1. Oltre la Grande Galleria, dopo aver superato un alto gradino di granito, si incontra un breve passaggio angusto realizzato in pietra calcarea, largo meno di un metro, alto e lungo altrettanto, che sfocia in un'anticamera completamente rivestita di granito rosso. Qui il soffitto si innalza decisamente, fino a raggiungere i tre metri e sessanta centimetri di altezza; questo ambiente era destinato a ospitare le pesanti saracinesche di granito che, scivolando lungo scanalature intagliate nelle pareti, dovevano impedire l'accesso alla Camera del Re. Nelle pareti est e ovest sono scavate tre coppie opposte di solchi; due scendono fino a sfiorare il pavimento e so­no vuote, mentre la terza coppia di solchi, che si ferma a un metro e sei centimetri di altezza dal pavimento, contie­ne una lastra di granito. Delle due saracinesche mancanti non vi è traccia e si pensa che non siano mai state messe in opera; riesce difficile immaginare che sia stato possibile posizionare, in uno spazio tutto sommato ristretto, lastre così notevoli per peso e dimensioni. Un passaggio angusto, simile a quello d'ingresso per larghezza e altezza, ma più lungo (che si estende per due metri e sessanta centimetri), introduce infine nella:

  2. Camera del Re, un ambiente perfettamente rettangolare, lungo dieci metri e quarantasei centimetri e largo esattamente la metà, ovvero largo dieci cubiti reali e lungo dieci metri reali, mentre in altezza raggiunge quasi i sei metri (6,90 mt.). Il suo spazio, cupo e suggestivo, è racchiuso da pareti costituite da cento enormi blocchi di granito di Assuan (del peso medio di settanta tonnellate)  ben levigati e lucidati. Il pavimento di granito è posato con la massima cura al punto che le linee di congiunzione tra le gigantesche lastre, accostate senza ricorrere all'uso di malta, sono quasi impercettibili. Il soffitto della camera, piatto, è formato da nove blocchi di calcare del peso complessivo di circa quattrocento tonnellate, Al di sopra di questi si trova una complessa struttura architettonica realizzata in granito: cinque camere dette di scarico perché destinate ad alleggerire il soffitto piatto del peso delle murature sovrastanti. Nelle quattro camere superiori il colonnello inglese Howard Vyse, nel 1837, rinvenne i cosiddetti  "marchi di fabbrica", cioè delle scritte in geroglifici con cui le squadre di cavatori erano soliti contraddistinguere i massi staccati dalle cave. Poiché in questi marchi compare il nome di Cheope, la Grande Piramide, fino ad allora senza un "padrone", venne attribuita al potente faraone della IV dinastia. Sulla scoperta, che suscitò comprensibile fermento, aleggia però il dubbio e appare strano che essa sia stata tacitamente accreditata dagli stessi archeologi che non hanno dato alcun credito alla Stele dell'inventano. Sulle pareti nord e sud della Camera del Re si aprono due condotti lunghi e stretti che formano con il piano orizzontale due angoli rispettivamente di 32° 28' e di 45°. In passato, poiché sfociano all'esterno sulla facciata settentrionale e su quella meridionale della piramide, questi canali sono stati ritenuti adibiti all'aerazione dell'ambiente. Oggi l'ipotesi dei "condotti per la ventilazione" è stata abbandonata, mentre lo studio sulla differente inclinazione dei condotti che risultano diretti verso zone del cielo di grande rilevanza per gli Egizi ha determinato la nascita di interessanti teorie che esamineremo più completamente in seguito.

 

 

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