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La visione di Gandhi della Pace

 di Ela Gandhi 

Agra - Forte Rosso (*)

[ Estratto dalla nona Desmond Tutu Peace Lecture, discorso tenuto da Ela Gandhi a Pietermaritzburg nel 1993.  La conferenza è stata organizzata dalla World Conference on Religion and Peace per promuovere la comprensione e la cooperazione fra la gente di fedi differenti in Sud Africa. ]

Gandhi ha considerato che non può esserci pace vera e durevole a meno che non ci siano uguali opportunità per tutti:  “non potete avere un buon sistema sociale quando vi trovate al livello più basso nella scala dei diritti politici, ne potete esercitare diritti e privilegi politici a meno che il vostro sistema sociale non sia basato sulla ragione e sulla giustizia.  Non potete avere un buon sistema economico quando i vostri progetti sociali sono imperfetti.  Se le vostre idee religiose sono basse e striscianti, non potete riuscire ad assicurare una uguale condizione per le donne e l'accesso alle pari opportunità per tutti sarebbe l'ultima cosa che avrebbe portato l'indipendenza alla gente dell'India”. Così quando parliamo di pace come Gandhi l’ha vista dobbiamo cercare soluzioni complessive.  Percepisco tre lezioni dalla vita di Gandhi: 

bulletChe l'obiettivo della lotta per la pace e la democrazia è per il bene di tutti;  non solo per il bene della maggioranza. 
bulletChe uno deve essere preparato a fare sacrifici per raggiungere questo obiettivo.
bulletChe il potere politico in se non porta la pace e la democrazia;  dobbiamo lavorare e tentare d'ottenere la pace e la democrazia.

Individuando queste lezioni all'interno della nostra situazione oggi, è evidente che abbiamo una strada lunga e ripida d’avanti. La vita di Gandhi ci ha insegnato una lezione molto chiara:  è facile postulare i principi, ma molto difficile metterli in pratica.  Credere nella pace ed in una vita di benessere per tutti va molto bene, ma il passo finale è mettere in pratica quello che abbiamo imparato o cominciato a credere dentro.  Questo obiettivo è quello che finalmente determina la qualità della nostra vita. 

Ci sono molte interrogazioni che sono state portate d’avanti alla Commissione Goldstone circa la violenza nel nostro paese.  Domande circa la violenza politica, della polizia e dell'esercito, domande “sulla terza forza”, della violenza tribale o etnica e così via.  Tuttavia la violenza strutturale causata dalla non disponibilità di: riserve sufficienti d’acqua, risanamento, cure mediche, alloggi e previdenza sociale - che conducono a  migliaia di morti, ogni settimana, della nostra gente - non è stata indirizzata. Quando Gandhi è venuto in Sud Africa ha visto che la gente aveva consentito il duro trattamento cui erano sottoposti.  I contrattisti hanno scelto di recidere i loro contratti o di suicidarsi come conseguenza del duro trattamento inflitto loro dai rispettivi datori di lavoro.  In India la povera manodopera agricola ha sofferto un trattamento simile e versato nelle stesse condizioni.  Gandhi ha infuso loro dignità ed un senso d'orientamento.  Ha sollevato la coscienza circa i loro diritti e destata in loro la volontà di resistere alle oppressioni che avevano sofferto.

La lotta per la liberazione in Sud Africa ha ricevuto la stessa risposta dalla gente così come accadde per le campagne di sfida di Gandhi. Migliaia di persone sono scese in strada richiamando l’attenzione sulla loro difficile situazione.  È un’ironia che in Sud Africa una tale azione di massa sia vista come violenta mentre la brutalità verso la cittadinanza e la perdita di migliaia di vite abbiano destato poca reazione nelle autorità.  Assistiamo a frenetici tentativi di convincere i partiti a firmare accordi di pace, tuttavia molte delle preoccupazioni fondamentali della gente rimangono irrisolte.  Mentre il ventesimo secolo volge al termine - non importa quanto possano essere promettenti le trattative - la pace in Sud Africa e la pace nel mondo stanno effettivamente premendo sui problemi.  Così forse la vita di Gandhi è oggi più rilevante e più significativa che mai. Avere il potere politico è quindi solo il primo passo verso la pace.  Tutti dobbiamo accettare la responsabilità di cambiare le cose.  Abbiamo la responsabilità di coltivare alcuni dei principi per cui Gandhi ha vissuto.  Dobbiamo cominciare a guardare alla ripartizione delle risorse ed accertarci che siano distribuite equamente.  Dobbiamo accertarci che la gente possa vedere e sentire il cambiamento potendo identificare un loro posto nel mondo. Ed oltre alla oppressione politica, in Sud Africa abbiamo l’oppressione economica, intellettuale, religiosa, ambientale e di ogni genere.

Lago di Pushkar Ghat (*)

 Quando parliamo di pace, non possiamo osservare le uccisioni indiscriminate, la distruzione della proprietà e l'isolamento subito dalla nostra gente per la povertà, l'analfabetismo, l'intolleranza religiosa, le minacce ambientali e l’oppressione in genere. Ma avendo identificato i problemi, è necessario anche cercare le soluzioni.  È chiaro che il cambiamento del potere politico in se non potrà realizzare la pace.  De Klerk deve certamente ripensare l’intera nozione di pace forzata.

E allora: che cosa possiamo fare per realizzare la pace nel nostro paese?  Come possiamo contribuire a sviluppare una società in cui la pace sia la preoccupazione centrale di tutta la propria gente?  Penso che Gandhi abbia considerato quanto segue come termini essenziali per la pace: Che le persone di potere, sia politico, economico, religioso, civile o amministrativo, abbiano la necessità di sviluppare una visione santifica della pace.  Se desideriamo un paese migliore per i nostri nipoti e pronipoti allora dobbiamo comportarci ed accertarci che questa visione santifica sia adottata e che sia usato un approccio complessivo per risolvere i problemi della pace.  Inoltre abbiamo la responsabilità di accertarci che la comunità capisca ed approvi questo metodo.  Dobbiamo essere disposti a dividere esperienze e risorse ed allo stesso tempo a sviluppare la capacità della comunità ad accettare le sfide del futuro. Non possiamo aspettarci che un nuovo governo cambi le cose da solo.  Dobbiamo assumerci la responsabilità di apportare i cambiamenti ed in questo possiamo cercare l'aiuto dello stato.  Abbiamo bisogno di sviluppare un clima di amore, umanitario, di condivisione e coscienza comune mentre cominciamo il processo di costruzione di una società giusta attraverso programmi comuni.  Certamente possiamo ottenere più sostegno per tali progetti da un nuovo governo. Abbiamo bisogno di sviluppare una cultura della non-violenza fra i nostri bambini ed i giovani, accertandoci attivamente che noi (e loro) non si sostenga giocattoli, giochi, strumenti, libri, storia, di guerra o violenti, ma che invece promuoviamo preferibilmente una cultura di opposizione all’ingiustizia.  Abbiamo bisogno di inculcare una responsabilità comune a tutta la nostra gente. Abbiamo bisogno di generare una cultura del lavoro e riconoscere la dignità del lavoro, in modo che possiamo imparare a soddisfare non solo i nostri propri bisogni ma anche quelli della comunità intera.  Abbiamo bisogno di sviluppare un'identità sudafricana, in modo da poterci sbarazzare del razzismo e della disparità sessuale inculcati in noi da una vita di segregazione e cominciare ad amare la nostra gente ed il nostro paese.

Jaislamer - Giovane contadina con bimbo (*)

Dovremmo essere attenti ai bisogni della comunità e cominciare a porre il fondamento per una società più giusta in cui tutti possano godere  di pari opportunità.  L’attuale situazione della disoccupazione deve essere affrontata seriamente creando occasioni di lavoro per tutta la gente.

Questi sono gli obiettivi di Gandhi posti per sviluppare il lavoro in India e credo che trovino applicazione oggi per noi.  Forse soltanto quando questi obiettivi saranno stati raggiunti, potremo dire a noi stessi che abbiamo realizzato la pace nel nostro paese, una pace per cui Gandhi ha vissuto, lavorato ed è morto.

 

Fonte: From NU Focus (University of Natal, Pietermaritzburg), terzo trimestre 1993, Volume 4, Numero 3.

 

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