Chicago - Stay the night

Discorso tenuto a Bombay per A.I.C.C.

sulle linee guida del suo piano d’azione

8 agosto 1942

 

Jaipur - Palazzo dei Venti (Hava Mahal)

Parte prima

Prima che discutiate la risoluzione, lasciate che vi anticipi una o due cose, desidero che capiate molto chiaramente due cose e che le consideriate dallo  stesso punto di vista con cui ve le sto presentando.  Vi chiedo di considerarle dal mio punto di vista, perché se le approvate, sarete tutti incoraggiati a fare quello che dico.  Sarà una grande responsabilità.  C’è della gente che mi chiede se sono lo stesso uomo che ero nel 1920, o se c’è stato in me un cambiamento.  Fate bene a fare questa domanda.

Lasciate, tuttavia, che vi assicuri velocemente che sono lo stesso Gandhi che ero nel 1920.  Non sono cambiato in alcun aspetto fondamentale.  Attribuisco la stessa importanza alla non-violenza che allora.  Piuttosto, la mia enfasi su essa si è sviluppata più forte.  Non c’è una reale contraddizione fra il mio pensiero attuale e le mie scritture ed espressioni precedenti.

Le occasioni come la presente non avvengono in tutti e raramente nella vita di qualcuno.  Voglio che sappiate e sentiate che non c’è niente di più puro dell’Ahimsa in tutto quello che dico o faccia oggi.  La bozza di risoluzione del Comitato di Lavoro è basato sull’Ahimsa, la lotta in essa contemplata ha ugualmente le sue radici nell’Ahimsa.  Se, quindi, c’è qualcuno fra voi che ha perso la fede nell’Ahimsa o è stanco di essa, che non voti per questa risoluzione.

Lasciate che spieghi chiaramente la mia posizione.  Dio mi ha fatto un regalo prezioso con l'arma dell’Ahimsa.  Io e la mia Ahimsa oggi camminiamo sulla nostra strada.  Se nella crisi attuale, in cui la terra sta bruciando per le fiamme dell’Himsa e sta piangendo per la liberazione, questo è perché non sono riuscito ad usare il talento datomi da Dio, Dio non mi perdonerà e sarò giudicato non meritevole del grande regalo.  Ora devo agire.  Non posso esitare o soltanto stare a guardare, quando la Russia e la Cina sono minacciate.

La nostra non è una spinta verso il potere, ma semplicemente una lotta non-violenta per l’indipendenza dell'India.  In una lotta violenta, il successo generale è stato spesso necessario per effettuare un colpo di stato militare o per instaurare una dittatura.  Ma per lo schema delle cose del Congresso, così com’è essenzialmente non-violento, non ci può essere posto per la dittatura.  Un soldato non-violento della libertà non desidererà niente per se, egli combatte soltanto per la libertà del suo paese.  Il Congresso è estraneo quanto a chi governerà, quando sarà raggiunta la libertà.  Il potere, quando verrà, apparterrà alla gente dell'India e saranno loro a decidere a chi affidarlo.  Può essere che le redini siano affidate nelle mani dei Parsi, per esempio - come amerei vedere accadere - o possono essere passate a qualcun altro i cui nomi non si odono oggi nel Congresso.  Allora non obietterete dicendo: “questa comunità è microscopica.  Quel partito non ha fatto la sua parte nella lotta per la libertà;  perchè dovrebbe avere tutto il potere?"  Sin dal suo esordio il Congresso si è mantenuto meticolosamente fuori dalle beghe locali.  Ha pensato sempre in termini di intera nazione e si è comportato di conseguenza …

So quanto sia imperfetta la nostra Ahimsa  e quanto lontano siamo ancora dall’ideale, ma nell’Ahimsa non c’è fallimento o sconfitta finale.  Ho fede, quindi, che se, nonostante le nostre imperfezioni, accadrà una grande cosa, sarà perché Dio avrà desiderato aiutarci coronando col successo il nostro silenzioso ed assiduo Sadhana per gli ultimi ventidue anni.

Credo che nella storia del mondo, non ci sia mai stata una più genuina e democratica lotta per la libertà come la nostra.  Ho letto la risoluzione francese del Carlyle mentre ero in prigione e Pandit Jawaharlal mi ha detto qualcosa circa la rivoluzione russa.  Ma è mia convinzione che poiché queste lotte sono state combattute con l'arma della violenza non sono riuscite a realizzare l’ideale democratico.  Nella democrazia che ho previsto, una democrazia stabilita dalla non-violenza, ci sarà una uguale libertà per tutti.  Ognuno sarà il suo proprio padrone.  Vi invito oggi ad unirvi ad una lotta per tale democrazia. Una volta che realizzerete questo, dimenticherete le differenze fra Indù e Musulmani e penserete a voi soltanto come indiani, impegnati nella lotta comune per l’indipendenza.

Poi, c’è una questione circa il vostro atteggiamento nei confronti dei Britannici.  Ho notato che c’è odio verso i Britannici fra la gente.  La gente dice che è disgustata dal loro comportamento.  La gente non fa distinzione fra l'imperialismo britannico e la gente britannica.  Per loro, le due sono la stessa cosa e questo odio li inciterebbe persino ad accogliere favorevolmente i giapponesi.  È ancora più pericoloso.  Significa che scambierebbero una schiavitù per un’altra. 

Jaipur - Incantatore di serpenti

Dobbiamo eliminare questo sentire. La nostra disputa non è con la gente britannica, noi combattiamo il loro imperialismo.  La proposta di ritiro delle forze britanniche non è uscita dalla rabbia.  È stata formulata per permettere all'India di fare la sua parte nell’attuale congiuntura critica. Non è una posizione felice per un paese grande come l'India essere aiutato con soldi e materiale ottenuti volente o nolente mentre le Nazioni Unite stanno conducendo una guerra.  Non possiamo evocare lo spirito di vero sacrificio e vestire di velluto fintanto che non siamo liberi.  So che il governo britannico non potrà rifiutarci la libertà se avremo fatto abbastanza auto-sacrificio.  Dobbiamo, quindi, liberarci dell’odio.  Parlando per me, posso dire che non ho mai avuto alcun odio.  In effetti, ora ritengo di essere un amico più grande di prima dei Britannici.  Un motivo è che oggi loro sono in difficoltà.  La mia stessa amicizia, quindi, richiede che io debba provare a farli ravvedere dai loro errori.  Per come vedo la situazione, si trovano sul bordo di un abisso.  Diventa quindi mio dovere avvertirli del pericolo anche se, per il momento, può farli arrabbiare al punto da tagliare la mano amichevole che è tesa per aiutarli.  La gente può ridere, tuttavia questa è la mia posizione.  Nel momento in cui posso dover lanciare la più grande lotta della mia vita, non posso nutrire odio per qualcuno.

 

Parte seconda

Mi congratulo con voi per la risoluzione che avete appena approvato.  E mi congratulo anche con i tre compagni per il coraggio che hanno mostrato nel sostenere i loro emendamenti di parte, anche se sapevano di una stragrande maggioranza alla risoluzione e mi congratulo con i tredici amici che hanno votato contro la risoluzione.  In tal modo, non hanno avuto niente di cui vergognarsi.  Negli ultimi venti anni abbiamo provato ad imparare a non perdere il coraggio anche quando eravamo in disperata minoranza e oggetto di scherno.  Abbiamo imparato a conservare le nostre convinzioni considerando di essere nel giusto.  Comportarsi bene coltiva il coraggio di essere convinti, nobilita l’uomo e aumenta la sua statura morale.  Sono stato, quindi, felice di vedere che questi amici erano intrisi di quel principio che ho provato a seguire per gli ultimi cinquant’anni e più.

Essendomi congratulato per il loro coraggio, lasciatemi dire che quello che hanno chiesto a questo Comitato di accettare, con i loro emendamenti, non era la corretta rappresentazione della situazione.  Questi amici avrebbero dovuto ponderare l'appello fatto loro dal Maulana a ritirare i loro emendamenti;  avrebbero dovuto seguire con attenzione le spiegazioni date da Jawaharlal.  Se avessero fatto così, sarebbe stato loro chiaro che il diritto che ora vogliono che il Congresso conceda era già stato concesso.

C’è stato un tempo quando ogni Musulmano ha considerato tutta l'India come la sua patria.  Durante gli anni in cui i fratelli Ali sono stati con me, il presupposto di tutti i loro discorsi e le loro discussioni era che l'India apparteneva tanto ai Musulmani quanto agli Indù.  Posso testimoniare il fatto che questa era la loro più intima convinzione e non una maschera;  ho vissuto con loro per anni.  Ho passato giorni e notti in loro compagnia.  E dico a grandi lettere che le loro parole erano l'espressione onesta di quanto loro credevano.  So che ci sono alcuni che dicono che prendo le cose troppo per il loro valore superficiale, che sono un credulone.  Non penso di essere un tal sempliciotto, ne di essere così credulone come questi amici credono che io sia.  Ma la loro critica non mi irrita.  Preferisco essere considerato credulone piuttosto che perfido.

Jaipur - Negozianti

Quello che questi amici comunisti hanno proposto con i loro emendamenti non è niente di nuovo.  È stato ripetuto da migliaia di tribune.  Migliaia di Musulmani mi hanno detto che, se la questione Indù-Musulmana dovesse essere risolta in modo soddisfacente, potrebbe realizzarsi nel corso della mia vita.  Dovrei ritenermi adulato;  ma come posso concordare con una proposta che non fa appello alla mia ragione?  L'unità Indù-Musulmana non è una cosa nuova.  Milioni di Indù e di Musulmani lo hanno capito dopo.  Ho tentato coscientemente d'ottenerla fin dalla mia  fanciullezza.  Mentre ero a scuola, l’ho reso un punto da coltivare con l'amicizia dei compagni di scuola sia Parsi che Musulmani.  Ho creduto anche, a quella tenera età, che se gli Indù in India desideravano vivere in pace ed amicizia con le altre Comunità, avrebbero dovuto coltivare assiduamente la virtù di vivere col prossimo. 

La questione non era, ho ritenuto, che non facessi uno sforzo speciale per coltivare l'amicizia con gli Indù, ma che dovevo fare amicizia con almeno alcuni Musulmani.  Sono andato in Sud Africa come consulente legale per un commerciante musulmano.  Là ho fatto amicizia con altri Musulmani, anche con avversari del mio cliente, ed ho guadagnato una reputazione per integrità e buona fede.  Ho avuto fra i miei amici e colleghi sia Musulmani che Parsi.  Ho catturato i loro cuori e quando infine sono ritornato in India, li ho lasciati tristi e addolorati per la separazione.

In India ho ugualmente continuato i miei sforzi senza lasciare nulla di intentato per realizzare quell'unità.  È stata l’aspirazione di tutta la mia vita offrire la più ampia cooperazione ai Musulmani del movimento di Khilafat.  Tutti i musulmani del paese mi hanno accettato come un loro vero amico.

Come mai ora sono considerato così cattivo e detestabile?  Ho qualche ascia da affilare a sostegno del movimento di Khilafat?  Vero, l’ho fatto nel mio cuore nutrendo la speranza di poter permettermi di salvare la mucca.  Sono un devoto della mucca.  Credo che la mucca ed io ci si debba considerare la creazione dello stesso Dio e sono preparato a sacrificare la mia vita per salvarla.  Ma, nonostante la mia filosofia di vita e le mie ultime speranze, ho aderito al movimento senza nessuno spirito di guadagno.  Ho cooperato solamente nella lotta per il Khilafat solo per adempiere al mio obbligo verso il mio vicino che ho visto in difficoltà.  I fratelli Ali, se oggi fossero vivi, avrebbero testimoniato sulla veridicità di questa asserzione.  E così molti altri lo confermerebbero in quanto non era mio interesse salvare la mucca.  Alla mucca piace il Khilafat.  Si regge da sola per merito suo (non ha cioè bisogno dell’aiuto di Gandhi n.d.t.).  Come uomo onesto, vero, vicino ed amico fedele, era d’obbligo per me sostenere i Musulmani nell'ora della loro prova.

In quei giorni, ho scosso gli Indù sbalordendoli benché da allora sono ormai abituati ad esso.  Maulana Bari mi ha detto, tuttavia, che comunque non mi avrebbe permesso di pranzare con lui, per paura di essere un giorno accusato per qualche brutto motivo.  E così, ogni volta che ho avuto occasione da rimanere con lui, ha chiamato un cuoco di Brahmana ed ha preso accordi per una cottura separata.  A Firangi Mahal, la sua residenza, una struttura vecchio stile con alloggi limitati,  superava tuttavia allegramente tutte le difficoltà e metteva in pratica i suoi propositi da cui non avrei potuto dissuaderlo.  Era lo spirito di cortesia, di dignità e di nobiltà ad averci ispirato in quei giorni.  Hanno rispettato i sentimenti religiosi di un altro e hanno considerato un privilegio fare così.  Non una traccia di sospetto in agguato nel cuore di qualcuno.  Dove sono spariti ora tutta quella dignità e quella nobiltà di spirito?  Dovrei chiedere a tutti i Musulmani, compreso Quaid-I-Azam Jinnah, di ricordare quei giorni gloriosi per scoprire quello che ci ha portati all'impasse attuale.  Quaid-I-Azam Jinnah era egli stesso contemporaneamente un membro del Congresso.  Se oggi il congresso ha subito la sua ira, è perché il cancro del sospetto è entrato nel suo cuore.  Possa Dio benedirlo con una lunga vita, ma quando non ci sarò più, si renderà conto ed ammetterà che non ho avuto progetti sui Musulmani e che non ho mai tradito i loro interessi.  Dove troverei scampo, se ferissi la loro causa o tradissi i loro interessi?  La mia vita è interamente a loro disposizione.  Sono liberi di porre termine ad essa, ogni volta che desidereranno farlo.  Tentativi in tal senso sono stati fatti in passato, ma Dio mi ha risparmiato affinché ora gli aggressori si pentano per la loro azione.  Ma se qualcuno dovesse spararmi credendo di eliminare un mascalzone, lui ucciderebbe non il Gandhi reale, ma quello che è sembrato a lui un mascalzone.

A coloro che si stanno impegnando in una campagna di abuso e di vilipendio direi: “l’Islam vi incoraggia a non insultare anche un nemico.  Il profeta ha trattato anche i nemici con bontà ed ha provato a vincerli con giustizia e generosità.  Siete seguaci di quell’Islam o di qualcos’altro?  Se siete seguaci del vero Islam, esso vi induce a diffidare delle parole di chi fa una dichiarazione pubblica della sua fede?  Potete prendervela con me se un giorno voi si rammaricherete del fatto che avete diffidato ed ucciso uno che era un vero e devoto amico vostro”. Mi tocca sul vivo vedere che quanto più faccio appello e quanto più il Maulana ripeta l’appello, tanto più intensa si faccia la campagna di vilipendio e si sviluppi.  Questi insulti sono per me come pallottole.  Possono uccidermi, proprio come una pallottola può mettere fine alla mia vita.  Potete uccidermi.  Non mi ferisce.  Ma perché costoro si abbandonano all’ingiuria?  Portano discredito all’Islam.  Per il buon nome dell’Islam, faccio appello a voi affinché desistiate da questa incessante campagna di insulti e vilipendio.

Jaipur - Palazzo dei Venti (Hava Mahal) - insieme

Maulana Saheb ha come obiettivo l’ingiuria più ripugnante.  Perchè?  Perchè rifiuta di esercitare su di me la pressione della sua amicizia.  Egli sa che è un cattivo uso dell’amicizia cercare di costringere un amico ad accettare come verità quello che lui sa essere una falsità.

A Quaid-I-Azam direi:  Qualunque cosa sia vera e valida nella dichiarazione per il Pakistan è già nelle tue mani.  Ciò che è sbagliato ed insostenibile è un regalo per nessuno, figurarsi se può essere fatto a te.  Anche se qualcuno dovesse riuscire a imporre una falsità ad altri, non potrebbe godere a lungo dei frutti di una tal coercizione.  Dio ha antipatia per l'orgoglio e si tiene alla larga da esso.  Dio non tollererebbe  l’impetuosa imposizione di una falsità.

Il Quaid-I-Azam dice che è costretto a dire cose amare ma che non può contribuire a dare espressione ai suoi pensieri e alla sua sensibilità.  Gli direi ugualmente:  mi considero un amico dei Musulmani.  Perchè dovrei allora non dare espressione alle cose più vicine al mio cuore, anche a costo di dispiacere?  Come posso celare i miei pensieri più intimi?  Dovrei congratularmi con Quaid-I-Azam per la sua franchezza nel dare espressione ai suoi pensieri e alla sua sensibilità, anche se suonano stonati ai suoi ascoltatori.  E nondimeno: perchè i Musulmani che risiedono qui dovrebbero essere insultati, se non lo vedono neanche?  Se milioni di Musulmani sono con voi potete non permettervi di ignorare quei pochi Musulmani che possono sembrarvi essere disorientati?  Perchè uno seguito da parecchi milioni di persone dovrebbe aver paura di una comunità maggioritaria o del fatto che una minoranza possa essere sommersa dalla maggioranza?  Come ha agito il profeta fra gli Arabi ed i Musulmani?  Come ha propagato l’Islam?  Ha detto che avrebbe propagato l’Islam soltanto se avesse comandato una maggioranza?  Faccio appello a voi, per amore dell’Islam, di ponderare quello che dico.  Non c’è ne correttezza ne giustizia nel dire che il Congresso deve accettare una cosa, anche se non crede in essa e anche se va contro i principi che ritiene cari.

Rajaji ha detto:  “Non ho fiducia nel Pakistan.  Ma i Musulmani ed il sig. Jinnah invece si ed è diventata una ossessione per loro.  Perchè allora non dirgli, “si” proprio ora?  Lo stesso sig. Jinnah capirà più tardi gli svantaggi del Pakistan e rinuncerà alla sua causa”.  Ho detto:  “Non è giusto accettare per vera una cosa che ritengo falsa e chiedere ad altri di credere che non saranno fatte pressioni quando verrà il momento per una risoluzione finale.  Se ritenessi la causa giusta, dovrei soddisfarla oggi stesso.  Non dovrei farlo soltanto per tener buono Jinnah Saheb.  Molti amici sono venuti a chiedermi di accondiscendere per il momento al sig. Jinnah per placarlo, disarmare il suo sospetto e vedere la sua reazione.  Ma non posso aderire ad una linea di condotta con una falsa promessa.  Ad ogni modo, non è il mio metodo”.

Il Congresso non può alcuna sanzione, se non quella morale, per far rispettare le sue decisioni.  Crede che la vera democrazia possa essere soltanto il risultato della non-violenza.  La struttura di una federazione del mondo può essere realizzata soltanto sulle fondamenta della non-violenza e la violenza dovrà essere completamente bandita dagli affari del mondo.  Se questo è vero, anche la soluzione alla causa degli Indù-Musulmani non può essere ottenuta ricorrendo alla violenza.  Se gli Indù tiranneggiassero i Musulmani, con che faccia si presenterebbero in una federazione mondiale?  È per la stessa ragione che io non credo nella possibilità di stabilizzare la pace del mondo con la violenza così come propongono di fare gli statisti inglesi e americani.  Il Congresso ha aderito a presentare tutte le differenze ad un tribunale internazionale imparziale e ad attenersi alle relative decisioni.  Se anche questa che è la più giusta delle proposte, fosse inaccettabile, l'unica strada aperta sarebbe quella delle armi, della violenza.  Come posso persuadermi ad aderire a una cosa impossibile?  Richiedere la vivisezione di un organismo vivente è come chiedere la sua stessa vita.  È come chiamare alla guerra.  Il Congresso non può essere parte in causa in una guerra fratricida.  Gli Indù che, come il Dott. Moonje e Shri Savarkar, credono nella dottrina della spada possono cercare di mantenere i Musulmani sotto la dominazione Indù.  Io non rappresento quella parte.  Rappresento il Congresso.  Volete uccidere il Congresso che è l'oca dalle uova d’oro.  Se sfiduciate il Congresso, potete stare sicuri che ci sarà una guerra perpetua fra gli Indù ed i Musulmani ed il paese sarà condannato a continuare guerra e massacro.  Se tale guerra deve essere il nostro destino, non vivrò per esserne testimone.

Jaisalmer

È per questa ragione che dico a Jinnah Saheb: “voi potete farmi qualunque richiesta per gli accordi col Pakistan purché le vostre aspettative siano in accordo con considerazioni di giustizia e di equità;  qualunque richiesta contraria a giustizia ed equità potrete ottenerla soltanto con le armi ed in nessun altro modo”.

C’è molto nel mio cuore che vorrei esternare di fronte a questa assemblea.  Quella che era la più elevata nel mio cuore l’ho già detta.  Potete considerarla come me un aspetto di vita e di morte.  Se Indù e Musulmani vogliono realizzare un'unità di cuori, senza il minimo pregiudizio mentale da parte di qualcuno, dobbiamo in primo luogo unirci nello sforzo di essere liberi dalle catene di questo impero. 

Se il Pakistan dopo tutto deve essere una parte dell'India, che obiezione possono fare i Musulmani a condividere questa lotta per la libertà dell'India?  Gli Indù ed i Musulmani devono, quindi, unirsi in primo luogo nel sostenere la lotta per la libertà.  Jinnah Saheb pensa che la guerra duri a lungo.  Non sono d'accordo con lui.  Se la guerra continuasse ancora per altri sei mesi, come potremmo essere in grado di salvare la Cina?

Io, quindi, desidero immediatamente la libertà, questa notte stessa, prima dell'alba, se può essere possibile.  La libertà non può attendere la realizzazione di una unità locale.  Se quell'unità non è realizzata, i sacrifici necessari per essa dovranno essere molto più grandi di quanto sarebbe bastato al contrario.  Ma il Congresso deve conquistare la libertà o essere eliminato nel tentativo.  E non dimenticate che la libertà per cui il Congresso sta lottando non sarà solo per i membri del Congresso ma per tutte le quaranta comunità della gente indiana.  I membri del Congresso devono sempre rimanere umili servi della gente.

Quaid-I-Azam ha detto che la Lega Musulmana è preparata ad assumere il controllo del potere dai Britannici se loro sono preparati per passarlo alla Lega Musulmana, in quanto i Britannici rilevarono l'impero dalle mani dei Musulmani.  Questo vorrebbe dire un Re musulmano.  L'offerta fatta da Maulana Saheb e da me non implica l'istituzione di un Re musulmano o della dominazione musulmana.  Il Congresso non crede nella dominazione di un gruppo qualsiasi o di una comunità.  Crede nella democrazia che includa nella sua orbita Musulmani, Indù, Cristiani, Parsi, Ebrei ed ogni altra comunità che abiti questo grande paese.  Se il Re musulmano è inveterato, allora che così sia;  ma come possiamo dargli la nostra approvazione?  Come possiamo essere d’accordo che una comunità domini sopra le altre?

Milioni di Musulmani in questo paese vengono dal ceppo Indù.  Come può esserci una loro patria diversa dall'India?  Mio figlio più grande ha abbracciato l’Islam qualche anno fa.  Quale  sarebbe la sua patria: Porbandar o il Punjab?  Chiedo ai Musulmani:  “Se l'India non è la vostra patria, a quale altro paese appartenete?  In quale patria da voi separata metterò mio figlio che ha abbracciato l’Islam?”  Sua madre gli ha scritto una lettera dopo la sua conversione, chiedendogli se avesse abbracciato l’Islam rinunciando a bere quello che l’Islam proibisce ai suoi seguaci.  A coloro che hanno provato allegria nella conversione, lei scrisse:  “non mi preoccupo della sua conversione in un Musulmano, così come del suo bere.  Come pii Musulmani, tollererete il suo bere anche dopo la sua conversione?  Bevendo si è ridotto alla condizione di un libertino.  Se cercherete di farne ancora un uomo, la sua conversione sarà stata utile.  Pregherete, quindi, di vedere che egli come un Musulmano abiuri il vino e le donne.  Se questo cambiamento non accade, la sua conversione sarà inutile e la nostra non-cooperazione con lui dovrà continuare”.

L'India è senza dubbio la patria di tutti i Musulmani che abitano questo paese.  Ogni Musulmano dovrebbe quindi contribuire alla lotta per la libertà dell'India.  Il Congresso non appartiene ad alcuna classe sociale o comunità;  appartiene alla nazione intera.  È aperto a che tutti i Musulmani ne facciano parte.  Possono, se vogliono, sommergere il Congresso con i loro numeri e possono dirigerlo lungo il corso che più gli aggrada.  Il Congresso sta combattendo non a nome degli Indù ma a nome dell’intera nazione, compreso le minoranze.  Sarebbe danneggiato se si sentisse parlare di un singolo Musulmano ucciso da un membro del Congresso.  Nella ormai prossima rivoluzione, i membri del Congresso sacrificheranno le loro vite per proteggere i Musulmani da un attacco Indù e viceversa.  È una parte della loro dottrina religiosa ed è una condizione necessaria della non-violenza.  Sarete esclusi occasionalmente da questo solo per non perdere le vostre teste.  Ogni membro del Congresso, che sia Indù o Musulmano, deve questo all'organizzazione che renderà un servizio all’Islam.  La fiducia reciproca è essenziale per il successo nella lotta nazionale finale che deve venire.

Ho detto che questa volta dovrà essere fatto un sacrificio molto più grande, quale conseguenza della nostra lotta, a causa dell'opposizione dalla Lega Musulmana e degli Inglesi.  Avete visto la circolare segreta emanata dal Sir Frederick Puckle.  Ha preso un corso suicida.  Contiene un aperto incitamento alle organizzazioni che spuntano su come funghi affinché si uniscano per combattere il Congresso.  Abbiamo così a che fare con un impero le cui vie sono tortuose.  Il nostro è un percorso diritto che possiamo percorrere anche ad occhi chiusi.  Questa è la bellezza della Satyagraha.

Ranakpur - Tempio Jainista

Nella Satyagraha, non c’è posto per la frode, la bassezza, o qualunque genere di falsità.  La frode e la falsità oggi seguono il mondo.  Non posso essere il testimone impotente di una tal situazione.  Ho viaggiato dappertutto per l’India come forse nessuno ha fatto attualmente.  Milioni di senza voce della terra hanno visto in me il loro amico e rappresentante e mi sono identificato con loro nella misura umanamente possibile.  Ho visto la fiducia nei loro occhi, che ora voglio impegnare nella lotta di questo impero sostenuto sulla falsità e sulla violenza.  Per quanto gigantesche siano le preparazioni che l'impero possa aver fatto, noi dobbiamo uscire della sua morsa.  Come posso rimanere silenzioso in questa ora suprema e nascondere la mia luce sotto un secchio?  Chiederò ai Giapponesi di aspettare un pò?  Se oggi rimanessi seduto ed inattivo nel mezzo della conflagrazione che sta avvolgendo il mondo intero, Dio mi leverebbe dal compito per non aver usato il tesoro che mi aveva dato.  Pur avendo avuto l’opportunità di fare altrimenti, tuttavia devo chiedervi di attendere ancora un po'.  La situazione ora è diventata intollerabile ed il Congresso non ha altra alternativa.

Tuttavia, la lotta reale non comincia in questo momento.  Avete soltanto disposto tutte le vostre forze nelle mie mani.  Ora attenderò il Vice Re e lo supplicherò perchè accetti le richieste del Congresso.  Questo processo è probabile che duri due o tre settimane.  Che cosa farete nel frattempo?  Qual’è, nell'intervallo, il programma a cui tutti possono partecipare?  Com'è noto, la filatura è la prima cosa che farò.  Ho dato la stessa risposta a Maulana.  Egli non ne ha cognizione, benchè capisca l’importanza di quest’ultima.  I quattordici programmi costruttivi sono disponibili, naturalmente, affinché li svolgiate.  Cos’altro potreste fare in più?  Ve lo dirò io.  Ognuno di voi dovrebbe, da questo momento in poi, considerarsi un uomo libero o una donna libera ed agire come tale senza essere schiacciato oltre dal tallone di questo imperialismo.

Non dico questo solo per farvelo credere.  È l'essenza stessa della libertà.  L’obbligo dello schiavo è spezzato di netto dal momento che si considera come un essere libero.  Dirà chiaramente al padrone:  “ero il tuo schiavo obbligato fino a questo momento, ma non sono più uno schiavo.  Puoi uccidermi se vuoi, ma se mi lasci vivo, desidero dirti che se mi liberi dall’obbligo, di tua spontanea volontà, non ti chiederò più niente. Eri solito sfamarmi e vestirmi sebbene fossi in grado di sfamarmi e vestirmi col mio lavoro.  Fino ad ora dipendevo da te anziché da Dio, per il cibo e l’abbigliamento.  Ma Dio ora mi ha ispirato spingendomi alla libertà e sono finalmente un uomo libero e non dipenderò più da te”.

Potete prendervela con me perché non sto andando dal Vice Re a fare un affare per ministeri e simili.  Non sarò soddisfatto con qualche cosa meno della completa libertà.  Può essere, che proponga l'abolizione della tassa sul sale, le cattive bevande, ecc.  Ma dirò: “niente meno della libertà”.

Lago di Pushkar

Qui c’è una mantra (formula verbale sacra ripetuta nelle preghiere Indù n.d.t.), piccola, che vi do.  Potete imprimerla nei vostri cuori e lasciare che ogni vostro alito gli dia vita.  La mantra è:  “fare o morire”.  Noi libereremo l’India o moriremo nel tentativo;  non vivremo per vedere perpetuata la nostra schiavitù.  Ogni membro del Congresso o donna si unirà nella lotta con determinazione inflessibile per non rimanere vivo a vedere il paese legato e in schiavitù.  Fate in modo che sia la vostra promessa.  Non prendete in considerazione le prigioni.  Se il governo mi terrà libero, non lo costringerò a mantenere tantissimi prigionieri per volta quando è già in difficoltà.  Lasciate che ogni uomo o donna viva ogni momento della loro vita futura convinto che mangi e viva per realizzare la libertà o altrimenti, se necessario, che muoia per raggiungere questo obiettivo. 

Prendete un impegno, con Dio e la vostra propria coscienza come testimone, che più non vi fermerete finché la libertà non venga raggiunta e preparatevi a perdere le vostre vite nel tentativo di realizzarla.  Chi perde la sua vita la guadagnerà;  chi cercherà di conservarla la perderà.  La libertà non è per il vigliacco o per il debole di cuore.

Una parola ai giornalisti.  Mi congratulo con voi per il supporto che fino ad ora avete dato alla causa nazionale.  Conosco i limiti e le difficoltà con cui dovete lavorare.  Ma ora vi chiedo di spezzare le catene che vi legano.  Dovrebbe essere un privilegio dei giornalisti guidare e dare l’esempio nel dedicare la propria vita alla libertà.

Avete una penna che il governo non può sopprimere.  So che siete proprietari di strumenti quali torchi tipografici, ecc. e avete paura che il governo ve li possa controllare.  Io non chiedo che voi  invitiate volontariamente a farvi controllare gli strumenti.  Per quanto mi riguarda, non sopprimerei la mia penna, anche se la stampa dovesse essere controllata.  Come sapete la mia stampa è stata confiscata in passato ed è stata in seguito restituita.  Ma non vi chiedo quel sacrificio finale.  Vi suggerisco una via di mezzo.  Dovreste ora sospendere il vostro comitato permanente e dichiarare che riprenderete a scrivere soltanto quando l'India avrà acquisito la sua libertà.  Potete dire a Sir Frederick Puckle che non può costringervi a prestazioni forzate, che i suoi articoli sono pieni di falsità e che rifiuterete di pubblicarli.  Dichiarerete apertamente che siete di tutto cuore con il Congresso.  Se farete questo, avrete cambiato l'atmosfera prima che la lotta realmente cominci.

Ai Principi chiedo, con tutto il rispetto loro dovuto, una cosa molto piccola.  Sono un sostenitore dei Principi.  Sono nato in uno Stato.  Mio nonno ha rifiutato di salutare con la sua mano destra tutti i Principi tranne i propri.  Ma non disse al Principe, così come io sento che avrebbe dovuto dire, che neppure il suo stesso padrone poteva costringerlo, nel suo ministero, ad agire contro la sua coscienza.  Ho mangiato il sale del Principe e voglio essergli leale.  Come servo fedele, è mio dovere avvertire i Principi che se agiranno mentre sono ancora vivo, i Principi potranno occupare un posto d’onore nell’India libera.  Nello schema dell'India libera di Jawaharlal, nessun privilegio o classe privilegiata avrà posto.  Jawaharlal considera lo Stato quale unico proprietario di tutto.  Vuole un’economia pianificata.  Desidera ricostruire l'India secondo tale pianificazione.  Vuole volare;  io no.  Ho mantenuto un posto per i Principi e gli Zamindars (i proprietari terrieri n.d.t.) nell’India che io prevedo.  Chiederei ai Principi, in tutta umiltà, di aderire attraverso la rinuncia.  I Principi possono rinunciare alla proprietà di quanto possiedono e diventarne gli amministratori fiduciari nel vero senso del termine.  Vedo Dio in un’assemblea di popolo.  I Principi possono dire alla loro gente:  “Siete i proprietari ed i padroni dello Stato e noi siamo i vostri servi”.  Chiedo ai Principi di diventare servi della gente e di renderli un cliente dei loro propri servizi.  Anche l'impero concede il potere ai Principi, ma dovrebbero preferire di esserne investiti dalla loro propria gente;  e se desiderano dedicarsi a qualche piacere innocente, possono farlo cercando di essere servi della gente.  Non voglio che i principi vivano come poveri.  Ma chiedo loro:  “volete rimanere schiavi per tutto il tempo?  Perchè invece di rendere omaggio ad una potenza straniera, non accettate la sovranità della vostra stessa gente?”.  Potete scrivere al Dipartimento Politico: “la gente ora è sveglia.  Come possiamo arginare una valanga se persino il grande impero si sta sbriciolando di fronte ad essa?  Noi, quindi, apparterremo alla gente da oggi in avanti.  Affonderemo o nuoteremo con loro”.  Credetemi, non c’è niente di incostituzionale nella strada che sto suggerendo.  Non c’è, per quanto ne so, alcun trattato che permetta all'impero di costringere i Principi.  Inoltre, la gente degli Stati dichiarerà che anche se sono soggetti ai Principi, fanno parte della nazione indiana e che accetteranno la direzione dei Principi, se questi ultimi divideranno i loro averi con la gente, se questi ultimi affronteranno la morte coraggiosamente e risolutamente, senza recedere dalla loro parola.

Niente, tuttavia, dovrebbe essere fatto segretamente.  Questa è una ribellione aperta.  In questa lotta la segretezza è un peccato.  Un uomo libero non si legherebbe ad un movimento segreto.  È probabile che quando acquisiate la libertà abbiate un vostro proprio C.I.D. (non vi sono altri riferimenti lungo il resto del discorso per cui non sappiamo a cosa si riferisse. Vari vocabolari fanno riferimento a CID=Criminal Investigation Department n.d.t.), nonostante il mio parere contrario.  Ma nella lotta attuale, dobbiamo lavorare apertamente e ricevere le pallottole sul nostro petto, senza darcela a gambe.

Ho una parola da dire anche agli impiegati governativi.  Non possono, se vogliono, dimettersi ancora dai loro posti.  L’ultimo presidente della Corte d'Appello Ranade non si è dimesso dal suo incarico, ma ha dichiarato apertamente di essere legato al Congresso.  Ha detto al governo che anche se era un giudice, era un membro del Congresso ed avrebbe partecipato apertamente alle sessioni del Congresso, e che allo stesso tempo non avrebbe permesso che il suo punto di vista politico influenzasse la sua imparzialità di giudice.  Ha tenuto discorsi di riforma sociale in molti  Pandal del Congresso.  Chiederei a tutti gli impiegati governativi di seguire le orme di Ranade e di dichiarare la loro fedeltà al Congresso come risposta alla circolare segreta pubblicata da Sir Frederick Puckle.

Khajuraho - Kamasutra

Questo è tutto quello che ora chiedo a voi.  Ora scriverò al Vice Re.  Potrete leggere la corrispondenza non ora ma quando la pubblicherò con il consenso del Vice Re.  Ma siete liberi di dichiarare che sostenete la causa che deve essere messa come premessa nella mia lettera.  Un giudice è venuto da me e mi ha detto:  “noi abbiamo le circolari segrete dai quartieri alti.  Cosa dobbiamo fare?”  Ho risposto: “se fossi al posto vostro, io ignorerei le circolari.  Potete dire apertamente al governo:  ho ricevuto la vostra circolare segreta.  Tuttavia sono con il Congresso.  Benché io sia pagato dal governo, non obbedirò a queste circolari segrete ne impiegherò metodi subdoli”.

Anche i soldati sono coinvolti dall’attuale programma.  Non chiedo loro proprio adesso di dimettersi dai loro incarichi ne di lasciare l'esercito.  I soldati sono con me, Jawaharlal e Maulana e dicono:  “siamo tutti con voi.  Siamo stanchi della tirannia governativa”.  A questi soldati direi:  potete dire al governo: “i nostri cuori sono con il Congresso.  Non ci dimetteremo dai nostri incarichi.  Vi serviremo a condizione che riceviamo i nostri stipendi.  Obbediremo ai vostri ordini giusti, ma rifiuteremo di sparare sulla nostra propria gente”.

A coloro che non hanno il coraggio di fare tutto questo non ho niente dire.  Che vadano per la loro strada.  Ma se potete fare tutto questo, potete apprendere da me che l'intera atmosfera sarà elettrica.  Lasciate quindi che il governo ci copra di bombe, se vuole.  Ma non ci sarà nessuna forza sulla terra capace di mantenervi più a lungo in schiavitù.

Se gli studenti desiderassero unirsi alla lotta, per tornare un istante dopo di nuovo ai loro studi, non vorrei che lo facessero.  Per il presente, tuttavia, finché definissi un programma di lotta, chiederei agli studenti di dire ai loro professori:  “Noi apparteniamo al Congresso.  Voi appartenete al Congresso, o al governo?  Se appartenete al Congresso, non dovete dimettervi dai vostri posti.  Rimarrete ai vostri incarichi, ci insegnerete e ci condurrete alla libertà”.  In tutte le lotte per la libertà nel mondo, gli studenti hanno dato contributi grandissimi.

Se nell'intervallo che ci rimane prima che la lotta reale cominci, se anche faceste il minimo di quanto vi ho suggerito, avrete cambiato l'atmosfera ed avrete preparato il terreno per il passo successivo.

C’è ancora molto che mi piacerebbe dire.  Ma il mio cuore è pesante.  Ho già abusato molto del vostro tempo.  Ho ancora alcune parole da dire anche in inglese.  Vi ringrazio per la pazienza e  l’attenzione con cui mi avete ascoltato fino a questa tarda ora.  È proprio quello che dei veri soldati farebbero.  Negli ultimi ventidue anni, ho controllato discorso e penna ed ho conservato la mia energia.  Da vero Brahmacharri che non spreca la sua energia.  Quindi, controllerò sempre il mio discorso.  Questo è stato il mio sforzo cosciente di tutti questi anni.  Ma oggi l'occasione è venuta quando ho dovuto sfogare il mio cuore davanti a voi.  Ho fatto così, anche se ha significato fare appello alla vostra pazienza;  e non mi rammarico di averlo fatto.  Vi ho dato il mio messaggio ed attraverso voi lo consegno a tutta l’India.

Jaislamer - Giovane contadina con bimbo

Parte terza

[ Quella che segue è la parte conclusiva del discorso di Gandhi tenuto davanti al A.I.C.C. a Bombay l’8 agosto 1942 e fatto in inglese: ] Ho trascorso un periodo molto lungo e disordinato prima che esternassi quello che stava agitando la mia anima, verso coloro i quali ora ho il privilegio di servire.  Sono stato nominato il loro capo o, come dicono i militari, il loro comandante.  Ma non guardo la mia posizione in questa luce.  Non ho armi ma amo esercitare la mia autorità più di chiunque.  Metto in mostra un bastone che potete fare a pezzi senza il minimo sforzo.  È semplicemente il mio mezzo personale con cui mi accompagno.  Come uno zoppo non ho gioito quando sono stato invitato ad assumere la più grande delle difficoltà.  Potete condividere questa difficoltà solo quando compaio davanti a voi non come vostro comandante ma come umile servo.  E chi meglio serve è il capo fra gli uguali.

Di conseguenza, mi limito a farvi parte di tali pensieri così come essi scaturiscono dal mio seno e vi dicono, nel modo più succinto che sia capace, quello che mi aspetto che voi facciate come primo passo.

Lasciate che vi dica subito che la lotta reale non comincia oggi.  Devo ancora passare attraverso molte cerimonie come sempre.  La difficoltà, confesso, è quasi insopportabile.  Devo continuare a ragionare in quei circoli in cui ho perso il mio credito e che non hanno lasciato alcuna fiducia in me.  So che nel corso delle ultime settimane ho perso il mio credito con tantissimi amici, così tanto, che hanno cominciato a dubitare non soltanto della mia saggezza ma persino della mia onestà.  Ora, tengo alla mia saggezza non come ad un tesoro che non possa permettermi di perdere;  ma la mia onestà è per me un tesoro prezioso che posso a mala pena permettermi di perdere.  Tuttavia, sembra che per il momento lo stia perdendo.

 

Amici dell’impero

Tali occasioni si presentano nella vita dell'uomo che è un cercatore puro della verità e che vorrebbe servire l'umanità ed il suo paese nel miglior modo possibile senza timore o ipocrisia.  Negli ultimi cinquanta anni non ho conosciuto altro modo.  Sono stato un servo umile dell’umanità ed ho reso in più di un'occasione tali servizi che potrei rendere allo stesso modo all'impero e qui, lasciatemelo dire senza timore di sfida, durante la mia carriera, non ho mai chiesto alcun favore personale.  Ho goduto il privilegio dell’amicizia di Lord Linlithgow e oggi è ancora così.  È un'amicizia che va oltre il rapporto ufficiale.  Se Lord Linlithgow me lo confermerà, non so, c’è un legame personale fra lui e me.  Una volta mi ha fatto conoscere sua figlia.  Suo genero, A.D.C. fu attratto da me.  Si innamorò di Mahadev più che di me e Lady Anna e lui vennero a trovarmi.  È la figlia favorita ed è obbediente.  Mi interesso particolarmente a che stiano bene.  Mi prendo la libertà di esternare queste personali e sacre notizie soltanto per dirvi che il sincero legame personale non interferirà mai con la decisa lotta che, se la mia sorte sbagliasse, potrei dovere lanciare contro Lord Linlithgow, quale rappresentante dell'impero.  Dovrò resistere senza limiti alla forza dell'impero con la forza di milioni di senza parola e con la non-violenza quale politica destinata a questa lotta.  È un lavoro terribile dover opporsi ad un Vice Re col quale godo tali rapporti.  Più di una volta si è fidato della mia parola sulla mia gente.  Amerei ripetere quell'esperimento, se mi fosse permesso.  Faccio cenno di questo con orgoglio e con grande piacere.  È un mio desiderio sincero essere fedele all'impero quando quell'impero ha perso la mia fiducia ed il suo Vice Re inglese è venuto a saperlo.

 

Charlie Andrews

Poi c’è la sacra memoria di Charlie Andrews che ricorre in me.  In questo momento lo spirito di Andrews si aggira intorno a me.  Riassume le più brillanti tradizioni della cultura inglese.  Ho intrattenuto rapporti più intimi che con la maggior parte dei indiani.  Ho goduto della sua fiducia.  Non c’erano segreti fra noi.  Abbiamo scambiato i nostri cuori ogni giorno.  Qualunque cosa fosse nel suo cuore, è venuta fuori senza la minima esitazione o riserva.  È vero, lui era amico di Gurudev ma ha considerato Gurudev con timore.  Ha avuto quell’umiltà particolare.  Ma con me è diventato l'amico più intimo.  Anni fa è venuto da me con una lettera di presentazione di GokhalePearson e lui erano rappresentanti esemplari degli inglesi.  So che il suo spirito mi sta ascoltando.

Poi ho ricevuto una calda lettera di congratulazioni dal Metropolita di Calcutta.  Lo ritengo un uomo di Dio. Oggi è un mio oppositore.

La voce della coscienza

Nonostante tutta questa esperienza voglio dichiarare al mondo, anche se posso essere privato del riguardo di molti amici nell'Occidente, che devo chinare di più la mia testa;  ma anche per la loro amicizia o amore non devo oggi sopprimere la voce della coscienza in quanto promuove la mia natura interna di base.  C’è qualcosa in me che mi costringere a manifestare all’esterno la mia agonia.  Ho conosciuto l'umanità.  Ho studiato qualcosa di psicologia.  Un tal uomo conosce esattamente che cosa è.  Non mi preoccupo di come lo descriviate.  Questa voce interna mi dice che, “dovete levarvi in piedi contro il mondo intero anche se sarete da soli.  Dovete stare di fronte al mondo intero anche se il mondo può guardarvi con occhi iniettati di sangue.  Non temete.  Fidatevi della piccola voce che risiede dentro il vostro cuore”.  Dice:  “abbandonate gli amici, la moglie e tutto;  ma siate testimoni di quello per cui avete vissuto e per il quale dovete morire”.  Voglio vivere pienamente tutta la mia vita.  E considero di dover vivere per 120 anni.  A quel punto l'India ed il mondo saranno liberi.

Desnoke - Tempio dei topi.jpg

 

La libertà reale

Lasciate che vi dica che non considero l'Inghilterra o allo stesso modo l’America come paesi liberi.  Sono liberi a modo loro, liberi di tenere in schiavitù le varie razze di colore della terra.  Sono l'Inghilterra e l'America che combattono oggi per la libertà di queste razze?  Se no, non chiedetemi di attendere fin dopo la guerra.  Non limiterete il mio concetto di libertà.  Gli insegnanti inglesi ed americani, la loro storia, la loro magnifica poesia non hanno detto di non estendere l'interpretazione della libertà.  E secondo la mia interpretazione di quella libertà sono costretto a dire che loro non conoscono quella libertà che i loro stessi insegnanti e poeti hanno descritto.  Se conoscessero la libertà reale verrebbero in India.  Devono venire non con orgoglio o arroganza ma con rispetto, come cercatori realmente sinceri della verità.  È una verità fondamentale che l'India sta sperimentando da 22 anni.

 

Congresso e non-violenza

Inconsciamente, dalla sua fondazione di molti anni fa, il congresso è stato costruito sulla non-violenza conosciuta come metodo costituzionale.  Dadabhai e Pherozeshah che avevano tenuto il Congresso dell’India sul palmo delle loro mani, divennero ribelli.  Erano amanti del Congresso.  Ne erano i padroni.  Ma soprattutto erano servi reali.  Non approvavano mai l'omicidio, la segretezza e cose simili.  Confesso che ci sono molte pecore nere fra noi membri del Congresso.  Ma oggi ho fiducia in tutta l'India per lanciare una lotta non-violenta.  Mi fido della mia natura per contare sulla bontà innata della natura umana che percepisce la verità e prevale per istinto durante le crisi.  Ma anche se sono ingannato in questo non devierò.  Non mi ritirerò.  Fin dall’inizio il congresso ha basato la sua politica su metodi pacifici, incluso lo Swaraj, e sulla non-violenza aggiunta dalle generazioni successive.  Quando Dadabhai è entrato nel Parlamento britannico, Salisbury lo ha soprannominato l’uomo nero;  ma il popolo inglese ha sconfitto Salisbury e Dadabhai è andato al Parlamento col loro voto.  L'India delirava dalla gioia.  Queste cose tuttavia sono diventate troppo grandi per l’India.

 

Io andrò in testa

Considerando tutte queste cose come precedenti desidero che gli Inglesi, gli Europei e tutte le Nazioni Unite esaminino nei loro cuori quale crimine l’India abbai commesso nell'esigere l’indipendenza.  Io chiedo, è giusto per voi sfiduciate una tale organizzazione con tutte le sue esperienze, tradizioni e memorie di oltre mezzo secolo e travisiate i suoi sforzi di fronte a tutto il mondo con tutti i mezzi a vostra disposizione?  È giusto che in un modo o nell'altro, aiutati dalla stampa straniera, aiutati dal presidente degli U.S.A. o persino dal Generalissimo della Cina che deve ancora guadagnare i suoi allori, dobbiate presentare la lotta dell'India con caricature scandalose?  Ho incontrato il Generalissimo.  L’ho conosciuto con Madame Shek che era la mia interprete;  mi è sembrato imperscrutabile; non così Madame Shek;  ha permesso che leggessi i suoi pensieri attraverso lei.  C’è un coro di disapprovazione e di protesta giustificata dappertutto contro di noi.  Dicono che stiamo sbagliando, il movimento è inopportuno.  Ho avuto grande riguardo per la diplomazia britannica che ha permesso loro di giudicare l'Impero così bene.  Ora essa puzza alle mie narici ma altri l’hanno studiata quella diplomazia e la stanno mettendo in pratica.  Con questi metodi possono riuscire a tenere dal loro lato l'opinione mondiale per un certo tempo;  ma l'India parlerà contro quell'opinione mondiale.  Alzerà la sua voce contro tutta la propaganda organizzata.  Io parlerò contro di essa.  Anche se tutte le Nazioni Unite mi osteggiassero, anche se tutta l'India mi abbandonasse, direi: “Siete in errore.  L'India strapperà con la non-violenza la sua libertà dalle mani non disponibili a concedergliela”.  Andrò avanti non nell'interesse della sola India, ma per tutto il mondo.  Anche se i miei occhi si chiuderanno prima che ci sia la libertà, la non-violenza non terminerà.  Cina e Russia riceveranno un colpo mortale se si opporranno alla libertà dell'India non-violenta che sta supplicando con le ginocchia piegate per l'adempimento del debito a lungo non saldato.  Un creditore va mai da un debitore come quello?  Ed anche quando l'India incontri una tale opposizione rabbiosa, dirà: “non colpiremo sotto la cinghia, abbiamo imparato sufficienti buone maniere.  Siamo impegnati nella non-violenza”.  Sono stato l'autore della politica di non-imbarazzo del Congresso ma oggi scoprite che comunico con questo forte linguaggio.  Dico che è coerente col nostro onore.  Se un uomo mi tiene per il collo e vuole tirarmelo, non posso lottare per liberarmi direttamente?  Oggi non c’è contraddizione nella nostra posizione.

Filatura (*)

Appello alle Nazioni Unite

Ci sono rappresentanti della stampa straniera riuniti qui oggi.  Tramite loro desidero dire al mondo che le Potenze Unite che in modo o in un altro dicono di aver bisogno dell'India, hanno ora l'occasione di dichiarare l'India libera e dimostrare la loro buona fede.  Se la mancano, mancheranno l'occasione della loro vita e la storia ricorderà che non hanno compiuto in tempo i loro obblighi verso l’India e perderanno la battaglia.  Desidero la benedizione del mondo intero in modo da poter riuscire io con loro.  Non voglio che le Potenze Unite vadano oltre i loro limiti evidenti.  Non voglio che accettino la non-violenza e rimangano oggi disarmate.  C’è una differenza fondamentale fra il fascismo e questo imperialismo che sto combattendo.  I Britannici impongono le cose all'India che viene tenuta in schiavitù.  Si pensi che differenza farebbe se l'India dovesse partecipare come alleato libero.  Quella libertà, se deve essere attuata, deve venire oggi.  Non ci sarà alcun gusto in essa per voi che avete il potere di aiutarla senza poterla esercitare  Se poteste esercitarla, sotto il bagliore della libertà, quello che oggi sembra impossibile, diventerebbe possibile domani.  Se l'India sentisse quella libertà, comanderebbe quella stessa libertà per la Cina.  La strada per portare aiuto alla Russia sarebbe aperta.  Gli inglesi non sono morti sul suolo Malese o Birmano.  Cosa ci permetterà di recuperare la situazione?  Dove andrò e dove prenderò le quaranta comunità dell'India?  Come questa grande massa di umanità dovrà illuminare la causa di liberazione del mondo, a meno che e fino a che non tocchi e ottenga la libertà.  Oggi non hanno ancora goduto di un tocco di vita.  Gli è stato impedito.  I loro occhi devono tornare a brillare, la libertà deve venire non domani, ma oggi.

 

Fare o morire

Ho pregato il Congresso ed ora il Congresso deve fare o morire.

 

Fonti:

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My Non-violence (1960), pp. 183-205

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Mahatma, Vol. II, (1951) pp. 129-33 e The Voice of Truth Part-I alcuni Discorsi Famosi pagine da 14 a 24.

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