Mentre Gandhi stava, come aveva detto lui stesso, “facendo il vero lavoro
del tavolo rotondo ovvero conoscere il popolo Inglese”, accettò l’invito di
Muriel Lester di soggiornare a Kingsley Hall nell’East end per essere “fra la
stesa gente a cui avevo dato la mia vita”. Ogni mattina la luce si accendeva
nella sua stanza alle quattro per una preghiera mattutina. Ogni mattina
passeggiava per le strade del East end. Visitava i suoi prossimi di Bow; fece
amicizia tra i ragazzi. “Zio Gandhi” divenne una figura popolare. Spiegava ai
ragazzi del perché avesse scelto di vivere nell’East end e perché egli
portasse quel vestito essenziale. Dava loro consigli per evitare il male. Ed
in proposito ci fu un’interessante aneddoto, circa tali consigli, quando il
padre di una ragazzina di quattro anni disse a Gandhi che aveva un motivo per
avercela con lui. “E quale sarebbe?” chiese Gandhi. “Bene la mia piccola Jane
viene da me tutte le mattine. Mi picchia, mi sveglia e mi dice: ora non
picchiarmi tu perché Gandhi ci dice di non restituirle a chi ci picchia”. Il 2
ottobre, giorno del compleanno di Gandhi i bambini si presetarono a lui con
due cani lanosi, tre candele rosa per compleanni, un vassoio, una matita blu e
dei dolci di gelatina tutti regali che egli apprezzo moltissimo e portò con se
in India.
Gandhi con Romain Rolland in Svizzera sulla strada del
ritorno in India
Una delle più piacevoli sorprese del viaggio furono la cortesia e le
manifestazioni di affetto che Gandhi ricevette dai lavoratori del cotone di
Lancashire che erano stati duramente colpiti dal boicottaggio degli abiti
Britannici in India. Egli prestò ascolto con ovvia attenzione e simpatia alle
drammatiche storie di quelli che erano senza lavoro. Molti di loro videro i
retroscena del boicottaggio che egli aveva sponsorizzato quando Gandhi
spiegava loro: “Voi avete tre milioni di disoccupati ma noi abbiamo 200
milioni di disoccupati per almeno sei mesi. Il vostro sussidio medio di
disoccupazione è di 70 scellini. Il nostro lavoro viene retribuito in media
con 7 scellini e sei decimi al mese. La logica familiare e la trasparente
sincerità di Gandhi lasciarono un’indelebile impressione in quanti lo
incontrarono. In questo modo si fecero le impressioni più vere di lui che non
il perizoma ed il latte di capra con cui la stampa popolare li intratteneva.
Mentre la sua visione poteva apparire utopica e rivoluzionaria non si poteva
respingere più a lungo con “l’inganno” considerando il modo con cui la Verità
aveva annunciato il suo arrivo in Inghilterra. Nel frattempo le novità
dall’India erano lontane dal rassicurare. Il compromesso con cui era stato
siglato l’accordo tra il Congresso ed il Governo Indiano, prima della partenza
di Gandhi per l’Inghilterra, era stato rotto. Gandhi fu ansioso di ritornare a
casa e declinò gli inviti a prorogare il suo itinerario europeo e a visitare
l’America anche se decise di passare qualche tempo in Svizzera col suo
biografo Romain Rolland. A Roma, dove trascorse un giorno, visitò le gallerie
Vaticane; nella Cappella Sistina rimase incantato: “ho visto la figura di
Cristo lì. Era meraviglioso. Non riuscivo ad asciugare le lacrime. Le lacrime
mi sgorgavano dagli occhi mentre ero rapito da quelle immagini”.