Chicago - Does anybody really know what time it is?

 

Non violenza – non cooperazione



Un poster del Movimento di Non-cooperazione

Il programma di non-violenza e non-cooperazione incluse il boicottaggio dei consigli, delle aule di tribunale e delle scuole di origine Britannica e di ogni altra origine straniera. Con qualche ingenuità Gandhi affermò che il suo non era un movimento incostituzionale: nel suo dizionario costituzionale e morale erano termini sinonimi. I Britannici videro che il successo della non-cooperazione avrebbe paralizzato la loro amministrazione. Lord Chelmsford, il Vice Re, tentò di colpire col ridicolo “il più stupido degli schemi stupidi”, che vorrebbe “portare rovina a quanti hanno il loro tornaconto nel paese”. Alcuni dei politici “moderati” sostenne le critiche ufficiali sottolineando i rischi di una non-cooperazione di massa come proposto da Gandhi.

Quel programma politico non aveva possibilità di successo senza un’adeguata organizzazione di sostegno, Gandhi lo aveva capito a venticinque anni, quando aveva fondato il Natal Indian Congress per combattere a favore dei diritti sociali degli Indiani a Natal. L’Indian National Congress doveva essere riformato se doveva sostenere uno strumento efficiente come la non-violenza non-cooperazione. Gandhi vide che quello di cui il paese aveva bisogno non era un luogo di dibattito pubblico per una cerimonia annuale o una festa dell’”oratoria” ma una organizzazione militante a stretto contatto con le masse. Sotto la nuova costituzione il Congresso si diede una struttura piramidale a larga base formato dai comitati dei villaggi, dei distretti e delle province con all’apice l’All India Congress Committee ed il Working Committee. Il Congresso fu così riorganizzato non solo sulla base più rappresentativa ma in modo che potesse funzionare efficacemente tra una sessione annuale e l’altra. Cessò di essere rappresentativo delle classi medio-alte; le sue porte furono aperte alle masse delle piccole cittadine e dei villaggi di cui Gandhi ne accelerò la presa di coscienza politica.

Gandhi fu spinto all’apice della politica Indiana tra il 1919 ed 1920 perché aveva colpito l’immaginazione della gente. Fu amato e rispettato come il Mahatma, la grande anima; con volontaria povertà, semplicità, umiltà e santità sembrava un vecchio “rishi” (saggio) che si è mosso da una poema epico antico per portarsi a guidare la liberazione del suo popolo. Non inviso a milioni fu l’incarnazione di Dio. E fu non solo per il suo messaggio che la gente gli si avvicinò ma per il merito di vederlo di persona. La sacra vista del Mahatma - la sua darshan – era quasi equivalente a un pellegrinaggio al santo Banaras. L’adorazione incondizionata di una moltitudine di persone qualche volta ha fatto venire la nausea a Gandhi. “I dolori del Mahatma” scrisse “sono conosciuti solo dal Mahatma”. Ma questa adorazione fu il principale sostegno da cui prese spunto l’immensa influenza che egli esercitò sulla vita pubblica degli Indiani.

Gandhi ha toccato alcuni dei sentimenti più intimi dell’umanità degli Indiani; la sua attrattiva per coraggio e sacrificio evocò una immediata risposta perché era lui stesso quintessenza di queste qualità. E lo fu perché egli era, èper usare un epiteto di Churchill, un fachiro nudo, perchè la sua fu una vita di austerità e di auto-sacrificio che fece crescere un grande legame emozionale fra lui e la gente Indiana. Il numero di certi “fachiri” si moltiplico velocemente. Fra coloro che lasciarono le loro brillanti carriere per divenire seguaci di Gandhi vi furono Motilal Nehru, Rajendra Prasad, C.R. Das, Vallabhbhai Patel, e C. Rajagopalachari. La vita per loro assunse un altro significato. Abbas Tyabji, un vecchio Presidente della Corte d’Appello di Baroda, scrisse da un villaggio che si sentiva di venti anni più giovane. “Dio?” esclamò “Che esperienza! Ho tanto amore ed affezione per la famiglia a cui è un onore oggi appartenere. È l’abito da fachiro che ha spezzato tutte le barriere.” È in questo periodo che Jawaharlal Nehru ha scritto nella sua autobiografia che il movimento lo ha assorbito così tanto da “rinunciare a tutte le altre associazioni e contatti, vecchi amici, libri, perfino giornali con l’eccezione di quello che gli serviva per svolgere il lavoro corrente … per poco non ho dimenticato la mia famiglia, mia moglie, mia figlia.”

Dall’autunno del 1920 il movimento per la non-cooperazione diede maggior impulso alle sue attività. L’atteggiamento del Governo all’inizio fu di cautela. Era riluttante a lanciare una drastica repressione per evitare le critiche dell’opinione degli Indiani moderati. Subito dopo il suo arrivo Lord Reading, il nuovo Vice Re, incontrò Gandhi. In una lettera privata a suo figlio il Vice Re confessò di aver provato un sentimento di eccitazione, quasi un brivido, nell’incontrare il suo insolito interlocutore e descrisse le sue opinioni morali e religiose come ammirabili sebbene ritenesse difficile capire la loro applicazione pratica in campo politico.

Per tutto il 1921 la tensione tra il Congresso ed il Governo salì costantemente. Non ci fu alcuno scambio di opinioni tra Gandhi e Reading. Ali Brothers il principale leader del Khilafat fu arrestato nel settembre del 1921 per aver incitato l’esercito alla disobbedienza; e a questa incitazione si unirono molti altri leader Indiani compreso lo stesso Gandhi. Questo costituì una sfida difficile per il Governo da non accettare. L’ottimismo ufficiale secondo cui il movimento si sarebbe sciolto completamente per via delle differenze interne e per il distaccamento popolare si dimostrò essere sbagliato. Furono arrestati circa trenta mila sostenitori del movimento della non-cooperazione. Il Governo non ritenne opportuno toccare Gandhi in attesa di un momento più opportuno. Infatti, più tardi, nel Dicembre 1921, Lord Reading sembrò dare prova di buona volontà tenendo una conferenza su un tavolo rotondo con gandhi ed altri leader Indiani per raggiungere un accordo e per evitare simili scene durante la visita del Principe di Galles. Lord Reading fu comunque fermo su una posizione che evitasse una qualsiasi concessione politica. Nel frattempo Gandhi era sotto la pressione esercitata dai suoi compagni che volevano lanciare una campagna di disobbedienza civile. Il Congresso di Ahmedabad del dicembre 1921 lo investì dell’autorità mirata al lancio di un grande movimento di massa. La disobbedienza civile di massa fu, nelle parole di Gandhi, “un terremoto, una sorta di tumulto generale sul piano politico – il Governo cesserà di funzionare … le stazioni di Polizia, i tribunali, gli uffici ecc., tutto cesserà di essere di proprietà del Governo e passerà sotto il controllo della gente.” Egli propose di procedere prudentemente. Il suo piano prevedeva di lanciare la disobbedienza civile prima in un distretto; se fosse stato di successo sarebbe stato esteso al distretto adiacente e così via fino a quando tutta l’India fosse stata liberata. Ma diede un chiaro avvertimento che se la violenza fosse scoppiata sotto qualsiasi forma in una qualsiasi parte del paese, il movimento avrebbe perso il suo carattere di movimento per la pace, “così come un flauto comincerebbe ad emettere suoni discordanti anche la catena creata nel movimento crollerebbe istantaneamente.



Il Bombay Chronicle riporta del Congresso di Ahmedabad del Dicembre 1921

Una rivolta che sfigurò Bombay durante la visita del Principe di Galles nel novembre 1921 indusse Gandhi a posticipare la manifestazione di disobbedienza civile. Tuttavia, due mesi più tardi, sotto la crescente pressione dei suoi colleghi, decise di lanciare la lotta sul non-pagamento delle tasse a Bardoli Taluka nel Gujarat. In una lettera al Vice Re comunicò le attività previste nel corso della manifestazione ed i motivi per cui era indetta. Questo fu considerato dal Governo dell’India come un ultimatum. In questo modo sembrò che entrassero in collisione imminente da una parte il Governo dall’altra le forze nazionaliste. La lettera per il Vice Re di Gandhi era data 1 febbraio 1922 e tre giorni dopo ci fu uno scontro tra un corteo e la polizia a Chauri Chaura un piccolo villaggio della United Province, in cui fu incendiata la stazione di polizia ed uccisi ventidue poliziotti.

La notizia della sospensione della disobbedienza civile dopo l’incidente di Chauri Ch’aura


 

Gandhi vide nella tragedia di Chauri Ch’aura un segnale rosso, un’attenzione all’atmosfera del paese troppo esplosiva per un movimento di massa. Decise di tornare sui suoi passi, di cancellare i piani per la disobbedienza civile prevista a Bardoli, di sospendere la parte più aggressiva della campagna per la non cooperazione e di spostare l’enfasi sul programma “costruttivo” della filatura a mano, dell’unità comunale, abolizione della inviolabilità, ecc. La sua azione scioccò e confuse i suoi colleghi più vicini. La loro reazione è ben espressa dalle parole di Romain Rolland “È pericoloso mettere insieme tutte le forze di una nazione e trattenerla ansante prima di un annunciato movimento, a sollevare un braccio per dare il comando finale e poi, al momento cruciale, far cadere il braccio e con parsimonia chiamare un alt proprio quando la macchina formidabile si è messa in moto. Si rischia la rottura dei freni e di paralizzare l’impeto.” Il Vice Re, Lord Reading, confidò allegramente a suo figlio che Gandhi “come politico di straordinaria manifestazione, nell’ultimo mese o nelle ultime sei settimane, si è scavato da solo la fossa prima del suo arresto.”


Pag. precedente

 

Pag. successiva

 

[Home]    [Biografia]