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A. Capitini - Il controllo dal basso e la democrazia diretta

 

     Jesus Christ Superstar - Superstar

estratto da "IL POTERE E' DI TUTTI", anno I, N. 4, Aprile 1964

 

Perugia - Porta etrusca

L'impegno assunto dal nostro modesto periodico di battersi per la realizzazione di un potere veramente democratico, del potere di tutti, ci ha fatto confondere presso alcuni lettori come sostenitori della democrazia diretta, di quel tipo di potere, per cui ogni cittadino partecipa direttamente alla discussione e alla decisione di tutti i problemi dello Stato.

Norberto Bobbio, professore di Filosofia del Diritto nella Facoltà di Giurisprudenza dell'Università di Torino, ci scrive per es.: " Un po' perplesso sono sulla vecchia idea del " potere a tutti ". La democrazia diretta è sempre stata una illusione. Lo è a maggior ragione in una civiltà altamente tecnicizzata come la nostra, in cui ciò che l'uomo produce è l'effetto di una organizzazione mastodontica, sempre piú complicata, difficile da dominare, che riesce a funzionare soltanto se affidata a pochi esperti. Si immagini una fabbrica di 100.000 operai dove tutti siano chiamati a discutere i metodi, i tempi, il processo di produzione. Dopo dieci giorni sarebbe chiusa ".

Che la democrazia diretta sia stata finora un'illusione siamo anche noi d'accordo, anche se non ci sentiamo di affermare che lo rimarrà per sempre. Non possiamo però accettare che, con questo pretesto e con il pretesto delle esigenze tecniche nella civiltà industriale, si rifiuti un discorso serio sulle esigenze reali e diffuse di una nuova strutturazione del potere, sul passaggio cioè del potere dalle mani dei pochi, che oggi lo detengono, alle mani dei molti che oggi ne sono privi.

Ci rendiamo conto anche noi di vivere in una civiltà altamente tecnicizzata, anzi crediamo e speriamo che lo diventi sempre di piú, per permettere all'umanità un godimento sempre piú intenso delle sue conquiste economiche. Quello che noi sosteniamo è la necessità che anche le conquiste politiche e sociali progrediscano come quelle tecniche ed economiche, che venga superato nell'interesse dell'umanità il contrasto oggi esistente tra una civiltà che permette un maggior benessere, una migliore vita per tutti e le forme di governo di questa società che sono ancora le stesse di prima, della società preesistente.

Noi pensiamo che sia questo il nodo dei problemi per il controllo del potere in tutti i paesi industrializzati. E' logico infatti supporre che le stesse masse, sollecitate per ragioni economiche a una maggiore eguaglianza, a un maggior godimento dei beni materiali, a un elevamento della cultura, si pongano prima o poi anche il problema di una maggiore partecipazione alla direzione di quella vita pubblica alla quale vengono attirate.

Questo pericolo è stato finora allontanato dalle classi dirigenti, sia capitalistiche che burocratico-staliniste, con colossali sopraffazioni e mistificazioni ideologiche, culturali e sociali, diffuse nelle masse con la strapotenza dei mezzi tecnici moderni.

Quando, malgrado tutto, il problema del potere si ripropone, le soluzioni in paesi come il nostro non possono essere che due:

Prima soluzione : Il gruppetto dei pochi esperti, che dirigono la fabbrica immaginata dal prof. Bobbio, si mettono d'accordo con i proprietari e si impadroniscono anche del potere formalmente politico, creando una dittatura o una repubblica presidenziale, come si ama dire, in cui la democrazia è ridotta alla funzione di vernice.

Questa è la soluzione che viene ad esempio invocata oggi nei giornali della nostra classe dirigente e che viene attuata anche in una certa misura da una fabbrica molto simile a quella immaginata dal prof.Bobbio, la FIAT: basti ricordare come è stato imposto al governo di ridurre la tassa sulle automobili.

Seconda soluzione: I 100.000 operai e impiegati della fabbrica immaginata dal prof. Bobbio conquistano effettivamente il diritto di discutere i metodi, i tempi, il processo di produzione. Per esercitare questo diritto creano e fanno vivere in tutti i reparti della fabbrica i loro comitati liberamente eletti, fino al consiglio di gestione, che insieme agli esperti dirige la fabbrica.

Occorre a questo punto chiarire due equivoci, sui quali poggiano le riserve di molti.

E' un equivoco credere che gli esperti della grande industria moderna non abbiano possibilità di scelta tra un piano di produzione e un altro. In realtà essi preparano il piano che piú si avvicina agli interessi dei proprietari, dei cosiddetti "consigli di amministrazione". Non vediamo perché gli stessi esperti non debbano o non sappiano fare un piano che più si avvicini agli interessi dei lavoratori.

Un altro equivoco è rappresentato dalla opinione che il controllo dei lavoratori debba o possa interferire con le scelte tecniche della produzione. Per es., nel caso di una fabbrica di automobili, si teme che tutti i lavoratori debbano dire la loro snlla scelta di un nuovo tipo di motore o di carrozzeria.

Ciò è impossibile e inutile. Il controllo dal basso non può servire a trasformare gli operai in ingegneri, ma deve servire a salvaguardare ad ogni operaio nel luogo del suo lavoro i diritti e i doveri di uomo libero e di cittadino.

Il controllo dal basso deve impedire che le soluzioni tecniche dei metodi, dei tempi, del processo di lavorazione vadano, come oggi, a scapito della loro salute, della loro dignità, del loro diritto di avere un lavoro meno faticoso, piú tempo libero. più possibilità e capacità di utilizzare il tempo libero per migliorare la loro condizione umana.

Non è sufficiente a questo compito l'azione dei sindacati, almeno finché non cambieranno la loro politica basata prevalentemente sugli aumenti salariali. Nella moderna società, i monopoli hanno la possibiliLà di far pagare ai consumatori, cioè a tutti, gli aumenti sui salari e sugli stipendi. Per questo il controllo dal basso deve restituire ai lavoratori il potere di discutere non soltanto i salari, ma anche i programmi di produzione, gli investimenti, i prezzi, permettendo loro di attuare un controllo democratico anche sulle influenze economiche e politiche della loro industria sulla vita nazionale.

Anche per questo sono insufficienti gli attuali sindacati con la loro attuale struttura, le loro divisioni, la loro azione al di fuori della fabbrica. Il controllo dal basso può essere esercitato solo da organismi democratici eletti da tutti i lavoratori e funzionanti all'interno della fabbrica.

A chi ci parlasse di inconcludenti riunioni in cui uno dice bianco e uno dice nero, per cui in capo a dieci giorni la fabbrica si fermerebbe, risponderemo: 1. che tutti noi abbiamo altre esperienze di riunioni popolari costruttive e intelligenti; 2. che proprio alla FIAT sia nel '21 che nel '45 hanno funzionato consigli di fabbrica e consigli di gestione, senza che la produzione si arrestasse; 3. che nell'àmbito dei loro reparti, gli operai e i tecnici della fabbrica sono altrettanto esperti del gruppetto che fa il piano di produzione; 4. che i lavoratori, così organizzati, conquistano anche la forza politica necessaria a convincere il gruppetto dei pochi esperti, che dirigono la fabbrica, a lavorare per i consigli di gestione dei lavoratori invece che per i consigli di amministrazione dei prirprietari.

Perugia - Panorama

 Aldo Capitini in Il potere di tutti, Firenze, La nuova Italia, 1969, p. 153

 

 

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