniera che consente movimenti di flessione ed estensione
Ciascuna articolazione a cerniera ha un legamento di sostegno laterale
che viene posto in tensione sia nella flessione che nell'estensione,
limitando i movimenti non richiesti.
Tendinopatie Nell’ambito delle patologie da sovraccarico funzionale al gomito sono da segnalare le tendinopatie degli estensori e dei flessori del polso e della mano che prendono il nome di epicondilite omerale o "gomito del tennista" ed epitrocleite omerale o "gomito del golfista".Le strutture interessate da tale patologia sono i tendini degli estensori e dei flessori di polso e mano all’inserzione, rispettivamente, su epicondilo ed epitroclea omerale
L’irritazione tendinea
sembrerebbe originata dalle vibrazioni trasmesse lungo l’avambraccio
dopo il colpo
inferto all’attrezzo sportivo( racchetta da tennis, mazza da golf,
giavellotto ecc…) ed è più frequente nello sportivo amatoriale od a
basso livello agonistico che non nell’atleta ad alto livello. Sintomi Diagnosi Trattamento
L'articolazione tibio-tarsica è un’ articolazione assai esposta al rischio di lesioni acute al complesso legamentoso sia interno (mediale) che esterno (laterale).
L’articolazione è composta dal complesso tibio-peroneale entro cui bascula, nei movimenti di flesso estensione e rotazione del piede, l’astragalo. La stabilità e la congruità articolare di queste ossa durante l’esecuzione del movimento è assicurata dall’integrità di questi complessi legamentosi. Distorsione La distorsione di caviglia produce un danno legamentoso, più o meno complesso a seconda del numero di legamenti coinvolti, la cui estensione e gravità viene quantificata in tre gradi.
In seguito
al trauma comparirà una marcata tumefazione della regione malleolare
colpita, accompagnata da vivo dolore che spesso impedisce l’appoggio del
piede a terra. Tendinopatie Come per le articolazioni della spalla e del gomito, anche i singoli tendini possono sviluppare processi patologici degenerativi legati al sovraccarico funzionale. Tendine d'Achille E’ il robusto tendine che si inserisce sul calcagno originando dai muscoli della loggia posteriore della gamba; esso ha il compito di trasmettere la forza originata da tali muscoli allo scheletro ed è implicato costantemente durante la deambulazione, la corsa ed il salto. Esistono, come nel caso della cuffia dei rotatori, delle strutture che si interpongono tra osso e tendine per diminuire l’attrito durante il movimento chiamate borse; esse possono andare incontro a fenomeni irritativi satelliti dell’infiammazione tendinea. Il sintomo principale è il dolore lungo il decorso del tendine, talora avvertito nella regione calcaneare, inizialmente legato allo sforzo atletico ed in seguito presente anche a riposo. Spesso si accompagna edema dei tessuti peritendinei ed irritazione delle borse lungo il tendine con deformazione del normale profilo anatomico ed apparente scomparsa dei margini del tendine stesso. Un ruolo importante nella tendinite del tendine d'achille giocano le calzature, il fondo su cui si pratica l’attività sportiva, la conformazione anatomica del piede e la coordinazione del movimento.
Diagnosi
Terapia Rottura dei legamenti crociati Interessa robusti tendini che dalla loggia posteriore della gamba si inseriscono sul piede rispettivamente al lato esterno ed al lato interno della caviglia, passando sotto i rispettivi malleoli. La loro funzione è di stabilizzazione e flessione plantare del piede durante il cammino, la corsa ed il salto; le cause d’irritazione sono per la gran parte simili a quelle che colpiscono il tendine d’Achille. Il segno clinico è il dolore durante l’attività sportiva accompagnato a volte da tumefazione delle regioni sottomalleolari.
Diagnosi
Terapia Fascite plantare Il termine indica l’irritazione di una spessa tela fibrosa che decorre lungo la pianta del piede e si chiama aponeurosi plantare. Colpisce prevalentemente atleti amatoriali oltre i quarantenni d’età che pratichino corsa e tennis. Riconosce un sovraccarico funzionale associato soventemente ad alterazioni degenerative ossee (artrosi). Il dolore, avvertito in sede plantare soprattutto alla flessione delle dita, in fase iniziale regredisce con il semplice riposo. Quando cronicizza esso diviene persistente rendendo difficoltosa la deambulazione; in questa fase diviene necessario l’uso di terapia farmacologia, fisica (ultrasuoni) ed eventuale ortesi. L’intervento chirurgico sull’aponeurosi viene riservato ai casi ribelli alla terapia.
Le lesioni muscolari acute sono di frequente riscontro in tutte le discipline sportive e la loro incidenza viene calcolata tra il 10 ed il 30 % di tutti i traumi da sport. Il meccanismo di produzione della lesione è di due tipi:
I traumi diretti sono causati da contusioni. Nei traumi diretti il dolore compare subito dopo la situazione traumatica. Vi può essere tumefazione per edema dei tessuti muscolari e perimuscolari. Nelle lesioni più gravi vi è anche la formazione di un ematoma più o meno voluminoso. Per valutare l'entità del danno muscolare, in assenza di dolore, si procede a palpazione muscolare. L'integrità della forma muscolare indica assenza di lacerazioni e interruzioni delle fibre muscolari. La presenza di un solco denuncia la presenza di rotture, più o meno estese, del muscolo. Nel secondo caso la lesione della muscolatura è legata ad una contrazione troppo rapida del muscolo da una fase di completo rilasciamento; fattori predisponenti possono essere lo scarso allenamento, l’eccessiva fatica muscolare, la scorrettezza del gesto atletico, fattori ambientali climatici (il freddo) o terreni di gioco che non consentano la perfetta aderenza provocando movimenti scoordinati. I traumi indiretti possono essere provocati da un allenamento scorretto, da un allenamento insufficiente, dall'età del soggetto, dallo stato di affaticamento muscolare, dall'ipertono muscolare, dal freddo e dall'umidità. Nei traumi indiretti la sintomatologia differisce a seconda del tipo di lesione muscolare. Queste lesioni (comunemente denominate strappo, stiramento, ecc.) sono distinte in elongazione, distrazione e rottura muscolare. Nell'elongazione, il dolore è acuto e improvviso e interessa una porzione del muscolo abbastanza ampia, ma spesso ha un'entità modesta e consente la prosecuzione delle attività sportive. La remissione della sintomatologia avviene mediamente in meno di una settimana. Nella distrazione il dolore, simile a una pugnalata, impedisce la prosecuzione dell'attività sportiva e causa delle impotenze funzionali. Non recede con il riposo. La palpazione muscolare, se il danno non è troppo in profondità, permette di evidenziare una zona muscolare ben circoscritta, molto dolente e infiltrata. L'impotenza funzionale del muscolo dura mediamente 1-4 giorni. Nella rottura muscolare oltre al dolore immediato e all'impotenza funzionale muscolare è presente una tumefazione per ematoma e la palpazione permette di localizzare il solco tra i monconi muscolari. In entrambi i casi le lesioni prodotte vengono classificate il tre gradi a seconda del coinvolgimento del numero di fibre muscolari, del grado di lesione delle stesse e delle strutture connettivali e vascolari ad esse intimamente connesse. Sintomi e diagnosi Il quadro clinico è caratterizzato da dolore della zone interessata accompagnato da tumefazione e spesso da impotenza funzionale della muscolatura colpita; la diagnosi clinica viene confortata da un esame ecografico che specifica il grado di lesione muscolare. Trattamento Il trattamento, impostato in base all’estensione della lesione ed alla sua sede, è prevalentemente conservativo, basato sul risparmio funzionale del distretto muscolare interessato nei primi giorni, seguito da fisiocinesiterapia e terapia fisica per recuperare la maggior elasticità/contrattilità possibile dal tessuto di cicatrizzazione della lesione . La terapia chirurgica è riservata alle rottura complete od estese del muscolo seguite solitamente da periodo di immobilità per consentire la cicatrizzazione di lesioni così ampie e profonde.
E' il sogno di tutti gli sportivi mantenere negli anni il vigore fisico della gioventù. Ma forse un giorno questo sogno diventerà realtà.
A vederli correre nella gabbietta, non sembrerebbero topolini speciali. I topi sono stati modificati con un gene che produce il fattore di crescita IFG-1 (Insuline-like-Growth Factor), responsabile della rigenerazione muscolare. Il fattore di crescita è presente in tutti i mammiferi fin dallo stato embrionale, ma nell'adulto è "silente". Per questo motivo i nostri muscoli (compreso il cuore) tendono ad atrofizzare man mano che invecchiamo. In pratica se iniettassimo nell'uomo il fattore IFG-1 esso funzionerebbe nel nostro organismo come un megafono molecolare, reclutando nel sangue le cellule staminali (cioè le cellule non ancora specializzate) e le utilizza per rigenerare il tessuto molecolare. In questo modo i nostri super-topolini sono difesi dai danni dell'invecchiamento e dall'infarto, senza che nel loro organismo si verifichino anomalie.
Ma è possibile che il corpo si aggiusti da se?
Cos'è
Non si
tratta di corsa o di jogging, ma di una camminata "potenziata"
sia in termini di velocità che di sforzo, utile per mantenere sano
il sistema cardiovascolare. Wogging
Questa
tecnica prevede l'utilizzo di pesi sia mantenuti in mano che applicati
alle caviglie. Sand power walking
Il power
walking sulla sabbia, per la prima volta codificato come attività
sportiva e di allenamento in California, consiste nel camminare a grandi
falcate sulla sabbia, a piedi nudi e con una giusta postura, respirando
a pieni polmoni l'aria marina.
Il power
walking a piedi nudi sulla sabbia offre grandi benefici alla mucolatura
articolare della caviglia, normalmente trascurata, migliorando anche la
postura e l'elasticità nei movimenti. Rinforza la muscolatura delle
gambe e del tronco, gli addominali, la muscolatura dorsale e i glutei. Benefici psicologici del power walking
Una
camminata energica dà anche benefici di tipo psicologico, specialmente a
soggetti di età avanzata.
Il termine "esercizio passivo" contiene una contraddizione di termini, perché se qualcosa è passivo, non è un esercizio ed in effetti il solo buon senso dovrebbe far capire che è difficile ottenere reali benefici senza un impegno fisico. Tuttavia, il fatto di ottenere risultati senza sforzo ha una tale attrattiva, che molta gente è disposta a credere che ciò sia possibile. Per capire meglio il problema è bene definire quali sono i principali vantaggi che l’attività fisica offre all’organismo. Essi sono:
Ovviamente non tutti i tipi di esercizi fisici e di sport danno in eguale misura benefici in tutti i campi descritti. Alcuni privilegiano il potenziamento muscolare e lo sviluppo della forza, altri lo sviluppo della resistenza e migliorano il sistema cardiovascolare; altri ancora si focalizzano sul coordinamento, sulla propiocettività e sull’equilibrio. La ginnastica passiva era stata inizialmente sviluppata per la riabilitazione di soggetti che avevano subito un'immobilizzazione per traumi muscolo-scheletrici, consentendo, in tempi rapidi, di recuperare il tono muscolare e di ritornare alle attività contro resistenza con le quali il muscolo può recuperare trofismo. Tale attività può perciò contribuire alla tonicità muscolare, specialmente in soggetti che non fanno da tempo attività fisica, ma ha poco effetto in termini di sviluppo della forza, di aumento della resistenza. Non ha poi alcun effetto in termini di miglioramento della destrezza e del coordinamento e non dà alcun beneficio per il sistema cardiovascolare. Infatti gli esercizi rinforzano il cuore e il sistema circolatorio soltanto quando la frequenza cardiaca, durante l’esercizio, aumenta di almeno 20 battiti al minuto. Apparecchiature per ginnastica passiva Rientrano in questa categoria gli elettrostimolatori, le apparecchiature azionate a motore, come le cyclette motorizzate.
Gli
elettrostimolatori, nati per applicazioni riabilitative, sono ora
impiegati anche nella preparazione di atleti nello sport agonistico. Non
possono assolutamente sostituire l’allenamento, ma possono contribuire
ad ottenere un aumento di potenza della fibra muscolare e sono usati per
defaticare il muscolo al termine dello sforzo. L'utilizzo a tale scopo
richiede un'adeguata conoscenza e apparecchiature dotate di programmi
adatti onde evitare di procurare danni muscolari da eccessiva
stimolazione. Rowing Una delle tendenze più recenti e interessanti della ginnastica passiva in Italia è il Rowing. Nonostante il termine tradotto in italiano significhi "remare", gli attrezzi più comunemente utilizzati differiscono dai tradizionali vogatori. Gli
attrezzi
sono generalmente dotati di un monitor computer che misura costantemente
il livello della prestazione. Vengono misurate le accelerazioni e le
decelerazioni impresse alla ventola/volano nel carter anteriore. Benefici Durante il movimento di voga vengono utilizzati, anche se con diversa intensità, tutti i muscoli del corpo con un rilevante impegno del sistema cardiovascolare. Anche nel rowing, come in tutti gli sport remieri, conta la massima potenza aerobica del soggetto. Poiché il massimo consumo di ossigeno normalmente aumenta con la massa del soggetto, atleti di taglia notevole sono avvantaggiati ed è perciò che nelle competizioni vengono create delle categoria in base al peso. L'allenamento si realizza con tre fondamentali principi:
Conclusioni La ginnastica passiva non può considerarsi una facile soluzione per fare attività fisica e per fruire di tutti i benefici che offre. Può essere soltanto utilizzata come coadiuvante alle sedute di allenamento o come strumento per “sbloccarsi”, anche psicologicamente, da una totale assenza di allenamento. I principali vantaggi alla salute dell’attività fisica, in particolare i benefici al sistema cardiovascolare e il miglioramento della flessibilità e del coordinamento, nonché il controllo del peso, con tutti i benefici connessi in termini di prevenzione per molte malattie, non possono essere ottenuti con queste tecniche.
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