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L'Opera

 

     Ferrante - Quando un bimbo

Gianni Rodari - Racconta le sue opere

 

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COME E’ NATO IL LIBRO DEGLI ERRORI

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FILASTROCCHE IN CIELO E IN TERRA

Incontri con i ragazzi

In altre occasioni Rodari ha paragonato il suo lavoro a quello di un fabbricante di giocattoli, definendo la maggiore ambizione di uno scrittore per bambini quella di scrivere un libro che impegni tutta la personalità del bambino come la impegna un buon giocattolo, un bel gioco. In effetti, quasi tutte le storie di Rodari si possono smontare, come si smonta un giocattolo, per individuare l'immagine iniziale, la "visione" su cui si sono liberamente fabbricate nella fantasia; ma allora sarà facile anche riconoscere il punto in cui l'immagine ha preso significato, assorbendo spontaneamente, ma senza residui, il modo di sentire e di pensare, la stessa ideologia dell'autore. Questo meccanismo egli lo ha spiegato anche ai ragazzi, incontrandosi con loro nelle scuole. Agli scolari di Treviso, per esempio, ha detto: "Una storia non nasce per un atto di volontà. Se ha una morale, ce l'ha perché viene fuori da sola, io non ci penso mai, prima ... "

Il gioco, restando un gioco, può coinvolgere il mondo.

Spesso, prima di pubblicare le sue storie in volume, Rodari le va a leggere in qualche classe delle elementari, a Roma o altrove, per vedere se funzionano. "Tu eri sicuro - egli scrive - che in un certo punto avrebbero riso, invece non ridono; ti accorgi che una certa proposizione contiene una parola, o un concetto, che li ha messi in difficoltà. Invece ridono in tutt'altro punto, e così ti dicono: ecco quello che devi fare, ecco l'idea buona... Gli incontri con i bambini mi hanno insegnato che ci sono non solo livelli diversi, ma modi diversi di comprensione. A volte una storia è razionalmente chiara. Altre volte non sarebbero capaci di ripeterla e spiegarla, ma ci si divertono ugualmente, segno che la capiscono, o sono comunque in grado di assorbirla, a modo loro... I bambini capiscono più di quel che noi sospettiamo, sono disponibili per ogni audacia, non soffrono di schematismi, ignorano i regolamenti ufficiali dei generi letterari, apprezzano l'umorismo, adorano i giochi di parole, distinguono a occhio nudo le immagini piene da quelle vuote, le fantasie ben nutrite di realtà da quelle puramente automatiche... Ad ascoltarli, poi, si impara presto; con un po' di pratica, si capisce quando parlano solo per parlare (anche loro lo sanno fare a meraviglia) e quando parlano perché hanno qualcosa da dire; quando sanno dire ciò che intendono, e quando bisogna interpretare le loro parole rovesciandole come calzette ... "

"Il senso del nonsenso"

A questo punto bisognerebbe spiegare come e perché libri nati all'insegna del gioco possano presentare la "felice fusione di poesia e pedagogia" di cui ha parlato Ada Gobetti e su cui hanno insistito quasi tutti i critici di Rodari e i laureandi in pedagogia (come suor Bianca Vignali, delle Orsoline di Verona, che ha discusso a Roma nel '70 una tesi su Gianni Rodari scrittore per l'infanzia e Giovanna Parolin che nello stesso anno, a Padova, ne ha discusso un'altra intitolata: Analisi pedagogica dell'opera di Gianni Rodari).

Forse bisogna rifarsi, per questa spiegazione, alla distinzione tra "materia prima" e "prodotto finito" di cui si è già fatto cenno. La pedagogia entra, nel lavoro di Rodari, come "materia prima" tra le altre, senza speciali privilegi, alla pari con altre, meno illustri (l'automatismo surrealista, il nonsense), o più illustri (l'ideologia, la politica), o più private (l'autobiografia, il giornalismo) in un impasto di cui la fantasia lascia filtrare solo ciò che si adatta alle sue regole, o alle sue "leggi", come le ha chiamate Rodari in un suo scritto ("Se il nonno diventa gatto, come farà a ridiventare nonno?", nel "Giornale dei Genitori"). Né le buone intenzioni educative né la propaganda debbono aver diritto all'ultima parola. Ma nemmeno la logica della fantasia va subita passivamente. In un ciclo di trasmissioni per la radio italiana, intitolato Tante storie per giocare, Rodari raccontava a un gruppo di bambini una storia senza finale che essi stessi, nella conversazione, dovevano far proseguire e concludere. Le conversazioni dei bambini rivelano i casi in cui la fantasia fa valere le sue leggi allo stato puro, per esempio quella della simmetria: se un uomo, saltando una certa sbarra, diventa un gatto, risaltando la sbarra in direzione contraria ridiventerà un uomo; e i casi, viceversa, in cui nella matematica dell'immaginazione si introducono i motivi del sentimento, sconvolgendola.

Per esempio, se la storia descrive un corteo di fantasmi fuggitivi da Marte, dove nessuno più li teme, in viaggio per la terra, i bambini sono pronti ad immaginare ogni sorta di soluzioni estrose... per impedire che quei fantasmi arrivino quaggiù. Gli faranno sbagliare strada, li manderanno a finire su Plutone, il più lontano possibile. Di questa logica della consolazione bisogna tener conto o no? "No - dice Rodari - se si vuole entrare nella loro mente con funzione provocatoria".

In molte storie è riconoscibile il momento in cui la logica della fantasia è costretta a fare i conti con una realtà spiacevole e a fare appello ad altre forze della personalità per dominarla. È il momento in cui Rodari, come ha detto Alfonso Gatto, "scopre il senso del nonsenso, la serietà dell'assurdo e del gioco che è la vita vivente, sciolta dalle inibizioni e dalle paralisi e restituita alle prove, agli incontri e scontri del suo farsi".


 

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