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Danilo Dolci (Sesana, oggi in Slovenia ma già provincia di Trieste, 28
giugno 1924 - Partinico, PA, 30 dicembre 1997) è stato un animatore sociale,
sociologo, educatore e poeta italiano. Dopo aver effettuato gli studi a Milano, negli anni del fascismo sviluppò presto una decisa avversione alla dittatura. Arrestato a Genova nel 1943 dai nazifascisti, riuscì a fuggire. Nel 1950 decise di abbandonare gli studi universitari e di aderire all'esperienza di Nomadelfia - comunità animata da don Zeno Saltini - a Fossoli (frazione di Carpi); dal 1952 si trasferì nella Sicilia occidentale (Trappeto, Partinico) in cui promosse lotte nonviolente contro la mafia e il sottosviluppo, per i diritti ed il lavoro. Subì diverse persecuzioni e processi. È considerato una delle figure di massimo rilievo della nonviolenza nel mondo. |
Le lotte nonviolente a Trappeto e Partinico
Nella sua attività di animazione sociale e di lotta politica, Danilo Dolci ha
sempre impiegato con coerenza gli strumenti della nonviolenza.
Il 14 ottobre del 1952 Dolci dà inizio a Trappeto al primo
dei suoi numerosi digiuni, sul letto di un bambino morto per la denutrizione. La
protesta viene interrotta solo quando le autorità si impegnano pubblicamente a
eseguire alcuni interventi urgenti, come la costruzione di un impianto fognario.
In questa occasione si stabilisce il contatto con il filosofo di Perugia Aldo
Capitini.
Nel gennaio del 1956 oltre mille persone danno vita a uno sciopero della fame
collettivo per protestare contro la pesca di frodo, che priva i pescatori dei
mezzi di sussistenza.
Il 2 febbraio 1956 ha luogo lo "sciopero alla rovescia": centinaia di
disoccupati si organizzano per riattivare pacificamente una strada comunale
abbandonata: la manifestazione viene fermata dalla polizia e Dolci con alcuni
suoi collaboratori viene arrestato. L'episodio suscita indignazione nel Paese, e
provoca numerose interrogazioni parlamentari. Dolci viene successivamente
scagionato in un processo che ha enorme risalto sulla stampa: a difenderlo è il
grande giurista Piero Calamandrei.
Nel corso degli anni intorno a Dolci si è consolidato il sostegno nazionale e
internazionale. Nel 1958 gli viene attribuito in Unione Sovietica il Premio
Lenin per la Pace. Con i soldi del premio Lenin si costituisce a Partinico il
"Centro studi e iniziative per la piena occupazione".
Si intensifica, intanto, l'attività di studio e di denuncia del fenomeno mafioso
e dei suoi rapporti col sistema politico, fino alle accuse - gravi e
circostanziate - rivolte a esponenti di primo piano della vita politica
siciliana e nazionale, incluso l'allora ministro Bernardo Mattarella (si veda la
documentazione raccolta in Spreco, del 1960, e Chi gioca solo 1966).
La figura e l'opera di Dolci polarizzano l'opinione pubblica: mentre si
moltiplicano gli attestati di stima e solidarietà, in Italia e all'estero (anche
da personalità come Norberto Bobbio, Carlo Levi, Aldous Huxley, Jean Piaget,
Bertrand Russell ed Erich Fromm), per molti avversari Dolci è solo un pericoloso
sovversivo. Il cardinale Ernesto Ruffini, in un'omelia pasquale degli anni '60
indicò la mafia, il romanzo "Il Gattopardo", e Danilo Dolci come "le cause che
maggiormente hanno contribuito a disonorare la Sicilia".
Il metodo maieutico
Costituisce una caratteristica importante del lavoro sociale ed educativo di
Dolci il suo metodo di lavoro: piuttosto che dispensare verità preconfezionate,
ritiene che nessun vero cambiamento possa prescindere dal coinvolgimento, dalla
partecipazione diretta degli interessati. La sua idea di progresso valorizza la
cultura e le competenze locali, il contributo di ogni collettività e ogni
persona. Per questo Dolci collega la sua modalità di operare alla maieutica
socratica. Il suo è un lavoro di capacitazione (empowerment) delle persone
generalmente escluse dal potere e dalle decisioni.
Nelle riunioni animate da Dolci, ciascuno si interroga, impara a confrontarsi
con gli altri, ad ascoltare e decidere. È proprio nel corso di riunioni con
contadini e pescatori della Sicilia occidentale che prende corpo l'idea di
costruire la diga sul fiume Jato. La successiva realizzazione di questo progetto
costituirà un importante volano per lo sviluppo economico della zona e toglierà
un'arma importante alla mafia, che faceva del controllo delle modeste risorse
idriche disponibili uno strumento di dominio sui cittadini. L'irrigazione delle
terre ha consentito in questa zona della Sicilia occidentale la nascita e lo
sviluppo di numerose aziende e cooperative, divenendo occasione di cambiamento
economico, sociale, civile.
Il lavoro educativo
A partire dagli anni settanta per Dolci l'impegno educativo assume un ruolo
centrale: viene approfondito lo studio, sempre connesso alla sperimentazione,
della struttura maieutica, ovvero di una modalità cooperativa di dibattito,
studio e ricerca comune della verità. Col contributo di esperti internazionali
si avvia l'esperienza del Centro Educativo di Mirto, frequentato da centinaia di
bambini. Negli anni successivi Dolci gira l'Italia per animare laboratori
maieutici in scuole, associazioni, centri culturali.
Il lavoro di ricerca, condotto con numerosi collaboratori italiani e
internazionali, si approfondisce negli anni ottanta e novanta: muovendo dalla
distinzione fra trasmettere e comunicare e tra potere e dominio, Dolci evidenzia
i rischi di involuzione democratica della società connessi al controllo sociale
esercitato attraverso la diffusione capillare dei mass-media.
Bibliografia di Danilo Dolci:
Spreco, Einaudi, Torino 1960;
Chi gioca solo, Einaudi, Torino 1966;
Poema umano, Einaudi, Torino, 1974
Esperienze e riflessioni, Laterza, Bari 1974;
Creatura di creature, Feltrinelli, Milano 1979;
Dal trasmettere al comunicare, Sonda, Torino 1988;
La struttura maieutica e l'evolverci, La Nuova Italia, Firenze 1996.
Nessi fra esperienza etica e politica, Lacaita, Manduria 1993
Comunicare, legge della vita, La Nuova Italia, Scandicci (Fi) 1997.
Opere su Danilo Dolci:
Giuseppe Fontanelli, Dolci, La Nuova Italia, Firenze 1984
Adriana Chemello, La parola maieutica, Vallecchi, Firenze 1988 (sull'opera
poetica di Dolci);
Antonino Mangano, Danilo Dolci educatore, Edizioni cultura della pace, S.
Domenico di Fiesole (Fi) 1992;
Tratto da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
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