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Gianni Rodari

Libri d'oggi per ragazzi d'oggi


(Conferenza, Circolo della Stampa, Napoli, 18 maggio 1967, 47.42 m.s.)
 

     Battisti Lucio - E penso a te

1. Introduzione (13.10 m.s.)

Lo scrittore apre l'intervento mettendo in discussione i più diffusi luoghi comuni sul rapporto tra i ragazzi e la lettura.

(00.45 m.s.) "I ragazzi d'oggi non leggono, una volta sì". Quest'affermazione almeno statisticamente è falsa. L'aumento del numero di libri per ragazzi pubblicati, delle case editrici per ragazzi e l'avvento di nuove classi di lettori, grazie all'estensione dell'obbligo scolastico, portano a concludere che non si è mai letto così tanto come ora.

(02.20 m.s.) "I ragazzi d'oggi leggono poco, perché ci sono troppe distrazioni, la TV, il cinema etc.". Secondo lo scrittore neanche questo è vero. In paesi come gli Stati Uniti o l'Inghilterra, dove la TV è molto più diffusa che in Italia, dove ci sono cinema per ragazzi, dove c'è la scuola a tempo pieno, la produzione di libri per ragazzi è estremamente superiore a quella italiana. Così anche in altri paesi stranieri.

(04.20 m.s.) "I ragazzi amano solo i fumetti". Il fumetto non è un male in sé, tuttavia, secondo Rodari, occorre tener presente che non si nasce con l'istinto di leggere: il gusto alla lettura va coltivato nel bambino. La scuola dovrebbe educare i bambini alla lettura e invece spesso fa il possibile per farglieli odiare, trasformandoli in strumenti di tortura e moltiplicando le difficoltà che si frappongono tra i ragazzi e il libro (l'analisi grammaticale, l'analisi logica, la copiatura, la divisione in sillabe, il riassunto etc.). Nuoce anche il carattere autoritario della scuola: il libro ha autorità, è verbo indiscutibile. Ma se il libro diventa un personaggio vivo, discutibile, criticabile, anche rifiutabile, allora il libro è un momento della vita. Quando diventa voto o pagella, allora non è più niente.

Seguono alcune osservazioni sulla letteratura infantile. La prima riguarda la fiaba.

 

2. La fiaba ( 09.20 m.s.)

E' uno dei generi più richiesti e vari sono i motivi.

(02.00 m.s.) La fiaba è un repertorio di destini umani - il buono, il cattivo, il potente -, una rappresentazione del mondo nello specchio della fantasia. La fiaba è un modo di entrare nella realtà dalla finestra o dalle nuvole invece che dalla porta, un modo legittimo.

(02.54 m.s.) La fiaba è inoltre lo strumento di un colloquio tra genitori e figli. La madre non può dialogare con il bambino seguendo le regole della sintassi, ma se legge al bambino una fiaba, parla con lui del mondo, dei buoni, dei cattivi, secondo categorie molto semplici e generali, che il bambino conosce. La voce della madre è insostituibile.

(04.40 m.s.) Anche la voce della maestra è importante. Una volta la maestra leggeva l'ultimo quarto d'ora della mattina a condizione che i bambini si fossero comportati bene. Oggi invece ci sono maestri che leggono la fiaba il primo quarto d'ora della mattina perché la fiaba è una buona colazione per la fantasia come il caffè e latte lo è per lo stomaco.

(05.51 m.s.) Infine la fiaba è la prima introduzione alla storia.

(06.05 m.s.) La fiaba ha percorso un cammino di millenni prima di incarnarsi nella parola scritta, e conserva tracce oscure e misteriose dei costumi, delle speranze, del modo di concepire il mondo di popoli antichi e lontani, è un'iniziazione all'umanità.

(07.12 m.s.) Secondo alcune teorie la fiaba deriva dai riti di iniziazione delle tribù primitive. Quel che viene raccontato nelle fiabe non accade ai re, ma ai bambini: ad es., Pollicino, i genitori lo accompagnano nella foresta, e là viene perduto. Secondo questa teoria, questi racconti sono i resti quasi irriconoscibili dei riti di iniziazione tribali a cui venivano sottoposti i ragazzi tra i 13 e i 14 anni: venivano allontanati da casa, portati nella foresta con altri ragazzi, e lì stregoni e capi tribù li sottoponevano a prove paurose. Tutto ciò è caduto. E' rimasto il racconto, la fiaba di Pollicino, ma l'infanzia ha vissuto queste cose, sia pure 20 o 30 mila anni fa. Per questo la fiaba parla ai bambini.

 

3. I ragazzi e la letteratura (10.05 m.s.)

Rodari propone un'analisi dei fenomeni emergenti riguardo al rapporto tra ragazzi e letteratura, tenendo conto delle profonde trasformazioni in atto nella società.

Secondo lo scrittore, un fenomeno in crescita è quello dell'ingresso nella letteratura per ragazzi delle opere della letteratura tout court. Libri non pensati per i ragazzi, ma adottati dai ragazzi per i loro messaggi culturali, come i libri d'avventura, ridotti ad azioni, a intrecci, a scontro di caratteri. Questo prova che c'è un'osmosi cosciente tra il mondo dei bambini e il mondo dei grandi. Tutto questo avviene attraverso un lavoro di adattamenti, di riduzioni e accade per due motivi. Da un lato, certe opere per adulti sono diventate patrimonio per i ragazzi quando hanno perso il loro significato culturale; dall'altro, si assiste oggi ad una crescita culturale collettiva grazie ai nuovi mezzi di comunicazione. La capacità di comprensione dei bambini è aumentata, non come qualità di intelligenza, ma come capacità lessicale, come conoscenza di realtà - sia pure soltanto verbale attraverso le immagini della TV - prima ignote ai bambini. Questo consente a molti editori di estendere l'offerta dei loro prodotti ai ragazzi della scuola media.

(04.00 m.s.) Un altro fenomeno in evoluzione - spiega Rodari - è quello della coproduzione, soprattutto di opere di divulgazione culturale. La coproduzione, cioè l'edizione contemporanea in diverse lingue, permette di offrire ai ragazzi un patrimonio di opere divulgative, elaborato con grande serietà e con grande impegno soprattutto dalla cultura anglosassone, meno aristocratica dell'accademia italiana. E' raro infatti che in Italia un accademico di fisica o di geografia sia disposto a spiegare con semplicità ai ragazzi i segreti del suo lavoro, del suo mestiere, della sua materia. La coproduzione ha anche ricadute negative. Si pensi alle valanghe di fumetti senza valore che vengono pubblicati. Ma questo è il sintomo di una realtà culturale, non la causa.

 

4. Presentazione del libro "Il Pennacchio" (14.33 m.s.)

Rodari si appresta a concludere, toccando un argomento che fa discutere, quello relativo alla figura dello scrittore di libri per ragazzi: fa arte o cultura? E' uno scrittore per adulti mancato o è un professionista che esercita una professione preziosa, dal momento che i libri per ragazzi occorrono e che gran parte della letteratura per gli adulti è al di fuori dei confini dell'esperienza infantile? Le risposte possibili sono molte, quella di Rodari recita: "Io scrivo in genere non per i grandi, ma per i piccoli, che ancora non possono avvicinarsi ai classici e hanno bisogno di un periodo di preparazione. Penso che scrivere per i bambini sia un pò come fabbricare dei buoni giocattoli. Il gioco per il bambino non è uno svago, un momento di riposo, è la forma essenziale della sua vita, del suo impegno verso il mondo, anche del suo impegno morale, è il suo modo di vivere, di misurarsi con la realtà, di studiarla, di dominarla, fin dal momento in cui si ficca l'oggetto in bocca per conoscerlo. Il giocattolo è strumento di quest'attività. Un giocattolo è un buon giocattolo, quando mette in moto energie, quando desta la voglia di fare, quando riesce ad impegnare tutta la personalità del bambino. Io credo che nessun obiettivo potrebbe essere più ambizioso di questo, fare libri che riescono ad interessare il bambino così come lo interessano i giocattoli".

(03.16 m.s.) Rodari presenta il libro di Carlo Briccolara, "Il Pennacchio", proposto come esempio di un buon libro per ragazzi. Il grande pregio del libro di Briccolara è quello di saper parlare ai bambini pur trattando di argomento impegnativi, come la guerra, la sofferenza, il dolore. E' un libro che non cessa mai di essere un gioco.

 

5. Conclusione del cronista (00.34 m.s.)

Il cronista sottolinea che Rodari ha esposto la sua relazione, appoggiandosi solo su qualche appunto preso su un faglietto.

 

 

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