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Avvocato per poco tempo

Nel 1981 Gandhi superò l’esame di legge ma fu assalito da dubbi e da ansie. Egli aveva imparato la legge, ma come poteva praticarla? Trovò che era abbastanza difficile parlare a degli estranei in piccoli consessi. Come avrebbe potuto sostenere la dialettica dei suoi rivali nell’aula di un tribunale? Doveva contrastare luminari del foro come Sir Pherozeshah Mehta di Bombay e dal confronto si immaginava brutte figure. E fu così che partì per l’India “con appena un pò di speranza mista a disperazione”.

Un grande shock lo attendeva quando giunse a Bombay. Sua madre era morta mentre era in Inghilterra. Ed era naturale che fosse ansioso di giustificare le speranze della sua famiglia che aveva tanto investito nella sua educazione all’estero. Suo fratello aveva francamente delle grosse aspettative in termini di “ricchezza, nome e celebrità”. La laurea di avvocato, comunque, non fu una porta d’entrata per la professione. Gandhi notò che Vakils di Rajkot, con una educazione indiana, conosceva di più la legge indiana e costava meno rispetto a lui che aveva un’educazione Inglese sicuramente ridicola. Gandhi, quindi, accettò il consiglio degli amici di andare a Bombay per studiare la legge indiana ed assicurarsi l’istruzione che poteva.

La sua esperienza di Bombay non fu più felice di quella di Rajkot. Dopo aver atteso inconsciamente, assunse il suo primo incarico per la modesta cifra di trenta rupie. Come si accinse a contro interrogare un testimone, non fu in grado di collegare i suoi pensieri, collassò nella sua sedia e rimborsò la parcella al suo cliente. Questo fu uno sgradevole debutto che riempì il giovane avvocato di nera disperazione per la sua futura professione a cui si era avvicinato con un così grande costo.

Gandhi avvocato in Sud Africa

La modesta condizione a cui era ridotto si poteva supporre fosse dovuta al fatto che egli chiese ma non ottenne un lavoro part-time come insegnante in una scuola superiore di Bombay col modesto salario di settanta rupie (5,5 sterline) al mese. E fu come un sollievo quando scoprì di essere portato a redigere memoriali e petizioni. Cariò la sua piccola azienda di Bombay e ritornò a Rajkot dove la stesura di petizioni gli portò un guadagno di trecento rupie al mese. Egli avrebbe potuto sistemarsi come “avvocato scriba” se non fosse incorso nel dispiacere del rappresentante politico britannico di Rajkot nella cui corte giacevano la maggior parte dei suoi lavori. Così quando si presentò l’occasione di un lavoro dal Sud Africa, volentieri lo accettò. Il contratto fu per un anno e relativo ad una causa civile; l’onorario fu di £105, un biglietto di ritorno in prima classe e rimborso delle spese correnti. L’impegno fu modesto e non gli fu proprio chiaro se era stato assunto come consulente o come cancelliere ma non era nella condizione di poter scegliere e decidere. Potrebbe aver immaginato la nuova prospettiva di crescita e pubblico servizio che l’esperienza in Sud Africa gli aveva aperto.

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