Home Page Pagina precedente Mappa del SitoSite MapPagina degli Sponsor - Sponsor's PageQuestionario - Questionnaire Libri elettronici - e-bookUn aiuto per voi

Gianni Rodari commenta se stesso

COME E’ NATO IL LIBRO DEGLI ERRORI

(Noi Donne n. 45 del 14.11.1964)

     Bob Dylan - Absolutely Sweet Marie

 

Da ragazzo ho fatto il maestro di scuola. Dico da ragazzo, perché non avevo diciotto anni quando, nel 1938, mi trovai su una cattedra davanti a una trentina di bambini di tre diverse classi, mescolate insieme, come si usava allora e come, purtroppo, usa ancora adesso. Avevo tutt'altro per la testa che la scuola, a quell'età e in quel periodo e in nei bellissimi posti dove mi capitò di insegnare, quasi sempre in riva a un lago, il lago di Varese, il lago Maggiore, il lago di Lugano. La mia collezione di laghi, del resto era cominciata molto prima: difatti sono nato a Omegna, in riva al lago d'Orta, che per noi di Omegna è il lago di Omegna.

 

IL LIBRO DEGLI ERRORI

Per molti anni mi sono occupato di errori di ortografia: prima da scolaro, poi da maestro, poi da fabbricante di giocattoli, se mi è permesso di chiamare con questo bel nome le mie precedenti raccolte di filastrocche e di favolette.

Talune di quelle filastrocche, per l’appunto dedicate agli accenti sbagliati, ai "quori" malati, alle "zeta" abbandonate, sono state accolte - troppo onore! - perfino nelle grammatiche. Questo vuol dire, dopotutto, che l’idea di giocare con gli errori non era del tutto eretica. Vale la pena che un bambino impari piangendo quello che può imparare ridendo? Se si mettessero insieme le lagrime versate nei cinque continenti per colpa dell’ortografia, si otterrebbe una cascata da sfruttare per la produzione dell’energia elettrica. Ma io trovo che sarebbe un’energia troppo costosa.

Gli errori sono necessari, utili come il pane e spesso anche belli: per esempio, la torre di Pisa. Questo libro è pieno di errori, e non solo di ortografia. Alcuni sono visibili a occhio nudo, altri sono nascosti come indovinelli. Alcuni sono in versi, altri in prosa. Non tutti sono errori infantili, e questo risponde assolutamente al vero: il mondo sarebbe bellissimo, se ci fossero solo i bambini a sbagliare. Tra noi padri possiamo dircelo. Ma non è male che anche i ragazzi lo sappiano. E per una volta permettete che un libro per ragazzi sia dedicato ai padri di famiglia, anche alle madri, s’intende, e anche ai maestri di scuola: a quelli insomma che hanno la terribile responsabilità di correggere - senza sbagliare - i più piccoli e innocui errori del nostro pianeta.


Uno scrive "occhio" e l’altro "rubinetto"

Debbo essere stato un pessimo maestro, ma forse non antipatico ai bambini perché sapevo inventare storie. Di questo mi pare di poter essere sicuro. A quel tempo mi interessava il surrealismo, una corrente letteraria nata in Francia che aveva, tra l'altro, inventato alcune tecniche divertenti per mettere in moto la fantasia. Facevo in classe esperimenti surrealistici. Per esempio, mandavo alla lavagna un bambino, e un altro dietro la lavagna; ognuno di loro per conto suo, e senza comunicare con l'altro doveva scrivere un nome di cosa. Uno scriveva "occhio" e l'altro "rubinetto". Io dovevo mettere insieme i due nomi e cavarne una storia in cui si parlava di occhi e di rubinetti; o di alberi e di lampadine, di libri e di barche, secondo i casi. C'erano storie che si allungavano a meraviglia, dovevo raccontarle a puntate. Non avevano né capo né coda, ma facevano ridere.

I racconti scritti in dialetto

Avevo scoperto non so dove i "diari" della scuola di San Gersolé e subito avevo adottato quel che avevo capito, da lontano, di un metodo che si fondava sull'osservazione della vita e sulla sincerità. Anche i miei bambini scrivevano molto "diari". C'era una regola: bisognava raccontare un solo fatto per volta, ma raccontarlo proprio come era successo e riferire le parole della gente proprio come la gente le aveva dette. Alcuni bambini riempivano i loro racconti di dialoghi in dialetto, riportando fedelmente anche le peggiori ingiurie.

Da maestro a scrittore per bambini

Ho raccontato tutto questo per documentare le mia lunga esperienza di errori di ortografia. Diversi anni dopo il mio passaggio sulle cattedre, quasi sempre traballanti, delle scuole di campagna, quando cominciai, per caso e senza intenzioni serie, a scrivere per bambini, il materiale confusamente e distrattamente accumulato durante l'insegnamento, e ormai convenientemente digerito dalla coscienza e dalla fantasia, funzionò come una piccola, per me preziosissima rendita.

Vecchie storie mi tornavano in mente come canovacci su cui il presente poteva tessere la sua tela. Vecchi divertimenti improvvisati, correggendo i quaderni, su qualche pittoresco errore di ortografia o di grammatica, o di proporzioni (ma posso dire che non erano divertimenti cattivi, rideva anche il bambino autore degli errori) rivivevano, riempiendosi di un nuovo contenuto. E così errori, giochi di parole, accenti, virgole e apostrofi furono presto i miei temi preferiti.

Errore: lo zio è padre dei vizi

Nel mio libro "Filastrocche in cielo e in terra" gli errori occupavano già un intero capitoletto. Un altro libro, "Il pianeta degli alberi di Natale", comprendeva una serie di "Poesie per sbaglio". Nelle mie "favole al telefono", non mancava un "Processo al nipote", portato in tribunale per aver scritto che "lo zio è il padre dei vizi". Finalmente un tre anni fa, pensai di scrivere un intero libro di filastrocche e raccontini sugli errori di ortografia. Doveva essere una specie di panorama nazionale degli errori tipici: quello milanese di usare la "esse" per la "zeta", quello veneto di dimezzare le doppie consonanti, quello sardo di raddoppiare la "t" e così via. Questa "Italia sbagliata", però, non doveva né poteva diventare un vero e proprio schedario ortografico (ecco, però, uno schedario che sarebbe assai utile alla scuola): doveva restare un libro per bambini. E, se permettete, doveva divertire anche lo scrittore .

La mia parte di divertimento consisteva non tanto nel dar la caccia agli errori, quanto nello scoprire il loro risveglio ideologico.

L’"Itaglia" è il paese dei nazionalisti

Mi spiego subito. Un bambino può scrivere "Itaglia" con la "g" solo perché confonde certi suoni. Ma si può negare che esiste un "Itaglia" con la "g"? Eccome, se esiste! Per me, per esempio, il supernazionalista, il superpatriota di professione, nutrito di retorica, di ignoranza e di provincialismo, non è uno che vuol bene alla nostra Italia, pulita senza "g", ma uno che ha in mente una sua "Itaglia" sbagliata e balorda. Così feci la storia del professor Grammaticus che redarguisce un gruppo di fascistelli, poco amanti dell’ortografia, che vanno gridando a sproposito: "I-ta-glia, I-ta-glia!"

Correggere i dettati ma anche il mondo

Certi errori possono essere utili strumenti per evocare certe realtà, magari per conoscerle meglio. Si può insegnare al bambino non solo a evitare l’errore, ma anche a capire che l’errore, spesso non sta nelle parole, ma nelle cose; che bisogna correggere i dettati, certo, ma bisogna soprattutto correggere il mondo. Questo, modestamente e con amicizia, sarà detto anche per i colleghi insegnanti, per aiutarli a non cadere - a loro volta - nel vizio professionale di scambiare un accento sbagliato per la fine del mondo.

Un professore raddrizza la Torre di Pisa

Del resto certi errori vanno bene così. La torre di Pisa è certamente sbagliata, perché è storta. Ma il suo fascino non sta in questo? Io ho scritto la storiella di un professore che vuol raddrizzare la torre di Pisa, e che i pisani, giustamente, fanno correre alla stazione a prendere il primo treno. Dall’ortografia, il discorso, durante il lavoro, si andò sempre più allargando, fino a comprendere altre famiglie di errori: pregiudizi, opinioni correnti da combattere, sviste ideali, comportamenti sbagliati. Spesso nasceva prima la favola, e poi scoprivo che apparteneva al filone della mia "caccia agli errori". Altre volte era l’errore a imporsi direttamente con un’immagine narrativa. Spesso, avendo davanti un lungo catalogo di errori, aspettavo invano che uno di essi si animasse, si mettesse per così dire a camminare con le sue zampe; e non accadeva niente. Il fatto è che non si possono scrivere storie a comando, bisogna scrivere solo quelle che, dopo un coscienzioso lavoro preparatorio, si scrivono da sole. E questo è il motivo per cui molti errori, pur facili da individuare, non sono entrati nel mio repertorio. Così mi è nato "Il libro degli errori". Credo che esso possa riuscire utile e divertente specialmente per i ragazzi tra i nove e tredici anni. Mi auguro che sia bene accolto anche dai genitori e dagli insegnanti: essi dovrebbero sentire che lo ha scritto un padre di famiglia, uno di loro.

 

 

 

Per ulteriori informazioni inviate una mail a:

 

 

For additional information please email us at:

[ Home ] [ Up-Su ] [ Mappa del Sito ] [ Site Map ] [ Sponsors ] [ Two minutes ] [ Libri Elettronici ] [ Aiuto! ]