EMOZIONE

 

Sei ciò che la parola non può esprimere,

ciò che la mente non può immaginare,

tu sei il sorriso dei miei occhi,

le lacrime di alcuni miei sorrisi;

sei un brivido vulcanico che esplode dentro me

e quando sei lontano o sono accanto a te,

l’immenso e più profondo vuoto cresce,

ed io lo so cos’è.

 

 

 

CONTRADDIZIONI

 

Strano il genere umano

quasi ignora le persone,

poi queste vengon meno

e… cresce l’attenzione.

 

Si guarda un personaggio con estrema sufficienza

e si sorride alla sua esibizione,

poi questo viene meno

e… nel sorriso appare l’affezione.

 

Astruso si, bizzarro l’uomo appare

pronto a prendere in giro, a giudicare,

e poi, quando ormai è tardi, e lui lo sa,

lì manifesta sensibilità.

 

Ma sarà vera? Mi domando io,

poiché quel prossimo un dì aveva sofferto!

Ma non rispondo: lo sa solo Dio,

e l’uomo che rideva, lui di certo.

 

 

 

IL CANTO DI AFRODITE

 

Quanta importanza date alla materia, alla corporeità,

la corsa a possedere, ed il possesso segno di qualità.

Ma la sostanza è effimera, fuggevole è ogni vanto,

quello che ha pregio, invece, è Afrodite col suo canto.

Voglio seguir l’amato mio e con egli la sua vita,

abbracciare dal sorriso alla più grande sua ferita,

tener da lui lontana la desolazione,

donagli la mia gioia, tutta la mia passione,

voglio sentirmi aria per tutte le sue cellule

che poi per me son acqua e fuoco e stelle.

Quello che rende futile ogni bene io ti voglio donare,

ciò che dà senso alla vita te lo voglio regalare,

poiché io lo possiedo seppur è immateriale:

il canto di Afrodite, incorporea ricchezza spirituale.

 

 

 

PACE  = COMPRENSIONE

 

Pace e’ uguale Comprensione:

perché comprendere è emozionarsi,

agire per riuscire ad aiutare!

E quando riesci a fare questo,

gioia ti da il sorriso del soccorso.

 

Pace e’ uguale Comprensione:

perché comprendere le intenzioni

aiuta a regger bene le reazioni!

E quando riesci a fare questo,

astio, che è litigioso, viene oppresso.

 

Pace e’ uguale Comprensione:

perché comprendere è comunicare

senza fingere di adeguarsi e poi subire!

E quando riesci a fare questo,

cogli i punti di vista, con rispetto.

 

Pace e’ uguale Comprensione:

perché comprendere è compatire,

sentire e condividere la sofferenza altrui!

E quando riesci a fare questo,

disfi i propositi di allontanamento.

 

Pace e’ uguale Comprensione!

E se riesci a fare tutto questo

sei in pace,

con il mondo e con te stesso.

 

 

 

CONTATTO

 

Accarezzami come l’acqua di una fonte

che scivola sul corpo, dolcemente

ed io ti bacerò, teneramente,

come il cielo fa al mare all’orizzonte.

 

 

 

SOGNO FUGGENTE

 

Cade in ginocchio al suolo e lì, per terra,

flettendo il capo e nella mano il viso,

scuote la testa e poi, senza sorriso,

sente volare via la sua chimera.

La vede come nuvola di fumo

nell’aria, si allontana lentamente

e tra le mani non rimane niente,

solo quel viso e lacrime e profumo.

Profumo che ora non può più sentire

perché fa riaffiorare quei ricordi

che, se ci grida contro, sono sordi:

mai più quel nembo potrà riapparire.

 

 

 

UNA BREVE RIFLESSIONE

 

Sono andata a un matrimonio,

ed ho visto tanta gente

era tutta sorridente

mi sembrava un manicomio;

ed ho visto tanti fiori

e la chiesa piena di colori

allegria e gioia le potevo toccare

ed ho visto anche qualche lacrima spuntare;

e poi tanti abbracci, e baci

tra cineprese e fotografie

dopo un po’ tutti si va via,

ed i consorti viaggeranno felici.

 

Sono andata a un funerale,

ed ho visto tanta gente

ma questa volta non era sorridente

e nei loro occhi c’era tanto male;

anche stavolta c’eran tanti fiori

che non rallegravano con i loro colori

ho visto volti che toccavano il cuore

e c’era chi piangeva, ma di dolore;

ancora baci e strette di mano

poi un lento corteo verso quel cimitero

la gente dice: non può essere vero

e il viaggio dell’anima è un volo lontano.

 

Sono andata….

 

 

 

PEDIATRIA

 

Traverso lentamente l’infinita corsia

immersa in variopinti luoghi di fantasia

dove, quei personaggi, non andranno mai via.

Sul bianco letto un bimbo adesso è rannicchiato

muto, gambe incrociate, il capo è spelacchiato,

la donna al fianco suo un gioco gli ha passato.

Sorride a malapena finché vede arrivare

il clown che generoso con lui vuole giocare

e dunque il male ha il tempo di aspettare.

Sofferenza e dolore, l’infanzia par negata,

abbondanza d’impegni che non è tollerata

ma sono indispensabili: vita condizionata.

Eppure dentro gli occhi ci ho visto spesso forza,

sono pochi i momenti in cui essa si smorza,

invece lui combatte come la nave all’orza.

Lui va avanti così, dando il giusto valore

alle cose più semplici, non come chi ha vigore,

’ché il senso della vita conosce ben chi muore.

Cosi corrono i giorni finché giunge il momento,

se non è andato a casa c’è stato un triste evento,

è ingiusto: vita breve ricca di patimento.

 

 

 

NASCOSTO TU

 

Non è possibile buttarsi via,

permettere al passato di segnare la scia

e proseguirla

invece di mutarla…

Quanti ricordi, tutti da buttare

e quanto male che mi ha fatto cambiare,

mi sono spenta…

 

E invece io la devo ritrovare

la forza di credere che vale un desiderio,

di creder che da niente nasce un fiore,

sentir che valgon poco le parole.

E tu, concretamente tu, nascosto mi stai dando il tuo pensiero,

nascosto tu mi dai con discrezione,

nascosto, e io sto credendo nel tuo bene.

 

E mi confonde credere ancora,

non so più se ho da dare e cresce la paura

di quel che sono,

intensa quando amo…

E quante volte, se ho voluto bene,

la mia realtà era spesso tutta in sua funzione,

poi se ne andava…

 

E invece io la voglio ritrovare

la forza di credere che puoi farmi volare,

che tutto quel che cerchi tu è l’amore,

vedere la tua mano tesa e tu…

si tu, sollevami se vuoi, nascosto io non la vedo la tua luce,

nascosto non potrai farmi brillare,

illuminami, io sono solo un bel pianeta:

non brillo se non ci sei tu, la stella.

 

 

 

SUONO AMBITO

 

 

Ecco, il mondo ti accoglie

e tu, curioso, il capo ruoti,

come da sponda a sponda.

 

Piccolo, sopra il suo braccio

e tu, accucciato, membra adagiate

lì, da gomito a polso.

 

Forte, la gravità combatti

e tu, tenace, sollevi il corpo

e vai, di mano in mano.

 

Dolce, accorto in coppia

e tu, sereno, le gambe fletti

e giù, rotula contro rotula.

 

Rotta deviata e improvvisamente

lo sguardo è spento, senza causa apparente.

Ti muovi, corri, giochi,

ti siedi, cerchi, scopri,

poi indaghi, esplori, ridi…

…ma non una parola.

 

Ecco, dai giochi avvinto

e tu, ordinato, disponi file

come di torre in torre.

 

Serio, lo sguardo grave

e tu, distante, rimani nel tuo mondo

come da muro a muro.

 

Acqua, è la tua vita

e tu, slegato, che tuffi e nuoti

figlio del tuo elemento.

 

Suono, non gli resisti

e tu, intonato, che balli e salti

e poi… di piano in cassa.

 

Afferri ogni più piccolo particolare

e ti misuri, sempre, col nuovo che ti appare.

Tu giochi, nuoti, balli,

canticchi, ridi, osservi,

poi scruti, imiti, apprendi…

ed ora….solo qualche parola.

 

 

 

SCULTURE IMMORTALI

 

Da polvere di terra, Lui l’uomo ha modellato,

con l’alito divino la vita gli ha donato

ed eccolo, il vivente, che nella sua presenza

celebra Lui poiché è a Sua immagine e somiglianza.

E gli donò un giardino da arare e custodire

ed alberi da cui potersi nutrire,

un albero però era da non toccare

ma l’uomo, incuriosito, non stette ad ascoltare.

Cacciato torna in terra da cui fu generato,

figlio del suo Creatore tendenze ha conservato,

sicché dalla materia esanime è sedotto:

la cerca, la modella, come con lui fu fatto.

Ma il soffio della vita non è sua competenza

e le creazioni restan tutte prive di esistenza,

il Padre, che lo guarda e nel profondo è buono,

solo alcuni ha dotato di un altro grande dono.

Opere dalla terra plasmate, scalpellate,

manchevoli di vita, immobili, attaccate,

ma alcune pare parlino come se in chi forgiò

tal era la passione che il prodigio sgorgò.

Mimica di una madre e del figlio sorretto

cui membra rilasciate, morbida veste han sotto;

o delicata sindone, marmorea non appare

che sul giaciglio il corpo attraverso traspare;

la rete che recinge capo e arti inferiori

realistica, adagiata, come a vestir pudori;

la donna abbandonata, le braccia che s’incrociano

sul di lui capo e cingono lei, e un bacio bramano.

Busti, statue magnifiche, incantevoli gessi

che turbano, stupiscono e lasciano perplessi,

seppur senza respiro sempre si esprimeranno,

senz’alito ma vivi, e in eterno resteranno

 

 

 

L’ESTREMO EVENTO

 

La morte piomba su di noi senza preavviso,

in un istante, arriva all’improvviso!

Forse avevam raggiunto gli obiettivi

o eravamo in attesa di momenti positivi,

magari non abbiam saputo dire

ciò che per l’altro era importante udire

e mentre rimandiamo, all’improvviso,

la morte piomba su di noi senza preavviso!

Ecco la dama nera con la falce,

lei ha il compito di giunger nel momento

e dopo che ha colpito c’è la luce,

ma ci si accosta solo senza pianto.

La luce… l’obiettivo dello spirto

che quando è liberato tutto vede

e se c’è chi lo piange lui è legato:

entra nel gorgo solo se c’è fede.

La fede, che in chi resta dà la forza

di consumare in fretta quel dolore:

se sente che persiste sofferenza

lo spirito non riuscirà ad andare,

lui vuol veder sereno chi lo ha amato

e ambisce che prosegua la sua via,

poiché non può guardarlo addolorato,

senza reazioni, privo di compagnia.

Per questo la persona che scompare

bisogna amarla e lasciarla volare

e proseguir la vita senza spasmo,

poiché nulla si ferma e nulla è eterno;

per ogni uomo arriva quel momento

e tanti piangon l’allontanamento,

ma chi prosegue non liquidi il sorriso:

la morte piomba su di noi senza preavviso.

 

 

 

CONTROVENTO

 

Non sei qui con me, non puoi,

qua il cielo è magico e tu neanche lo sai;

onde che si seguono, tramonti e poi….

sento il tempo che va, lento, ma inarrestabile e…

 

Io combatterò,

come un’onda controvento andrò,

non mi arrenderò,

con la forza dell’amore, lo so!

Tutto vincerò,

spumeggiante e forte ti travolgerò,

ti abbraccerò,

nella mia corrente ti trasporterò.

 

Penso a ciò che sei, non sai

quanto è incredibile e tu, tu non lo sai;

sensazioni magiche brividi e poi…

emozioni che io avrei bramato mai più e…

 

Io ci crederò,

come un gabbiano il vento sfiderò,

l’attraverserò,

la forza del cuore è più forte di me, lo so!

Tu mi vincerai,

i miei voli imprevedibili li fermerai

e mi aiuterai

e la forza controvento, solo tu, vincere farai.

 

 

 

POESIA PER TE     a Tommaso Onofri - Aprile 2006

 

Sera: pare tranquilla,

ancora insieme prima della culla

che non ti accolse poiché, seppur cocente,

la mano, dopo il buio, con sé ti prende.

 

Notte: fredda ed oscura,

il gelo è solitudine, il buio è la paura,

che non ti è amica quella tetra mano,

le grida, dopo il pianto, il tuo richiamo.

 

Ombre: spettrali e in confusione

panico eccede, scarseggia compassione,

chi non ti placa, poiché non è capace,

colpisce e poi infierisce, fino a che tutto tace.

 

Luna: corre il tuo moto,

nessuno sa, ancora nulla è noto,

che solo lei ti vide scomparire,

le membra, senza soffio, dalla terra coprire.

 

Tempo: fate attenzione,

è troppo fragile, esige precauzione

che quando manca può divenir letale:

il male, non curato, ha un esito fatale.

 

Tempo: tanto è passato,

cure amorevoli da cui è stato strappato

che il loro strazio intimo, francamente spartito,

"Rendetelo!" ogni giorno, il grido da ogni sito.

 

Luna: una fase hai ultimato

e hai messo a nudo il gesto spietato

che ad un sol ciclo da veste lattescente,

rubò, di poi spezzò, la tua vita nascente.

 

Ombre: una ha parlato

e il mondo intero ha lasciato turbato

chi ha chiesto aiuto con gelida coscienza

delinquè, brutalmente, avverso l’innocenza.

 

Notte: cupa, gelata,

come la cattiveria, la crudeltà innata,

che il volto tuo innocente, gremito di stupore,

conobbe e, gente incredula, sprofondò nel dolore.

 

Sera: parea tranquilla,

non era vero, e vuota ora è la culla

che un anno e mezzo solo, non può durar la  vita,

l’ascesa, folla attonita, nell’aria l’ha seguita.

 

 

 

IL GABBIANO E LA LEONESSA

 

Lui, viveva nel mare, lui, come un gabbiano volava sul mare,

e lui ogni giorno attraversava il mare

solo per vedere lei.

Lei, viveva nel sole, lei, una leonessa che sogna nel sole,

e lei ogni giorno guardava nel sole

sperando di vedere lui.

E non ricordo come fu però,

un giorno il sole il mare lo incontrò

ed ogni cosa a suo tempo

per rendere magico il momento;

lui rise e dopo l’abbracciò

e lei sorrise, lo sguardo abbassò

e il sole scese verso il mare

e il suo riflesso lungo e più abbagliante si fermò.

Lui, l’aveva cercata, lui, che dopo un po’ l’aveva già dimenticata,

e lui non le parlava

e fuggiva da lei.

Lei, che non capiva, lei, che ci credeva in lui perché lo sentiva,

e lei non si spiegava

l’ambiguità di lui.

Ricordo che poi lei venne da me

se c’era ieri forte ma perché

oggi se n’è andato,

cosa avrò sbagliato?

Lui l’ha ferita tanto, io lo so,

poco sensibile, non le parlò:

se era un tramonto

perché mi ha detto che fermava il tempo?

Ora io parlo al mare, che aveva cercato di giungere al sole,

quel sole che appena capì

s’immerse, fermandosi in lui.

Ma se lui sapeva che stava per fare tempesta,

non doveva fermare quel sole,

per poi spegnerlo

con la potenza che ha lui.

Leonessa in gabbia avanti e indietro va,

la notte fugge e Amore cercherà,

lei tanto ha da darne

e proprio lei non riesce a trovarne;

e invece quel gabbiano la domò,

il solo che le fusa le strappò,

lei era felice, pensava:

non dovrò più fuggire!

Ma invece quel gabbiano no non si fermò

ed in silenzio il suo volo spiccò

e non volle conoscerla

e verso l’orizzonte del suo mare ritornò.

Così com’era arrivato, se ne andò.

 

 

 

OCCHI DIVERSI

 

Il fucile tra le mani gli hanno messo,

e un’uniforme splendida, ben modellata addosso,

lui carico d’orgoglio ora ai suoi eroi somiglia,

quelli delle sue favole, che trionfano in battaglia.

E invece quella è guerra, guerra guerra, guerra guerra.

 

Corre tra i calcinacci, scavalca le macerie

confuso in nebbia e fumo, silente nel rumore,

ma poi si ferma attratto da una cosa:

lo sguardo su quel pane gli si posa.

E’ ignaro mentre è in guerra, guerra guerra, guerra guerra.

 

Le dita che lo stringono alle sue fan pensare,

più in alto occhi diversi e sguardo di terrore,

però lui gli sorride, poi l’arma al suolo accosta,

spontaneo si avvicina, …l’intima goliardia gli si ridesta.

Dimentica che è guerra, guerra guerra, guerra guerra.

 

Scherzano i due, si parlano, quel pane lo dividono,

poi tornano a giocare, la lotta adesso simulano,

ma poi lo sguardo che quel pane vide si gela, resta fermo

e un grido: “Era un mio amico!” …e alle sue spalle

occhi diversi ha un uomo.

Si chiama morte, è guerra, guerra guerra, guerra guerra.

 

 

 

LA SCELTA    a Natalino D’Addesa - Agosto 2009

 

Bello, sguardo profondo,

capelli al vento arruffati sulla fronte,

bello, sguardo disperso,

voli sinusoidali gli percorrono la mente.

Perché non riesco?

Ma che cos’è che ho fatto? E dopo…

Non capisco.

Chi sono io?

Oggi non lo ricordo,

ma dopo un po’ rammento e…

mi spavento.

Che penso io?

Sogno, corro, rallento

poi dopo un po’ deraglio e…

mi scompiglio.

Che faccio io?

Azioni inconsuete,

disturbo a volte creano e…

mi confondono.

Che devo fare?

Ora sono impotente. E allora…

Adesso agisco.

Bello, sguardo smarrito,

Capelli al vento e sotto il vuoto appare,

bello, sguardo finito,

che il corpo suo sceglie di far volare.

 

 

 

IMMOBILI

 

Seduta di fronte a te sfioro i contorni del tuo viso, i tuoi capelli,

sorrido, dolcemente, ed i miei occhi sembrano sereni.

La tua espressione è grave, ma i tuoi occhi lucenti la tradiscono,

vorresti accarezzarmi, resti immobile.

Dolci sensazioni fanno vibrare i nostri corpi, le nostre menti,

comunichiamo, silenziosamente,

ed intorno sembra esserci il vuoto.

Vorremmo poterci scambiare in dono

un magico istante carico d’affetto,

non possiamo, restiamo immobili.

Per un attimo ti regalerei tutta me stessa,

per riempire, con amore, quel vuoto che pare ti accompagni,

colmare fugacemente un bisogno d’amore che ci teniamo dentro,

e dare, a te che sento così dolce, ma resto immobile.

Scompare il mio sorriso, sparisce la luce dei tuoi occhi,

la mia mano s’allontana dal tuo viso.

Rumori. Scompare il vuoto intorno.

 

 

DINT ’  ’O MARE

 

Dint’ a stu cielo niro                                     

na mezza luna me stà parlanno ’e te,                       

n’ce stà manco ’na stella                               

e pure tu nun staje vicino a me.                                

E llonne nn’à fernesceno                                         

maje  ’e s’arravuglià,                                     

s’ammescano c’arena                                    

e aròpp’ ’nzieme se vanno a menà…

                       

Dint  ’o mare…                                                         

che smania ’e stà cu tte pe’ te dà ’na carezza,          

me faje tremmà sultanto si te penzo,            

tu m’  arrubbato llanema e nn’ò ssaje.                 

Na lampara                                                  

diventa cchiù lucente dint  ’o scuro,                       

je invece so lucente ’nsieme a te                              

pecchè te voglio bbene e tu nn’o ssaje.

           

Dint’ a stu core mio                                      

na spingola ha pugnuto e po’ ha scavato,     

nun me vo da’ ’a crianza                                          

‘e n’ te penzà: je continuo a m’allummà.                  

Pure si staje luntano                                                 

te sento forte assaje                                      

e invece ’e te scurdà                                     

stu core mio continua a s’nfucà…

                                  

Dint  ’o mare…                                                         

che smania ’e stà cu tte pe’ te dà ’na carezza,          

me faje tremmà sultanto si te penzo,            

tu m’  arrubbato llanema e nn’ò ssaje.                 

Na lampara                                                  

diventa cchiù lucente dint  ’o scuro,                       

je invece so lucente ’nsieme a te                              

pecchè te voglio bbene e tu nn’o ssaje.

                       

                                 …Je vurria stà cu tte!

 

 

NEL MARE

 

In questo cielo nero

una mezza luna mi sta parlando di te,

non c’è neppure una stella

e tu non sei accanto a me.

Le onde non smettono

mai di rotolarsi,

si mescolano con la sabbia

e poi insieme vanno a gettarsi…

 

Nel mare…

che voglia di stare con te per darti una carezza,

tremo soltanto se ti penso,

tu mi hai rubato l’anima e non lo sai.

Una lanterna

diventa più luminosa nell’oscurità,

io invece sono luminosa quando sto con te

perché ti voglio bene e tu non lo sai.

 

Nel mio cuore

una spilla ha sforacchiato e poi ha scavato,

non mi vuol dare modo

di non pensarti ed io continuo ad infiammarmi.

Anche se ti trovi lontano

io ti sento fortemente

e invece di dimenticarti

il mio cuore si accende sempre più.

 

Nel mare…

che voglia di stare con te per darti una carezza,

tremo soltanto se ti penso,

tu mi hai rubato l’anima e non lo sai.

Una lanterna

diventa più luminosa nell’oscurità,

io invece sono luminosa quando sto con te

perché ti voglio bene e tu non lo sai.

 

                                  …Io vorrei star con te!

 

 

 

     …………..continua…………..                                                                                  torna alla pagina iniziale