Chicago - Does anybody really know what time it is?

 

Nel continente nero

Gandhi arrivò a Durban nel 1893. Il suo datore di lavoro, Dada Abdulla, uno dei più ricchi mercanti Indiani di Natal, lo condusse a visitare la corte di Durban. Quando i magistrati europei ordinarono a Gandhi di togliere il suo turbante egli rifiutò, lascio la stanza del tribunale e scrisse una lettera di protesta sulla stampa locale in cui fu menzionato “come un ospite indesiderato”. L’esperienza in Durban, comunque, fu nulla rispetto a quanto gli accadde nel corso del suo viaggio da Durban a Pretoria. Quando il suo treno raggiunse Maritzburg, più tardi la sera, gli fu ordinato di lasciare lo scompartimento di prima classe e di spostarsi nel carro merci. Egli rifiutò ma, senza cerimonie, fu sbattuto fuori dalla vettura. Fu un’amara fredda notte mentre si avvicinava quatto quatto alla buia sala d’aspetto della stazione di Maritzburg e ripensò a quanto era accaduto. Il suo cliente non gli aveva dato alcun avviso sulle umilianti condizioni di vita in cui gli Indiani versavano in Sud Africa. Non avrebbe dovuto rescindere dal contratto e tornare in India? Avrebbe dovuto accettare questi affronti come parte del contratto? In questo Gandhi non fu tanto forte da sapersi imporre; al contrario fu patologicamente timido e riservato. Ma qualcosa gli successe in quella ventilata sala d’aspetto della stazione ferroviaria mentre sorrise agli insulti che gli infingevano. Il ferro entrò nella sua anima. In retrospettiva, questo incidente gli sembrò come una delle esperienze più creative della sua vita. Da quel momento rifiutò di accettare l’ingiustizia come parte dell’ordine naturale o innaturale del Sud Africa. Voleva ragione, voleva perorare la causa; voleva appellarsi al miglior giudizio della latente umanità della legge razziale; voleva resistere ma non avrebbe mai voluto essere una vittima volontaria dell’arroganza zazziale. Non fu molto una questione di salvezza personale o di rispetto per se stesso quanto per la sua comunità, il suo paese e per l’itera umanità.



M. K Gandhi insieme ai suoi colleghi a Johannesburg

La rassegnazione senza speranza della massa dei colonizzatori Indiani, il fatto che fossero analfabeti, che avessero pochi diritti e che non conoscevano come far valere i diritti che avevano. Tutto questo ebbe il miracoloso effetto di dissipare la propria diffidenza del giovane Gandhi. Il senso di inferiorità che lo aveva attanagliato come studente in Inghilterra e come giovane avvocato in India, svanì. A Bombay non era stato in grado di gestire una piccola causa ma la prima cosa che fece al suo arrivo a Pretoria fu quella di organizzare un incontro con tutti gli Indiani residenti “per presentargli un quadro della loro condizione in Transvaal. Durante i successivi dodici mesi, Gandhi fu occupato nella causa civile che lo aveva portato a Pretoria. Nel giugno del 1984, tornò a Durban per far rotta verso l’India. Al ricevimento d’addio che il cliente Dada Abdulla diede per lui a Sydenham un piacevole sobborgo di Durban, Gandhi diede un’occhiata attraverso le pagine del Natal Mercuri ed apprese che una legge era stata introdotta nella legislatura di Natal a sfavore dei colonizzatori Indiani. L’ospite di Gandhi e gli altri commercianti Indiani presenti al party non furono in grado di capire il motivo della misura. Conoscevano sufficientemente l’Inglese per colloquiare con i loro clienti bianchi, ma pochi di loro erano in grado di leggere un giornale, molto meno di seguire la legislazione di Natal. Erano venuti a Natal per commerciare e la politica non li interessava. Non avevano ancora realizzato che la politica avrebbe potuto avere effetti sui loro commerci. “Questo è il primo chiodo sulla nostra bara” fu il commento di Gandhi. I commercianti Indiani gli chiesero di rimanere li a Natal per avviare la lotta per loro conto. Gandhi acconsentì di posticipare la partenza per un mese.

Gandhi non perse tempo per mettersi al lavoro; il ricevimento d’addio fu subito trasformato in un comitato politico per pianificare l’opposizione alla legge. Un suono istintivo sembrò aver guidato il giovane avvocato nell’organizzare la sua prima campagna politica. Infuse uno spirito di solidarietà nei diversi elementi che componevano la comunità indiana e fece emergere le implicazioni di quelle misure di privazione non solo al suo popolo ma anche alle più sane parti dell’opinione pubblica europea e del governo di Natal, più importante di tutti, diede la più larga pubblicità alla sua campagna per accelerare la presa di coscienza dei popoli e dei governi dell’India e della Gran Bretagna; attraverso petizioni ai legislatori, articoli sui giornali, lettere a preminenti personaggi di Natal, Gran Bretagna e India e attraverso dibattiti pubblici, stresso il caso della giustizia per gli Indiani. Tutto questo creò un gran clamore ma la legge di misure di privazione tuttavia passò nella legislatura di Natal. Su insistenza dei suoi amici Indiani di Durban, Gandhi acconsentì a prorogare la sua permanenza in Natal e fu iscritto come avvocato presso la Corte Suprema. Finché conservò l’impegno di produrre un minimo di 300 (sterline?) l’anno che stimò essere sufficienti per pagare il suo soggiorno a Durban.

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