Home Page Pagina precedente Mappa del SitoSite MapPagina degli Sponsor - Sponsor's PageQuestionario - Questionnaire Libri elettronici - e-bookUn aiuto per voi

     Mia Martini - Donna

Dorothy Day - Scritti - Come ho conosciuto Peter Maurin

Dorothy Day - 1950

Peter Maurin 1877-1977  -  Di Dorothy Day

Ristampa a cura del The Catholic Worker, 1 – 9 Maggio 1977.

Quando ho visto Peter Maurin per la prima volta la mia impressione fu quella di un lavoratore su cui fare affidamento con un’alta e spiccata testa coperta di capelli brizzolati. Il suo volto era segnato dal tempo, aveva caldi e larghi occhi grigi, una bocca piacevole. Il collo della sua maglietta era sporco ma aveva provato a vestirsi a festa mettendosi una cravatta ed un completo che sembrava vi avesse dormito dentro. (Come ho scoperto dopo lo aveva fatto).

Quello che mi colpì per prima  di lui fu che era una di quelle persone che ti parlano come se fossero sordi, ciechi e muti che ogni volta che ti rivedeva la sua conversazione riprendeva da dove l’aveva lasciata nell’incontro precedente, e non si fermava mai  a meno che non chiedevi una pausa che non fosse molto lunga. Era irreprensibile ed incapace di proferire offese.

La notte che incontrai Peter venivo da un servizio per conto del “The Commonweal” circa “la marcia della fame”, ispirata dai comunisti, dei disoccupati di Washington. Avevo pregato nel santuario della Immacolata Concezione, nel giorno della relativa festività, affinché avessi trovato qualcosa da fare per le condizioni sociali oltre che scriverne. Volevo cambiarle, non solo riportarle, ma avevo perso la fede nella rivoluzione, volevo amare i miei nemici capitalisti o comunisti che fossero.

All’inizio certamente non realizzai di avere  in Peter Maurin la risposta alle mie preghiere. Avevo trentacinque anni ed avevo incontrato tanti radicali ed anche tanti rompiscatole; di gente che aveva formule per cambiare l’ordine sociale e che non valeva nulla ce n’erano a dozzine a Union Square.

A quel tempo Peter Maurin aveva cinquantasette anni, non si era mai sposato, era stato “fuori dalla Chiesa” in giovinezza, aveva lavorato a Parigi con Sangnier ed il suo gruppo di studio e aveva venduto il suo giornale Le Sillon. Credeva di andare fra la gente per città e paesi perché prima di tutto era lui stesso parte della gente.

Era nato in un piccolo paesino del sud della Francia, 200 miglia da Barcelona ed era uno dei ventiquattro figli della sua famiglia. Sua madre era morta nel dare alla luce il suo quinto figlio e la sua matrigna, che ne aveva avuti diciannove, aveva detto che era ancora viva.

“Non mi piace l’idea di una rivoluzione” mi aveva detto una volta , “non mi piace la rivoluzione francese ne quella inglese. Non voglio lavorare per continuare a far esistere il proletariato. Non sono mai diventato il membro di un’associazione anche se qui in America ho fatto tutti i tipi di lavori duri. Sono sempre stato interessato alla terra ed alla vita dell’uomo in campagna. Questo è stato il motivo per cui sono emigrato in una fattoria del Canada, ma dopo due anni, dopo che il mio socio è morto in un incidente di caccia, ho girato il Canada con squadre di lavoro e poi, nel 1911, sono entrato in questo paese dove ho vissuto fino ad oggi.

Foto di Natalie Leimkuhle - maggio 1970

Quando ho conosciuto Peter per la prima volta ero rimasta in biblioteca fino alle tre del pomeriggio intenta a seguire un lavoro di ricerca. Quando sono tornata a casa nel mio piccolo appartamento nella East Fifteenth Street l’ho trovato lì che mi stava aspettando, pronto a indottrinare, a darmi una lezione di storia da un punto di vista cattolico. Era stato mandato da, disse, da Gorge Shuster che all’epoca era redattore del The Commonweal. Gorge credeva che avessimo identici modi di vedere sia inerenti lo stato sociale sia il modo di raggiungere le masse con gli insegnamenti sociali della Chiesa.

Sono stata una cattolica solo per quattro anni e Peter avendo suggerito che dovevo realizzare un giornale per raggiungere l’uomo di strada, cominciò bene la mia educazione; era un insegnante nato ed ogni panchina del parco, ogni banco di caffè, autobus o pensione, erano un posto per insegnare. Credette di cominciare con un programma per volta senza aspettare di acquisire una classe o ufficio o sala riunioni. Per raggiungere l’uomo di strada, devi andare per strada. Su questo Peter fu letterale.

Avevo incontrato Peter nel dicembre del 1932  e la prima questione che The Catholic Worker pubblicò fu  la celebrazione del 1° di maggio a Union Square nel 1933. Quello a cui Peter Maurin era interessato era proprio la pubblicazione di questo articolo ed il mio senso giornalistico mi portò ad esprimere le condizioni come esse erano, a dipingere un quadro di povertà ed indigenza, senza casa e senza lavoro, in breve, a svegliare la coscienza del lettore così che avesse la volontà e fosse  pronto ad ascoltare Peter quando avrebbe detto come dovevano essere.

 

 

Le cose come dovevano essere.

Peter era molto stanco della guerra di classe e dopo che il suo primo articolo fu pubblicato non potè capire il motivo per cui avevo scritto tanto sull’ingiustizia razziale, le dure condizioni di lavoro, l’inadeguatezza degli alloggi. Avrebbe preferito di più scrivere su come le cose avrebbero dovuto essere: Houses of Hospitality (case di accoglienza n.d.t.), la carità esercitata in ogni casa, povertà volontaria e opere di misericordia, comuni in fattorie e università agricole che avrebbero insegnato alla gente a guadagnarsi da vivere col sudore della propria fronte invece di quella di qualcun altro.

Il The Catholic Worker fu finanziato come le pubblicazioni di ogni altra “scheggia di gruppo” radicale. Se avessimo avuto una macchina ciclostile, sarebbe stato un giornale ciclostile. Ma non avevamo nulla se non la mia macchina da scrivere e così cominciammo a stampare su una rotativa che avevamo trovato; costava 57 dollari per 2.500 copie di un piccolo giornale di otto pagine della grandezza simile a quella del The Nation e audacemente cominciammo. Non c’era un ufficio, ne una redazione, ne una lista di abbonati. Avevo un piccolo assegno per il lavoro di ricerca che mi avevano pagato e che era finito da poco, aspettavo due assegni per due articoli che avevo scritto ma mi servivano per pagare l’affitto e la bolletta della luce.

Essere vicini al cuore della natura

Padre Joseph McSorley, il paolino, mi pagò generosamente per una piccola bibliografia che avevo fatto per lui e successivamente padre Ahearn, pastore di una chiesa per neri di Newark, mi diede dieci dollari; la sorella di Peter Claver mi diede un dollaro che qualcuno aveva dato a lei. Queste erano le nostre finanze. Decidemmo che la prima uscita del giornale sarebbe avvenuta quel primo maggio in Union Square e sarebbe stato venduto per un penny la copia a comunisti e sindacalisti.

Peter dormiva nel retro dell’ufficio del The Catholic Worker e portò presto un poeta anarchico armeno ed un tedesco agnostico per dividere il suo alloggio con lui e trovare partner di ideologie diverse per discussioni in tavole rotonde. Lui non prese mai parte ad alcun lavoro del giornale con l’eccezione, una volta al mese, di proporre una mezza dozzina di facili saggi che insisteva noi rinnovassimo più e più volte di nuovo. Era il tipo di insegnante che credeva nel riformulare e nel proporre di continuo i principi fondamentali. Amava ricevere visitatori e se nessuno veniva in ufficio, era solito uscire lui per le vie principali e secondarie per incontrare loro.

L’unica volta che Peter si eccitò fu quando trovò che altri erano d’accordo con lui e approvavano le sue idee. La sua voce si alzò, i suoi occhi brillarono ed esplose in esultanza. Si aspettava sempre molto in termini di risultati che ho spesso dovuto intervenire per mettergli un freno per abbassare il tono del suo ottimistico entusiasmo. Ma presto notai che non era mai depresso o scoraggiato dalle delusioni e dagli sbagli.

 Uno sbaglio come quello la discussione della prima  tavola rotonda ne fu un esempio.Peter aveva sperato in grandi risultati da una serie di discussioni che aveva pianificato di domenica pomeriggio. Ottimisticamente per la prima prese in affitto la sala da ballo del Manhattan Lyceum dove solitamente si tenevano incontri sindacali e feste da ballo. Parteciparono solo venti persone, si radunarono intorno al tavolo degli oratori e diedero vita ad una discussione animata circa l’azione politica contro l’Azione Cattolica. Dopo di ché Peter affittò una piccola sala riunioni, lo spreco di soldi così laboriosamente reperiti non lo aveva minimamente preoccupato. Credeva che il mondo fosse pieno di soldi. Quello di cui c’era bisogno erano uomini e donne assorbiti dalle giuste idee. Date le persone, i soldi sarebbero venuti dopo. Tutto quello che uno aveva bisogno di fare era pregare. Quando le bollette si ammucchiavano ed arrivavano i creditori noi ravamo soliti andare in chiesa a pregare, tutti noi a turno, e questo lo chiamavamo “il picchetto di San Giuseppe”. Una volta quando chiedemmo ad una cameriera disoccupata se avesse voluto fare mezz’ora di “picchetto a San Giuseppe” nella Precious Blood Church mi chiese se avesse dovuto portare un segno. In altra occasione il tipografo ci mandò la fattura con la nota “Prega e paga”.

Ho chiesto a Peter diverse volte se non fosse deluso dalla mancanza di successo nell’indottrinamento dell’uomo di strada. Gli feci vari esempi di quelli che venivano a stare con noi e le cui condizioni sembravano peggiorare piuttosto che migliorare.

 

 

Andare alle radici

“La gente sta appena cominciando a realizzare quanto il diavolo sia radicato” disse con tono serio. “Questo il motivo per cui dobbiamo essere dei cattolici radicali. Dobbiamo andare alle radici e cioè che la parola radicalismo vuol dire andare alle radici”.

Peter, sempre nel suo praticismo, provò a occuparsi dei problemi nello spirito “dei Profeti d’Israele e dei Padri della Chiesa”. Vide che la rivoluzione industriale aveva toccato gli esseri umani e non pensava che i sindacati e le organizzazioni, gli scioperi per più alti salari e minori ore da lavorare, fossero la soluzione. “Scioperanti non colpitemi” era solito dire quando andava ad un picchetto per distribuire del materiale durante uno sciopero. Ma veniva con noi a distribuire il materiale – volantini che trattavano della dignità di uomini e donne e del loro bisogno e diritto di associarsi con i loro compagni in sindacati di categoria, cooperative, associazioni per maternità ecc.

Era interessato a più fondamentali approcci “alla lontana”. Gli piaceva il termine “radicale” e voleva che il giornale si chiamasse The Catholic Radical. Per lui i lavoratori volevano la lotta di classe. Quello che lui voleva era instillare, in lavoratori e studenti, una filosofia di povertà ed una filosofia di lavoro.

Fu sempre un laico. Voglio dire che non ha mai pensato di fare prediche a qualcuno. Mentre condannava il secolarismo, la separazione del materiale dallo spirituale, la sua enfasi come laico fu posta sui nostri bisogni materiali, il nostro bisogno di lavoro, cibo, abiti e alloggio. Sebbene Peter si confessasse settimanalmente e si comunicasse quotidianamente, dedicava un ora al giorno alla contemplazione del Santissimo Sacramento, il suo studio fu dedicato alla questione materiale che lo circondava. Sebbene vivesse in città raccomandava vivamente il ritorno ad una economia di villaggio, lo studio dell’artigianato e dell’agricoltura (ci sembra un tema Gandhiano n.d.t.). Era in simbiosi con questo mondo in cui Dio ci aveva posto perché lavorassimo per un nuovo paradiso e per una nuova terra in cui la giustizia fosse di casa.

Con la sorella Della

Ha raccomandato costantemente di praticare le opere di carità materiali e spirituali; ha esortato i vescovi a costituire Houses of Hospitality (case di accoglienza n.d.t.). In un modo o nell’altro le due tavole del programma andavano unite. Posso ricordare abbastanza bene come avvenne. Aveva scritto una serie di saggi indirizzati ai vescovi facendo notare loro che la legge canonica era stata definita per stabilire ospizi in ogni arcidiocesi. Quando un giorno un lettore che aveva dormito in una metropolitana era venuto nell’ufficio del The Catholic Worker e svelò i suoi bisogni (l’appartamento e l’ufficio era già pieni) l’accettazione letterale di Peter secondo cui  “se il fratello ha bisogno di mangiare o di bere daglielo e se ha bisogno di un riparo accoglilo” significava che dovemmo affittare un appartamento più grande un isolato più in là che divenne la prima House of Hospitality per donne. Ora abbiamo due case nella prima e nella terza strada. Qui le opere di carità devono ancora essere praticate dal gruppo che uscì dal The Catholic Worker vivendo senza salario in povertà volontaria. “Dare da mangiare al fratello” cominciò con pochi poveri uomini. Divenne una quotidiana sopravvivenza nel 1936 e si formano code ancora adesso tutti i giorni fuori dalla porta.

Discussioni in tavole rotonde, Houses of Hospitality e Comuni in fattorie, - sono le tre assi portanti  della piattaforma di Peter Maurin. Ci sono ancora Houses of Hospitality, ognuna autonoma ma ispirata da Peter, ognuna che prova a seguire i principi di Peter. E ci sono fattorie, tutte differenti ma tutte avviate con l’idea del personalismo e della rivoluzione comunitaria -  per usare le parole di Emmanuel Mounier. Peter non rimase deluso dal lavoro della sua vita. Ha dato tutto quello che ha avuto e non ha chiesto nulla, meno di tutto il successo. Diede se stesso e alla fine Dio ottenne da lui il potere di pensare.

Fu ricoverato ad Easton per le sue cattive condizioni cardiache e pochi anni dopo, il 15 maggio 1949, morì a Maryfarm (il nome di una comune agricola n.d.t.) a Newburgh nei pressi diNew York. Vestito di un abito che fu donato fu tumulato in una fossa anch’essa donata nel St. John's Cemetery di Brooklyn.

Il suo necrologio fu pubblicato non solo sul The Industrial Worker un giornale sovversivo di Chicago ma anche sull’Osservatore Romano nello Stato del Vaticano che riportò la notizia in prima pagina.

Dio lo ha portato in Paradiso con Lazzaro che una volta era povero. Possa Egli prendere anche noi per condurci in un posto fresco, luminoso e pieno di pace.

 

Tratto da http://www.catholicworker.com/cwo003.htm

Traduzione a cura della redazione del Sito della Pace

 

 

 

Per ulteriori informazioni inviate una mail a:

 

 

For additional information please email us at:

[ Home ] [ Up-Su ] [ Mappa del Sito ] [ Site Map ] [ Sponsors ] [ Two minutes ] [ Libri Elettronici ] [ Aiuto! ]