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Opere

Don Lorenzo Milani

"ESPERIENZE PASTORALI"

Giudicato come rivoluzionario, nel senso tradizionale e d'incerta dottrina, il suo libro "esperienze pastorali", edito nel '58, tratta della "pastorale" del cappellano di S. Donato

 

     Pino Daniele - Io vivo come te

Per capire il senso profetico di "esperienze pastorali", bisogna tenere conto della provenienza dell'autore. Senza esperienze religiose nell'infanzia, don Lorenzo Milani, era entrato subito in seminario, passando dall'agnosticismo più totale alla vita sacerdotale.Il clima interno alla diocesi fiorentina, pensiamo solo a don Facibeni, al Bensi e a La Pira, consentivano di non allinearsi. Il comportamento inconsueto e il loro rigore, anche formale, gli fece accettare subito le dure regole della vita sacerdotale, esprimendo una vocazione particolare. L'acutezza, con cui individuava le linee di tendenza, nelle mode e nella cultura, gli consentirà di godere il privilegio della preveggenza e gli farà assumere un linguaggio diverso dall'usuale. La cartina della Palestina collocata sul muro della Chiesa, per dar valenza storica al messaggio evangelico attraverso il normale insegnamento, era molto più che la Messa in italiano.

 Giudicato come rivoluzionario, nel senso tradizionale e d'incerta dottrina, il suo libro "esperienze pastorali", edito nel '58, tratta della "pastorale" del cappellano di S. Donato: la più originale e significativa esperienza religiosa di questo secolo, in Occidente.

 Non è possibile, per chiunque, oggi, studi pastorale e teologia morale, prescindere da questo libro e dai metodi utilizzati. Infatti, non volendo accettare acriticamente verità precostituite, don Lorenzo Milani, imposta l'analisi conoscitiva delle cause che determinano il distacco della Chiesa istituzionale dai credenti, attraverso un metodo scientifico che produrrà le statistiche inquietanti che conosciamo. "esperienze pastorali" costituirà un'originalissima ricerca sociologica. Per prevenire critiche e attacchi previsti cercò una prefazione "autorevole". Dapprima pensò a monsignor Montini ma poi finì per preferire monsignor Giuseppe D'Avack, arcivescovo di Camerino, lo scrive a Gianni Meucci il 12.12.56, un anno e mezzo prima che il libro venisse dato alla stampa: (....) ieri ho consegnato il libro a don Bensi perché lo desse a La Pira perché La Pira ci aggiungesse una lettera di accompagnamento e lo mandasse al vescovo di Camerino per chiedergli possibilmente due righe di prefazione oppure almeno la permissione ecclesiastica per stamparlo a Camerino (edizione Fiorentina tipografia Camerino).

Questa complicata manovra è quella che mi avete consigliato te e padre David e che io ho modificato solo nel senso di affidarmi a don Bensi di cui stimo molto il giudizio, l'esperienza e la conoscenza dei miei personali problemi in rapporto alla curia fiorentina." Dopo il rumore provocato dalla stampa, nonostante il "nibil obstat" del revisore ecclesiastico, padre Reginaldo Santilli, l'imprimatur del cardinale Dalla Costa e la prefazione dell'arcivescovo di Camerino, "Esperienze pastorali" sarà ritirato dal commercio il 18 dicembre del 1958 perché dichiarato "inopportuno" con decreto del Santo Offizio. La Civiltà cattolica, con l'articolo di p. Perego, stroncò Esperienze pastorali. La nota de "L'Osservatore Romano" motiva tale decisione dicendo che "nella concessione dell'approvazione ecclesiastica è intervenuta una serie di equivoci, ai quali è completamente estranea l'autorità diocesana" e che considerate le "severe critiche della migliore stampa cattolica" e i consensi "accordati da certa stampa comunista" conveniva ritirare il libro. L'estraneità dell'autorità diocesana, dopo che l'ortodossia del libro era stata sottoposta al vaglio di ben due vescovi e di un revisore ecclesiastico è alquanto assurda.

I giornali e i periodici cattolici favorevoli furono numerosi: "L'Italia", "L'Avvenire d'Italia", "Il Popolo", "I1 Giornale del Mattino" "I1 focolare" di don Facibeni, "Adesso" di don Mazzolari, "Politica" di Pistelli, "La SS. Annunziata" di padre Turoldo, "Questitalia" di Dorigo, e altri ancora. Don Lorenzo vive i suoi attimi di entusiasmo e solidarietà sacerdotale: "Dopo avermi lasciato dedicare un numero intero del suo meraviglioso giornaletto ("Il focolare", 1 giugno 1958 con recensione tutta favorevole di don Rosadoni) e dopo aver detto a uno dei suoi collaboratori che voleva recensirmi anche di suo pugno ("Padre, si comprometterà". "Si e compromesso il cardinale, posso compromettermi io", rispose col suo riso sereno e felice), è morto il giorno dopo lasciando il mio libro aperto sul tavolo di lavoro".

Con poco entusiasmo, "povere voci", e molto realismo, don Primo Mazzolari scrive invece: "Non mancheranno i lettori scandalizzati, reclutabili facilmente tra quelli che non hanno mai fatto cura di anime e tra quelli che di solito giudicano senza leggere o con le consuete pregiudiziali verso coloro che osano scrivere senza un titolo accademico. In genere, gli scritti dei parroci rurali fanno paura per la loro poco educazione nel dire le cose che vedono. Però, se qualche volta quel mondo poco commendevole della cosiddetta cultura pastorale cattolica badasse anche a queste povere voci, forse il problema della "cura d'anime nel mondo moderno" avrebbe camminato un po' più verso qualche soluzione meno inconsistente e balorda".Don Lorenzo, a S. Donato di Calenzano, si trovò dinnanzi agli occhi un campione "privilegiato" per comprendere la grande tragedia storica della Chiesa cattolica che rischiava di rimanere culturalmente e sociologicamente tagliata fuori dai ritmi di una civiltà industriale. Era un campione che esprimeva bene i mutamenti etico-culturali degli anni '50. In collaborazione con contadini, disoccupati, giovani tessitori, casalinghe, muratori e zitelle, dirà parlando della religiosità trovata: "... una religione così non vale quanto la piega dei pantaloni". Gli episodi rigorosamente storici, le statistiche e i grafici prodotti, faranno dichiarare a monsignor D'Avack: " ... le conclusioni sono d'accordo col vero spirito della Chiesa ... ". Don Milani a otto anni

Sarà un punto di vista completamente innovativo rispetto alla pastorale tradizionale. Un'autocritica sugli atteggiamenti, i metodi, le cause che hanno impedito al prete di essere con il suo popolo. Parla della storia della parrocchia,dei metodi catechistici, dei Sacramenti, della frequenza nel riceverli, e della terapia (i brani sono tratti da "esperienze pastorali"):

 

La processione

" Passa il Signore. Serenata di fiori, veli bianchi, festa di paese. Trionfo della fede? "

" Ma il gruppo d'uomini che segue il signore non è la parrocchia, è solo una chiesuola senza peso. La parrocchia si gode lo spettacolo e si tiene a dovuta distanza.

Proposto: Perdonali perché non sono qui con te.

Cappellano: Perdonaci perché non siamo là con loro ".

 

Fede e Sacramenti

" Tentiamo di riassumere ora il quadro delle idee base sulla religione che può farsi un nostro ragazzo non appena cominci a sgranare gli occhi sulla vita dei suoi genitori, dei vicini di casa della chiesa parrocchiale. La religione è roba da ragazzi; la religione è roba da donne; il peccato originale sull'anima fa meno male d'una infreddatura; la Confessione serve per fare la Comunione; lo stare in grazia di Dio non è dunque un problema quotidiano; o meglio: non è il problema quotidiano fondamentale del cristiano; la Comunione non è un dono, ma un obbligo; la Comunione serve per celebrare le feste; la Presenza del Salvatore nell'Eucaristia non è dunque reale, se no nessuno aspetterebbe le feste per assicurarsi coll'Eucaristia la salvezza; la religione è solo adempimento di rito e non importa con se impegni di vita o di ideologia; la religione è nel suo complesso fatto di insignificante portata: non vale quanto la piega dei pantaloni, quanto una buona dormita, quanto l'opinione degli altri su di noi, quanto il denaro o il divertimento; l 'Olio Santo è un Sacramento spaventoso, il buon figliolo cura che i genitori non s'accorgano di riceverlo... Il rimedio è semplicissimo perché il ragionamento che abbiamo fatto fila. Basta dunque prender a petto questi uomini e dir loro queste cose. Non potranno che riconoscere l'illogicità del loro modo d'esser cristiani e decidersi a una scelta coraggiosa e coerente... Qui ricorderemo due rimedi provvisori e che si riferiscono più direttamente all'argomento del presente capitolo.

1. - Risanare con due o tre energici tagli ciò che è catechisticamente negativo nelle funzioni tradizionali (feste, processioni, ecc.). Su ciò che è catechismo positivo (prediche, catechismi, ecc.) non abbiamo riforme da proporre perché consideriamo tutto inutile finché perdura questo stato di inferiorità culturale negli uditori.

2. - Di fronte all'eccesso di esteriorità e collettivismo che caratterizza le attuali usanze parrocchiali, insistere provvisoriamente sull'aspetto interiore e personale della religione. A tesi estrema, antitesi estrema".

 

La ricreazione

Anno scolastico 1952-53, dopo aver "superato ogni interiore esitazione: la scuola è il bene della classe operaia, la ricreazione è la rovina della classe operaia. Con le buone o con le cattive bisogna dunque che tutti i giovani operai capiscano questo contrasto e si schierino dalla parte giusta".  

" Mi perdoni dunque il lettore se non sono più capace di tornare indietro e se mi sono preclusa così anche la possibilità di formarmi un giudizio sereno sulla ricreazione "

Don Milani bebè

L'istruzione civile

L'ignoranza impedisce la formazione religiosa del cristiano. Di qui la celebre scelta di don Milani: " ... mi pare di poter dire che la scuola, in questo popolo e in questo momento, non è uno dei tanti metodi possibili, ma mezzo necessario e passaggio obbligato né più né meno di quel che non lo sia la parola per i missionari dell'Istituto Gualandi (istituto di sordomuti - n.d.r.) o la lingua per i missionari in Cina. Domani invece, quando la scuola avrà riportato alla luce quel volto umano e quella immagine divina che oggi è seppellita sotto secoli di chiusura ermetica, quando saranno miei fratelli non per un rettorico senso di solidarietà umana, ma per una reale comunanza d'interessi e di linguaggio, allora smetterò di far scuola e darò loro solo Dottrina e Sacramenti. Per ora questa attività direttamente sacerdotale mi e preclusa dall'abisso di dislivello umano e perciò non mi sento parroco che nel far scuola ".

" Non è esagerazione sostenere che l'operaio d'oggi col suo diploma di quinta elementare è in stato di maggior minorazione sociale che non il bracciante analfabeta del 1841 "

" La libertà di stampa è un immenso bene. Ma quando s'è fatto solo la quinta non se ne gode piu in Italia che in Russia. Che meraviglia se il povero non vorrà battersi per ciò che non ha mai goduto? "

 

L'indirizzo politico

Don Milani ha un atteggiamento che si discosta, nel metodo applicato alla sua pastorale, dalle direttive della gerarchia ecclesiastica e dagli altri preti. Mentre tutte le forze dei confratelli erano concentrate sulle organizzazioni cattoliche (ACI, Comitati Civici, DC, CIF, ACLI, ecc. ) a difesa del Governo e della DC, il cappellano esprime contrarietà per ogni genere di associazionismo e concentra le proprie energie solo nella scuola serale e aconfessionale. Nella sua scuola denigra governo e partito cattolico. Proibisce solo ai cattolici, perché contro l'ideologia cristiana, una certa stampa! Il voto è un dovere di coscienza per i suoi effetti interiori, non si preoccupa di ottenere una "amministrazione e un governo cristiani".

Considera sporca e contro i poveri l' alleanza con i marxisti democratici e con i liberali. Consiglia di votare solo per i candidati democristiani e di cancellare i nominativi degli alleati, l'unica cosa a cui è interessato è che gli elettori nel votare agiscano da cristiani: " Ai cattolici: voto DC con preferenza ai tre sindacalisti. Ai non cattolici: criteri strettamente classisti "

Negli ultimi tre capitoli: "L'esodo e i suoi preliminari", "Le case", e "Il lavoro" esprime il suo punto di vista sociale, politico e religioso mettendo in risalto il fallimento della pastorale cattolica in un paese che era cristiano ormai solo d'anagrafe.

Dopo aver trattato il fenomeno dello spopolamento della montagna e della campagna, conclude:  E' con angoscia che vediamo partire i nostri infelici figlioli verso la città dove sappiamo che i metodi di evangelizzazione sono ancora più arretrati che qui e dove la separazione del sacerdote dall'ambiente operaio è totale e lo sarà forse ancora per secoli... Il 99% dei suoi parrocchiani non sa nemmeno il suo nome. ". Sottolinea lo stacco tra la gerarchia e i cristiani: "Se lo cercano è come si cerca un funzionario. Se per disgrazia non capita loro di averne bisogno le loro vite non si incrociano mai con la sua. Quei pochi che vanno in chiesa lo sentono parlare. Ma che cosa serve sentire delle parole quando non si sa se la bocca che le dice appartenga a una persona viva che vive quello che dice oppure a un anonimo incaricato? Non sono più tempi in cui la gente credeva alla parola solo perché la sentiva infocata e rotta dal pianto. Nessuno si fida più di nulla che non sia vissuto prima che detto. Ed è giusto. E Gesù stesso ha molto più vissuto che parlato. E molto più insegnato col nascere in una stalla e col morire su una croce che col parlare di povertà e di sacrificio".

In Don Lorenzo Milani esisteva sempre "uno spiraglio di consolazione" di tipo provvidenziale: " Certo Dio che ha guidato gli uomini verso la città non negherà a situazione nuova la grazia di nuovi preti e nuovi metodi. Per ora ci si vede molto buio e non si può assistere a queste partenze senza un brivido... Una popolazione come la nostra, di cui una parte si dice cristiana pur mostrando, come abbiamo visto, la più assoluta indifferenza per la Grazia e un'altra grossa parte si dice comunista e non è riuscita ancora a esprimere neanche un trasporto civile, è malata innanzi tutto di incoerenza. La città le potrà dunque far bene.

Don Milani con autista Come il formalismo incoerente dei montanari s'è attenuato qui a S. Donato così sparirà del tutto a contatto del mondo aperto e generoso degli operai cittadini. Quando le loro menti saranno aperte sarà più facile riparlar loro del Signore. Da un lato dunque vanno verso la mancanza di sacerdote, dall'altro vanno verso l'apertura interiore. Guai a chi si rallegra, guai a chi si dispera. Signore perdonaci per l'occasione che abbiamo sprecata".

L'ultima pagina della trattazione si chiude con una visione di sangue: si scatena l'ira dei poveri contro un clero e una Chiesa che non ha capito e soprattutto non ha praticato: la povertà e lo spirito del Vangelo.

 

Il provvedimento contro "Esperienze Pastorali" fu emanato durante il pontificato di Giovanni XXIII, don Lorenzo, in una intervista del 1965, così commenta: "Giovanni XXIII per prima cosa dette l'autonomia ai vescovi e i1 cardinale Ottaviani condannò il mio libro, però Giovanni XXIII non permise che fosse messo all'Indice perché a lui gli andava molto bene".

Il decreto è del 15 dicembre, ma che la decisione era attesa lo si deduce dalla lettera del 10 ottobre scritta dal Priore di Barbiana al padre domenicano Santilli: " Mi metto nei suoi panni e capisco la sua preoccupazione e le sono vicino sia per la gratitudine che le devo sia perché so che lei ha qualcosa di caro in pericolo."

Il giovane sacerdote, neofita e convertito, aveva rischiato tutto, lo dice lui stesso nella lettera del 7 settembre 1958 ad Arturo Carlo Jemolo, per amore di poche creature: "Io ci avevo rischiato tutto, non parlo di trasferimenti perché sono già quattro anni che mi hanno trasferito dalle 1200 anime di San Donato a queste 85 anime qui in vetta al Monte Giovi e siccome sto buono e non do noia a nessuno, nessuno, per grazia di Dio, mi potrà più levare di qui, ma parlo del rischio di trovarmi di fronte a una condanna del libro e questa sarebbe una tragedia, non tanto per me, che sono pronto a cedere in tutto, quanto per i miei infelici giovani di San Donato."

Del resto, questa, era la posizione dell'episcopato del tempo. Nella lettera del 19 dicembre 1958, il card. Ermenegildo Florit scrive a don Milani per avvertirlo del ritiro del libro:

" Molto Rev.do e caro don Milani, da Roma sono stato incaricato di comunicarLe quanto segue: La S.Sacra Congregazione del S. Offizio ha disposto, dopo aver sottoposto ad accurato esame la sua recente pubblicazione "Esperienze Pastorali" che essa venga ritirata dal commercio". Ho già avvisato l'Editore a mettere ciò in esecuzione. Quanto sopra potrà recarLe qualche amarezza. Sono tuttavia sicuro che la sua pietà sacerdotale l'aiuterà ad accettare con docilità filiale la disposizione della Santa Sede. Il Signore non mancherà di venirLe incontro con i suoi Lumi e la sua grazia confortatrice.

Augurandole un santo Natale, le invio paterni saluti, benedicendoLa".

Suo rev.mo nel Signore

Ermenegildo Florit Arciv. Coad.

La motivazione del provvedimento, come abbiamo già detto, non fu teologica, ma solo di opportunità politica. Papa Roncalli, pontifice da pochi mesi, non aveva ancora espresso la sua linea pastorale, nella quale, distingueva tra l' "errore" da condannare e l'"errante" con cui dialogare. Le encicliche Mater et magistra e Pacem in terris verranno enunciate alcuni anni dopo. La profonda passione per l'uomo che don Lorenzo aveva lo metteva in contrasto con gli ordinamenti della società e della Chiesa mentre per lui la riforma sociale era un mezzo, uno strumento per elevare l'uomo e renderlo libero, perciò vicino a Dio.

Questa dimensione profonda e impostata sull'elevazione dell'uomo diventa una modalità educativa della scuola popolare di San Donato e di Barbiana al punto che non doveva: " ... richiedere nemmeno un'adesione preventiva al cattolicesimo, né ai suoi ragazzi né agli ospiti della Scuola popolare".

Gaetano Arfè Pubblico Dibattito

16/17 dicembre 1988 Calenzano

Queste riflessioni fanno capire la serie di anacronismi che lo metteranno in contrasto con la mentalità del suo tempo. Il libro pur inquadrato e collocato storicamente dovrebbe essere, dalla Chiesa di oggi, restituito a quella dignità che deve a don Milani per averla così ben servita.

 

 

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