Dopo tanti anni di studio e pratica del
Baguazhang o "Kungfu degli Otto Trigrammi", se proprio dovessi
sintetizzare tutta l'arte in una frase , userei questa: yi zou wei yong
che significa semplicemente: "Considerare l'andare in cerchio come
uso". In effetti tutta l'essenza del Bagua, da un punto di vista marziale,
si ritrova in questa frase. Vedremo nel paragrafo successivo qual è invece la
sua essenza filosofica, a sua volta la base per l'essenza marziale.
Lo scopo di un'arte marziale è vincere
l'avversario, sia in attacco che in difesa. Se consideriamo l'approccio di quasi
tutte le arti, vediamo che esso è essenzialmente lineare,in base al principio
che la linea retta è la distanza più breve fra due punti. Ovviamente tutte le
arti hanno poi uno studio degli angoli e, talvolta, cercano di circondare
l'avversario, ma ciò è in ultima analisi occasionale. Ci sono due arti che
sono strettamente imparentate con il Baguazhang e che fanno parte infatti della
stessa famiglia e precisamente il Xingyiquan ed il Taijiquan: Spiegherò nel
secondo paragrafo perché, a mio parere, il Bagua è come principio a loro
superiore o meglio perchè il Bagua, sempre come principio, è inclusivo nei
loro confronti. Queste due arti si integrano perfettamente con il Bagua e non a
caso spesso in ciascuna delle tre scuole si ritrovano movimenti, tecniche o
principi delle altre due. Questo, se ci pensiamo un attimo, fa pensare ad una
maggiore universalità di queste arti rispetto ad altre, ad una loro maggiore
integrazione con la libertà delle cose. Ma questa è filosofia, la vedremo in
seguito.
Tornando alla pratica reale, personalmente
trovo che nel campo delle varie scuole di Bagua ci sia una grande confusione
come approccio pratico. Non sto qui a parlare di coloro che, specialmente in
occidente ed in particolare nel campo del Bagua, vi dicono: Il baguazhang, nel
suo contenuto formale, è solo una potenzialità espressiva, il combattimento è
un'altra cosa. Ora, è vero che, rispetto ad un'espressione stilizzata, il
combattimento è sempre un'altra cosa. E come potrebbe essere diversamente?
Prendendo un esempio che spesso viene fatto nel campo delle art marziali,
sarebbe come voler fare un testo libero usando solo le frasi fatte di un dettato
ricevuto precedentemente. E' ovvio che il nuovo testo avrebbe un carattere
falso, artificioso. Nella normale procedura di apprendimento a scuola, per prima
cosa si impara a collegare insieme consonanti e vocali ed a formarne sillabe
(anche se spesso si fa il contrario, come ad es. faccio io: dalle sillabe si
risale a consonanti e vocali), poi si ricevono frasi fatte, poi testi di frasi
fatte (dettati) per affrontare infine, muniti di questo armamentario, il testo
libero. Perciò è ovvio che nell'arte marziale il procedimento sia simile. Noi
ad esempio partiamo dalle sillabe (le posizioni base), risaliamo a vocali e
consonanti(le tecniche), facciamo i dettati (le forme) e sviluppiamo il testo
libero ( tuishou-tuisan ,combattimenti semiliberi e liberi). Oltre alla
"lingua" abbiamo poi altre materie basate sulla lingua (l'uso delle armi,
un'estensione dell'arte).
E' infatti possibile che il fondatore del
Baguazhang, Dong Haichuan, universalmente riconosciuto come un gigante nel mondo
delle arti marziali, avesse sviluppato la sua arte come una specie di danza
inaplicabile realmente nei suoi presupposti? E' ovvio che non può essere
così. Ma allora perchè in questo campo vi sono approcci tanto diversi e
spesso contraddittori? Facciamo un esempio. Recentemente leggevo in un libro del
mio ultimo insegnante, Zhu Baozhen, che le 64 forme lineari non possono essere
considerate baguazhang. E' la sua opinione, l'opinione di un maestro
principalmente della scuola Yin Fu, ed altri, a mio parere giustamente, non
saranno d'accordo. Nemmeno io sono d'accordo se la cosa viene espressa in questi
termini drastici: il Baguazhang ha nelle sue radici la "malattia" del
cambiamento, i geni del cambiamento, perciò tutto quello che storicamente si è
sviluppato come Baguazhang è generalmente accettabile. Il che non significa che
sia sempre la cosa migliore o che non travisi, in qualche modo, le intenzioni
del fondatore. Il quale espresse il senso di ciò che insegnava in questa
semplice maniera: YI ZOU WEI YONG, "considerare l'andare in cerchio come
l'uso, cioè la parte pratica".
Per anni, dopo aver imparato le forme
lineari, ho pensato che la posizione "Laoseng tuobo "(il
vecchio monaco solleva la ciotola) fosse la più avanzata posizione da
combattimento bagua. Per inciso essa è una posizione frontale (anche se
talvolta usata sul cerchio) come la santishi del Xingyiquan. Restava
però in me un senso di insoddisfazione: Dov'era la circolarità tanto
proclamata del Bagua se poi sostanzialmente si usava una posizione frontale? Al
proposito mi veniva in mente spesso il paragone con il Longxing bagua tuishou
, la spinta delle mani della forma del Drago creata da Fu Zhensong, forma a due
che era completamente circolare. Perché questo non era la regola di
applicazione anche nelle altre scuole? Naturalmente questo non significa che per
fare bagua occorra andare continuamente in cerchio: forse dopo un po' saremmo
storditi; ma certamente lo scopo del combattente bagua deve essere quello
di usare la circolarità per avvolgere il nemico, non per combatterlo
frontalmente come insegnano le forme lineari. Perciò c'era qualcosa da
cambiare.
Ad un certo punto ho perciò cominciato a
cambiare le impostazioni (come si dice nel simpatico gergo del computer). Laoseng
tuobo può andare anche bene come forma di palmo ma a partire da una
posizione circolare. In effetti se fatto con meccaniche corrette, Laoseng
tuobo può essere molto utile e sviluppare molta energia a spirale(chansi
jin ) nel colpire. Ma, come dicevo sopra, è nei geni del Bagua la
necessità del continuo cambiamento: possono esserci altre posizioni che
sviluppino forza dinamica? Ad es. la posizione classica bagua può andare bene e
funzionare altrettanto bene soprattutto in forma difensiva: è difficile
superare la linea formata dalle due mani, una in alto ed una in basso. Va un po'
meno bene, a mio parere, come posizione d'attacco. C'è invece una posizione
usata nell'ottava serie di palmi di Jiang Rongqiao ( e la cui origine appare
situata nella forma del serpente del Xingyiquan) chiamata Jinshe panliu (il
serpente dorato si avvolge attorno al salice) che è molto più dinamica
soprattutto per posizioni d'attacco. Questa è una delle posizioni da noi
adottate. Un'altra posizione ancora può essere quella del Yiquan, tenuta però
sul cerchio. Va detto che comunque non bisogna fossilizzarsi su nessuna di
queste, per quanto valide, ma adottare quella più appropriata alle varie
occasioni. In ogni caso le due che preferisco sono quella classica andando in
cerchio(anche usando laoseng tuobo ) e Jinshe panliu .
Nel cambiamento di impostazioni ha
contribuito la presa di coscienza di quanto siano realmente vicine due arti come
il Bagua ed il Xingyi. Tutto è partito da una constatazione. Nello Xingyi c'è
una tecnica, generalmente un po' negletta, che è Hengquan, un pugno dato
trasversalmente. Bene, leggendo i classici del Xingyiquan troviamo che Heng è
molto importante , è infatti considerato "il pugno madre", la
madre degli altri pugni del Xingyi. Riflettendo su questo e considerando come in
certe scuole di Xingyi venga usato, cioè in apertura di tecnica o di
combattimento, ho notato la sua grande versatilità se usato appunto in inizio
di pratica. Andando avanti mi sono reso conto di come esso, sia pure in forma
diversa, abbia una funzione che è quella tipica del Bagua: avvolgere
l'avversario, attaccarlo sul fianco. Questo mi ha portato ad ulteriori
riflessioni e ad abbattere gradualmente le barriere mentali che ponevo ad es.
tra Xingyi e Bagua. Non solo: questo mi ha portato ad abbattere molte altre
barriere, anche verso stili differenti come lo Yiquan, il Wingchun ecc.; ho
notato le somiglianze e le utilità. E' più piacevole essere in restrizione o
essere liberi?Perchè restare nella restrizione quando si può essere liberi?
Dalle posizioni alle tecniche. Un'arte non
può costruirsi palizzate in cui rinchiudersi: ciò contraddirebbe, tra l'altro,
lo spirito del Mutamento su cui si basa il Bagua come filosofia. Ciò era già
implicito durante la vita del fondatore, Dong Haichuan, quando si
scontrò/incontrò con il Xingyiquan di Guo Yunshen. Da allora le due arti
divennero imparentate, tecniche dell'una sono presenti nell'altra ed anche le
posizioni sono molto simili. Perciò, quantunque nel Baguazhang sia enfatizzato
l'uso dei palmi, da sempre sono esistiti anche i pugni. Il pugno classico del
Baguazhang è fanbei chui , pugno col dorso rovesciato, ma venivano
spesso usati i pugni del Xingyiquan, specialmente nella scuola Cheng, mentre
nella scuola Yin si faceva un gran uso di pugni e calci del tipo Shaolin. La
seconda forma lineare ha per esempio maxiu lianchui, "Pugni a catena
strusciando le maniche".
Detto questo, è chiaro che la questione
principale non sta nell'uso di palmi o pugni (la realtà, nella sua mutevolezza,
può richiedere o gli uni o gli altri),quanto nell'uso del cerchio o meno.
E' ovvio, come dicevo sopra, che non si può andare in cerchio all'infinito.
Anche Dong Haichuan aveva presente questa non-necessità. Perciò nelle "48
canzoni [sishiba jue]"(le canzoni servivano per memorizzare i princìpi) è
esposto il metodo del "mezzo-cerchio", bànjuan shoufa (canzone
22):
Il metodo delle mani in persone di altre
scuole è molto spesso in linea retta,
Fate un mezzo passo di lato ed aspettate
come se in ozio
Nel caso che egli indichi di colpire a
diritto (per usare poi) una tecnica obliqua,
Ancora fate un mezzo passo di lato senza
esserne preoccupati.
(Per inciso la traduzione
fatta da Huang Guoqi nel libro Liang Zhen Pu Eight Diagram Palm (High
View Publications, 1993,p.93) è del tutto imprecisa: Hand method in others
is mostly in a straight line/ walk a half step forward and wait leisurely/Pointing
straight forward for oblique punching/ it is all right to walk another half step
forward . Qui il traduttore ha perso il senso della parola kua che,
in senso marziale, significa fare un passo di lato e non " walk a half step
forward". Inoltre la resa delle ultime parole , bu xianggan,
non è preciamente 'it's all right' ma 'senza esserne preoccupati' che rende
leggermente meglio l'attitudine che dovrebbe avere il praticante di Bagua).
Il commento cinese (Li Ziming?) a questo
testo base dice: "Se una persona di altra scuola viene attaccandomi usando
per lo più tecniche in linea retta, io devo soltanto fare un mezzo passo
di lato obliquamente e l'avversario finirà nel vuoto, Nel caso che
l'avversario indichi a diritto (faccia una finta) per colpire (invece)
obliquamente, io posso ancora usare la tecnica precedente e di nuovo fare un
mezzo passo obliquo di lato, costringendolo a cadere nel vuoto(ad andare a
vuoto) e ad essere senza utilità; questa è la "tecnica di mano del mezzo
cerchio". Questo lavoro di gambe (bufa ,footwork) è la principale
tecnica di evitare il sostanziale (una tecnica dura) e di mandare a vuoto
e da qui cercare qualche possibilità per conquistare l'iniziativa"
Questa tecnica del mezzo passo di lato è
descritta anche in altre "canzoni", ad es. nella n. 20, Beihou
zhuanshen fa , tradotta da Huang Guoqi come: "Method of Turning Body to
Flank " e che io invece traduco: "Tecnica del girare il corpo di
schiena", una tecnica che i miei studenti conoscono bene e che serve a
fronteggiare gli attacchi furiosi dell'avversario. Il testo dice:
L'estensione delle mani deve essere
corta ed i passi devono essere grandi
(Occorre) fare un mezzo passo di lato
per catturare con il corpo a contatto,
Fare un passo di lato (kuabu)
accovacciandosi verso terra e girando (il corpo);
Quando egli vuole girarsi io lo catturo.
Questo "io lo catturo" non si
riferisce ad una tecnica di "presa"effettiva o Qinna che il Bagua non
tiene in alta stima nei testi antichi (anche se modernamente la scuola di Li
Ziming ha sviluppato molte tecniche di Qinna) ma ad una presa veloce,
temporanea. Il Baguazhang enfatizza questa vicinanza all'avversario, questo
strusciarsi dei due corpi (chiamato moshen zhang , "Palmi con il
corpo che struscia") come ad es. nella canzone 27. Esso fa anche un
discorso sulla "linea di centro" (Canzone 30): "E' naturale
proteggere il centro", su cui il commentario dice: "Anche quando
l'avversario sta attaccando con colpi numerosi e da vari angoli, devo soltanto
proteggere il centro. Affrontando colpi numerosi le mie mani dovrebbero stare
vicino al corpo per fornire costante protezione e non estendersi lontano dal
corpo a meno che non sia strettamente necessario ed anche allora dovrebbero
essere ritratte appena possibile". Andare in cerchio, secondo me, è
proprio proteggere la linea di centro. Quando l'avversario attacca basta una
piccola rotazione del corpo: la linea di centro dell'avversario sarà verso il
vuoto, la nostra sarà diretta verso di lui. In questo ben si presta la
posizione jinshe panliu .
Questo articolo potrebbe essere
lunghissimo, ma intendo concluderlo qui, per quanto riguarda la sua parte
pratica. Torno a ribadire che l'andare sul cerchio ( o anche solo usare il
"mezzo cerchio") è fondamentale nel Baguazhang, è l'essenza
dell'arte. Questo viene ribadito da tutti i testi e da tutti i maestri (anche se
poi la pratica non è sempre consistente con le premesse). Credo che il lettore
attento avrà anche trovato, tra le righe, molti spunti per la pratica reale.
2) FILOSOFIA DEL
BAGUA E NECESSITA' DEL MUTAMENTO.
Non parlerò molto di questo. Ho sempre
considerato la parte "filosofica" del Bagua come una sovrastruttura
creata principalmente da Sun Lutang (nel suo libro Bagua quanxue ).
D'altra parte una certa foilosofia sottostante alla pratica esiste ed è quella
del mutamento: Anche leggendo le "canzoni", cioè i classici del
Baguazhang, troviamo un'insistenza notevole sul cambiare continuamente i passi,
sull'avanzare e sull'arretrare e sul cambio continuo delle mani. perciò non
possiamo trascurare completamente la filosofia degli Otto Trigrammi, presentata
principalmente nel famoso libro-oracolo Yijing (una vecchia
translitterazione occidentale: I-king ) o Zhouyi ("Il Libro
del Mutamento della dinastia Zhou"). Questo libro si basa sulla
trasformazione continua di 64 esagrammi per predire il futuro o meglio le
regole di comportamento per il futuro. Poiché la realtà è in continua
trasformazione non c'è da stupirsi che il Baguazhang sia così diverso da
maestro a maestro: ad ognuno fu insegnato diversamente, secondo le sue
predisposizioni, da Dong Haichuan ed ognuno lo trasformò del tutto naturalmente
secondo le proprie predisposizioni. Perciò il Bagua si presenta come una scuola
aperta. Purtroppo con il passare degli anni ed il "culto dei maestri"
sempre presente nella mentalità confuciana cinese (ma anche e a volte di più in
quella occidentale) l'arte è stata ridotta spesso ad un pesce morto e, come
tutte le cose della Cina contemporanea, all'influenza del vile denaro: Perciò
un contenuto vivo e vivificante è stato spesso imbalsamato. Per anni io stesso
ho trasmesso il Bagua esattamente come mi era stato insegnato. Ora mi rendo
conto che era un modo morto. Occorre innovare, occorre creare. Certo le forme
sono quelle, ma in quanto ad applicazioni pratiche molto era andato perduto e
molto di quello che c'era era insufficiente. Bisogna perciò usare la filosofia
del Cambiamento (YI) e però farlo a partire dai princìpi che governano l'arte.
Il cambiamento non deve essere arbitrario, deve essere governato, e solo i
princìpi (un po' come nel Taiji) possono esserne la pietra di paragone. Anche
per questo ultimamente mi sono riletto le "canzoni" del Bagua,
riscoprendole dopo tanto tempo. Ultimamente ad es. guardando un libro recente di
Liu Jingru sulle forme che mi aveva insegnato ho notato molti cambiamenti in
esse, ed è naturale che ciò sia avvenuto. Mettendola in termini di meditazione
buddhista, sarebbe stato pensare che un'arte è un corpo morto, un blocco
sostanziale....così non è, un'arte si modifica continuamente. Fa ridere un
certo maestro ed i suoi allievi quando dicono che la loro arte è vero bagua,
non bagua-xingyi...Davvero? E come la mettiamo che in una delle prime tecniche
che vidi usare da questo maestro era incluso l'uso di JI (Premere) del
Taiji? La realtà è che a questo mondo tutto viene influenzato da tutto e le
persone che lo negano si contraddicono da sole. La mia filosofia di vita è
marciare verso la libertà, la Liberazione. Per me questo dovrebbe valere per
tutti. Per quanto riguarda il Kungfu vale ancora quel detto cinese: all'inizio
si è liberi, poi quando si comincia ad imparare non si può più nemmeno uscire
dalla porta, non si sa fare più niente; finchè si ritorna alla libertà, ma
con qualità, non la stessa libertà dell'ignoranza iniziale.
Per concludere: il grande Sun Lutang, il
grande Wang Xiangzhai, il grande Fu Zhensong, ed anche, perché no? Bruce Lee,tutti
questi personaggi ebbero il coraggio di innovare, di innestare nuovi rami su
alberi che stavano invecchiando. Sun Lutang lo fece combinando per la prima
volta in una sola arte, il Taijiquan, le cose migliori di Taiji, Bagua e Xingyi;
Wang Xiangzhai ebbe il coraggio di staccarsi dalla tradizione del Xingyi per
creare una nuova arte più libera , il Kungfu della Mente o Yiquan ;
Fu Zhensong non si limitò a ricevere le tecniche di Bagua del suo maestro Jia
Qishan ma le modificò raccogliendo qua e là le esperienze più significative;
Bruce Lee ebbe il coraggio di staccarsi dal Wingchun quando si accorse, giunto
in America e dovendosi confrontare con tecniche di altre scuole, che era una
scuola un po' limitata e racchiusa in parametri un po' stretti. Tutti scelsero
di essere liberi pur nel rispetto della tradizione. Dovremmo noi per qualche
motivo limitarci? Il Baguazahang può essere inclusivo di tutte queste arti, un
contenitore libero, forse più libero anche del Jeet kune do, che ultimamente
sembra sempre più fossilizzarsi in una specie di kick-boxing, in una scuola,che
non era certo l'idea del suo fondatore. In particolare il Baguazahang è
facilmente inclusivo di Xingyi e Taiji. Dobbiamo non porre limiti e fare
sbocciare il fiore che è ancora sotto la neve.
DISCUSSIONE:
1) Una lettera di Luigi
Zanini (Vicenza)
Carissimo Loriano,
oggi come dieci anni fa sono
sempre affascinato da quello che scrivi.
Non posso fare altro che
condividere pienamente quanto scrivi, e aggiungere qualcosa.
Il concetto del
cerchio è un concetto vasto.
Da quanto ho
sviluppato lavorando a più riprese (e quindi in tempi divversi e con
prospettive diverse, a secondo della maturità personale o semplicemente a
volte del maggiore distacco) su stili quali Bagua, Xingyi, Taiji, Yiquan, Wing
Chun, Kali, Shuai Jiao, Shaolin, Tam Tui, Wu Shu etc. (questo è un po' la
sintesi delle prospettive), la conclusione è che il movimento
"vero" è ancora più piccolo del cerchio. E' un punto. Come diceva
Wang Xianzhai, è nell'immobilità del punto che c'è il tutto.
Mi spiego.
Se consideriamo il
cerchio in sè e per sè, finiamo per fare come qualche nostra conoscenza che
andava a fare campionati di combattimento con la guardia laterale e
camminando in cerchio, finchè l'avversario non si stancava e lo metteva
giù senza troppi complimenti. Non funziona.
Se consideriamo il
cerchio come evasione laterale, già ci siamo molto di più, perchè io
ricordo chiaramente il Wing Chun nelle sue applicazioni che presentava sempre
questa idea ossessiva della linea centrale, e solo dopo ho capito che quello
che interessa veramente non è la linea centrale, ma la maniera di
gestirla. Ovvero, di uscire e controllare, quindi di usare la forza dell'avverario
per scivolare via (come dicevi tu nel Bagua) e colpire. Richiama l'arte dei
grandi maestri, da Ueshiba a Chan San Feng, non è vero?
Se consideriamo
l'evasione più piccola che esista, ci accorgiamo che si basa su un
micromovimento laterale eseguito dagli arti, una microrotazione che dà
efficacia e struttura al movimento, e infine una microspinta al momento giusto
con tutto il corpo dietro, possibilmente con una certa dose di abilità.
Ancorta una volta stiamo parlando di Taiji, ma anche di Xingyi, di Yiquan, e
sicuramente anche di Baguazhang. E' anche uno dei problemi principali del
Wing Chung, che spesso sa controllare benissimo ma non sa esprimere Fajing. Le
poche eccezioni (Wang Shun Leung ad esempio) erano famose non solo ad Hong
Kong.
Ricordo quella
tecnica piccola, insignificante, ma tanto bella dello stile Sun di Taijiquan,
quando Sun riporta al centro del petto le mani come a sostenere una piccola
sfera. Insignificante, è la parola giusta, ma visto che ogni sistema nel suo
metodo contiene non solo grandi verità marziali, ma anche ciò che ad un
certo punto deve trascendere la marzialità (altrimenti che sistema evoluto è?
meglio tornare alla Thai Boxe), è cioè un messaggio anche spirituale.
Il punto. Noi siamo
un punto. Il punto espanso diventa una sfera, e così il Baguazhang
rappresenta con enorme verosimiglianza il senso della nostra vita, che è
mutazione continua e stabilità. Un po' come un atomo con i suoi elettroni,
che costantemente cambiano struttura per collegarsi ad altri atomi e formare
la materia, e costantemente rimangono centrati in loro stessi per non perdere
l'identità.
Noi siamo luce, e
questo lo sai anche tu. La luce ha una duplice natura, ondulatoria e
corpuscolare. Questo è il classico rompicapo per i fisici di oggi, e su
questa semplice analisi gente come Capra o Zukav hanno costruito il loro
approccio ad una nuova fisica, che tiene conto del misticismo orientale. Non
per amore, ma per necessità. Qualcosa sfugge. La dualità Yin-Yang.
La cosa più
interessante è che oggi la psicologia avanzata, quella basata sui principi di
Palo Alto e della Programmazione Neuro Linguistica (PNL) sono in realtà
terreni di confine tra la terapia avanzata per rivolvere problemi molto
profondi della personalità umana, ma anche metodi per il business
(comunicazione) e per conoscere meglio se stessi. Ancora una volta per andare
avanti siamo tornati indietro, anzi dentro.
Le metodologie
industriali per migliorare la produzione (di matrice giapponese, ma in realtà
esportate dagli USA dopo la guerra) sono basati su un plusvalore che ogni
singola persona inserisce nel proprio lavoro come impegno a rendere le cose
migliori di per sè. I risultati sono stupefacenti, e non collegabili
direttamente con il singolo impegno. Come dire: nel campo della spiritualità
1+1 dà come risultato 11, e non 2.
Baguazhang è una
forma di sincretismo marziale dinamico, in cui le soluzioni emergono dal'approccio
pratico in movimento. La mancanza di praticità è un problema di molte arti
marziali. Persino molti insegnanti di Xingyiquan hanno problemi ad applicare
con efficacia lo scarno repertorio di tecniche dell'arte e questo mi fa
pensare ad un atteggiamento di fondo.
In un recente saggio
sullo Yijinjing che ho presentato in Scozia scrivevo come lo Yijinjing, nella
sua versione "effettiva", come ad esempio viene utilizzata
dall'Accademia di Medicina Tradizionale Cinese di Nanchino, è un metodo di
trasformazione di tendini e midolli di una difficoltà micidiale, basata su
prestazioni quasi atletiche del corpo. Sfido poi che il Tuina cinese risolve
molte patologie!
Ma molti non vogliono
conoscere questo aspetto del Qigong, meglio restare in un ambito che permetta
di rilassarsi e di ristabilirsi con tranquillità, senza sudare e con la
sensazione di essere coccolati. Lo stress è un nemico molto più sottile e
distruttivo della fatica fisica. Quindi anche il Qigong si è trasformato in
una serie infinita di movimenti. Quali sono quelli veri? Quelli che facciamo
"da dentro".
Analogamente parlerei
così per il Baguazhang e per ogni arte marziale. Il senso è dentro la
persona, è nella sua ricerca, anzi, nella sua odissea personale quotidiana,
nella sua apertura al dialogo e alla sua determinazione nel perseguire i suoi
obbiettivi. Quali sono gli obbiettivi? Bisogna anche qui essere onesti. Non
tutti siamo nati per combattere in ogni momento della nostra vita. I reduci
del Vietnam non sono più in grado di vivere una vita normale.
La nostra antica
struttura nervosa di reazione istintiva è ancora basata su due principi,
"fight or flight", combatti o scappa. La nostra quotidianità ci
impone di continuare a mediare, ad accettare quello che non riusciamo a
capire, e a cambiare quello che è possibile cambiare, anche se a volte non è
la cosa giusta. Insomma, lo stress è parte della nostra guida in auto, del
nostro attendere al telefono o in coda, dell'attesa al supermercato. Ecco da
dove nasce lo stravolgimento del mondo attuale. Tutto è governato da non
valori, ma da sfruttamento. Non c'è più spazio per quel magico 1+1=11, tutto
deve produrre almeno 2, meglio 3, magari anche 4. Ma abbiamo perso di vista
che bastava poco per fare 11.
Ecco perchè occorre
tornare a fare un po' il punto della situazione. Baguazhang è anche una
scuola di crescita. Non importa lo stile, non importa lo scopo, quello che
serve è essere in armonia con se stessi. La ricerca rende l'uomo libero,
ricco interiormente e gli permette di raggiungere il suo scopo, che è uguale
per tutti. Noi vogliamo essere felici.
Baguazhang una via
verso la felicità? Se ti fa compagnia per tutta una vita e se cerchi di
capire la vita attraverso di lei, allora sì.
Ma questa è pura
filosofia.
Torniamo a praticare.
Senza troppe illusioni o attese, che ci rovinano il presente. L'unico momento
vero è quello della pratica. Incrociare le braccia è sempre un momento di
crescita e di conoscenza. E' bellissimo pensare che per crescere nelle arti
marziali siamo costretti a far crescere un'altra persona per poi tornare a
crescere noi.
Un abbraccio, questo
è ciò che il tuo articolo mi stimolava a dire.
Luigi
2) Una lettera di Fabio Sandonà,
Padova.
Ciao Loriano, ho letto il
tuo nuovo articolo "cosa ho capito sul Bagua", mi è piaciuta la
sincerità (Buddhisticamente molto ben integrata) sulla tua esperienza
e ricerca su quest'arte.
Io stesso continuamente (per
quello che posso) sono alla continua ricerca dei reali contenuti di quest'arte,
e ogni lezione e fine settimana, provo tecniche che se non efficaci poi
lascio. A volte si tratta solo magari di semplificare, a volte di integrare
con qualche piccolo movimento in più. Credo di aver capito che questo è il
senso della ricerca e del cambiamento. Comunque complimenti !, per cercare
di sfatare e rendere più reale un'arte (o forse tutte) che si nasconde
ancora dietro credenze mistiche. In ogni lezione cerco di trasmettere ai
miei allievi di essere il più possibile reali e vigili, dando il giusto
peso a ciò che praticano (no poteri magici e forze misteriose).
Sono giunto a pensare però,
che questo sia possibile solo con l'aiuto ed il supporto di un percorso
spirituale, o solo ideologico, di un Buddhismo "originale".
Un abbraccio
Fabio
3)Due lettere
di Yves Kieffer (Arona).
1 ]Caro Loriano, eccomi qua! Sto leggendo il testo
CHE COSA HO CAPITO DEL BGZ
e man mano prendo qualche nota.
Innanzitutto, a me non sembra che "lo scopo dell'arte marziale
sia di
vincere l'avversario". Per come la vedo io, si tratta piuttosto
di salvare
la propria pelle o incolumità, o quella altrui, da un'agressione
esterna,
con il minimo danno possibile per se. Anche perché se parliamo di
"marziale", intendiamo "guerra" e quindi
"campo di battaglia" e di
conseguenza lotta armata o disarmata contro uno o più avversari
armati,
questo nella peggiore delle ipotesi e prima della diffusione delle
armi da
fuoco. Non è una mia idea, ma è di Henri Plée e comunque la
condivido. E'
chiaro che poi l'arte si sia adattata ai tempi: dal campo di
battaglia alle
scorte armate, ai duelli, alle competizioni, ad un passatempo da
palestra.
Forse è meglio così!?
Preciso che non pratico (ancora?) il baguazhang e ho soltanto una
vaga idea
di cosa comporta dal punto di vista tecnico. Posso dire che nella scuola di yingyiquan che pratico, ma che non
conosco
interamente, nelle applicazioni a coppia, chi si difende parte dalla
posizione wuji. Non da santishi che si usava nei duelli (quindi
contro un
altro praticante) con uno scopo ben preciso: la bocca della tigre
della
mano anteriore - piazzata sulla linea che va dalla propria vista
alla gola
dell'avversario - serviva da collimatore, nel senso che se si vedeva
l'attaco dell'avversario sopra hu kou, si partiva con pao quan senza
esitazione; se l'attacco non si vedeva dietro il proprio palmo, si
partiva
con heng quan, ecc. (Per il combattimento armato si usava un'altra
posizione: una sorta di posizione a T con il tallone del piede
anteriore
appoggiato all'incavo del piede posteiriore).
Ho notato anch'io che nello XYQ dello Hebei o dei 5 movimenti-12
animali,
Heng quan è la madre, ma poi si pratica molto pi quan!
Mi viene in mente la posizione tan sao del wingchun, se ben ricordo
la
"mano che chiede". E' considerata la tecnica fondamentale,
anche se non ha
un utilizzo ben preciso, ma permette di difendere la propria linea
centrale
e poi di passare ad altro.
Come diceva il mio amico U.A., il combattimento è caotico per
essenza.
Sempre per come la vedo ora, il girare in cerchio, le tecniche
fondamentali
servono soprattutto a formare l'intero praticante (eviterei di
scrivere il
"corpo", poiché questo fa parte della nostra visione
occidentale di
corpo/anima che i Cinesi non hanno o forse non avevano ... con la
loro
corsa sfrenata alla modernizzazione, chissà, cambiano anche loro)
in modo
che si sposti come una unità, che riesca a tirar fuori il suo
istinto di
sopravivenza quando necessario, che la sua mente sia tranquilla
(come se in
ozio!), che la sua decisione sia decisa! Le tecniche varie sono una
introduzione, ma dubito fortemente che servino a qualcosa. Basta
osservare
una rissa furiosa per strada.
Questa è la mia risposta alla lettura della prima parte del tuo
articolo,
domani rispondere anche alla seconda parte e a ........... Luigi!!!
Ora vado a dormire! Ciao,
Yves
B]Caro Loriano,
Ho appena riletto la seconda parte del tuo testo e non trovo niente
di
significativo da aggiungere! Sono perfettamente d'accordo: raggiunta
una
certa base e comprensione dei principi (non ricordo mai se e dove
mettere
un accento qui), bisogna adattare la pratica a se stesso e/o ai
propri
allievi e liberarsi, nel senso di tornare a vedere le cose così
come sono.
Evitando però di ripetere l'errore di qualche maestro di JKD (Dan
Inosanto
per non nominarne uno) ovvero di fare tante cose troppo diverse le
une
dalle altre, e invece di concentrarsi sull'essenziale. A questo
proposito
ho trovato un articolo di Tadzio Goldgewicht (che nome!!!!) su
xingyiquan e
jujitsu brasiliano illuminante (in www.emptyflower.com).
Con ciò ti
ringrazio per l'attenzione e ti saluto ... vado a rispondere a
Luigi!
Yves
Vi sono
state, diverso tempo dopo, alcune discussioni su alcuni Forum di Arti
Marziali. Qui eccone una:
Registrato: 09/11/06 08:22
Messaggi: 992
Località: como
Inviato:
Sab Dic 02, 2006 8:23 am Oggetto:
considerazione di Loriano Belluomini
Il principio base del Bagua è
il cambiamento, la mutazione addirittura. Questo a livello
filosofico. a livello marziale è un grande principio. Poichè implica
il progresso, a patto che si resti entro i limiti che definiscono
un'arte. Gli appelli a un'ortodossia hanno un po' di buffo se
pensiamo al fatto che ogni maestro, sia pure all'interno di certi
parametri, ha cambiato tutto di tutto (e questo, dopo i primi
'scandalizzarsi' dei miei anni più verdi, lo trovo ora non solo
giusto e accettabile ma necessario) . Io dico sempre ai miei
allievi: 'Vedete questo (magari una tecnica di tanglang) . C'è anche
nel Bagua. non solo. C'è in tutte le arti marziali. Tutrte le Arti
marziali contengono tutto. La differenza sta nel fatto del tipo di
tecnica o di approccio al combattimento in cui intendono
specializzarsi' .
Quindi il mio è un approccio alle arti 'inclusivista' e non
'esclusivista' . A mio parere un approccio esclusivista, quello dove
si mettono paletti per intenderci (fin qui è baguazhang e più oltre
no) , lo dico bonariamente, andrebbe saggiamente riconsiderato.
Altrimenti si arriverebbe a lasciare il Bagua nella condizione in
cui è l'Aikido per es. che ha posto i paletti di una tradizione e
che (mi sembra ma non sono un'autorità in proposito) abbia perso il
treno della storia: chi ci attaccherà mai con un colpo a fendente
alto tipo un colpo di katana (può succedere ma non certo o quasi mai
come prima tecnica) . L'esclusivismo denota sempre paura del
cambiamento. Lo si vede nelle tradizioni religiose dove porta al
fondamentalismo e alla paura dell'altro, del diverso.
I migliori maestri che ho conosciuto (pochi per la verità) avevano
un atteggiamento più cauto verso gli altri stili. Pur pensando
ovviamente che il loro stile era migliore adottavano un
atteggaimento di cauto rispetto e cauta accettazione anche delle
altre scuole. il che non impediva loro di effettuare qualche
critica. Questo per dire che questa mia lettera non vuole nemmeno
precludere a nessuno il diritto di critica.
Sgombriamo subito il campo da considerazioni tipo 'il praticante di
BGZ dovrebbe essere una specie di assassino ambulante- semplifico la
tesi- ' che potrebbe avere una sua validità per chi la scrive (nel
campo delle arti marziali tutto è valido) ma che non tiene conto del
contesto cinese 'reale' e del milieu del Bagua in particolare.
Inoltre sembra avere più del mitologico (fantasy si dice oggi) che
del reale.
Vengo invece ad altre considerazioni più tecniche.
Il discorso delle guardie . Cambiare continuamente guardia e tipo di
guardia E' una prerogativa del BGZ. Bisogna mantenersi mobili, in
fluire (concetto filosofico base tra l'altro) , non permettere
all'avversario di inquadrarci. Se si pensa che l'unica guardia sia
quella classica con il braccio esteso e palmo aperto non si fa un
buon servizio al Bagua e non si conosce troppo il Bagua. Certe arti
durante il combattimento usano (ad es. il Xingyi Baguazhang) una
forma tipo serpente che cambiano in continuazione. Xie peiqi aveva
tra le sue guardie quella con i due pugni sollevati in alto sopra la
testa o la guardia della Fenice ....ecc. ecc.
I calci: ma chi l'ha detto che nel Bagua esistono solo calci
medio-bassi? Dove sta scritto che debba essere così? Vi sono perfino
i calci volanti (ad es. nel Xingyi baguazhang e nel Baguazhang di
Yin Fu, versione Gong Baozhai ) , calci ruotati, xuanfeng jiao
(calcio ciclonico, sistema Fu Zhensong) ecc.
Si dice: i contendenti sono molto distanti e tendono a rimanerlo.
BGZ dovrebbe avere distanza corta. Be', anche questo non mi risulta
che sia un principio. Ricordo un'affermazione di Liu Jingru: Si fa
contatto con l'avversario e 'si sente'; se l'altro è più forte si va
via per poi magari ritornare (questo è chiamato HUISHEn zhang) .
Il bagua è più ricco di quello che si vorrebbe e soprattutto è
aperto. Deve essere così, ripeto, come vogliono i suoi princìpi e
come vuole la sua storia. Ci sono maestri che nel BGZ usano quasi
esclusivamente tecniche Xingyi (anche noi ne usiamo molte) , ci sono
maestri che usano un'infinità di pugni (è il caso della scuola Yin
Fu di Xie Peiqi) quasi più che di palmi. i primi tempi della mia
carriera mi sarei scandalizzato. Oggi non più, anzi lo apprezzo. Vi
sono scuole con una forte influenza Shaolin (quella di Yin Fu ad
es.) o che si sono 'contaminate' (in senso buono, sempre a mio
parere) con lo Yiquan/Dachengquan.
Non solo, ma vi sono stati anche sviluppi storici contraddittori.
Nei testi antichi si dice che il qinna non serve, ma molte scuole lo
usano e hanno costruito dei piccoli set se non addirittura
specializzazioni (ad es. la scuola Li Ziming) .
Se tutto è valido o quasi, qual è allora l'essenza? L'essenza è
senz'altro l'approccio circolare al combattimento (che non esclude
la linearità - ancora una volta: inclusivismo) : Ma si sbaglierebbe,
a mio parere, se si pensasse che circolarità vuol dire combattere
andando in cerchio (altrimenti anche dei boxeurs ogni tanto si
potrebbe dire che facciano bagua) . No, circolarità avviene
soprattutto nel primo momento dello scontro, quando l'attacco
dell'altro (o il nostro attacco- io preferisco questoa versione)
vine incontrato da una curva ascendente e nello stesso tempo anche
orizzontale. Circolarità è, come dicono i classici, uscire obliquo
ed entrare diritto. Ciò è presente anche in quasi tutte le arti
marziali: nulla di nuovo sotto il sole, come ha detto qcn. Ma questi
sono i principi validi per l'approccio bagua e a quelli io mi
attengo nel mio insegnamento che è appunto molto basato
sull'approccio al combattimento e sul combattimento.
Riguardo a quest'ultimo bisogna dire che quando avviene
combattimento noto anch'io che non sempre i miei allievi riescono a
esprimere i concetti del BGZ. Ma lo stesso si potrebbe dire ad es.
per l'approccio di He Jinbao alle tecniche (lo si può vedere sui
suoi video) .La tecnica più usata dai miei allievi è BIMENZHANG
(dall'ottavo cambio di Liu Jingru) , guarda caso è la stessa tecnica
di GOULOUCHUI del Tanglang: Inclusivismo ancora.
Ma riguardo alla difficoltà dell'uso tecnico della circolarità si
può notare come Liu Dekuan abbia sviluppato le 64 tecniche lineari.
E' vero che si possono poi utilizzare anche sul cerchio ma perché
Liu Dekuan sentì queste esigenze di tecniche in linea? Eppure non
era un Loriano Belluomini qualsiasi. La verità è che dopo il primo
approccio che per il BG deve essere di tipo circolare o
semicircolare nel contatto, in seguito ogni vero combattimento
assume tratti PRincipalmente lineari.
Anche se i miei allievi (dove purtroppo il ricambio è fortissimo)
non sempre riescono ad adottare un approccio circolare - e questa è
una delle mie lamentele ineriori-, questo è l'approccio che io
insegno. Una volta, seguendo la scuola Liu Dekuan, avevo l'approccio
lineare tipico di Laoseng Tuobo. In seguito mi sono detto che questo
non è un vero approccio bagua (anche se anch'esso può essere valido)
e ora insegno quasi esclusivamente un approccio circolare
(semicircolare) . D'altra parte il vero combattimento è
imprevedibile, le guardie cambiano in continuazione come le
posizioni e le situazioni e bisogna essre pronti a tutto, anche a un
approccio lineare. Perciò i combattimenti vanno giudicati per quello
che sono: combattimenti.
Credo di avere esposto la mia visione di quello che è il Bagua. E'
la mia visione, sviluppata in oltre 20 anni di pratica e non
pretendo che tutti siano d'accordo. Potrei sintetizzarla in tre
princìpi: 1) Tradizione e cambiamento: cambiamento e necessaria
trasformazione nel rispetto dei princìpi 2) Approccio circolare al
combattimento 3) Inclusivismo.
Spero sempre di non essere stato offensivo verso qualcuno e vi
ringrazio per la vostra attenzione.
Loriano
Il principio base del Bagua è il cambiamento,
la mutazione addirittura. Questo a livello filosofico. a livello
marziale è un grande principio. Poichè implica il progresso, a
patto che si resti entro i limiti che definiscono un'arte.
Loriano
bella questa considerazione e tutto il post
degno di attenzione e ricco di spunti su cui riflettere
immeritata una non risposta
cercare l'origine prima...l'origine di tutte le origini... la
verità...è impresa difficile...si va a finire in ambiti che si
distaccano dalla storia…che vanno dalla leggenda ...che pure ha il
suo fascino...alla religione...e...
e tutto ciò anziché avvicinare i praticanti...li allontana
non credo ci sia una verità assoluta né che un accanimento nella
ricerca di un atto primo nella nascita di un’arte marziale giovi a
quella che invece è la ricerca personale
ritengo che nelle arti marziali ci siano una serie di
principi…espressi e fatti propri in modo diverso dai vari maestri
che hanno dato…con la loro personalità...un’impronta diversa alle
modalità di pratica
non penso che ci sia un punto di arrivo per cui battersi e
combattere con tutti quelli che per ciascuno di noi sono gli
altri...piuttosto che l’arte marziale sia un percorso…che ognuno
segue in base alle proprie attitudini e alla casualità o alla scelta
che pratichi un’arte marziale piuttosto che un’altra
naturalmente credo nel maestro che ho preso come riferimento e
nell’arte marziale che pratico…come tutti e come è giusto che sia
per una questione di serietà e sincerità
pratico aikido
quindi non posso non ribattere in merito all’affermazione:
“ Altrimenti si arriverebbe a lasciare il Bagua nella condizione in
cui è l'Aikido per es. che ha posto i paletti di una tradizione e
che (mi sembra ma non sono un'autorità in proposito) abbia perso il
treno della storia: chi ci attaccherà mai con un colpo a fendente
alto tipo un colpo di katana"
non ci sono cose immutabili in natura…tutto si evolve e così
l’aikido
ma l’evoluzione nell’aikido non è una sorta di ammodernamento
l’aikido si è evoluto perché il genere umano si è evoluto
pur restando fermi certi principi legati alla tradizione …alle
origini storiche…ai presupposti filosofici…religiosi o rituali…che
differenziano un’arte marziale da uno sport da
combattimento…l’aikido di oggi non può essere uguale a quello di
ieri perché è qualcosa di vivo…perché milioni di persone lo
praticano…in tanti paesi del mondo e su un’infinità di tatami
quanto allo shomenuchi (il fendente dall’alto) un improbabile
attacco…considerarlo come espressione della strategia difensiva
dell’aikido è estremamente riduttivo
lo shomenuchi è solo uno dei tanti attacchi come gli tsuki...le
prese...gli strangolamenti…gli attacchi armati ecc…
che rappresentano una base di studio ai fini della acquisizione dei
principi di questa arte marziale
....Credo di avere esposto la mia visione di quello che è il
Bagua. E' la mia visione, sviluppata in oltre 20 anni di pratica
e non pretendo che tutti siano d'accordo. Potrei sintetizzarla
in tre princìpi: 1) Tradizione e cambiamento: cambiamento e
necessaria trasformazione nel rispetto dei princìpi 2) Approccio
circolare al combattimento 3) Inclusivismo.
Spero sempre di non essere stato offensivo verso qualcuno e vi
ringrazio per la vostra attenzione.
Loriano
Complimenti per l'esposizione e per la sintesi.
Credo che per l'insegnante di arti marziali sia una bella sfida
equilibrare la tentazione di fornire agli studenti la propria
"conclusione", con la responsabilità di tramandare gli strumenti
affinchè a loro volta questi ultimi possano trarre le loro
conclusioni
ahhhh...dimenticavo....
ho fatto un copia/incolla e l'ho inviato al mio maestro....
latitante da questo forum...da mò...
ho praticamente la certezza che ne condividerà i concetti!!!
Registrato: 01/02/08 17:02
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Località: S. Andrea di Compito, Lucca
Inviato:
Dom Feb 03, 2008 10:27 pm Oggetto:
Sono entrato da poco in
questo forum e con sorpresa ho visto pubblicato questo mio vecchio
post. Molte grazie per la considerazione. Vedrò di partecipare
ancora (adesso è tardi) . Sono contento che vi sia una sezione
proprio per il Baguazhang.
Loriano Belluomini, Lucca
asiaticus
Registrato: 09/11/06 08:22
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Inviato:
Dom Feb 03, 2008 10:41 pm Oggetto:
asiaticus ha scritto:
Sono entrato da poco in questo forum e con
sorpresa ho visto pubblicato questo mio vecchio post. Molte
grazie per la considerazione. Vedrò di partecipare ancora
(adesso è tardi) . Sono contento che vi sia una sezione proprio
per il Baguazhang.
Loriano Belluomini, Lucca
asiaticus
meno male ....di solito quando leggo
qualcosa di interessante lo posto lo stesso anche se non è farina
del mio sacco
Puoi inserire nuovi Topic in questo
forum Puoi rispondere ai Topic in questo forum Puoi modificare i tuoi messaggi in questo forum Non puoi cancellare i tuoi messaggi in questo forum Puoi votare nei sondaggi in questo forum
Registrato: 01/02/08 17:02
Messaggi: 4
Località: S. Andrea di Compito, Lucca
Inviato:
Ven Feb 22, 2008 6:14 am Oggetto:
Combattimento kungfu
( Questo testo va anche su
The Martial Arts Forum)
Cari amici
si vede assai poco di combattimento kungfu,
everywhere ! Si leggono
tante critiche a questo o a quello ma nessuno si espone più di
tanto. Per questo vorrei si aprisse una discussione franca e
coraggiosa su questo e, allo stesso fine, presento una sessione di
quello che a mio parere è combattimento kungfu:
http://video.google.it/videoplay?docid=-5076937036004771481&hl=it
Questo modo di combattere è un misto che comprende l'aggressività
del Xingyiquan ( lo Xingyi attacca sempre, diceva uno dei miei
maestri) e degli stili animali (Bagua, Xingyi ecc.) , il movimento
furioso delle mani tipico del Tanglang (Liuhe Tanglang nel mio caso)
, i cambi del Bagua, il serpente ecc.
Questi ragazzi, si noti, è da poco (un anno o poco più che praticano
Kungfu) eppuree sempre a mio parere, fanno Kungfu (non fanno cioè
Karate, boxe, Kick o che altro anche se, naturalmente, nessuno vive
in isolamento) .
Che ne pensate?
Ripeto, occorre uscire, a mio parere, dalla critica-critica solo
distruttiva e andare a mostrare cos'è per noi il combattimento
Kungfu. Immagino di sollevare un vespaio ma tant'è, ci vuole
coraggio.
Loriano Belluomini, Lucca
(altre cose del genere sul mio sito, Wudang Baguazhang:
http://xoomer.virgilio.it/sinicus
Inviato:
Ven Feb 22, 2008 7:28 am Oggetto: Re:
Combattimento kungfu
asiaticus ha scritto:
( Questo testo va anche su The Martial Arts
Forum)
Cari amici
si vede assai poco di combattimento kungfu,
everywhere ! Si leggono
tante critiche a questo o a quello ma nessuno si espone più di
tanto. Per questo vorrei si aprisse una discussione franca e
coraggiosa su questo e, allo stesso fine, presento una sessione
di quello che a mio parere è combattimento kungfu:
http://video.google.it/videoplay?docid=-5076937036004771481&hl=it
Questo modo di combattere è un misto che comprende
l'aggressività del Xingyiquan ( lo Xingyi attacca sempre, diceva
uno dei miei maestri) e degli stili animali (Bagua, Xingyi ecc.)
, il movimento furioso delle mani tipico del Tanglang (Liuhe
Tanglang nel mio caso) , i cambi del Bagua, il serpente ecc.
Questi ragazzi, si noti, è da poco (un anno o poco più che
praticano Kungfu) eppuree sempre a mio parere, fanno Kungfu (non
fanno cioè Karate, boxe, Kick o che altro anche se,
naturalmente, nessuno vive in isolamento) .
Che ne pensate?
Ripeto, occorre uscire, a mio parere, dalla critica-critica solo
distruttiva e andare a mostrare cos'è per noi il combattimento
Kungfu. Immagino di sollevare un vespaio ma tant'è, ci vuole
coraggio.
Loriano Belluomini, Lucca
(altre cose del genere sul mio sito, Wudang Baguazhang:
http://xoomer.virgilio.it/sinicus
Ciao Loriano.
Sicuramente è anche una questione di coraggio come tu dici, credo
però che sia anche una questione di metodi diversi.
Nella mia esperienza "combattimenti" del genere non ne ho mai fatti
e non credo per questo di essere orfano di qualcosa.
Credo altresì che esistano diverse strade per raggiungere un
obiettivo, quella che proponi è una ma ve ne sono altre.
Il mio Maestro e i Maestri Cinesi che ho avuto modo di conoscere mi
hanno sempre detto di cercare tutto nelle forme principalmente,
anche perchè il lavoro più grosso va fatto su se stessi, sui propri
limiti e sulle proprie paure.
Secondo me le forme contengono tutte le chiavi necessarie
all'apprendimento, compresi i principi del combattimento.
Allenandomi poi sempre in solitario quale metodo migliore di usare
le forme potrebbe esserci?!
Naturalmente esistono anche metodi che supportano le forme, come
quello da te proposto, o altri di allenamento in coppia o esercizi
particolari eseguiti a solo.
Certamente non siamo tutti uguali, non abbiamo tutti le stesse
necessità e quelle che per me sono scelte ovvie per altri non lo
sono, in questa ottica il lavoro fatto da questi due ragazzi è
senz'altro onesto e il fatto di pubblicarlo su internet esponendovi
alle critiche degli sconosciuti è sicuramente una degna nota di
merito!
Registrato: 08/11/06 13:07
Messaggi: 2620
Località: Roma
Inviato:
Ven Feb 22, 2008 10:21 am Oggetto: Re:
Combattimento kungfu
asiaticus ha scritto:
( Questo testo va anche su The Martial Arts
Forum)
Cari amici
si vede assai poco di combattimento kungfu,
everywhere ! Si leggono
tante critiche a questo o a quello ma nessuno si espone più di
tanto. Per questo vorrei si aprisse una discussione franca e
coraggiosa su questo e, allo stesso fine, presento una sessione
di quello che a mio parere è combattimento kungfu:
http://video.google.it/videoplay?docid=-5076937036004771481&hl=it
Questo modo di combattere è un misto che comprende
l'aggressività del Xingyiquan ( lo Xingyi attacca sempre, diceva
uno dei miei maestri) e degli stili animali (Bagua, Xingyi ecc.)
, il movimento furioso delle mani tipico del Tanglang (Liuhe
Tanglang nel mio caso) , i cambi del Bagua, il serpente ecc.
Questi ragazzi, si noti, è da poco (un anno o poco più che
praticano Kungfu) eppuree sempre a mio parere, fanno Kungfu (non
fanno cioè Karate, boxe, Kick o che altro anche se,
naturalmente, nessuno vive in isolamento) .
Che ne pensate?
Ripeto, occorre uscire, a mio parere, dalla critica-critica solo
distruttiva e andare a mostrare cos'è per noi il combattimento
Kungfu. Immagino di sollevare un vespaio ma tant'è, ci vuole
coraggio.
Loriano Belluomini, Lucca
(altre cose del genere sul mio sito, Wudang Baguazhang:
http://xoomer.virgilio.it/sinicus
Se praticano da poco più di un anno, mi sembra un ottimo risultato
didattico. Nel senso che, anche se la tecnica risulta ancora un po'
acerba, hanno però imparato ad usare stili diversi e ad applicarli
di volta in volta a seconda delle esigenze strategiche. Se questo
era il tuo intento, mi sembra un bel risultato e un ottimo
approccio. L'unico rischio è che applicando di tutto e subito si
possano insinuare dei vizi di forma, diciamo delle abitudini errate.
Ma questo lo può valutare solo chi è dentro, io purtroppo vedo
ancora attraverso il karate e mi fisso du cose che da noi sarebbero
tabù: ad esempio, il primo ragazzo con la maglietta bianca ha un
modo di saltellare pugilistico che ricorda Bruce Lee. Da noi sarebbe
fortemente criticato perché ci insegnano a non fare movimenti
inutili e a stare ben attaccati a terra (anche per evitare di venir
via alla prima spazzata). Poi, i calci: pochi andavano a segno e
soprattutto quelli circolari all'indietro erano regolarmente fuori
distanza. Non faccio il paragone col karate dove prima di arrivare
ad usare bene un calcio passano parecchi anni e per molto tempo si
combatte prevalentemente di braccia, ma ho visto praticanti di Tae
Kwon Do che alla fine di un anno di attività tiravano calci
certamente acerbi e leggerini, ma che andavano regolarmente a segno.
Voi direte "E grazie! Fanno solo quello!"... d'accordo, è vero. Qui
si apprezza comunque un esperimento didattico riuscito, e cioè
abituare da subito a combattere scegliendo liberamente e
creativamente da un immenso armamentario le tecniche più
appropriate. Ottimo.
Ciao concordo in pieno con
Bruno nel senso che, parlando da karateka, sicuramente ci sono
diverse cose che vanno "aggiustate" (anche incrociare le gambe negli
spostamenti è un errore piuttosto grave).
Però, in effetti, considerando che si allenano da solo un anno i
risultati ci sono eccome!
complimenti
(anche incrociare le gambe negli
spostamenti è un errore piuttosto grave).
mah
nel kf si usa , cosi come nel silat poi se il come lofanno non
va bene è un'altra cosa
Ciao Massimo,
non conosco il KF se non da spettatore. Non sapevo si usasse anche
incrociare le gambe durante gli spostamenti. Nel karate mi hanno
sempre insegnato a non farlo mai perchè ovviamente, nel momento in
cui hai le gambe incrociate sei vulnerabile.
però ripeto a mio avviso per essere solo un anno che si allenano e
se non arrivano da altre discipline,i risultati ci sono.
Registrato: 09/11/06 08:22
Messaggi: 987
Località: como
Inviato:
Ven Feb 22, 2008 10:58 am Oggetto:
Max ha scritto:
Massimo ha scritto:
Max ha scritto:
(anche incrociare le gambe negli
spostamenti è un errore piuttosto grave).
mah
nel kf si usa , cosi come nel silat poi se il come lofanno
non va bene è un'altra cosa
Ciao Massimo,
non conosco il KF se non da spettatore. Non sapevo si usasse
anche incrociare le gambe durante gli spostamenti. Nel karate mi
hanno sempre insegnato a non farlo mai perchè ovviamente, nel
momento in cui hai le gambe incrociate sei vulnerabile.
però ripeto a mio avviso per essere solo un anno che si allenano
e se non arrivano da altre discipline,i risultati ci sono.
come ho detto ,dipende come lo fai ;
se mentre incroci stai basso ,rimani saldo ed hai la forza di
ruotare
Registrato: 01/02/08 17:02
Messaggi: 4
Località: S. Andrea di Compito, Lucca
Inviato:
Ven Feb 22, 2008 11:14 pm Oggetto:
"Ciao Loriano.
Sicuramente è anche una questione di coraggio come tu dici, credo
però che sia anche una questione di metodi diversi.
Nella mia esperienza "combattimenti" del genere non ne ho mai fatti
e non credo per questo di essere orfano di qualcosa.
Credo altresì che esistano diverse strade per raggiungere un
obiettivo, quella che proponi è una ma ve ne sono altre.
Il mio Maestro e i Maestri Cinesi che ho avuto modo di conoscere mi
hanno sempre detto di cercare tutto nelle forme principalmente,
anche perchè il lavoro più grosso va fatto su se stessi, sui propri
limiti e sulle proprie paure.
Secondo me le forme contengono tutte le chiavi necessarie
all'apprendimento, compresi i principi del combattimento.
Allenandomi poi sempre in solitario quale metodo migliore di usare
le forme potrebbe esserci?!
Naturalmente esistono anche metodi che supportano le forme, come
quello da te proposto, o altri di allenamento in coppia o esercizi
particolari eseguiti a solo. "
Caro Leonardo
Concordo pienamente quando dici che le forme contengono tutte le
chiavi necessarie. lo penso anch'io e questo tipo di lavoro a due è
proprio il tentativo di portare le forme nel reale (dove, si sa, le
cose non vanno certo lisce come nelle forme prestabilite) .
Come scrivevo da un'altra parte, ero stufo dentro di me di vedere in
passato che i ragazzi a cui insegnavo quando combattevano usavano
tutto meno le cose che avevo loro insegnato. bene o male questi
usano le cose che ho loro insegnato e l'approccio è puro Kungfu .
Una volta tanto mi sento moderatamente soddisfatto. Poi a migliorare
c'è sempre tempo.
Ringrazio tutti gli altri intervenuti, ognuno con i suoi
apprezzamenti o le sue perplessità. Sentire fare degli appunti,
quando in questi non si celi uno spirito malevolo, credo sia davvero
positivo per chi li riceve.
"Ciao Loriano.
Sicuramente è anche una questione di coraggio come tu dici,
credo però che sia anche una questione di metodi diversi.
Nella mia esperienza "combattimenti" del genere non ne ho mai
fatti e non credo per questo di essere orfano di qualcosa.
Credo altresì che esistano diverse strade per raggiungere un
obiettivo, quella che proponi è una ma ve ne sono altre.
Il mio Maestro e i Maestri Cinesi che ho avuto modo di conoscere
mi hanno sempre detto di cercare tutto nelle forme
principalmente, anche perchè il lavoro più grosso va fatto su se
stessi, sui propri limiti e sulle proprie paure.
Secondo me le forme contengono tutte le chiavi necessarie
all'apprendimento, compresi i principi del combattimento.
Allenandomi poi sempre in solitario quale metodo migliore di
usare le forme potrebbe esserci?!
Naturalmente esistono anche metodi che supportano le forme, come
quello da te proposto, o altri di allenamento in coppia o
esercizi particolari eseguiti a solo. "
Caro Leonardo
Concordo pienamente quando dici che le forme contengono tutte le
chiavi necessarie. lo penso anch'io e questo tipo di lavoro a
due è proprio il tentativo di portare le forme nel reale (dove,
si sa, le cose non vanno certo lisce come nelle forme
prestabilite) .
Come scrivevo da un'altra parte, ero stufo dentro di me di
vedere in passato che i ragazzi a cui insegnavo quando
combattevano usavano tutto meno le cose che avevo loro
insegnato. bene o male questi usano le cose che ho loro
insegnato e l'approccio è puro Kungfu . Una volta tanto mi sento
moderatamente soddisfatto. Poi a migliorare c'è sempre tempo.
Ringrazio tutti gli altri intervenuti, ognuno con i suoi
apprezzamenti o le sue perplessità. Sentire fare degli appunti,
quando in questi non si celi uno spirito malevolo, credo sia
davvero positivo per chi li riceve.
Fai bene ad essere soddisfatto, se questa è la strada che segui e
che fai seguire ai tuoi allievi credo che per voi sia la strada
giusta.
Ti daranno delle soddisfazioni vedrai!
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