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Opere

Opere di Gianni Rodari

Carmine De Luca: Fondamenti di una FANTASTICA

     Pino Daniele - Domani domani

Introduzione critica

Con le due puntate del "manuale per inventare favole" (pubblicate su Paese Sera il 9 e il 19 febbraio 1962) siamo in una fase importante della costruzione della "Fantastica", che è – secondo Rodari – l’arte capace di individuare i meccanismi dell’immaginazione creativa, della fantasia che agisce sulla realtà. L’idea iniziale gli è suggerita dal "frammento" n. 1905 di Novalis:

"Se avessimo anche una Fantastica, come una Logica, sarebbe scoperta l’arte di inventare". Con I’espediente letterario del manoscritto ritrovato immagina che una traduzione giapponese del "manuale" (autore un improbabile prof. Otto Schlegel-Kamnitzer; con un titolo un po’ meno improbabile di Fondamenti di una Fantastica, derivato – come avverte Rodari – dall’incrocio della kantiana Fondazione di una metafisica dei costumi e del "frammento" di Novalis sopra ricordato); dicevo, immagina che una traduzione giapponese dell’opera gli sia stata consegnata da un giovane giapponese conosciuto a Roma, durante le Olimpiadi. Perché proprio giapponese la traduzione? Certamente perché – come suggerisce nella presentazione a Gip nel televisore – gli sembra giusto che a diffondere il "manuale" di Fantastica sia "un figlio del paese che ha provato nelle proprie carni l’orrore della bomba atomica" . Questi articoli di Paese Sera sono importanti per due ordini di ragioni:

a) rappresentano la prima esibizione pubblica di una già organica sistemazione tipologica del "ricettario" fantastico, e quindi sono l’abbozzo che, nei suoi sviluppi finali, darà vita poco più di dieci anni dopo alla Grammatica della fantasia;

b) rivelano la scelta di Rodari di privilegiare le colonne di un quotidiano come tribuna per rivolgersi non tanto ai bambini, ma al pubblico variegato ed eterogeneo qual e quello dei lettori di un quotidiano. Infatti scrive che il manuale è "dedicato più che altro (...) a maestri, nonni e genitori di scarsa fantasia". E qualche anno dopo, a proposito dell’uso della fantasia da parte degli adulti, aggiungerà che "per stare coi bambini ci vuole molta fantasia perché bisogna essere sempre con la fantasia un passo più avanti di loro per poterli sfidare a raggiungerci, a venire su".

Rodari individua due distinti metodi per inventare favole: il primo è quello che comprende le tecniche che fanno muovere la fantasia dall’interno verso l’esterno; al secondo gruppo appartengono i metodi in cui, viceversa, il moto della fantasia va dall’esterno verso l’interno. Tipico del primo gruppo è il sistema "sorgi e cammina" (o dell’animazione): "In ogni oggetto è contenuta una favola, ma vi è contenuta allo stesso modo che Lazzaro nella tomba". E porta come esempio la sedia che non tollera il peso di persone con i baffi. La legge di Hawthorne, autore dell’opera Racconti raccontati due volte, appartiene al secondo gruppo. La fantasia interviene dall’esterno a manipolare racconti già bell’e fatti, ne conserva la struttura, ma trasforma la vicenda e i particolari secondo schemi nuovi e diversi. La leggenda del Re Mida, ad esempio, che trasforma in oro tutto quello che tocca, è mantenuta intatta, in quanto a impianto strutturale, in una storia che abbia a protagonista qualcuno che trasforma in acqua tutto ciò che tocca. Altre "ricette", più vicine – dice Rodari – "alla nostra sensibilità di uomini della seconda metà del secolo" (il "manuale" nella finzione risale al 1912) sono presentate nei due articoli. Tra l’altro: il sistema del fortuito incontro (nato dall’analisi logico-fantastica del noto paragone del poeta surrealista Lautreamont: "Bello come il fortuito incontro su un tavolo operatorio di una macchina da cucire e di un ombrello"); l’incarnazione della metafora (cioè, resa alla lettera e sviluppata seguendo direzioni conseguenti); il sistema della calza rovesciata (esempio: nel paese di Pinocchio le bugie fanno allungare il naso, in un paese diverso le bugie fanno accorciare il naso).

 

1. Manuale per inventare favole

"Duello di parole" Si prendano due parole a caso, dal vocabolario o da qualsiasi altro testo stampato, facendo bene attenzione a non introdurre alcun elemento volontaristico nella scelta. (Un maestro, nella sua classe, potrà invitare due scolaretti a scrivere su un foglio, l’uno all’insaputa dell’altro, una parola ciascuno.) Si gettino ora le due parole l’una contro l’altra e si osservino le varie combinazioni, si afferrino i suggerimenti espressi dal loro occasionale duello. Prima o poi le due parole non mancheranno di disporsi in modo da fornire l’immagine iniziale, il nucleo di una favola. Siano le due parole, a mo’ d’esempio, "pianta" e "pantofola". Dal loro incontro nascerà quasi subito l’immagine di una "pianta delle pantofole". A questo punto preciso la favola è già nata, e basterà che il narratore sviluppi a suo talento, e secondo il suo temperamento, I’immagine iniziale. Un pessimista, probabilmente, narrerà la triste e deprimente storia di un povero contadino (o mugiko, o fellagah, a seconda dell’ambiente storico-sociale) che possiede una sola pantofola e a cui un amico burlone insegna che, seminandola, vedrà crescere una pianta che recherà come frutto la pantofola che gli manca, ecc. Un ottimista, al contrario, farà alzare il suo contadino (mugiko, fellagah) di buon’ora per andare a zappare nei campi: dove giunto egli troverà che un vecchio fico ha fruttificato, ma da ogni ramo, al posto dei fichi, penderanno a due a due pantofole d’ogni foggia e colore che egli coglierà: aprirà un magazzino per commerciarle, arricchirà, ecc., probabilmente a patto che nessuno salga mai sul suo albero prodigioso. Un narratore d’indole burlesca, a questo punto, si deciderà a burlarsi del contadino-calzolaio, mandandogli alle calcagna un lupo che lo obbligherà ad arrampicarsi lui stesso sull’albero delle pantofole, distruggendo l’incantesimo. Il moralista trarrà facilmente una morale dalla favola. Non esiste niente al mondo da cui non possano trarsi almeno due dozzine di insegnamenti morali profondamente e irreparabilmente contraddittori. "

La pagina singolare che vi ho qui presentata in una traduzione approssimativa dovrebbe servire da introduzione al resoconto, non meno singolare, che mi appresto a fare. Non molti mesi fa, da un giovane giapponese col quale ho fatto amicizia a Roma, durante le Olimpiadi, ho ricevuto un lungo dattiloscritto in inglese, contenente – a suo dire – la traduzione dal testo giapponese in suo possesso di un’operetta che sarebbe stata pubblicata a Stoccarda, dalla Novalis Verlag, nel 1912. L’autore sarebbe un certo Otto Schlegel-Kamnitzer. Il titolo tedesco dell’operetta suona testualmente: Grundlegung zur Phantastik - Die Kunst Fabeln zu schreiben, ovvero Fondamenti di una Fantastica - L’arte di scrivere favole. In effetti il dattiloscritto (una cinquantina di cartelle in tutto) costituisce una specie di manuale per inventare e scrivere favolette d’ogni genere, dedicato più che altro – a quel che pare – a maestri, nonni e genitori di scarsa fantasia. Ma non manca di pretese filosofiche, come si può notare da quella solenne Grundlegung zar Phantastik, dove la prima parola è presa di peso al di là di ogni dubbio, dal titolo della celeberrima Fondazione di una metafisica dei costumi di Immanuel Kant (in tedesco Grundlegung zur Metaphisik der Sitten): e l’altra esce da un non meno celebre "frammento" di Novalis che suona testualmente: "Se noi avessimo una "fantastica", cosi come abbiamo una "logica", avremmo scoperto l’arte di inventare. Alla "fantastica" appartiene in una certa misura anche l’estetica, cosi come la dottrina della ragione appartiene alla "logica"". (Vedi Novalis, Philosophische Fragmente). La cosa curiosa è che, fatte le ricerche del caso, non mi risulta che a Stoccarda sia mai esistita una casa editrice dal nome anche lontanamente somigliante a "Novalis Verlag". Uno scrittore rispondente al nome di Otto Schlegel-Kamnitzer, attivo intorno a 1912, è perfettamente sconosciuto, nonché presso i germanisti di casa nostra, nelle due Germanie. L’amico giapponese afferma di essere in possesso di una traduzione giapponese di questa "fantastica" e si mostra ansioso di venire in possesso dell’originale tedesco. Questo originale io non sono riuscito a trovarlo, per quanto abbia speso – in tempo e in denaro (carta da lettere, francobolli, telefono, ecc.) – per procurargliene una copia. Tuttavia il dattiloscritto mi sembra degno di attenzione. Nei presenti articoli mi propongo di farne conoscere le linee essenziali, tagliando corto con i capitoli più propriamente teorici e abbondando invece nella citazione di quelli che illustrano il "ricettario" di Otto Schlegel-Kamnitzer (ma chi era costui?) per inventare favolette. Eccovi alcuni esempi:

"Il sasso nello stagno. Questo metodo più raffinato e delicato di quello indicato al paragrafo "Duello di parole" consiste nell’affidarsi alle suggestioni di una sola parola. La si prenda a caso, con le solite garanzie, da un testo stampato, o dalla voce del prossimo, la si getti come un sasso nello stagno (apparente) della fantasia e si osservino attentamente i cerchi suscitati sulla tranquilla superficie da quell’eccitante intrusione. Un impulso irresistibile, prima o poi, vi suggerirà di varare la vostra barchetta su uno dei cerchi. Sia ad esempio la parola "fuoco". L’avete gettata? Aspettate. Fuoco, fuoco, fuocherello. Niente ancora? Abbiate pazienza. La fantasia sta mobilitando le sue onde per formare i cerchi. In questo momento il fuoco di Vesta, l’incendio di Troia e quello di Chicago, l’acciarino magico, la lampada di Aladino, la fiamma del vostro accendisigari, l’eruzione del Vesuvio nel '79... tutti gli elementi della vostra memoria esistenziale, storica, letteraria e sociale che contengono la parola fuoco sono in agitazione. Rompe le nuvole una piccola pioggia di frasi fatte: col ferro e col fuoco; fuoco a volontà; non c’è fumo senza fuoco, ecc. Ecco apparire i primi cerchi. Improvvisamente l’occhio vi cade su una poltrona, mentre dentro di voi la voce grida: fuoco! Ma proprio fuoco col punto esclamativo. Una esecuzione capitale. La poltrona fucilata. Via! Varate la vostra barchetta. Il dittatore vuole disfarsi dei suoi nemici. Egli odia la poltrona, che oppone ai suoi ordini una calma impassibile, una resistenza passiva delle più irritanti. Sia fucilata! Ma anche le pallottole la trapassano senza ucciderla. E’ sempre una poltrona. Ci si può tuttavia schiacciare un sonnellino. Ed eccovi la storiella politica di cui avevate bisogno".

Veramente né io né voi abbiamo bisogno di storielle politiche. Ma non si può negare che il sistema del "sasso nello stagno" abbia un suo fascino: lo stesso Proust, si direbbe – pur senza conoscerlo – vi ha fatto ricorso più di una volta. Lui però i sassi li gettava nella memoria. Ma lasciamo perdere le disquisizioni. La ricetta seguente è più pittoresca, fin dal suo titolo, arricchito da tre puntini di reticenza:

"Che cosa succederebbe se... Le ipotesi favolose sono infinite. La gente ha il torto di non accorgersene: ma in fondo quanta gente si è accorta dell’esistenza delle onde hertziane prima degli esperimenti di Hertz? La favola, in questo caso, nasce dalla combinazione di un qualsiasi soggetto con una qualsiasi domanda. Sia il soggetto "la Sicilia". Che cosa succederebbe se la Sicilia cominciasse a navigare? Tutto qui. Una mattina gli abitanti di Messina, al risveglio, si accorgono che Reggio Calabria, dall’altra parte dello Stretto, si è allontanata di parecchie miglia. La Sicilia ha salpato le ancore, ha tolto gli ormeggi, ha spiegato le vele al vento. Essa naviga in direzione di Gibilterra alla velocità di venti nodi all’ora. Allarme geografico-internazionale. Episodio marginale di un "ferry boat" partito da Reggio, che insegue la Sicilia attraverso il Mediterraneo occidentale. Passerà da Gibilterra? Non passerà? Ecc. Altro esempio, sempre con il soggetto indicato. Che cosa succederebbe se la Sicilia volasse? Che cosa succederebbe se la Sicilia perdesse i bottoni? Quest’ultima ipotesi è nata dall’accostamento assolutamente casuale tra il soggetto e una domanda scelta a caso in un libro. L’incoerenza è più apparente che sostanziale. Una facilissima riduzione al concreto particolare narrativo permetterà di narrare la storia del giorno in cui da un capo all’altro della Sicilia, tutti i bottoni di tutti i vestiti, come per un magico segnale, abbandonarono il loro posto di lavoro. Seguiranno alcune descrizioni. Ecc. Altri esempi, con altri soggetti: Che cosa succederebbe se un coccodrillo bussasse alla vostra porta chiedendovi un po’ di rosmarino? Che cosa succederebbe se il vostro ascensore precipitasse al centro della terra? 0 schizzasse fin sulla Luna? E cosi via.

Esercizio: Scrivete duecento domande del tipo "che cosa succederebbe se" con i seguenti soggetti: la Sicilia, la pipa, una giraffa, la Regina d’Inghilterra".

Già, avevo dimenticato di avvertire che il fantomatico Otto Schlegel-Kamnitzer aggiunge, ad ogni ricetta, un fitto elenco di esercizi ad uso degli apprendisti. Io non ho avuto tempo di farne alcuno, ma mi riprometto di provare il primo pomeriggio di libertà.

Brevemente segnalerò ancora, per questa volta, il metodo denominato "Insalata di favole". Esso consiste nel combinare i personaggi di favole diverse per ricavarne favole diverse, in cui l’intreccio nascerà dallo scontro delle diverse caratteristiche dei personaggi scelti. Esempio: Pinocchio e i Sette Nani; Giona e il Pirata Uncino; Biancaneve e i Quaranta Ladroni; Cappuccetto Rosso e la Bella Addormentata nel bosco. (In quest’ultimo caso, secondo il nostro Otto, il lupo dovrebbe mangiarsi la Bella, che non si sveglierebbe nemmeno nell’istante cruciale, e il cacciatore, nello sventrare l’orso per liberare la nonna, ci troverebbe invece una bellissima principessa da sposare subito...)

 

2. A che può servire un anti-ombrello?

I metodi proposti da Otto Schlegel-Kamnitzer per inventare favole si dividono, grosso modo, in due gruppi: un primo gruppo comprende quelli in cui la fantasia si muove dall’interno verso l’esterno; un secondo gruppo, gli altri, in cui il moto è, viceversa, dall’esterno verso l’interno. Esempio del primo gruppo: "Sistema sorgi e cammina". In ogni oggetto che vi circonda è contenuta una favola, ma vi è contenuta allo stesso modo che Lazzaro nella tomba. Per liberarla, occorre qualcuno che sappia pronunciare al momento giusto le parole giuste. Questo sistema si riattacca al principio dell’animazione". Tutto può essere animato, ad ogni oggetto può essere attribuita una personalità. Prendete una sedia, animatela. Avrete una persona che penserà ed agirà e avrà reazioni umane nelle condizioni materiali di una sedia, avrà simpatie ed antipatie, desideri e capricci. Eccovi una sedia che non può sopportare di sostenere il peso di persone con i baffi. Sopporterà un grassone, un elefante, una banda musicale al completo; ma non un mingherlino coi baffetti sotto il naso. Ogni volta che si annunciano dei baffi la sedia scappa. Inutile rabbonirla, cercare di imbrogliarla, farle violenza.

Esercizio: sviluppate in tutte le direzioni possibili il tema di una sedia che non tollera i baffi ". E’ abbastanza chiaro che nella sedia non c’è niente del tutto: tutto quel che occorre alla sedia per diventare una favola dovremo mettercelo noi. Il nostro bravo Otto, però, avrebbe fatto meglio a sviluppare la tecnica dell’animazione. Ma già: io sto qui a criticarlo. E dov’è lui, Otto? E' mai esistito questo signor Schlegel- Kamnitzer?

La storia del Re Mida. Esempio del secondo gruppo: "La legge di Hawthorne. Questo sistema è stato chiamato così in omaggio allo scrittore americano Hawthorne, autore dell’opera Racconti raccontati due volte. Si tratta, in sostanza, di esercitare la fantasia su racconti già pronti, conservandone la struttura e, volendo, anche i personaggi, ma variando la vicenda e i particolari secondo diversi schemi. Esempio: prendete la storia del Re Mida (il quale, com’è noto, trasformava in oro tutto ciò che toccava) e raccontatela per la seconda volta ambientandola nella Nuova York del ventesimo secolo. La prima cosa che Mida trasformerà in oro sarà ovviamente la sua automobile, o il suo telefono, e ciò vi permetterà di creare facilmente un’infinità di variazioni. La stessa storia può essere raccontata per la seconda volta cambiando i nomi dei personaggi, introducendo una variante nelle loro caratteristiche principali. In questo caso si conserva solo la struttura iniziale della storia di partenza. Mida trasforma in oro tutto ciò che tocca, ridotto agli elementi strutturali, è: A che trasforma in B ogni C su cui esercita l’azione D. Partite ora da questa struttura e potrete avere, per esempio, un personaggio che trasforma in acqua tutto ciò che tocca; una signora che trasforma in ombrellini tutti i paracarri che urta con la sua automobile; un guardiano dello zoo che trasforma in giraffe tutti gli animali a cui dà da mangiare; un frate che trasforma in biciclette tutti i fedeli che tocca col suo cordone, eccetera".

Questo capitolo, nella Grundlegung zar Phantastik (Fondamenti per una Fantastica), è fitto di analisi minuziose e pedanti. Sono elencate ed esaminate tutte le possibili combinazioni suggerite dalla formula del "racconto raccontato due volte". Vi sono applicazioni storiche ("Esercizio: Applicate la struttura della storia dei sette re di Roma alla storia di un droghiere e dei suoi discendenti"), varianti geografiche ("Esercizio: Applicate successivamente lo schema narrativo delle guerre puniche alla rivalità tra San Giorgio di Sopra e San Giorgio di Sotto in provincia di Bologna"), zoologiche ("Esercizio: Componete un Olimpo completo, con descrizione dei suoi abitanti e sviluppo dei vari cicli mitologici ad uso di una tribù di formiche rosse ") eccetera.

Più vicini alla nostra sensibilità di uomini della seconda metà del secolo (non bisogna dimenticare che l’opera, se è autentica, risale al 1912) sono i metodi seguenti:

"Sistema del fortuito incontro. – Nato dall’analisi logico-fantastica del noto paragone di Lautreaumont: "Bello come il fortuito incontro su una tavola operatoria di una macchina da cucire e di un ombrello"".

"Incarnazione della metafora. – Esempio: Si prenda la metafora "egli aveva un diavolo per capello", ma si prenda alla lettera, narrando la tragedia di un signore a cui spuntano in testa migliaia di diavoli, al completo di corna, piede caprino e puzzo di zolfo. Sua disperata ricerca di un metodo per diventare calvo. Altro esempio: "egli piangeva come una fontana". Descrivete le terribili conseguenze di un’inondazione originata dalle lagrime del poveretto: stanze allagate, si chiama l’idraulico, eccetera. "

"La variante interplanetaria. Com’è ovvio, qualsiasi favola del repertorio terrestre risulterà assolutamente nuova e ricca di un fascino inedito se ambientata su un pianeta extraterrestre." (Nel 1912 la produzione dei romanzi di fantascienza non era ancora stata organizzata su scala industriale, ma l’acuto figlio di Stoccarda – se poi era di Stoccarda – aveva già previsto il sistema più facile per inserirsi con successo in questo tipo di letteratura.)

"Il prefisso fantastico. Si prenda una lettera qualunque, ad esempio la lettera "esse", e la si collochi davanti a qualsiasi parola. A un certo punto, si otterrà una parola fantastica producente, ossia piena di favola come un uovo è pieno del suo pulcino. Per esempio la parola "stemperino": essa indicherà, ovviamente, il contrario del temperino. Invece che a temperare le matite servirà ad allungarle, quando sono state troppo temperate. Sua utilità nelle scuole. Proteste dei cartolai, eccetera. Dicesi prefisso fantastico qualsiasi prefisso capace di lanciare una parola vecchia in una favola nuova. Ecco la parola "ombrello". Il prefisso "anti" sarà sufficiente a darci un "anti-ombrello". Immaginarne gli usi". Mi sono provato ad applicare questo sistema e sono arrivato agevolmente a inventare lo "smacchiatore". Ma mi è stato osservato che esso esiste da un pezzo, anzi, ne esistono numerosi tipi, che si fanno una spietata concorrenza. Provando, a caso, il "prefisso fantastico" bi ho ottenuto senza troppe difficoltà un bicane, cioè, apparentemente, due cani in uno: ma lì mi sono fermato in attesa di sviluppi che non sono venuti.

" I paesi di Cuccagna. Il senso dell’utopia, un giorno, verrà riconosciuto tra i sensi umani alla pari con la vista, l’udito, l’odorato, ecc. Nell’attesa di quel giorno tocca alle favole mantenerlo vivo, e servirsene, per scrutare l’universo fantastico. Si prenda un oggetto qualsiasi e lo si collochi in un paese d’utopia, o di Bengodi, o di Cuccagna. Si tratti, ad esempio, di una sedia. La sedia sarà, come minimo, a motore. "La sedia a motore" sia il titolo della vostra favoletta. Si prenda ora qualche altro elemento del paesaggio domestico. Per esempio, la domestica vera e propria. E’ indubbio che sarà un robot. Lavorerà giorno e notte, perché le macchine non possono dormire. Supponiamo invece che il robot domestico, osservando i padroni che dormono e sognano sia preso dal desiderio di imparare a dormire. Suoi sforzi inutili. Prova ad accendere la radio, a leggere il giornale, a contare le pecore; niente. Completate la favola a piacere."

"Cosizzazione del personaggio. Questo sistema è particolarmente adatto per creare favole comiche. Sia data una situazione qualunque, in un ambiente qualunque. Per esempio, un capufficio rimprovera severamente i suoi dipendenti, minacciandoli e facendoli tremare sulle loro sedie. Improvvisamente al personaggio si sostituisce una cosa, per esempio un rotolo di carta igienica. Evidentemente, il rotolo di carta igienica che ha la pretesa di rimproverare degli impiegati e addirittura di minacciarli di licenziamento ottiene tutt’altro effetto che un severo capufficio. Esercizi: descrivete per cosizzazione le disavventure di un capitano-imbuto che ordini al mozzo di pulire la nave (il mozzo versa il secchio dell’acqua nell’imbuto... ecc. ecc.) ".

A questo punto credo di aver dato un’idea della bizzarra operetta, che elenca a dir poco altri quaranta sistemi per inventare favole, tra i quali citerò soltanto: la burattinizzazione; la deformazione semplice (es. ogni volta che il capufficio si arrabbia gli si allungano i piedi); la deformazione composta (es. il capufficio che si arrabbia diventa sempre più piccolo mentre le scarpe gli diventano sempre più grandi, fin che egli non ha più niente che lo distingua da un sassolino nella scarpa); la drammatizzazione (nella quale l’autore si rivela espertissimo; egli è capace di creare un’intera commedia dalla drammatizzazione del teorema di Pitagora, di una regola grammaticale, di un manuale di conversazione per turisti, ecc.).

"Il sistema della calza rovesciata. Si prenda una favola qualunque e la si rovesci come una calza: si otterrà una favola uguale e contraria dello stesso valore. Sia per esempio la favola di Pinocchio, al quale le bugie fanno allungare il naso. Rovesciando il verbo, si avrà una favola nella quale le bugie fanno accorciare il naso. Converrà ora mutare il soggetto, per trovarne uno a cui l’accorciamento del naso possa procurare il dispetto che a Pinocchio procurava l’operazione uguale e contraria. L’elefante si attaglia perfettamente alla bisogna. Nel paese degli elefanti le bugie accorciano il naso. Basterà analizzare le conseguenze individuali e sociali del fenomeno per ottenere la favola desiderata ".

E’ veramente un peccato che nessuno sappia nulla di questo Otto Schlegel-Kamnitzer e che il suo manuale, secondo ogni evidenza, non sia stato mai pubblicato.

 

 

 

 

 

 

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