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CHE COSA HO CAPITO DEL BAGUAZHANG

LORIANO BELLUOMINI        Lucca, 1 novembre 2002

1) YI "ZOU" WEI Y0NG.

Dopo tanti anni di studio e pratica del Baguazhang o "Kungfu degli Otto Trigrammi", se proprio dovessi sintetizzare tutta l'arte in una frase , userei questa: yi zou wei yong che significa semplicemente: "Considerare l'andare in cerchio come uso". In effetti tutta l'essenza del Bagua, da un punto di vista marziale, si ritrova in questa frase. Vedremo nel paragrafo successivo qual è invece la sua essenza filosofica, a sua volta la base per l'essenza marziale.

Lo scopo di un'arte marziale è vincere l'avversario, sia in attacco che in difesa. Se consideriamo l'approccio di quasi tutte le arti, vediamo che esso è essenzialmente lineare,in base al principio che la linea retta è la distanza più breve fra due punti. Ovviamente tutte le arti hanno poi uno studio degli angoli e, talvolta, cercano di circondare l'avversario, ma ciò è in ultima analisi occasionale. Ci sono due arti che sono strettamente imparentate con il Baguazhang e che fanno parte infatti della stessa famiglia e precisamente il Xingyiquan ed il Taijiquan: Spiegherò nel secondo paragrafo perché, a mio parere, il Bagua è come principio a loro superiore o meglio perchè il Bagua, sempre come principio, è inclusivo nei loro confronti. Queste due arti si integrano perfettamente con il Bagua e non a caso spesso in ciascuna delle tre scuole si ritrovano movimenti, tecniche o principi delle altre due. Questo, se ci pensiamo un attimo, fa pensare ad una maggiore universalità di queste arti rispetto ad altre, ad una loro maggiore integrazione con la libertà delle cose. Ma questa è filosofia, la vedremo in seguito.

Tornando alla pratica reale, personalmente trovo che nel campo delle varie scuole di Bagua ci sia una grande confusione come approccio pratico. Non sto qui a parlare di coloro che, specialmente in occidente ed in particolare nel campo del Bagua, vi dicono: Il baguazhang, nel suo contenuto formale, è solo una potenzialità espressiva, il combattimento è un'altra cosa. Ora, è vero che, rispetto ad un'espressione stilizzata, il combattimento è sempre un'altra cosa. E come potrebbe essere diversamente? Prendendo un esempio che spesso viene fatto nel campo delle art marziali, sarebbe come voler fare un testo libero usando solo le frasi fatte di un dettato ricevuto precedentemente. E' ovvio che il nuovo testo avrebbe un carattere falso, artificioso. Nella normale procedura di apprendimento a scuola, per prima cosa si impara a collegare insieme consonanti e vocali ed a formarne sillabe (anche se spesso si fa il contrario, come ad es. faccio io: dalle sillabe si risale a consonanti e vocali), poi si ricevono frasi fatte, poi testi di frasi fatte (dettati) per affrontare infine, muniti di questo armamentario, il testo libero. Perciò è ovvio che nell'arte marziale il procedimento sia simile. Noi ad esempio partiamo dalle sillabe (le posizioni base), risaliamo a vocali e consonanti(le tecniche), facciamo i dettati (le forme) e sviluppiamo il testo libero ( tuishou-tuisan ,combattimenti semiliberi e liberi). Oltre alla "lingua" abbiamo poi altre materie basate sulla lingua (l'uso delle armi, un'estensione dell'arte).

E' infatti possibile che il fondatore del Baguazhang, Dong Haichuan, universalmente riconosciuto come un gigante nel mondo delle arti marziali, avesse sviluppato la sua arte come una specie di danza inaplicabile realmente nei suoi presupposti? E' ovvio che non può essere così. Ma allora perchè in questo campo vi sono approcci tanto diversi e spesso contraddittori? Facciamo un esempio. Recentemente leggevo in un libro del mio ultimo insegnante, Zhu Baozhen, che le 64 forme lineari non possono essere considerate baguazhang. E' la sua opinione, l'opinione di un maestro principalmente della scuola Yin Fu, ed altri, a mio parere giustamente, non saranno d'accordo. Nemmeno io sono d'accordo se la cosa viene espressa in questi termini drastici: il Baguazhang ha nelle sue radici la "malattia" del cambiamento, i geni del cambiamento, perciò tutto quello che storicamente si è sviluppato come Baguazhang è generalmente accettabile. Il che non significa che sia sempre la cosa migliore o che non travisi, in qualche modo, le intenzioni del fondatore. Il quale espresse il senso di ciò che insegnava in questa semplice maniera: YI ZOU WEI YONG, "considerare l'andare in cerchio come l'uso, cioè la parte pratica".

Per anni, dopo aver imparato le forme lineari, ho pensato che la posizione "Laoseng tuobo "(il vecchio monaco solleva la ciotola) fosse la più avanzata posizione da combattimento bagua. Per inciso essa è una posizione frontale (anche se talvolta usata sul cerchio) come la santishi del Xingyiquan. Restava però in me un senso di insoddisfazione: Dov'era la circolarità tanto proclamata del Bagua se poi sostanzialmente si usava una posizione frontale? Al proposito mi veniva in mente spesso il paragone con il Longxing bagua tuishou , la spinta delle mani della forma del Drago creata da Fu Zhensong, forma a due che era completamente circolare. Perché questo non era la regola di applicazione anche nelle altre scuole? Naturalmente questo non significa che per fare bagua occorra andare continuamente in cerchio: forse dopo un po' saremmo storditi; ma certamente  lo scopo del combattente bagua deve essere quello di usare la circolarità per avvolgere il nemico, non per combatterlo frontalmente come insegnano le forme lineari. Perciò c'era qualcosa da cambiare.

Ad un certo punto ho perciò cominciato a cambiare le impostazioni (come si dice nel simpatico gergo del computer). Laoseng tuobo può andare anche bene come forma di palmo ma a partire da una posizione circolare. In effetti se fatto con meccaniche corrette, Laoseng tuobo può essere molto utile e sviluppare molta energia a spirale(chansi jin ) nel colpire. Ma, come dicevo sopra, è nei geni del Bagua la necessità del continuo cambiamento: possono esserci altre posizioni che sviluppino forza dinamica? Ad es. la posizione classica bagua può andare bene e funzionare altrettanto bene soprattutto in forma difensiva: è difficile superare la linea formata dalle due mani, una in alto ed una in basso. Va un po' meno bene, a mio parere, come posizione d'attacco. C'è invece una posizione usata nell'ottava serie di palmi di Jiang Rongqiao ( e la cui origine appare situata nella forma del serpente del Xingyiquan) chiamata Jinshe panliu (il serpente dorato si avvolge attorno al salice) che è molto  più dinamica soprattutto per posizioni d'attacco. Questa è una delle posizioni da noi adottate. Un'altra posizione ancora può essere quella del Yiquan, tenuta però sul cerchio. Va detto che comunque non bisogna fossilizzarsi su nessuna di queste, per quanto valide, ma adottare quella più appropriata alle varie occasioni. In ogni caso le due che preferisco sono quella classica andando in cerchio(anche usando laoseng tuobo ) e Jinshe panliu .

Nel cambiamento di impostazioni ha contribuito la presa di coscienza di quanto siano realmente vicine due arti come il Bagua ed il Xingyi. Tutto è partito da una constatazione. Nello Xingyi c'è una tecnica, generalmente un po' negletta, che è Hengquan, un pugno dato trasversalmente. Bene, leggendo i classici del Xingyiquan troviamo che Heng è molto importante , è infatti considerato "il pugno madre", la madre degli altri pugni del Xingyi. Riflettendo su questo e considerando come in certe scuole di Xingyi venga usato, cioè in apertura di tecnica o di combattimento, ho notato la sua grande versatilità se usato appunto in inizio di pratica. Andando avanti mi sono reso conto di come esso, sia pure in forma diversa, abbia una funzione che è quella tipica del Bagua: avvolgere l'avversario, attaccarlo sul fianco. Questo mi ha portato ad ulteriori riflessioni e ad abbattere gradualmente le barriere mentali che ponevo ad es. tra Xingyi e Bagua. Non solo: questo mi ha portato ad abbattere molte altre barriere, anche verso stili differenti come lo Yiquan, il Wingchun ecc.; ho notato le somiglianze e le utilità. E' più piacevole essere in restrizione o essere liberi?Perchè restare nella restrizione quando si può essere liberi?

Dalle posizioni alle tecniche. Un'arte non può costruirsi palizzate in cui rinchiudersi: ciò contraddirebbe, tra l'altro, lo spirito del Mutamento su cui si basa il Bagua come filosofia. Ciò era già implicito durante la vita del fondatore, Dong Haichuan, quando si scontrò/incontrò con il Xingyiquan di Guo Yunshen. Da allora le due arti divennero imparentate, tecniche dell'una sono presenti nell'altra ed anche le posizioni sono molto simili. Perciò, quantunque nel Baguazhang sia enfatizzato l'uso dei palmi, da sempre sono esistiti anche i pugni. Il pugno classico del Baguazhang è fanbei chui , pugno col dorso rovesciato, ma venivano spesso usati i pugni del Xingyiquan, specialmente nella scuola Cheng, mentre nella scuola Yin si faceva un gran uso di pugni e calci del tipo Shaolin. La seconda forma lineare ha per esempio maxiu lianchui, "Pugni a catena strusciando le maniche".

Detto questo, è chiaro che la questione principale non sta nell'uso di palmi o pugni (la realtà, nella sua mutevolezza, può richiedere o gli uni  o gli altri),quanto nell'uso del cerchio o meno. E' ovvio, come dicevo sopra, che non si può andare in cerchio all'infinito. Anche Dong Haichuan aveva presente questa non-necessità. Perciò nelle "48 canzoni [sishiba jue]"(le canzoni servivano per memorizzare i princìpi) è esposto il metodo del "mezzo-cerchio", bànjuan shoufa (canzone 22):

Il metodo delle mani in persone di altre scuole è molto spesso in  linea retta,

Fate un mezzo passo di lato ed aspettate come se in ozio

Nel caso che egli indichi di colpire a diritto (per usare poi) una tecnica obliqua,

Ancora fate un mezzo passo di lato senza esserne preoccupati.

(Per inciso la traduzione fatta da Huang Guoqi  nel libro  Liang Zhen Pu Eight Diagram Palm (High View Publications, 1993,p.93) è del tutto imprecisa: Hand method in others is mostly in a straight line/ walk a half step forward and wait leisurely/Pointing straight forward for oblique punching/ it is all right to walk another half step forward . Qui il traduttore ha perso il senso della parola kua che, in senso marziale, significa fare un passo di lato e non " walk a half step forward".  Inoltre la resa delle ultime parole , bu xianggan, non è preciamente 'it's all right' ma 'senza esserne preoccupati' che rende leggermente meglio l'attitudine che dovrebbe avere il praticante di Bagua).

Il commento cinese (Li Ziming?) a questo testo base dice: "Se una persona di altra scuola viene attaccandomi usando per lo più tecniche in linea retta, io devo soltanto fare un mezzo passo di  lato obliquamente e l'avversario finirà nel vuoto, Nel caso che l'avversario indichi a diritto (faccia una finta) per colpire (invece) obliquamente, io posso ancora usare la tecnica precedente e di nuovo fare un mezzo passo obliquo di lato, costringendolo a cadere nel vuoto(ad andare a vuoto) e ad essere senza utilità; questa è la "tecnica di mano del mezzo cerchio". Questo lavoro di gambe (bufa ,footwork) è la principale tecnica di evitare il sostanziale (una tecnica dura)  e di mandare a vuoto e da qui cercare qualche possibilità per conquistare l'iniziativa"

Questa tecnica del mezzo passo di lato è descritta anche in altre "canzoni", ad es. nella n. 20, Beihou zhuanshen fa , tradotta da Huang Guoqi come: "Method of Turning Body to Flank " e che io invece traduco: "Tecnica del girare il corpo di schiena", una tecnica che i miei studenti conoscono bene e che serve a fronteggiare gli attacchi furiosi dell'avversario. Il testo dice:

L'estensione delle mani deve essere corta ed i passi devono essere grandi

(Occorre) fare un mezzo passo di lato per catturare con il corpo a contatto,

Fare un passo di lato (kuabu) accovacciandosi verso terra e girando (il corpo);

Quando egli vuole girarsi io lo catturo.

Questo "io lo catturo" non si riferisce ad una tecnica di "presa"effettiva  o Qinna che il Bagua non tiene in alta stima nei testi antichi (anche se modernamente la scuola di Li Ziming ha sviluppato molte tecniche di Qinna) ma ad una presa veloce, temporanea. Il Baguazhang enfatizza questa vicinanza all'avversario, questo strusciarsi dei due corpi (chiamato moshen zhang , "Palmi con il corpo che struscia") come ad es. nella canzone 27. Esso fa anche un discorso sulla "linea di centro" (Canzone 30): "E' naturale proteggere il centro", su cui il commentario dice: "Anche quando l'avversario sta attaccando con colpi numerosi e da vari angoli, devo soltanto proteggere il centro. Affrontando colpi numerosi le mie mani dovrebbero stare vicino al corpo per fornire costante protezione e non estendersi lontano dal corpo a meno che non sia strettamente necessario ed anche allora dovrebbero essere ritratte appena possibile". Andare in cerchio, secondo me, è proprio proteggere la linea di centro. Quando l'avversario attacca basta una piccola rotazione del corpo: la linea di centro dell'avversario sarà verso il vuoto, la nostra sarà diretta verso di lui. In questo ben si presta la posizione jinshe panliu .

Questo articolo potrebbe essere lunghissimo, ma intendo concluderlo qui, per quanto riguarda la sua parte pratica. Torno a ribadire che l'andare sul cerchio ( o anche solo usare il "mezzo cerchio") è fondamentale nel Baguazhang, è l'essenza dell'arte. Questo viene ribadito da tutti i testi e da tutti i maestri (anche se poi la pratica non è sempre consistente con le premesse). Credo che il lettore attento avrà anche trovato, tra le righe, molti spunti per la pratica reale.

2) FILOSOFIA DEL BAGUA E NECESSITA' DEL MUTAMENTO.

Non parlerò molto di questo. Ho sempre considerato la parte "filosofica" del Bagua come una sovrastruttura creata principalmente da Sun Lutang (nel suo libro Bagua quanxue ). D'altra parte una certa foilosofia sottostante alla pratica esiste ed è quella del mutamento: Anche leggendo le "canzoni", cioè i classici del Baguazhang, troviamo un'insistenza notevole sul cambiare continuamente i passi, sull'avanzare e sull'arretrare e sul cambio continuo delle mani. perciò non possiamo trascurare completamente la filosofia degli Otto Trigrammi, presentata principalmente nel famoso libro-oracolo Yijing (una vecchia translitterazione occidentale: I-king ) o Zhouyi ("Il Libro del Mutamento della dinastia Zhou"). Questo libro si basa sulla trasformazione continua di 64 esagrammi  per predire il futuro o meglio le regole di comportamento per il futuro. Poiché la realtà è in continua trasformazione non c'è da stupirsi che il Baguazhang sia così diverso da maestro a maestro: ad ognuno fu insegnato diversamente, secondo le sue predisposizioni, da Dong Haichuan ed ognuno lo trasformò del tutto naturalmente secondo le proprie predisposizioni. Perciò il Bagua si presenta come una scuola aperta. Purtroppo con il passare degli anni ed il "culto dei maestri" sempre presente nella mentalità confuciana cinese (ma anche e a volte di più in quella occidentale) l'arte è stata ridotta spesso ad un pesce morto e, come tutte le cose della Cina contemporanea, all'influenza del vile denaro: Perciò un contenuto vivo e vivificante è stato spesso imbalsamato. Per anni io stesso ho trasmesso il Bagua esattamente come mi era stato insegnato. Ora mi rendo conto che era un modo morto. Occorre innovare, occorre creare. Certo le forme sono quelle, ma in quanto ad applicazioni pratiche molto era andato perduto e molto di quello che c'era era insufficiente. Bisogna perciò usare la filosofia del Cambiamento (YI) e però farlo a partire dai princìpi che governano l'arte. Il cambiamento non deve essere arbitrario, deve essere governato, e solo i princìpi (un po' come nel Taiji) possono esserne la pietra di paragone. Anche per questo ultimamente mi sono riletto le "canzoni" del Bagua, riscoprendole dopo tanto tempo. Ultimamente ad es. guardando un libro recente di Liu Jingru sulle forme che mi aveva insegnato ho notato molti cambiamenti in esse, ed è naturale che ciò sia avvenuto. Mettendola in termini di meditazione buddhista, sarebbe stato pensare che un'arte è un corpo morto, un blocco sostanziale....così non è, un'arte si modifica continuamente. Fa ridere un certo maestro ed i suoi allievi quando dicono che la loro arte è vero bagua, non bagua-xingyi...Davvero? E come la mettiamo che in una delle prime tecniche che vidi usare da questo maestro era incluso l'uso di JI (Premere) del Taiji? La realtà è che a questo mondo tutto viene influenzato da tutto e le persone che lo negano si contraddicono da sole. La mia filosofia di vita è marciare verso la libertà, la Liberazione. Per me questo dovrebbe valere per tutti. Per quanto riguarda il Kungfu vale ancora quel detto cinese: all'inizio si è liberi, poi quando si comincia ad imparare non si può più nemmeno uscire dalla porta, non si sa fare più niente; finchè si ritorna alla libertà, ma con qualità, non la stessa libertà dell'ignoranza iniziale.

Per concludere: il grande Sun Lutang, il grande Wang Xiangzhai, il grande Fu Zhensong, ed anche, perché no? Bruce Lee,tutti questi personaggi ebbero il coraggio di innovare, di innestare nuovi rami su alberi che stavano invecchiando. Sun Lutang lo fece combinando per la prima volta in una sola arte, il Taijiquan, le cose migliori di Taiji, Bagua e Xingyi; Wang Xiangzhai ebbe il coraggio di staccarsi dalla tradizione del Xingyi per creare una nuova arte più libera , il Kungfu della Mente o Yiquan ; Fu Zhensong non si limitò a ricevere le tecniche di Bagua del suo maestro Jia Qishan ma le modificò raccogliendo qua e là le esperienze più significative; Bruce Lee ebbe il coraggio di staccarsi dal Wingchun quando si accorse, giunto in America e dovendosi confrontare con tecniche di altre scuole, che era una scuola un po' limitata e racchiusa in parametri un po' stretti. Tutti scelsero di essere liberi pur nel rispetto della tradizione. Dovremmo noi per qualche motivo limitarci? Il Baguazahang può essere inclusivo di tutte queste arti, un contenitore libero, forse più libero anche del Jeet kune do, che ultimamente sembra sempre più fossilizzarsi in una specie di kick-boxing, in una scuola,che non era certo l'idea del suo fondatore. In particolare il Baguazahang è facilmente inclusivo di Xingyi e Taiji. Dobbiamo non porre limiti e fare sbocciare il fiore che è ancora sotto la neve.

DISCUSSIONE:

1) Una lettera di Luigi Zanini (Vicenza)

Carissimo Loriano,

oggi come dieci anni fa sono sempre affascinato da quello che scrivi.

Non posso fare altro che condividere pienamente quanto scrivi, e aggiungere qualcosa.

 Il concetto del cerchio è un concetto vasto.

 Da quanto ho sviluppato lavorando a più riprese (e quindi in tempi divversi e con prospettive diverse, a secondo della maturità personale o semplicemente a volte del maggiore distacco) su stili quali Bagua, Xingyi, Taiji, Yiquan, Wing Chun, Kali, Shuai Jiao, Shaolin, Tam Tui, Wu Shu etc. (questo è un po' la sintesi delle prospettive), la conclusione è che il movimento "vero" è ancora più piccolo del cerchio. E' un punto. Come diceva Wang Xianzhai, è nell'immobilità del punto che c'è il tutto.

 Mi spiego.

 Se consideriamo il cerchio in sè e per sè, finiamo per fare come qualche nostra conoscenza che andava a fare campionati di combattimento con la guardia laterale e camminando in cerchio, finchè l'avversario non si stancava e lo metteva giù senza troppi complimenti. Non funziona.

 Se consideriamo il cerchio come evasione laterale, già ci siamo molto di più, perchè io ricordo chiaramente il Wing Chun nelle sue applicazioni che presentava sempre questa idea ossessiva della linea centrale, e solo dopo ho capito che quello che interessa veramente non è la linea centrale, ma la maniera di gestirla. Ovvero, di uscire e controllare, quindi di usare la forza dell'avverario per scivolare via (come dicevi tu nel Bagua) e colpire. Richiama l'arte dei grandi maestri, da Ueshiba a Chan San Feng, non è vero?

 Se consideriamo l'evasione più piccola che esista, ci accorgiamo che si basa su un micromovimento laterale eseguito dagli arti, una microrotazione che dà efficacia e struttura al movimento, e infine una microspinta al momento giusto con tutto il corpo dietro, possibilmente con una certa dose di abilità. Ancorta una volta stiamo parlando di Taiji, ma anche di Xingyi, di Yiquan, e sicuramente anche di Baguazhang. E' anche uno dei problemi principali del Wing Chung, che spesso sa controllare benissimo ma non sa esprimere Fajing. Le poche eccezioni (Wang Shun Leung ad esempio) erano famose non solo ad Hong Kong.

 Ricordo quella tecnica piccola, insignificante, ma tanto bella dello stile Sun di Taijiquan, quando Sun riporta al centro del petto le mani come a sostenere una piccola sfera. Insignificante, è la parola giusta, ma visto che ogni sistema nel suo metodo contiene non solo grandi verità marziali, ma anche ciò che ad un certo punto deve trascendere la marzialità (altrimenti che sistema evoluto è? meglio tornare alla Thai Boxe), è cioè un messaggio anche spirituale.

 Il punto. Noi siamo un punto. Il punto espanso diventa una sfera, e così il Baguazhang rappresenta con enorme verosimiglianza il senso della nostra vita, che è mutazione continua e stabilità. Un po' come un atomo con i suoi elettroni, che costantemente cambiano struttura per collegarsi ad altri atomi e formare la materia, e costantemente rimangono centrati in loro stessi per non perdere l'identità.

 Noi siamo luce, e questo lo sai anche tu. La luce ha una duplice natura, ondulatoria e corpuscolare. Questo è il classico rompicapo per i fisici di oggi, e su questa semplice analisi gente come Capra o Zukav hanno costruito il loro approccio ad una nuova fisica, che tiene conto del misticismo orientale. Non per amore, ma per necessità. Qualcosa sfugge. La dualità Yin-Yang.

 La cosa più interessante è che oggi la psicologia avanzata, quella basata sui principi di Palo Alto e della Programmazione Neuro Linguistica (PNL) sono in realtà terreni di confine tra la terapia avanzata per rivolvere problemi molto profondi della personalità umana, ma anche metodi per il business (comunicazione) e per conoscere meglio se stessi. Ancora una volta per andare avanti siamo tornati indietro, anzi dentro.

 Le metodologie industriali per migliorare la produzione (di matrice giapponese, ma in realtà esportate dagli USA dopo la guerra) sono basati su un plusvalore che ogni singola persona inserisce nel proprio lavoro come impegno a rendere le cose migliori di per sè. I risultati sono stupefacenti, e non collegabili direttamente con il singolo impegno. Come dire: nel campo della spiritualità 1+1 dà come risultato 11, e non 2.

 Baguazhang è una forma di sincretismo marziale dinamico, in cui le soluzioni emergono dal'approccio pratico in movimento. La mancanza di praticità è un problema di molte arti marziali. Persino molti insegnanti di Xingyiquan hanno problemi ad applicare con efficacia lo scarno repertorio di tecniche dell'arte e questo mi fa pensare ad un atteggiamento di fondo.

 In un recente saggio sullo Yijinjing che ho presentato in Scozia scrivevo come lo Yijinjing, nella sua versione "effettiva", come ad esempio viene utilizzata dall'Accademia di Medicina Tradizionale Cinese di Nanchino, è un metodo di trasformazione di tendini e midolli di una difficoltà micidiale, basata su prestazioni quasi atletiche del corpo. Sfido poi che il Tuina cinese risolve molte patologie!

 Ma molti non vogliono conoscere questo aspetto del Qigong, meglio restare in un ambito che permetta di rilassarsi e di ristabilirsi con tranquillità, senza sudare e con la sensazione di essere coccolati. Lo stress è un nemico molto più sottile e distruttivo della fatica fisica. Quindi anche il Qigong si è trasformato in una serie infinita di movimenti. Quali sono quelli veri? Quelli che facciamo "da dentro".

 Analogamente parlerei così per il Baguazhang e per ogni arte marziale. Il senso è dentro la persona, è nella sua ricerca, anzi, nella sua odissea personale quotidiana, nella sua apertura al dialogo e alla sua determinazione nel perseguire i suoi obbiettivi. Quali sono gli obbiettivi? Bisogna anche qui essere onesti. Non tutti siamo nati per combattere in ogni momento della nostra vita. I reduci del Vietnam non sono più in grado di vivere una vita normale.

 La nostra antica struttura nervosa di reazione istintiva è ancora basata su due principi, "fight or flight", combatti o scappa. La nostra quotidianità ci impone di continuare a mediare, ad accettare quello che non riusciamo a capire, e a cambiare quello che è possibile cambiare, anche se a volte non è la cosa giusta. Insomma, lo stress è parte della nostra guida in auto, del nostro attendere al telefono o in coda, dell'attesa al supermercato. Ecco da dove nasce lo stravolgimento del mondo attuale. Tutto è governato da non valori, ma da sfruttamento. Non c'è più spazio per quel magico 1+1=11, tutto deve produrre almeno 2, meglio 3, magari anche 4. Ma abbiamo perso di vista che bastava poco per fare 11.

 Ecco perchè occorre tornare a fare un po' il punto della situazione. Baguazhang è anche una scuola di crescita. Non importa lo stile, non importa lo scopo, quello che serve è essere in armonia con se stessi. La ricerca rende l'uomo libero, ricco interiormente e gli permette di raggiungere il suo scopo, che è uguale per tutti. Noi vogliamo essere felici.

 Baguazhang una via verso la felicità? Se ti fa compagnia per tutta una vita e se cerchi di capire la vita attraverso di lei, allora sì.

 Ma questa è pura filosofia.

 Torniamo a praticare. Senza troppe illusioni o attese, che ci rovinano il presente. L'unico momento vero è quello della pratica. Incrociare le braccia è sempre un momento di crescita e di conoscenza. E' bellissimo pensare che per crescere nelle arti marziali siamo costretti a far crescere un'altra persona per poi tornare a crescere noi.

 Un abbraccio, questo è ciò che il tuo articolo mi stimolava a dire.

Luigi

2) Una lettera di Fabio Sandonà, Padova.

Ciao Loriano, ho letto il tuo nuovo articolo "cosa ho capito sul Bagua", mi è piaciuta la sincerità (Buddhisticamente molto ben integrata) sulla tua esperienza e ricerca su quest'arte.

Io stesso continuamente (per quello che posso) sono alla continua ricerca dei reali contenuti di quest'arte, e ogni lezione e fine settimana, provo tecniche che se non efficaci poi lascio. A volte si tratta solo magari di semplificare, a volte di integrare con qualche piccolo movimento in più. Credo di aver capito che questo è il senso della ricerca e del cambiamento. Comunque complimenti !, per cercare di sfatare e rendere più reale un'arte (o forse tutte) che si nasconde ancora dietro credenze mistiche. In ogni lezione cerco di trasmettere ai miei allievi di essere il più possibile reali e vigili, dando il giusto peso a ciò che praticano (no poteri magici e forze misteriose).

Sono giunto a pensare però, che questo sia possibile solo con l'aiuto ed il supporto di un percorso spirituale, o solo ideologico, di un Buddhismo "originale".

 Un abbraccio

Fabio

3)Due lettere di Yves Kieffer (Arona).

1 ]Caro Loriano, eccomi qua! Sto leggendo il testo CHE COSA HO CAPITO DEL BGZ
e man mano prendo qualche nota.
Innanzitutto, a me non sembra che "lo scopo dell'arte marziale sia di
vincere l'avversario". Per come la vedo io, si tratta piuttosto di salvare
la propria pelle o incolumità, o quella altrui, da un'agressione esterna,
con il minimo danno possibile per se. Anche perché se parliamo di
"marziale", intendiamo "guerra" e quindi "campo di battaglia" e di
conseguenza lotta armata o disarmata contro uno o più avversari armati,
questo nella peggiore delle ipotesi e prima della diffusione delle armi da
fuoco. Non è una mia idea, ma è di Henri Plée e comunque la condivido. E'
chiaro che poi l'arte si sia adattata ai tempi: dal campo di battaglia alle
scorte armate, ai duelli, alle competizioni, ad un passatempo da palestra.
Forse è meglio così!?
Preciso che non pratico (ancora?) il baguazhang e ho soltanto una vaga idea
di cosa comporta dal punto di vista tecnico.

Posso dire che nella scuola di yingyiquan che pratico, ma che non conosco
interamente, nelle applicazioni a coppia, chi si difende parte dalla
posizione wuji. Non da santishi che si usava nei duelli (quindi contro un
altro praticante) con uno scopo ben preciso: la bocca della tigre della
mano anteriore - piazzata sulla linea che va dalla propria vista alla gola
dell'avversario - serviva da collimatore, nel senso che se si vedeva
l'attaco dell'avversario sopra hu kou, si partiva con pao quan senza
esitazione; se l'attacco non si vedeva dietro il proprio palmo, si partiva
con heng quan, ecc. (Per il combattimento armato si usava un'altra
posizione: una sorta di posizione a T con il tallone del piede anteriore
appoggiato all'incavo del piede posteiriore).
Ho notato anch'io che nello XYQ dello Hebei o dei 5 movimenti-12 animali,
Heng quan è la madre, ma poi si pratica molto pi quan!
Mi viene in mente la posizione tan sao del wingchun, se ben ricordo la
"mano che chiede". E' considerata la tecnica fondamentale, anche se non ha
un utilizzo ben preciso, ma permette di difendere la propria linea centrale
e poi di passare ad altro.
Come diceva il mio amico U.A., il combattimento è caotico per essenza.
Sempre per come la vedo ora, il girare in cerchio, le tecniche fondamentali
servono soprattutto a formare l'intero praticante (eviterei di scrivere il
"corpo", poiché questo fa parte della nostra visione occidentale di
corpo/anima che i Cinesi non hanno o forse non avevano ... con la loro
corsa sfrenata alla modernizzazione, chissà, cambiano anche loro) in modo
che si sposti come una unità, che riesca a tirar fuori il suo istinto di
sopravivenza quando necessario, che la sua mente sia tranquilla (come se in
ozio!), che la sua decisione sia decisa! Le tecniche varie sono una
introduzione, ma dubito fortemente che servino a qualcosa. Basta osservare
una rissa furiosa per strada.
Questa è la mia risposta alla lettura della prima parte del tuo articolo,
domani rispondere anche alla seconda parte e a ........... Luigi!!!
Ora vado a dormire! Ciao,
Yves
B]Caro Loriano,
Ho appena riletto la seconda parte del tuo testo e non trovo niente di
significativo da aggiungere! Sono perfettamente d'accordo: raggiunta una
certa base e comprensione dei principi (non ricordo mai se e dove mettere
un accento qui), bisogna adattare la pratica a se stesso e/o ai propri
allievi e liberarsi, nel senso di tornare a vedere le cose così come sono.
Evitando però di ripetere l'errore di qualche maestro di JKD (Dan Inosanto
per non nominarne uno) ovvero di fare tante cose troppo diverse le une
dalle altre, e invece di concentrarsi sull'essenziale. A questo proposito
ho trovato un articolo di Tadzio Goldgewicht (che nome!!!!) su xingyiquan e
jujitsu brasiliano illuminante (in www.emptyflower.com). Con ciò ti
ringrazio per l'attenzione e ti saluto ...  vado a rispondere a Luigi!
Yves


                                                                                                                       

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MessaggioInviato: Sab Dic 02, 2006 8:23 am    Oggetto: considerazione di Loriano Belluomini Rispondi citando

Il principio base del Bagua è il cambiamento, la mutazione addirittura. Questo a livello filosofico. a livello marziale è un grande principio. Poichè implica il progresso, a patto che si resti entro i limiti che definiscono un'arte. Gli appelli a un'ortodossia hanno un po' di buffo se pensiamo al fatto che ogni maestro, sia pure all'interno di certi parametri, ha cambiato tutto di tutto (e questo, dopo i primi 'scandalizzarsi' dei miei anni più verdi, lo trovo ora non solo giusto e accettabile ma necessario) . Io dico sempre ai miei allievi: 'Vedete questo (magari una tecnica di tanglang) . C'è anche nel Bagua. non solo. C'è in tutte le arti marziali. Tutrte le Arti marziali contengono tutto. La differenza sta nel fatto del tipo di tecnica o di approccio al combattimento in cui intendono specializzarsi' .
Quindi il mio è un approccio alle arti 'inclusivista' e non 'esclusivista' . A mio parere un approccio esclusivista, quello dove si mettono paletti per intenderci (fin qui è baguazhang e più oltre no) , lo dico bonariamente, andrebbe saggiamente riconsiderato. Altrimenti si arriverebbe a lasciare il Bagua nella condizione in cui è l'Aikido per es. che ha posto i paletti di una tradizione e che (mi sembra ma non sono un'autorità in proposito) abbia perso il treno della storia: chi ci attaccherà mai con un colpo a fendente alto tipo un colpo di katana (può succedere ma non certo o quasi mai come prima tecnica) . L'esclusivismo denota sempre paura del cambiamento. Lo si vede nelle tradizioni religiose dove porta al fondamentalismo e alla paura dell'altro, del diverso.
I migliori maestri che ho conosciuto (pochi per la verità) avevano un atteggiamento più cauto verso gli altri stili. Pur pensando ovviamente che il loro stile era migliore adottavano un atteggaimento di cauto rispetto e cauta accettazione anche delle altre scuole. il che non impediva loro di effettuare qualche critica. Questo per dire che questa mia lettera non vuole nemmeno precludere a nessuno il diritto di critica.
Sgombriamo subito il campo da considerazioni tipo 'il praticante di BGZ dovrebbe essere una specie di assassino ambulante- semplifico la tesi- ' che potrebbe avere una sua validità per chi la scrive (nel campo delle arti marziali tutto è valido) ma che non tiene conto del contesto cinese 'reale' e del milieu del Bagua in particolare. Inoltre sembra avere più del mitologico (fantasy si dice oggi) che del reale.
Vengo invece ad altre considerazioni più tecniche.
Il discorso delle guardie . Cambiare continuamente guardia e tipo di guardia E' una prerogativa del BGZ. Bisogna mantenersi mobili, in fluire (concetto filosofico base tra l'altro) , non permettere all'avversario di inquadrarci. Se si pensa che l'unica guardia sia quella classica con il braccio esteso e palmo aperto non si fa un buon servizio al Bagua e non si conosce troppo il Bagua. Certe arti durante il combattimento usano (ad es. il Xingyi Baguazhang) una forma tipo serpente che cambiano in continuazione. Xie peiqi aveva tra le sue guardie quella con i due pugni sollevati in alto sopra la testa o la guardia della Fenice ....ecc. ecc.
I calci: ma chi l'ha detto che nel Bagua esistono solo calci medio-bassi? Dove sta scritto che debba essere così? Vi sono perfino i calci volanti (ad es. nel Xingyi baguazhang e nel Baguazhang di Yin Fu, versione Gong Baozhai ) , calci ruotati, xuanfeng jiao (calcio ciclonico, sistema Fu Zhensong) ecc.
Si dice: i contendenti sono molto distanti e tendono a rimanerlo. BGZ dovrebbe avere distanza corta. Be', anche questo non mi risulta che sia un principio. Ricordo un'affermazione di Liu Jingru: Si fa contatto con l'avversario e 'si sente'; se l'altro è più forte si va via per poi magari ritornare (questo è chiamato HUISHEn zhang) .
Il bagua è più ricco di quello che si vorrebbe e soprattutto è aperto. Deve essere così, ripeto, come vogliono i suoi princìpi e come vuole la sua storia. Ci sono maestri che nel BGZ usano quasi esclusivamente tecniche Xingyi (anche noi ne usiamo molte) , ci sono maestri che usano un'infinità di pugni (è il caso della scuola Yin Fu di Xie Peiqi) quasi più che di palmi. i primi tempi della mia carriera mi sarei scandalizzato. Oggi non più, anzi lo apprezzo. Vi sono scuole con una forte influenza Shaolin (quella di Yin Fu ad es.) o che si sono 'contaminate' (in senso buono, sempre a mio parere) con lo Yiquan/Dachengquan.
Non solo, ma vi sono stati anche sviluppi storici contraddittori. Nei testi antichi si dice che il qinna non serve, ma molte scuole lo usano e hanno costruito dei piccoli set se non addirittura specializzazioni (ad es. la scuola Li Ziming) .
Se tutto è valido o quasi, qual è allora l'essenza? L'essenza è senz'altro l'approccio circolare al combattimento (che non esclude la linearità - ancora una volta: inclusivismo) : Ma si sbaglierebbe, a mio parere, se si pensasse che circolarità vuol dire combattere andando in cerchio (altrimenti anche dei boxeurs ogni tanto si potrebbe dire che facciano bagua) . No, circolarità avviene soprattutto nel primo momento dello scontro, quando l'attacco dell'altro (o il nostro attacco- io preferisco questoa versione) vine incontrato da una curva ascendente e nello stesso tempo anche orizzontale. Circolarità è, come dicono i classici, uscire obliquo ed entrare diritto. Ciò è presente anche in quasi tutte le arti marziali: nulla di nuovo sotto il sole, come ha detto qcn. Ma questi sono i principi validi per l'approccio bagua e a quelli io mi attengo nel mio insegnamento che è appunto molto basato sull'approccio al combattimento e sul combattimento.
Riguardo a quest'ultimo bisogna dire che quando avviene combattimento noto anch'io che non sempre i miei allievi riescono a esprimere i concetti del BGZ. Ma lo stesso si potrebbe dire ad es. per l'approccio di He Jinbao alle tecniche (lo si può vedere sui suoi video) .La tecnica più usata dai miei allievi è BIMENZHANG (dall'ottavo cambio di Liu Jingru) , guarda caso è la stessa tecnica di GOULOUCHUI del Tanglang: Inclusivismo ancora.
Ma riguardo alla difficoltà dell'uso tecnico della circolarità si può notare come Liu Dekuan abbia sviluppato le 64 tecniche lineari. E' vero che si possono poi utilizzare anche sul cerchio ma perché Liu Dekuan sentì queste esigenze di tecniche in linea? Eppure non era un Loriano Belluomini qualsiasi. La verità è che dopo il primo approccio che per il BG deve essere di tipo circolare o semicircolare nel contatto, in seguito ogni vero combattimento assume tratti PRincipalmente lineari.
Anche se i miei allievi (dove purtroppo il ricambio è fortissimo) non sempre riescono ad adottare un approccio circolare - e questa è una delle mie lamentele ineriori-, questo è l'approccio che io insegno. Una volta, seguendo la scuola Liu Dekuan, avevo l'approccio lineare tipico di Laoseng Tuobo. In seguito mi sono detto che questo non è un vero approccio bagua (anche se anch'esso può essere valido) e ora insegno quasi esclusivamente un approccio circolare (semicircolare) . D'altra parte il vero combattimento è imprevedibile, le guardie cambiano in continuazione come le posizioni e le situazioni e bisogna essre pronti a tutto, anche a un approccio lineare. Perciò i combattimenti vanno giudicati per quello che sono: combattimenti.
Credo di avere esposto la mia visione di quello che è il Bagua. E' la mia visione, sviluppata in oltre 20 anni di pratica e non pretendo che tutti siano d'accordo. Potrei sintetizzarla in tre princìpi: 1) Tradizione e cambiamento: cambiamento e necessaria trasformazione nel rispetto dei princìpi 2) Approccio circolare al combattimento 3) Inclusivismo.
Spero sempre di non essere stato offensivo verso qualcuno e vi ringrazio per la vostra attenzione.
Loriano


 
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MessaggioInviato: Gio Dic 07, 2006 10:36 pm    Oggetto: Re: considerazione di Loriano Belluomini Rispondi citando

monti ha scritto:
Il principio base del Bagua è il cambiamento, la mutazione addirittura. Questo a livello filosofico. a livello marziale è un grande principio. Poichè implica il progresso, a patto che si resti entro i limiti che definiscono un'arte.
Loriano



bella questa considerazione e tutto il post
degno di attenzione e ricco di spunti su cui riflettere
immeritata una non risposta
Smile

cercare l'origine prima...l'origine di tutte le origini... la verità...è impresa difficile...si va a finire in ambiti che si distaccano dalla storia…che vanno dalla leggenda ...che pure ha il suo fascino...alla religione...e...
e tutto ciò anziché avvicinare i praticanti...li allontana
non credo ci sia una verità assoluta né che un accanimento nella ricerca di un atto primo nella nascita di un’arte marziale giovi a quella che invece è la ricerca personale

ritengo che nelle arti marziali ci siano una serie di principi…espressi e fatti propri in modo diverso dai vari maestri che hanno dato…con la loro personalità...un’impronta diversa alle modalità di pratica

non penso che ci sia un punto di arrivo per cui battersi e combattere con tutti quelli che per ciascuno di noi sono gli altri...piuttosto che l’arte marziale sia un percorso…che ognuno segue in base alle proprie attitudini e alla casualità o alla scelta che pratichi un’arte marziale piuttosto che un’altra
naturalmente credo nel maestro che ho preso come riferimento e nell’arte marziale che pratico…come tutti e come è giusto che sia per una questione di serietà e sincerità

pratico aikido
Wink
quindi non posso non ribattere in merito all’affermazione:

“ Altrimenti si arriverebbe a lasciare il Bagua nella condizione in cui è l'Aikido per es. che ha posto i paletti di una tradizione e che (mi sembra ma non sono un'autorità in proposito) abbia perso il treno della storia: chi ci attaccherà mai con un colpo a fendente alto tipo un colpo di katana"

non ci sono cose immutabili in natura…tutto si evolve e così l’aikido
ma l’evoluzione nell’aikido non è una sorta di ammodernamento
l’aikido si è evoluto perché il genere umano si è evoluto
pur restando fermi certi principi legati alla tradizione …alle origini storiche…ai presupposti filosofici…religiosi o rituali…che differenziano un’arte marziale da uno sport da combattimento…l’aikido di oggi non può essere uguale a quello di ieri perché è qualcosa di vivo…perché milioni di persone lo praticano…in tanti paesi del mondo e su un’infinità di tatami

quanto allo shomenuchi (il fendente dall’alto) un improbabile attacco…considerarlo come espressione della strategia difensiva dell’aikido è estremamente riduttivo
lo shomenuchi è solo uno dei tanti attacchi come gli tsuki...le prese...gli strangolamenti…gli attacchi armati ecc…
che rappresentano una base di studio ai fini della acquisizione dei principi di questa arte marziale
Smile
grazie per l'opportunità



 
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MessaggioInviato: Gio Dic 07, 2006 11:37 pm    Oggetto: Re: considerazione di Loriano Belluomini Rispondi citando

monti ha scritto:

....Credo di avere esposto la mia visione di quello che è il Bagua. E' la mia visione, sviluppata in oltre 20 anni di pratica e non pretendo che tutti siano d'accordo. Potrei sintetizzarla in tre princìpi: 1) Tradizione e cambiamento: cambiamento e necessaria trasformazione nel rispetto dei princìpi 2) Approccio circolare al combattimento 3) Inclusivismo.
Spero sempre di non essere stato offensivo verso qualcuno e vi ringrazio per la vostra attenzione.
Loriano


Complimenti per l'esposizione e per la sintesi. Smile
Credo che per l'insegnante di arti marziali sia una bella sfida equilibrare la tentazione di fornire agli studenti la propria "conclusione", con la responsabilità di tramandare gli strumenti affinchè a loro volta questi ultimi possano trarre le loro conclusioni




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MessaggioInviato: Mar Giu 19, 2007 6:16 pm    Oggetto: Rispondi citando

Smile anche io mi associo alle vostre elucubrazioni. Wink


 
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MessaggioInviato: Mer Giu 20, 2007 11:36 am    Oggetto: Rispondi citando

Grazie! Smile
bellissimo post!
e interessanti tutte le vostre risposte! Smile



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MessaggioInviato: Mer Giu 20, 2007 11:38 am    Oggetto: Rispondi citando

ahhhh...dimenticavo.... Rolling Eyes
ho fatto un copia/incolla e l'ho inviato al mio maestro....
latitante da questo forum...da mò... Cool
ho praticamente la certezza che ne condividerà i concetti!!! Smile



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MessaggioInviato: Gio Giu 21, 2007 1:53 pm    Oggetto: Rispondi citando

grazie solativo!
Wink
però avresti dovuto riassumere
siamo sati veramente prolissi
Rolling Eyes


 
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MessaggioInviato: Dom Feb 03, 2008 10:27 pm    Oggetto: Rispondi citando Modifica

Sono entrato da poco in questo forum e con sorpresa ho visto pubblicato questo mio vecchio post. Molte grazie per la considerazione. Vedrò di partecipare ancora (adesso è tardi) . Sono contento che vi sia una sezione proprio per il Baguazhang.
Loriano Belluomini, Lucca
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MessaggioInviato: Dom Feb 03, 2008 10:41 pm    Oggetto: Rispondi citando

asiaticus ha scritto:
Sono entrato da poco in questo forum e con sorpresa ho visto pubblicato questo mio vecchio post. Molte grazie per la considerazione. Vedrò di partecipare ancora (adesso è tardi) . Sono contento che vi sia una sezione proprio per il Baguazhang.
Loriano Belluomini, Lucca
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meno male ....di solito quando leggo qualcosa di interessante lo posto lo stesso anche se non è farina del mio sacco
Smile



 
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Combattimento kungfu

 
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asiaticus
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MessaggioInviato: Ven Feb 22, 2008 6:14 am    Oggetto: Combattimento kungfu Rispondi citando Modifica

( Questo testo va anche su The Martial Arts Forum)
Cari amici
si vede assai poco di combattimento kungfu, everywhere ! Si leggono tante critiche a questo o a quello ma nessuno si espone più di tanto. Per questo vorrei si aprisse una discussione franca e coraggiosa su questo e, allo stesso fine, presento una sessione di quello che a mio parere è combattimento kungfu:
http://video.google.it/videoplay?docid=-5076937036004771481&hl=it
Questo modo di combattere è un misto che comprende l'aggressività del Xingyiquan ( lo Xingyi attacca sempre, diceva uno dei miei maestri) e degli stili animali (Bagua, Xingyi ecc.) , il movimento furioso delle mani tipico del Tanglang (Liuhe Tanglang nel mio caso) , i cambi del Bagua, il serpente ecc.
Questi ragazzi, si noti, è da poco (un anno o poco più che praticano Kungfu) eppuree sempre a mio parere, fanno Kungfu (non fanno cioè Karate, boxe, Kick o che altro anche se, naturalmente, nessuno vive in isolamento) .
Che ne pensate?
Ripeto, occorre uscire, a mio parere, dalla critica-critica solo distruttiva e andare a mostrare cos'è per noi il combattimento Kungfu. Immagino di sollevare un vespaio ma tant'è, ci vuole coraggio.
Loriano Belluomini, Lucca
(altre cose del genere sul mio sito, Wudang Baguazhang: http://xoomer.virgilio.it/sinicus


 
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Leonardo Giorgerini
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MessaggioInviato: Ven Feb 22, 2008 7:28 am    Oggetto: Re: Combattimento kungfu Rispondi citando

asiaticus ha scritto:
( Questo testo va anche su The Martial Arts Forum)
Cari amici
si vede assai poco di combattimento kungfu, everywhere ! Si leggono tante critiche a questo o a quello ma nessuno si espone più di tanto. Per questo vorrei si aprisse una discussione franca e coraggiosa su questo e, allo stesso fine, presento una sessione di quello che a mio parere è combattimento kungfu:
http://video.google.it/videoplay?docid=-5076937036004771481&hl=it
Questo modo di combattere è un misto che comprende l'aggressività del Xingyiquan ( lo Xingyi attacca sempre, diceva uno dei miei maestri) e degli stili animali (Bagua, Xingyi ecc.) , il movimento furioso delle mani tipico del Tanglang (Liuhe Tanglang nel mio caso) , i cambi del Bagua, il serpente ecc.
Questi ragazzi, si noti, è da poco (un anno o poco più che praticano Kungfu) eppuree sempre a mio parere, fanno Kungfu (non fanno cioè Karate, boxe, Kick o che altro anche se, naturalmente, nessuno vive in isolamento) .
Che ne pensate?
Ripeto, occorre uscire, a mio parere, dalla critica-critica solo distruttiva e andare a mostrare cos'è per noi il combattimento Kungfu. Immagino di sollevare un vespaio ma tant'è, ci vuole coraggio.
Loriano Belluomini, Lucca
(altre cose del genere sul mio sito, Wudang Baguazhang: http://xoomer.virgilio.it/sinicus



Ciao Loriano.
Sicuramente è anche una questione di coraggio come tu dici, credo però che sia anche una questione di metodi diversi.
Nella mia esperienza "combattimenti" del genere non ne ho mai fatti e non credo per questo di essere orfano di qualcosa.
Credo altresì che esistano diverse strade per raggiungere un obiettivo, quella che proponi è una ma ve ne sono altre.
Il mio Maestro e i Maestri Cinesi che ho avuto modo di conoscere mi hanno sempre detto di cercare tutto nelle forme principalmente, anche perchè il lavoro più grosso va fatto su se stessi, sui propri limiti e sulle proprie paure.
Secondo me le forme contengono tutte le chiavi necessarie all'apprendimento, compresi i principi del combattimento.
Allenandomi poi sempre in solitario quale metodo migliore di usare le forme potrebbe esserci?!
Naturalmente esistono anche metodi che supportano le forme, come quello da te proposto, o altri di allenamento in coppia o esercizi particolari eseguiti a solo.
Certamente non siamo tutti uguali, non abbiamo tutti le stesse necessità e quelle che per me sono scelte ovvie per altri non lo sono, in questa ottica il lavoro fatto da questi due ragazzi è senz'altro onesto e il fatto di pubblicarlo su internet esponendovi alle critiche degli sconosciuti è sicuramente una degna nota di merito!

Saluti.

Leonardo Giorgerini



 
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Bruno Ballardini
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MessaggioInviato: Ven Feb 22, 2008 10:21 am    Oggetto: Re: Combattimento kungfu Rispondi citando

asiaticus ha scritto:
( Questo testo va anche su The Martial Arts Forum)
Cari amici
si vede assai poco di combattimento kungfu, everywhere ! Si leggono tante critiche a questo o a quello ma nessuno si espone più di tanto. Per questo vorrei si aprisse una discussione franca e coraggiosa su questo e, allo stesso fine, presento una sessione di quello che a mio parere è combattimento kungfu:
http://video.google.it/videoplay?docid=-5076937036004771481&hl=it
Questo modo di combattere è un misto che comprende l'aggressività del Xingyiquan ( lo Xingyi attacca sempre, diceva uno dei miei maestri) e degli stili animali (Bagua, Xingyi ecc.) , il movimento furioso delle mani tipico del Tanglang (Liuhe Tanglang nel mio caso) , i cambi del Bagua, il serpente ecc.
Questi ragazzi, si noti, è da poco (un anno o poco più che praticano Kungfu) eppuree sempre a mio parere, fanno Kungfu (non fanno cioè Karate, boxe, Kick o che altro anche se, naturalmente, nessuno vive in isolamento) .
Che ne pensate?
Ripeto, occorre uscire, a mio parere, dalla critica-critica solo distruttiva e andare a mostrare cos'è per noi il combattimento Kungfu. Immagino di sollevare un vespaio ma tant'è, ci vuole coraggio.
Loriano Belluomini, Lucca
(altre cose del genere sul mio sito, Wudang Baguazhang: http://xoomer.virgilio.it/sinicus




Se praticano da poco più di un anno, mi sembra un ottimo risultato didattico. Nel senso che, anche se la tecnica risulta ancora un po' acerba, hanno però imparato ad usare stili diversi e ad applicarli di volta in volta a seconda delle esigenze strategiche. Se questo era il tuo intento, mi sembra un bel risultato e un ottimo approccio. L'unico rischio è che applicando di tutto e subito si possano insinuare dei vizi di forma, diciamo delle abitudini errate. Ma questo lo può valutare solo chi è dentro, io purtroppo vedo ancora attraverso il karate e mi fisso du cose che da noi sarebbero tabù: ad esempio, il primo ragazzo con la maglietta bianca ha un modo di saltellare pugilistico che ricorda Bruce Lee. Da noi sarebbe fortemente criticato perché ci insegnano a non fare movimenti inutili e a stare ben attaccati a terra (anche per evitare di venir via alla prima spazzata). Poi, i calci: pochi andavano a segno e soprattutto quelli circolari all'indietro erano regolarmente fuori distanza. Non faccio il paragone col karate dove prima di arrivare ad usare bene un calcio passano parecchi anni e per molto tempo si combatte prevalentemente di braccia, ma ho visto praticanti di Tae Kwon Do che alla fine di un anno di attività tiravano calci certamente acerbi e leggerini, ma che andavano regolarmente a segno. Voi direte "E grazie! Fanno solo quello!"... d'accordo, è vero. Qui si apprezza comunque un esperimento didattico riuscito, e cioè abituare da subito a combattere scegliendo liberamente e creativamente da un immenso armamentario le tecniche più appropriate. Ottimo.



 
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MessaggioInviato: Ven Feb 22, 2008 10:28 am    Oggetto: Rispondi citando

Ciao concordo in pieno con Bruno nel senso che, parlando da karateka, sicuramente ci sono diverse cose che vanno "aggiustate" (anche incrociare le gambe negli spostamenti è un errore piuttosto grave).
Però, in effetti, considerando che si allenano da solo un anno i risultati ci sono eccome!
complimenti


 
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MessaggioInviato: Ven Feb 22, 2008 10:42 am    Oggetto: Rispondi citando

Max ha scritto:
(anche incrociare le gambe negli spostamenti è un errore piuttosto grave).
 

mah
nel kf si usa , cosi come nel silat poi se il come lofanno non va bene è un'altra cosa



 
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MessaggioInviato: Ven Feb 22, 2008 10:46 am    Oggetto: Rispondi citando

Massimo ha scritto:
Max ha scritto:
(anche incrociare le gambe negli spostamenti è un errore piuttosto grave).
 

mah
nel kf si usa , cosi come nel silat poi se il come lofanno non va bene è un'altra cosa


Ciao Massimo,
non conosco il KF se non da spettatore. Non sapevo si usasse anche incrociare le gambe durante gli spostamenti. Nel karate mi hanno sempre insegnato a non farlo mai perchè ovviamente, nel momento in cui hai le gambe incrociate sei vulnerabile.
però ripeto a mio avviso per essere solo un anno che si allenano e se non arrivano da altre discipline,i risultati ci sono.



 
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MessaggioInviato: Ven Feb 22, 2008 10:58 am    Oggetto: Rispondi citando

Max ha scritto:
Massimo ha scritto:
Max ha scritto:
(anche incrociare le gambe negli spostamenti è un errore piuttosto grave).
 

mah
nel kf si usa , cosi come nel silat poi se il come lofanno non va bene è un'altra cosa


Ciao Massimo,
non conosco il KF se non da spettatore. Non sapevo si usasse anche incrociare le gambe durante gli spostamenti. Nel karate mi hanno sempre insegnato a non farlo mai perchè ovviamente, nel momento in cui hai le gambe incrociate sei vulnerabile.
però ripeto a mio avviso per essere solo un anno che si allenano e se non arrivano da altre discipline,i risultati ci sono.

come ho detto ,dipende come lo fai ;
se mentre incroci stai basso ,rimani saldo ed hai la forza di ruotare



 
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MessaggioInviato: Ven Feb 22, 2008 11:05 am    Oggetto: Rispondi citando

proverò! Smile
sicuramente godrei dell'elemento sorpresa !!


 
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MessaggioInviato: Ven Feb 22, 2008 4:19 pm    Oggetto: Re: Combattimento kungfu Rispondi citando

asiaticus ha scritto:
( Questo testo va anche su The Martial Arts Forum)
 

ahahahaha si stanno già scannando !
che differenza eh?!
felice di essere quì Very Happy
Massimo



 
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MessaggioInviato: Ven Feb 22, 2008 11:14 pm    Oggetto: Rispondi citando Modifica

"Ciao Loriano.
Sicuramente è anche una questione di coraggio come tu dici, credo però che sia anche una questione di metodi diversi.
Nella mia esperienza "combattimenti" del genere non ne ho mai fatti e non credo per questo di essere orfano di qualcosa.
Credo altresì che esistano diverse strade per raggiungere un obiettivo, quella che proponi è una ma ve ne sono altre.
Il mio Maestro e i Maestri Cinesi che ho avuto modo di conoscere mi hanno sempre detto di cercare tutto nelle forme principalmente, anche perchè il lavoro più grosso va fatto su se stessi, sui propri limiti e sulle proprie paure.
Secondo me le forme contengono tutte le chiavi necessarie all'apprendimento, compresi i principi del combattimento.
Allenandomi poi sempre in solitario quale metodo migliore di usare le forme potrebbe esserci?!
Naturalmente esistono anche metodi che supportano le forme, come quello da te proposto, o altri di allenamento in coppia o esercizi particolari eseguiti a solo. "

Caro Leonardo
Concordo pienamente quando dici che le forme contengono tutte le chiavi necessarie. lo penso anch'io e questo tipo di lavoro a due è proprio il tentativo di portare le forme nel reale (dove, si sa, le cose non vanno certo lisce come nelle forme prestabilite) .
Come scrivevo da un'altra parte, ero stufo dentro di me di vedere in passato che i ragazzi a cui insegnavo quando combattevano usavano tutto meno le cose che avevo loro insegnato. bene o male questi usano le cose che ho loro insegnato e l'approccio è puro Kungfu . Una volta tanto mi sento moderatamente soddisfatto. Poi a migliorare c'è sempre tempo.
Ringrazio tutti gli altri intervenuti, ognuno con i suoi apprezzamenti o le sue perplessità. Sentire fare degli appunti, quando in questi non si celi uno spirito malevolo, credo sia davvero positivo per chi li riceve.


 
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Leonardo Giorgerini
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Registrato: 13/11/07 10:33
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MessaggioInviato: Sab Feb 23, 2008 12:38 pm    Oggetto: Rispondi citando

asiaticus ha scritto:
"Ciao Loriano.
Sicuramente è anche una questione di coraggio come tu dici, credo però che sia anche una questione di metodi diversi.
Nella mia esperienza "combattimenti" del genere non ne ho mai fatti e non credo per questo di essere orfano di qualcosa.
Credo altresì che esistano diverse strade per raggiungere un obiettivo, quella che proponi è una ma ve ne sono altre.
Il mio Maestro e i Maestri Cinesi che ho avuto modo di conoscere mi hanno sempre detto di cercare tutto nelle forme principalmente, anche perchè il lavoro più grosso va fatto su se stessi, sui propri limiti e sulle proprie paure.
Secondo me le forme contengono tutte le chiavi necessarie all'apprendimento, compresi i principi del combattimento.
Allenandomi poi sempre in solitario quale metodo migliore di usare le forme potrebbe esserci?!
Naturalmente esistono anche metodi che supportano le forme, come quello da te proposto, o altri di allenamento in coppia o esercizi particolari eseguiti a solo. "

Caro Leonardo
Concordo pienamente quando dici che le forme contengono tutte le chiavi necessarie. lo penso anch'io e questo tipo di lavoro a due è proprio il tentativo di portare le forme nel reale (dove, si sa, le cose non vanno certo lisce come nelle forme prestabilite) .
Come scrivevo da un'altra parte, ero stufo dentro di me di vedere in passato che i ragazzi a cui insegnavo quando combattevano usavano tutto meno le cose che avevo loro insegnato. bene o male questi usano le cose che ho loro insegnato e l'approccio è puro Kungfu . Una volta tanto mi sento moderatamente soddisfatto. Poi a migliorare c'è sempre tempo.
Ringrazio tutti gli altri intervenuti, ognuno con i suoi apprezzamenti o le sue perplessità. Sentire fare degli appunti, quando in questi non si celi uno spirito malevolo, credo sia davvero positivo per chi li riceve.



Fai bene ad essere soddisfatto, se questa è la strada che segui e che fai seguire ai tuoi allievi credo che per voi sia la strada giusta.
Ti daranno delle soddisfazioni vedrai!

Leonardo



 
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