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Biografia di Gianni Rodari(tratto dal sito ufficiale)
Ma rimasto vedovo, all'età di 41 anni si risposa, esattamente il 24 aprile 1919, a Gemonio con Aricocchi Maddalena. La madre di Rodari, dunque. Aricocchi Maddalena nasce a Gemonio il 7 febbraio I 882 da Maria Martinoja e da Abbondio che di professione faceva il "segantino" cioè il tagliaboschi: nelle nostre valli gli Aricocchi, tuttora presenti, arrivarono nel Settecento dal Trentino proprio per esercitare quel mestiere. Ma del padre Giuseppe e della madre Maddalena (morirà nel 1968 a Roma ove aveva seguito il figlio), Gianni Rodari eb-be modo di scrivere nel 1953: "A sette anni mia ma-dre andò a lavorare in una cartiera, non lontano da Gemonio, dov'è nata e dove la co-noscono come la figlia della "Marun de Rosa". A dieci anni andò a lavorare in una filanda della Valcuvia. A quei tempi le bambine facevano anche i turni di notte. Se lavoravano di giorno, di notte dormivano in filanda sui pagliericci. Tornavano a ca-sa il sabato sera, cantando per la strada le litanie della Madonna. A quei tempi le scritte elettorali dicevano: "Votate per Arconati e diminuirà il prezzo del sale". Le bambine - mia madre se ne ricorda - cantavano una canzoncina che dice: "Viva Arconati, con tutti i suoi soldati".
La gioventù e l'adolescenza a Gavirate e l'esperienza del seminarioNel varesotto vive dal 1930 al 1947. Frequenta la quinta elementare a Gavirate. Del suo insegnante, Nazareno Ferrari di Laveno, ci ha lasciato un simpatico quadretto nella Grammatica della Fantasia. «Era un maestrino con barbetta bionda e occhiali. Zoppicava. Una volta premiò con un "dieci" il tema del mio rivale in italiano, che aveva scritto:" L'umanità ha bisogno più di buoni uomini che di uomini grandi". Da questo si può capire che rea socialista. Un'altra volta per mettermi in imbarazzo e far capire ai miei compagni che io non ero poi un pozzo di scienza, disse:" Per esempio se domando al Gianni, come si dice bella in latino, non lo può sapere". Ma io che in chiesa avevo sentito cantare Tota pulchra es Maria e mi ero dato da fare per capire che cosa significassero quelle bellissime parole, mi alzai e risposi arrossendo :" Si dice pulchra"».
Il 5 agosto 1931 fa richiesta di entrare in seminario per frequentare il ginnasio. Nell'ottobre dello stesso anno entrerà quindi nella 1a. C del seminario di Seveso. Gianni si distingue subito per le ottime capacità e risulterà infatti il migliore della classe. Risultati che furono poi confermati anche nella seconda classe. All'inizio della classe terza, nell'ottobre 1933 si ritirò. Concluse l'anno scolastico a Varese, ma non proseguì gli studi liceali bensì optò per le scuole Magistrali. Frequentò con profitto la quarta classe nel 1934-35 e venne ammesso al triennio superiore. Il 25 febbraio 1937 abbandonò gli studi per presentarsi alla sessione estiva con l'intento di sostenere direttamente gli esami e guadagnare così un anno. Già a partire dal 1935 Rodari militava nell'Azione Cattolica. Dai verbali delle adunanze di Gavirate risulta che nel dicembre dello steso anno Gianni svolgeva già la funzione di presidente. Anche l'anno successivo fu dedicato molto all'organizzazione cattolica. "Sin qui il Rodari presidente dei giovani di Azione Cattolica di Gavirate, così com'è possibile ritrarlo dai documenti di natura associativa. Ma un soggetto della sua vivacità intellettuale non poteva non segnalarsi su un orizzonte più vasto di quello del proprio paese. Ne sono prova collegamenti e collaborazioni con il centro dioce-sano della Federazione giovanile di AC. Lo stesso Rodari, come si ricorderà, preci-sa nell'autobiografia di essere stato annoverato fra i "propagandisti", dopo aver seguito un apposito corso serale nella sede milanese dell'Azione Cattolica, allora ubi-cata in via Matteo Bandello, 13 (zona Magenta). Non sappiamo con esattezza a quale corso si riferisse, ma potrebbe verosimilmente essere quello svoltosi nell'autunno del 1935 e conclusosi domenica 8 dicembre (festa dell'immacolata) con la cerimonia di consegna del crocifisso a venti giovani, in tal modo investiti con ufficialità dell'impegno dell'apostolato. I relatori furono mons. Francesco Olgiati, per la parte teorico-dottrinale, il dott. Giuseppe Lazzati, relativamente agli aspetti pratico-organizzativi, don Ettore Pozzoni, per le componenti di natura applicativa. Si trattava di tre figure ugualmente di spicco, anche se diverse per età e ruoli, dell'AC milanese. Olgiati, uno degli esponenti più noti dell'Università Cattolica e collaboratore strettissimo del rettore, p. Agostino Gemelli, era all'origine dell'iniziativa, tipicamente ambrosiana, dei "propagandisti", che mirava a costituire in diocesi un gruppo scelto di giovani, dediti, con totale disponibilità, alle esigenze dell'apostolato associativo. Lazzati, da qualche anno assistente volontario alla cattedra di letteratura cristiana antica nel medesimo ateneo, divenne presidente diocesano dei giovani cattolici nel maggio del 1934, incarico che gli valse presso l'intera associazione stima e devozione crescenti. Don Pozzoni, dal canto suo, svolgeva la funzione di assistente ecclesiastico, segnalandosi in particolare per le doti di guida spirituale e per la competenza educativa. Con Lazzati costituì una coppia estremamente affiatata, che incise in modo profondo sulla Gioventù Cattolica milanese degli anni Trenta e Quaranta." (Da Gianni Rodari Gavirate: Gli Anni Giovanili, Nicolini Editore, testo di Luciano Caimi )
Sempre più il marxismo, da semplice curiosità culturale, stava diventando per il Nostro un'avvincente prospettiva teorico-pratica. Basti dire che già nel 1983 con alcuni coetanei di Gavirate aveva costituito un gruppo denominato «Giovani Comunisti»: «ci riunimmo uno volta - ricorda -, poi non sapevamo che fare e di parlarne ai "vecchi" non ci pareva il caso». Per quanto velleitario, il tentativo, come ognuno intende, costitutiva l'inequivocabile segno delle nuove propensioni di Rodari. come concezione del mondo". (Da Gianni Rodari Gavirate: Gli Anni Giovanili, Nicolini Editore) Nel 1939 si iscrive all’Università cattolica di Milano, alla facoltà di lingue. Abbandonerà poi l'esperienza universitaria dopo alcuni esami, ma senza laurearsi. Nel frattempo inizia ad insegnare in diversi paesi del varesotto. Nel 1940, quando l’Italia entra in guerra Rodari viene dichiarato rivedibile e non viene richiamato alle armi. Nel 1941 vince il concorso per maestro ed incomincia ad insegnare ad Uboldo come supplente. Fu un periodo molto duro di cui ha un forte ricordo. Si iscrive al partito fascista e accettò di lavorare nella casa del fascio pur di tirare avanti. I drammatici avvenimenti della guerra lo colpiscono profondamente negli affetti personali quando apprende la notizia della morte degli amici Nino Bianchi e Amedeo Marvelli, mentre il fratello Cesare nel settembre del 1943 viene internato in un campo di concentramento in Germania. «In quegli anni - scrisse il Rodari - conobbi la miseria in famiglia e la disoccupazione e se questo era uno stimolo potente alla formazione di una coscienza più decisa, era anche una pressione umiliante perché mi dessi da fare per cercare un posto: continuavo perciò ad essere iscritto alla Gil e nel 1941 mi iscritti al partito fascista. Durante i periodi di insegnamento era costretto a dare attività alla Gil, facendo il sabato fascista ai balilla; però non ho mai accettato di essere ufficiale della Gil, come mi veniva proposto. Per un certo tempo ho dovuto dare attività serale al fascio di Gavirate, con incarichi di contabilità: vecchi compagni di Gavirate sono testimoni che ero triste nell'accettare quella sottomissione, ma non dico questo per scusarmi. Era una vigliaccheria, ma non avevo vie d'uscita: un operaio avrebbe reagito in altro modo, io ero un intellettuale piccolo borghese di provincia e avevo i difetti di questa categoria. Quando una sola volta, mi rifiutai di accettare un incarico al fascio di Uboldo (Saronno), mi venne inflitta per l'anno scolastico 1943 la qualifica di "insufficiente", che mi fu mutata dopo il 25 luglio». (Da Gianni Rodari Gavirate: Gli Anni Giovanili, Nicolini Editore, testo di Federica Lucchini)
"Quell'esaltante dopoguerra a Varese Gianni Rodari a Varese,dirigente e propagandista comunista, nella Federazione del PCI. Una presenza breve: 1945 - 1947, due anni o poco meno, ma di lavoro intenso, appassionato, prezioso. …Le prime esperienze di lavoro politico, ricco ed originale le aveva acquisite nella sua sezione, a Gavirate, nell'esaltante clima dell'immediato "dopo Liberazione". "Parla bene" è semplice ed efficace nell'esprimersi in pubblico. In questo certamente aiutato dalle esperienze pedagogiche maturate in alcuni anni di insegnamento nelle scuole pubbliche e come precettore presso una facoltosa famiglia straniera. …Ma Rodari dimostra subito di conoscere quanto valga anche la parta stampata come strumento di propaganda politica. Nella sua Sezione dà vita con Nino Lazzari ad un giornaletto, "Il cinque punte", una stella con falce e martello graficamente inserita nella testata. la veste è modesta, un ciclostilato, ma il contenuto è ricco di idee e di proposte che fanno intravedere già la stoffa dell'ottimo giornalista che si rivelerà ben presto all' Ordine Nuovo di Barese. E' alla direzione del settimanale della Federazione che Rodari avrà modo di mettere in luce le sue molteplici qualità personali. Ma nell'attività tumultuosa e frenetica di quei mesi Rodari non è soltanto un giornalista come potremmo immaginarlo oggi. Scrive sì, ma parla ovunque in pubblico, organizza, partecipa a pieno titolo alla direzione politica della Federazione e vive i travagli della formazione del suo gruppo dirigente. Certo l'impegno più specifico è nella propaganda ed è appunto in molte delle sue espressioni sia scritte che orali che si intravedono i caratteri peculiari del Rodari successivamente e largamente conosciuto. … La sottile ironia e spesso l'immagine buffa trovano in Rodari un utilizzo strumentale. Così, quando nei comizi vuole illustrare più efficacemente l'azione devastante dell'inflazione (siamo nel 1945-1946) sui redditi dei lavoratori, ricorre all'immagine del vecchio biciclo: i prezzi sono la grande ruota anteriore e corrono in fretta, invano e affannosamente rincorsi dai salari immaginati come la rotellina posteriore. … Il giornale è quello che rispecchia di più l'impegno e la personalità di Rodari. Egli intende farne uno strumento popolare che si compenetri nella complessa realtà sociale del Varesotto per condurre al meglio la nostra lotta politica. Ma lo spazio è sempre insufficiente (l' Ordine Nuovo esce nel formato che oggi chiameremo tabloid) malgrado si cerchi di sopperire con edizioni di zona. Rodari vuole dare più respiro alle rubriche, renderle costanti e crearne di nuove. Vuole fare una terza pagina informativa, culturale. Perciò si fa promotore di una campagna e di una sottoscrizione per stampare l' Ordine Nuovo più grande. Ed il settimanale esce appunto dal 1 gennaio 1947 in formato quotidiano, letto, diffuso, amato dai compagni e temuto dagli avversari. Gianni ne è il migliore artefice. Scrive articoli di fondo e corsivi, ma direi che si diverta quasi con alcune rubriche di straordinaria immediatezza, semplicità ed efficacia. Penso ai dialoghi, parte in forma dialettale, tra i contadini Peder e Paul. Penso ai "discorsi del Cavalier Bianchi", un personaggio reazionario che nasconde le sue nostalgie fasciste con gli argomenti qualunquisti. L'8 marzo 1947 Gianni Rodari lascia l'Ordine Nuovo, appena diventato "adulto" per suo merito, chiamato dal Partito alla redazione dell'Unità di Milano. Porta con sé il rimpianto dei compagni che gli sono stati più vicini, insieme a tante annotazioni di spunti che la sua fantasia immensa e la sua maestria di scrittore trasmuteranno presto in poetica filastrocche e in meravigliose favole." di Ambrogio Vaghi Gli anni del giornalismo politico tra Milano e Roma
Gli anni della scrittura per l'infanzia e della notorietà
Nel 1974 si impegna nel rilancio del Giornale dei genitori, ma subito cerca di disimpegnarsi. Cosa che accadrà agli inizi del 1977. Al ritorno da un viaggio in Urss Gianni Rodari nel 1979 comincia ad accusare i primi problemi circolatori che lo porteranno alla morte dopo un intervento chirurgico il 14 aprile del 1980.
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