OSVALDO BOT
Bot
Silvia Editrice, 2011


Questo libro - di consistenza eminentemente documentaria - nasce sorretto da motivazioni sia private sia pubbliche. Quelle private, come si potrà immaginare, sono di natura estetica: l’apprezzamento per l’opera del piacentino Osvaldo Bot, difforme negli esiti ma sempre sorretta da una viva convinzione nel fare, mi ha portato negli anni a considerare i suoi dipinti e le sue sculture, la sua grafica e la sua attività editoriale, come vicende di valore. Quelle pubbliche, invece, si potranno meglio definire come civili. La singolare adesione che gli appassionati, concittadini e non, hanno tributato a questo artista ha infatti portato, a partire da pochi anni dopo la sua morte, a una cospicua immissione sul mercato di falsi. La prima attestazione nella pubblicistica si registra in un articolo redazionale pubblicato nel giugno 1972 su “Attualità Piacentina” dal titolo Centinaia di dipinti di Bot grossolanamente falsificati. In quella sede si parla di falsi che prolifererebbero già da anni e si indica la moglie Enrichetta Pagani come l’unica in grado, dopo la morte di Bot avvenuta nel novembre del 1958, di certificare la bontà delle opere. Enrichetta era stata per Osvaldo non solo compagna di vita dopo il matrimonio contratto nel 1926, ma anche sodale attenta nell’arte e ne aveva condiviso il percorso da vicino in maniera attenta e sollecita. Lei e gli amici più intimi (si pensi al giornalista Gaetano Pantaleoni) avevano senz’altro la possibilità di una verifica data dalla frequentazione diretta che oggi, dopo la loro scomparsa, ci è preclusa. Forse anche per questo sembra si siano acuite, negli ultimi anni, le problematiche di accertamento dell’autenticità delle opere, con episodi molteplici in cui il dubbio si presenta.
Per questi motivi si è inteso compilare un volume che raccogliesse documentazione, sia legata alla pubblicistica sia legata ai cataloghi storici, ma anche a cartoline, manifesti, pieghevoli, fotografie e quanto d’altro s’è potuto visionare, per offrire a studi successivi la messe più ampia possibile di dati. Verrà occasione di utilizzare questi dati, di renderli parlanti e di precisare ancor meglio la fisionomia di Osvaldo Bot con la lente della critica, ma pareva fosse ormai opportuno procedere a questa puntualizzazione perché, nell’incertezza generale, ci fosse una base da cui ripartire. Come sempre in ricerche di questo tipo qualcosa sarà sfuggito, altri documenti emergeranno a colmare gli spazi tra quelli che già si sono rinvenuti: sarà un bene, perché dimostrerà l’utilità del presente lavoro. Ogni accrescimento e puntualizzazione successivi non potranno che far piacere a chi Bot lo apprezza con, prima di tutto, l’ingenuo incantamento che si prova di fronte alle sue opere.
Non si interrompe però con il 1958 la ricerca...


Carlo Gazzola

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CARATTERISTICHE
EDITORIALI:

- Formato 240x330
- 528 pagine a 4 colori
- Brossura filo refe
- Copertina plastificata opaca
cartonata con cofanetto

- Edizione numerata da 1 a 999 e da I a XXXIII

ISBN 978-88-96036-48-8
Euro 150,00