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La prima guerra mondiale

Quando fu dichiarata la fine della prima guerra mondiale Gandhi era in alto mare, rientrava in patria sebbene avesse trascorso poche settimane in Inghilterra. Il 6 agosto del 1914 toccò il suolo Inglese e non perse tempo a chiedere un incontro con i suoi amici Indiani per incrementare il numero delle ambulanze di una unità. L’argomento che la crisi dell’impero fosse dovuta ai cambiamenti dell’India non lo preoccupò per nulla: “Conosco la differenza tra un Indiano ed un Inglese” scrisse più tardi “ma non credo che siamo stati ridotti appena a degli schiavi. Credo che questo sia più un errore di qualche singolo burocrate che del sistema Britannico e che noi possiamo farli ricredere con l’amore. Se volessimo migliorare il nostro stato attraverso l’aiuto e la cooperazione britannica, sarebbe nostro dovere guadagnarci il loro aiuto stando con loro nel momento del loro bisogno.”
 

Gopal Krishna Gokhale Gandhi vide a lui come

il Guru della politica
 

Bal Gangadhar Tilak . Un altro veterano leader

dell’Indian National Congress
 

Non fu per un attacco di pleurite, Gandhi poteva continuare a servire nell’unità delle ambulanze che aveva costituito ed il suo ritorno in India poteva essere ritardato a tempo indefinito.

Quando arrivò in India trovò che l’opinione nazionalista si opponeva al supporto incondizionato per lo sforzo bellico. Solo coloro che erano politicamente arretrati o rappresentanti dei patronati ufficiali erano per la fedeltà a tutti i costi. Gandhi non favorì u n accordo col il governo offrendo cooperazione in cambio di una contropartita e disse: “Che noi siamo stati leali nei momenti di stress non è stata una prova di autogoverno. La lealtà non è un merito. È una necessità dei cittadini di tutto il mondo.”

Durante gli anni 1916-18 Gandhi non prese parte attiva alla politica. I supoi ideali ed i suoi metodi non si coniugavano con quelli di una delle due parti dominanti nell’Indian National Congress. I Moderati non gradivano i suoi metodi extra-parlamentari del Satyagraha, gli Estremisti non gradivano la sua studiata tenerezza verso il Governo Britannico durante la guerra. Egli non partecipò alle agitazioni per l’autogoverno ne nelle negoziazioni che condussero al trattato di Lucknow tra il Indian National Congress ed il All India Muslim League. Sembrò isolato dalle correnti principali delle politiche indiane. Non fu Gandhi ma la combinazione Annie Besant - Tilak a dominare la scena nazionale e che diedero impronta al Governo. Edwin Montague, un membro del British Cabinet che visitò l’India nel 1917, annotò nel suo diario che Tilak era “al momento probabilmente la persona più potente dell’India”. Gandhi sembro a montagne “un riformatore sociale con il desiderio reale di trovare i motivi di risentimento e di risolverli non tanto per motivi di pubblicità personale ma per migliorare le condizioni dei suoi simili. Serve come se niente fosse, non si interessa dei propri avanzamenti, vive praticamente nell’aria ed è un puro visionario”.

Il fatto che si fosse impegnato ad astenersi dall’agitazione politica durante la guerra non aiutò Gandhi dal lottare per i problemi che non potevano essere rinviati. Nelll’estate del 1917 si interessò ai problemi dell’indaco del distretto di Champaran e riprese la causa degli inquilini contro i piantatori europei. Lo stesso anno guidò la lotta dei lavoratori tessili di Ahmedabad contro i padroni delle fabbriche. L’anno seguente avviò la lotta per la riduzione delle tasse sulla terra nel distretto di Kaira dove I raccolti avevano sofferto la mancanza di pioggia. I burocrati locali furono turbati dall’azione di Gandhi ma il governo era più preoccupato di non sfociare in una prova di forza. Gandhi stesso si preoccupò di localizzare questi conflitti e cercò soluzioni che dessero un minimo di giustizia ai lavoratori ed ai contadini senza creare una crisi nazionale.

Ai primi del 1918 la guerra sembrò dovesse andar male per gli alleati; una spinta Tedesca era attesa sul fronte occidentale ed il Vice Re convocò i maggiori leader dell’opinione pubblica indiana ad una Conferenza sulla Guerra a Delhi. Gandhi sostenne la risoluzione sull’arruolamento con una sola frase: “Con pieno senso di responsabilità chiedo di aderire alla risoluzione”.

Dopo la conferenza sulla guerra Gandhi gettò il suo cuore e la sua anima nella campagna di reclutamento. Ci fu qualcosa di comico in questo votarsi ad un viaggio per la non-violenza tra I villaggi della sua provincia natale di Gujarat per assicurare reclute all’esercito Indiano Britannico per combattere la battaglia sul fronte europeo. Non infrequentemente, incapaci di trovare un carro di buoi per i loro spostamenti giornalieri all’interno del distretto di Gujarat, Gandhi ed i suoi colleghi erano costretti a marciare a piedi per venti miglia al giorno. Lo sforzo fu eccessivo per lui ed alla fine lo colse un severo attacco di dissenteria che lo mise a terra.

Nel frattempo la guerra finì e Gandhi apprese che il Sedition Committee Report era stato pubblicato e che il Governo dell’India aveva proposto di introdurre la legislazione per limitare le libertà civili. Era stato uno dei pochi leader Indiani che aveva sostenuto un supporto incondizionato alla Bretagna nel loro momento di bisogno nella speranza di un degno gesto d’amicizia alla fine della guerra. Egli senti di aver ricevuto pietre per pane. Aveva fatto del suo meglio per tenere fuori dalla politica le agitazioni durante la guerra. Ora sentiva una forte chiamata alla lotta per combattere un’ingiustizia perpetrata in pace.

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