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L'Autobus                                       
 

      Pino Daniele - Viento 'e terra

Un giorno di settembre come tanti. Cielo grigio, piuttosto freschino; come al solito sono uscito di casa salutando frettolosamente la moglie che a malavoglia mi vedeva andar via. Anche oggi rimarrà sola in casa, per tutta la mattinata, fino all’arrivo dei figli. Non avrà modo di incontrare qualcuno

perchè viviamo alla periferia di un piccolo paesino della Bassa  (2000 anime) dove le opportunità di incontro sono veramente ridotte e limitate alla sera dopo che tutti tornano dal lavoro. 

Nel box la mia auto per recarmi in città, nel mio ufficio comodo e spazioso posto all’ultimo piano di un grattacielo; da qui sembra che le nuvole si tocchino con un dito e quando i collaboratori, ossequiosi,  entrano per incontrarmi, 

il loro atteggiamento subalterno finisce col compiacermi ed esalta ancor di più la mia posizione privilegiata. Stamane però la mia auto non vuole saperne di avviarsi "... probabilmente la batteria scarica 

o qualche altra diavoleria che  non funziona ... con tutta questa elettronica i meccanici ci marciano su e non ci capiscono un bel niente. Ma mi sentiranno ... altro chè se mi sentiranno. 1200 euro di tagliando e questo catorcio ha deciso di non andare. Dovrò utilizzare i mezzi pubblici!".  Mi avvio così, mestamente, verso la fermata dell’autobus con i pensieri dell’ultima discussione con i figli. Il grande vuole una nuova automobile ed il piccolo la motocicletta! Dicono che si sentono diversi dai loro amici che ce l’hanno già da qualche mese e che le “brutte figure” che collezionano ormai non si contano più. 

Pare che “le amiche” apprezzino di più i loro coetanei motorizzati “alla moda” piuttosto che loro due che sembrano “due poveracci”! Certo ... alla loro età io andavo ancora a piedi e quasi tutti gli amici che avevo erano 

nelle mie stesse condizioni. Forse perchè eravamo tutti un po più poveri di oggi ... chissà! Quanta fatica per raggiungere quello che possiedo adesso. Una vita trascorsa tra doppio lavoro e straordinari,  sabati e domeniche dedicati al “giro per gli stabilimenti” e poi lo stress, le coltellate con i colleghi per arrampicarsi nella società, le cene di lavoro, le incazzature ... tutto per qualche raro momento di pace trascorso in famiglia, un maggior benessere (ma quanto vero?), un infarto con due bypass, la scoperta di due figli quali perfetti sconosciuti, una senilità raggiunta senza accorgersene! Ne sarà valsa la pena? Ma che cosà avrò dato veramente agli altri?  Cosa avrò avuto dalla vita?

Al diavolo tutto quanto. Stamane sono proprio di malumore! Ecco il mio autobus che arriva. 

 

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